TRADUZIONI
Scarse sono le
notizie biografiche
che ci siano pervenute su
Apuleio che, tuttavia,
sappiamo aver goduto di
una celebrità considerevole presso i suoi contemporanei e nelle epoche successive.
Incerto rimane persino il prenome, Lucio, che tuttavia sembra derivare ( quasi
senza alcun dubbio )
dall’identificazione dell’autore con il protagonista dell'"Asino
d'oro".
Comunque, diverse informazioni possono essere dedotte direttamente dalle sue opere,
specialmente dall’Apologia
e dalla raccolta Florida. Apuleio nacque verso il 125 d.C. a Madaura, in
Africa, “posta al confine tra Numidia e Getulia” ( nelle sue stesse parole: Apologia 29, “ero seminùmida
o semigetùlo” ). Suo padre, che era duumviro, morendo lasciò a lui e a suo
fratello una cospicua somma, che presto si assottigliò a causa de i frequenti viaggi che Apuleio,
figlio in questo della sua epoca, compì - come avrebbe detto Erodoto - per sete di sapere.
Onorava di ricchissimi stipendi i suoi maestri,
poiché “acquistare sapienza - diceva - vale molto più che mantenersi un
patrimonio”. Fu a Cartagine che ricevette la sua prima educazione grammaticale e
retorica, quindi si trasferì ad Atene, che era il centro di cultura più rinomato del tempo,
dove si dedicò con enorme entusiasmo allo studio delle più disparate discipline,
soprattutto della filosofia platonica, aristotelica e di quella dei Peripatetici.
Proprio in Grecia
venne probabilmente iniziato a numerosi culti esoterici ( Apologia,
55 ). Tornato infine nella sua Africa, vi trascorse il resto della vita, senza tuttavia
cessare i suoi frequenti viaggi e soprattutto la lucrosa attività di brillante conferenziere.
L’episodio più celebre della sua vita è sicuramente il matrimonio con Pudentilla, madre
di Ponziano, un amico conosciuto ad Atene; quest’ultimo avrebbe convinto
Apuleio - ma è Apuleio stesso a raccontarcelo nella sua opera Apologia de magia
- a sposare la madre, una ricca vedova residente ad Oea ( l’antica città di
Tripoli ). Alla morte di Ponziano, i parenti di Pudentilla citarono in giudizio Apuleio,
sostenendo che la donna era stata plagiata e sedotta grazie ad un filtro magico
creato e poi propinatole a tradimento dallo stesso Apuleio. Il nostro
conferenziere ed erudito si difese pronunciando appunto l’Apologia
( De magia liber ), un brillante discorso, in seguito al quale pare che
abbia ottenuto l’assoluzione - o almeno così ci pare di capire. Dopo il processo,
Apuleio volle tornare a Cartagine, seguitando
ad esercitare l’attività di avvocato e di conferenziere, evidentemente con
brillante
successo, dato che gli furono dedicate diverse statue, una delle quali proprio a Madaura,
la città in cui era nato. Le frequenti fatiche minarono tuttavia il suo fisico, che era quello di
un uomo dall'aspetto piacevole ma di salute un po' cagionevole: continuatio
litterati laboris omnem gratiam corpore deterget, habitudinem tenuat, succum
exsorbet, colorem obliterat, vigorem debilitat
( Apologia 4:
“le continue fatiche di studio mi tolgono dal corpo ogni bellezza, mi logorano l'aspetto esteriore, mi
seccano la linfa vitale, mi spengono il
colorito, mi succhiano le forze” ). Non conosciamo infine la data precisa della morte
di Apuleio, che dovrebbe tuttavia risalire al 180 o al più 190 d.C.