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Szeged: Ferenc Móra Museum

Szeged: la Cattedrale

Szeged: particolare macabro


Pécs: Széchenyi tér

Pécs: la Sinagoga

Pécs: Basilica di San Pietro

Pécs: Király utca

Pécs: la torre della TV

Pécs: panorama

Pécs: il mio hotel


Sopron: Torre di Sorveglianza

Sopron: Porta della Fedeltà

Sopron: Civitas Fidelissima

Sopron: panorama e Chiesa di San Michele

Sopron: la "Chiesa della Capra"


Gyor: la Cattedrale

Gyor: il fiume Rába

Gyor: il Palazzo Vescovile


Fertod: palazzo Esterázy

Fertod: facciata del palazzo

Fertod: particolare del palazzo

Fertod: parco e palazzo Esterázy

Fertod: retro del palazzo

Il mio viaggio in Ungheria

Come si può immaginare, ho vistato questo magnifico Paese soprattutto per vedere l'ultima eclisse totale di Sole in Europa del XX secolo, l'11 agosto. Ma, durante le tre settimane che ho passato laggiù, ho avuto un sacco di altre avventure, come potrai vedere... inoltre, questo è stato il mio primo viaggio da "turista fai da te", dato che non mi sono appoggiato a un'agenzia di viaggi: sono stato io a scegliere dove andare e che cosa visitare, ho prenotato gli alberghi, mi sono occupato di tutto... e, lasciamelo dire, è stato un successo! Be', i soldi ce li hanno messi i miei genitori, questa è l'unica cosa a cui non ho pensato io...

Se hai letto quel che ho scritto su di me, sai già che ho un carattere "eremitico". Nonostante ciò, ho cercato di coinvolgere altre persone nel mio progetto, ma la risposta era sempre la stessa: "Be', forse, chissà, non lo so, vedremo..." così alla fine ho mandato tutti al diavolo e ho deciso di andare per conto mio. E, col senno di poi, è stata una buona idea!

Ho diviso il mio resoconto in quattro parti, una per ogni città che ho visitato in Ungheria:


Parte Prima: Budapest

Il mio viaggio inizia il 2 agosto, a dire il vero in maniera alquanto catastrofica. Appena giunto all'aeroporto di Malpensa, ho vissuto la mia prima avventura di overbooking (ovvero la scellerata abitudine delle compagnie aeree di prenotare più posti di quelli disponibili sull'aereo). Ho rischiato fino all'ultimo di rimanere a terra e dover prendere il volo successivo, ma sono stato fortunato: il volo era operato congiuntamente dall'Alitalia e dalla Malév, la compagnia di bandiera ungherese; siccome alcuni posti gestiti dalla Malév erano rimasti liberi, alla fine mi sono potuto imbarcare.

Giunto a Budapest, sono andato al ritiro bagagli... e ho visto che la mia valigia non c'era. Controllati anche gli altri nastri, ho visto che non era proprio da nessuna parte, e sono andato all'ufficio bagagli smarriti. Sbrigata un po' di burocrazia, ho ricevuto qualche soldo (circa 80-90.000 lire) per gli acquisti più urgenti e ho infine lasciato l'aeroporto, col morale a terra, diretto al mio ostello della gioventù. E così la prima cosa che ho visto a Budapest è stata un centro commerciale, dove ho speso parte della "mancia" ricevuta all'aeroporto per comprare le cose più urgenti: dentifricio, spazzolino, schiuma da barba e così via.

Per fortuna le mie disavventure sono finite qui: alla reception dell'ostello ho trovato persone molto gentili e disponibili (inclusa una ragazza veramente incantevole) che hanno telefonato all'aeroporto finché non s'è saputo che il mio bagaglio era giunto col volo successivo. Sono stati così gentili da recapitarmelo direttamente all'ostello, il giorno dopo il mio arrivo, e così ho potuto finalmente cambiarmi d'abito (ancora non odoravo come un cavallo, ma c'ero vicino) e godermi una delle più belle capitali europee, la "Parigi dell'Est", com'è chiamata.

Sarebbe troppo lungo descrivere tutti i luoghi che ho visto: posso citare la cattedralela Piazza degli Eroi e il parco retrostante col suo castello, lo zoo, l'opera, parchi, chiese, castelli, grotte, palazzi, musei, lo zoo... Per ora posso dirti che il cibo era ottimo e non così piccante come temevo, i trasporti pubblici efficienti ed economici, e le ragazze davvero magnifiche (ma niente flirt, sarebbe stato troppo bello).

