James Marsters
Intervista n° 4

Indice interviste

INTERVISTA A JAMES MARSTERS TROVATA IL 19 AGOSTO 2002
(da www.bloodylove.com e www.bronzehelter.com )
(non contiene  spoiler)
(Traduzione di Raffa e Laz)

"Non ti chiederò nulla riguardo Buffy", dissi a James Marsters allo Shore Leave 24 mese scorso. La sua faccia si illuminò mentre si allungava sulla sedia. Sono spesso affascinata dalle scelte degli attori per certi ruoli. Non solo tendo a cercare quali qualità naturali un attore porta al personaggio, ma anche quale tratto di personaggio giace dormiente nell'attore. Non potrei evitare di pensare a quanto poco in pratica somiglia alla sua controparte in 'Buffy the Vampire Slayer'. È così "non Spike".

"Voglio parlarti della tua musica, e del tuo gruppo, i 'Ghost of the Robot'. Hai appena tenuto questo grande concerto a Parigi". Con quella che sarebbe diventata una mossa caratteristica dell'intervista, si coprì il sorriso con il palmo della mano, riposando le dita sulle sue guance.

"Quello è stato sorprendentemente divertente. Siamo un gruppo nuovo. Ho guardato questo filmato che ci hanno fatto al 'Club Med', che in pratica è venuto fuori essere il più grande locale di Parigi. Eravamo allo studio di registrazione con altri gruppi rock, che provavano anche loro, e non volevano credere che eravamo al 'Club Med'. Dicevano 'È impossibile. È troppo grande. Chi siete voi?'"

Con soli due altri spettacoli alle spalle, i 'Ghost of the Robot' si sono formati solo pochi mesi prima dello spettacolo di Parigi. Avendo incontrato Charlie DeMars, il chitarrista principale, attraverso un amico, il resto della banda, Kevin McPherson al basso, Steven Sellers alle tastiere e Aaron Anderson alla batteria si sono uniti grazie ad alcune conoscenze precedenti di DeMars.

"Devo dire che siamo davvero arrivati in alto", continuò Marsters. I suoi caratteristici riccioli ossigenati che tornano al suo naturale castano scuro. "Questi sono a livello nazionale, musicisti jazz e possono prendere qualsiasi cosa sul momento e suonare quella. E così, allora, sta a me mettermi alla prova, perché io ho suonato da solo per 15 anni".

Ero curiosa, sapendo che Marsters ha imparato a suonare la chitarra a sette anni e a suonare nei bar fin da quando era adolescente. "Sei bravo a suonare altri strumenti?"

"Io no, ma loro sì. Dio, possono passare da uno all'altro con estrema facilità. Specialmente Aaron e Charlie e Steve. Kevin sta al basso... credo che più o meno sia solo quello che sa fare, come io so solo suonare la chitarra elettrica. Ma gli altri, possiamo scambiare tastiere, batterie e chitarra. Charlie, il ragazzo con cui ho davvero formato il gruppo, dice che basta anche un solo musicista per fare un album, e non parla di me".

Ci siam fatti una risata, visto che apprezzo l'autoironia. Ha un certo fascino naturale mentre parla, soprattutto se parla di qualcosa personale come la sua musica sembra essere. Ho notato che scende una specie di scudo quando si sta per dare uno sguardo a qualcos'altro: sotto quel fascino candido si nasconde in realtà uno che ha tutto sotto controllo, sempre molto cosciente di se stesso e di chi sta parlando con lui.

"La cosa più bella riguardo tutto ciò, e che sono musicisti che hanno davvero qualcosa da offrire. Per cui non è come un trip del mio ego, che è quello che vuoi proprio evitare in una situazione così. Ci sono un sacco di attori che formano dei gruppi e non sempre è una cosa che funziona molto bene, francamente, e ne sono ben cosciente. Ma allo stesso tempo ho incontrato Charlie DeMars e davvero eravamo legati da molte cose della vita, da cose che ci succedevano e come queste ci fanno vedere il mondo, e davvero sento che ci sono cose che voglio dire. E mi sto anche molto divertendo ad essere tornato a produrre".

