Seiano fa avvelenare Druso ( Liber IV, 8 )
Dunque Seiano, pensando che bisognava affrettarsi, scelse un veleno grazie alla cui lenta penetrazione prendesse l’aspetto di una casuale malattia. Gli fu propinato grazie all’eunuco Ligdo, come poi si venne a scoprire otto anni dopo. Del resto Tiberio, per tutti i giorni della sua malattia, sia che volesse mostrare di non aver paura, sia che volesse mostrare la sua forza d’animo, si presentò in Senato persino quando morì ma non era ancora stato sepolto. E ricordò ai consoli, che sedevano, in segno di lutto, sui seggi comuni, la dignità ed il posto ( che loro spettava ) e confortò, frenata la commozione, con un discorso ininterrotto i senatori che erano scoppiati in lacrime: non ignorava, del resto, di poter essere biasimato, per il fatto di essersi mostrato in senato in un dolore tanto recente; a stento la maggior parte delle persone colpite da un lutto tollerano le parole di conforto e sopportano la luce del giorno; e non si potevano biasimare per la loro debolezza: egli tuttavia aveva cercato dalle braccia dello Stato un conforto più virile.
Testo originale
VIII. Igitur Seianus maturandum ratus deligit venenum quo paulatim inrepente fortuitus morbus adsimularetur. id Druso datum per Lygdum spadonem, ut octo post annos cognitum est. ceterum Tiberius per omnis valetudinis eius dies, nullo metu an ut firmitudinem animi ostentaret, etiam defuncto necdum sepulto, curiam ingressus est. consulesque sede vulgari per speciem maestitiae sedentis honoris locique admonuit, et effusum in lacrimas senatum victo gemitu simul oratione continua erexit: non quidem sibi ignarum posse argui quod tam recenti dolore subierit oculos senatus: vix propinquorum adloquia tolerari, vix diem aspici a plerisque lugentium. neque illos imbecillitatis damnandos: se tamen fortiora solacia e complexu rei publicae petivisse.
Tiberio affida al Senato i nipoti di Druso ( Liber IV, 8 )
Dopo aver commiserato l’età molto avanzata della Augusta, quella giovane e inesperta dei nipoti ( figli di Druso ) e la sua età che ormai declinava, chiese che fossero fatti entrare i figli di Germanico, unico conforto dei mali presenti. I consoli, usciti, collocano i giovani davanti a Tiberio, dopo averli consolati a parole ed averli condotti all’interno. E, presili per mano, disse: “Padri coscritti, affidai costoro, quando rimasero orfani del loro padre a loro zio, e lo pregai, benchè egli avesse figli suoi, che ne avesse cura come figli suoi, li allevasse e li rendesse simili a sé e degni della posterità. Poiché Druso mi è stato strappato, rivolgo a voi le mie preghiere e vi supplico di fronte agli dei ad alla patria, accogliete, guidate e compite il vostro dovere ed il mio nei confronti dei pronipoti di Augusto, nati da illustrissimi antenati. Costoro, Nerone e Druso, siano per voi come padri. Siete nati da condizione così elevata che il vostro bene ed il vostro male riguardano lo Stato”.
Testo originale
Gli onori funebri di Druso ( Liber IV, 9 )
Queste parole furono ascoltate fra abbondanti lacrime e subito dopo ( accompagnate ) da auguri di sorte felice; e se avesse finito così il suo discorso avrebbe colmato di pietà per lui e di ammirazione gli animi degli ascoltatori; poiché però tornò ai suoi vani propositi tante volte presi in giro, di ripristinare la repubblica e che fossero i consoli o qualche altro a prendere il potere, tolse credibilità anche a ciò che di vero e sincero ( aveva detto ). Si decidono in memoria di Druso le medesime onoranze funebri che erano state decretate per Germanico, aggiungendone anche di più, come per lo più ama fare l’adulatore che viene dopo. Il funerale fu soprattutto solenne per il dispiegamento delle immagini degli antenati, perché vengono messi in mostra il capostipite della gens Iulia, Enea, tutti i re albani ed il fondatore della città, Romolo, poi i nobili sabini, Atto Clauso e tutte le altre immagini dei Claudi con un lungo corteo.
Testo originale
IX.
Magno ea fletu et mox precationibus faustis audita; ac si modum orationi
posuisset, misericordia sui gloriaque animos audientium impleverat: ad vana et
totiens inrisa revolutus, de reddenda re publica utque consules seu quis alius
regimen susciperent, vero quoque et honesto fidem dempsit. memoriae Drusi eadem
quae in Germanicum decernuntur, plerisque additis, ut ferme amat posterior
adulatio. funus imaginum pompa maxime inlustre fuit, cum origo Iuliae gentis
Aeneas omnesque Albanorum reges et conditor urbis Romulus, post Sabina nobilitas,
Attus Clausus ceteraeque Claudiorum effigies longo ordine spectarentur.
Dicerie sull'assassinio di Druso ( Liber IV, 10 )
Nel raccontare la morte di Druso ho riferito i fatti ricordati da moltissimi storici degni della più alta fede; ma non saprei tacere la diceria di quegli stessi tempi, talmente forte che non si è ancora spenta. Indotta Livia al delitto, Seiano avrebbe piegato a sé anche l’animo dell’eunuco Ligdo con una turpe relazione carnale, perché egli per età e bellezza era caro all’imperatore ed era tra i servitori preferiti; poi, quando fra i complici fu stabilito il luogo ed il momento per l’avvelenamento, Seiano giunse a tal punto di sfrontatezza da invertire le parti e, con una delazione per via indiretta, accusando Druso di voler avvelenare il padre, avvertire Tiberio di evitare di bere la pozione che gli sarebbe stata offerta per prima mentre banchettava a casa del figlio. Ingannato con questo tranello il vecchio, dopo che era iniziato il banchetto, passò a Druso la coppa che aveva ricevuto; e poiché egli la vuotava con vivacità giovanile e senza sospetti, crebbe il sospetto, come se volesse darsi la morte da solo che aveva preparato per il padre, per paura e per vergogna.
Testo originale
X.
In tradenda morte Drusi quae plurimis maximaeque fidei auctoribus memorata sunt
rettuli: set non omiserim eorundem temporum rumorem validum adeo ut nondum
exolescat. corrupta ad scelus Livia Seianum Lygdi quoque spadonis animum stupro
vinxisse, quod is [Lygdus] aetate