OGM: cronaca di un fallimento annunciato - di greenpeace italia

Greenpeace si oppone al rilascio nell'ambiente di OGM (organismi geneticamente manipolati) a causa dei rischi imprevedibili e sconosciuti che ciò comporta.

L'ingegneria genetica permette oggi di spostare pezzi di DNA (geni) da un organismo ad un altro. Poiché i geni contengono l'informazione che consente l'espressione delle proteine che definiscono le caratteristiche dei viventi, questo spostamento (transgenesi) trasferisce ad un organismo manipolato o "bioingegnerizzato" un carattere (es.: resistenza ad un erbicida) che esso prima non possedeva.

A causa della complessità dei sistemi viventi, la transgenesi, che di fatto è un inserimento di un gene estraneo in un qualunque punto del DNA (genoma) ospite, può provocare "effetti collaterali" difficili da prevedere. Essi possono mettere a rischio sia la salute di chi mangia OGM o viene a contatto con essi, sia gli equilibri dell'ecosistema in cui gli OGM sono rilasciati. Le insidie degli OGM possono comparire ad ogni livello.

Greenpeace e molte altre associazioni sono critiche nei confronti di una scienza tecnicamente molto raffinata ma concettualmente povera (1), che si sviluppa su sistemi di laboratorio super semplificati e che, applicata al "mondo reale", ben più complesso ed interattivo, rischia di creare disastri a catena. Più di ogni discorso, crediamo che valgono i molti esempi concreti in cui gli OGM hanno dato prova di scarsa affidabilità, creando rischi per l'ambiente, per l'economia e per la salute.

1. I MICROBI CHE DOVEVANO MORIRE

Nel 1989, un'industria voleva sperimentare in campo aperto un microrganismo bioingegneizzato (Bradyrhizobium japonica) che, secondo le attese, doveva aumentare la fertilità del suolo. Per un anno vennero effettuate colture sperimentali, piantando semi di soia su cui erano stati impiantati questi microrganismi manipolati. Alla fine della stagione le piante e i semi furono bruciati, il terreno arato e furono seminate nuove colture. Ma un successivo monitoraggio rivelò che il Bradyrizhobium geneticamente manipolato stava eliminando la flora batterica naturale, mettendo a rischio l'equilibrio dell'ecosistema del suolo: qualcosa che a priori NON doveva succedere. L'aratura aveva poi sparso il microrganismo su un'area ben più vasta di quella occupata dal campo sperimentale (2). Un rapporto successivo sostiene che: "Una delle considerazioni da trarre da questo caso è che, sebbene sia stato utilizzato un microrganismo su cui esistevano parecchie informazioni e sia stato condotto un esperimento sul campo ben pianificato ed attentamente valutato, comunque si è ottenuto un risultato che non era prevedibile" (3).

2. L'ALLERGIA CHE NON CI DOVEVA ESSERE

L'allergia è una reazione sproporzionata del nostro organismo a sostanze che esso considera chimicamente estranee e da cui quindi cerca di difendersi. Le allergie possono essere di molti tipi. Un caso particolare sono le allergie alimentari, che si scatenano quando un soggetto predisposto mangia sostanze cui è sensibile. Gli OGM introdurranno nella dieta umana proteine che prima non ne facevano parte: se si immette nel pomodoro un gene dello scorpione, il pomodoro produrrà una proteina dello scorpione che sarà mangiata da chi prima di scorpioni non ne aveva mai mangiati (e che non sa di mangiarli, se non c'è un'etichetta che glielo dice ·). Esiste il rischio che ci sia una risposta allergica a queste "nuove proteine" introdotte dagli OGM nella nostra dieta?

A lungo, l'industria delle biotecnologie ha negato che l'ingestione di un OGM potesse provocare reazione allergica alla proteina "transgenica", ma questo superficiale ottimismo è svanito quando si è tentato di manipolare la soia con un gene della noce brasiliana. Si è visto, infatti, che il siero del sangue di soggetti allergici alla noce brasiliana reagisce in presenza di estratto della soia manipolata (4). A dispetto delle rassicuranti dichiarazioni dell'industria (confortate da studi "scientifici"), questo studio ha dimostrato che l'allergenicità, cioè la capacità di scatenare reazione allergica, era stata trasferita dalla noce brasiliana alla soia manipolata: persone allergiche alle noci brasiliane (ma non alla soia) sarebbero state male se avessero mangiato quella soia transgenica.

