Il muro di Quebec: cosa c'è dietro l'area di libero commercio delle Americhe?

  di Michel Chossudovsky

Il Summit delle Americhe si svolgerà dentro un bunker di quattro chilometri, protetto da barriere di cemento e da ringhiere di acciaio. Il Muro di Quebec, alto tre metri, circonda parte del centro storico, compreso l'edificio dell'Assemblea nazionale, alberghi e centri commerciali. Le auto potranno entrare solo attraverso ben protetti posti di blocco; i pass sono stati riservati ai funzionari delle delegazioni ufficiali, a quelli delle maggiori banche e delle multinazionali, così come ai mezzi di comunicazione "approvati" e ad alcuni invitati selezionati.

Fuori dal bunker, sono schierati più di 6 mila poliziotti, equipaggiati non solo con lo spray al pepe, ma anche con la Arwen 37, pistola a raffica capace di sparare proiettili di gomma, designati, secondo il comandante della royal canadian mounted police "a rompere costole e infliggere molto dolore". "Le squadre tattiche di solito testano personalmente le nuove armi, ma con la Arwen questo non è stato fatto, perché troppo pericoloso."

Con i soldati dell'esercito canadese, inviati in Quebec dalle basi nella Nuova Scozia, l'apparato di sicurezza promette di essere "meglio organizzato" di quanto non sia avvenuto a Seattle durante il summit della Organizzazione mondiale del commercio nel 1999. A Seattle, la polizia locale venne integrata con le squadre Swat della divisione operazioni tattiche, che sono le componenti più militarizzate della polizia civile.

Secondo qualsiasi standard si tratta della più grande operazione di polizia contro cittadini ordinari mai condotta in America del Nord. Anziché proteggere con cordoni la zona del vertice, come di solito avviene durante i vertici internazionali, le autorità canadesi hanno deciso di "recintare" gran parte del centro cittadino, non solo proibendo ai cittadini di protestare, ma anche impedendo la libera circolazione dei residenti.

Coloro i quali oseranno sfidare il Muro del Quebec saranno portati nella prigione di Orsainville, che è stata preventivament e svuotata della sua popolazione, per fare posto ai nuovi "guastafeste".

 IL MURO DI QUEBEC È INCOSTITUZIONALE

Meno di una settimana prima dell'inizio del Summit, il governo canadese e quello provinciale, la Città di Quebec e la polizia cittadina sono stati portati in tribunale da un avvocato di Montreal e dal Comitato canadese per le libertà civili. In una memoria difensiva il governo canadese ha affermato che la democrazia non era a rischio e ha assicurato che per garantire "la libertà di espressione, il ministero degli affari esteri e quello del commercio estero hanno invitato circa 60 rappresentanti dei gruppi di interesse e delle organizzazioni".

Inoltre, "siti alternativi di protesta" sono stati individuati , dall'altro lato del Muro, in modo che la massa di partecipanti delle organizzazioni della società civile può condurre le proprie attività.

Il Summit dei popoli, organizzato dalle Ong e dai sindacati, riceverà "contributi pubblici per i seminari, gli incontri e i dibattiti pubblici". Il governo federale ha stanziato 287 mila dollari canadesi - una cifra ragguardevole, ma mere briciole paragonate ai 46 milioni dollari che Ottawa ha destinato alle operazioni di polizia e alla costruzione del Muro.

CHI È DENTRO, CHI È FUORI

La lista degli "invitati" non è stata resa pubblica, ma abbiamo una idea di chi siano le organizzazioni della società civile considerate "partner". Gli invitati includono i leader dei maggiori sindacati e i funzionari delle più importanti Ong.

