Kitabi Bahriye

Pin Reis, al tempo giovane ma già piuttosto esperto, viaggiò sulle navi di Kemal Reis per quasi tutta la lunghezza delle coste del Mediterraneo, ed in molte occasioni fu in grado di studiare i porti spagnoli, tunisini, francesi e tutti quelli che si affacciavano sull'Adriatico. Acquisendo informazioni sulle varie condizioni navali e geografiche di queste regioni, Piri Reis registrò le proprie osservazioni su di esse, e tutto questo formò le basi per il suo libro "Kitabi Bahriye". In esso Piri Reis descrisse le città e i paesi lungo le coste del Mediterraneo e vi disegnò mappe, carte e disegni di esse. Inoltre non trascurò di dare importanti informazioni sulla navigazione di quei luoghi. Leggendo il libro pagina per pagina, esso ci trasporta in un delizioso viaggio in queste regioni nel 16° secolo. Fondamentalmente esso è una sorta di guida navale sotto forma di libro. Egli raccolse tutte le precedenti informazioni e ad esse aggiunse altre conoscenze pratiche necessarie per i marinai sulle più importanti rotte litoranee, e disegnò grandi mappe di tutti i luoghi di tutti i luoghi che considerava degni di menzione. In questo modo il libro diventò non solo una pura e semplice guida, ma divenne anche il più grande "portolano" del tempo con le più avanzate tecniche di cartografia.

Chiunque può notare in questo libro un'importante innovazione: per rendere disponibile tutto quel materiale che non poteva inserire nelle mappe, ai suoi lettori Piri Reis disegnò delle grandi carte e le completò con degli indici.

Il libro ha molte versioni. 29 di esse si trovano nelle biblioteche di tutta Europa ed a Istanbul. Alcune di esse portano la data del 1520 (anno arabico 927) ed altre la data del 1525 (Anno arabico 927).

Il libro fu pubblicato nel 1935, con un'introduzione, un indice ed un facsimile, basato sulla versione che adesso si trova nel Museo di S.Sofia ad Istanbul. E' composto da 859 grandi pagine ed una sezione interamente composta in versi, consistente in 78 pagine; la seconda parte è divisa in 23 capitoli, 1107 distici in tutto. Dentro queste righe Piri Reis ha messo tutto quello che aveva imparato ed osservato, incluse informazioni acquisite indirettamente, sui mari del mondo, in uno stile facile da ricordare e memorizzare.

L'argomento principale del libro sono le coste e le isole del Mar Mediterraneo. Nei capitoli I e II (pp. 7-19) Piri Reis spiega il suo scopo nello scrivere il libro ed anche la sua vita sul mare con Kemal Reis. Nei capitoli III, IV, e V (pp. 19-23) ci dà delle informazioni a proposito delle tempeste, dei venti e sull'uso della bussola. I capitoli VI e VII (pp.23-29) riguardano le mappe ed i segni simbolici disegnati su di esse. Nel capitolo VIII (p. 29) Piri dice che un quarto dei mari che ricopre la terra ha dei continenti, e dando un nome a ciascuno di essi ne cita 7. Il capitolo IX (pp.30-32) è dedicato alle scoperte geografiche dei navigatori portoghesi. Nel capitolo X (pp. 33-37) Piri Reis parla dell'Abissinia fino ad arrivare al Capo di Buona Speranza e desidera che i Turchi possano spingere gli Olandesi e i Portoghesi fuori dal Mar Rosso. Nel capitolo XI (pp.37-43) sulla carta sferica che egli chiama "la palla della terra" Piri Reis parla dei poli, dei tropici e dell'equatore, e riferisce quello che i Portoghesi conoscevano riguardo a queste zone della terra. Nel capitolo XII (pp. 43-52) narra come i Portoghesi facevano dei viaggi dal loro paese fino alle Indie con i venti favorevoli, in modo molto proficuo. Il capitolo XIII (pp. 52-56) è di informazione generale sulla navigazione, ma riferisce anche alcune storie di marinai basate su delle chiacchiere fantastiche.

Esso include anche un resoconto sui mari della Cina, e considerando quella parte del mondo come la più orientale, egli ci dà delle informazioni sul popolo cinese, sui suoi costumi, sulle sue tradizioni e sulla loro abilità nella ceramica. Le spiegazioni presenti nei capitoli XIV e XV (pp. 56-61) riguardo all'Oceano Indiano e ai monsoni sono valide tutt'oggi. Inoltre Piri Reis discute delle situazioni dei venti nel Mar Mediterraneo e nel Mar Egeo. Qui descrive anche lo strumento chiamato la "Misura Indiana" che stima le altezze e dà anche delle informazioni sulla Stella Polare.

Nel capitolo XVI (pp. 61-66) Piri descrive il Golfo Persico da quello che ha sentito riguardo ad esso, in quanto non è stato in grado di visitare quella parte del mondo. Inoltre ci dà una bellissima descrizione della pesca delle perle e dei luoghi dove è possibile effettuarla. Questo brano è ancora attuale dato che la pesca delle perle è ancora praticata nello stesso modo e negli stessi luoghi. Nei capitoli XVII, XVIII, XIX e XX (pp.67-77) egli chiama l'Oceano Indiano "il Mare dei Negri" e ci fornisce un resoconto delle sue coste e isole.

