[1]Nel mio primo libro ho gia trattato, o
Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio
egli fu assunto in cielo.
[3]Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove,
apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio.
[4]Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi
da Gerusalemme,
ma di attendere che si adempisse la promessa
del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me:
[5]Giovanni ha battezzato con acqua, voi
invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».
[6]Così venutisi a trovare insieme gli
domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di
Israele?».
[7]Ma egli rispose:
«Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla
sua scelta,
in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli
estremi confini della terra».
[9]Detto questo, fu elevato in alto sotto i
loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo.
[10]E
poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava,
ecco due uomini in bianche vesti si
presentarono a loro e dissero:
[11]«Uomini di Galilea, perché state a
guardare il cielo?
Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto
fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare
in cielo».
[12]Allora ritornarono a Gerusalemme dal
monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso
in un sabato.
[13]Entrati
in città salirono al piano superiore dove abitavano.
C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea,
Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e
Giuda di Giacomo.
[14]Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con
alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.
[15]In quei giorni Pietro si alzò in mezzo ai
fratelli
(il numero delle persone radunate era circa
centoventi) e disse:
[16]«Fratelli, era necessario che si
adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di
Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù.
[17]Egli era
stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero.
[18]Giuda comprò un pezzo di terra
con i proventi del suo delitto e
poi precipitando in avanti si squarciò in
mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere.
[19]La
cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno
è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.
[20]Infatti
sta scritto nel libro dei Salmi:
La sua dimora diventi deserta,
e nessuno vi abiti,
il suo incarico lo prenda un altro.
[21]Bisogna dunque che tra coloro che ci
furono compagni per tutto
il tempo in cui il Signore Gesù ha vissuto in
mezzo a noi,
uno divenga, insieme a noi, testimone della
sua risurrezione».
[23]Ne furono proposti due, Giuseppe detto
Barsabba, che era soprannominato Giusto, e Mattia.
mostraci quale di questi due hai designato
[25]a prendere il posto in
questo ministero e apostolato che Giuda ha
abbandonato per andarsene al posto da lui scelto».
[26]Gettarono quindi le sorti su di loro e la sorte cadde su Mattia, che
fu associato agli undici apostoli.
[1]Mentre il giorno di Pentecoste stava per
finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo.
[2]Venne all'improvviso dal
cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo,
e riempì tutta la casa dove si trovavano.
[3]Apparvero loro lingue come di fuoco che si
dividevano e si posarono su ciascuno di loro;
[4]ed essi furono tutti pieni di Spirito
Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il
potere d'esprimersi.
[5]Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei
osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo.
[8]E
com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?
[9]Siamo
Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della
Cappadòcia,
del Ponto e dell'Asia, [10]della Frigia e
della Panfilia,
dell'Egitto e delle parti della Libia vicino
a Cirène, stranieri di Roma, [11]Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo
annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio».
[12]Tutti erano
stupiti e perplessi, chiedendosi l'un l'altro: «Che significa questo?».
[13]Altri invece li deridevano e
dicevano:
«Si sono ubriacati di mosto».
[14]Allora Pietro, levatosi in piedi con gli
altri Undici, parlò a voce alta così: «Uomini di Giudea, e voi tutti che vi
trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie
parole:
Io effonderò il mio Spirito sopra ogni
persona;
i vostri figli e le vostre figlie
profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno dei sogni.
[18]E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito ed
essi
profeteranno.
[19]Farò prodigi in alto nel cielo
e segni in basso sulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
[20]Il sole si muterà in tenebra e la luna in
sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e splendido.
[21]Allora chiunque invocherà il nome del
Signore
sarà salvato.
[22]Uomini d'Israele, ascoltate queste
parole: Gesù di Nazaret
-
uomo accreditato da Dio presso di voi per
mezzo di miracoli,
-
prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di
voi per opera sua, come voi ben sapete -,
-
[23]dopo che, secondo il prestabilito disegno
e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi,
-
voi l'avete inchiodato sulla croce per mano
di empi e l'avete ucciso.
[24]Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte,
perché non era possibile che questa lo
tenesse in suo potere.
[25]Dice infatti Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
poiché egli sta alla mia destra, perché io
non
vacilli.
mia lingua;
ed anche la mia carne riposerà nella
speranza,
[27]perché tu non abbandonerai l'anima mia
negli
inferi,
né permetterai che il tuo Santo veda la
corruzione.
[28]Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
[29]Fratelli, mi sia lecito dirvi
francamente, riguardo al patriarca Davide,
che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è
ancora oggi fra noi.
di far sedere sul suo trono un suo
discendente, [31]previde la risurrezione di Cristo e ne parlò:
questi non fu abbandonato negli inferi,
né la sua carne vide corruzione.
che egli aveva promesso, lo ha effuso, come
voi stessi potete vedere e udire.
[34]Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice:
Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
come sgabello ai tuoi piedi.
[36]Sappia dunque con certezza tutta la casa
di Israele che Dio ha costituito Signore e
Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!».
[37]All'udir tutto questo si sentirono
trafiggere il cuore e dissero a
Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa
dobbiamo fare, fratelli?».
[38]E Pietro disse:
«Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome
quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro».
[40]Con
molte altre parole li scongiurava e li esortava: «Salvatevi da questa
generazione perversa».
[41]Allora
coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a
loro circa tremila persone.
[42]Erano assidui nell'ascoltare
l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna,
nella frazione del pane e nelle preghiere.
[43]Un senso di
timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.
[44]Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano
ogni cosa in comune;
[45]chi aveva proprietà e sostanze le vendeva
e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.
[46]Ogni giorno tutti insieme frequentavano
il tempio e spezzavano il pane
a casa prendendo i pasti con letizia e
semplicità di cuore, [47]lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.
[48]Intanto il Signore ogni giorno
aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
[1]Un giorno Pietro e Giovanni salivano al
tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio.
[2]Qui
di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita e lo ponevano
ogni giorno presso la porta del tempio detta
«Bella» a chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio.
[3]Questi, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio,
domandò loro l'elemosina.
[4]Allora Pietro fissò lo sguardo su di lui insieme a Giovanni e disse:
«Guarda verso di noi».
[5]Ed egli si volse verso di loro,
aspettandosi di ricevere qualche cosa.
[6]Ma
Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do:
nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno,
cammina!».
[7]E,
presolo per la mano destra, lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si
rinvigorirono
[8]e balzato in piedi camminava; ed entrò con
loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio.
[9]Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio [10]e riconoscevano
che era quello
che sedeva a chiedere l'elemosina alla porta
Bella del tempio ed erano meravigliati e
stupiti per quello che gli era accaduto.
[11]Mentr'egli si teneva accanto a Pietro e
Giovanni, tutto il popolo fuor di sé per
lo stupore accorse verso di loro al portico
detto di Salomone.
[12]Vedendo ciò, Pietro disse al popolo:
«Uomini d'Israele, perché vi meravigliate di
questo e continuate a fissarci come se per
nostro potere e nostra pietà avessimo fatto camminare quest'uomo?
glorificato il suo servo Gesù, che voi avete
consegnato e rinnegato di fronte a Pilato,
mentre egli aveva deciso di liberarlo;
[14]voi invece avete rinnegato il Santo e il
Giusto, avete chiesto che vi fosse graziato un assassino
[15]e avete ucciso l'autore della vita.
Ma Dio l'ha risuscitato dai morti e di questo
noi siamo testimoni.
[16]Proprio per la fede riposta in lui il nome di Gesù ha dato vigore a
quest'uomo che voi vedete e conoscete;
la fede in lui ha dato a quest'uomo la
perfetta guarigione alla presenza di tutti voi.
[18]Dio però ha adempiuto così ciò che aveva
annunziato per bocca di tutti i profeti,
che cioè il suo Cristo sarebbe morto.
[19]Pentitevi
dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati
egli mandi quello che vi aveva destinato come
Messia, cioè Gesù.
[21]Egli
dev'esser accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose,
come ha detto Dio fin dall'antichità, per
bocca dei suoi santi profeti.
[22]Mosè infatti disse: Il Signore vostro Dio vi farà sorgere un profeta
come me
in mezzo ai vostri fratelli; voi lo
ascolterete in tutto quello che egli vi dirà.
[23]E chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al
popolo.
[24]Tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in
seguito, annunziarono questi giorni.
quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza
saranno benedette tutte le famiglie della terra. [26]Dio,
dopo aver risuscitato il suo servo, l'ha mandato prima di tutto a voi
per portarvi la benedizione e perché ciascuno
si converta dalle sue iniquità».
[1]Stavano ancora parlando al popolo, quando
sopraggiunsero i sacerdoti, il capitano del tempio e i sadducei,
[2]irritati per il fatto che essi insegnavano
al popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dai morti.
[3]Li
arrestarono e li portarono in prigione fino al giorno dopo, dato che era ormai
sera. [4]Molti
però di quelli che avevano ascoltato il discorso credettero e il numero degli
uomini raggiunse circa i cinquemila.
[5]Il giorno dopo si radunarono in
Gerusalemme i capi, gli anziani e gli scribi,
[6]il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni,
Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti.
[7]Fattili
comparire davanti a loro, li interrogavano: «Con quale potere o in nome di chi
avete fatto questo?».
[8]Allora Pietro, pieno di Spirito Santo,
disse loro: «Capi del popolo e anziani,
[9]visto che oggi veniamo interrogati sul
beneficio recato ad un uomo infermo e in qual modo egli abbia ottenuto la
salute,
[10]la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il
popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno,
che voi avete crocifisso e che Dio ha
risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo.
[11]Questo Gesù è
la pietra che, scartata da voi, costruttori,
è diventata testata d'angolo.
[12]In nessun altro c'è salvezza; non vi è
infatti altro nome dato agli uomini sotto
il cielo nel quale è stabilito che possiamo
essere salvati».
[13]Vedendo la franchezza di Pietro e di
Giovanni e considerando che erano senza
istruzione e popolani, rimanevano stupefatti
riconoscendoli per coloro che erano
stati con Gesù;
[16]«Che dobbiamo fare a questi uomini? Un
miracolo evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a
tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo.
[17]Ma
perché la cosa non si divulghi di più tra il popolo, diffidiamoli dal parlare
più ad alcuno in nome di lui».
obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi
stessi;
[20]noi non possiamo tacere quello che
abbiamo visto e ascoltato».
[21]Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando
motivi per punirli,
li rilasciarono a causa del popolo, perché
tutti glorificavano Dio per l'accaduto.
[22]L'uomo
infatti sul quale era avvenuto il miracolo della guarigione aveva più di
quarant'anni.
[23]Appena rimessi in libertà, andarono dai
loro fratelli e riferirono quanto avevano detto i sommi sacerdoti e gli
anziani. [24]All'udire
ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo:
«Signore, tu che hai creato il cielo, la
terra, il mare e tutto ciò che è in essi,
[25]tu che per mezzo dello Spirito Santo
dicesti per bocca del nostro padre, il tuo servo Davide:
Perché si agitarono le genti
e i popoli tramarono cose vane?
[26]Si sollevarono i re della terra
e i principi si radunarono insieme,
contro il Signore e contro il suo Cristo;
[27]davvero in questa città si radunarono
insieme contro il tuo santo servo Gesù,
che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio
Pilato con le genti e i popoli d'Israele,
[28]per compiere ciò che la tua mano e la tua
volontà avevano preordinato che avvenisse.
[29]Ed ora, Signore, volgi lo sguardo alle loro minacce e concedi ai
tuoi servi di
nel nome del tuo santo servo Gesù».
[31]Quand'ebbero terminato la preghiera, il
luogo in cui erano radunati
tremò e tutti furono pieni di Spirito Santo e
annunziavano la parola di Dio con franchezza.
[32]La moltitudine di coloro che eran venuti
alla fede aveva un cuore solo e
un'anima sola e nessuno diceva sua proprietà
quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune.
[33]Con
grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione
del Signore Gesù e tutti essi godevano di
grande simpatia.
li vendevano, portavano l'importo di ciò che
era stato venduto
[35]e lo deponevano ai piedi degli apostoli;
e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno.
[36]Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli
Barnaba, che significa
«figlio dell'esortazione», un levita
originario di Cipro,
[37]che era padrone di un campo, lo vendette
e ne consegnò l'importo deponendolo ai piedi degli apostoli.
[1]Un uomo di nome Anania con la moglie
Saffira vendette un suo podere
[3]Ma Pietro gli disse:
«Anania, perché mai satana si è così impossessato
il ricavato non era sempre a tua
disposizione?
Perché hai pensato in cuor tuo a quest'azione?
Tu non hai mentito
agli uomini, ma a Dio».
[5]All'udire queste parole, Anania cadde a terra e spirò.
[7]Avvenne poi che, circa tre ore più tardi,
entrò anche sua moglie,
ignara dell'accaduto.
[8]Pietro le chiese: «Dimmi: avete
venduto il campo a tal prezzo?».
Ed essa: «Sì, a tanto».
[9]Allora Pietro le
disse: «Perché vi siete accordati per tentare lo Spirito del Signore?
Ecco qui alla porta i passi di coloro che
hanno seppellito tuo marito e porteranno via anche te».
[10]D'improvviso
cadde ai piedi di Pietro e spirò. Quando i giovani entrarono,
[12]Molti miracoli e prodigi avvenivano fra
il popolo per opera degli apostoli.
Tutti erano soliti stare insieme nel portico
di Salomone; [13]degli altri,
nessuno osava associarsi a loro, ma il popolo
li esaltava. [14]Intanto
andava aumentando il numero degli uomini e delle donne che credevano nel
Signore
perché, quando Pietro passava, anche solo la
sua ombra coprisse qualcuno di loro.
[16]Anche la folla delle città vicine a
Gerusalemme accorreva, portando malati e
persone tormentate da spiriti immondi e tutti
venivano guariti.
[17]Si alzò allora il sommo sacerdote e
quelli della sua parte, cioè la setta dei sadducei,
[20]«Andate, e mettetevi a predicare al
popolo nel tempio tutte queste parole di vita». [21]Udito
questo, entrarono nel tempio sul far del giorno e si misero a insegnare.