La commercializzazione di questo particolare OGM è stata bloccata, ma il problema di fondo resta. Infatti, la noce brasiliana è già parte della nostra dieta e solo per questo motivo esistono collezioni di sieri di persone allergiche tale alimento. Ma non esistono collezioni di sieri di soggetti allergici a scorpioni, batteri, virus, ragni e a tante piante, animali o microbi che nessuno ha mai mangiato ma che sono ora usati per manipolare gli alimenti. Come ha detto uno degli autori del lavoro scientifico sulla soia manipolata col DNA della noce brasiliana: "molte compagnie biotecnologiche usano come donatori di geni microrganismi piuttosto che piante usate per l'alimentazione, anche se il potenziale allergenico di queste proteine microbiche introdotte nella dieta è incerto, imprevedibile e non è possibile effettuare su esse prove sperimentali". Cosa succederà quando i consumatori verranno a contatto con alimenti mai prima sperimentati? Lo stesso autore dice che "il prossimo caso potrebbe essere meno ideale [mancando i sieri per fare i test sull'allergia] ed il pubblico meno fortunato"(5).

3. I BATTERI CHE HANNO AVVELENATO IL SUOLO

Si è scoperto che un batterio geneticamente manipolato (Klebsiella) rilasciato nel terreno ha causato effetti negativi sulle piante e su tutto l'ecosistema (6). Questo batterio era stato manipolato per produrre etanolo come carburante da scarti di prodotti agricoli. Furono osservati diminuzione nella crescita delle radici e delle gemme del grano, effetti negativi su funghi benefici nel terreno, avvelenamento delle piante, aumento di vermi e batteri parassiti e significativi cambiamenti nelle reti alimentari del suolo (7). Le capacità della Klebsiella geneticamente manipolata di sopravvivere dipendeva dal tipo di suolo e da altri fattori. Non è chiaro perché il batterio manipolato fosse capace di una sopravvivenza migliore di quella prevista, ma questo caso illustra bene i danni che un singolo OGM può causare se rilasciato in natura. In particolare, bloccare la diffusione e l'attività di un microrganismo manipolato dopo il suo rilascio in natura è, probabilmente, impossibile.

4. PECORE E MAIALI CHE NON VOLEVANO CRESCERE

Ci sono stati molti tentativi di ingegnerizzare animali d'allevamento per farli crescere di più mediante varie manipolazioni dei geni che producono gli ormoni della crescita. La maggior parte di questi tentativi è fallita perché la crescita è un fenomeno complesso, che riguarda ben più di un singolo ormone, ed anche perché un ormone della crescita può avere altre funzioni, oltre a promuovere l'accrescimento corporeo.

Nelle pecore, non si è riusciti a far crescere gli animali più del normale, ma in compenso i soggetti bioingegnerizzati spesso erano diabetici e tutti sono morti prematuramente. In un montone, si è osservata l'inibizione della maturità sessuale (8).

Nei maiali, sebbene non sia stata osservata mortalità precoce, gli animali soffrivano di altri disturbi. Gli studiosi hanno riferito che: "l'aumento del tenore di ormone della crescita era in generale dannoso alla salute: i maiali avevano un'alta incidenza di ulcere gastriche, artrite, disturbi cardiaci, dermatite e malattie renali (9)". Nello stesso articolo scientifico si riferisce che gli animali mostravano letargia ed alterazioni motorie. Alcuni soffrivano di complicanze multiple come infiammazione e polmonite. In generale, molti animali ingegnerizzati con ormone delle crescita mostrano una ridotta fertilità (10). Tutto questo, manipolando un solo carattere genetico.

5. IL LIEVITO CHE PRODUCEVA VELENI

Un ceppo di lievito (microrganismo simile ad un fungo) era stato manipolato per produrre un maggiore quantitativo di enzimi utilizzati per la digestione degli zuccheri. Gli scienziati volevano verificare gli effetti della manipolazione sui processi degradativi degli zuccheri. Si accertò che i lieviti manipolati producevano quantitativi abnormi, circa 30 volte più del normale, di metil glioxale, un agente tossico e mutageno (dunque, potenzialmente cancerogeno). Il fatto che aumentando la concentrazione di un certo enzima ci possono essere ripercussioni a catena nella fisiologia cellulare, con effetti imprevedibili sulle reazioni chimiche e dunque sui prodotti del metabolismo delle cellule, ha serie ripercussioni sulla credibilità del concetto di "sostanziale equivalenza" (11) che è il principio secondo il quale, previa una grossolana analisi chimica, gli OGM sono uguali (a parte il gene manipolato e le eventuali proteine da esso prodotte) agli organismi tradizionali: è in base a questo principio che l'industria ha chiesto, e fino ad ora ha ottenuto, che gli OGM non devono essere etichettati. La sostanziale equivalenza è la base del sistema di test per i prodotti alimentari geneticamente manipolati che si applica nell'Unione Europea in base al Regolamento sui Nuovi Cibi (12). Ma come hanno detto gli scienziati che hanno studiato il caso del lievito manipolato: "i risultati presentati possono sollevare alcuni interrogativi riguardo la sicurezza e l'accettabilità degli alimenti geneticamente manipolati, e dare legittimità ai molti consumatori che non sono pronti ad accettare alimenti prodotti usando tecniche di ingegneria genetica" (13).

