ALIENI O ALIENATI:
IL CINEMA DEL DISAGIO

QUALCHE INDICAZIONE

Il cinema spesso si è occupato del problema dei ritardati mentali, dei cosiddetti "matti", con alterni risultati, spesso di alto valore artistico e cinematografico. Se volete approfondire il discorso affrontato da FIORI PER ALGERNON vi diamo qui qualche breve indicazione, escludendo ovviamente tutti quei film comici che hanno trattato la questione-alienati spesso con superficialità, se non con volgarità, con il solo intento di suscitare una facile risata.

È un lavoro molto modesto e per forza di cose incompleto, che vuole essere solo una indicazione di massima, e niente di più.

Abbiamo già citato I due mondi di Charly (Ralph Nelson, 1968) e non possiamo non iniziare questa veloce carrellata con lo straordinario Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975), meritato premio Oscar anche grazie all'interpretazione di Jack Nicholson, e durissimo atto d'accusa verso il sistema ospedaliero e assistenziale americano (e non solo americano).
Nel 1979 un grande Peter Sellers, nella sua ultima interpretazione, regala alla storia del cinema un personaggio straordinario, il candido protagonista di Oltre il giardino (Hal Ashby, 1979), un film assolutamente delizioso e geniale, spesso considerato il "papà" del futuro Forrest Gump. Il personaggio del giardiniere Chance, ritardato e analfabeta, che senza volerlo né quasi accorgersene diventa una sorta di guru e di saggio, interpellato addirittura dal presidente degli Stati Uniti, viene tratteggiato da Sellers con una finezza e humour ineguagliati.

Del 1988 è una delicata e commovente pellicola passata piuttosto inosservata, Nick e Gino (Robert M. Young, 1988); interpretata da Ray Liotta e da un bravissimo Tom Hulce (Il Mozart di Amadeus) raccontava la vicenda di due gemelli, uno "normale" (Liotta) mantenuto alla facoltà di medicina dal fratello ritardato (Hulce), vicenda guarda caso con numerosi punti in comune con un altro film uscito nello stesso anno, ma con ben altro successo: Rain Man (Barry Levinson, 1988).
Vincitore di vari Oscar tra cui quello come miglior film, Rain Man, riproposto anche di recente dalla televisione, non ha bisogno di presentazioni. Enorme successo di pubblico anche grazie alla presenza di due divi come Tom Cruise (alle prime esperienze "serie") e Dustin Hoffman, che disegna il personaggio del fratello autistico con totale immedesimazione, trovando "dentro" di sé, e non fuori, il disagio della malattia. Insuperabile.
Pochi anni dopo un altro mostro sacro di Hollywood, Robert De Niro, si cimenta in un ruolo analogo in Risvegli (Penny Marshall, 1990). La pellicola, in cui De Niro è affiancato da un insolitamente moderato Robin Williams, nonostante qualche caduta nel melodrammatico, ha dei momenti di vera commozione e permette al camaleontico Robert De Niro di esibirsi in uno dei ruoli più belli e difficili della sua carriera. Il film è tratto dalle vere memorie del dott. Sawyer.

Commovente è anche il ritratto del ritardato che John Malkovich disegna nell'intenso Uomini e topi (Gary Sinise, 1992), tratto dal romanzo di John Steinbeck, vicenda di amicizia e morte ambientata durante la Grande Depressione americana. Il film rappresenta l'esordio di Gary Sinise (il sergente Dan di Forrest Gump) ed è una pellicola che, immeritatamente passata inosservata, merita assolutamente di essere riscoperta.

Con Forrest Gump (Robert Zemeckis, 1994) concludiamo questa breve carrellata. Il film non ha davvero bisogno di ulteriori parole, talmente tanto si è scritto su di esso.
Tom Hanks vinse il secondo meritatissimo Oscar consecutivo (dopo Philadelphia) e ringraziò il regista per il ruolo più bello della sua carriera, un personaggio più surreale rispetto ai film citati fin qui, che ha molti punti di contatto con quello del già citato Oltre il giardino, dove la menomazione intellettuale non è trattata in modo realistico o clinico ma è solo un pretesto, una metafora per un discorso molto più ampio.