Quando arrivò il sommo sacerdote con quelli
della sua parte, convocarono il sinedrio e tutti gli anziani dei figli
d'Israele; mandarono quindi a prelevare gli apostoli nella prigione.
[22]Ma
gli incaricati, giunti sul posto, non li trovarono nella prigione e tornarono a
riferire:
ma, dopo aver aperto, non abbiamo trovato
dentro nessuno».
[24]Udite queste parole, il capitano del tempio e i sommi sacerdoti si
domandavano perplessi che cosa mai
significasse tutto questo,
[25]quando arrivò un tale ad annunziare:
«Ecco, gli uomini che avete messo
in prigione si trovano nel tempio a insegnare
al popolo».
[26]Allora il capitano uscì con le sue
guardie e li condusse via, ma senza violenza,
per timore di esser presi a sassate dal
popolo.
[27]Li condussero e li presentarono nel
sinedrio; il sommo sacerdote cominciò a interrogarli dicendo:
ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della
vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo».
[29]Rispose allora Pietro insieme agli
apostoli: «Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini.
[30]Il Dio dei nostri padri ha risuscitato
Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo alla croce.
per dare a Israele la grazia della
conversione e il perdono dei peccati.
[34]Si alzò allora nel sinedrio un fariseo,
di nome Gamaliele, dottore della legge,
stimato presso tutto il popolo. Dato ordine
di far uscire per un momento gli accusati,
[35]disse:
Ma fu ucciso, e quanti s'erano lasciati
persuadere da lui si dispersero e finirono nel nulla.
[37]Dopo
di lui sorse Giuda il Galileo, al tempo del censimento, e indusse molta gente a
seguirlo,
ma anch'egli perì e quanti s'erano lasciati
persuadere da lui furono dispersi.
[38]Per
quanto riguarda il caso presente, ecco ciò che vi dico:
Non occupatevi di questi uomini e lasciateli
andare.
Se infatti questa teoria o questa attività è
di origine umana, verrà distrutta;
[39]ma se essa viene da Dio, non riuscirete a
sconfiggerli; non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio!».
li fecero fustigare e ordinarono loro di non
continuare a parlare nel nome di Gesù; quindi li rimisero in libertà.
[41]Ma essi se ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù.
[42]E
ogni giorno, nel tempio e a casa, non cessavano di insegnare e di portare il
lieto annunzio che Gesù è il Cristo.
[1]In quei giorni, mentre aumentava il numero
dei discepoli,
sorse un malcontento fra gli ellenisti verso
gli Ebrei,
perché venivano trascurate le loro vedove
nella distribuzione quotidiana.
[2]Allora
i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero:
pieni di Spirito e di saggezza, ai quali
affideremo quest'incarico.
[4]Noi,
invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola».
[5]Piacque
questa proposta a tutto il gruppo ed elessero Stefano,
uomo pieno di fede e di Spirito Santo,
Filippo, Pròcoro, Nicànore,
Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di
Antiochia.
[6]Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero
loro le mani.
[7]Intanto la parola di Dio si diffondeva e
si moltiplicava grandemente il numero dei discepoli a Gerusalemme;
anche un gran numero di sacerdoti aderiva
alla fede.
gli Alessandrini e altri della Cilicia e dell'Asia, a disputare con Stefano,
[10]ma non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava. [11]Perciò sobillarono alcuni che dissero: «Lo abbiamo udito pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio». [12]E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso,
«Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. [14]Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosè».
[15]E tutti quelli che sedevano nel sinedrio,
fissando gli occhi su di lui, videro il suo
volto come quello di un angelo.
il Dio della gloria apparve al nostro padre
Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in
Carran,
[3]e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla
tua gente e và nella terra che io ti indicherò.
[4]Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là,
dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare
in questo paese dove voi ora abitate,
[5]ma non gli diede alcuna proprietà in esso,
neppure quanto l'orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e
alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli.
[6]Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra
straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni.
[7]Ma del popolo di
cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio:
[10]e lo liberò da tutte le sue afflizioni e
gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d'Egitto, il quale lo nominò
amministratore dell'Egitto e di tutta la sua casa.
[11]Venne una carestia su tutto l'Egitto e in Canaan e una grande
miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare.
[12]Avendo udito Giacobbe che in Egitto c'era del grano, vi inviò i
nostri padri una prima volta;
[13]la seconda volta Giuseppe si fece
riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe
allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela,
settantacinque persone in tutto. [15]E
Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri;
[16]essi furono poi trasportati in Sichem e posti
nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor,
a Sichem.
[17]Mentre si avvicinava il tempo della
promessa fatta da Dio ad Abramo,
il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto,
[18]finché salì al trono d'Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe.
[19]Questi, adoperando l'astuzia contro la nostra gente, perseguitò i
nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non
sopravvivessero.
[20]In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre
mesi nella casa paterna, poi,
[21]essendo stato esposto, lo raccolse la
figlia del faraone e lo allevò come figlio.
[22]Così Mosè venne
istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e
nelle opere.
[23]Quando stava per compiere
i quarant'anni, gli venne l'idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di
Israele,
[30]Passati quarant'anni, gli apparve nel
deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto
ardente.
[31]Mosè rimase
stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la
voce del Signore:
che ti mando in Egitto.
[35]Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo:
Chi ti ha nominato capo e giudice?,
[43]Mi avete forse offerto vittime e
sacrifici
per quarant'anni nel deserto, o casa
d'Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per
adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia.
[44]I nostri padri avevano nel deserto la
tenda della testimonianza,
nella conquista dei popoli che Dio scacciò
davanti a loro, fino ai tempi di Davide.
[46]Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una
dimora per il Dio di Giacobbe;
[47]Salomone poi gli edificò una casa.
[48]Ma l'Altissimo
non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo, come dice il Profeta:
[49]Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il
Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte
queste cose?
[51]O gente testarda e pagana nel cuore e
nelle orecchie, voi sempre opponete
resistenza allo Spirito Santo; come i vostri
padri, così anche voi. [52]Quale
dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che
preannunciavano la venuta del Giusto, del
quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori;
[53]voi che avete ricevuto la legge per mano
degli angeli e non l'avete osservata».
[54]All'udire queste cose, fremevano in cuor
loro e digrignavano i denti contro di lui.
[55]Ma Stefano, pieno di Spirito Santo,
fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua
destra
[56]e disse: «Ecco, io contemplo i cieli
aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».
[57]Proruppero
allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti
insieme contro di lui,
[58]lo trascinarono fuori della città e si
misero a lapidarlo.
E i testimoni deposero il loro mantello ai
piedi di un giovane, chiamato Saulo.
[59]E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù,
accogli il mio spirito».
[60]Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro
questo peccato». Detto questo, morì.
[1]Saulo era fra coloro che approvarono la
sua uccisione.
In quel giorno scoppiò una violenta
persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme e tutti,
ad eccezione degli apostoli, furono dispersi
nelle regioni della Giudea e della Samaria.
[2]Persone pie seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per
lui. [3]Saulo
intanto infuriava contro la Chiesa ed entrando nelle case prendeva uomini e
donne e li faceva mettere in prigione.
[4]Quelli però che erano stati dispersi
andavano per il paese e diffondevano la parola di Dio.
[5]Filippo, sceso in una città della Samaria,
cominciò a predicare loro il Cristo.
[6]E le
folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e
vedendo i miracoli che egli compiva.
[7]Da
molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti
paralitici e storpi furono risanati.
[8]E
vi fu grande gioia in quella città.
[14]Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme,
seppero che la Samaria aveva accolto
la parola di Dio e vi inviarono Pietro e
Giovanni.
[15]Essi discesero e pregarono per loro
perché ricevessero lo Spirito Santo;
[16]non era infatti ancora sceso sopra
nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore
Gesù.
[17]Allora
imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
[18]Simone, vedendo che lo Spirito veniva
conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro
[19]dicendo: «Date anche a me questo potere
perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo».
[20]Ma Pietro gli rispose: «Il tuo denaro
vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il
dono di Dio. [21]Non
v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è
retto davanti a Dio. [22]Pentiti
dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo
pensiero. [23]Ti
vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità».
[24]Rispose
Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che
avete detto».
[25]Essi
poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a
Gerusalemme
ed evangelizzavano molti villaggi della
Samaria.
[26]Un angelo del Signore parlò intanto a
Filippo: «Alzati, e và verso il mezzogiorno,
sulla strada che discende da Gerusalemme a
Gaza; essa è deserta».
[27]Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco,
funzionario di Candàce, regina di Etiopia,
sovrintendente a tutti i suoi tesori,
venuto per il culto a Gerusalemme,
[28]se ne ritornava, seduto sul suo carro da
viaggio, leggendo il profeta Isaia.
[29]Disse allora lo Spirito a Filippo: «Và
avanti, e raggiungi quel carro».
[30]Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli
disse:
«Capisci quello che stai leggendo?».
[31]Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?».
E invitò Filippo a salire e a sedere accanto
a lui.
[32]Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo
tosa,
così egli non apre la sua bocca.
[33]Nella sua umiliazione il giudizio gli è
stato
negato,
ma la sua posterità chi potrà mai
descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua
vita.
[34]E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti
prego, di quale persona il profeta dice questo?
Di se stesso o di qualcun altro?». [35]Filippo,
prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura,
gli annunziò la buona novella di Gesù. [36]Proseguendo
lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse:
«Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di
essere battezzato?». [37].
[38]Fece
fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed
egli lo battezzò.
[39]Quando furono
usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e
l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di
gioia il suo cammino.
[40]Quanto a
Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le
città, finché giunse a Cesarèa.
[1]Saulo frattanto, sempre fremente minaccia
e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote
[2]e gli chiese lettere per le sinagoghe di
Damasco al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini
e donne, seguaci della dottrina di Cristo, che avesse trovati.
[3]E avvenne
che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo
avvolse una luce dal cielo
[4]e cadendo a terra udì una voce che gli
diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». [5]Rispose:
«Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti! [6]Orsù,
alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare».
[7]Gli uomini che facevano il cammino con lui
si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce ma non vedendo nessuno.
[8]Saulo si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così,
guidandolo per mano, lo condussero a Damasco,
[9]dove rimase tre giorni senza vedere e
senza prendere né cibo né bevanda.
[10]Ora c'era a Damasco un discepolo di nome
Anania e il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose:
«Eccomi, Signore!». [11]E
il Signore a lui: «Su, và sulla strada chiamata Diritta,
e cerca nella casa di Giuda un tale che ha
nome Saulo, di Tarso; ecco sta pregando,
[12]e ha visto in visione un uomo, di nome
Anania, venire e imporgli le mani perché ricuperi la vista».
[13]Rispose Anania:
«Signore, riguardo a quest'uomo ho udito da molti tutto il male che ha fatto ai
tuoi fedeli in Gerusalemme.
[14]Inoltre ha l'autorizzazione dai sommi
sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome».
[15]Ma il
Signore disse: «Và, perché egli è per me uno strumento eletto per portare
il mio nome dinanzi ai popoli, ai re e ai
figli di Israele; [16]e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio
nome». [17]Allora
Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse:
«Saulo, fratello mio, mi ha mandato a te il
Signore Gesù, che ti è apparso
sulla via per la quale venivi, perché tu
riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo».
[18]E improvvisamente gli caddero dagli occhi come delle squame e
ricuperò la vista; fu subito battezzato,
[19]poi prese cibo e le forze gli
ritornarono.
Rimase alcuni giorni insieme ai discepoli che
erano a Damasco, [20]e subito nelle sinagoghe proclamava Gesù Figlio di
Dio.
[21]E tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma
costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano
questo nome ed era venuto qua precisamente per condurli in catene dai sommi
sacerdoti?».
[22]Saulo frattanto si rinfrancava sempre
più e confondeva i Giudei residenti a Damasco, dimostrando che Gesù è il
Cristo.
[23]Trascorsero così parecchi giorni e i Giudei fecero un
complotto per ucciderlo;
[24]ma i loro piani vennero a conoscenza di
Saulo. Essi facevano la guardia anche alle porte della città di giorno e di
notte per sopprimerlo;
[25]ma i suoi discepoli di notte lo presero e
lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta.
[26]Venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi
con i discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo ancora che fosse
un discepolo.
[27]Allora Barnaba lo prese con sé, lo presentò agli apostoli e raccontò
loro come durante il viaggio aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e
come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù.
[28]Così
egli potè stare con loro e andava e veniva a Gerusalemme, parlando apertamente
nel nome del Signore
[29]e parlava e discuteva con gli Ebrei di
lingua greca; ma questi tentarono di ucciderlo.
[30]Venutolo però a sapere i fratelli, lo
condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
[31]La Chiesa era dunque in pace per tutta la
Giudea, la Galilea e la Samaria; essa cresceva e camminava nel timore del
Signore, colma del conforto dello Spirito Santo.
[32]E avvenne che mentre Pietro andava a far
visita a tutti, si recò anche dai fedeli che dimoravano a Lidda.
[33]Qui trovò un
uomo di nome Enea, che da otto anni giaceva su un lettuccio ed era
paralitico.
[34]Pietro gli disse: «Enea,
Gesù Cristo ti guarisce; alzati e rifatti il letto».
E subito si alzò.
[35]Lo
videro tutti gli abitanti di Lidda e del Saròn e si convertirono al Signore.
[36]A Giaffa c'era una discepola chiamata
Tabità, nome che significa «Gazzella»,
la quale abbondava in opere buone e faceva
molte elemosine. [37]Proprio
in quei giorni si ammalò e morì. La lavarono e la deposero in una stanza al
piano superiore.
[38]E
poiché Lidda era vicina a Giaffa i discepoli, udito che Pietro si trovava là,
mandarono due uomini ad invitarlo:
«Vieni subito da noi!».
[39]E Pietro subito andò con loro. Appena
arrivato lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le vedove
in pianto che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella confezionava
quando era fra loro.