Il rituale è grosso modo simile a quello del Summit di Seattle del 1999. Diversi mesi prima del vertice, l'Omc e i governi occidentali avevano chiesto il "dialogo" con i leader di alcune selezionate organizzazioni della società civile. Una risoluzione dell'Afl-Cio (la principale federazione sindacale statunitense, ndt) scritta con molta attenzione, chiedeva al summit dell'Omc di "adottare regole per il commercio e gli investimenti che rispettassero i diritti dei lavoratori e l'ambiente". A Seattle la "parola d'ordine" dei sindacati era "far lavorare l'economia globale per i lavoratori".

Allo stesso modo, al vertice di Davos, nel gennaio passato, tra i Vip, i capi di stato e i funzionari delle principali multinazionali, c'erano anche i leader di 59 "organizzazioni sociali", comprese Greenpeace, Ofxam Uk, Amnesty International e Save the Children.

La tattica è scegliere con cura leader della società civile, "dei quali possiamo fidarci" e integrarli nel meccanismo del "dialogo", tagliandoli dalla base e facendoli passare per "cittadini globali" che agiscono su mandato dei propri colleghi lavoratori, ma facendoli agire in un modo che serve agli interessi dell'establishment delle multinazionali.

"La partecipazione delle Ong al summit di Davos è la prova del fatto che cerchiamo di integrare un vasto spettro di persone interessate alla società, nella definizione e nell'avanzamento dell'agenda globale. Crediamo che il World Economic Forum di Davos sia la cornice ideale per impegnare la comunità del business in un dialogo collaborativo con i principali interessati alla economia globale, per migliorare lo stato del mondo, che è l'obiettivo del Forum".

Il leader dell'Afl-Cio, John Sweeny, assieme a quello della Confederazione canadese del avoro, Ken Georgetti, erano anche a Davos, coinvolti in un'atmosfera familiare con il finanziere George Soros, con Bill Gates e il presidente della Banca mondiale James Wolfensohn. Intanto, i gli attivisti di base di queste stesse organizzazioni sociali venivano manganellati e caricati con gli idranti dalla polizia svizzera, all'esterno della Conferenza.

 RITUALE DEL DISSENSO

Nel Nuovo ordine mondiale, il rituale dell'invitare leader della "società civile" all'interno dei circoli più esclusivi del potere, mentre nello stesso tempo si reprime la base, serve a diverse funzioni. Primo, dice al mondo che i critici della globalizzazione devono "fare concessioni" guadagnarsi il diritto di essere ammessi. Secondo, protegge l'illusione che le elite globali - in quella che eufemisticamente viene detta democrazia - possono sì essere criticate, ma nonostante ciò governano legittimamente. E terzo dice: non ci sono alternative alla globalizzazione, un cambio strutturale non è possibile e tutto quello che possiamo ottenere è impegnare questi governanti in un infruttuoso "do ut des".

Per quanto i globalizzatori adottino qualche frase progressista per dimostrare di avere buone intenzioni, i loro obiettivi fondamentali sono sempre gli stessi. E quello che questa "contaminazione con la società civile" ottiene è rafforzare il blocco dell'establishment industriale, indebolendo e dividendo il movimento di protesta.

La comprensione di questo processo di cooptazione è importante, perché decine di migliaia di giovani a Seattle, a Praga a Quebec City sono coinvolti nel movimento contro la globalizzazione perché credono fermamente che il denaro non sia tutto, perché rifiutano l'impoverimento di milioni di persone e la distruzione della fragile Terra per l'interesse di pochi ricchi. Questa base e alcuni dei loro leader sono da applaudire. Ma dobbiamo andare oltre. Dobbiamo sfidare il diritto dei globalizzatori a governare. E ciò richiede un ripensamento della strategia della protesta. Ci possiamo muovere su un piano più alto, lanciando dei movimenti di massa nei nostri paesi che portino il messaggio su quanto la globalizzazione sta facendo, alla gente comune? Sono loro la forza che deve essere mobilitata per sfidare quelli che saccheggiano il pianeta.

