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GUERRA ALL'IRAQ?

Dopo circa un mese da quando George W. Bush rese pubbliche le sue intenzioni circa un attacco all'Iraq, ecco che tutto ciò, con precise condizioni, è approvato al vertice NATO di Praga. Se Hussein non rispetterà le condizioni poste dalla NATO sul disarmo totale delle armi di distruzione di massa (che i servizi segreti inglesi sostengono che abbia), allora questi verrà attaccato. E all'unanimità hanno accettato i partner NATO, senza tuttavia nascondere un loro disappunto Francia e Germania. Bene, tutto ciò fa riflettere. Che la guerra sia spesso una questione di guadagno economico è lampante, tuttavia, come nel caso del Kossovo, essa può al pari aiutare i più deboli, liberarli dalle oppressioni, può dunque avere uno scopo positivo, nonostante essa purtroppo faccia sempre un suo numero di vittime. In questo caso però, l'impressione è che il conflitto sia unicamente a fine economico e il fatto che non vi siano prove concrete e credibili circa le armi di distruzione di massa di Saddam, non permette al'attacco di avere motivi plausibili, rendendola quasi una spregiudicatamente dichiarata guerra per i dollari. Facile capire perchè: non è segreto a nessuno che l'Iraq ha una ricchezza petrolifera seconda a pochi. Dopo l' Enduring Freedom gli USA si sono assicurati flussi di petrolio proveniente dall'Asia centrale ed avendo ora petrolio in abbondanza possono anche non curarsi dei malumori arabi circa un attacco all'Iraq, dal momento che la loro importanza, dovuta solo alla loro produzione petrolifera, è ora molto calata. Anzi, è rovesciata. Se gli Stati Uniti non hanno più bisogno di petrolio, i ricavi del Medio Oriente subiscono flessioni pesanti e quindi la dipendenza è ora di questi verso Washington, cercando di piazzare delle vendite. In questo quadro generale è facile intuire come i Paesi europei siano preoccupati per le loro scorte di combustibili, forse in futuro tutte in mano alla superpotenza. Tuttavia la politica internazionale USA ha dei lati assolutamente sconcertanti, a mio parere; basta ricordare il numero di "leader locali" che gli Stati Uniti appoggiano nel mondo, che poi si possono tramutare nei vari Saddam Hussein, Osama Bin Laden (e la lista potrebbe essere molto più lunga, anche se molti nomi sono sconosciuti all'opinione pubblica) che poi si ritorcono ed ecco quindi, di nuovo l'ombra della guerra.