AZERBAIGIAN
L'Azerbaigian ha aderito all'Unione Sovietica per gran parte del
ventesimo secolo, ma se ne è separato nel 1991, dopodiché ha dovuto far fronte
a colpi di stato interni e alla guerra con l'Armenia.
La maggioranza della popolazione vive in miseria.
Popolazione:
7.734.015
(2000)
Religione:
musulmani
83,67%, non religiosi 11,31%, cristiani 4,63%, ebrei 0,37%, bahai 0,02%
Governo:
repubblica
Capo
di stato:
presidente
Heydar Aliyev
Persecuzione:
La libertà di religione garantita ufficialmente è limitata dalla
reazione contro l'ostilità dei "cristiani" russi e armeni e anche
dalla paura dell'estremismo islamico.
I cristiani stranieri hanno il divieto di fare propaganda
religiosa.
Opportunità
missionarie:
La
maggior parte delle città e dei villaggi dell'Azerbaigian non sono stati mai
evangelizzati.
Attualmente ci sono nel paese chiese azeri e circa 2.000 credenti
azeri. Il Nuovo Testamento e la Bibbia in azero, così come la Bibbia in russo,
sono in vendita dappertutto.
Entro il 2002 dovrebbe essere completata la Bibbia in azero.
POPOLAZIONE: 7.669.000
SUPERFICIE: 86.600 kmq
RELIGIONE:
Musulmani sciiti: 62%; Musulmani sunniti:26%; Ortodossi: 12%
Uscito
con un accordo del 12 ottobre 1997 dalla guerra durata nove anni contro
l'Armenia per il controllo della Repubblica autoproclamata del
Nagorno-Karabach, lo Stato azero viene accusato a questo riguardo per diversi
episodi di mancato rispetto dei diritti umani.
La libertà religiosa risente delle
particolari restrizioni imposte dalla legge sulla religione: questa richiede,
fra l'altro, che tutte le organizzazioni religiose siano registrate, e, a tale
scopo, è necessario che ottengano prima l'approvazione del Dipartimento degli
affari religiosi del Consiglio dei ministri e poi la registrazione formale da
parte del ministero della Giustizia.
Tale processo, secondo il rapporto statunitense sulla libertà
religiosa del 1999, è caratterizzato da mancanza di trasparenza, in particolare
al primo stadio, quello del Dipartimento, che costituisce un vero e proprio
impedimento per le registrazioni. La mancanza di registrazione impedisce alle
associazioni di avere uno status legale, e quindi di essere titolari di conti
bancari, di affittare proprietà, ecc.
Secondo dati diffusi dal governo, tra i
movimenti registrati, ci sono 190 organizzazioni musulmane e 50
"altri" gruppi.
La legge sulla religione subordina tutte le organizzazioni
religiose islamiche al Direttorio spirituale dei musulmani caucasici.
Idayat Orujev, consigliere dello Stato per le politiche della
nazionalità, ha affermato, secondo quanto riporta "Keston News
Service" del 1° luglio 1999, che un centinaio di associazioni religiose,
tra cui tre comunità musulmane, hanno ottenuto la registrazione da parte della
Direzione degli affari religiosi, passaggio, questo, necessario per concludere
la relativa pratica presso il Ministero della Giustizia.
La parrocchia cattolica di Baku, dopo nove
mesi di attesa, ha ottenuto la registrazione il 2 aprile, e padre Pilus,
polacco, ne è stato nominato parroco.
Tale nomina, riferisce la stessa fonte, ha suscitato accuse di
funzionamento illegale, soprattutto a livello di stampa e da parte di cristiani
ortodossi locali, in quanto la legge azera impedisce l'attività missionaria da
parte di stranieri.
Erano diversi anni che un gruppo cristiano non veniva registrato
come associazione religiosa; finora, molte denominazioni protestanti avevano
dovuto agire in una condizione di ambiguità, mascherando la propria natura
religiosa con stratagemmi e nomi generici.
Eldar Zeynalov, presidente del Human Rights
Centre dell'Azerbaijan, ha riferito a "Keston" che "molte
organizzazioni protestanti in Azerbaijan sono normalmente registrate come
associazioni caritatevoli: ad esempio, l'Adra, l'Umcor, la Greater Grace, ecc..
La Bible Society dell'Azerbaijan è stata registrata come
un'associazione di amanti di libri".
Nel dicembre 1999, informa "Compass Direct" del 21
gennaio 2000, hanno ottenuto la registrazione, dopo più di un anno di attesa,
anche la Cattedrale di Praise e la Chiesa di Nehemiah.
