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Gentile Collega,

Qualora ne avessi bisogno, potrai rilevare facilmente come la pedagogia religiosa e il problema dell'insegnamento della religione abbiano un ruolo fondamentale sia sul piano culturale che su quello formativo.

 

Sono proprio quelli che credono di poterne fare a meno che ne hanno maggior bisogno.

 

     Infatti il problema antropologico, storico e culturale dell’aspetto religioso è di fondamentale e indispensabile rilevanza nella formazione culturale e laica. Concorro, insieme ad altri, ad aprire il dibattito, sull'insegnamento della religione e sul ruolo che lo studio della religione deve avere nella scuola.

 

     Rispetto alla forte conflittualità che ha caratterizzato il dibattito prima e subito dopo l'Accordo di revisione del Concordato, il momento attuale sembra più favorevole ad una serena riconsiderazione dell'intera materia e ad un definitivo riconoscimento di parità giuridica ed economica degli insegnanti di religione.

 

                       Dobbiamo spingere verso un orizzonte di più alta speranza, come la problematica dell'educazione religiosa che può contribuire ad infondere un'anima spirituale all'Europa politica.

 

                       A conclusione del convegno sullo studio della religione nella scuola italiana (promosso in occasione della presentazione del libro di Lino Prenna, Assicurata ma facoltativa.

 

                       La religione incompiuta, AVE, Roma 1997), i relatori assumono l'iniziativa di promuovere un dibattito allargato sulla presenza delle tematiche religiose nella scuola, sollecitati da alcune considerazioni di pedagogia scolastica e religiosa.

 

1 - La scuola italiana è attualmente impegnata, nella prospettiva di piena integrazione europea attraverso il progetto di “riordino dei cicli scolastici", messo in cantiere dal ministero della Pubblica istruzione, a ripensare la natura e le finalità del suo specifico contributo alla vicenda di educazione dell'uomo e del cittadino.

 

     Dopo una lunga stagione di interventi frammentari e occasionali, sembra giunto il momento, favorito da nuove sensibilità sociali e da un diverso assetto politico, di una riforma globale e articolata che definisca i tempi e le competenze istituzionali della scuola.

 

L’obiettivo della riforma è la costituzione di un sistema formativo integrato nel quale venga esaltata l'autonomia scolastica e riconosciuta la parità alle scuole non statali che si adeguano ai criteri stabiliti.

 

     La definizione delle competenze educative della scuola non può  prescindere dalla sua vocazione di realtà istituzionalmente aperta all'universo della cultura, all'intera vicenda di pensiero e di azione dell’uomo, della quale le molteplici espressioni, antiche, moderne e contemporanee sono fatti rilevanti e segni evidenti.

A questa vicenda e intrecciata l'esperienza religiosa dei popoli, con i fatti e i segni che la esprimono. Il fatto religioso, come tutti i fatti umani, appartiene all'universo della cultura e, perciò, ha una rilevanza culturale.

 

     Noi riteniamo che la scuola, nell'assumere questi fatti come oggetto dei programmi di studio nell'articolazione autonoma del progetto educativo, debba riservare alla religione un'attenzione degnata e coerente, inserendola tra le materie proposte a tutti gli studenti.

 

     Lo studio della religione contribuirebbe peraltro alla scoperta e alla valorizzazione delle radici culturali dell'identità nazionale che sono di evidente segno religioso.

 

     Un corso di cultura religiosa, inteso come conoscenza dei fatti religiosi, risponderebbe  a queste esigenze. Per i suoi contenuti il corso potrebbe definirsi in relazione alle tre grandi religioni (ebraismo - cristianesimo - islamismo) che hanno segnato la cultura mediterranea.

 

2 - La nostra proposta, consapevole delle difficoltà e dei tempi lunghi di attuazione, nasce anche dall'analisi dell'attuale situazione scolastica, nella quale la religione cattolica, sebbene assicurata e materia facoltativa e, anche per il debole profilo scolastico ricevuto in sede di revisione concordataria, risulta pedagogicamente insufficiente ad esprimere l'intero potenziale educativo della religione.

 

     Non e nostro proposito mettere in discussione il sistema delle relazioni tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, tra lo Stato e le altre Confessioni religiose.

 

     Perciò, non intendiamo discutere la legittimità dell'insegnamento concordatario della religione cattolica. Riteniamo tuttavia che questa soluzione sia inadeguata ad accreditare la valenza culturale della religione.

 

     Né possiamo ignorare il fatto che, proprio allinterno di questo sistema delle intese, sia stato possibile decretare l'emarginazione delle tematiche religiose dai programmi delle varie discipline. Sicché la nostra proposta, nei tempi brevi, intende sollecitare una riconsiderazione degli spazi scolastici da riservare al discorso religioso.

 

     Noi auspichiamo che, con il contributo della Chiesa cattolica e con la disponibilità, manifestata recentemente in materia da alcune Confessioni religiose, si apra una nuova stagione culturale e politica per definire spazi e modi della presenza della/e religione/i nelle discipline scolastiche.

Roma, 19 giugilo 1997

 

Alberto Monticone, Flavio Pajer, Luciano Pazzaglia, Lino Prenna, Pietro Scoppola

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Prof. Lino Prenna – Via Ulpiano, 29 00193 Roma tel. 06.6880.2238 fax 06.683.2691