L'amore che ha Marsters per essere a capo di qualcosa, sia che stia parlando del suo tempo online (che non esiste, perché è consapevole di come il mondo può influire sul suo ego) o di produrre, tende ad offuscare quel grazioso comportamento da ragazzino. Comunque, è molto elogiativo, da meriti a tutti quelli coinvolti nella sua odissea musicale. Quando gli ho chiesto del suo metodo per scrivere la musica, letteralmente si è inciampato addosso per complimentarsi con il suo co-fondatore.

"Charlie ed io stiamo cercando di trovare un modo per scrivere musica insieme. Lui è abituato a collaborare, io no. In pratica lui collabora ed io dico 'Grazie';. Mi ha dato questa grande progressione di accordi per una canzone che stavo scrivendo, è incredibile. Ma, in pratica, tutti scrivono nel gruppo." Sorrise caldamente a questo pensiero, orgoglioso. "Charlie è la voce principale in una delle canzoni, io lo sono in tutte le altre. Ma Aaron ha una bellissima voce e mi piacerebbe cantasse anche lui. Sono un Rolling Stone. Allo stesso momento amo la maniera dei Beatles, cioè che non c'è un leader. Mi piace un sacco. Credo sia il modo in cui puoi davvero scatenare un gruppo, specialmente un gruppo come il nostro. C'è tanto talento".

"Quali sono le tue influenze musicali?" Ora che aveva menzionato alcuni gruppi rock, ero curiosa di sentire le sue ispirazioni dirette. "Passate e presenti?"

"Le mie?" Pensando ancora un po', lui si contorse nella sedia, coprendosi ancora la bocca. Non riuscivo a decidere se era pieno di energie per sua natura o solo pieno di caffeina. "Vediamo... Bruce Springsteen. Direi Tom Waits. Direi Rickie Lee Jones... lei più di quanto mi renda conto, in realtà. Mia sorella aveva tutti questi album di Rickie Lee Jones e li suonava tutto il giorno, ed io ero semplicemente affascinato. E allo stesso modo Joey Mitchell, entrambi tendono ad iniettare un sacco di jazz nella loro musica e siccome altri membri del club sono musicisti jazz a loro va molto bene".

Ancora il jazz. È possibile che questo rocker autodefinitosi tale voglia tingere le sue radici con un po' più di jazz? Dai Rolling Stones a Rickie Lee Jones, come chi vuole davvero modellarsi Marsters?

"In realtà non voglio essere come nessun altro. La ragione per cui me ne sono andato, e questo risale alla recitazione, quando stavo a Seattle e continuavo a sentire che lo spettacolo che stavo facendo era buono quanto quello al Taper, o buono come quello su Bottling. E mi sono stancato. Volevo essere quello che viene usato come termine di paragone. Non volevo inseguire la polvere di qualcun altro. Quindi Ho deliberatamente voluto evitare di suonare od eseguire le mie canzoni come qualcun altro solo perché sono bravo ad imitare la mimica e questo può succedere. Sto davvero cercando di trovare la mia voce vera ora".

"È difficile? Me lo sono chiesto spesso" ho pensato.

"Cos'è la mia voce?" La sua risposta sembrava più retrospettiva. "Perché non stai cercando di suonare come qualcun altro quando fai una cover, ma stai cercando di entrare nello stesso mondo. E stai dando la visione di qualcun altro. È molto diverso che fare tutto dall'inizio. Ed accorgerti veramente che non devi fare molto con la tua voce per avere un suono personale... che è semplicemente te. Devi solo cantare a scuarciagola e lasciare che sia. Ed è terrificante, non puoi sistemarlo in alcun modo".

Data l'opportunità, ho proposto una domanda abbastanza intima. "Cosa ti eccita creativamente?"

Senza perdere un momento mi fissò drittao negli occhi mentre rispondeva, "Il pericolo". Eccolo qua! Come avevo detto prima, mi chiedevo su quale parte di Marsters si fondava Spike, ed eccola qui, dal più breve dei flash.

