L' ESAME DI MATURITÀ DI FABRIZIO MICCOLI
Centosessantotto centimetri di temperamento e di fantasia che cercano spazio, razionalità e considerazione nel sistema bianconero: è il bel tema esistenziale che Fabrizio sta rivivendo, con il sostegno di grandi stimoli, e di grandi personaggi: " Mi ha stupito Nedved, sto ammirando Del Piero, e sto seguendo i consigli di Conte ". Vuole vincere tutto e spiega tante piccole, garbate cose del proprio mondo ...
È
alto centosessantotto centometri, come Diego Armando Maradona
e come Gianfranco Zola. È in buonissima compagnia dunque,
anche se - confessa candidamente - non gli sarebbe dispiaciuto
se Madre Natura gli avesse elargito una diecina di centimetri
in più. Ma convive serenamente con un fisico che non gli ha
impedito di conquistarsi, quando non aveva ancora ventiquattro
anni, due maglie prestigiose come quella della Nazionale e
quella della Juventus. E provata l' altra grande gioia di
diventar padre di una bellissima bambina, vuole continuare la
scalata. Un posto da titolare, lo scudetto, la Champions
League, un gol al " Bernabeu ": i suoi progetti sono tangibili
e li confida nel corso di una lunga e cordiale chiacchierata
senza peli sulla lingua.
- Allora, ti sei reso conto che sei davvero alla
Juve, che non è tutto un sogno? -
" Sì, e sto vivendo una realtà straordinaria. Ho
avuto la fortuna d iarrivare qui per gradi: dalla Ternana al
Perugia, poi l' avventura della Nazionale, infine la conferma
delle promesse. Ed ho trovato, devo dirlo, un gruppo
straordinario che mi ha accolto subito come fossi sempre stato
uno di loro ".
- Già, uno che, tanto per cominciare, l' anno
scorso li ha eliminati dalla Coppa Italia! Ma cosa significa
adesso per te essere qui, alla pari con tanti grandissimi
campioni? -
" Innanzitutto l' anno scorso giocavo col Perugia e quindi ho
solo fatto il mio dovere. Stare qui per me è motivo di grande
orgoglio. Oltre che bello, è molto importante per un giovane
come me allenarsi e confrontarsi tutti i giorni con gente che
ha vinto tanto ".
- Ma secondo te perché sei qui? Quale o quali
delle tue qualità ti hanno consentito di fare il salto triplo,
passando per Ternana e Perugia? -
" Più che per le mie qualità, credo che sia
successo per l' annata che ho vissuto l' anno scorso a Perugia,
dove ho disputato un bellissimo campionato. Dovevo dimostrare
di essere all' altezza della Serie A, di saper fare nel
massimo torneo le cose che avevo fatto in Serie B. E ci sono
riuscito. Ora però mi apetto un altro esame ancora più
difficile: devo dimostrare di saper fare anche nella Juve le
cose che ho fatto a Perugia. Ma tutta la vita è piena di
esami, uno dietro l' altro. Guai a fermarsi ".
- Da ragazzino per
te, che vivevi nella juventinissima terra di Puglia, cos' era
la Juve? -
" Solo una grande avversaria della mia squadra del
cuore, il Lecce. Ho cominciato a giocare a 12 anni ed ho
sempre tifato Lecce, anche se dalle mie parti la maggior parte
degli appassionati tengono per la Juve, anche quando sono
andato a Milano e per due anni ho giocato nel settore
giovanile del Milan ".
- Già, oggi potresti stare dall' altra parte, da
quella rossonera intendiamo. Ma perché sei tornato indietro da
Milano? -
" Perché avevo sbagliatoa ad andare: a dodici anni
si è troppo piccoli per tentare un' avventura così grande. È
difficilissimo andare avanti lontani da casa. Io ero solo:
stavo nel collegio vescovile di Lodi con Maresca ed alcuni
altri ragazzi, come Corrent, che giocano in B o in C. Ma
tornando a Lecce non mi sono mai sentito uno sconfitto. Ho
sempre continuato a crederci ed a lavorare per realizzare il
mio sogno: diventare un giocatore. L' età giusta per
cominciare a tentare la grande avventura credo sia quella dei
quindici anni ".