La Legge sulla libertà religiosa prevede
anche altre restrizioni sull'attività di stranieri o di azeri appartenenti a
gruppi non tradizionali. Ad esempio, per gli stranieri è vietato svolgere
attività di propaganda religiosa e di proselitismo.
Secondo quanto riferisce il rapporto statunitense sulla libertà
religiosa del 1999, si vanno diffondendo sempre più, tra la popolazione,
pregiudizi e ostilità verso gli azeri convertiti a religioni considerate
estranee alla tradizione del Paese. Nel 1998 e nel 1999, vari articoli comparsi
su giornali hanno descritto i gruppi cristiani missionari come una minaccia
all'identità della nazione.
Secondo "Keston News Service" del
1° ottobre 1999, le accuse più frequenti rivolte ai cristiani azeri sono quelle
di essere pagati dagli Stati Uniti o di essere spie armene che lavorano contro
l'Azerbaijan.
Il 5 settembre la polizia ha fatto irruzione nella Chiesa Battista
di Baku, durante la funzione domenicale, e ha arrestato 60 persone - tra cui
bambini e giovani - alle quali è stato ripetutamente richiesto di firmare un
foglio in cui dichiaravano di aver assistito a un incontro illegale e di
impegnarsi a non farlo più in futuro.
Il pastore della Chiesa, Sary Mirzoyev, e il suo assistente, Yahya
Mamedov, sono stati arrestati e liberati dopo aver scontato la pena di 15
giorni di carcere.
Gli
8 stranieri presenti alla funzione sono stati condannati all'espatrio, con
l'accusa di aver svolto propaganda religiosa. Il raid ha avuto luogo nonostante
la chiesa fosse regolarmente registrata.
I cristiani di Baku hanno dichiarato che
questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di operazioni illegali
compiute negli ultimi mesi a danno di cristiani azeri: vari altri incontri
religiosi sono stati interrotti dalla polizia, molti fedeli sono stati portati
alle stazioni di polizia e costretti a dichiarare di credere a Maometto profeta
piuttosto che a Gesù Cristo, in quanto azeri.
Stando a notizie di "Human Rights Without Frontiers" del
16 novembre 1999, il presidente Heider Aliev (che - riferisce "Compass
Direct" del 21 gennaio 2000 -, ai primi di novembre, aveva fatto pubblica
promessa all'ambasciatore statunitense Escudero di rafforzare le garanzie
costituzionali a difesa della libertà religiosa), in seguito alle pressioni di
Stati esteri, in particolare di Stati Uniti e Norvegia - che hanno accusato il
Paese di violare i diritti umani -, ha revocato il provvedimento contro i
battisti di Baku.
Anche la comunità luterana tedesca è stata
colpita durante una celebrazione domenicale, stando a una notizia di
"Compass Direct" del 1° ottobre 1999: il 26 settembre precedente, la
polizia e alcuni agenti del servizio segreto hanno interrotto il rito e
raccolto i nomi di coloro che stavano partecipando all'"incontro
illegale".
Secondo il pastore tedesco Gunther Oborski, l'azione di polizia è
stata richiesta alla Commissione per gli affari religiosi dal presidente del
consiglio della Chiesa, Tamara Gumbatoba, che si era opposta al ministero di
Oborski sin dal suo arrivo, affermando che la legge del 1996, che vieta la
propaganda religiosa da parte di stranieri, non consente ad un pastore
straniero di guidare una comunità.
I Testimoni di Geova continuano a essere
oggetto di persecuzioni: le loro riunioni vengono frequentemente interrotte
dalla polizia, che procede al sequestro del materiale religioso e dei
passaporti in possesso dei partecipanti. "Keston News Service" del 1°
settembre 1999 riferisce dell'arresto di Ibrahim Yuzbeyov, testimone di Geova,
condannato a 15 giorni di detenzione per aver praticato la propria fede: dal
suo appartamento, perquisito senza l'apposito mandato, sono stati sequestrati
libri e videocassette.
Non si è svolto alcun processo, né Yuzbeyov
ha potuto usufruire di un avvocato, nonostante una sentenza della Corte
Costituzionale abbia disposto che, dal 13 luglio, tutte le persone sottoposte
ad arresti amministrativi hanno il diritto ad essere legalmente rappresentate.
Il rapporto 2000 di Human Rights Watch riporta anche la notizia
delle violenze patite nell'agosto 1999 da Rovshan Mursalov, picchiato in un
posto di polizia dopo aver presentato la richiesta di svolgere il servizio
civile.
Tutte le chiese armene, molte delle quali
distrutte dai combattimenti che si sono verificati negli anni precedenti, sono
rimaste chiuse; come conseguenza di ciò, i 10-30 mila armeni rimasti in
Azerbaijan sono privati di luoghi in cui praticare il culto.