CINA
Ondata
di arresti a vescovi, sacerdoti, laici della chiesa sotterranea
Città del Vaticano (Fides)
-
Una serie di arresti a Pechino, in Hebei, Fujian, Jiangxi, Mongolia Interna sta
mettendo in grave difficoltà la Chiesa cattolica non ufficiale proprio nelle
zone dove è più diffusa.
Informazioni
giunte a Fides affermano che il vescovo non ufficiale di Pechino, mons. Mattia
Pei, 82 anni, è stato arrestato agli inizi di aprile.
Mons.
Pei, ricercato da anni, era sempre riuscito a sfuggire a controlli e arresti.
Intanto
la Kung Foundation di Stanford (Connecticut, USA) afferma che anche il vescovo
non ufficiale di Yixian (Hebei), mons. Shi Enxiang è stato arrestato dalla
polizia il 13 aprile scorso (Venerdì Santo) a Pechino.
Mons.
Shi, 79 anni, è vescovo dall'82.
Ha già passato 30 anni in prigione. L'ultima sua detenzione risale
al periodo '90-'93. Le autorità cercarono di catturarlo ancora nel '96, ma
mons.
Shi riuscì a sfuggire . È rimasto nascosto fino al 13 aprile.
L'Hebei
è la regione con la massima concentrazione di cattolici, circa 1 milione.
È
anche il luogo dove vi sono forti comunità di cattolici sotterranei.
Interrogato
dall'AFP, mons. Pan Deshi, vescovo patriottico di Baoding (non riconosciuto dal
Vaticano) ha detto di "non aver sentito nulla del suo [del vescovo Shi]
arresto".
Egli ha anche negato che la polizia lo abbia maltrattato in
passato.
La polizia, egli ha dichiarato "ha
solo cercato di educarlo".
A
questo proposito, anche il portavoce della polizia di Baoding ha dichiarato di
"non aver inteso parlare dell'arresto" del vescovo Shi Enxiang.
La
Kung Foundation dà notizia di altri arresti:
· P. Li Jianbo, 34 anni, della contea di
Mancheng (Hebei), sacerdote della Chiesa sotterranea. È stato arrestato il 19
aprile nella città di Xilinhaute (Mongolia Interna);
· P. Lu Genjun (noto anche come Lu Genyou), 39
anni, prete sotterraneo, arrestato a Baoding (Hebei) prima di Pasqua.
P. Lu è stato condannato immediatamente a 3
anni di prigione ed è ora detenuto nel lager della contea di Gaoyang (Hebei).
Il p. Lu, molto conosciuto dalla polizia, era
stato arrestato 3 anni fa il 5 aprile '98 (Domenica delle Palme) e detenuto per
breve tempo.
Insieme al p. Lu sono stati arrestati altri
3 sacerdoti della chiesa non ufficiale, i cui nomi non sono noti.
· P. Yin (non è noto il nome completo),
sacerdote della chiesa sotterranea, arrestato nella contea di Qingyuan (Hebei)
nel gennaio 2001. In aprile è stato condannato a 3 anni di lager.
· P. Feng Yunxiang, arrestato il 13 aprile
scorso (Venerdì Santo),nella città di Fuan (Fujian);
· P. Liao Haoqing, settantenne, arrestato il
13 aprile a Fuzhou (Jiangxi). Dopo alcuni giorni è stato rilasciato;
· Ben 13 laici (dei quali non si conosce il
nome) sono stati arrestati il 13 aprile scorso a Linchuan (Jiangxi). Rimangono
tuttora in detenzione.
Personalità
della chiesa di Pechino, hanno dichiarato a Fides che "arresti prima delle
feste di Pasqua o di Natale sono piuttosto usuali".
Essi però affermano che quest'anno durante il
periodo pasquale vi era una "grande tensione".
Secondo alcuni osservatori l'ondata di arresti - a cui si devono
aggiungere le decine di vescovi sotterranei agli arresti domiciliari - rientra
nella campagna di eliminazione della chiesa sotterranea lanciata nel '95 e
riattizzata dopo la canonizzazione dei martiri cinesi, avvenuta in Vaticano il
1 Ottobre 2000.
Non
va esclusa l'ipotesi che il governo, avvicinandosi la data per l'entrata nel
WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), voglia eliminare ogni forma di
organizzazione non strettamente controllato dallo stato.
Rientrano
in questo quadro gli arresti di alcuni professori universitari, dissidenti non
violenti per la democrazia, membri della Falun Gong, avvenuti nei giorni
scorsi. Secondo stime di accademici cinesi (cfr. Fides 16/3/2001), l'entrata
della Cina nel WTO produrrà nel paese centinaia di milioni di disoccupati (Fides 23/04/2001)
Misna
CHINA,
7 SET 2002 (0:16)
Pechino
dichiara guerra a motori di ricerca su Internet, bloccati Google e Altavista
Il
governo di Pechino ha dichiarato guerra ai motori di ricerca su Internet.
