Fu
adunque in Genova, buon tempo è passato, un
gentile uomo chiamato messere Erminio de' Grimaldi, il
quale (per quello che da tutti era creduto) di
grandissime possessioni e di denari di gran lunga
trapassava la ricchezza d'ogni altro ricchissimo
cittadino che allora si sapesse in Italia.
Avvenne che in questi
tempi che costui, non spendendo, il suo moltiplicava,
arrivò a Genova un valente uomo di corte e
costumato e ben parlante, il quale fu chiamato Guiglielmo
Borsiere.
Messer Erminio aveva
già sentito come questo Guiglielmo Borsiere era
valente uomo, e pure avendo in se', quantunque avaro
fosse, alcuna favilluzza di gentilezza, con parole assai
amichevoli e con lieto viso li ricevette.
Deh, messer Guiglielmo,
voi che avete e vedute e udite molte cose, saprestemi voi
insegnare cosa alcuna che mai più non fosse stata
veduta, la quale io potessi far dipingere nella sala di
questa mia casa?
A cui Guiglielmo allora
prestamente disse: - Fateci dipingere la
Cortesia.
A
Genova Erminio de' Grimaldi era una persona creduta da
tutti ricchissima con gran possesso di denaro che uguali
in Italia non c'era.
Così come era
ricco era anche tanto avaro, non solo verso gli altri ma
anche nelle cose della propria persona, nel vestire,
mangiare e bere. Per questo era nominato messer Erminio
Avarizia.
A quel tempo,
arrivò a Genova un valente uomo, ben vestito, ben
parlante che si chiamava
Guglielmo Borsiere; uomo
a cui molte persone vorrebbero essere paragonate in
quanto era capace di portare pace tra due contendenti,
favorire matrimoni, divertire le corti e nello stesso
tempo castigare i difetti dei cattivi. Guglielmo fu
onorato da tutte le persone importanti di Genova ed
essendo già da diversi giorni ospite della
città venne a conoscenza della miseria e avarizia
di messer Erminio e lo volle incontrare.
Messer Erminio, che aveva
già sentito parlare di Guglielmo, quantunque avaro
fosse, accolse l'uomo con gentilezza e parole amichevoli
intrattenendosi con lui, parlando di molti argomenti e
ragionando ragionando, accompagno Guglielmo e gli altri
genovesi che lo accompagnavano in una casa nuova assai
bella. Dopo avergliela mostrata, chiese un consiglio a
messer Guglielmo, che di cose ne aveva viste tante, che
cosa poteva dipingere sulle pareti della sala che altri
al mondo non avessero visto.
Guglielmo, ascoltando la
richiesta, rispose che di cose mai viste non ne era a
conoscenza ma se voleva, poteva insegnarli una cosa che
certamente lui non aveva visto mai.
Messer Erminio agitato
pregò di dirgli qual'era
Guglielmo rispose
prontamente: "Fateci dipingere la Cortesia".
Come messer Erminio
udì queta frase, si prese una vergogna tale che
essa ebbe la forza di fargli mutare in contrario tutto
quello che aveva finora fatto e avuto, e, rispose che
l'avrebbe fatta dipingere in modo tale che, ne Guglielmo
ne altri potessero dire che lui non l'avesse vista e
conosciuta mai.
Da quel giorno, a detta
di Guglielmo, messer Erminio fu la persona più
gentile e cortese che Genova a quel tempo
avesse.