Anche dal punto di vista religioso, l'Albania presenta degli aspetti degni di interesse. È opportuno premettere che la terra delle aquile è quasi sempre stata caratterizzata da una convivenza pacifica tra i credenti musulmani, cattolici ed ortodossi. L'Albania può essere infatti considerata come uno dei pochi paesi al mondo dove vi sia una grande tolleranza religiosa. Al contrario, le tre maggiori religioni presenti  favorirono probabilmente  la conservazione di una comune identità nazionale, preservandola dai processi di assimilazione che i popoli stranieri e quelli confinanti avevano tentato di attuare. Si può difatti affermare che la diffusione del cattolicesimo difese l'Albania dalla pressione dell'impero bizantino; o che, successivamente, la diffusione dell'Islam ( imposto spesso brutalmente ) frenò le mire espansionistiche degli slavi.   A tal proposito è importante notare che lo stesso Islam albanese si rese con il tempo differente dalla fede centrale musulmana ( la cosiddetta "UNNA"  ). Molti musulmani albanesi preferirono seguire fedelmente i propri capi spirituali locali, i MUFTI, ma anche la setta "dervish" dei Bektashi (dal nome del fondatore Hagi Veli Bektasch ) raccolse le adesioni di molti adepti.  Infine la dichiarazione di autocefalia della Chiesa Ortodossa (12 aprile 1937) consentì di salvare la fede nell'ortodossia, insieme con la fede nell'autonomia nazionale. 

              

                           Apollonia - Chiesa Cristiana                                                  Tirana - Moschea                                                         

 

Nel XX secolo la religione si legò più o meno esplicitamente al processo di liberazione. Prima della proclamazione dell'indipendenza nel 1912, in Albania si assistette al dilagare di un nazionalismo di stampo religioso che ebbe origine in quell' istinto di conservazione e di sopravvivenza della nazione che è stato da sempre caratteristica del popolo albanese. Da qui nasce l'affermazione di Pashko Vasa: "La religione degli Albanesi è l'albanesità". Con la Rilindja ( la Rinascita -  il risorgimento nazionale iniziato dalla seconda metà del diciannovesimo secolo, dopo il periodo dell'invasione ottomana ) il sentimento nazionale divenne uno straordinario collante, un elemento di coesione e d'unione tra le quattro grandi confessioni religiose del Paese: quella musulmana sunnita, l'ortodossa, la cattolica e quella dei bektashiani. Tale compattezza si rese possibile anche perché, effettivamente, le religioni vivevano in un grande spirito di reciproco rispetto e di tolleranza . Si verificarono, anzi,  molte occasioni di solidarietà, ispirate dall'unità della nazione, che misero in secondo piano le pur forti divergenze dottrinali e teoretiche.  

Significativo è il fatto che durante  la seconda Guerra Mondiale e gli orrori dell'Olocausto, gli albanesi non solo protessero i propri connazionali di religione ebraica ma accolsero anche Ebrei  fuggiti dall'Austria, dalla Serbia e dalla Grecia. Le gesta di questi albanesi ( indistintamente musulmani e cristiani) che contribuirono alla salvezza degli Ebrei sono state solennemente commemorate nel Righteous Among the Nations   durante lo " Yad Vashem Memorial " a Gerusalemme, inoltre i loro nomi sono incisi nel celebre " Rescuers Wall " allo " US Holocaust Memorial Museum " di Washington.

Da uno studio, seppur superficiale, di questo popolo, traspare nitidamente  l'orgoglio di appartenenza alla propria terra, alla propria cultura ed alla propria fede. Ed è probabilmente stato quest'ultimo elemento ad aver permesso l'unità nazionale e ad aver mantenuto unito un popolo che altri volevano dividere .

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« Non facciamo distinzioni religiose...dobbiamo convincerci che siamo tutti fratelli di una nazione, di una sola stirpe, di un sangue solo, figli cioè di quei valorosi che rifulsero in questa terra con onore, con eroismo e con sapienza. Ed è per questo  che dobbiamo amarci cordialmente, senza differenza onorarci reciprocamente e che dobbiamo unirci tutti con la " besa " ( promessa ) per l'avvenire e la gloria dell'Albania. »

Pashko Vasa da " L'Albania e gli Albanesi " , Corigliano Calabro, 1916


 

Alla memoria di Papàs Giuseppe Ferrari che a Bari,  nel centro di S. Giovanni Crisostomo, dedicò tutta la sua vita a impostare collegamenti e rapporti  religiosi e interculturali tra l'Italia e l'Albania.

Alla memoria della "madre dei poveri", magnifico e, straordinario esempio di vita  :  AGNES GONXHA BOJAXHIU nata a Skopjepresso la folta comunità di etnia albanese presente in Macedonia,  per noi tutti semplicemente MADRE TERESA .

                                                    

                                " Sono solo una matita, nelle mani di Dio"

                                                                              Madre Teresa


 

Da un grande desiderio di Madre Teresa, nasce a Tirana...

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BIBLIOGRAFIA

 

R. MOROZZO DELLA ROCCA, NAZIONE E RELIGIONE IN ALBANIA (1920 - 1944), Bologna.

LORENZO TACCHELLA, ILCATTOLICESIMO IN ALBANIA NEI SECOLI  XVII E XVIII , Biblioteca Capitolare di Verona, Verona, 1984.

LORENZO TACCHELLA,  LE ANTICHE SEDI EPISCOPALI LATINE, GRECHE, E BULGARE DELL'ALBANIA ETNICA E DELLA MACEDONIA, Biblioteca dell'accademia Olubrense, Milano, 1990. 

ELEUTERIO F. FORTINO, LA FEDE CRISTIANA. BESA E KRISHTERË,, SCUOLA TIPOGRAFICA ITALO-ORIENTALE "S. NILO", Grottaferrata-Roma, 1992.

ELEUTERIO F. FORTINO, LA CHIESA BIZANTINA ALBANESE IN CALABRIA. TENSIONI E COMUNIONE, BIOS, 1994.

Testi di GEORGHIOS K. GHIAKOUMIS; fotografie di GREGORIS VLASSA, MONUMENTI BIZANTINI IN ALBANIA.

AA.VV., 1946-1996. GESUITI MARTIRI IN ALBANIA, SAN FEDELE EDIZIONI, 1996.

CARMELO LA ROSA, IL SAPORE DEL PANE. FRAMMENTI DI CHIESA IN ALBANIA, LA MERIDIANA ED., MOLFETTA (BA), 1995. 
San Fedele Edizioni