Josè Bové: "Lo stato canadese ha creato una situazione di violenza"

 di Robert Dutrisac (da Le Devoir)

Non bisogna cercare la violenza, al Summit delle Americhe, dalla parte dei manifestanti che si oppongono alla Zona di libero scambio delle Americhe (Zlea o Alca). La si trova piuttosto dalla parte dello stato canadese.

Alla sua prima conferenza stampa al Summit dei popoli, ieri mattina a Québec, il celebre contadino francese e attivista antiglobalizzazione José Bové non ha mancato di fustigare il governo canadese che ha schierato la formula agguerrita. "Oggi, mettendo in campo questa logica della paura, il governo canadese ha creato una situazione di violenza", ha detto Bové, "E' lo stato canadese che rappresenta la violenza, è lui ad aver costruito il muro", questo "muro della vergogna scandalosa" che delimita il perimetro di sicurezza nel cuore di Québec. "Questi capi di stato si riuniscono per dire: 'Bisogna che il denaro circoli liberamente". Ma, allo stesso tempo, impedisce agli uomini di circolare" ha lanciato.

Se le autorità canadesi gli hanno permesso di entrare in Canada, era per evitare di mobilitare l'opinione pubblica. "Il Canada ha voluto impedirmi di entrare argomentando che io ero un criminale, ma grazie alla mobilitazione dei movimenti di cittadini canadesi e di Québec, il governo è stato obbligato a fare marcia indietro" ha riferito Bové. E ha lanciato un appello al governo canadese perché lasci entrare tutti i manifestanti che non godono della sua notorietà e che "vogliono venire qui per manifestare pacificamente".

Dopo aver tergiversato, Immigrazione canadese, da due settimane, autorizzando José Bové, invitato dal Consiglio dei Canadesi, a entrare nel paese. Lo scorso novembre, Bové ha soggiornato a Québec per promuovere il suo libro, "Il mondo non è un merchandise" al Salone de libro di Montréal, senza che nessuno gli desse fastidio. Questa volta, invece, Immigrazione e Cittadinanza Canadese, gli hanno chiesto una foto per i suoi dossier, di versare una cauzione e di lasciare il paese al più tardi il 30 aprile.

L'attivista ha un casellario giudiziario relativo ad una condanna, nel febbraio 1998, a una pena con rinvio per aver mescolato mais ordinario a mais transgenico prodotto dalla Novartis. E due altre condanne sono in appello, la prima per aver distrutto piante di riso transgenico, la seconda per aver tentato di "smontare" un McDonald's con un trattore vicino a Lione.

A Immigrazione e Cittadinanza Canada, si sottolinea che una sessantina di persone che volevano andare a manifestare a Québec sono state respinte alla frontiera. L'esistenza di un casellario giudiziario e la presunta appartenenza ad alcuni gruppi di casseurs che sono stati attivi a Seattle giustificano il rifiuto delle autorità di lasciare i visitatori stranieri superare la frontiera canadese, ha detto Richard Sanit-Louis, di Immigrazione e Cittadinanza Canada. Il ministero si aspetta un aumento delle richieste di soggiorno a causa del Summit delle Americhe.

Per José Bové, il progetto Zlea (Alca) è fatto su misura per le multinazionali. E prefigura una autentica catastrofe per i contadini delle Americhe "perché significa la distruzione di ogni possibilità di sovranità alimentare". Gli Stati uniti e l'Europa fanno dumping dei prodotti alimentari sovvenzionati nei paesi in via di sviluppo, uccidendo l'agricoltura locale. Il libero scambio non si è mai sviluppato e il mercato è la peggiore delle violenze sulla terra. "Se 800 milioni di persone muoiono di fame, è a causa della legge del mercato" ha sostenuto.

Presente a Seattle alla riunione dell'Omc, José Bové afferma di non aver subito alcuna violenza. Ha avuto piuttosto "molto veleno" da parte dei media. "Quelli che hanno detto che a Seattle c'è stata violenza lo hanno detto in base alle immagini trasmesse dalla Cnn". Se in totale sono state fracassate dieci vetrine, è già molto, ha precisato ma "non un pestaggio". L'attivista trova scioccante che si possa mettere sullo stesso piano persone che stanno per "ridurre il pianeta in un grande supermercato" e i manifestanti che sono tentati di scalare un muro per protestare. Se ci saranno violenze a Québec, saranno da parte di coloro che hanno eretto il muro".

José Bové non è in Canada per partecipare ad azioni violente. Non propone in alcun modo il ricorso alla violenza per contrastare "la violenza istituzionale", quella del mercato. I contadini hanno capito da tempo che la violenza non va avanti a grandi passi. "Se un giorno si usa il bastone, ci si ritrova in faccia un fucile spianato. Se si usa un fucile, ci si ritrova davanti una mitragliatrice. Se si usa una mitragliatrice, ci troveremo in faccia un bombardiere", ha detto "La violenza non avrà mai, in ogni caso, un'arma per i poveri". La forza dei deboli è l'azione diretta non violenta, è la disobbedienza civile. Quando una legge è ingiusta, è criminale accettare quella legge", ha concluso José Bové.


Link Utili:     - Speciale ALCA

                    - "Il mondo non è in vendita" - recensione del libro di Josè Bové


 - formiche.too.it -