Nel capitolo XXI (pp. 77-84) indaga sull'Oceano Atlantico sotto due diversi nomi: "il Mare Occidentale" e "Il Grande Oceano". Ci dice che il "Mare Occidentale" inizia dallo Stretto di Gibilterra e si estende per più di 6.400 km verso ovest. Inoltre informa il lettore del continente che lui chiama "Antilia". Piri Reis afferma che vi sono delle montagne che contengono ricchi giacimenti auriferi e che alla profondità di circa 7 metri nel mare sono state trovate delle perle (p.78). Narra la storia del continente e ci dice che fu scoperto da dei marinai. Riguardo agli abitanti Piri afferma che hanno la faccia piatta e gli occhi distanziati di una spanna l'uno dall'altro; sono di corporatura molto robusta e di aspetto spaventoso, anche se racconta tutto questo solo per sentito dire. Comunque Piri Reis aggiunge alcune esperienze personali come quando una volta ebbe un cappello appartenuto agli indigeni di qualche isola mediterranea. Il cappello era fatto di piume di pappagallo. C'era anche un'ascia fatta di qualche tipo di pietra dura e nera che poteva tagliare persino il ferro. In questa maniera Piri scrisse molte delle informazioni che erano sui bordi della mappa dell'America nel suo libro.

Nel capitolo su questo "Mare Occidentale" leggiamo tutto quello che si sapeva a quel tempo della scoperta dell'America. In particolare ci narra, sempre per sentito dire, di come un particolare libro del periodo di Alessandro il Grande fu tradotto in Europa, e di come Cristoforo Colombo, dopo averlo letto, partì e scoprì le Antille con i vascelli che ottenne dai regnanti spagnoli.

Ora è veramente ovvio che Piri Reis venne in possesso della mappa che aveva usato il grande navigatore italiano.

Egli fa un riferimento al Mar Caspio e afferma che è un mare chiuso. Comunque non ci dà nessuna informazione riguardo al Mar Rosso o al Mar Nero.

Così in queste 74 pagine in versi Piri Reis fu in grado di raccogliere tutte le informazioni sulla navigazione conosciute al tempo.

La parte principale del libro consiste di 743 pagine (pp. 85-848), e queste sono divise in 209 capitoli con 215 mappe e carte. Questa parte è scritta in prosa, con lo scopo di renderla di facile lettura per qualsiasi marinaio. Questa parte inizia con lo stretto dei Dardanelli, continua col Mar Egeo, le sue coste ed isole, quindi parla del Mar Adriatico e delle coste occidentali italiane, del sud della Francia e della Spagna orientale: ci sono informazioni geografiche e storiche sulle isole e dallo stretto di Gibilterra alla costa africana fino all’Egitto, per giungere alle spiagge della Palestina e della Siria, a Cipro e alla linea costiera dell’Anatolia fino al Mar di Marmara. Alla fine di questa parte Piri Reis analizza Creta e le altre isole che non aveva menzionato in precedenza. Più avanti ritorna sullo Stretto dei Dardanelli e termina il libro con una descrizione del Golfo di Saros.

Nel comporre il lavoro Piri Reis prima dà delle informazioni storiche e geografiche e quindi tratta delle conoscenze necessarie per la pratica della navigazione. Ogni capitolo contiene carte molto dettagliate, alcune addirittura in differenti colori. Dato che il suo metodo è usato ancora oggi nelle guide sulla navigazione in mare, non si può non rimanere meravigliati ad uno sguardo più attento del libro. In alcuni punti l’accuratezza dei resoconti è inconfutabile. Il lavoro di Piri Reis, di conseguenza, deve essere considerato molto importante per la scienza della navigazione.

Il grande ammiraglio-scrittore disegnò mappe e redasse dettagliate informazioni sulle coste adriatiche in generale e sulla Baia di Venezia in particolare. Riguardo la seconda egli ci dice: “La città di Venezia si estende sudi un’area di 19 chilometri. L’intero distretto è composto da parti di terra e parti di mare. Il mare è in alcuni punti molto basso ed in altri profondo. La popolazione ha costruito delle palafitte su questi punti poco profondi e sopra di essi ha costruito la loro città. Prima che la città fosse costruita in questa maniera i pescatori erano soliti venire in questi luoghi solitari, stendere le loro reti e prendere pesci. Quando poi la pesca prosperò, molta gente cominciò a venire e a sistemarsi qui costruendo case su queste palafitte. Nel corso degli anni crebbero di numero. I più saggi tra di loro pensarono che la città che stavano costruendo doveva essere in grado di stare in piedi per molto tempo”. (Bahriye, p.422-423)

Quindi Piri descrive il famoso palazzo di San Marco, lo scopo e i procedimenti usati nel costruirlo. Più avanti ci narra degli abitanti che vivono grazie al commercio, e che uno di loro gli noleggiò una guida per portarlo dalla fortezza di “Yaransa” per andare alla città di Venezia, altrimenti, essi non avrebbero preso nessuna responsabilità per qualsiasi perdita o danno dovuto a causa delle acque molto basse.

Il giudizio finale al quale siamo giunti sul libro, dopo profondi studi, è il seguente: “Le ricerche fatte su di esso rivelano che non un solo resoconto vi può essere trovato che non sia basato su fatti”. Ciò diventa molto ovvio nel caso di Creta quando le conoscenze concernenti l’isola sono comparate in differenti periodi storici. Sfortunatamente, comunque, dal momento che questo grande lavoro non fu pubblicato nel 16° secolo e fu di conseguenza sconosciuto al mondo scientifico, non fu al tempo così utile come poteva esserlo in realtà. Tuttavia il libro conserva la sua importanza e valore nonostante i secoli trascorsi.

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