Sono rimasto da solo nella mia camera all'ostello per buona parte del mio soggiorno: il penultimo giorno si è aggiunto un inglese, e l'ultimo uno spagnolo. Devo dire però che la solitudine non mi pesava: del resto, oltre ad essere un tipo eremitico, ho delle abitudini "turistiche" certamente poco apprezzate dai più: sveglia non all'alba ma quasi, e poi in giro per l'intera giornata a visitare tutto il visitabile, con qualsiasi tempo, e per finire a letto relativamente presto. Insomma, sarò anche un astronomo, ma la vita notturna non fa per me.

Non c'è molto altro da dire, se non che la mattina dell'8 agosto sono partito per Szeged, la mia seconda destinazione...


Parte Seconda: Szeged

Sono arrivato al mio hotel sano e salvo; era abbastanza lontano dal centro città, e pure vicino a una strada rumorosa, ma era a buon mercato, e col tram si poteva raggiungere il centro in dieci minuti.

Dopo Budapest, Szeged (che conta circa 180.000 abitanti) mi dava l'impressione di un piccolo paese... mi è bastato il primo paio di giorni per vedere tutto ciò che era elencato nella mia guida, e ciò che mi è piaciuto di più è stato la sinagoga vecchia e il museo cittadino, che ospitava una mostra sugli Avari.

Mentre a Budapest non avevo avuto problemi con l'inglese, le cose sono cambiate a Szeged, e sono stato costretto a riesumare il mio stentato tedesco, che si è dimostrato estremamente utile. Con le persone anziane, tuttavia, l'unica possibilità era rappresentata dal mio molto stentato ungherese... e la cosa peggiore è che in molti musei le "guide" erano precisamente anziane donne ungheresi! Quando visitavo i musei meno noti alla maggioranza dei turisti, mi capitava spesso di essere l'unico visitatore, così che le "guide" erano ansiose di spiegarmi tutto quel che sapevano sui reperti esposti. Mi seguivano come ombre, accendendo le luci nelle stanze in cui stavo per entrare, e spegnendole in quelle da cui ero appena uscito... tutto ciò mi faceva sentire piuttosto a disagio!

Ma ora parliamo dell'eclisse. Durante i primi due giorni che ho trascorso a Szeged non si vedeva nemmeno una nuvola in cielo; poi ho guardato le previsioni del tempo alla TV ungherese, e ho visto pioggia, fulmini, saette, un vero diluvio sull'intera nazione. Puntualmente, alle otto della mattina seguente è cominciato a piovere, il che mi ha reso, come puoi immaginare, incredibilmente depresso, ben più di quando avevo perso i miei bagagli all'aeroporto!

Poi, circa un'ora prima della totalità, c'è stato il miracolo: la pioggia ha smesso e chiazze di cielo blu hanno cominciato a fare la loro comparsa. Siccome c'era un enormità di gente nel centro della città, ho preferito tornare al mio hotel, e ammirare l'eclisse dal ponte sopra la ferrovia: di certo un posto poco romantico, ma ero da solo, e questo era ciò che m'interessava.

Dopo quei due indimenticabili minuti, non mi è rimasto niente da fare a Szeged, se non passeggiare senza meta, spedire alcune cartoline e prepararmi al viaggio in pullman verso Pécs, la mia terza destinazione...


Parte Terza: Pécs

Pécs è una città grande più o meno quanto Szeged, non lontana dal confine con la Croazia. Escludendo Budapest, si tratta della città più bella e affascinante che io abbia visto in Ungheria. E' ricchissima di monumenti, come la chiesa-moschea (una moschea costruita su un'antica chiesa e che infine è ritornata ad essere una chiesa), la cattedrale, la sinagoga e così via. Mentre Szeged è nel bel mezzo delle Grandi Pianure, Pécs non è lontana da dolci colline coperte dai boschi, il che rende il paesaggio molto più piacevole. Inoltre, il mio hotel era situato in un pittoresco edificio nel centro città, e, pur essendo uno dei più economici che ho provato in Ungheria, si è rivelato sicuramente il migliore.

Quando sono arrivato stava piovendo a dirotto, così sono stato costretto a prendere alla disperata il primo taxi che mi è capitato di vedere. Si trattava sicuramente di un abusivo, a giudicare dalle condizioni della macchina: tanto per cominciare, il tassista doveva usare un bastone di legno per tenere aperto il bagagliaio. Inoltre, siccome anche il freno a mano era rotto, mi è toccato tenere la macchina ferma mentre lui metteva le mie valigie nel bagagliaio. In ogni caso era una persona molto simpatica (non parlava né inglese né tedesco, lasciamo perdere l'italiano, ma siamo riusciti ugualmente a stabilire una forma primitiva di comunicazione), e mi ha fatto un prezzo onesto.

La pioggia è durata giusto un paio d'ore, e per il resto del mio soggiorno ho goduto di un tempo magnifico. Ho potuto godermi la vivace vita notturna nelle strade pedonali del centro (ma nessuna avventura, tanto per cambiare), e la vivace vita culturale durante il giorno, nei numerosi musei della città (il migliore secondo me è il museo delle miniere, allestito nelle gallerie di una vecchia iniera).