 L'AREA DI LIBERO COMMERCIO DELLE AMERICHE: LA PRIVATIZZAZIONE DEL CONTINENTE SOTTO L'EGEMONIA USA

L'Alca è molto più di un semplice accordo commerciale. In tutta l'America cambierebbe radicalmente l'esistenza sociale di nazioni sovrane.

Fondamentali relazioni sociali, economiche e politiche verrebbero costrette in un sistema di condizioni legalmente vincolanti. Tutti i servizi che sono almeno in parte finanziate dallo stato, sarebbero aperte al mercato internazionale, grazie alla norme contenute nelle clausole sul "trattamento nazionale". Se un governo finanzia la sanità o l'istruzione, questi servizi devono essere aperti alla concorrenza internazionale. Chi farà le offerte? Le grandi multinazionali prenderanno il controllo, e tutti i servizi locali di interesse sociale, scuole, club sportivi, centri di assistenza, saranno trasformati in fonti di profitto.

Inoltre, l'Alca consentirà, letteralmente, la privatizzazione dei comuni. Acqua, sistemi di irrigazione, strade e servizi municipali saranno proprietà e gestite da compagnie private, piuttosto che dai cittadini, molto sul modello di quanto avviene nelle "comunità protette" degli Usa. In generale, l'Alca distruggerebbe le economie locali, deprimerebbe i salari e impoverirebbe milioni di persone. L'accordo, trincerato nella legge internazionale, sarebbe più forte delle leggi nazionali.

L' Alca consentirebbe anche la privatizzazione dei corsi d'acqua, delle autostrade interne e anche di intere aree urbane. L'Alca porterebbe anche allo smantellamento dei governi regionali, nazionali e muncipali.

 LA MEDICINA DEL FMI DIVENTA PERMANENTE

Inoltre, con le regole dell'Alca, la somministrazione della medicina mortale del Fmi - che ha già distrutto economie nazionali e impoverito i paesi in via di sviluppo - non sarà più affidata a rischiosi accordi di prestito, che per i governi hanno il vantaggio di non essere legalmente vincolanti.

Con le regole dell'Alca i governi latinoamericani non avranno alcuna leva politica; perderanno il proprio "diritto" a negoziare alla pari con i creditori: la medicina economia verrebbe trincerata permanentemente nella legge internazionale. I paesi non saranno più "legati" dal debito estero, essi saranno "schiavi" dei propri creditori.

 LA CARTA DEI DIRITTI DELLE MULTINAZIONALI

L'Alca fornirebbe alle multinazionali una "carta dei diritti", consentendo loro non solo di scavalcare la legge nazionale, ma anche di fare causa contro i governi per chiedere l'annullamento della legge nazionale e ricevere risarcimenti per il "mancato profitto".

Alcuni di questi temi saranno discussi al Vertice dei popoli, ma non sono stati inclusi nelle richieste dei leader sindacali degli Usa, del Canada e dell'America Latina. Raggruppati sotto i soliti ombrelli confederali, i sindacati hanno chiesto al Summit delle Americhe di includere i soliti diritti dei lavoratori e le solite clausole sulla difesa dell'ambiente e dei diritti umani.

 L'IMPERO AMERICANO

Non è un accordo commerciale; è l'Impero Americano. Dietro l'Alca ci sono i poteri di Wall Street e del complesso militar-industriale. Ironicamente, mentre le economie locali, compresi i servizi pubblici dovranno essere privatizzati, con l'Alca la produzione di armi di distruzione di massa da parte dei più importati gruppi americani continuerà ad essere pesantemente finanziata dallo stato.

Sebbene non ufficialmente nell'agenda dell'Alca, la militarizzazione dell'America del Sud, grazie al Plan Colombia, e la firma di un "parallelo" accordo di cooperazione militare da parte di 27 paesi americani (la cosiddetta dichiarazione di Manaus) è parte essenziale del processo di integrazione continentale. Sono in ballo gli interessi strategici degli Usa.

