Le rovine dell'antica città di Falerii Novi
Prendiamo
la via per Civita Castellana. Giunti nella frazione di Falleri (frazione di
Fabrica di Roma e non di Civita!) giriamo a destra per il Parco Falisco. Percorsi
circa 200 metri notiamo sulla sinistra i ruderi della
cinta muraria della città romana di
Falerii Novi.
Notevoli e consistenti resti archeologici, oggetto
di esplorazioni sistematiche nel secolo scorso e in parte successivamente
interrati, si conservano a testimonianza del lungo periodo di vita della città.
L'intera superficie urbana - estesa su un'area
pianeggiante sulla riva sinistra del Fosso Purgatorio che ne lambisce il lato
meridionale - è racchiusa dalla cinta
muraria, assai ben conservata, che delinea il perimetro della città, di
forma trapezoidale, lungo oltre 2 km. Costruite in opera quadrata a blocchi
di tufo, le mura sono potenziate da 50 torri quadrate disposte a distanze
regolari nei punti meno difendibili dell'intero circuito e ai lati delle 9
porte; a maggior difesa del versante orientale fu aggiunto anche un profondo
fossato.
Quattro
porte principali si aprivano in corrispondenza degli assi stradali più importanti:
a sud e a nord per l'ingresso in area urbana della Via Amerina, a est e a
ovest per l'asse longitudinale, proveniente dalla Via Flaminia e diretto a
Sutri. Queste porte erano costituite da un vano d'ingresso coperto a volta,
con archi in conci di peperino sormontati da eleganti cornici. Una di queste
è la Porta di
Giove, ancora oggi ben conservata. In realtà la testa in tufo sopra
l'arco non sembrerebbe di Giove, ma della dea Giunone, al cui culto la città
fu devota. Inoltre essa è una copia dell'originale, conservata al museo
falisco di Civita Castellana.
Altre porte e ingressi secondari erano distribuiti
lungo il perimetro della città; tra queste la porta
Puteana a sud-est, detta anche 'del Bove' per la presenza di una protome
zoomorfa scolpita nella cornice dell'arco. Le porte più importanti della città
All'interno dell'area urbana, articolata sugli
assi principali longitudinale e trasversale con scansione regolare degli isolati,
si conservano le tracce di vie basolate e resti di un grande edificio
pubblico.
Nel settore sudorientale un'ampia depressione
nel terreno indica il luogo del teatro, scavato in parte nel secolo scorso
e poi reinterrato; esterno alla città era invece l'anfiteatro, i cui resti
sono ancora conservati poco oltre il limite settentrionale delle mura.
Negli immediati dintorni della città, caratterizzati
da profonde gole tufacee, lungo le rive del Rio Purgatorio, sono visibili
numerose tombe di tipo falisco, ascrivibili al IV-III secolo a.C. - con camera
ipogea e loculi sulle pareti. Vanno invece assegnati al I secolo d.C. gli
avanzi di due mausolei
a pianta circolare posti lungo gli assi stradali all'esterno della città.
Imponenti e suggestivi sono i resti dei ponti
che, a nord e a sud di Falerii, scavalcano i numerosi corsi d'acqua lungo
la Via Amerina.
Altra
cosa da ammirare
è la basilica e il convento di Santa Maria, edificata nel 1143,
quando la città era già morta. La chiesa è in stile cistercense,
a tre navate, probabilmente realizzata dai maestri Cosmati. Aveva quattro
altari, quello principale conservava le reliquie dei santi martiri Gratiliano
e Felicissima, e un quadro della S.S. Annunziata.
Fu distrutto il tetto e saccheggiata dalle truppe napoleoniche nel 1799. In
seguito spoliata da ladri e vandali.
E' stata restaurata dal Ministero per i beni culturali e ambientali alla fine
degli anni ottanata.
L'elemento più prezioso rimasto oggi è il portale di marmo bianco.
Le catacombe dei Santi Gratiliano e Felicissima
Proseguiamo
verso il Parco Falisco.
Percorsi un centinaio di metri, prima del ponte, sulla destra, scendiamo verso
le catacombe dedicate ai santi martiri Gratiliano e Felicissima. In epoca
romana, intorno alle pareti di quattro ampie e alte gallerie, sono stati scavati
loculi fino a cinque piani e colombari per le urne cinerarie. Fu senza dubbio
il cimitero popolare della città di Falerii Novi.
Se prendiamo un sentiero al di là del fossato raggiungiamo brevemente
un'altra necropoli dello stesso periodo.
