Le Monde Diplomatique, maggio 1999

Controversie appassionate a proposito di sette

di Frédéric Lenoir [*].
Traduzione dal francese © Alessia Guidi.
Come proteggere chi si lascia catturare da gruppi "religiosi" che sfruttano il seguace più di quanto non lo sostengano? Come rispettare contemporaneamente il primo principio della laicità, che vuole ognuno libero di scegliere il suo pensiero e la sua fede? Tra queste due necessità, polemiche e rilanci appesantiscono la comprensione di fenomeni che si nutrono di forti stress morali e mancanza di legami sociali. Un caso particolarmente significativo è quello di Scientology.
Da alcuni anni, in diversi paesi occidentali, la questione delle sette sta suscitando violente polemiche. Nel 1996 militanti antisette tedeschi hanno incendiato manifesti di un film perché il suo protagonista, Tom Cruise, è un membro della Chiesa di Scientology. Successivamente, il Congresso americano ha indirizzato una nota di biasimo alla Germania, dopo che diversi Laender avevano proibito l'accesso al pubblico impiego ai seguaci di questo movimento, negli Stati Uniti riconosciuto come religione che beneficia di esenzione fiscale, ma molto controverso in Europa (1).

Per capire fino a che punto il problema è complicato è sufficiente ricordare che in Francia, nel gennaio 1996, una commissione parlamentare ha pubblicato un rapporto (2) - salutato dalla maggioranza dei media ma criticato da molti storici e sociologi della religione (3) - che qualificava la Chiesa di Scientology come "setta". E, nella primavera del 1997, una sentenza della Corte di secondo grado ha condannato in appello alcuni scientologisti per truffa. Ma la stessa corte ha deciso che «la Chiesa di Scientology può rivendicare il titolo di religione, e sviluppare in piena libertà le sue attività, nell'ambito delle leggi esistenti», sollevando un turbine di polemiche.

A proposito della loro proliferazione circolano le cifre più contraddittorie, e si moltiplicano chiacchiere - a volte diffamanti - che questa o quell'impresa, questo o quel ricercatore, questo o quel terapeuta appartengono a una setta. Vera piaga sociale per alcuni, paranoia o caccia alle streghe per altri, le posizioni sono talmente estreme che per al ricercatore o giornalista è difficile entrare nel dibattito senza essere accusato di essere "pro" o "antisette".

Questo clima appassionato deriva in larga misura dalle tragedie che hanno scandito la cronaca dal 1993. Anche se questi crimini hanno riguardato solo cinque tra le migliaia di gruppi esistenti, hanno dimostrato a quali estreme devianze possono arrivare certi gruppi che sembravano inoffensivi, e danno al fenomeno settario una connotazione fortemente emotiva che rende difficile la comprensione e qualsiasi analisi razionale.

Per cercare di abbandonare questo clima infuocato e decifrare il fenomeno, comunque profondamente complesso, è necessario porsi tre importanti domande: che cos'è una setta? Fino a che punto è esteso il fenomeno settario? In che modo gli stati possono combattere quei gruppi che ritengono costituire una minaccia, senza mettere in discussione i principi di laicità e libertà di coscienza?

La confusione su questo tema è in parte dovuta alla difficoltà di definire che cosa sia una setta. Non esiste definizione legale o universalmente riconosciuta, e ognuno adotta la sua definizione in base al punto di vista che difende. La parola "setta" deriva dal latino sequi, "seguire", e secare, "troncare, tagliare". Queste etimologie sottolineano due modelli tipici dell'aspetto storico delle sette: nate dagli insegnamenti di un capo carismatico che raccoglie seguaci attorno a sé, oppure nate a seguito di una rottura con un gruppo esistente. Accade di frequente che entrambi gli aspetti si mescolino, un fondatore che afferma la sua dissidenza di una religione più vecchia.

