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Porto di Bari. 6 Agosto 1991.  La nave "Vlora" giunge sulla costa pugliese con un carico di circa 20.000 Albanesi, tra cui uomini, donne e bambini stipati in modo disumano. Questo sbarco di immigrati, tra i più imponenti mai avvenuti in Italia, altro non è che l'ennesima conseguenza del crollo dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est. Le scene dell'approdo , che rasentano l'apocalittico, lo sguardo impaurito dei ragazzini, il viso segnato dei  loro genitori, rappresentano sicuramente uno schiaffo alla dignità umana ma anche un monito e un severo "j'accuse" all'indifferenza dei ricchi stati democratici occidentali.  

Il triste ricordo di quella imbarcazione colma di destini , disperazione e  speranze, rimarrà impressa per molto tempo nell'immaginario dei pugliesi ... e non solo. 

U. S. A. : Emigranti italiani in attesa del traghetto verso Manhattan (Ellis Island, 30/10/1912)

Italiani ammassati in una traversata oceanica. Nel dopoguerra  i nostri emigranti, affrontando viaggi lunghissimi ed estenuanti, partono in massa verso gli Stati uniti,l'Australia, il Canada o in America Latina, qualcuno con una valigia di cartone, qualcuno senza neanche un bagaglio, ma tutti accomunati da un unico grande sogno. 

 

          Foto di emigranti italiani

Come mostra il celebre film diretto da Gianni Amelio, "LAMERICA", per gli Albanesi l'Italia è la Terra Promessa, mitico Eldorado, America fortemente voluta, il sogno di una vita agiata o perlomeno di una esistenza dignitosa.       Nella scena iniziale del film alcuni profughi alzano il grido "Italia, Italia ... ti je bota " , letteralmente, " Italia ... tu sei il mondo".       La realtà non è affatto diversa. 

        Antenne paraboliche..una finestra  sul mondo

  Chi sono gli 

      Albanesi ?

Nonostante i frequenti e ripetuti sbarchi sulle coste del "bel paese" accade assai di rado che qualcuno si chieda chi mai sia questo " boat people " in continuo movimento, questa gente che rischia la vita attraversando l'Adriatico, spesso in condizioni proibitive. Chi sono gli Albanesi? Leggendo i titoli dei quotidiani si potrebbe rispondere facilmente a questa domanda :scafisti, spacciatori, assassini, ladri , efferati criminali, prostitute. Ma è veramente questo il volto del popolo delle aquile? Sicuramente no. Senza nulla togliere all'ineccepibile dovere di cronaca giornalistico, la strumentalizzazione di alcuni episodi  favorisce spesso una facile colpevolizzazione dello straniero.  Poco spazio viene invece dedicato alle culture dei popoli che ospitiamo nel nostro paese. Le discriminazioni, i pregiudizi e di conseguenza l'odio razziale hanno radice nella "ignoranza", o meglio nella "non conoscenza". La  divulgazione  è la migliore arma contro ogni intolleranza. Il mio intento è pertanto di mostrare alcuni aspetti della cultura albanese, con brevi panoramiche sulla letteratura, la storia, la religione, la lingua.

 

Se Orazio rimane incantato dalla bellezza dei "giardini di Valona" a cui dedica alcuni versi, molti intellettuali non solo in Italia ma in tutta Europa hanno mostrato interesse per le gesta di Skanderbeg e del suo popolo, tradotte in molte lingue. Basti ricordare i versi di Lavardin, Duponcet, Pierre de Ronsard e Alphonse de Lamartine. Il poeta inglese Lord Byron fu conquistato dal fascino dell'Albania rurale che visitò nel 1800; Shakespeare ambientò il suo Twelfth Night in Illiria, l'antica Albania; nell'opera di  Mozart  Così Fan Tutte , i personaggi maschili principali ( Ferrando e Guglielmo) vengono descritti come due "nobili Albanesi". La bellezza dei monti, dei limpidi ruscelli e delle valli di questo paese conquistò anche l'intellettuale Croato Milan von Sufflay, che in un suo libro del 1913, etichettò la terra delle aquile come " regio mirabilissima ". 

