Edgar Allan Poe, Il creatore di incubi

Biografia  L'autore e il suo tempo  Considerazioni sull'autore   I Racconti

                                                

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Biografia

Edgar Allan Poe era scrittore e poeta, nacque a Boston nel 1809. Figlio di due poveri attori girovaghi, ben presto rimase orfano. Il padre David Poe, che pare fosse dedito all'alcool, un giorno scomparve senza dare tracce. La madre, Elizabeth Arnold, malata di tubercolosi, morì a soli ventiquattro anni, nel 1811 a Richmond, quando il piccolo aveva, dunque, appena due anni. Il bambino fu allevato da un agiato commerciante, negoziante di tabacco, Jhon Allan, sposato, senza figli, e fu viziato dalla madre adottiva, Frances. Nel 1815Allan portò con sé il ragazzo in Inghilterra, dove rimase per cinque anni, compiendo parte dei suoi studi.

Tornato negli  Stati uniti, frequentò l'Università della Virginia, ma, a causa del suo carattere ribelle, ne venne espulso.Morta l'amata madre adottiva e rotto ogni rapporto con Jhon Allan, andò a Boston, dove riuscì a far pubblicare la sua prima raccolta di versi: Tamerlano e altre poesie. Nel 1830 fu ammesso nell'Accademia militare di West Point, ma anche da qui fu espulso. Si trasferì, dunque, a Baltimora dove fu accolto in casa di sua zia Maria Clemm. Nel 1831 pubblicò le Poesie, nelle quali trovò una dolente e febbrile voce propria. Cominciò a pubblicare i suoi primi racconti, uno dei quali, Manoscritto trovato in una bottiglia,vinse un importante premio e gli procurò la direzione del Southern Literary Messenger di Richmond. Sposò la cugina, Virginia Clemm, non ancora quattordicenne, e anch'essa, come la madre di Poe, di fragilissima salute. Abbandonò Richmond e si trasferì a New York, dove lavorò come giornalista, e anche come critico letterario valentissimo, ma miseramente ricompensato. tutta la vita di Poe sarà tormentata dallo spettro della povertà, e sempre più egli sarà preda del vizio dell'alcool. Nel 1838 pubblicò il romanzo Gordon Pym, opera che contiene pagine di una grandissima, forte misteriosa suggestione da rendere il romanzo un capolavoro indimenticabile. Nel 1839 Poe divenne direttore letterario del Burton's Gentleman's Magazine. Nel 1840 pubblicò Racconti del grottesco e dell'arabesco, che raccoglieva racconti già pubblicati su altre riviste, i cosiddetti "racconti del terrore", che rivelano la sua macabra visione dell'universo, terribili, agghiaccianti, allucinanti. Poe, era   invasato e morbosamente attratto dall'incubo della morte che colpisce i fiori più giovani e delicati - come sua madre- e la sua giovane moglie. I suoi racconti più importanti e carichi furono: Berenice, Morella, Ligeia, William Wilson, la caduta della casa degli Usher, Una discesa nel Maelstrom, Il pozzo e il pendolo, Eleonora ( che inizia con queste parole: "Nessuno ha potuto stabilire se la pazzia è o non è una superiore forma di intelligenza....."). Alcuni di questi racconti sono polizieschi, e il protagonista che investiga è l'ispettore August Dupin. Fu proprio Poe ad inventare il genere poliziesco: Dupin è il precursore di Sherlock Holmes. Nel 1845 Poe pubblicò la sua poesia più famosa Il Corvo, che con la sua cadenza ossessionante esprime il rimpianto amaro del passato, il vuoto dell'ora che passa e il palpito gelido della morte che si avvicina. Le poesie di Poe sono considerate anticipatrici della poesia simbolista, di Ribaud, Baudelaire e Mallarmè, per la loro forza di suggestione e per un certo senso di vago e di volutamente indeterminato che da esse si sprigiona. Nel 1847 morì di tubercolosi la giovane amatissima moglie Virginia. Le condizioni economiche dello scrittore peggioravano continuamente. Nel 1848 uscì un interessante e assai discusso poema in prosa: Eureka, una nuova teoria dell'universo. Nel 1849 prossimo a nuove nozze, morì dopo terribili giorni di delirio da alcoolismo, perseguitato dai fantasmi che gli si affollavano attorno al letto, lontano da ogni affetto nel Washington Hospital di Baltimora.

