IL QUINTO ELEMENTO INFORMATIVO CHE NON C’È

Chi, cosa, come, quando, dove sono i cinque elementi che, nella filosofia occidentale della vita quotidiana, richiamano altrettanti concetti informativi per definire il quadro completo di una situazione.

Nella filosofia Bantu-Ruandese ritroviamo il "Muntu": l’uomo, la persona, il soggetto, l’ideatore, l’autore, l’artefice della situazione; poi il "Kintu": l’oggetto, la cosa, la vittima della situazione; poi ancora il "Kuntu": il come, la modalità, la via o il mezzo; infine c’è il "Hantu" ( "h" si pronuncia come all’inglese): il luogo, la collocazione dell’evento.

Un quinto elemento informativo (tempo) manca, o diviene virtuale. Manca infatti una parola per esprimere il quando. Ovvero nell’informazione sul "dove" è insita anche quella sul "quando". Diciamo che esiste un dualismo spazio-tempo. Una volta che si sa chi ha fatto una determinata cosa e le modalità con le quali l’ha fatta, aggiungendovi un’informazione sul luogo è difficile non trovare anche una collocazione temporale dell’evento. Oppure l’informazione su chi ha fatto cosa, come e dove è già in sé soddisfacente per lo svolgimento delle situazioni successive. Vice versa un’indicazione sul quando può dare anche un’idea circa dove è situato l’evento in questione, o può essere tale da rendere l’informazione sufficiente in sé e togliere ogni curiosità o voglia di indagare sul luogo.

La radice comune a questi quattro elementi è, come si nota, il "ntu". Ntu è la forza universale che si manifesta in tutte e quattro le forme, che sono il muntu, il kintu, il hantu ed il kuntu, e non ne può essere separata. Ntu è la forza in cui l’essere e l’esistente coincidono. Il concetto di muntu non corrisponde quello di uomo ma abbraccia, oltre i viventi, anche i morti e tutti i dei piccoli e grandi. La sola forza dotata di intelligenza, Muntu ha l’esercizio del "Nommo", la parola creatrice, generatrice. Il kintu racchiude invece tutte forze che non possono agire da sé ma si attivano solo per il commando di un muntu: gli animali, le piante, i metalli, le pietre, ecc. sono dei "bintu" (plurale di kintu). Sono forze intelligenti a disposizione dell’uomo. Anche il kuntu racchiude in sé la forza delle modalità ma tale forza non è autonoma, non si può infatti rappresentare una modalità al di fuori del suo autore, il muntu. Infine il hantu che racchiude spazio e tempo, è la forza grazie alla quale ogni esistente è in continuo movimento. Niente di strano, basta osservare che le lancette di un orologio si spostano segnando il tempo, oppure i grafici matematici che per rappresentare il movimento segnano la distanza (posizione) sulle ordinate ed il tempo sulle ascisse.

Il Nommo è l’energia vitale che sveglia ogni vita ed esercita un’azione sulle cose, in quanto è parola. Il seme non ha una virtù propria, non produrrebbe nulla senza l’influenza umana. L’uomo interviene sul seme con il suo intelletto attivo, e ciò per mezzo del Nommo, l’unità fluida corporeo-spirituale che compenetra tutto e tutto attiva e anima.

Questo Nommo provoca la fecondazione ma non basta per generare un essere umano completo, cioè con una personalità, un muntu: il neonato diviene un muntu solo quando il padre (o anche lo stregone) gli dà il nome e pronuncia questo nome. Prima di ciò il corpicino rimane un kintu, e se venisse a morire, non entrerebbe nell’anagrafe. Una traccia di questo concetto la ritroviamo pure nella cultura anglosassone: nella lingua inglese il pronome personale "it" si applica agli oggetti, agli animali, ed al neonato quando non si vuol dar importanza al sesso che non lo si conosce ancora, cioè non gli si è ancora dato il nome, in quanto dare il nome significa anche specificare il sesso del neonato.

Il pronunciamento del nome quale ultimo atto della creazione è molto rispettato in Rwanda, essendo prevista un’apposita cerimonia festosa (all’ottavo giorno dalla nascita) per dare il nome al bambino.
 
 

Athanase Munyaneza
Dicembre 01
 
 

Bibliografia

Janheinz Jahn, Muntu La Civiltà Africana Moderna. ed . Einaudi, 1975.
 
 

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