Lo sciocco, l'asino e la luna

              Barrafranchese è il protagonista dell'antichissima fiaba nella quale uno sciocco crede che il suo asino beve la luna.

        La luna del barrafranchese

Alla stagione, il barrafranchese caricava la paglia; e com'era sera andò ad abbeverare il ciuco alla fontana. In cielo cera una luna vaporosa, che luceva come giorno chiaro, si specchiava tutta in fondo all'acqua, che pareva un timballo d'argento.

L'asino si mise a bere, ch'era assetato; e lui:

-Ohi, ciuco, beviti l'acqua quanta ne vuoi, ma non ti bere la luna che m'ha da far lume la notte, meglio della lumera, quanto riempio i retoni di paglia. L'asino zitto, continuando a bere; e intanto, come c'era mutazione d'aria, una nuvola lesta si mise dinanzi la luna e la nascose tutta che sparve.

Non vedendola più in fondo all'acqua, il barrafranchese se lo prese il diavolo, e afferrato il ciuco per la gola, gli faceva:

- T'avevo detto di non bere la luna, e tu l'hai bevuta, ciuco di non so che. Vomita subito la luna, che t'ammazo.

L'asino scrollava per liberarsi; e lui stringendo più forte:

- T'ho detto vomita la luna, che t'ammazo.

L'asino allora a sparare calci; e lui, prese che c'era una pietra, cominciò a dargliele sulla testa come un dannato:

- Vomita la luna che mi bisogna, o t'ammazzo.

Tante gliene diede che l'ammazò davvero; e mentre l'asino stirava le cuoia, la nuvola si tolse lesta dinanzi alla luna, e quella subito ritornò in fondo all'acqua, bella lucente; e lui tutto soddisfatto:

- Ah, l'hai intesa ora la ragione? Ben ti stia, che sei morto come un ciuco che sei. Di te, io n'ho quanti ne voglio alla fiera, ma la luna era una, e se non la vomitavi, i' restavo al buio ora che n'ho di bisogno.

 

 

Le arance di Monte Navone

 

 

Lacrimavano le stelle contro il velluto nero della volta celeste, allorché Andrea si affacciò sull'uscio di ca. caricò le bisacce e la zappa sull'asinello e si incamminò per la trazzera sassosa.era ancora notte, ma il suo podere era lontano, ben oltre monte Navone. Lungo il tragitto Andrea fin' col riassopirsi, fidandosi del suo asinello, che conosceva assai bene la strada. Dormì a lungo. Una musica melodiosa e strana lo risvegliò. Si guardò attorno e vide uno strano chiarore aleggiare su Monte Navone, proprio sul Piano della città. Incuriosito lasciò la trazzera e si inerpicò per un ripido sentiero in direzione della luce. Man mano che si avvicinava sentiva più distintamente i suoni e delle voci e la paura gli si accresceva dentro, rendendolo diffidente e sospettoso. Si nascose dietro un masso e si mise ad osservare: c'era la una fiera! 

Si, proprio una fiera!

Una piramide di lucerne illuminava un intrico di bancarelle tra le quali una folla animata andava e veniva, contrattava e curiosava, palpando stoffe e ammirando monili. Per terra cumuli di strane brocche ed arnesi di lavoro, su bassi banchetti cibi d'ogni genere e frutta. Ma c'era qualcosa di veramente strano: gli abiti e la parlata. Andrea non aveva mai visto abiti di quella foggia: ampi, a tunica, un pò come quelli dei preti. E poi non riusciva a capire nemmeno una parola, come se parlassero una lingua forestiera. Anche i loro visi erano misteriosi: pallidi e smorti.

Fattosi coraggio Andrea si mischiò con la folla e si mise a gironzolare. Desideroso di comperare qualcosa, mise la mano in tasca e controllò se avesse del denaro con sé. Ma dopo essersi frugato riuscì a trovare solo mezzo soldo. Troppo poco per poter comperare un fiasco o un falcetto, cosi si diresse al banchetto delle arance. 

- Quante arance mi date con mezzo soldo?

- Prendine quante ne vuoi.

Andrea prese tre arance e si allontanò dalla fiera. Raggiunto il proprio terreno lavorò tutta la mattinata, dimenticandosi delle arance che aveva riposto dentro le bisacce. Solo la sera, tornando a casa, si ricordò delle arance e  chiamò i figlioli per dargliele. Meraviglia delle meraviglie: le arance erano tutte d'oro.

Ogni volta che Andrea torna al suo podere, guardava sempre in direzione del Piano della città, ma non vide mai più il chiarore che lo aveva attirato. Non sapeva che quella fiera viene fatta solo quanto l'annunciazione cade di lunedì, come dice il detto.

<< Quannu a 'Nnunziata veni di luni fanu festa a Muntrauni>>

Ed inoltre non sperate neanche voi di trovarla, poiché questa fiera può vederla solo chi non conosce il detto, ed ormai voi, purtroppo, lo conoscete.

 

 

 

 

 

 

Rubrica curata dal Brig.Capo Giuseppe D'Auria