TITO LUCREZIO CARO

De rerum natura

 

Dar luce in versi latini alle oscure scoperte dei Greci

Liber I, vv. 136-148

E non sfugge al mio animo che è difficile dar luce in versi latini alle oscure scoperte dei Greci, soprattutto perché è necessario trattare molte cose con nuove parole, a causa della povertà della lingua e della novità dell’argomento; ma il tuo valore, tuttavia, ed il piacere sperato di una tenera amicizia mi persuadono a sopportare ogni fatica e mi inducono a vegliare durante le notti serene, cercando con quali parole e con quale poesia, infine, possa diffondere davanti alla tua mente luci splendenti, grazie alle quali tu possa vedere a fondo le cose nascoste. Dunque è necessario che non i raggi del sole né gli splendenti dardi del giorno scaccino questo terrore e queste tenebre dell’animo, ma la vista e l’interpretazione della natura.

Testo originale

    Nec me animi fallit Graiorum obscura reperta            136
difficile illustrare Latinis uersibus esse,
multa nouis uerbis praesertim cum sit agendum
propter egestatem linguae et rerum nouitatem;
sed tua me uirtus tamen et sperata uoluptas
suauis amicitiae quemuis efferre laborem
suadet et inducit noctes uigilare serenas
quaerentem dictis quibus et quo carmine demum
clara tuae possim praepandere lumina menti,
res quibus occultas penitus conuisere possis.
Hunc igitur terrorem animi tenebrasque necessest
non radii solis neque lucida tela diei
discutiant, sed naturae species ratioque.                          148

 

 

Accostarsi a fonti incontaminate e cogliere fiori sconosciuti

Liber I, vv. 921-950

Suvvia, ora conosci ciò che rimane ed ascolta con chiarezza maggiore. E non mi sfugge nell’animo quanto questi fatti siano oscuri; ma una grande speranza di essere lodato ha toccato il mio cuore con il tirso appuntito, e contemporaneamente mi ha instillato nell’animo il dolce amore delle Muse, infiammato dal quale ora con animo pieno di forza percorro i territori inaccessibili delle Pieridi, calpestati, in precedenza dai piedi di nessuno. E’ bello accostarsi a fonti incontaminate e dissetarsi, ed è bello cogliere fiori sconosciuti, di lì trarre per il mio capo una magnifica corona, con la quale mai prima le Muse avevano cinto le tempie di altri; poiché innanzitutto, io insegno su cose grandi e mi sforzo di sciogliere l’animo dagli stretti nodi della religione, poi perché compongo su un fatto oscuro carmi così splendenti, toccando ogni argomento con il fascino delle Muse. Ed anche questo fatto non mi sembra privo di motivo; ma, come quando i medici tentano di dare ai bambini l’assenzio ripugnante, prima cospargono gli orli intorno alla tazza con il liquido dolce del miele, perché l’incauta età dei bambini venga ingannata fino alle labbra, ma nel frattempo ingoi completamente il lattice amaro dell’assenzio, e, sviata, non venga ingannata, ma, piuttosto, guarita in questo modo, ritrovi la salute, così ora io, dal momento che questa dottrina il più delle volte sembra essere più severa a coloro dai quali  non è stata sperimentata, e la folla fugge lontano da essa, ho voluto per te, con un carme pierio dalle dolci parole, esporre la nostra dottrina e, per così dire, cospargerla col dolce miele delle Muse; oh, se potessi in questo modo tenerti avvinto l’animo ai nostri versi, mentre tu esplori a fondo tutta la natura, di quale struttura risulti composta!

Testo originale

    Nunc age quod superest cognosce et clarius audi.            921
nec me animi fallit quam sint obscura; sed acri
percussit thyrso laudis spes magna meum cor
et simul incussit suauem mi in pectus amorem
musarum, quo nunc instinctus mente uigenti
auia Pieridum peragro loca nullius ante
trita solo. iuuat integros accedere fontis
atque haurire, iuuatque nouos decerpere flores
insignemque meo capiti petere inde coronam
unde prius nulli uelarint tempora musae;
    primum quod magnis doceo de rebus et artis
religionum animum nodis exsoluere pergo,
deinde quod obscura de re tam lucida pango
carmina, musaeo contingens cuncta lepore.
id quoque enim non ab nulla ratione uidetur;
    sed ueluti pueris absinthia taetra medentes
cum dare conantur, prius oras pocula circum
contingunt mellis dulci flauoque liquore,
ut puerorum aetas improuida ludificetur
labrorum tenus, interea perpotet amarum
absinthi laticem deceptaque non capiatur,
sed potius tali pacto recreata ualescat,
sic ego nunc, quoniam haec ratio plerumque uidetur
tristior esse quibus non est tractata, retroque
uulgus abhorret ab hac, uolui tibi suauiloquenti
carmine Pierio rationem exponere nostram
et quasi musaeo dulci contingere melle,
si tibi forte animum tali ratione tenere
uersibus in nostris possem, dum perspicis omnem
naturam rerum qua constet compta figura.                              950