Con uno sguardo da ragazzino negli occhi, godette al pensiero. "Amavo stare sul palcoscenico... il set cade, le luci si spengono e qualcuno cerca di saltare sopra. La cosa meravigliosa riguardo alla musica e che puoi dire cose che non diresti mai a tua madre, al tuo migliore amico o alla tua ragazza o a chiunque, e puoi dirle di fronte a sconosciuti e questi applaudono. Sembra quasi osceno delle volte; il livello di onestà che puoi riuscire ad usare se ci aggiungi una melodia. È fantastico. Lo trovo incredibilmente pericoloso".

Marsters prese il "muffin" appena consegnato con la sua seconda tazza di caffè. Dopo aver pensato per un momento se era meglio stare zitta e lasciarlo mangiare o continuare, la domanda dopo lo fece continuare a parlare. "Restando in argomento, cosa ti butta giù creativamente o musicalmente?"

"Non mi piace la musica scritta per fare soldi. Mi piace la musica scritta per esprimere qualcosa. Non mi piace la musica scritta in sala riunioni. Mi piace la musica scritta in garage. È ridondante lamentarsi di quello che passa la radio. Puoi tornare all'Età d'oro del rock, parlare con un rocker, e loro si lamenteranno di quello che passa la radio. La radio è per il mercato del profitto, e faranno il loro mmm-bop-bop tutto il tempo e sta a noi altri portare qualcosa avanti musicalmente. Perché le cose fatte per il profitto saranno molto sicure e preconfezionate. Sarà quello che hai già sentito prima, perché è una decisione guidata dagli affari. Non mi piace la roba commerciale".

Questo l'ho trovato interessante, perché quando gli avevo chiesto come avrebbe categorizzato la sua musica, lui aveva elencato musicisti commercialmente di successo: Radiohead, Weezer, Dylan. "Ma c'è molto più basso qui che in quello. Sì, direi, mettiamo un po' di Morphine senza il sax, che è praticamente impossibile da considerare, ma proviamo. Eclettici, ecco cosa. È l'altra ragione per cui faccio come i Beatles... è perché il nostro album è molto eclettico. Passa dal rock al jazz. Attraversa la mappa".

"Dove ti vedi fra 5 anni, musicalmente parlando?" Ehi se non voleva che la radio suonasse la sua musica, perché fare tutto questo? Non che io abbia problemi con i gruppi che fanno musica solo per amore si questa, ma la maggior parte di questi tiene cmq un occhio sui Grammy.

"Mi piace sempre firmare un accordo discografico con i nostri termini, per cui mi piacebbe realizzare due album senza accordi discografici". I suoi occhi per un attimo erano distanti con la sua visione, tornando poi a fuoco. "Mi piacerebbe vendere un numero di album significativo, in modo che le compagnie discografiche ci debbano poi dare un po' di controllo. Mi piacerebbe quello che una compagnia discografica e di distribuzione possono dare, e mi piacerebbero le possibilità di fare tour che queste compagnie possono offire, senza le dita del diavolo nella musica. Per cui il piano che seguiamo è: autoproduzione e distanza dalle compagnie discografiche finchè non proviamo di essere validi commercialmente".

"Mi piacerebbe essere un cantante migliore. Venendo dai Weezer è un suono molto alto, e devo tagliare un sacco di rumore... non rumore... un sacco di suono, e così sto cercando di abbassare molto la mia voce. Mi piacerebbe, quando scrivo, mi piacerebbe raggiungere il livello di pericolo e di onestà che raggiungono altri autori. Credo che arrivino più a fondo nelle loro anime di come faccio io ora".

Riflettendo sulla nostra discussione, posso dire questo: alcune delle cose che sentite su James Marsters sono vere. è interessante, intelligente, appassionato e con forti opinioni. Non è la sua controparte, sebbene ora io veda esattamente cosa l'ha portato ad essere preso per il ruolo di Spike, oltre la sua ovvia conoscenza del teatro e della recitazione. Ma mi sono sorpresa di quanto lui ami essere al comando, che gli piaceva guidare il bus dei messaggi. Il reporter in me voleva davvero arrivare a livelli più profondi. Forse un'altra volta.

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