Amor mundi e amor dei


L'amor cortese

 Marianna


Secondo me, quando si parla di AMOR CORTESE, bisognerebbe dire molte cose a riguardo, essendo questo un argomento molto vasto.

La causa principale dell'esaltazione di questo tipo di amore è la nascita della lingua d'oc (Francia, dodicesimo - tredicesimo secolo), che era nata grazie all'esigenza, negli ambienti cortigiani francesi, di avere una lingua più raffinata rispetto a quelle/a volgare/i.

La lingua d'oc però, aveva una "sorella": la lingua d'oil (che sarebbe poi diventata la lingua ufficiale della Francia).

Mentre la prima era estesa nella Francia meridionale e in Provenza, la seconda, chiamata anche Francese antico od Otitanico, era diffusa nel nord e nella zona di Parigi.

Comunque sia, in questo contesto, è più importante parlare della lingua d'oc, la lingua dei TROVATORI (fino al tredicesimo secolo), delle poesie d'amore (dove la donna era idealizzata come in un rapporto di vassallaggio) e cavalleresche, ed è proprio in questo periodo che c'è un'esaltazione dell'amor cortese.

I trovatori erano di estrazione sociale molto varia: tra essi abbiamo infatti un potente signore come Guglielmo nono d'Aquitania, ma anche uomini di chiesa, borghesi e semplici giullari.

Le loro composizioni, in cui dominava appunto il tema dell'amor cortese, erano sempre accompagnate dalla musica (composta dallo stesso autore dei versi).

Fra i trovatori più classici, a cavallo tra il dodicesimo e il tredicesimo secolo, quello che eccelle è forse Bernart de Ventadorn (l'autore della poesia che abbiamo letto in classe "Canzone di primavera") che riassume in sé l'immagine più romantica del trovatore provenzale.

Sulla vita del poeta abbiamo poche informazioni, affidate peraltro in gran parte alla leggenda.

Bernart nacque tra il 1120 e il 1130, a Ventadorn, nella regione francese del Limosino, ed era figlio forse di un servo che faceva il fornaio.

"Canzone di primavera" è una poesia molto romantica e malinconica, che parla dell'amore del poeta per una donna che, però, non può ricambiare i suoi sentimenti essendo già sposata con un altro uomo.

"QUANDO ERBA NUOVA E NUOVA FOGLIA NASCE
E SBOCCIANO I FIORI SUL RAMO
E L'USIGNOLO ACUTA E LIMPIDA
LEVA LA VOCE E DÀ PRINCIPIO AL CANTO
GIOIA HO DI LUI, ED HO GIOIA DEI FIORI,
E GIOIA HO DI ME, E PI_ GRAN GIOIA DI MADONNA:
DA OGNI PARTE SON CIRCONDATO E STRETTO DI GIOIA,
MA QUELLA È GIOIA CHE TUTTE L'ALTRE AVANZA."

-La poesia inizia con una descrizione del paesaggio di primavera intorno al poeta che, già all'inizio fa capire che solo il pensiero della sua donna lo fa stare bene.

Comunque, il suo, è un amore che aspira a concretizzarsi. E questo si capisce nella quarta strofa, dove dice che vorrebbe trovarla addormentata per darle un bacio visto che, lui, non ha così tanto coraggio da chiederglielo.

"SOLA VORREI TROVARLA
CHE DORMISSE O FINGESSE DI DORMIRE,
PER INVIOLARLE UN DOLCE BACIO
POICHÈ NON HO TANTO ARDIRE DA CHIEDERGLIELO."

Un'altra poesia molto bella di quel periodo è "IO M'AGGIO POSTO IN CORE" di Giacomo Lentini.

"IO M'AGGIO POSTO IN CORE A DIO SERVIRE
COM'IO POTESSE GIRE IN PARADISO
AL SANTO LOCO CH'AGGIO AUDITO DIRE
U' SI MANTIEN SOLLAZZO, GIOCO E RISO."