[40]Pietro fece uscire tutti e si inginocchiò a pregare; poi rivolto
alla salma disse: «Tabità, alzati!».
Ed essa aprì gli occhi, vide Pietro e si mise
a sedere.
[41]Egli le diede la
mano e la fece alzare, poi chiamò i credenti e le vedove, e la presentò loro
viva.
[42]La cosa si riseppe in tutta Giaffa, e
molti credettero nel Signore. [43]Pietro
rimase a Giaffa parecchi giorni, presso un certo Simone conciatore.
[1]C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio,
centurione della coorte Italica,
[2]uomo pio e timorato di Dio con tutta la
sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio.
[3]Un giorno
verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio
venirgli incontro e chiamarlo:
«Cornelio!».
[4]Egli lo guardò e preso da timore disse:
«Che c'è, Signore?». Gli rispose:
«Le tue preghiere e le tue elemosine sono
salite, in tua memoria, innanzi a Dio.
[5]E ora manda degli uomini a Giaffa e fà venire un certo Simone detto
anche Pietro.
[6]Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla
riva del mare».
[7]Quando l'angelo che gli parlava se ne fu
andato,
Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un
pio soldato fra i suoi attendenti e, [8]spiegata loro ogni cosa, li mandò a
Giaffa.
[9]Il giorno dopo, mentre essi erano per via
e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a
pregare.
[10]Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano,
fu rapito in estasi.
[11]Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia
grande, calata a terra per i quattro capi.
[12]In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli
del cielo.
[13]Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e
mangia!». [14]Ma
Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano
e di immondo». [15]E
la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più
profano». [16]Questo
accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. [17]Mentre
Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva
visto,
gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver
domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso.
[18]Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava
colà. [19]Pietro
stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse:
«Ecco, tre uomini ti cercano; [20]alzati,
scendi e và con loro senza esitazione, perché io li ho mandati».
[21]Pietro scese incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello
che cercate.
Qual è il motivo per cui siete venuti?».
[22]Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio,
stimato da tutto il popolo dei Giudei,
è stato avvertito da un angelo santo di
invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli».
[23]Pietro
allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con
loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. [24]Il
giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i
congiunti e gli amici intimi. [25]Mentre
Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi
per adorarlo.
[26]Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati:
anch'io sono un uomo!».
[27]Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte
persone disse loro:
[28]«Voi sapete che non è lecito per un
Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza;
ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire
profano o immondo nessun uomo.
[29]Per questo sono venuto senza esitare
quando mi avete mandato a chiamare.
Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi
avete fatto venire?».
[30]Cornelio allora rispose: «Quattro giorni
or sono, verso quest'ora,
stavo recitando la preghiera delle tre del
pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste
[31]e mi disse: Cornelio, sono state esaudite
le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio.
[32]Manda dunque a Giaffa e fà venire Simone chiamato anche Pietro;
egli è ospite nella casa di Simone il
conciatore, vicino al mare.
[33]Subito
ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire.
Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio,
siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».
[34]Pietro prese la parola e disse: «In
verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone,
[35]ma chi lo teme e pratica la giustizia, a
qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.
[36]Questa è la parola che
egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace,
per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di
tutti. [37]Voi
conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea,
dopo il battesimo predicato da Giovanni; [38]cioè come Dio consacrò in Spirito
Santo e potenza Gesù di Nazaret,
il quale passò beneficando e risanando tutti
coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui.
[39]E noi siamo testimoni di tutte le
cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme.
Essi lo uccisero appendendolo a una croce,
[40]ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse,
[41]non a tutto il popolo, ma a testimoni
prescelti da Dio, a noi,
che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la
sua risurrezione dai morti.
[42]E ci ha ordinato di annunziare al popolo
e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da
Dio. [43]Tutti
i profeti gli rendono questa testimonianza:
chiunque crede in lui ottiene la remissione
dei peccati per mezzo del suo nome».
[44]Pietro stava ancora dicendo queste cose,
quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il
discorso.
[45]E i fedeli circoncisi, che
erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si
effondesse il dono dello Spirito Santo; [46]li sentivano infatti parlare lingue
e glorificare Dio.
[47]Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano
battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di
noi?».
[48]E ordinò che
fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di
fermarsi alcuni giorni.
[1]Gli apostoli e i fratelli che stavano
nella Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di
Dio.
[2]E quando Pietro salì a Gerusalemme, i circoncisi lo rimproveravano
dicendo:
[3]«Sei entrato in casa di uomini non
circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».
[4]Allora Pietro raccontò per ordine come
erano andate le cose, dicendo:
[5]«Io mi trovavo in preghiera nella città di
Giaffa e vidi in estasi una visione:
un oggetto, simile a una grande tovaglia,
scendeva come calato dal cielo per i quattro capi e giunse fino a me.
[6]Fissandolo con attenzione, vidi
in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo.
[7]E
sentii una voce che mi diceva: Pietro, àlzati, uccidi e mangia!
[8]Risposi: Non sia mai, Signore, poiché nulla di profano e di immondo è
entrato mai nella mia bocca.
[9]Ribattè nuovamente la voce dal cielo: Quello che Dio ha purificato,
tu non considerarlo profano.
[10]Questo avvenne per tre volte e poi tutto fu risollevato di nuovo nel
cielo.
[11]Ed ecco, in quell'istante, tre uomini giunsero alla casa dove
eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi.
[12]Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare.
Vennero con me anche questi sei fratelli ed
entrammo in casa di quell'uomo.
[13]Egli ci raccontò che aveva visto un angelo presentarsi in casa sua e
dirgli:
Manda a Giaffa e fà venire Simone detto anche
Pietro;
[14]egli ti dirà parole per mezzo delle quali
sarai salvato tu e tutta la tua famiglia.
[15]Avevo
appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo scese su di loro,
come in principio era sceso su di noi.
[16]Mi
ricordai allora di quella parola del Signore che diceva:
Giovanni battezzò con acqua, voi invece
sarete battezzati in Spirito Santo. [17]Se
dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che a noi per aver creduto nel Signore
Gesù Cristo,
chi ero io per porre impedimento a Dio?».
[18]All'udir questo si calmarono e
cominciarono a glorificare Dio dicendo:
«Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che
si convertano perché abbiano la vita!».
[19]Intanto quelli che erano stati dispersi
dopo la persecuzione scoppiata al tempo di Stefano,
erano arrivati fin nella Fenicia, a Cipro e
ad Antiochia e non predicavano la parola a nessuno fuorchè ai Giudei.
[20]Ma alcuni fra loro, cittadini di Cipro e di Cirène, giunti ad
Antiochia,
cominciarono a parlare anche ai Greci,
predicando la buona novella del Signore Gesù.
[21]E la mano del Signore era
con loro e così un gran numero credette e si convertì al Signore.
[22]La notizia
giunse agli orecchi della Chiesa di Gerusalemme, la quale mandò Barnaba ad
Antiochia.
[23]Quando questi giunse e vide la grazia del
Signore, si rallegrò e,
[24]da uomo virtuoso qual era e pieno di
Spirito Santo e di fede, esortava tutti a perseverare con cuore risoluto nel
Signore.
E una folla considerevole fu condotta al
Signore.
[25]Barnaba poi partì alla volta
di Tarso per cercare Saulo e trovatolo lo condusse ad Antiochia.
[26]Rimasero insieme un anno intero in quella comunità e istruirono
molta gente;
ad Antiochia per la prima volta i discepoli
furono chiamati Cristiani.
[27]In questo tempo alcuni profeti scesero ad
Antiochia da Gerusalemme. [28]E
uno di loro, di nome A`gabo, alzatosi in piedi, annunziò per impulso dello
Spirito che sarebbe scoppiata una grave carestia su tutta la terra. Ciò che di
fatto avvenne sotto l'impero di Claudio.
[29]Allora i discepoli si accordarono, ciascuno secondo quello che
possedeva, di mandare un soccorso ai fratelli abitanti nella Giudea; [30]questo
fecero, indirizzandolo agli anziani, per mezzo di Barnaba e Saulo.
[1]In quel tempo il re Erode cominciò a
perseguitare alcuni membri della Chiesa
[2]e fece uccidere di spada Giacomo, fratello
di Giovanni.
[3]Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche
Pietro.
Erano quelli i giorni degli Azzimi.
[4]Fattolo catturare, lo gettò in prigione, consegnandolo in custodia a
quattro
picchetti di quattro soldati ciascuno, col
proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua.
[5]Pietro dunque era tenuto in prigione,
mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui.
[6]E
in quella notte, quando poi Erode stava per farlo comparire davanti al popolo,
Pietro piantonato da due soldati e legato con
due catene stava dormendo, mentre davanti alla porta le sentinelle custodivano
il carcere. [7]Ed
ecco gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.
Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e
disse: «Alzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani.
[8]E l'angelo a lui: «Mettiti la cintura e legati i sandali». Ecosì
fece.
L'angelo disse: «Avvolgiti il mantello, e
seguimi!».
[9]Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si era ancora accorto che era
realtà ciò che stava succedendo per opera dell'angelo: credeva infatti di avere
una visione.
[10]Essi oltrepassarono la prima guardia e la
seconda e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città: la porta si aprì
da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si
dileguò da lui.
[11]Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora sono veramente certo che
il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da
tutto ciò che si attendeva il popolo dei Giudei».
[12]Dopo
aver riflettuto, si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche
Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera. [13]Appena
ebbe bussato alla porta esterna, una fanciulla di nome Rode si avvicinò per
sentire chi era. [14]Riconosciuta
la voce di Pietro, per la gioia non aprì la porta, ma corse ad annunziare che
fuori c'era Pietro. [15]«Tu
vaneggi!» le dissero. Ma essa insisteva che la cosa stava così. E quelli
dicevano:
«E` l'angelo di Pietro». [16]Questi
intanto continuava a bussare e quando aprirono la porta e lo videro, rimasero
stupefatti. [17]Egli
allora, fatto segno con la mano di tacere, narrò come il Signore lo aveva
tratto fuori del carcere, e aggiunse:
«Riferite questo a Giacomo e ai fratelli».
Poi uscì e s'incamminò verso un altro luogo.
[18]Fattosi giorno, c'era non poco scompiglio
tra i soldati:
che cosa mai era accaduto di Pietro?
[19]Erode
lo fece cercare accuratamente, ma non essendo riuscito a trovarlo,
fece processare i soldati e ordinò che
fossero messi a morte; poi scese dalla Giudea e soggiornò a Cesarèa.
[20]Egli era infuriato contro i cittadini di
Tiro e Sidone.
Questi però si presentarono a lui di comune
accordo e, dopo aver tratto alla loro causa Blasto, ciambellano del re,
chiedevano pace, perché il loro paese riceveva i viveri dal paese del re. [21]Nel
giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro
un discorso. [22]Il
popolo acclamava: «Parola di un dio e non di un uomo!».
[23]Ma
improvvisamente un angelo del Signore lo colpì, perché non aveva dato gloria a
Dio;
e roso, dai vermi, spirò.
[24]Intanto la parola di Dio cresceva e si
diffondeva. [25]Barnaba
e Saulo poi, compiuta la loro missione, tornarono
da Gerusalemme prendendo con loro Giovanni,
detto anche Marco.
[1]C'erano nella comunità di Antiochia
profeti e dottori: Barnaba, Simeone soprannominato Niger, Lucio di Cirène,
Manaèn, compagno d'infanzia di Erode tetrarca, e Saulo.
[2]Mentre
essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo
disse:
«Riservate per me Barnaba e Saulo per l'opera
alla quale li ho chiamati».
[3]Allora,
dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.
[4]Essi dunque, inviati dallo Spirito Santo, discesero
a Selèucia e di qui salparono verso Cipro.
[5]Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle
sinagoghe dei Giudei,
avendo con loro anche Giovanni come
aiutante.
[6]Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e
falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus,
[7]al seguito del proconsole Sergio Paolo,
persona di senno,
che aveva fatto chiamare a sé Barnaba e Saulo
e desiderava ascoltare la parola di Dio. [8]Ma
Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome –
faceva loro opposizione cercando di
distogliere il proconsole dalla fede. [9]Allora
Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e
disse:
[10]«O uomo pieno di ogni frode e di ogni
malizia, figlio del diavolo,
nemico di ogni giustizia, quando cesserai di
sconvolgere le vie diritte del Signore?
[11]Ecco la mano del Signore è sopra
di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole».
Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra,
e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. [12]Quando
vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore.
[13]Salpati da Pafo, Paolo e i suoi compagni
giunsero a Perge di Panfilia. Giovanni si separò da loro e ritornò a
Gerusalemme.
[14]Essi invece proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiochia di Pisidia
ed entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, si sedettero.
[15]Dopo la lettura della Legge e dei Profeti, i capi della sinagoga
mandarono a dire loro:
«Fratelli, se avete qualche parola di
esortazione per il popolo, parlate!».
[16]Si alzò Paolo e fatto cenno con la mano
disse: «Uomini di Israele e voi timorati di Dio, ascoltate. [17]Il
Dio di questo popolo d'Israele scelse i nostri padri ed esaltò il popolo
durante il suo esilio in terra d'Egitto, e con braccio potente li condusse via
di là.
[18]Quindi, dopo essersi preso cura di loro per circa quarant'anni nel
deserto,
[19]distrusse sette popoli nel paese di
Canaan e concesse loro in eredità quelle terre,
[20]per circa quattrocentocinquanta anni.
Dopo questo diede loro dei Giudici, fino al profeta Samuele. [21]Allora
essi chiesero un re e Dio diede loro Saul, figlio di Cis, della tribù di
Beniamino, per quaranta anni. [22]E,
dopo averlo rimosso dal regno, suscitò per loro come re Davide, al quale rese
questa testimonianza: Ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio
cuore; egli adempirà tutti i miei voleri.
[23]Dalla discendenza di lui, secondo la
promessa, Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù.
[24]Giovanni aveva preparato la
sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo
d'Israele.
[25]Diceva Giovanni sul finire
della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia!
Ecco, viene dopo di me uno, al quale io non
sono degno di sciogliere i sandali.