6. L'INGEGNERIA GENETICA HA GIA' UCCISO?

Il triptofano è un aminoacido, cioè un componente naturale delle proteine, essenziale al nostro organismo e venduto come integratore dietetico, oltre che per trattare l'insonnia e la depressione. Nel 1989, comparve negli USA una nuova malattia, chiamata EMS, le cui caratteristiche salienti erano un aumento del numero dei globuli bianchi e forti dolori muscolari. Nel novembre di quell'anno, la FDA (Food and Drug Administration, Ente Federale USA che controlla gli alimenti) ha emesso un allarme generale, chiedendo ai consumatori di smettere di usare il triptofano come integratore alimentare (14). Molte persone avevano già assunto il triptofano, tanto che più di 36 erano morte e molte, secondo alcune stime fino a 10.000 soggetti, avevano subito invalidità di vario genere, dalle più lievi fino alla paralisi permanente (15). L'EMS è stata collegata ad uno stock di triptofano contaminato messo in commercio da una ditta giapponese, la Showa Denko, che usava un nuovo ceppo di batteri geneticamente alterati per produrre più triptofano. Non è stato chiarito se la contaminazione è dovuta alla modificazione genetica dei batteri (la Showa Denko non ha mai consegnato per studi il ceppo geneticamente alterato) o ad un cambiamento dei processi industriali di filtraggio e purificazione (16). Sebbene non sia stato identificato un agente causale della sindrome EMS, uno studioso ha detto: "tutte le analisi rivelano che la contaminazione del triptofano è a livelli molto bassi, e ciò significa che il contaminante deve avere un'attività biologica assai potente" (17).

L'attuale Regolamento dell'Unione Europea sui Nuovi Cibi (18) basa le sue procedure analitiche sul concetto di "sostanziale equivalenza" (19). Considerata la bassissima concentrazione del contaminante del triptofano che ha causato al sindrome EMS, è ragionevole assumere che il triptofano della Showa Denko sarebbe ancora oggi considerato sostanzialmente equivalente al triptofano prodotto in modo convenzionale. Rimane quindi forte il dubbio che l'attuale legislazione possa eventualmente prevenire in futuro un problema di questo tipo.

7. QUANDO LE PIANTE NON FANNO QUELLO CHE TI ASPETTI.

Informazioni sulle rese agricole di OGM negli USA ci confermano l'insorgere di problemi inattesi riguardo alla validità commerciale di certe colture geneticamente manipolate. La più notevole è forse una decisione del Consiglio di Arbitrato per le Sementi del Missisipi, secondo cui Monsanto deve pagare 1,9 milioni di dollari (oltre 3,5 miliardi di lire) a 3 agricoltori che hanno sofferto perdite di raccolto, a causa della bassa resa del cotone Roundup Ready. Questo cotone è resistente al Roundup, un erbicida prodotto dalla Monsanto. Il Consiglio ha rigettato la tesi della Monsanto che sosteneva che la bassa resa era dovuta a condizioni meteorologiche insolitamente sfavorevoli. Prima ancora, Monsanto aveva definito risarcimenti per via extragiudiziale con un'altra cinquantina di agricoltori (20). Come era già stato riferito nel maggio 1997 "è stata riferita una resa sensibilmente inferiore alle attese quando il Roundup viene applicato sul cotone dopo che le piante avevano passato lo stadio di 4 foglie". Lo stesso rapporto aggiungeva che altri tipi di erbicida erano comunque necessari per controllare le piante infestanti (21).

Il Cotone Roundup Ready ha avuto altri problemi in Texas nel 1998: le radici delle piante erano deformi, causando uno sviluppo insufficiente, o anche la caduta, delle piante. Sebbene in Texas quell'anno ci sia stata un'estate particolarmente calda, gli agricoltori riferiscono che il cotone normale non mostrava alcun problema, mentre a pochi metri di distanza quello manipolato non cresceva (22).

