Novelle del Decameron


Guglielmo Borsiere con leggiadre parole trafigge l'avarizia di messer Erminio de' Grimaldi, Prima giornata, Novella Ottava

 

Francesco Demichelis e Lorenzo Toccaceli


Fu adunque in Genova, buon tempo è passato, un gentile uomo chiamato messere Erminio de' Grimaldi, il quale (per quello che da tutti era creduto) di grandissime possessioni e di denari di gran lunga trapassava la ricchezza d'ogni altro ricchissimo cittadino che allora si sapesse in Italia.

Avvenne che in questi tempi che costui, non spendendo, il suo moltiplicava, arrivò a Genova un valente uomo di corte e costumato e ben parlante, il quale fu chiamato Guiglielmo Borsiere.

Messer Erminio aveva già sentito come questo Guiglielmo Borsiere era valente uomo, e pure avendo in se', quantunque avaro fosse, alcuna favilluzza di gentilezza, con parole assai amichevoli e con lieto viso li ricevette.

Deh, messer Guiglielmo, voi che avete e vedute e udite molte cose, saprestemi voi insegnare cosa alcuna che mai più non fosse stata veduta, la quale io potessi far dipingere nella sala di questa mia casa?

A cui Guiglielmo allora prestamente disse: - Fateci dipingere la Cortesia.


A Genova Erminio de' Grimaldi era una persona creduta da tutti ricchissima con gran possesso di denaro che uguali in Italia non c'era.

Così come era ricco era anche tanto avaro, non solo verso gli altri ma anche nelle cose della propria persona, nel vestire, mangiare e bere. Per questo era nominato messer Erminio Avarizia.

A quel tempo, arrivò a Genova un valente uomo, ben vestito, ben parlante che si chiamava

Guglielmo Borsiere; uomo a cui molte persone vorrebbero essere paragonate in quanto era capace di portare pace tra due contendenti, favorire matrimoni, divertire le corti e nello stesso tempo castigare i difetti dei cattivi. Guglielmo fu onorato da tutte le persone importanti di Genova ed essendo già da diversi giorni ospite della città venne a conoscenza della miseria e avarizia di messer Erminio e lo volle incontrare.

Messer Erminio, che aveva già sentito parlare di Guglielmo, quantunque avaro fosse, accolse l'uomo con gentilezza e parole amichevoli intrattenendosi con lui, parlando di molti argomenti e ragionando ragionando, accompagno Guglielmo e gli altri genovesi che lo accompagnavano in una casa nuova assai bella. Dopo avergliela mostrata, chiese un consiglio a messer Guglielmo, che di cose ne aveva viste tante, che cosa poteva dipingere sulle pareti della sala che altri al mondo non avessero visto.

Guglielmo, ascoltando la richiesta, rispose che di cose mai viste non ne era a conoscenza ma se voleva, poteva insegnarli una cosa che certamente lui non aveva visto mai.

Messer Erminio agitato pregò di dirgli qual'era…

Guglielmo rispose prontamente: "Fateci dipingere la Cortesia".

Come messer Erminio udì queta frase, si prese una vergogna tale che essa ebbe la forza di fargli mutare in contrario tutto quello che aveva finora fatto e avuto, e, rispose che l'avrebbe fatta dipingere in modo tale che, ne Guglielmo ne altri potessero dire che lui non l'avesse vista e conosciuta mai.

Da quel giorno, a detta di Guglielmo, messer Erminio fu la persona più gentile e cortese che Genova a quel tempo avesse.