Infine, dalla torre della TV, sulla cima di un monte appena fuori della città, si poteva godere di un panorama grandioso. C'era anche un ristorante panoramico nella torre, ma non ci sono entrato, poiché mi dava l'impressione che fossero panoramici anche i prezzi.

Sfortunatamente sono rimasto a Pécs quattro giorni soltanto - si è trattato di un errore che ho fatto mentre pianificavo il viaggio, ma si sa, non sono infallibile...

Be', il 18 agosto mi sono alzato alle quattro di mattina per prendere l'espresso delle 5:40. Dopo un viaggio spaventosamente lungo (sei ore, con fermate anche nelle stazioncine più derelitte) sono arrivato a Sopron, la mia ultima destinazione...


Parte Quarta: Sopron

Dopo quell'interminabile viaggio in treno sono arrivato a Sopron, una bella cittadina vicino al confine con l'Austria (essendo l'Ungheria una piccola nazione, praticamente dappertutto si è "vicini al confine" con qualcosa). Ciò che più mi ha impressionato è che talvolta si ha l'impressione di trovarsi più in una città austriaca che in una ungherese: le insegne dei negozi sono sia in ungherese che in tedesco (talvolta solo in tedesco!), e si può trovare un numero soreprendetemente alto di dentisti. Questo non significa che gli abitanti del luogo abbiano una cura particolare dei propri denti: la verità è che gli austriaci trovano molto conveniente passare il confine e farsi rimettere in sesto la dentatura a prezzi stracciati per gli standard occidentali.

Il forte legame tra Sopron e l'austria ha anche ragioni storiche: nel 1921, come conseguenza del Trattato di Trianon, gli abitanti di Sopron si trovarono a scegliere se appartenere all'Austria o all'Ungheria. Votarono per la seconda a larga maggioranza, e da allora Sopron è nota come "Civitas Fidelissima" (la più fedele delle città).

La sua posizione, molto più vicina a Vienna che a Budapest, l'ha anche salvata dalle invasioni turche, così che Sopron è una delle pochissime città ungheresi con un cuore genuinamente medioevale. Il mio hotel era proprio nel mezzo di questo cuore, che ho così potuto esplorare molto velocemente.

Anche se Sopron è sicuramente una bella città, non mi ha fatto la stessa impressione di Pécs... soprattutto, ho notato che il centro medioevale di Sopron era un vero deserto dopo il tramonto, mentre il centro di Pécs era sempre pieno di gente. Inoltre, il mio terzo giorno a Sopron (il 20 agosto) è festività nazionale: si festeggia Santo Stefano, il primo re d'Ungheria (la cui corona avevo visto nel Museo Nazionale di Budapest). Tutti i negozi chiusi e - giusto per rendere le cose più piacevoli - pioggia per tutto il giorno. Ho passato gran parte della giornata nella mia camera d'albergo a guardare la TV austriaca, ma di sera sono andato a un concerto per organo in una chiesa vicina, così che la giornata non è andata completamente persa.

Ho passato i miei ultimi due giorni ungheresi fuori Sopron. Durante il primo ho visitato Gyor, circa 90 km ad est di Sopron, famosa per la sua cattedrale (che non ho potuto visitare molto bene, dato che quel giorni vi si celebrava un matrimonio dopo l'altro), le mura cittadine e una casa dove Napoleone passò la notte del 31 agosto 1809: l'unica volta in cui mise piede in territorio ungherese! Il giorno dopo sono andato a Fertod, un piccolo paese circa 25 km ad est di Sopron, famoso per il palazzo degli Esterázy, costruito da una famiglia di nobili ungheresi, e precisamente da Miklos Esterázy, che era solito dire "Tutto ciò che l'imperatore [degli Asburgo] può permettersi, me lo posso permettere anch'io". Il palazzo è talvolta chiamato "la Versailles ungherese", e, sebbene non così lussuoso, è sicuramente interessante e circondato da un magnifico parco.

Una noticina sulla grafia: sia Fertod che Gyor vorrebbero un doppio accento acuto sulla o: è un segno grafico tipico dell'ungherese, e si pronuncia come la ö tedesca, solo un po' più lunga.

Siamo proprio arrivati alla fine: il giorno dopo, 23 agosto, ho preso il treno per Vienna e poi l'autobus per l'aeroporto. Per evitare l'episodio di overbooking del viaggio di andata, ho fatto il check-in con sufficiente anticipo: sette ore! Dopo aver visitato in lungo e in largo l'aeroporto, ho preso l'aereo e ho così posto fine alla più bella vacanza della mia vita.


Ultimo aggiornamento: martedì 15 agosto 2000