In questo senso Gesù o Buddha avrebbero formato nuove "sette" in seno alle loro rispettive tradizioni. Il termine viene inoltre usato in modo non peggiorativo nei buddismo e nell'ebraismo antichi per indicare varie correnti o scuole. Allo stesso modo, nell'antichità, la parola setta indicava scuole filosofiche che raccoglievano attorno ad un maestro ferventi discepoli, coltivando spesso la segretezza, come i pitagorici. La connotazione fortemente peggiorativa del termine appare in particolare in seno al cristianesimo per indicare gruppi eretici e dissidenti.

Nel linguaggio corrente degli europei del XVIII° e XIX° secolo, il termine "setta" viene prevalentemente utilizzato per designare la religione dell'altro, del nemico, di chi si vuole screditare. Tuttavia alcuni tra i fondatori della sociologia moderna - Max Weber e Ernst Troeltsch - cercheranno di attribuire al termine un concetto diverso. Per questi scienziati "setta", in opposizione a "chiesa", diventerà il modello di gruppo religioso radicale, critico verso la società, che raccoglie convertiti intorno ad un capo carismatico che si oppone alle chiese ufficiali che vengono considerate troppo compromesse con il mondo.

Ma questo modello sociologico di setta è veramente operativo solo in seno ad una società cristiana tradizionale. Però da diversi decenni la secolarizzazione della società, l'avvento dell'individualismo contemporaneo e il fenomeno della mondializzazione hanno portato ad un'esplosione di religiosi. Le offerte di salvezza si moltiplicano in un mercato religioso completamente privo di regole (4) dove fioriscono miscele, innovazioni, sincretismi ma anche ogni tipo di truffatore.

Sotto la pressione di associazioni di familiari, che denunciano gli abusi di ciarlatani e gruppi che ritengono manipolativi, il concetto di setta, che nello spirito popolare non ha mai perso la sua connotazione peggiorativa, diventa indice di pericolosità. Le derive estreme a cui sono arrivati di recente alcuni movimenti possono solo rafforzarne la connotazione peggiorativa del termine.

Nella pubblica opinione della maggioranza dei paesi europei la setta viene identificata come un gruppo coercitivo, totalitario, con derive criminali sempre presenti. La comunità scientifica, da parte sua, si rende conto che non è più possibile applicare indistintamente la definizione sociologica di "setta" - nelle indicazioni date da Weber e Troeltsch - ai gruppi che emergono e proliferano nella società decristianizzata. Rifiutandone anche l'uso popolare peggiorativo, ha quindi deciso di raggruppare questi movimenti estremamente diversi sotto la definizione di "Nuovi Movimenti Religiosi" (5).

In realtà i due termini sono prigionieri l'uno dell'altro. "Setta", che nello spirito popolare definisce la sua pericolosità, amalgama in modo negativo gruppi che non sono totalitari, e nemmeno pericolosi. Ed è questo il problema del famoso rapporto parlamentare francese del 1996, che associa senza distinzione né precauzione metodologica gruppi mortali come L'Ordine del Tempio Solare (OTS), o gruppi con seri contenziosi legali, come Scientology, con comunità evangeliche come ne esistono a migliaia negli Stati Uniti, con una religione fondamentalista come i Testimoni di Geova, inoffensivi gruppi New Age, e addirittura gruppi elencati sulla sola base di denunce infondate, come l'Arbre au milieu.

Davanti a tale amalgama, non ci si dovrebbe quindi stupire che genitori ritirino dalla scuola pubblica i loro figli adducendo che la preside è Testimone di Geova. In una recente opera collettiva (6) Jean Baubérot, direttore del gruppo di sociologia della religione e della laicità (CNRS), sottolinea che la pubblicazione di tale elenco è incompatibile con il vero rispetto della laicità. Ma a quest'amalgama negativa, che giustamente criticano, gli accademici rispondono con un'altra amalgama, questa volta positiva, qualificando tutti questi gruppi, anche quelli più pericolosi, come "Nuovi Movimenti Religiosi". Questa terminologia pone dei problemi: dà la qualifica di religione a gruppi che a volte non hanno nulla di religioso, o per cui la religione è soltanto un paravento inteso a mascherare attività licenziose. Pertanto il dibattito sulle sette è fortemente inquinato da questa doppia omogeneizzazione, positiva e negativa.