[26]Fratelli, figli della stirpe di Abramo, e
quanti fra voi siete timorati di Dio, a noi è stata mandata questa parola di
salvezza.
[27]Gli abitanti di Gerusalemme infatti e i loro capi non l'hanno
riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto le parole dei profeti che si
leggono ogni sabato;
[28]e, pur non avendo trovato in lui nessun
motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che fosse ucciso. [29]Dopo
aver compiuto tutto quanto era stato scritto di lui, lo deposero dalla croce e
lo misero nel sepolcro. [30]Ma
Dio lo ha risuscitato dai morti [31]ed egli è apparso per molti giorni a quelli
che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme, e questi ora sono i suoi
testimoni davanti al popolo.
[32]E noi vi annunziamo la buona novella che
la promessa fatta ai padri si è compiuta,
[33]poiché Dio l'ha attuata per noi, loro figli,
risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel salmo secondo:
Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato.
[34]E che Dio lo ha risuscitato dai morti, in
modo che non abbia mai più a tornare alla corruzione, è quanto ha dichiarato:
Darò a voi le cose sante promesse a Davide,
quelle
sicure.
[35]Per questo anche in un altro luogo dice:
Non permetterai che il tuo santo subisca la
corruzione.
[36]Ora Davide, dopo aver eseguito il volere
di Dio nella sua generazione,
morì e fu unito ai suoi padri e subì la
corruzione.
[37]Ma colui che Dio ha risuscitato, non ha subìto la corruzione. [38]Vi
sia dunque noto, fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la
remissione dei peccati
[39]e che per lui chiunque crede riceve giustificazione
da tutto ciò da cui non vi fu possibile essere giustificati mediante la legge
di Mosè.
[40]Guardate dunque che non avvenga su di voi ciò che è detto nei
Profeti:
[41]Mirate, beffardi,
stupite e nascondetevi,
poiché un'opera io compio ai vostri giorni,
un'opera che non credereste, se vi fosse
raccontata!».
[42]E, mentre uscivano, li pregavano di
esporre ancora queste cose nel prossimo sabato.
[43]Sciolta poi l'assemblea, molti Giudei e proseliti credenti in Dio
seguirono Paolo e Barnaba ed essi, intrattenendosi con loro, li esortavano a
perseverare nella grazia di Dio.
[44]Il sabato seguente quasi tutta la città
si radunò per ascoltare la parola di Dio. [45]Quando
videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano
le affermazioni di Paolo,
bestemmiando.
[46]Allora Paolo e Barnaba con franchezza dichiararono:
«Era necessario che fosse annunziata a voi
per primi la parola di Dio,
ma poiché la respingete e non vi giudicate
degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani.
[47]Così infatti ci
ha ordinato il Signore:
Io ti ho posto come luce per le genti,
perché tu porti la salvezza sino
all'estremità della
terra».
[48]Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e
glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano
destinati alla vita eterna.
[49]La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. [50]Ma
i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e
suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro
territorio.
[51]Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a
Icònio,
[52]mentre i discepoli erano pieni di gioia e
di Spirito Santo.
[1]Anche ad Icònio essi entrarono nella
sinagoga dei Giudei e vi parlarono in modo tale che un gran numero di Giudei e
di Greci divennero credenti. [2]Ma
i Giudei rimasti increduli eccitarono e inasprirono gli animi dei pagani contro
i fratelli. [3]Rimasero
tuttavia colà per un certo tempo e parlavano fiduciosi nel Signore, che rendeva
testimonianza alla predicazione della sua grazia e concedeva che per mano loro
si operassero segni e prodigi.
[4]E la popolazione della città si divise, schierandosi gli uni dalla
parte dei Giudei, gli altri dalla parte degli apostoli.
[5]Ma quando ci fu un tentativo dei pagani e dei Giudei con i loro capi
per maltrattarli e lapidarli,
[6]essi se ne accorsero e fuggirono nelle
città della Licaònia, Listra e Derbe e nei dintorni,
[7]e là continuavano a predicare il vangelo.
[8]C'era a Listra un uomo paralizzato alle
gambe, storpio sin dalla nascita, che non aveva mai camminato.
[9]Egli ascoltava il discorso di Paolo e questi, fissandolo con lo
sguardo e notando che aveva fede di esser risanato,
[10]disse a gran voce: «Alzati diritto in
piedi!». Egli fece un balzo e si mise a camminare.
[11]La
gente allora, al vedere ciò che Paolo aveva fatto, esclamò in dialetto licaonio
e disse:
«Gli dei sono scesi tra di noi in figura
umana!». [12]E
chiamavano Barnaba Zeus e Paolo Hermes, perché era lui il più eloquente.
[13]Intanto il sacerdote di Zeus, il cui
tempio era all'ingresso della città,
recando alle porte tori e corone, voleva
offrire un sacrificio insieme alla folla.
[14]Sentendo ciò, gli apostoli Barnaba e Paolo si strapparono le vesti e
si precipitarono tra la folla, gridando:
[15]«Cittadini, perché fate questo? Anche noi
siamo esseri umani, mortali come voi,
e vi predichiamo di convertirvi da queste
vanità al Dio vivente che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose
che in essi si trovano.
[16]Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo
seguisse la sua strada;
[17]ma non ha cessato di dar prova di sé
beneficando, concedendovi dal cielo
piogge e stagioni ricche di frutti,
fornendovi il cibo e riempiendo di letizia i vostri cuori».
[18]E
così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall'offrire loro un
sacrificio.
[19]Ma giunsero da Antiochia e da Icònio
alcuni Giudei, i quali trassero dalla loro parte la folla; essi presero Paolo a
sassate e quindi lo trascinarono fuori della città, credendolo morto.
[20]Allora gli
si fecero attorno i discepoli ed egli, alzatosi, entrò in città.
Il giorno dopo partì con Barnaba alla volta
di Derbe.
[21]Dopo aver predicato il vangelo in quella
città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listra,
Icònio e Antiochia, [22]rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi
nella fede poiché, dicevano,
è necessario attraversare molte tribolazioni
per entrare nel regno di Dio. [23]Costituirono
quindi per loro in ogni comunità alcuni anziani e dopo avere
pregato e digiunato li affidarono al Signore,
nel quale avevano creduto.
[24]Attraversata
poi la Pisidia, raggiunsero la Panfilia
[25]e dopo avere predicato la parola di Dio a
Perge, scesero ad Attalìa;
[26]di qui fecero vela per Antiochia là dove
erano stati affidati
alla grazia del Signore per l'impresa che
avevano compiuto.
[27]Non appena furono arrivati, riunirono la
comunità e riferirono tutto
quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro
e come aveva aperto ai pagani la porta della fede.
[28]E si fermarono per non poco tempo insieme ai discepoli.
[1]Ora alcuni, venuti dalla Giudea,
insegnavano ai fratelli questa dottrina:
«Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di
Mosè, non potete esser salvi».
[2]Poiché Paolo e Barnaba si opponevano
risolutamente e discutevano animatamente contro costoro,
fu stabilito che Paolo e Barnaba e alcuni
altri di loro andassero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale
questione.
[3]Essi
dunque, scortati per un tratto dalla comunità, attraversarono la Fenicia e
la Samaria raccontando la conversione dei
pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. [4]Giunti
poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani
e riferirono tutto ciò che Dio aveva compiuto
per mezzo loro.
[5]Ma si alzarono alcuni della setta dei
farisei, che erano diventati credenti, affermando:
è necessario circonciderli e ordinar loro di
osservare la legge di Mosè.
[6]Allora si riunirono gli apostoli e gli
anziani per esaminare questo problema. [7]Dopo
lunga discussione, Pietro si alzò e disse:
«Fratelli, voi sapete che gia da molto tempo
Dio ha fatto una scelta fra voi,
perché i pagani ascoltassero per bocca mia la
parola del vangelo e venissero alla fede.
[8]E Dio, che conosce i cuori, ha reso testimonianza in loro favore
concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi;
[9]e non ha fatto nessuna discriminazione tra
noi e loro, purificandone i cuori con la fede.
[10]Or
dunque, perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un
giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare? [11]Noi
crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati e nello stesso modo
anche loro».
[12]Tutta l'assemblea tacque e stettero ad
ascoltare Barnaba e Paolo che
riferivano quanti miracoli e prodigi Dio
aveva compiuto tra i pagani per mezzo loro.
[13]Quand'essi ebbero finito di parlare,
Giacomo aggiunse:
[14]«Fratelli, ascoltatemi.
Simone ha riferito come fin da principio Dio ha
voluto scegliere tra i pagani un popolo per consacrarlo al suo nome.
[15]Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
[16]Dopo queste cose ritornerò e riedificherò
la
tenda di
Davide che era caduta; ne riparerò le rovine
e la
rialzerò,
[17]perché anche gli altri uomini cerchino il
Signore
e tutte le genti sulle quali è stato invocato
il mio
nome,
[18]dice il Signore che fa queste cose da lui
conosciute dall'eternità.
[19]Per questo io ritengo che non si debba
importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani,
[20]ma solo si ordini loro di astenersi dalle
sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal
sangue.
[21]Mosè infatti, fin dai tempi antichi, ha chi lo predica in ogni
città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
[22]Allora gli apostoli, gli anziani e tutta
la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia
insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande
considerazione tra i fratelli.
[23]E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani
ai fratelli di Antiochia,
di Siria e di Cilicia che provengono dai
pagani, salute!
[24]Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato
nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i
vostri animi.
[25]Abbiamo
perciò deciso tutti d'accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi
insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, [26]uomini che hanno votato la
loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. [27]Abbiamo
mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi queste stesse cose a
voce.
[28]Abbiamo
deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori
di queste cose necessarie:
[29]astenervi dalle carni offerte agli idoli,
dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia.
Farete cosa buona perciò a guardarvi da
queste cose. State bene».
[30]Essi allora, congedatisi, discesero ad
Antiochia e riunita la comunità consegnarono la lettera. [31]Quando
l'ebbero letta, si rallegrarono per l'incoraggiamento che infondeva.
[32]Giuda
e Sila, essendo anch'essi profeti, parlarono molto per incoraggiare i fratelli
e li fortificarono. [33]Dopo
un certo tempo furono congedati con auguri di pace dai fratelli,
per tornare da quelli che li avevano
inviati. [34]. [35]Paolo invece e Barnaba rimasero ad
Antiochia, insegnando e annunziando, insieme a molti altri, la parola del
Signore.
[36]Dopo alcuni giorni Paolo disse a Barnaba:
«Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo
annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno».
[37]Barnaba
voleva prendere insieme anche Giovanni, detto Marco,
[38]ma Paolo riteneva che non si dovesse
prendere uno che si era allontanato da loro nella Panfilia e non aveva voluto
partecipare alla loro opera.
[39]Il dissenso fu tale che si separarono l'uno dall'altro; Barnaba,
prendendo con sé Marco, s'imbarcò per Cipro.
[40]Paolo invece scelse Sila e partì, raccomandato dai fratelli alla
grazia del Signore.
[41]E attraversando la Siria e la Cilicia,
dava nuova forza alle comunità.
[1]Paolo si recò a Derbe e a Listra. C'era
qui un discepolo chiamato Timòteo,
figlio di una donna giudea credente e di
padre greco;
[2]egli era assai stimato dai fratelli di
Listra e di Icònio.
[3]Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere per
riguardo ai Giudei che si trovavano in quelle regioni; tutti infatti sapevano
che suo padre era greco.
[4]Percorrendo le città, trasmettevano loro le decisioni prese dagli
apostoli e dagli anziani di Gerusalemme,
perché le osservassero.
[5]Le comunità intanto si
andavano fortificando nella fede e crescevano di numero ogni giorno.
[6]Attraversarono quindi la Frigia e la
regione della Galazia, avendo lo Spirito Santo vietato loro di predicare la
parola nella provincia di Asia. [7]Raggiunta
la Misia, si dirigevano verso la Bitinia, ma lo Spirito di Gesù non lo permise
loro;
[8]così, attraversata la Misia, discesero a
Troade.
[9]Durante la notte apparve a Paolo una visione: gli stava davanti un
Macedone e lo supplicava: «Passa in Macedonia e aiutaci!».
[10]Dopo che ebbe avuto questa visione, subito cercammo di partire per
la Macedonia, ritenendo che Dio ci aveva chiamati ad annunziarvi la parola del
Signore.
[11]Salpati da Troade, facemmo vela verso
Samotracia e il giorno dopo verso Neapoli e
[12]di qui a Filippi, colonia romana e città
del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni;
[13]il sabato uscimmo fuori della porta lungo
il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera, e sedutici rivolgevamo
la parola alle donne colà riunite. [14]C'era
ad ascoltare anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora,
della città di Tiàtira, una credente in Dio,
e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.
[15]Dopo esser stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò:
«Se avete giudicato ch'io sia fedele al Signore,
venite ad abitare nella mia casa». E ci
costrinse ad accettare.
[16]Mentre andavamo alla preghiera, venne
verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e
procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina.
[17]Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio
Altissimo e vi annunziano la via della salvezza».
[18]Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa,
si volse e disse allo spirito:
«In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire
da lei».
E lo spirito partì all'istante.
[19]Ma vedendo i padroni che
era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li
trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città;
[20]presentandoli ai magistrati dissero:
«Questi uomini gettano il disordine nella
nostra città; sono Giudei
[21]e predicano usanze che a noi Romani non è
lecito accogliere né praticare».
[22]La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti
strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli
[23] e dopo averli caricati di colpi, li
gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. [24]Egli,
ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e
strinse i loro piedi nei ceppi.
[25]Verso mezzanotte Paolo e Sila, in
preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i carcerati stavano ad ascoltarli.
[26]D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le
fondamenta della prigione; subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le
catene di tutti.
[27]Il carceriere si svegliò e
vedendo aperte le porte della prigione,
tirò fuori la spada per uccidersi, pensando
che i prigionieri fossero fuggiti.
[28]Ma
Paolo gli gridò forte: «Non farti del male, siamo tutti qui».