E' accertato inoltre che alcuni dei semi venduti come ingegnerizzati per resistere ad erbicidi possono non essere affatto resistenti. In Canada, la multinazionale AgrEvo dichiara che il suo mais "Liberty Link", resistente all'erbicida Liberty (glufosinato), contiene circa l'1-3% di semi che non sono resistenti: le piante dunque muoiono durante il trattamento. Sebbene AgrEvo dichiari che è normale trovare nelle varietà agricole una simile percentuale di semi non conformi alle caratteristiche dichiarate, è meno normale che le varietà "estranee" presenti nelle sementi siano completamente distrutte durante la coltivazione (23).

In Canada, l'impollinazione da piante transgeniche di colza ha causato problemi creando erbe infestanti (apparentate con la colza) resistenti all'erbicida (24).

8. ALTERAZIONI RIPRODUTTIVE NELLE PIANTE MANIPOLATE

Secondo un recente articolo comparso sulla rivista scientifica "Nature", una pianta ingegnerizzata per resistere ad un erbicida ha acquisito una capacità 20 volte maggiore del normale di ibridizzare (cioè di incrociarsi) con altre piante (25). Naturalmente, questo risultato è del tutto inatteso e, fino ad ora, inspiegabile. Se questa fosse una caratteristica generale delle piante manipolate, il rischio di inquinamento genetico sarebbe incredibilmente maggiore di quello fino ad ora ipotizzato. Lo stesso vale per il rischio che una pianta manipolata possa passare ad una specie simile, infestante, la resistenza ad un erbicida.

9. LE PIANTE MANIPOLATE PRODUCONO DI MENO DI QUELLE NORMALI

I sostenitori degli OGM vogliono farci credere che con le colture transgeniche aumenterà la produzione di cibo e che ciò servirà per risolvere il problema della fame nel mondo. Nessuna delle due affermazioni è vera. Secondo il World Food Programme (WFP), l'agenzia dell'ONU che si occupa di emergenze alimentari (in caso di guerra, carestie o altre catastrofi), la produzione alimentare attuale sarebbe teoricamente sufficiente, se equamente distribuita, a sfamare praticamente tutta la popolazione mondiale (26). In ogni caso, le statistiche di produzione USA (27) e i dati di uno studio piuttosto esteso dell'Università del Wisconsin (28) dimostrano chiaramente che le rese della soia manipolata Roundup Ready della Monsanto non sono affatto superiore, anzi, sono mediamente inferiori, alle rese della soia "normale". Per una discussione di questi dati, si veda anche il Rapporto di Charles Benbrook, del Biotech Infonet (29). Nel frattempo, l'erbicida della Monsanto Roundup (principio attivo: glifosato) è stato collegato ad alcune forme tumorali (linfoma non-Hodgin, 30)

10. FARFALLE E PIANTE MANIPOLATE: NON MESCOLARE!

A dispetto delle rassicurazioni profuse sia dall'industria delle biotecnologie sia da organismi di ricerca governativi, come l'US.EPA (Environment Protection Agency), si scopre che le piante manipolate con il gene della tossina del Bacillus thuryngenis (Bt) presentano rischi per gli ecosistemi naturali. Ricercatori della Cornell University (31) hanno evidenziato elevata mortalità, in laboratorio, per bruchi delle farfalla monarca. La monarca è un insetto unico, che compie migrazioni di massa attraverso il golfo del Messico, dagli USA meridionali fino alla Yucatan (Messico). I bruchi della monarca sono intossicati dalla tossina Bt presente nel polline di piante transgeniche Bt (prodotte dalla Novartis) che ingeriscono accidentalmente quando il polline si deposita, spinto dal vento, sulle foglie di cui si nutrono. Altri ricercatori, dell'Universita dell'Iowa, hanno già ottenuto le prime conferme sul campo (32). Il problema riguarda in teoria tutte le specie di farfalle che sono presenti allo stato di bruco contemporaneamente alla dispersione del polline delle piante BT. Solo in Inghilterra, ove sono presenti un numero di specie di farfalle molto inferiori a quelle presenti in Italia, sono circa un centinaio le specie a rischio (33).

In seguito alla pubblicazione dell'articolo su Nature, agli studiosi della Cornell University sono stati tagliati i fondi per la ricerca. Greenpeace ha lanciato negli USA una campagna di finanziamento pubblico di queste ricerche sulla bio sicurezza.  (fonte: greenpeace italia)


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