JOHN HARRISON

(Foulby, presso Fontefract, Yorkshire, 1693 - Londra 1776)

Orologiaio, carpentiere e meccanico inglese, nel 1726 costruì (da autodidatta) il primo orologio a pendolo autocompensato; ideò poi un tipo di scappamento che riduceva gli attriti, un ingegnoso sistema di carica e nel 1735, in seguito ad un concorso indetto molti anni prima dalla Commissione per la Longitudine, realizzò un cronometro (del peso di oltre 30 kg.) che consentiva di determinare la longitudine in mare con un errore inferiore al mezzo grado. Per i successivi 30 anni Harrison migliorò sempre più il suo strumento, fino a che, nel 1761, suo figlio intraprese un viaggio  di prova verso la Giamaica, portando con sé il modello "Harrison n° 4". Dopo 81 giorni di navigazione il cronometro aveva solo cinque secondi di ritardo! Una copia di questo modello, realizzato da Larcum Kendall, fu poi usato da James Cook nel suo secondo viaggio, che durò dal 1772 al 1775: dopo tre anni di navigazione il ritardo segnato era di soli sette minuti e quarantacinque secondi.

Nel cronometro di Harrison il movimento era controllato da due bilancieri, collegati da una molla, che si adattavano ai cambiamenti di temperatura per mezzo di un "bordo di compensazione" di ottone e barrette di acciaio. La molla principale veniva parzialmente ricaricata ogni sette secondi, con un sistema di "mantenimento di potenza", per evitare che l'orologio rallentasse durante questo processo. Rappresentava, così, per questo sistema di compensazione della temperatura e per i suoi cuscinetti autolubrificanti, un brillante esempio di fisica applicata.

Nonostante Harrison fosse, quindi, riuscito a risolvere il "secolare" problema della determinazione della longitudine in mare, l'Ammiragliato si rifiutò di pagare l'intera somma del premio e fu necessario l'intervento di Giorgio III per liquidare parte del premio all'ormai ottantenne inventore del cronometro da marina.

Circa nello stesso periodo, infatti, il tedesco Johann Tobias Mayer (1723-1762), sovrintendente dell'Osservatorio di Gottingen, aveva realizzato la prima serie di tavole lunari sufficientemente precise per poter fungere da base del "metodo delle distanze lunari" atto a stabilire la longitudine in mare. Il metodo consisteva nel misurare la distanza dalla Luna di prefissate stelle o pianeti; tale distanza misurata all'ora locale, opportunamente confrontata con quella riportata sulle tavole, permetteva di ottenere l'ora del meridiano fondamentale cui corrispondeva la medesima distanza lunare. La differenza delle due ore forniva la longitudine cercata.

L'Ammiragliato britannico concesse, nel 1765, alla vedova di Mayer parte del premio - tremila sterline - riconoscendo così anche all'astronomo tedesco, oltre che a Harrison, una primogenitura nella realizzazione di un metodo pratico e affidabile per la determinazione della longitudine in mare.

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