La valle dei Principi
Proseguiamo
ancora verso il Parco Falisco. Percorriamo l'alberata via Falerii Novi,
arriviamo in fondo e giriamo a sinistra, lungo la strada in discesa. Quando
la strada volta a sinistra noi ci fermiamo dinanzi a un sentiero. Prendiamo
il sentiero. Ad appena pochi metri, sulla sinistra, vediamo una serie di tombe
sopra un fossato. Se continuiamo per quella strada, scavalcando il fossato,
giungiamo all'area sacra e alla collina di Rio Purgatorio, la necropoli
a sud delle mura di Falerii Novi.
Noi invece prendiamo a destra e camminiamo in leggera salita lungo una siepe
di confine, contemplando ai lati il magnifico panorama del monte di Soriano
e del Monte Soratte. Fatti trecento metri circa il sentiero finisce in un
bosco. Entriamo nel bosco, ed ecco che d'improvviso ci appare la valle
dei Principi: un tratto della via
Amerina aperta nel tufo e fiancheggiata dalle tombe. Le tombe sono su
vari piani, alcune con porticato di colonne, altre con scale d'accesso o a
pianterreno.
Il tratto della via s'interrompe sul Fosso Maggiore. Si notano i resti
del ponte romano che scavalcava il fosso.
Appena superato il fosso, tramite una passerella, entriamo in territorio nepesino.
Seguendo la sponda sinistra per circa trecento metri giungiamo a un blocco
tufaceo detto per leggenda Tempio della Sibilla. Ritornando all'altezza
del ponte e proseguendo in salita giungiamo al sepolcreto noto come Cavo
degli Zucchi.
Grazie al lavoro volontario del GAR (Gruppo Archeologico Romano) in questi
ultimi anni questa vasta area e un tratto della via Amerina sono stati riportati
alla luce e oggi si possono visitare.
Altri siti archeologici
Altri siti archeologici di minore importanza, difficilmente raggiungibili, sono sparsi in tutto il territorio di Fabrica, da Monte delle Monache a Gricciano.
Entriamo
nell'arco che conduce a Piazza Duomo. A sinistra è la Collegiata. In
fondo a sinistra il palazzo del Comune vecchio, costruito in epoca farnesiana.
E' stato ristrutturato in questi ultimi anni, ed è destinato ad attività
culturali.
Fino agli anni Venti v'era un piazzaletto antistante la chiesa. Poi furono
demolite una fila di casette che diedero al luogo un aspetto di piazza.
La Rocca
Farnese si erge davanti alla piazza. Sulla destra si apre la via Alberto Cencelli
con il bel palazzo Cencelli.
La Rocca
Saliamo la piccola rampa che da piazza Duomo ci conduce alla Rocca, il nicleo abitato più antico di Fabrica. Nella piazzetta di via della Torre è visibile una piccola ara marmorea, di fronte alla caratteristica chiesetta di San Carlo.
Nella
parte alta della Rocca abbiamo il castello, ampliato dai Farnese durante la
loro dominazione (1539-1649) e la torre eretta nel 1590, più alta di
una decina di metri di quanto sia attualmente. Castello e torre tornano al
patrimonio pontificio dopo la fine dei Farnese, e furono acquistati nel 1800
dalla famiglia Cencelli, che peraltro dal dopoguerra e fino ad anni recenti,
li lasciò in stato di abbandono.
Oggi questi beni appartengono alla Contessa Mariani di Vasanello, che li ha
ristrutturati.
Nella parte bassa della Rocca troviamo invece "La Cella", una piazzetta a forma di anfiteatro dove un tempo sorgeva la chiesa parrocchiale di S. Maria.
La Piazzaccia
Torniamo
di nuovo a piazza Duomo, scendiamo per le scalette costruite negli anni Venti
e giungiamo in piazza Marconi, dove possiamo ammirare la bella fontana del
1865. Di fronte alla fontana, il palazzo del Municipio.
Attraverso il basso arco entriamo nella cosidetta Piazzaccia. Qui,
in via della Fontanella n° 37, troviamo il palazzo con bifore trecentesche
dei Prefetti di Vico.
Le mura e le porte di accesso
Se percorriamo la via della Piazzaccia usciamo in fondo a via delle Sorgenti, una porta del vecchio castello medievale. Difatti sulla sinistra, in via Carbognano, notiamo il rifacimento di un torrione e tracce delle antiche mura.
Poco più avanti sulla destra ei erge il Palazzotto Bacchettoni, costruito dai Della Rovere nel 1500 e dotato di mura proprie perché fuori della cinta muraria del paese.
Arriviamo così a Piazzale Garibaldi (Fordiporta), dove all'angolo con via di Porta vecchia, fino ai primi del Novecento, v'era appunto la principale porta di accesso o di uscita per il paese.
Il primo nucleo di mra intorno alla Rocca è coevo alla nascita del castello di Fabrica. Mentre un perimetro più largo di mura, che segue l'abitato della Piazzaccia e si congiunge con la chiesa di San Silvestro, risale al 1400 circa.