- Com' era cominciata la tua avventura calcistica?
-
" Ho iniziato a giocare a San Donato, da bambino,
per passare poi al Lecce Club, una succursale del Lecce. A 12
anni ho fatto un provino e sono stato chiamato a Milano. Come
ho detto però era troppo presto e così sono tornato a casa. Ho
fatto tre anni nel settore giovanile del Casarano ed a 17 anni
ho esordito in C1. Lì mi ha visto e voluto la Ternana ed ho
giocato quattro anni con gli umbri. Il resto, da quando mi ha
preso la Juve, lo sanno tutti ".
- Qual è stata la svolta della tua carriera,
quella che da uno dei tanti ti ha fatto diventare un giocatore
importante? -
" Credo che un grosso impulso me lo abbia dato il
campionato di due anni addietro con la Ternana quando,
malgrado la retrocessione, io ho giocato molto bene ed ho
segnato quindici gol ".
- Hai mai pensato che la tua statura potesse
essere un handicap nella tua carriera? Generalmente i grandi
club cercano attaccanti grandi e grossi -
" Sinceramente no. Perché ho delle caratteristiche
che certamente non potrei avere se fossi grande e grosso.
Però, anche se di grandi campioni alti come me il calcio è
pieno, una decina di centimetri in più non mi avrebbero dato
... fastidio! ".
- Cos' hai pensato
quando la Juve l oscorso anno ti ha acquistato dalla Ternana
ma ti ha detto che ti avrebbe dato in prestito al Perugia? -
" Sono andato convinto, sicuro, anche perché
sapevo di andare a lavorare con u n bravissimo allenatore come
Cosmi ed in una società ben guidata e che ha sempre creduto
nei giovani. Ero consapevole che per me si trattava di una
grossa occasione. Sarebbe stato il mio primo campionato di
Serie A. Onestamente, pur avendo una gra fiducia nei miei
mezzi, penso che il salto dalla Ternata alla Juventus sarebbe
stato troppo lungo ".
- Quando Moggi ti ha garantito che saresti rimasto
alla Juve, cosa hai provato? -
" Molta soddisfazione, ma anche la coscienza di
aver fatto le cose per bene ".
- E quando hai messo piede per la prima volta
nello spogliatoio della Juventus che sensazione hai provato? -
" Il primo giorno ho provato una grossa emozione,
lo confesso. Conoscere i nuovi compagni mi ha dato sensazioni
particolarissime, anche se con aluni di loro avevo già avuto
modo di fraternizzare in Nazionale ".
- In maglia bianconera sono passati tanti leccesi:
da Causio a Brio, da Bruno a Conte: che ruolo hanno avuto nei
sogni della tua infanzia? -
" Lì ho sempre seguiti tutti, ma in particolare
Bruno, che è di San Donato, il mio paese. Quando lui giocava
nella Juve ero un ragazzino e sognavo di percorrere la sua
stessa strada. Oggi ci frequentiamo, quando viene a casa
andiamo a cena insiene. Ai tempi di Causio e Brio ero troppo
piccolo, non ero neanche nato forse ".
- Conte invece te lo sei trovato nello spagliatoio,
insieme con Legrottaglie. Ancora oggi il clan pugliese nella
Juve è piuttosto consistente -
" Siamo in tre ed è molto bello. Credo che
rappresentiamo un motivo d' orgoglio per la gente del Sud e
della Puglia in particolare. Mi auguro che molti giovani
possano seguire il nostro esempio ed avere la nostra stessa
fortuna ".