Cifre gonfiate

Questo fraintendimento tra un buon numero di accademici, che tendono a relativizzare la pericolosità delle sette, e le associazioni dei familiari, che spesso ne esagerano la portata, deriva anche dalle diverse testimonianze raccolte. I sociologi studiano i seguaci dei gruppi inoffensivi, o quelli che si trovano alla periferia di gruppi pericolosi senza essere coscienti dell'esistenza, in seno al loro movimento, di un centro segreto, luogo di vere devianze. Questi vari seguaci trovano nella setta calore emotivo, risposte alle loro domande esistenziali, una comunione fraterna che non trovano nella società.

Al contrario le associazioni di difesa spesso raccolgono le testimonianze di ex seguaci che hanno fatto parte del nucleo centrale ristretto di gruppi veramente manipolativi, e che a volte sono stati sottoposti a terribili maltrattamenti su ordine del guru. Per avere un'idea del fenomeno settario nella sua realtà e complessità globale, non si dovrebbero disprezzare né le testimonianze raggianti dei seguaci - che raccontano in modo veritiero i loro successi nella setta - né quelle critiche degli ex seguaci, che rivelano l'ideologia e i costumi totalitari di certi gruppi.

Qual è la vera diffusione del fenomeno settario in Francia e nel mondo? In riferimento ai movimenti evangelici, sincretici, New Age, terapeutici, la cui pericolosità non è dimostrata, secondo lo specialista americano Gordon Melton si può parlare di circa 20.000 gruppi nel mondo. Le aree più toccate da questa espansione sono principalmente l'America Latina e i paesi dell'Europa orientale.

In Francia, contrariamente a quanto si crede, il fenomeno settario, che ha conosciuto una forte espansione negli anni '60 e '70, da quindici anni è relativamente stabile. Quotidianamente nascono gruppi nuovi, ma per lo più scompaiono. I grandi gruppi degli anni '70 - Moon, Krishna - ormai non sono quasi più presenti in Francia. Al contrario, un movimento come i Testimoni di Geova ha conosciuto una forte crescita, e da solo raccoglie 130.000 seguaci, circa due terzi dei seguaci di tutte le "sette" recensite.

In riferimento ai gruppi di cui è stata dimostrata la pericolosità, il Sig. Alain Vivien, presidente del Centro di Documentazione, Educazione ed Azione contro la manipolazione mentale (CCMM) e nuovo presidente della commissione interministeriale di lotta contro le sette istituita dal governo Jospin, stima che in Francia siano almeno dieci.

In realtà a tutti fa comodo gonfiare le cifre: - gli scientologisti francesi, ad esempio, affermano di essere 50.000 mentre in realtà sono appena 2.000 - certe associazioni di lotta contro le sette per giustificare la loro guerra; i responsabili politici per assumere il ruolo di distruttori di una nuova piaga sociale; e certi media per far salire l'Auditel o vendere giornali.

Detto questo, la pericolosità dei gruppi non ha assolutamente relazione con il loro numero. Una sola setta, Aum, nel marzo del 1995 ha diffuso gas sarin nella metropolitana di Tokyo, facendo dodici morti e intossicando migliaia di persone. Heaven's Gate aveva solo 40 seguaci, e nella primavera del 1997 39 sono morti in California; l'Ordine del Tempio Solare aveva appena 500 fedeli e 74 sono morti in modo tragico in ondate diverse, tra il 1994 e il 1997, in Europa e in America. Si potrebbe addirittura affermare che tanto più un gruppo è piccolo e coltiva la segretezza, tanto più è a rischio di deriva, perché dipende interamente dall'autorità di un singolo capo che in ogni momento può coinvolgere nel suo delirio i seguaci, senza che sia possibile esercitare controllo istituzionale o sociale.

