Lo storico romano Tito Livio è stato spesso accusato dagli studiosi moderni di utilizzare un approccio ben poco critico nei confronti delle fonti letterarie antiche di cui egli si serviva; in realtà, tuttavia, anche se indubbiamente non si può che constatare la sua palese mania per il costante abbellimento e la onnipresente drammatizzazione della storia reale, dobbiamo riconoscergli una ben precisa ideologia ed un’interpretazione dei fatti che, sebbene evidenzi quasi in modo sfacciato il suo amore per il glorioso passato di Roma, risponde in pieno ai mandati propagandistici di Augusto di quel periodo. Tito Livio nacque a Patavium ( oggi Padova ) nel 59 a.C. Qualche perplessità sulla data di nascita può insorgere dal fatto che nel Chronicon di Girolamo leggiamo che Messalla Corvino e Livio nacquero nel medesimo anno: questo non può essere vero per Messalla, che nacque prima. Possiamo anche desumere che le condizioni economiche della sua famiglia fossero sufficientemente agiate, nel contesto però di una piccola città tradizionalista e conservatrice, seppur di nobili origini: sulla base di un giudizio riportato da Quintiliano ( Institutio oratoria I, 5, 56: Pollio reprendit in Livio Patavinitatem ), lo storico Asinio Pollione ebbe a risentirsi per la “patavinità” dello stile linguistico impiegato da Livio; secondo altri, invece, questa espressione andrebbe interpretata come giudizio negativo a proposito delle concezioni provinciali dello storico. Da Padova Livio si trasferì poi a Roma, dove visse a stretto contatto con Augusto, pur tuttavia senza ricoprire ruoli particolari di natura politica.
Secondo
Tacito, Livio volle schierarsi dalla parte di Pompeo, cioè
si atteggiò a convinto “repubblicano”, ma Augusto non ebbe a risentirsi per
questa presa di posizione: Titus Livius,
eloquentiae ac fidei praeclarus in primis, Gn. Pompeium tantis laudibus tulit ut
Pompeianum eum Augustus appellaret;
neque id amicitiae eorum offecit, “Tito Livio, eccellente per capacità
espressive e credibilità, elogiò così tanto Gn. Pompeo che Augusto lo
chiamava Pompeiano, benchè tuttavia questo non nuocesse alla loro amicizia” ( Annales
IV, 34 ). Del resto noi purtroppo non possediamo i libri di Livio relativi
all’epoca di Cesare e di Augusto - dispersi dal tempo a causa principalmente
dell'incredibile mole dell'opera intera dello storico, già criticata
nell'antichità ( da Marziale, per fare un esempio ) e poi problema insolubile
per gli amanuensi ed i ricopiatori: già l tempo di Marziale ne girvano pratici
"riassuntini" -, dove è facile immaginare che la posizione politica di Livio
dovesse
in qualche modo emergere con maggiore evidenza. Non possediamo però altre notizie
di qualche interesse sulla vita dello storico, se non per l’accenno di Svetonio nella sua biografia di
Claudio ( 41, 1 ), dove si parla dell’invito fatto da Livio al futuro principe,
allora molto giovane, a comporre un’opera storica. La data della morte di Livio è il 17 d.C.,
cioè tre
anni dopo quella di Augusto. Nel 1548 i padovani gli eressero un monumento sul
punto in cui si credeva fossero state ritrovate le ossa del grande storico.