- Ma cosa ti ha detto Conte, che nella Juve ormai
è un " grande vecchio ", un' istituzione nello spogliatoio
oltre che una guida in campo? -
" Poche cose ma importanti: mi ha detto di star
tranquillo, di essere sempre me stesso perché la Juventus è
una grande famiglia. Conte è un ragazzo eccezionale: ha una
grande esperienza ma lo spirito e l' allegria di un ragazzino.
Caratterialmente ci somigliamo molto e fra di noi parliamo
quasi sempre in dialetto ".
- Quando hai visto per la prima volta una partita
della Juventus? -
" A Lecce, naturalmente, tanti anni fa, quando
Conte e Garzya giocavano ancora col Lecce. Avrò avuto una
decina d' anni, più o meno ".
- Dov' eri la sera del 22 maggio 1996, quando la
Juve ha vinto la sua seconda Coppa dei Campioni battendo l'
Ajax ai rigori? -
" In giro con gli amici: non essendo juventino,
credo di non averla neanche vista quella partita. Ne ho
ricordi molto vaghi. Va a pensare che solo sette anni dopo mi
sarei trovato qui ".
- Ma chi è fuori dal campo Miccoli? -
" Un ragazzo tranquillissimo, tutto stadio e casa,
felice di aver messo su famiglia e di avere una bellissima
bambina di sei mesi che voglio godermi fino i nfondo, cui
voglio dedicare tutto il mio tempo libero ".
- Hai messo su
famiglia molto giovane: è positivo per un uomo che svolge un
lavoro così particolare come quello del calciatore? Ti aiuta?
E in che misura? -
" Non lo so. Io l' ho fatto perché me lo sentivo,
ero e sono convinto che fosse la cosa giusta, la cosa
migliore. E credo che mia figlia Swami sia stata il premio più
bello che potessi sperare ".
- Già, Swami: un nome davvero inconsueto, esotico.
Come vi è venuto in mente? -
" Lo ha scelto mia moglie. È un nome indiano che
significa " amore ". È piaciuto anche a me e non abbiamo avuto
dubbi. La sua nascita mi ha emozionato motlo più dell' arrivo
alla Juve o dell' esordio in Nazionale, naturalmente ".
- Com' è stato il tuo impatto con Torino? Che
effetto ti ha fatto la città? -
" Me l' aspettavo peggio! Molto più caotica,
intendo. Certo è molto diversa dalla mia Lecce, ma è
tranquilla e mi ci sto trovando benissimo.. Adesso ho anche
trovato casa e finalmente potremo lasciare l' albergo e
sistemarci come si deve. Ho solo una preoccupazione il freddo.
Vedremo come lo sopporterò ".
- Ha già conosciuto i dirigenti? -
" Sì, sono persone straordinarie. Purtroppo non ho
fatto in tempo a conoscere l' Avvocato. Piuttosto mi ha
divertito quello che mi ha detto il presidente Grande Stevens
quando mi ha svelato che era curioso di conoscermi perché suo
nonno è stato console inglese a Gallipoli ".
- Sostenedno i primi allenamenti con i nuovi
compagni hai potuto vedere da vicino, e non più come
avversari, alcuni autentici fuoriclasse: chi ti ha
impressionato di più e perché? Così hai scoperto di loro che
non sapevi, che non conoscevi? -
" Allenarsi con Del Piero è fantastico, sappiamo
tutti cosa sia capace di fare. Ma quello che mi ha
impressionato davvero è stato Nedved. Sapevo che è uno dei più
forti giocatori del mondo, ma non che fosse un tale fenomeno:
ha tecnica, corsa, forza, estro e temperamento. Non gli manca
davvero nulla. E poi Conte: vedere come corre ancora, alla sua
età, è davvero incredibile! ".