Quali soluzioni adottare di fronte a quei gruppi che rappresentano una minaccia sia per l'individuo che per la società? L'atteggiamento degli stati è molto vario e dipende da una diversa percezione culturale del fenomeno. Un paese come gli Stati Uniti, in cui il pluralismo religioso è molto radicato e fondato da membri di diverse comunità minoritarie perseguitate in Europa dalle chiese dominanti, ovviamente non ha il medesimo approccio al fenomeno di un paese come la Francia, erede di una tradizione cattolica aggressiva verso i gruppi religiosi dissidenti e di minoranza, e di una tradizione laica ostile alla religione.

Da una parte troviamo un atteggiamento a priori favorevole all'emergere di questi nuovi gruppi, un generale timore di intolleranza religiosa e di caccia alle streghe e l'attacco ai movimenti solo quando se ne sono dimostrati i reati. Dall'altra un atteggiamento a priori diffidente verso gruppi non affiliati ad una grande religione "riconosciuta", e alcuni non esitano a invocare la proibizione delle sette. Tuttavia gli accademici, come i membri del parlamento francese, sono ostili all'introduzione di legislazione specifica contro le sette.

Ricordano che la legge costituzionale francese non consente di dare una definizione legale di religione o setta, e sono favorevoli ad un uso migliore dell'arsenale legale esistente, che rende possibile condannare i reati - frequenti nelle sette - di truffa, abuso della debolezza, violazione delle leggi sul lavoro ecc. «Siamo in uno stato di diritto, esistono i codici, esistono le leggi, forse non sono sufficientemente conosciute, anche da alcuni magistrati, ma esistono» sottolinea il Sig. Alain Vivien.

I governi possono inoltre condurre inchieste amministrative, agire sul piano fiscale, controllare sistematicamente la situazione scolastica dei bambini, come stabilito da una legge recente. Ma, oltre alla necessaria vigilanza degli stati, la miglior risposta al problema rimane probabilmente lo spirito critico individuale. Come sottolinea la sociologa Danièle Hervieux-Leger «Non esiste vaccino contro le sette. Il rimedio migliore sono buon senso, comprensione, educazione allo spirito critico.»

Più che una cieca repressione, una moderna Inquisizione che potrebbe condurre a nuove cacce alle streghe, prevenzione ed educazione alla comprensione rimangono indubbiamente i mezzi più efficaci per combattere quei gruppi - meno di quanti si pensi, ma difficili da comprendere e scoprire - che manipolano le aspirazioni umane e spirituali dell'individuo con fini di abuso sessuale, sfruttamento finanziario o di potere.

 

Note

1. Julia Darcondo, La Pieuvre scientologique, prefazione di Jeanine Tavernier, presidente dell'Unadfi, Fayard, 1998.

2. Alain Gest e Jacques Guyard, Les Sectes en France, rapporto N. 2468 della commissione d'inchiesta dell'Assemblea Nazionale, Parigi, 1966 (in italiano).

3. Pour en finir avec les sectes, edito da Massimo Introvigne e Gordon Melton, Dervy, Paris, 1996.

4. Si veda Ignacio Ramonet, "Irrationnel et société", e Florence Beaugé, "Vers une religiosité sans Dieu", Le Monde diplomatique, settembre 1997.

5. Eleen Barker (edito da) New Religious Movements: a Perspective for Understanding, The Edwin Mellen Press, New York-Toronto, 1982.

6. Edito da Françoise Champion e Martine Cohen, Sectes et démocratie, Seuil, Paris, 1999.

* Frédéric Lenoir: filosofo e sociologo. Autore, con Nathalie Luca, di Sectes, mensonges et idéaux, (Bayard-Editions, Paris, 1998, 330 pagine, 120 F). Inchiesta durata quasi due anni in Francia, Canada e Stati Uniti, e oggetto di una serie di cinque documentari televisivi.

 
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