Seneca

Naturales Quaestiones VII, 25

 

Limitatezza della scienza umana

Se qualcuno mi interrogherà a questo punto: perchè dunque, come è stato osservato il corso dei cinque pianeti, non è stato osservato quello delle comete? - io gli risponderò: sono molte le cose di cui ammettiamo l'esistenza; di che natura siano, non lo sappiamo. Tutti ammetteranno che noi abbiamo un animo dal cui comando siamo spinti ad agire e ne siamo richiamati; cosa tuttavia sia quell'animo che ci regge e ci governa nessuno riuscirà a spiegartelo più di quanto sia riuscito a spiegare dove sia. Qualcuno affermerà che sia spirito, altri una sorta di armonia, altri ancora un'energia divina ed una parte di dio, altri l'elemento più sottile dell'anima, altri ancora una potenza senza corpo; non mancherà chi lo definisca sangue e chi calore; tanto l'animo non può avere una visione sul resto, che è ancora in cerca di se stesso. Perchè dunque dovremmo stupirci che le comete, spettacolo così raro del cielo, non siano ancora soggette a leggi definite e non siano noti l'inizio e la fine del loro corso, il cui ritorno avviene dopo grandi intervalli di tempo?

Testo originale

XXV. Si quis hoc loco me interrogauerit: Quare ergo non, quemadmodum quinque stellarum, ita harum obseruatus est cursus? - huic ego respondebo: multa sunt quae esse concedimus; qualia sunt? ignoramus. Habere nos animum, cuius imperio et impellimur et reuocamur, omnes fatebuntur; quid tamen sit animus ille rector dominusque nostri, non magis tibi quisquam expediet quam ubi sit. Alius illum dicet spiritum esse, alius concentum quendam, alius uim diuinam et dei partem, alius tenuissimum animae, alius incorporalem potentiam; non deerit qui sanguinem dicat, qui calorem. Adeo animo non potest liquere de ceteris rebus ut adhuc ipse se quaerat. Quid ergo miramur cometas, tam rarum mundi spectaculum, nondum teneri legibus certis nec initia illorum finesque notecere, quorum ex ingentibus interuallis recursus est? 


Cosa penseranno di noi gli studiosi del futuro?

Non sono ancora passati 1500 anni da che la Grecia "nomi diede e contò le stelle" e molti sono i popoli che oggi conoscono il cielo soltanto per l'aspetto, che non sanno ancora perchè la luna sparisca ( nell'eclissi ) e perchè si oscuri ( nelle fasi ). Ed anche presso di noi non è molto che la conoscenza scientifica ha stabilito con certezza questi fatti. Verrà il momento in cui il tempo trarrà alla luce questi misteri che per ora rimangono nascosti, assieme allo studio che un periodo di tempo più lungo permetterà. Una sola vita, ammesso che sia dedicata interamente allo studio del cielo, non è sufficiente ad investigare misteri tanto profondi; e che dire del fatto che non abbiamo diviso questi così pochi anni equamente fra studi e vane occupazioni? Questi fatti verranno spiegati attraverso lunghe successioni ( di studiosi ). Verrà un momento in cui i nostri discendenti si meraviglieranno che noi non conoscessimo fatti così evidenti.

Testo originale

Nondum sunt anni mille quingenti ex quo Graecia stellis numeros et nomina fecit, multaeque hodie sunt gentes quae facie tantum nouerunt caelum, quae nondum sciunt cur luna deficiat, quare obumbretur. Haec apud nos quoque nuper ratio ad certum perduxit. Veniet tempus quo ista quae nunc latent in lucem dies extrahat et longioris aeui diligentia. Ad inquisitionem tantorum aetas una non sufficit, ut tota caelo uacet; quid quod tam paucos annos inter studia ac uitia non aequa portione diuidimus? Itaque per successiones ista longas explicabuntur. Veniet tempus quo posteri nostri tam aperta nos nescisse mirentur. 

 

Il moto retrogrado dei pianeti

Di questi 5 pianeti, che ci si impongono allo sguardo, che, presentandosi in luoghi sempre diversi, ci costringono ad essere curiosi, abbiamo appena iniziato a conoscere quali sorgano al mattino e quali alla sera, quali siano le loro soste, quando procedano in avanti, perchè si muovano di moto retrogrado, se Giove diventi invisibile, tramonti o sia "retrogrado" - infatti gli hanno attribuito questo nome allorchè si ritira - l'abbiamo imparato pochi anni or sono. Si trovò chi ci diceva: sbagliate, perchè ritenete che un corpo celeste o s'arresti o cambi corso. Non è possibile che i corpi celesti stiano fermi o cambino corso; tutto avanza; appena ogni corpo è stato spinto, procede; la fine del loro corso sarà la loro stessa fine. Questa opera eterna ha moti che non possono essere ricondotti ai loro principi; e se un giorno essi si fermeranno, cadranno gli uni sugli altri, loro che ora sono conservati da una marcia continua ed uniforme.

Testo originale

Harum quinque stellarum, quae se ingerunt nobis, quae alio atque alio occurrentes loco curiosos nos esse cogunt, qui matutini uespertinique ortus sint, quae stationes, quando in rectum ferantur, quare agantur retro, modo coepimus scire; utrum mergeretur Iupiter an occideret an retrogradus esset, - nam hoc illi nomen imposuere cedenti, - ante paucos annos didicimus. Inuenti sunt qui nobis dicerent: "Erratis, quod ullam stellam aut supprimere cursum iudicatis aut uertere. Non licet stare caelestibus nec auerti; prodeunt omnia; ut semel missa sunt, uadunt; idem erit illis cursus qui sui finis. Opus hoc aeternum irreuocabiles habet motus; qui si quando constiterint, alia aliis incident, quae nunc tenor et aequalitas seruat."

Il contributo dei posteri alla scienza

* Che ragione c'è, dunque, che alcuni sembrano tornare indietro? L'incontro del sole dà loro l'aspetto di un movimento lento, assieme alla natura delle orbite circolari, disposte in modo da ingannare gli osservatori in un tempo determinato; così le navi, benchè si muovano a vele spiegate, tuttavia sembrano restare ferme. Ci sarà chi riuscirà a dimostrare un giorno dove si muovono le comete, perchè vaghino così lontane dagli altri corpi, e quali siano le loro proprietà e la loro grandezza. Accontentiamoci delle scoperte; anche i posteri possano portare un contributo alla verità.

Testo originale

Quid est ergo cur aliqua redire uideantur? Solis occursus speciem illis tarditatis imponit et natura uiarum circulorumque sic positorum ut certo tempore intuentes fallant; sic naues, quamuis plenis uelis eant, uidentur tamen stare. Erit qui demonstret aliquando in quibus cometae partibus currant, cur tam seducti a ceteris errent, quanti qualesque sint. Contenti simus inuentis; aliquid ueritati et posteri conferant.