 

In pochi sanno che la lingua albanese è tra le più antiche lingue di origine indo-europea; che l'imperatore bizantino Anastasio (491-518 AD) era un albanese di Durazzo; che, come certificato dagli studi di Sir William Woodthorpe Tarn della British Academy, Alessandro Magno era per via paterna e forse materna di origine illira e che dunque nelle sue vene scorreva sangue albanese; che Karl Von Ghega, il costruttore della famosa ferrovia Semmering in Austria, divenuta poi un modello per tutta l'Europa, era di origine albanese, come Antonio Gramsci,una delle più eminenti figure della politica italiana,  o  che Madre Teresa di Calcutta apparteneva alla comunità albanese di Skopje, in Macedonia. Come non ricordare poi  un grande personaggio dello spettacolo come Aleksander Moisiu, albanese emigrato prima in Italia e poi in Austria, riconosciuto dalla critica internazionale come uno tra i più grandi attori della scena teatrale degli anni venti, ricordato per le sue interpretazioni dell' Edipo, dell'Amleto,del Faust, del "The Living Body" di Tolstoj o del "The Doctor's Dilemma" di George Bernard Shaw. Di recente si è brillantemente distinta nel panorama della lirica mondiale, il soprano albanese  Inva Mula, vincitrice della celebre "Plácido Domingo Competition" all'Opera Garnier di Parigi, che ha interpretato in molti teatri d'Europa, il ruolo di Norina nel "Don Pasquale",di Susanna in "Le Nozze di Figaro", di Mosetta nella "Bohème", di Gilda nel "Rigoletto", di Nanetta nel "Falstaff " e di Violetta nella "Traviata" (alla Scala di Milano). Chi ricorda John Belushi, l'attore americano che affiancò Dan Akroyd nel celebre film "The Blues Brothers" forse non sa che egli era uno dei due figli (suo fratello James è anch'egli interprete di diversi film di successo) di un albanese emigrato negli Stati Uniti nel 1934. Gli appassionati di calcio un pò più avanti negli anni ricorderanno probabilmente alcuni albanesi protagonisti nel campionato italiano come Naim Kryeziu , Loro Borici, e soprattutto Riza Lushta, kosovaro di nascita, predecessore dei vari Tare e Bogdani che, negli anni 40, militò nel Bari (che lo acquistò dallo  Sportul Tirana ), nella Juventus, nel Napoli e nell'Alessandria, conquistando le platee con la sua agilità e la sua elevata capacità realizzativa, tanto da classificarsi tra i marcatori più prolifici della serie A italiana. Ma Lushta era apprezzato anche per la sua lealtà e la sua semplicità.Figlio di un epoca diversa, di un calcio "pane e salame" lontano anni luce da quello miliardario di oggi, il re del football albanese  è scomparso in silenzio ed in miseria, in un quartiere popolare di Torino, dimenticato da quel mondo sportivo a cui aveva dedicato la propria vita. Al suo funerale erano presenti gli amici più stretti, alcuni ex compagni di squadra, ma soprattutto tanti suoi affezionati tifosi. 

 


Foto dello Sbarco

 

Impreparati dinanzi a questo esodo di dimensioni bibliche, le autorità locali utilizzano per la prima accoglienza lo stadio "Della Vittoria" di Bari .  Lo  sguardo di molti italiani si sofferma sulle pietose condizioni economiche dell'Albania  post-comunista ed  alcuni  rivedono negli occhi intensi ed espressivi dei profughi, il destino da immigrati dei propri nonni.  

Bari, Stadio Della Vittoria

 

Bari, Stadio Della Vittoria

Scritto sui muri della vecchia struttura sportiva o scandito dalle grida degli immigrati il messaggio è chiaro, diretto, inequivocabile: "Aiuto!".

 


LAMERICA di GIANNI AMELIO

 


Argirocastro, sud dell'Albania

 

Scutari, nord dell'Albania

 

Ponte di Mesi

Butrinto - Anfiteatro

Montagne Albanesi

 Aleksander Moisiu

Inva Mula

Riza Lushta - Juventus

 

 


                                                  

Un ringraziamento particolare va alle popolazioni del Salento e della Terra di Bari.  La Puglia  è da sempre stata  zona di confine e di convivenza pacifica, regione dove  il franco-provenzale, la lingua dei Trovadori , si è conservato nel piccolo centro di Celle San Vito, dove l'uso del greco antico permane nella Grecìa Salentina, terra dove l'albanese si parla da secoli a Chieuti e Casalvecchio, in capitanata, presso le comunità Arbëreshë. Forti del retaggio di quella cultura mediterranea che onorava l'ospite, i pugliesi hanno rispettato la loro tradizione di accoglienza e cordialità. Un grazie profondamente sentito  va anche a tutti gli italiani, provenienti da tutte le regioni, che hanno partecipato alle missioni umanitarie in Albania ed in Kosovo.

Saluto e ringrazio tutti coloro che mi hanno supportato moralmente e che hanno partecipato materialmente alla creazione di questo sito, in particolar modo:  Fabio , Alban, Pandeli, Angelo, per il loro contributo determinante.

Vorrei inoltre esprimere la mia gratitudine  a tutti gli autori dei testi da cui ho reperito dell'indispensabile materiale. 

 


 

Dedico questo sito a chiunque, per motivi di studio o  semplice curiosità, intenda accostarsi alla cultura di questa gente...e a tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al loro mondo; 

A mio nonno,

A tutti gli amici albanesi.