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MISSIONE ENDURING FREEDOM: LA PARTECIAPAZIONE ITALIANA

Vorrei parlare, in questo mio primo editoriale, di un fatto oramai noto, che ha persino annoiato ma che forse non è stato analizzato a fondo; mi riferisco alla guerra in Afghanistan e in particolare alla sua conclusione. Non voglio entrare nel merito se sia stata o no una mossa giusta contribuire alle operazioni di guerra o ricognizione che siano, bensì sottolineare il comportamento dei media in questa circostanza; successivamente alle ipotesi che si facevano ai primi di Ottobre circa l'invio di uomini, mezzi navali ed aerei nazionali si è scatenato un brulichio di giornalisti verso le strutture della Difesa, chi visitava le basi dell'Aeronautica Militare, chi parlava di Tornado e C-130 senza neppure sapere cosa fossero, chi mandava in onda immagini di bombardamenti, di irruzioni dei corpi speciali e di appontaggi di Harrier. Dopo un mese in cui abbiamo subito queste ripetitive immagini, le navi sono partite e l'entusiasmo è salito alle stelle; sono state intervistate le madri dei marinai, è stato filmato il discorso dell'on. Fini e del Capo di Stato della Marina... Mi sembrava giusto fare un piccolo riassunto della situazione accaduta per giungere al punto che intendo discutere. Dopo pochissimi giorni, forse circa quaranta dall'invio del contingente italiano (che ricordo essere giunto in prossimità delle coste pakistane solo 15 giorni dopo la partenza da Taranto), la guerra (per l'Italia) si è spenta e i media hanno, giustamente, dato spazio a notizie di stampo politico sull'Afghanistan. E la Marina? E l'Aeronautica? E l'Esercito? Sono semplicemente spariti dai telegiornali e dai quotidiani. Ma non avevo subito 20 giorni di immagini e articoli sulle tre Armi, quasi convincendomi che fosse nata una sorte di ammirazione nei confronti di chi ci difende ogni giorno? Beh, il fatto è che i giornalisti si lasciano trascinare dall'emozione, finita la guerra la Marina non esiste più; questo comportamento è ridicolo e, a parer mio, anche in qualche modo maleducato. Non è possibile rivolgere questo servizio a chi ha ospitato e fornito il suo tempo per gli organi di informazione (mi riferisco ai militari), anche rispondendo a domande basiche e grossolane come sono state quelle dei giornalisti totalmente inesperti; un po' di gratitudine verso queste persone è il minimo che si richiede e non è cosa dispendiosa, basta un servizio riassuntivo, per esempio sul ritorno della Garibaldi e del gruppo navale in Italia (chi c'era ad aspettarli?Nessuno!), prima osannata e poi dimenticata totalmente. Tutto questo non fa bene perchè chi intraprende una carriera militare è si un professionista serio, ma se vede l'affetto e il rispetto delle persone civili che lo circondano può rafforzare le sue motivazioni. E' fin troppo ovvio aggiungere che una situazione simile in Francia o Gran Bretagna non sarebbe mai accaduta, dove la cultura aeronautica e militare è maggiormente diffusa e dove la popolazione è davvero attaccata alle persone che la difendono ogni giorno.