 

L' autore e il suo tempo

Con gli inizi del XIX secolo la febbre americana, che ha contagiato da sempre la civile ma irrequieta Europa per quel senso di paradiso perduto, semplice, incontaminato e dalle enormi potenzialità che il nuovo continente riesce a comunicare, contagia gli stessi Americani. Le conquiste democratiche, i progressi in economia, i successi in ogni campo fanno sentire che anche dal punto di vista culturale, e letterario in particolare, gli Stati dell'Unione hanno la possibilità, anzi il dovere di liberarsi dalla colonizzazione europea; quindi, partendo da massicci interventi nel campo dell'educazione e attraverso un'enorme diffusione di libri, riviste e giornali, anche grazie a invenzioni rivoluzionarie come la stampa a vapore (1825) e il rotocalco più tardi, si creano i presupposti del decollo di un'autoctona letteratura americana. Naturalmente c'è anche chi, più sensibile ai richiami della vecchia Europa, sottolinea la rozzezza della giovane Repubblica; ma il senso di una superiorità indiscutibile, l'idea di un'America destinata a funzioni di guida mondiale sono in generale così radicati da vincere facilmente quei dissensi. I due autori che meglio di ogni altro in questo periodo soddisfano il nazionalismo imperante sono W. Irving e J. Fenimore Cooper: entrambi importanti uomini d'affari, entrambi propensi a considerare la letteratura, più che un fine, un mezzo per esprimere le loro convinzioni sull'America, essi "producono" in maniera massiccia racconti, romanzi, vere e proprie saghe, che divengono tpsofacto dei classici, e vengono introdotti nelle scuole. Con essi le e Ande americane, le meraviglie naturali, i sentieri del West, l'avventura vengono nobilitati a patrimonio culturale; intorno ai due scrittori e a W. C. Bryant, il primo grande poeta americano, si forma una vera e propria scuola, la "scuola di Hudson", fondamentale per questo processo di autoaffermazione e inorgoglimento nazionale.

A un simile clima pionieristico Poe è del tutto estraneo; e ciò spiega anche le difficoltà che lo scrittore incontrò nell'affermarsi, oltre naturalmente l'indisciplina e la rissosità del suo carattere di ribelle. Fu l'Europa a riconoscere il genio di Poe, e per molti aspetti egli è scrittore europeo, ideale collegamento tra Romanticismo e Simbolismo. Peraltro la sua scrittura essenziale, rapida e lampeggiante, la sua predilezione per temi e figure assolutamente non letterarie, il senso o meglio l'istinto della novità e della provocazione, rientrano bene nello spirito pionieristico, avventuroso e intellettualmente giovane dell'America dell'Ottocento.

 

Considerazioni sull'autore

Intraprendere un qualsiasi discorso su Poe senza essere condizionati dal tratto "maudit" che ne è stato fatto non è impresa facile: a partire dai suoi contemporanei, da Baudelaire a Rimbaud e ai parnassiani francesi, per giungere fino alle innumerevoli e spesso risibili versioni cinematografiche delle sue opere, in cui egli è spesso mischiato ai suoi allucinati personaggi, il poeta e narratore di Boston ha dovuto subire i riflessi di una reputazione che egli stesso ha contribuito ad avvalorare, falsificando molti dati della sua vita, girando per i salotti americani in un abbigliamento che ricordava il suo Corvo, insistendo sulle qualità ispiratrici di droghe e alcool. Ed effettivamente nella sua vita ritroviamo gli spunti di molti temi che sostanziano la sua opera: per esempio, la sua infanzia travagliata, che ha senz'altro giocato un ruolo importante nella formazione di una personalità ribelle e alla continua ricerca di affetto, desiderosa di stima e riconoscimenti, e votata invece alla solitudine, la ritroviamo costantemente nei suoi personaggi, con una insistenza quasi maniacale. Da un tale punto di vista, anzi, l'uso pressoché costante della prima persona, dell' "io narrante", è un segnale da non sottovalutare, così come non è da sottovalutare il fatto che molti racconti hanno il valore di un messaggio estremo lanciato ad una umanità con cui lo scrittore non riesce a comunicare: lo scrittore-personaggio vive in solitudine il proprio dramma, tutt'al più alla presenza di un testimone, che però risulta muto e inutile (Il crollo della casa Usher). Per questa sua "filosofia" Poe risulta alla fine estraneo al generale clima di ottimismo e di corsa all'esaltazione nazionale così vivi negli Stati dell'unione nei primi decenni dell'Ottocento; egli non ha "fiducia nella perfettibilità umana, o nelle nozioni generalmente acquisite di uguaglianza, progresso e miglioramento"; la sua opera appare come l'altra faccia della medaglia, come la denuncia, certo non programmatica ma pur sempre reale, dell'ottimismo tutto americano e delle conseguenti scelte formali di autori come Irving e Cooper. Questi ultimi costruiscono le loro storie sull'orizzonte dei grandi spazi del nuovo continente, intorno a leggendari esploratori e a nobilissimi (o crudelissimi) pellerossa; Poe cala invece in atmosfere da incubo, al di là della storia e della geografia, i suoi pazzi e i suoi fantasmi; quelli sembrano assecondare la forma ai contenuti, Poe ribalta questo rapporto, preoccupandosi, come dimostra ne La filosofia della composizione (1846), dell’accordo fra le varie parti di una poesia o di un racconto, con la "precisa e rigorosa coerenza di un problema di matematica", e con la teorizzazione della brevità, perché "tutti gli eccitamenti che vogliono essere intensi, per necessità psicologica, han da essere anche brevi".