[29]Quegli allora chiese un lume, si
precipitò dentro e tremando si gettò ai piedi di Paolo e Sila;
[30]poi li condusse fuori e disse: «Signori,
cosa devo fare per esser salvato?». [31]Risposero:
«Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia».
[32]E
annunziarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa.
[33]Egli li prese allora in
disparte a quella medesima ora della notte, ne lavò le piaghe e subito si fece
battezzare con tutti i suoi;
[34]poi li fece salire in casa, apparecchiò
la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio.
[35]Fattosi giorno, i magistrati inviarono le
guardie a dire: «Libera quegli uomini!».
[36]Il carceriere
annunziò a Paolo questo messaggio: «I magistrati hanno ordinato di lasciarvi
andare!
Potete dunque uscire e andarvene in
pace».
[37]Ma Paolo disse
alle guardie:
«Ci hanno percosso in pubblico e senza
processo, sebbene siamo cittadini romani,
e ci hanno gettati in prigione; e ora ci
fanno uscire di nascosto? No davvero!
Vengano di persona a condurci fuori!».
[38]E le guardie riferirono ai magistrati queste parole.
All'udire che erano cittadini romani, si
spaventarono;
[39]vennero e si scusarono con loro; poi li
fecero uscire e li pregarono di partire dalla città.
[40]Usciti dalla
prigione, si recarono a casa di Lidia dove, incontrati i fratelli, li
esortarono e poi partirono.
[1]Seguendo la via di Anfipoli e Apollonia,
giunsero a Tessalonica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. [2]Come
era sua consuetudine Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla
base delle Scritture,
[3]spiegandole e dimostrando che il Cristo
doveva morire e risuscitare dai morti;
il Cristo, diceva, è quel Gesù che io vi
annunzio.
[4]Alcuni di loro furono
convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un buon numero di Greci
credenti in Dio e non poche donne della
nobiltà.
[5]Ma i Giudei,
ingelositi, trassero dalla loro parte alcuni pessimi individui di piazza e,
radunata gente,
mettevano in subbuglio la città. Presentatisi
alla casa di Giasone, cercavano Paolo e Sila per condurli davanti al
popolo.
[6]Ma non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai
capi della città gridando:
«Quei tali che mettono il mondo in agitazione
sono anche qui e Giasone li ha ospitati.
[7]Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, affermando che
c'è un altro re, Gesù».
[8]Così misero in agitazione la popolazione e i capi della città che
udivano queste cose;
[9]tuttavia, dopo avere ottenuto una cauzione
da Giasone e dagli altri, li rilasciarono.
[10]Ma i fratelli subito, durante la notte,
fecero partire Paolo e Sila verso Berèa.
Giunti colà entrarono nella sinagoga dei
Giudei.
[11]Questi erano di sentimenti più nobili di quelli di Tessalonica ed
accolsero la parola con grande entusiasmo,
esaminando ogni giorno le Scritture per
vedere se le cose stavano davvero così.
[12]Molti di loro credettero e anche alcune donne greche della nobiltà e
non pochi uomini.
[13]Ma quando i Giudei di Tessalonica vennero a sapere che anche a Berèa
era stata annunziata
da Paolo la parola di Dio, andarono anche
colà ad agitare e sobillare il popolo.
[14]Allora i fratelli fecero
partire subito Paolo per la strada verso il mare,
mentre Sila e Timòteo rimasero in città.
[15]Quelli che
scortavano Paolo lo accompagnarono fino ad Atene e se ne ripartirono
con l'ordine per Sila e Timòteo di
raggiungerlo al più presto.
[16]Mentre Paolo li attendeva ad Atene,
fremeva nel suo spirito al vedere la città piena di idoli.
[17]Discuteva frattanto nella sinagoga con i Giudei e i pagani credenti
in Dio e ogni giorno
sulla piazza principale con quelli che
incontrava.
[18]Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui e alcuni
dicevano:
«Che cosa vorrà mai insegnare questo
ciarlatano?». E altri: «Sembra essere un annnunziatore di divinità straniere»;
poiché annunziava Gesù e la
risurrezione. [19]Presolo
con sé, lo condussero sull'Areòpago e dissero:
«Possiamo dunque sapere qual è questa nuova
dottrina predicata da te? [20]Cose
strane per vero ci metti negli orecchi;
desideriamo dunque conoscere di che cosa si
tratta». [21]Tutti
gli Ateniesi infatti e gli stranieri colà residenti non avevano passatempo più
gradito che parlare e sentir parlare.
[22]Allora Paolo, alzatosi in mezzo
all'Areòpago, disse:
«Cittadini ateniesi, vedo che in tutto siete
molto timorati degli dei.
[23]Passando infatti e osservando i monumenti del vostro culto,
ho trovato anche un'ara con l'iscrizione: Al
Dio ignoto.
Quello che voi adorate senza conoscere, io ve
lo annunzio.
[24]Il Dio
che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della
terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo [25]né dalle mani
dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo lui
che dá a tutti la vita e il respiro e ogni cosa.
[26]Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché
abitassero su tutta la faccia della terra.
Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i
confini del loro spazio,
[27]perché cercassero Dio, se mai arrivino a
trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di
noi.
[28]In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come anche alcuni
dei vostri poeti hanno detto:
Poiché di lui stirpe noi siamo.
[29]Essendo noi dunque stirpe di Dio, non
dobbiamo pensare che la divinità sia simile all'oro,
all'argento e alla pietra, che porti
l'impronta dell'arte e dell'immaginazione umana. [30]Dopo
esser passato sopra ai tempi dell'ignoranza, ora Dio ordina a tutti gli uomini
di tutti i luoghi di ravvedersi,
[31]poiché egli ha stabilito un giorno nel
quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha
designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti».
[32]Quando sentirono parlare di risurrezione
di morti, alcuni lo deridevano, altri dissero:
«Ti sentiremo su questo un'altra volta».
[33]Così Paolo uscì da quella riunione. [34]Ma
alcuni aderirono a lui e divennero credenti, fra questi anche Dionigi membro dell'Areòpago,
una donna di nome Dàmaris e altri con loro.
[1]Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si
recò a Corinto.
[2]Qui trovò un Giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto, arrivato poco
prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che
allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro
[3]e poiché erano del medesimo mestiere, si
stabilì nella loro casa e lavorava. Erano infatti di mestiere fabbricatori di
tende.
[4]Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere
Giudei e Greci.
[5]Quando giunsero dalla Macedonia Sila e
Timòteo, Paolo si dedicò tutto alla predicazione,
affermando davanti ai Giudei che Gesù era il
Cristo.
[6]Ma
poiché essi gli si opponevano e bestemmiavano, scuotendosi le vesti, disse:
«Il vostro sangue ricada sul vostro capo: io
sono innocente; da ora in poi io andrò dai pagani». [7]E
andatosene di là, entrò nella casa di un tale chiamato Tizio Giusto, che onorava
Dio, la cui abitazione era accanto alla sinagoga.
[8]Crispo, capo della sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la
sua famiglia; e anche molti dei Corinzi, udendo Paolo, credevano e si facevano
battezzare.
[9]E una notte in visione il Signore disse a
Paolo: «Non aver paura, ma continua a parlare e non tacere,
[10]perché io sono con te e nessuno cercherà
di farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città».
[11]Così Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola
di Dio.
[12]Mentre era proconsole dell'Acaia
Gallione, i Giudei insorsero in massa contro Paolo e lo condussero al tribunale
dicendo: [13]«Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo
contrario alla legge».
[14]Paolo
stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un
delitto o di un'azione malvagia, o Giudei, io vi ascolterei, come di ragione.
[15]Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra legge,
vedetevela voi; io non voglio
essere giudice di queste faccende».
[16]E li fece cacciare dal tribunale. [17]Allora
tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al
tribunale ma
Gallione non si curava affatto di tutto ciò.
[18]Paolo si trattenne ancora parecchi
giorni, poi prese congedo dai fratelli e s'imbarcò
diretto in Siria, in compagnia di Priscilla e Aquila. A Cencre si
era fatto tagliare i capelli a causa di un voto che aveva fatto. [19]Giunsero
a E`feso, dove lasciò i due coniugi, ed entrato nella sinagoga si mise a
discutere con i Giudei. [20]Questi
lo pregavano di fermarsi più a lungo, ma non acconsentì.
[21]Tuttavia
prese congedo dicendo: «Ritornerò di nuovo da voi, se Dio lo vorrà», quindi
partì da Efeso.
[22]Giunto a Cesarèa,
si recò a salutare la Chiesa di Gerusalemme e poi scese ad Antiochia.
[23]Trascorso colà un pò di tempo, partì di
nuovo percorrendo di seguito le regioni della Galazia e della Frigia, confermando
nella fede tutti i discepoli.
[24]Arrivò a E`feso un Giudeo, chiamato
Apollo, nativo di Alessandria, uomo colto, versato nelle Scritture.
[25]Questi era stato ammaestrato
nella via del Signore e pieno di fervore parlava e insegnava esattamente ciò
che si riferiva a Gesù, sebbene conoscesse soltanto il battesimo di Giovanni. [26]Egli
intanto cominciò a parlare francamente nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo
ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la
via di Dio.
[27]Poiché egli desiderava passare nell'Acaia,
i fratelli lo incoraggiarono e scrissero ai
discepoli di fargli buona accoglienza.
Giunto colà, fu molto utile a quelli che per
opera della grazia erano divenuti credenti;
[28]confutava infatti vigorosamente i Giudei,
dimostrando pubblicamente attraverso le Scritture che Gesù è il Cristo.
[1]Mentre Apollo era a Corinto, Paolo,
attraversate le regioni dell'altopiano, giunse a Efeso.
Qui trovò alcuni discepoli
[2]e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito
Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero:
«Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia
uno Spirito Santo».
[3]Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?».
«Il battesimo di Giovanni», risposero.
[4]Disse allora Paolo: «Giovanni ha amministrato un battesimo di
penitenza, dicendo al popolo di credere in
colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù».
[5]Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore
Gesù
[6]e, non appena Paolo ebbe imposto loro le
mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in lingue e
profetavano.
[7]Erano in
tutto circa dodici uomini.
[8]Entrato poi nella sinagoga, vi potè
parlare liberamente per tre mesi,
discutendo e cercando di persuadere gli
ascoltatori circa il regno di Dio. [9]Ma
poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere dicendo male
in pubblico di questa nuova dottrina, si
staccò da loro separando i discepoli
e continuò a discutere ogni giorno nella
scuola di un certo Tiranno.
[10]Questo durò due anni, col risultato che tutti gli abitanti della
provincia
d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la
parola del Signore.
[11]Dio intanto operava prodigi non comuni
per opera di Paolo,
[12]al punto che si mettevano sopra i malati
fazzoletti o grembiuli che
erano stati a contatto con lui e le malattie
cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
[13]Alcuni esorcisti ambulanti giudei si
provarono a invocare anch'essi
il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano
spiriti cattivi, dicendo:
«Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo
predica».
[14]Facevano questo sette figli di un certo Sceva, un sommo sacerdote
giudeo.
[15]Ma lo spirito cattivo rispose loro: «Conosco Gesù e so chi è Paolo,
ma voi chi siete?». [16]E
l'uomo che aveva lo spirito cattivo, slanciatosi su di loro, li afferrò e li
trattò
con tale violenza che essi fuggirono da
quella casa nudi e coperti di ferite.
[17]Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a E`feso
e
tutti furono presi da timore e si magnificava
il nome del Signore Gesù.
[18]Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a
confessare
in pubblico le loro pratiche magiche
[19]e un numero considerevole di persone che
avevano esercitato le arti
magiche portavano i propri libri e li
bruciavano alla vista di tutti.
Ne fu calcolato il valore complessivo e
trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento.
[20]Così la parola del Signore cresceva e si rafforzava.
[21]Dopo questi fatti, Paolo si mise in animo
di attraversare la Macedonia e
l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme dicendo:
«Dopo essere stato là devo vedere anche Roma».
[22]Inviati
allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto,
si trattenne ancora un pò di tempo nella
provincia di Asia.
[23]Verso quel tempo scoppiò un gran tumulto
riguardo alla nuova dottrina.
[24]Un tale, chiamato Demetrio, argentiere, che fabbricava tempietti di
Artèmide
in argento e procurava in tal modo non poco
guadagno agli artigiani,
[25]li radunò insieme agli altri che si
occupavano di cose del genere e disse:
«Cittadini, voi sapete che da questa
industria proviene il nostro benessere;
[26]ora potete osservare e sentire come
questo Paolo ha convinto e sviato una massa di gente, non solo di Efeso,
ma si può dire di tutta l'Asia, affermando
che non sono dei quelli fabbricati da mani d'uomo.
[27]Non
soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito,
ma anche che il santuario della grande dea
Artèmide non venga stimato più nulla e
venga distrutta la grandezza di colei che
l'Asia e il mondo intero adorano».
[28]All'udire ciò s'infiammarono d'ira e si
misero a gridare:
«Grande è l'Artèmide degli Efesini!».
[29]Tutta la città fu in
subbuglio e tutti si precipitarono in massa nel teatro,
trascinando con sé Gaio e Aristarco macèdoni,
compagni di viaggio di Paolo. [30]Paolo
voleva presentarsi alla folla, ma i discepoli non glielo permisero.
[31]Anche
alcuni dei capi della provincia, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di
non avventurarsi nel teatro.
[32]Intanto,
chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era confusa e i
più non sapevano il motivo per cui erano
accorsi.
[33]Alcuni della folla fecero intervenire un
certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti,
ed egli, fatto cenno con la mano, voleva
tenere un discorso di difesa davanti al popolo.
[34]Appena s'accorsero che
era Giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore:
«Grande è l'Artèmide degli Efesini!».
[35]Alla fine il cancelliere riuscì a
calmare la folla e disse:
Cittadini di E`feso, chi fra gli uomini non
sa che la città di
Efeso è custode del tempio della grande
Artèmide e della sua statua caduta dal cielo? [36]Poiché
questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate
gesti inconsulti. [37]Voi
avete condotto qui questi uomini che non hanno profanato il tempio, né hanno
bestemmiato la nostra dea.
