FALERII NOVI
La
fondazione della città va probabilmente messa in relazione con la fase di riorganizzazione
dell'esteso territorio a ovest del Tevere iniziata subito dopo la distruzione
di Falerii Veteres da parte di Roma; i presupposti di tale fase sono chiaramente
indicati dalla costruzione di nuovi assi stradali, la Via Amerina e la Flaminia,
che consentivano rapidi collegamenti tra Roma e i territori da poco conquistati.
Il nuovo centro, Falerii Novi, posto lungo la Via
Amerina, si configura come impianto tipicamente romano, sia nell'assetto urbanistico,
sia nell'apparato politico-amministrativo, che, formalmente indipendente, risulta
di fatto sottoposto al diretto controllo del potere centrale.
Una deduzione coloniale, testimoniata dalle fonti
letterarie (Colonia Iunonia Faliscorum) nell'età dei Gracchi, diede nuovo impulso
alla città e al territorio limitrofo dopo una fase di pesante recessione economica.
La ripresa è ben documentata dalle testimonianze archeologiche che permettono
di registrare un notevole incremento nell'occupazione e nello sfruttamento delle
campagne, il cui riflesso si manifestò anche nella struttura sociale e monumentale
della città.
Le condizioni di benessere e di prosperità dovettero
proseguire anche nella prima età imperiale, come attestano i numerosi ritrovamenti
relativi a questo periodo. Successivamente si assiste a un progressivo impoverimento
dell'intero ambito territoriale che porterà irreversibilmente allo spopolamento
delle campagne e del centro abitato; questo già nel IV-V secolo appare quasi
totalmente abbandonato, a favore di un nuovo sviluppo del sito dell'antica Falerii
che darà vita alla medievale Civita Castellana.
Nel X secolo la città venne distrutta dai Normanni;
una successiva frequentazione del sito, a livello cultuale, è testimoniata dalla
splendida abbazia di S. Maria, di fondazione benedettina, passata poi ai Cistercensi,
le cui imponenti rovine dominano oggi il luogo dell'antico abitato.