 

 I Racconti   

Rue Morgue.jpg (19950 byte)I delitti della Rue Morgue Se si escludono Le avventure di Gordon Pym (1838) e Il diario di Julius Rodman, una sorta di western a puntate pubblicato (e non terminato) nel 1840, i quali rappresentano un tentativo da parte di Poe di adeguarsi ai gusti del tempo (il primo è essenzialmente un libro di viaggi, anche se affiorano già i temi allucinanti di molti racconti, il secondo si ricollega alla produzione di Irving e Cooper), lo scrittore di Boston rimane assolutamente fedele alle proprie teorie sulla brevità. I racconti, per indicazione dell'Autore stesso, si dividono in grotteschi e fantastici (o dell' "arabesco"), più un gruppetto che potremmo definire polizieschi. Nei primi Poe riprende alcuni dei modelli dell'umorismo americano: le estreme esagerazioni, il gioco di parole, la serietà che maschera la burla, fino al "pauroso esagerato nell'orribile", che sfocia nel nero tipicamente inglese e tedesco (ma Poe amava dire che "il terrore non è della Germania, ma è della mente").
Ripercorrere le tappe storiche di questo genere letterario,da Il castello di Otranto (1764) di
Walpole , a Il monaco di Lewis, al Frankenstein (1818) della Shelley, passando attraverso la

produzione di Hoffmann,   per giungere fino ai precedenti americani, quali Wieland (1798) di Brown e i Tales of a traveller (1824) di Irving, può aiutarci ad inquadrare i racconti di Poe; ma certamente il carattere gotico della produzione europea è del tutto ignorato dal narratore americano: le sue storie sono di norma ambientate nel presente, o meglio, non sono databili, e la paura nasce in genere dall'interno del personaggio, dalla sua mente, dalle sue allucinazioni, piuttosto che da sollecitazioni esterne (Il cuore rivelatore). E questa paura viene analizzata talmente a fondo, nel suo insorgere e nelle conseguenze, che altri sentimenti sono assolutamente secondari, tanto che si è potuto parlare di "figure", più che di personaggi, di figure "tanto poco realistiche che non sembrano avere neppure una consistenza fisica". Esse si muovono spesso in una sorta di "trance da terrore, che rappresenta in molti casi l'inizio della fine (Il crollo della casa Usber), ma anche, non di rado, l'unica forma di conoscenza a disposizione dell'uomo, che sconvolge e trasfigura la realtà (Una discesa nel Maelstrom). Che la semplice razionalità non sia per Poe sufficiente alla comprensione, che la verità sia spesso raggiunta per altre vie, ci viene confermato dai racconti raziocinativi (quelli incentrati sulla figura di Dupin, poliziotto dilettante nel senso originale del termine), generalmente considerati gli antesignani della letteratura poliziesca, in cui chi risolve l'enigma non è chi si attiene semplicemente ai fatti, bensì il genio, che lascia che la ragione sia sospinta dall'estro e dall'immaginazione.