[38]Perciò
se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle
ragioni da far valere contro qualcuno, ci
sono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli:
si citino in giudizio l'un l'altro.
[39]Se poi desiderate qualche altra cosa, si deciderà nell'assemblea
ordinaria.
[40]C'è il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di
oggi,
non essendoci alcun motivo per cui possiamo
giustificare questo assembramento».
[41]E con queste parole sciolse l'assemblea.
[1]Appena cessato il tumulto, Paolo mandò a
chiamare i discepoli e, dopo averli incoraggiati,
li salutò e si mise in viaggio per la
Macedonia.
[2]Dopo
aver attraversato quelle regioni, esortando con molti discorsi i fedeli, arrivò
in Grecia.
[3]Trascorsi tre mesi, poiché ci fu un
complotto dei Giudei contro di lui,
mentre si apprestava a salpare per la Siria,
decise di far ritorno attraverso la Macedonia.
[4]Lo accompagnarono Sòpatro di Berèa, figlio di Pirro, Aristarco e
Secondo di Tessalonica,
Gaio di Derbe e Timòteo, e gli asiatici
Tìchico e Tròfimo.
[5]Questi però, partiti prima di noi ci attendevano a Troade; [6]noi
invece salpammo da Filippi dopo i giorni degli Azzimi e li raggiungemmo in capo
a cinque giorni a Troade dove ci trattenemmo una settimana.
[7]Il primo giorno della settimana ci eravamo
riuniti a spezzare il pane e Paolo conversava con loro; e poiché doveva partire
il giorno dopo, prolungò la conversazione fino a mezzanotte.
[8]C'era
un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo
riuniti;
[9]un ragazzo chiamato Eutico, che stava
seduto sulla finestra, fu preso da un sonno profondo mentre Paolo continuava a
conversare e, sopraffatto dal sonno, cadde dal terzo piano e venne raccolto
morto.
[10]Paolo allora scese giù, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse:
«Non vi turbate; è ancora in vita!».
[11]Poi risalì, spezzò il pane e ne mangiò e dopo aver parlato ancora
molto fino all'alba, partì.
[12]Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto
consolati.
[13]Noi poi, che eravamo partiti per nave,
facemmo vela per Asso, dove dovevamo prendere a bordo Paolo;
così infatti egli aveva deciso, intendendo di
fare il viaggio a piedi. [14]Quando
ci ebbe raggiunti ad Asso, lo prendemmo con noi e arrivammo a Mitilène.
[15]Salpati da qui
il giorno dopo, ci trovammo di fronte a Chio; l'indomani toccammo
Samo e il giorno dopo giungemmo a
Milèto.
[16]Paolo
aveva deciso di passare al largo di E`feso per evitare di subire ritardi nella
provincia d'Asia: gli premeva di essere a Gerusalemme, se possibile, per il
giorno della Pentecoste.
[17]Da Milèto mandò a chiamare subito ad
E`feso gli anziani della Chiesa.
[18]Quando essi giunsero disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato
con voi fin dal primo giorno in cui arrivai
in Asia e per tutto questo tempo:
[19]ho servito il Signore con tutta umiltà,
tra le lacrime e
tra le prove che mi hanno procurato le
insidie dei Giudei. [20]Sapete
come non mi sono mai sottratto a ciò che poteva essere utile,
al fine di predicare a voi e di istruirvi in
pubblico e nelle vostre case,
[21]scongiurando Giudei e Greci di
convertirsi a Dio e di credere nel Signore nostro Gesù.
[22]Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza
sapere ciò che là mi accadrà.
[23]So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi
attendono catene e tribolazioni.
[24]Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca
a termine
la mia corsa e il servizio che mi fu affidato
dal Signore Gesù, di rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio.
[25]Ecco, ora so che non vedrete più il mio
volto, voi tutti tra i quali sono passato annunziando il regno di Dio.
[26]Per questo dichiaro solennemente oggi davanti a voi che io sono
senza colpa riguardo a coloro che si
perdessero,
[27]perché non mi sono sottratto al compito
di annunziarvi tutta la volontà di Dio.
[28]Vegliate
su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha
posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il
suo sangue. [29]Io
so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non
risparmieranno il gregge;
[30]perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a
insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé.
[31]Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno,
io non ho cessato di esortare fra le lacrime
ciascuno di voi.
[32]Ed ora vi affido al Signore e alla parola
della sua grazia che ha
il potere di edificare e di concedere
l'eredità con tutti i santificati. [33]Non
ho desiderato né argento, né oro, né la veste di nessuno.
[34]Voi
sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto
queste mie mani.
[35]In
tutte le maniere vi ho dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i
deboli, ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia
nel dare che nel ricevere!».
[36]Detto questo, si inginocchiò con tutti
loro e pregò.
[37]Tutti scoppiarono in un gran pianto e gettandosi al collo di Paolo
lo baciavano,
[38]addolorati soprattutto perché aveva detto
che non avrebbero più rivisto il suo volto.
E lo accompagnarono fino alla nave.
[1]Appena ci fummo separati da loro, salpammo
e per la via diretta giungemmo a Cos, il giorno seguente a Rodi e di qui a
Pàtara.
[2]Trovata qui una nave che faceva la traversata per la Fenicia, vi salimmo
e prendemmo il largo.
[3]Giunti in vista di Cipro, ce la lasciammo a sinistra e, continuando a
navigare verso la Siria, giungemmo a Tiro, dove la nave doveva scaricare.
[4]Avendo ritrovati i discepoli, rimanemmo colà una settimana, ed essi,
mossi dallo Spirito, dicevano a Paolo di non andare a Gerusalemme.
[5]Ma quando furon passati quei giorni, uscimmo e ci mettemmo in
viaggio,
accompagnati da tutti loro con le mogli e i
figli sin fuori della città.
Inginocchiati sulla spiaggia pregammo, poi ci
salutammo a vicenda;
[6]noi salimmo sulla nave ed essi tornarono
alle loro case. [7]Terminata
la navigazione, da Tiro approdammo a Tolemàide, dove andammo a salutare i
fratelli e restammo un giorno con loro.
[8]Ripartiti il giorno seguente, giungemmo a
Cesarèa; ed entrati nella casa dell'evangelista Filippo, che era uno dei Sette,
sostammo presso di lui.
[9]Egli aveva
quattro figlie nubili, che avevano il dono della profezia.
[10]Eravamo qui da
alcuni giorni, quando giunse dalla Giudea un profeta di nome Agabo.
[11]Egli venne da noi e, presa la cintura di Paolo, si legò i piedi e le
mani e disse:
«Questo dice lo Spirito Santo: l'uomo a cui
appartiene questa cintura sarà legato così dai Giudei a Gerusalemme e verrà
quindi consegnato nelle mani dei pagani». [12]All'udir
queste cose, noi e quelli del luogo pregammo Paolo di non andare più a Gerusalemme. [13]Ma
Paolo rispose: «Perché fate così, continuando a piangere e a spezzarmi il
cuore?
Io sono pronto non soltanto a esser legato,
ma a morire a Gerusalemme per il nome del Signore Gesù».
[14]E poiché non si lasciava persuadere, smettemmo di insistere dicendo:
«Sia fatta la volontà del Signore!».
[15]Dopo questi giorni, fatti i preparativi,
salimmo verso Gerusalemme.
[16]Vennero con noi anche
alcuni discepoli da Cesarèa, i quali ci condussero da un certo Masone di Cipro,
discepolo della prima ora, dal quale
ricevemmo ospitalità.
[17]Arrivati a Gerusalemme, i fratelli ci
accolsero festosamente.
[18]L'indomani
Paolo fece visita a Giacomo insieme con noi: c'erano anche tutti gli anziani. [19]Dopo
aver rivolto loro il saluto, egli cominciò a esporre nei particolari quello
che Dio aveva fatto tra i pagani per mezzo
suo. [20]Quand'ebbero
ascoltato, essi davano gloria a Dio; quindi dissero a Paolo: «Tu vedi, o
fratello,
quante migliaia di Giudei sono venuti alla
fede e tutti sono gelosamente attaccati alla legge.
[21]Ora hanno sentito dire di te che vai insegnando a tutti i Giudei
sparsi tra i pagani che abbandonino Mosè, dicendo di non circoncidere più i
loro figli e di non seguire più le nostre consuetudini.
[22]Che facciamo? Senza
dubbio verranno a sapere che sei arrivato.
[23]Fà dunque quanto ti diciamo: vi sono fra noi quattro uomini che
hanno un voto da sciogliere.
[24]Prendili con te, compi la purificazione insieme con loro e paga tu
la spesa per loro perché possano radersi il capo.
Così tutti verranno a sapere che non c'è
nulla di vero in ciò di cui sono stati informati,
ma che invece anche tu ti comporti bene
osservando la legge.
[25]Quanto ai pagani che sono venuti alla fede, noi abbiamo deciso ed
abbiamo loro scritto che si astengano dalle carni offerte agli idoli, dal
sangue, da ogni animale soffocato e dalla impudicizia».
[26]Allora Paolo prese con sé quegli uomini e
il giorno seguente, fatta insieme con loro la purificazione, entrò nel tempio
per comunicare il compimento dei giorni della purificazione, quando sarebbe
stata presentata l'offerta per ciascuno di loro.
[27]Stavano ormai per finire i sette giorni,
quando i Giudei della provincia d'Asia,
vistolo nel tempio, aizzarono tutta la folla
e misero le mani su di lui gridando:
[28]«Uomini d'Israele, aiuto!
Questo è l'uomo che va insegnando a tutti e
dovunque contro il popolo, contro la legge e contro questo luogo; ora ha
introdotto perfino dei Greci nel tempio e ha profanato il luogo santo!». [29]Avevano
infatti veduto poco prima Tròfimo di E`feso in sua compagnia per la città, e
pensavano che Paolo lo avesse fatto entrare nel tempio. [30]Allora
tutta la città fu in subbuglio e il popolo accorse da ogni parte.
Impadronitisi di Paolo, lo trascinarono fuori
del tempio e subito furono chiuse le porte.
[31]Stavano gia cercando di ucciderlo, quando fu riferito al tribuno
della coorte che tutta Gerusalemme era in rivolta.
[32]Immediatamente egli prese con sé dei soldati e dei centurioni e si
precipitò verso i rivoltosi.
Alla vista del tribuno e dei soldati,
cessarono di percuotere Paolo.
[33]Allora il tribuno si
avvicinò, lo arrestò e ordinò che fosse legato con due catene; intanto
s'informava chi fosse e che cosa avesse fatto.
[34]Tra la folla però chi
diceva una cosa, chi un'altra. Nell'impossibilità di accertare la realtà dei
fatti a causa della confusione, ordinò di condurlo nella fortezza.
[35]Quando
fu alla gradinata, dovette essere portato a spalla dai soldati a causa della
violenza della folla. [36]La
massa della gente infatti veniva dietro, urlando: «A morte!».
[37]Sul punto di esser condotto nella
fortezza, Paolo disse al tribuno: «Posso dirti una parola?».
«Conosci il greco?, disse quello, [38]Allora
non sei quell'Egiziano che in questi ultimi tempi ha sobillato e condotto nel
deserto i quattromila ribelli?».
[39]Rispose
Paolo: «Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo
senza importanza.
Ma ti prego, lascia che rivolga la parola a
questa gente». [40]Avendo
egli acconsentito, Paolo, stando in piedi sui gradini, fece cenno con la mano
al popolo e,
fattosi un grande silenzio, rivolse loro la parola
in ebraico dicendo:
[1]«Fratelli e padri, ascoltate la mia difesa
davanti a voi».
[2]Quando sentirono che parlava loro in lingua ebraica, fecero silenzio
ancora di più.
[3]Ed egli continuò: «Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma
cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide
norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti
voi.
[4]Io
perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione
uomini e donne,
[5]come può darmi testimonianza il sommo
sacerdote e tutto il collegio degli anziani.
Da loro ricevetti lettere per i nostri
fratelli di Damasco e partii per condurre
anche quelli di là come prigionieri a
Gerusalemme, per essere puniti.
[6]Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a
Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso
una gran luce dal cielo rifulse attorno a me;
[7]caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo,
perché mi perseguiti?
[8]Risposi:
Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.
[9]Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi
parlava.
[10]Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse:
Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è
stabilito che tu faccia.
[11]E poiché non
ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei
compagni, giunsi a Damasco.
[12]Un certo Anania, un devoto osservante
della legge e in buona reputazione presso tutti i Giudei colà residenti,
[13]venne da me, mi si accostò e disse:
Saulo, fratello, torna a vedere!
E in quell'istante io guardai verso di lui e
riebbi la vista.
[14]Egli
soggiunse: Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la
sua volontà, a vedere il Giusto e ad
ascoltare una parola dalla sua stessa bocca,
[15]perché gli sarai testimone davanti a
tutti
gli uomini delle cose che hai visto e
udito.
[16]E ora perché aspetti? Alzati, ricevi il battesimo e lavati dai tuoi
peccati,
invocando il suo nome.
[17]Dopo il mio ritorno a Gerusalemme, mentre
pregavo nel tempio, fui rapito in estasi
[18]e vidi Lui che mi diceva: Affrettati ed
esci presto da Gerusalemme,
perché non accetteranno la tua testimonianza
su di me. [19]E
io dissi: Signore, essi sanno che facevo imprigionare e percuotere nella
sinagoga quelli che credevano in te;
[20]quando si versava il sangue di Stefano,
tuo testimone, anch'io ero presente e
approvavo e custodivo i vestiti di quelli che
lo uccidevano.
[21]Allora mi
disse: Và, perché io ti manderò lontano, tra i pagani».
[22]Fino a queste parole erano stati ad
ascoltarlo, ma allora alzarono la voce gridando:
«Toglilo di mezzo; non deve più
vivere!».