L'imposizione del "libero" commercio da parte di Washington è uno strumento di conquista economica che serve gli interessi delle multinazionali Usa come quelli dell'apparato spionistico, militare e industriale. Il negoziatore per il commercio Richard Zoellnick - che avrà un ruolo determinante nel vertice di Quebec City - fa parte del team di consiglieri di Bush sulla sicurezza nazionale e lavora a stretto contatto con Condoleezza Rice e il segretario di stato Colin Powell.

 LA DOLLARIZZAZIONE

La privatizzazione delle istituzioni bancarie nazionali è parte dell'agenda del Summit. Appoggiata dall'amministrazione Bush, Wall Street vuole estendere il proprio controllo sull'intero emisfero, eliminando o assorbendo le esistenti istituzioni finanziarie nazionali.

Con l'aiuto del Fmi, Washington sta costringendo i paesi latinoamericani ad accettare il dollaro statunitense come moneta nazionale. Il biglietto verde è stato imposto già in cinque paesi latinoamericani: Ecuador, Argentina, Panama, Salvador e Guatemala.

Le conseguenze economiche e sociali della dollarizzazione sono state devastanti. In questi paesi, Wall Street e la Federal Reserve controllano direttamente l a politica monetaria. L'intera struttura della spesa pubblica è controllata dai creditori statunitensi. I salari reali sono crollati, i programmi sociali sono stati distrutti, larghi settori della popolazione sono stati spinti nella povertà.

Per quanto non sia nell'agenda ufficiale del Summit, la dollarizzazione sarà discussa a porte chiuse.

Militarizzazione e dollarizzazione sono le fondamenta dell'impero americano.

 DISARMARE IL NUOVO ORDINE MONDIALE

Con l'aumentare del dissenso da tutti i settori della società contro l'Alca, il Summit ufficiale ha un disperato bisogno di "spicciola" partecipazione della società civile "all'interno" per darsi una facciata di credibilità democratica. Il Summit cerca l'appoggio di queste organizzazioni in cambio di minuscole modifiche all'accordo, che non mettono in discussione la legittimità complessiva dell'Alca, né modificano in maniera sostanziale il funzionamento delle aree di libero commercio.

L'obiettivo nascosto è dividere e indebolire il movimento di protesta e orientare il movimento antiglobalizzazione verso aree e temi che non mettono direttamente in discussione gli interessi del grande business e -più importante ancora - non sollevano la questione dell'egemonia politica di Washington nell'intero emisfero.

Intanto, Robert Zoellinck sta preparando le corsie preferenziali per le leggi impacchettate con l'etichetta "autorità presidenziale per la promozione del commercio" con l'obiettivo di far passare il trattato dell'Alca attraverso il Congresso, senza emendamenti. In altre parole, la creazione di un impero americano non sarà soggetta alle incertezze del dibattito parlamentare.

In cambio, consultandosi con l'Afl-Cio, la potente Business Roundtable e il Comitato di emergenza per il commercio americano (Ecat) - composto dai rappresentanti delle più grandi multinazionali - stanno pressando il fronte dei sindacati , perché chiedano al presidente Bush di includere, in futuri negoziati, regole per le condizioni di lavoro e l'ambiente.

Mentre la gran parte dei manifestanti che hanno raggiunto Quebec City (compreso il battagliero movimento studentesco del Quebec) respingono in blocco l'accordo commerciale, i leader di alcune delle principali organizzazioni della "società civile" vogliono che le proprie cause, i diritti umani, l'ambiente, il lavoro, la democrazia siano inclusi nelle clausole del trattato ufficiale. Poi canteranno vittoria, diranno "ce l'abbiamo fatta!" Facendo così non vanno solo contro la propria base, ma daranno anche legittimità a un processo che distrugge istituzioni e impoverisce milioni di persone - senza rendersi contro delle conseguenze.

L'impero americano non può essere emendato, deve essere respinto, combattuto e sconfitto.

L'Alca deve essere bloccato.


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