Il poeta dichiara in apertura di voler servire Dio per giungere, un giorno, in paradiso…

"SENZA MIA DONNA NON VI VORIA GIRE,

QUELLA C'HA BLONDA TESTA E CLARO VISO,

CHE SANZA LEI NON POTERIA GAUDERE,

ESTANDO DA LA MIA DONNA DIVISO."

…ma aggiunge, con una punta di malizia, che non vorrebbe andarci senza poter godere anche là della vista (e soltanto di quella, s'intende!) della sua amata.

Posso dire dunque che, questa poesia sembra di chiesa, ma, in realtà è laica. Infatti, prima allude all'AMOR DEI, ma finisce nell'AMOR MUNDI.

COMMENTO PERSONALE

Tra le due poesie, personalmente preferisco la seconda ("IO M'AGGIO POSTO IN CORE"), devo dire che la prima è molto più romantica ma la seconda, la trovo più simpatica e più facile da capire.

E GLI ALTRI TROVATORI?

Il TROVATORE (il termine deriva dal verbo TROBAR, che significa "COMPORRE VERSI") era un vero e proprio artista, era colui che inventava: componeva la poesia e la melodia che l'accompagnava.

I GIULLARI, invece, erano gli esecutori dei componimenti creati dal TROVATORE.

La riservatezza, è uno dei valori di questi due personaggi: entrambi davano un SENHAL (pseudonimo) per indicare la donna o il personaggio di cui parlavano.

Altri due trovatori molto importanti furono Pierre de Vigne e Cielo d'Alcamo.

Il primo, era notaio di corte e (nacque nel 1190 e morì nel 1249 per suicidio), la sua poesia era una specie di tentativo di elevare il concetto di amore.

Invece, i temi della poesia di Cielo d'Alcamo (vissuto nella prima metà del 1200) erano soprattutto: il desiderio sessuale, la menzogna, l'inganno e l'aggressività.

Infatti si dice che la sua poesia, abbia un "movimento drammatico".

-La cosa che mi ha stupito di più comunque, è stato vedere quanti valori ci fossero nella poesia provenzale. Oltre la riservatezza, erano molto importanti anche la gentilezza, la cortesia, la modestia, la generosità, il disinteresse e la giovinezza (spontaneità vitale).

Ma, secondo me, il TEMA principale della POESIA PROVENZALE, è il fatto che l'AMORE causava sofferenze perché, spesso, la donna amata era già sposata (amori cortigiani). A quel tempo, l'amore era profano, e non solo sacro.

-Nel '200, nacque anche un gruppo di rimatori sotto la corte di Federico II di Svevia, questi, sono conosciuti sotto il nome di "SCUOLA SICILIANA".

 

LA SCUOLA SICILIANA

-TEMI E POETICA-

 

Alla corte di Federico II, gli intellettuali, erano soprattutto funzionari di stato, e la lingua parlata, era una mescolanza di latino, volgare e dialetto siciliano colto.

Il tema centrale della poesia della SCUOLA SICILIANA, comunque, era la servitù d'amore che provocava gioie e dispiaceri, ma a cui l'amore si sottoponeva volentieri (come nel rapporto di vassallaggio).

I temi sono stereotipati: lontananza, gelosia, paura di manifestare o perdere l'amore, i "malparlieri".

Molti erano i rimatori della SCUOLA SICILIANA, saltando quelli che ho già citato ricordiamo Mostacci, d'Acquino e Pugliese (questi tre erano nobili), poi, Stefano Protonotaro, Guido e Odo delle Colonne facevano parte ei notai e i giuristi.

I rimatori venivano anche dalla Toscana.

Ma, come tutte le storie, anche questa finì, con la morte del re Manfredi, infatti (1266) la scuola si spostò in Toscana e ci fu il declino della potenza sveva.

COMMENTO

Devo dire, che non posso essere certa che non mi sarebbe piaciuto vivere in quel periodo.

Ogni epoca ha i suoi vantaggi e svantaggi, e quello che mi piace di allora, è che l'uomo desiderava di più, e in modo diverso, la donna.

Infatti, adesso è raro che un ragazzo dedichi una poesia ad una ragazza.

O, almeno, io la penso così.

©Alberto Pian alberto.pian@fastwebnet.it