In meno di una settimana le autorità cinesi hanno bloccato
l'accesso prima a 'google' e poi ad 'altavista', decisione che ha colto di
sorpresa i numerosi utenti di Internet nel Paese asiatico, oltre a suscitare lo
stupore e le proteste della comunità 'virtuale' internazionale.
In passato, infatti, Pechino aveva più volte bloccato l'accesso a
certi siti stranieri e costretto alcuni di quelli cinesi a rimuovere dal web
materiale ritenuto pericoloso o sovversivo.
Mai, però, le autorità avevano deciso di 'oscurare' i motori di
ricerca, fondamentali per rintracciare ogni genere di informazione reperibile
in rete. Mentre 'altavista' e 'google' sono scomparsi dal web cinese, resta
tuttora consultabile 'yahoo', che insieme ad altri 130 noti portali ha firmato
di recente un'intesa con Pechino.
Nel documento si impegna a non divulgare informazioni che possano
"compromettere la sicurezza dello Stato ed incrinare l'ordine sociale in
Cina".
Da anni le autorità cinesi cercano di rafforzare il controllo
dell'informazione via Internet, al punto che non hanno esitato ad arrestare
diversi giornalisti o creatori di siti web che esprimevano il proprio dissenso
attraverso la rete. Inoltre nel giugno scorso le autorità hanno annunciato la
chiusura di migliaia di Internet café, luoghi pubblici dove ci si connette alla
rete tramite computer. Nonostante questo, il web continua ad attrarre sempre
nuovi utenti: secondo gli ultimi dati disponibili sarebbero ormai 45 milioni i
cinesi che navigano su Internet. (LM)
CINA
La
Cina fu dichiarata repubblica popolare cinese nel 1949 dal presidente Mao
Zedong che subito cercò di purgare la società da tutto ciò che avesse a che
fare con la religione, innescando così un periodo di grandi difficoltà per la
popolazione che perdura a tutt'oggi.
La situazione dei diritti umani in Cina è tra le peggiori del
mondo.
Il suo sistema di
"rieducazione mediante il lavoro" costringe ogni anno centinaia di
migliaia di persone nei campi di lavoro senza nemmeno un'udienza processuale.
Popolazione
- Cina:
1.262.556.787
(2000)
Religioni:
non
religiosi e altri 49,58%, cinesi 28,50%, buddisti 8,38%, cristiani 7,25%,
etnica tradizionale 4,29%, musulmani 2%
Governo:
comunista.
Capo
di stato:
presidente
Jiang Zemin
Persecuzione:
A
causa della linea dura seguita dal governo ci sono più cristiani prigionieri in
Cina che in qualsiasi altro paese del mondo.
La confisca di beni della chiesa e di Bibbie continua, anche di
Bibbie stampate ufficialmente dal governo. Il movimento delle chiese domestiche
(chiese non registrate e quindi illegali), che raccoglie circa il 90% dei
cristiani cinesi, è oggetto di una persecuzione inimmaginabile, eppure resta
fedele all'impegno di predicare l'Evangelo, costi quel che costi.
Opportunità
missionarie:
nonostante
la persecuzione contro la chiesa da parte del governo, si stima che in Cina si
convertano a Cristo 1.200 cinesi all'ora.
C'è ancora grande richiesta di Bibbie e un'estrema necessità di
innari, studi biblici, materiale di insegnamento, opuscoli e materiale di
evangelizzazione.
Misna
- CHINA, 18 SET 2002 (0:14)
Arrestato
vescovo Chiesa Cattolica clandestina
Monsignor
Wei Jingyi, vescovo della Chiesa cattolica clandestina, è stato arrestato dalla
polizia nella Cina orientale il 9 settembre.
Monsignor Wei, 44 anni, secondo fonti della 'Cardinal Kung Foundation'
di Stanmford (Usa), è stato prelevato dalle forze dell'ordine del governo di
Pechino nella città di Qiqihar.
Dal 1987 al 1989 e dal 1990 al 1992 è stato detenuto nei campi di
lavoro della Repubblica popolare cinese.
Dalla
data dell'arresto non si hanno notizie di monsignor Wei.
Attualmente sono
circa 50 i vescovi della Chiesa clandestina incarcerati.
Si
calcola che in Cina vi siano otto milioni di fedeli della Chiesa sotterranea e
cinque fedeli a quella 'ufficiale'.
Come è noto nel grande Paese asiatico sono presenti la Chiesa
"clandestina", fedele al Papa, ma perseguitata dalle autorità
comuniste e l'"Associazione patriottica cattolica cinese" considerata
espressione della chiesa "ufficiale". (RB)
Avvenire,
17 settembre 2002