- Hai avuto un inizio di stagione eccellente,
mettendo già in mostra le tue qualità, anche se l' esordio in
campionato non è stato felicissimo ed è finito ... in
ospedale, sotto i ferri. Come hai vissuto quella che
normalmente è considerata una giornata molto importante nella
carriera di un calciatore? -
" Sono felice di aver subito vinto un trofeo
importante come la Supercoppa di Lega. Non capita a tutti di
riuscire ad essere protagonista e vincente appena arrivato in
una grande squadra. tantomeno ad un giovane come me. Ed anche
sul piano tecnico le prime partite sono andate bene. Poi è
arrivato questo imprevisto, questa cosa inaspettata. Mi è
dispiaciuto sia perché sognavo un altro esordio in campionato,
sia perché ci ho rimesso la Nazionale in occasione di due
appuntamenti importanti come quelli contro Galles e
Serbia-Montenegro. Per fortuna non si è trattato di una cosa
lunga né grave ".
- Qual è stato, il momento più bello di questi
pochi mesi juventini? -
" Credo che la partita più bella sia stata l'
amichevole di Napoli: una serata così, con due gol all' attivo
per giunta, non capita facilmente ".
- Ti ha aiutato aver esordito - e con successo -
in Nazionale ancor prima di indossare la maglia bianconera? -
" Non saprei, anche perché si è trattato di due
cose completamente diverse. L' esordio in Nazionale è stata
una cosa improvvisa e mi ha dato un' emozione straordinaria,
tutta particolare. Alla Juve sono arrivato per gradi e con la
serenità giusta per aver salito tutti i gradini uno per uno,
consapevole di aver fatto tutto per bene ".
- Ma dal punto di vista cromatico, ti sta meglio
la maglia bianconera della Juve o quella azzurra della
Nazionale? -
" Tutte e due. Sono entrambe due maglie molto
ambite e sono stato fortunato ad aver avuto l' opportunità di
indossarle così giovane. Prima di finire la carriera però
vorrei indossare una maglia giallorossa. Non fraintendetemi,
per carità: parlo esclusivamente di quella a righe verticali
del " mio " Lecce, la squadra per cui ho tifato fin da bambino
e che non ho mai indossato a livello professionale ".
- Come ti immagini l' esordio in Champions League?
Come te lo aspetti? -
" Sarà una grandissima emozione anche quella. Purtroppo per la
prima in casa, con il Galatasaray non sarò ancora pronto. Ma
spero di essere della partita, a disposizione di Lippi, il più
presto possibile ".
- C' è uno stadio in
cui sogni di giocare? -
" Il Santiago Bernabeu: su di me ha sempre
esercitato un grande fascino, per le imprese epiche di cui è
stato palcoscenico. Sarà emozionante, certamente, ma spero di
provarla presto quest' altra emozione ".
- Il tuo sogno calcistico, ora che sei arrivato
alla Juve, qual è? -
" Vincere qualcosa di importante: lo scudetto o la
Champions League ".
- Ma cosa metti sul gradino pià alto del podio dei
tuoi desideri? -
" Gli altri possono anche permettersi di
scegliere, beati loro! Io che non ho vinto ancora nulla di
importante non posso andare troppo per il sottile ".
- E il gol che sogni di fare? -
" Un gol in una finale di Champions. Ovvio, no? ".
- Ed un gol al Lecce? -
" No, per favore! Visto cosa è successo a Conte
qualche anno addietro? ".
- Roberto Baggio, ad un certo punto della sua
carriera sognava un gol di testa ed uno realizzato entrando
col pallone nella porta vuota -
" In gol di testa, per uno alto come me non è
male, ci sono andato vicino contro il Milan, nel recente
Trofeo Berlusconi. Ecco, a me piacerebbe segnare con un tiro
da fuori area che s' infilasse nel " sette ", proprio come è
successo nella passata stagione, sempre contro il Milan, a
Perugia. Ma io sono anche altruista, mi piace molto far fare
gol ai compagni ".
- Ed il gol che non avresti voluto sbagliare? -
" Quello sul cross di zambrotta nei primi minuti
della partita con l' Empoli. Segnare all' esardio in
campionato con la maglia della Juve non sarebbe stato male.
Avrò tempo per rifarmi "
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