[23]E
poiché continuavano a urlare, a gettar via i mantelli e a lanciar polvere in
aria,
[24]il tribuno ordinò di portarlo nella
fortezza, prescrivendo di interrogarlo a
colpi di flagello al fine di sapere per quale
motivo gli gridavano contro in tal modo.
[25]Ma quando l'ebbero legato con le cinghie,
Paolo disse al centurione che gli stava accanto:
«Potete voi flagellare un cittadino romano, non
ancora giudicato?».
[26]Udito ciò, il centurione corse a riferire al tribuno: «Che cosa stai
per fare? Quell'uomo è un romano!».
[27]Allora il tribuno si recò da Paolo e gli domandò: «Dimmi, tu sei
cittadino romano?».
Rispose: «Sì».
[28]Replicò il tribuno: «Io questa cittadinanza l'ho acquistata a caro
prezzo». Paolo disse:
«Io, invece, lo sono di nascita!».
[29]E subito si allontanarono da lui quelli che dovevano interrogarlo.
Anche il tribuno ebbe paura,
rendendosi conto che Paolo era cittadino
romano e che lui lo aveva messo in catene.
[30]Il giorno seguente, volendo conoscere la
realtà dei fatti,
cioè il motivo per cui veniva accusato dai
Giudei, gli fece togliere
le catene e ordinò che si riunissero i sommi
sacerdoti e tutto il sinedrio;
vi fece condurre Paolo e lo presentò davanti
a loro.
[1]Con lo sguardo fisso al sinedrio Paolo
disse: «Fratelli,
io ho agito fino ad oggi davanti a Dio in
perfetta rettitudine di coscienza».
[2]Ma il sommo sacerdote Anania ordinò ai suoi assistenti di percuoterlo
sulla bocca. [3]Paolo
allora gli disse: «Dio percuoterà te, muro imbiancato! Tu siedi a giudicarmi
secondo la legge e contro la legge comandi di percuotermi?».
[4]E i presenti dissero: «Osi insultare il sommo sacerdote di
Dio?». [5]Rispose
Paolo: «Non sapevo, fratelli, che è il sommo sacerdote; sta scritto infatti:
Non insulterai il capo del tuo popolo».
[6]Paolo sapeva che nel sinedrio una parte
era di sadducei e una parte di farisei; disse a gran voce:
«Fratelli, io sono un fariseo, figlio di
farisei; io sono chiamato in giudizio
a motivo della speranza nella risurrezione
dei morti». [7]Appena
egli ebbe detto ciò, scoppiò una disputa tra i farisei e i sadducei e
l'assemblea si divise. [8]I
sadducei infatti affermano che non c'è risurrezione, né angeli, né spiriti;
i farisei invece professano tutte queste
cose. [9]Ne
nacque allora un grande clamore e alcuni scribi del partito dei farisei,
alzatisi in piedi, protestavano dicendo: «Non
troviamo nulla di male in quest'uomo.
E se uno spirito o un angelo gli avesse
parlato davvero?».
[10]La disputa si accese a tal punto che il tribuno, temendo che Paolo
venisse linciato da costoro, ordinò che
scendesse la truppa a portarlo via di mezzo a loro e ricondurlo nella
fortezza.
[11]La
notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio!
Come hai testimoniato per me a Gerusalemme,
così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma».
[12]Fattosi giorno, i Giudei ordirono una
congiura e fecero voto con
giuramento esecratorio di non toccare né cibo
né bevanda, sino a che non avessero ucciso Paolo.
[13]Erano più
di quaranta quelli che fecero questa congiura.
[14]Si presentarono ai sommi
sacerdoti e agli anziani e dissero:
«Ci siamo obbligati con giuramento
esecratorio di non assaggiare nulla sino a che non avremo ucciso Paolo.
[15]Voi
dunque ora, insieme al sinedrio, fate dire al tribuno che ve lo riporti,
col pretesto di esaminare più attentamente il
suo caso;
noi intanto ci teniamo pronti a ucciderlo
prima che arrivi».
[16]Ma il figlio della sorella di Paolo venne
a sapere del complotto;
si recò alla fortezza,
entrò e ne informò Paolo.
[17]Questi
allora chiamò uno dei centurioni e gli disse:
«Conduci questo giovane dal tribuno, perché
ha qualche cosa da riferirgli».
[18]Il centurione lo prese e
lo condusse dal tribuno dicendo:
«Il prigioniero Paolo mi ha fatto chiamare e
mi ha detto di condurre da te questo giovanetto, perché ha da dirti qualche
cosa». [19]Il
tribuno lo prese per mano, lo condusse in disparte e gli chiese:
«Che cosa è quello che hai da
riferirmi?». [20]Rispose:
«I Giudei si sono messi d'accordo per chiederti di condurre d
omani Paolo nel sinedrio, col pretesto di
informarsi più accuratamente nei suoi riguardi.
[21]Tu però non lasciarti convincere da loro,
poiché più di quaranta dei loro uomini hanno
ordito un complotto,
facendo voto con giuramento esecratorio di
non prendere cibo né bevanda finché non l'abbiano ucciso;
e ora stanno pronti, aspettando che tu dia il
tuo consenso».
[22]Il tribuno congedò il giovanetto con
questa raccomandazione:
«Non dire a nessuno che mi hai dato queste
informazioni».
[23]Fece poi chiamare due dei centurioni e
disse: «Preparate duecento
soldati per andare a Cesarèa insieme con
settanta cavalieri e duecento lancieri, tre ore dopo il tramonto. [24]Siano
pronte anche delle cavalcature e fatevi montare Paolo,
perché sia condotto sano e salvo dal
governatore Felice». [25]Scrisse
anche una lettera in questi termini:
[26]«Claudio Lisia all'eccellentissimo
governatore Felice, salute.
[27]Quest'uomo è stato assalito dai Giudei e stava per essere ucciso da
loro;
ma sono intervenuto con i soldati e l'ho
liberato, perché ho saputo che è cittadino romano.
[28]Desideroso di conoscere il motivo per cui lo accusavano, lo condussi
nel loro sinedrio.
[29]Ho trovato che lo si accusava per questioni relative alla loro legge,
ma che in realtà non c'erano a suo carico imputazioni meritevoli di morte o di
prigionia.
[30]Sono stato però informato di un complotto contro quest'uomo da parte
loro, e così l'ho mandato da te, avvertendo gli accusatori di deporre davanti a
te quello che hanno contro di lui. Stá bene».
[31]Secondo gli ordini ricevuti, i soldati presero
Paolo e lo condussero di notte ad Antipàtride.
[32]Il mattino dopo, lasciato ai cavalieri il compito di proseguire con
lui, se ne tornarono alla fortezza.
[33]I cavalieri, giunti a Cesarèa, consegnarono la lettera al
governatore e gli presentarono Paolo.
[34]Dopo averla letta, domandò a Paolo di quale provincia fosse e,
saputo che era della Cilicia, disse:
[35]«Ti ascolterò quando saranno qui anche i
tuoi accusatori». E diede ordine di custodirlo nel pretorio di Erode.
[1]Cinque giorni dopo arrivò il sommo
sacerdote Anania insieme con alcuni anziani e a
un avvocato di nome Tertullo e si
presentarono al governatore per accusare Paolo.
[2]Quando questi fu fatto venire, Tertullo cominciò l'accusa dicendo:
[3]«La lunga pace di cui godiamo grazie a te
e le riforme che ci sono state in favore di questo popolo grazie alla tua
provvidenza, le accogliamo in tutto e per tutto, eccellentissimo Felice,
con profonda gratitudine. [4]Ma
per non trattenerti troppo a lungo, ti prego di darci ascolto brevemente nella
tua benevolenza. [5]Abbiamo
scoperto che quest'uomo è una peste,
fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei
che sono nel mondo ed è capo della setta dei Nazorei.
[6]Ha perfino tentato di profanare il tempio e noi l'abbiamo arrestato.
[8]Interrogandolo
personalmente, potrai renderti conto da lui di tutte queste cose delle quali lo
accusiamo». [9]Si
associarono nell'accusa anche i Giudei, affermando che i fatti stavano così.
[10]Quando il governatore fece cenno a Paolo
di parlare, egli rispose:
«So che da molti anni sei giudice di questo
popolo e parlo in mia difesa con fiducia.
[11]Tu stesso puoi accertare che non sono più di dodici giorni da quando
mi sono recato a Gerusalemme per il culto.
[12]Essi non mi hanno mai trovato nel tempio a discutere con qualcuno o
a
incitare il popolo alla sommossa, né nelle
sinagoghe, né per la città
[13]e non possono provare nessuna delle cose
delle quali ora mi accusano. [14]Ammetto
invece che adoro il Dio dei miei padri, secondo quella dottrina che essi
chiamano setta, credendo in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto
nei Profeti, [15]nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci
sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti.
[16]Per questo mi sforzo di
conservare in ogni momento una coscienza irreprensibile davanti a Dio e davanti
agli uomini.
[17]Ora, dopo molti
anni, sono venuto a portare elemosine al mio popolo e per offrire sacrifici;
[18]in occasione di questi essi mi hanno
trovato nel tempio dopo che avevo compiuto le purificazioni.
Non c'era folla né tumulto.
[19]Furono dei Giudei della provincia d'Asia a trovarmi, e loro
dovrebbero comparire qui davanti a te ad accusarmi, se hanno qualche cosa
contro di me;
[20]oppure dicano i presenti stessi quale
colpa han trovato in me quando sono comparso davanti al sinedrio,
[21]se non questa sola frase che gridai stando
in mezzo a loro: A motivo della risurrezione dei morti io vengo giudicato oggi
davanti a voi!».
[22]Allora Felice, che era assai bene
informato circa la nuova dottrina, li rimandò dicendo: «Quando verrà il tribuno
Lisia, esaminerò il vostro caso». [23]E
ordinò al centurione di tenere Paolo sotto custodia, concedendogli però una
certa libertà e senza impedire a nessuno dei suoi amici di dargli assistenza.
[24]Dopo alcuni giorni Felice arrivò in
compagnia della moglie Drusilla, che era giudea;
fatto chiamare Paolo, lo ascoltava intorno
alla fede in Cristo Gesù. [25]Ma
quando egli si mise a parlare di giustizia, di continenza e del giudizio
futuro,
Felice si spaventò e disse: «Per il momento
puoi andare; ti farò chiamare di nuovo quando ne avrò il tempo».
[26]Sperava frattanto che Paolo gli avrebbe dato del denaro; per questo
abbastanza spesso lo faceva chiamare e conversava con lui.
[27]Trascorsi due anni, Felice ebbe come
successore Porcio Festo;
ma Felice, volendo dimostrare benevolenza
verso i Giudei, lasciò Paolo in prigione.
[1]Festo dunque, raggiunta la provincia, tre
giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme.
[2]I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per
accusare Paolo e cercavano di persuaderlo,
[3]chiedendo come un favore, in odio a Paolo,
che lo facesse venire a Gerusalemme;
e intanto disponevano un tranello per
ucciderlo lungo il percorso. [4]Festo
rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e che egli stesso sarebbe
partito fra breve. [5]«Quelli
dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche
colpa in quell'uomo, lo denuncino».
[6]Dopo essersi trattenuto fra loro non più
di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e
il giorno seguente, sedendo in tribunale,
ordinò che gli si conducesse Paolo.
[7]Appena giunse, lo
attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi
colpe, senza però riuscire a provarle.
[8]Paolo a sua difesa disse: «Non ho
commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né
contro Cesare».
[9]Ma Festo volendo
fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: «Vuoi andare a Gerusalemme
per essere là giudicato di queste cose, davanti a me?». [10]Paolo
rispose: «Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare.
Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come
anche tu sai perfettamente. [11]Se
dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto
di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il
potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare».
[12]Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: «Ti sei
appellato a Cesare, a Cesare andrai».
[13]Erano trascorsi alcuni giorni, quando
arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo.
[14]E
poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo:
«C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da
Felice, contro il quale,
[15]durante la mia visita a Gerusalemme, si
presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per
reclamarne la condanna.
[16]Risposi
che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato
messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi
dall'accusa. [17]Allora
essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale
e ordinai che vi fosse condotto
quell'uomo. [18]Gli
accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna delle imputazioni
criminose che io immaginavo;
[19]avevano solo con lui alcune questioni
relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che
Paolo sosteneva essere ancora in vita.
[20]Perplesso di
fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed
esser giudicato là di queste cose.
[21]Ma Paolo si appellò perché la sua
causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore,
e così ordinai che fosse tenuto sotto
custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare». [22]E
Agrippa a Festo: «Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo!». «Domani, rispose, lo
potrai ascoltare».
[23]Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce
vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai
tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare
anche Paolo.
[24]Allora Festo disse: «Re
Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi,
voi avete davanti agli occhi colui sul conto
del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me,
in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran
voce che non resti più in vita.
[25]Io però mi sono convinto che egli non ha commesso alcuna cosa
meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo
partire.
[26]Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano;
per questo l'ho condotto davanti a voi e
soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza,
qualcosa da scrivere.
[27]Mi
sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si
muovono contro di lui».
[1]Agrippa disse a Paolo: «Ti è concesso di
parlare a tua difesa».
Allora Paolo, stesa la mano, si difese così:
[2]«Mi considero fortunato, o re Agrippa, di
potermi discolpare da tutte le accuse di cui sono incriminato dai Giudei, oggi
qui davanti a te, [3]che conosci a perfezione tutte le usanze e questioni
riguardanti i Giudei.
Perciò ti prego di ascoltarmi con
pazienza.
[4]La mia vita fin dalla mia giovinezza, vissuta tra il mio popolo e a
Gerusalemme, la conoscono tutti i Giudei;
[5]essi sanno pure da tempo, se vogliono
renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida
della nostra religione.
[6]Ed ora mi trovo sotto processo a causa della speranza nella promessa
fatta da Dio ai nostri padri,
[7]e che le nostre dodici tribù sperano di
vedere compiuta, servendo Dio notte e giorno con perseveranza.
Di questa speranza, o re, sono ora incolpato
dai Giudei!
[8]Perché è
considerato inconcepibile fra di voi che Dio risusciti i morti?
[9]Anch'io credevo un tempo mio dovere di
lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno,
[10]come in realtà feci a Gerusalemme; molti
dei fedeli li rinchiusi in prigione con l'autorizzazione avuta dai sommi
sacerdoti e, quando venivano condannati a morte, anch'io ho votato contro di
loro.
[11]In
tutte le sinagoghe cercavo di costringerli con le torture a bestemmiare e,
infuriando all'eccesso contro di loro, davo
loro la caccia fin nelle città straniere.
[12]In tali circostanze, mentre stavo andando
a Damasco con autorizzazione e pieni poteri da parte dei sommi sacerdoti,
verso mezzogiorno
[13]vidi sulla strada, o re, una luce dal
cielo,
più splendente del sole, che avvolse me e i
miei compagni di viaggio. [14]Tutti
cademmo a terra e io udii dal cielo una voce che mi diceva in ebraico: Saulo,
Saulo, perché mi perseguiti? Duro è per te ricalcitrare contro il pungolo.
[15]E io dissi: Chi sei, o Signore? E il Signore rispose: Io sono Gesù,
che tu perseguiti.
[16]Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti
ministro e testimone di quelle cose che hai visto e di quelle per cui ti
apparirò ancora.
[17]Per questo ti libererò dal popolo e dai pagani, ai quali ti mando
[18]ad aprir loro gli occhi, perché passino
dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio e ottengano la remissione
dei peccati e l'eredità in mezzo a coloro che sono stati santificati per la
fede in me.
[19]Pertanto, o re Agrippa, io non ho
disobbedito alla visione celeste;
[20]ma prima a quelli di Damasco, poi a
quelli di Gerusalemme e in tutta la regione della Giudea e infine ai pagani,
predicavo di convertirsi e di rivolgersi a Dio, comportandosi in maniera degna
della conversione.
[21]Per queste cose i Giudei mi assalirono nel tempio e tentarono di
uccidermi. [22]Ma
l'aiuto di Dio mi ha assistito fino a questo giorno, e posso ancora rendere
testimonianza agli umili e ai grandi. Null'altro io affermo se non quello che i
profeti e Mosè dichiararono che doveva accadere,
[23]che cioè il Cristo sarebbe morto, e che,
primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai
pagani».
[24]Mentr'egli parlava così in sua difesa,
Festo a gran voce disse:
«Sei pazzo, Paolo; la troppa scienza ti ha
dato al cervello!».
[25]E Paolo: «Non sono pazzo, disse, eccellentissimo Festo,
ma sto dicendo parole vere e sagge.
[26]Il re è al corrente di queste cose e davanti a lui parlo con
franchezza.
Penso che niente di questo gli sia
sconosciuto, poiché non sono fatti accaduti in segreto.
[27]Credi,
o re Agrippa, nei profeti? So che ci credi».
[28]E Agrippa a Paolo: «Per poco
non mi convinci a farmi cristiano!».
[29] E Paolo: «Per poco o per molto, io vorrei supplicare Dio che non
soltanto tu,
ma quanti oggi mi ascoltano diventassero così
come sono io, eccetto queste catene!».
[30]Si alzò allora il re e con lui il
governatore, Berenìce, e quelli che avevano preso parte alla seduta
[31]e avviandosi conversavano insieme e
dicevano: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti la morte o le catene».
[32]E Agrippa disse a Festo: «Costui poteva essere rimesso in libertà,
se non si fosse appellato a Cesare».
[1]Quando fu deciso che ci imbarcassimo per
l'Italia, consegnarono Paolo, insieme ad alcuni altri prigionieri,
a un centurione di nome Giulio della coorte
Augusta.
[2]Salimmo
su una nave di Adramitto, che stava per partire verso i porti della
provincia d'Asia e salpammo, avendo con noi
Aristarco, un Macèdone di Tessalonica. [3]Il
giorno dopo facemmo scalo a Sidone e Giulio, con gesto cortese verso Paolo,
gli permise di recarsi dagli amici e di
riceverne le cure. [4]Salpati
di là, navigammo al riparo di Cipro a motivo dei venti contrari
[5]e, attraversato il mare della Cilicia e
della Panfilia, giungemmo a Mira di Licia.
[6]Qui il centurione trovò una nave di Alessandria in partenza per
l'Italia e ci fece salire a bordo.
[7]Navigammo lentamente parecchi giorni, giungendo a fatica all'altezza
di Cnido.
Poi, siccome il vento non ci permetteva di
approdare, prendemmo a navigare al riparo di Creta,
dalle parti di Salamone,
[8]e costeggiandola a fatica giungemmo in una
località chiamata Buoni Porti, vicino alla quale era la città di Lasèa.
[9]Essendo trascorso molto tempo ed essendo
ormai pericolosa la navigazione poiché era gia passata la festa
dell'Espiazione,
Paolo li ammoniva dicendo: [10]«Vedo, o
uomini, che la navigazione comincia a essere di gran
rischio e di molto danno non solo per il carico
e per la nave, ma anche per le nostre vite».
[11]Il centurione però dava più ascolto al pilota e al capitano della
nave che alle parole di Paolo.
[12]E poiché quel porto era poco adatto a trascorrervi l'inverno, i più
furono del parere di salpare
di là nella speranza di andare a svernare a
Fenice, un porto di Creta esposto a libeccio e a maestrale.
[13]Appena cominciò a soffiare un leggero
scirocco, convinti di potere ormai realizzare il progetto,
levarono le ancore e costeggiavano da vicino
Creta.
[14]Ma dopo non molto tempo si scatenò contro l'isola un vento
d'uragano, detto allora «Euroaquilone».
[15]La nave fu travolta nel turbine e, non potendo più resistere al vento,
abbandonati in sua balìa, andavamo alla deriva.
[16]Mentre passavamo sotto un isolotto chiamato Càudas, a fatica
riuscimmo
a padroneggiare la scialuppa; [17]la tirarono
a bordo e adoperarono gli attrezzi per fasciare di gòmene la nave.
Quindi, per timore di finire incagliati nelle
Sirti, calarono il galleggiante e si andava così alla deriva. [18]Sbattuti
violentemente dalla tempesta, il giorno seguente cominciarono a gettare a mare
il carico;
[19]il terzo giorno con le proprie mani
buttarono via l'attrezzatura della nave.
[20]Da vari giorni non comparivano più né sole, né stelle e la violenta
tempesta continuava a infuriare, per cui ogni speranza di salvarci sembrava
ormai perduta.
[21]Da molto tempo non si mangiava, quando
Paolo, alzatosi in mezzo a loro, disse: «Sarebbe stato bene, o uomini, dar
retta a me e non salpare da Creta; avreste evitato questo pericolo e questo
danno.
[22]Tuttavia ora vi esorto a non perdervi di coraggio, perché non ci
sarà alcuna perdita di vite in mezzo a voi, ma solo della nave.
[23]Mi è apparso infatti questa notte un angelo del Dio al quale
appartengo e che servo,
[24]dicendomi: Non temere, Paolo; tu devi
comparire davanti a Cesare ed ecco, Dio ti ha fatto grazia di tutti i tuoi
compagni di navigazione. [25]Perciò
non perdetevi di coraggio, uomini; ho fiducia in Dio che avverrà come mi è
stato annunziato.
[26]Ma
è inevitabile che andiamo a finire su qualche isola».
[27]Come giunse la quattordicesima notte da
quando andavamo alla deriva nell'Adriatico,
verso mezzanotte i marinai ebbero
l'impressione che una qualche terra si avvicinava.
[28]Gettato lo scandaglio, trovarono venti braccia; dopo un breve
intervallo, scandagliando di nuovo,
trovarono quindici braccia.
[29]Nel timore di finire contro gli scogli, gettarono da poppa quattro
ancore, aspettando con ansia che spuntasse il giorno.
[30]Ma poiché i marinai cercavano di fuggire dalla nave e gia stavano
calando la scialuppa in mare,
col pretesto di gettare le ancore da prora,
Paolo disse al centurione e ai soldati:
[31]«Se costoro non rimangono sulla nave, voi
non potrete mettervi in salvo».
[32]Allora
i soldati recisero le gòmene della scialuppa e la lasciarono cadere in mare.
[33]Finché non spuntò il giorno, Paolo esortava
tutti a prendere cibo:
«Oggi è il quattordicesimo giorno che passate
digiuni nell'attesa, senza prender nulla.
[34]Per questo vi
esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza.
Neanche un capello del vostro capo andrà
perduto».
[35]Ciò detto, prese il pane, rese
grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.
[36]Tutti si
sentirono rianimati, e anch'essi presero cibo.
[37]Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei
persone.
[38]Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il
frumento in mare.
[39]Fattosi giorno non riuscivano a
riconoscere quella terra,
ma notarono un'insenatura con spiaggia e
decisero, se possibile, di spingere la nave verso di essa.
[40]Levarono
le ancore e le lasciarono andare in mare;
al tempo stesso allentarono i legami dei
timoni e spiegata al vento la vela maestra, mossero verso la spiaggia.
[41]Ma
incapparono in una secca e la nave vi si incagliò;
mentre la prua arenata rimaneva immobile, la
poppa minacciava di sfasciarsi sotto la violenza delle onde.
[42]I soldati pensarono allora di uccidere i prigionieri, perché nessuno
sfuggisse gettandosi a nuoto,
[43]ma il centurione, volendo salvare Paolo,
impedì loro di attuare questo progetto;
diede ordine che si gettassero per primi
quelli che sapevano nuotare e raggiunsero la terra;
[44]poi gli altri, chi su tavole, chi su
altri rottami della nave.
E così tutti poterono mettersi in salvo a
terra.
[1]Una volta in salvo, venimmo a sapere che
l'isola si chiamava Malta.
[2]Gli indigeni ci trattarono con
rara umanità; ci accolsero tutti attorno a un gran fuoco, che avevano acceso
perché era sopraggiunta la pioggia ed era freddo. [3]Mentre
Paolo raccoglieva un fascio di sarmenti e lo gettava sul fuoco, una vipera,
risvegliata dal calore, lo morse a una mano.
[4]Al
vedere la serpe pendergli dalla mano, gli indigeni dicevano tra loro:
«Certamente costui è un assassino, se, anche scampato dal mare, la Giustizia non
lo lascia vivere».
[5]Ma egli scosse la serpe nel fuoco e non ne patì alcun male. [6]Quella
gente si aspettava di vederlo gonfiare e cadere morto sul colpo, ma, dopo avere
molto
atteso senza vedere succedergli nulla di straodinario,
cambiò parere e diceva che era un dio.
[7]Nelle vicinanze di quel luogo c'era un
terreno appartenente al "primò' dell'isola, chiamato Publio;
questi ci accolse e ci ospitò con benevolenza
per tre giorni. [8]Avvenne
che il padre di Publio dovette mettersi a letto colpito da febbri e da
dissenteria;
Paolo l'andò a visitare e dopo aver pregato
gli impose le mani e lo guarì.
[9]Dopo questo fatto, anche gli altri isolani che avevano malattie
accorrevano e venivano sanati;
[10]ci colmarono di onori e al momento della
partenza ci rifornirono di tutto il necessario.
[11]Dopo tre mesi salpammo su una nave di
Alessandria che aveva svernato nell'isola, recante l'insegna dei Diòscuri. [12]Approdammo
a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni [13]e di qui, costeggiando, giungemmo a
Reggio.
Il giorno seguente si levò lo scirocco e così
l'indomani arrivammo a Pozzuoli.
[14]Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con
loro una settimana.
Partimmo quindi alla volta di Roma.
[15]I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro
fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio
e prese coraggio.
[16]Arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di
abitare per suo conto con un soldato di guardia.
[17]Dopo tre giorni, egli convocò a sé i più
in vista tra i Giudei e venuti che furono, disse loro: «Fratelli, senza aver
fatto nulla contro il mio popolo e contro le usanze dei padri, sono stato
arrestato a Gerusalemme e consegnato in mano dei Romani.
[18]Questi,
dopo avermi interrogato, volevano rilasciarmi, non avendo trovato in me alcuna
colpa degna di morte. [19]Ma
continuando i Giudei ad opporsi, sono stato costretto ad appellarmi a Cesare,
senza intendere con questo muovere accuse contro il mio popolo. [20]Ecco
perché vi ho chiamati, per vedervi e parlarvi, poiché è a causa della
speranza d'Israele che io sono legato da
questa catena».
[21]Essi gli risposero: «Noi non abbiamo ricevuto nessuna lettera sul
tuo conto dalla Giudea né alcuno dei fratelli è venuto a riferire o a parlar
male di te.
[22]Ci sembra bene tuttavia ascoltare da te quello che pensi; di questa
setta
infatti sappiamo che trova dovunque
opposizione».
[23]E fissatogli un giorno, vennero in molti
da lui nel suo alloggio; egli dal mattino alla sera espose loro accuratamente,
rendendo la sua testimonianza, il regno di Dio, cercando di convincerli
riguardo a Gesù, in base alla Legge di Mosè e ai Profeti.
[24]Alcuni aderirono alle cose da lui dette, ma altri non vollero
credere
[25]e se ne andavano discordi tra loro,
mentre Paolo diceva questa sola frase: «Ha detto bene lo Spirito Santo, per
bocca del profeta Isaia, ai nostri padri:
[26]Và da questo popolo e dì loro:
Udrete con i vostri orecchi, ma non
comprenderete;
guarderete con i vostri occhi, ma non
vedrete.
[27]Perché il cuore di questo popolo si è
indurito:
e hanno ascoltato di mala voglia con gli
orecchi;
hanno chiuso i loro occhi
per non vedere con gli occhi
non ascoltare con gli orecchi,
non comprendere nel loro cuore e non
convertirsi,
perché io li risani.
[28]Sia dunque noto a voi che questa salvezza
di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l'ascolteranno!».
[29].
[30]Paolo trascorse due anni interi nella
casa che aveva preso a pigione e accoglieva tutti quelli che venivano a lui,
[31]annunziando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore
Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.