DANIELE
[1] L'anno terzo del regno di Ioiakìm re di Giuda, Nabucodònosor
re di Babilonia marciò su Gerusalemme e la cinse di assedio.
[2] Il Signore mise Ioiakìm re di Giuda nelle sue mani, insieme con una parte
degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò in Sennaàr e depositò gli
arredi nel tesoro del tempio del suo dio.
[3] Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi
funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe reale o di
famiglia nobile,
[4] senza difetti, di bell'aspetto, dotati di ogni scienza, educati,
intelligenti e tali da poter stare nella reggia, per essere istruiti nella
scrittura e nella lingua dei Caldei.
[5] Il re assegnò loro una razione giornaliera di
vivande e di vino della sua tavola; dovevano esser educati per tre anni, al
termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re.
[6] Fra di loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Anania, Misaele e Azaria;
[7] però il capo dei funzionari di corte chiamò Daniele Baltazzàr; Anania
Sadràch; Misaele Mesàch e Azaria Abdènego.
[8] Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi
con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei
funzionari di non farlo contaminare.
[9] Dio fece sì che Daniele incontrasse la
benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari.
[10] Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re mio signore, che ha
stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di
quelle degli altri giovani della vostra età e io così mi renda colpevole
davanti al re».
[11] Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva
affidato Daniele, Anania, Misaele e Azaria: [12] «Mettici alla prova per dieci
giorni, dandoci da mangiare legumi e da bere acqua,
[13] poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei
giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con noi tuoi
servi come avrai constatato».
[14] Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni;
[15] terminati questi, si vide che le loro facce erano più belle e più floride
di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re.
[16] D'allora in poi il sovrintendente fece togliere l'assegnazione delle
vivande e del vino e diede loro soltanto legumi.
[17] Dio concesse a questi quattro giovani di
conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza e rese Daniele
interprete di visioni e di sogni.
[18] Terminato il tempo stabilito dal re entro il
quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a
Nabucodònosor.
[19] Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele,
Anania, Misaele e Azaria, i quali rimasero al servizio del re; [20] in
qualunque affare di sapienza e intelligenza su cui il re li interrogasse, li
trovò dieci volte superiori a tutti i maghi e astrologi che c'erano in tutto il
suo regno.
[21] Così Daniele vi rimase fino al primo anno del re Ciro.
[1] Nel secondo anno del suo regno, Nabucodònosor
fece un sogno e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire.
[2] Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi, gli
incantatori e i caldei a spiegargli i sogni. Questi vennero e si presentarono
al re.
[3] Egli disse loro: «Ho fatto un sogno e il mio animo si è tormentato per
trovarne la spiegazione».
[4] I caldei risposero al re (aramaico): «Re, vivi per sempre. Racconta il
sogno ai tuoi servi e noi te ne daremo la spiegazione».
[5] Rispose il re ai caldei: «Questa è la mia decisione: se voi non mi rivelate
il sogno e la sua spiegazione sarete fatti a pezzi e le vostre case saranno
ridotte in letamai.
[6] Se invece mi rivelerete il sogno e me ne darete la spiegazione, riceverete
da me doni, regali e grandi onori. Ditemi dunque il sogno e la sua
spiegazione».
[7] Essi replicarono: «Esponga il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo la
spiegazione».
[8] Rispose il re: «Comprendo bene che voi volete guadagnar tempo, perché avete
inteso la mia decisione.
[9] Se non mi dite qual era il mio sogno, una sola sarà la vostra sorte. Vi
siete messi d'accordo per darmi risposte astute e false in attesa che le
circostanze si mutino. Perciò ditemi il sogno e io saprò che voi siete in grado
di darmene anche la spiegazione».
[10] I caldei risposero davanti al re: «Non c'è nessuno al mondo che possa
soddisfare la richiesta del re: difatti nessun re, per quanto potente e grande,
ha mai domandato una cosa simile ad un mago, indovino o caldeo.
[11] La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la
risposta, se non gli dei la cui dimora è lontano dagli uomini».
[12] Allora il re, acceso di furore, ordinò che
tutti i saggi di Babilonia fossero messi a morte.
[13] Il decreto fu pubblicato e gia i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i
suoi compagni erano ricercati per essere messi a morte.
[14] Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e
di prudenza ad Ariòch, capo delle guardie del re, che stava per uccidere i
saggi di Babilonia,
[15] e disse ad Ariòch, ufficiale del re: «Perché il re ha emanato un decreto
così severo?». Ariòch ne spiegò il motivo a Daniele.
[16] Egli allora entrò dal re e pregò che gli si
concedesse tempo: egli avrebbe dato la spiegazione dei sogni al re.
[17] Poi Daniele andò a casa e narrò la cosa ai suoi compagni, Anania, Misaele
e Azaria, [18] ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a
questo mistero, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte
insieme con tutti gli altri saggi di Babilonia.
[19] Allora il mistero fu svelato a Daniele in una
visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo:
[20] «Sia benedetto il nome di Dio di secolo in
secolo,
perché a lui appartengono la sapienza e la potenza.
[21] Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e li
innalza,
concede la sapienza ai saggi,
agli intelligenti il sapere.
[22] Svela cose profonde e occulte
e sa quel che è celato nelle tenebre
e presso di lui è la luce.
[23] Gloria e lode a te, Dio dei miei padri,
che mi hai concesso la sapienza e la forza,
mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato
e ci hai illustrato la richiesta del re».
[24] Allora Daniele si recò da Ariòch, al quale il
re aveva affidato l'incarico di uccidere i saggi di Babilonia, e presentatosi
gli disse: «Non uccidere i saggi di Babilonia, ma conducimi dal re e io gli
farò conoscere la spiegazione del sogno».
[25] Ariòch condusse in fretta Daniele alla presenza del re e gli disse: «Ho
trovato un uomo fra i Giudei deportati, il quale farà conoscere al re la
spiegazione del sogno».
[26] Il re disse allora a Daniele, chiamato Baltazzàr: «Puoi tu davvero
rivelarmi il sogno che ho fatto e darmene la spiegazione?».
[27] Daniele, davanti al re, rispose: «Il mistero di cui il re chiede la
spiegazione non può essere spiegato né da saggi, né da astrologi, né da maghi,
né da indovini;
[28] ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri ed egli ha rivelato al re
Nabucodònosor quel che avverrà al finire dei giorni. Ecco dunque qual era il
tuo sogno e le visioni che sono passate per la tua mente, mentre dormivi nel
tuo letto.
[29] O re, i pensieri che ti sono venuti mentre eri a letto riguardano il
futuro; colui che svela i misteri ha voluto svelarti ciò che dovrà avvenire.
[30] Se a me è stato svelato questo mistero, non è perché io possieda una
sapienza superiore a tutti i viventi, ma perché ne sia data la spiegazione al
re e tu possa conoscere i pensieri del tuo cuore.
[31] Tu stavi osservando, o re, ed ecco una statua, una statua enorme, di
straordinario splendore, si ergeva davanti a te con terribile aspetto.
[32] Aveva la testa d'oro puro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le
cosce di bronzo,
[33] le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta.
[34] Mentre stavi guardando, una pietra si staccò dal monte, ma non per mano di
uomo, e andò a battere contro i piedi della statua, che erano di ferro e di
argilla, e li frantumò.
[35] Allora si frantumarono anche il ferro, l'argilla, il bronzo, l'argento e
l'oro e divennero come la pula sulle aie d'estate; il vento li portò via senza
lasciar traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una
grande montagna ch
riempì tutta quella regione.
[36] Questo è il sogno: ora ne daremo la spiegazione
al re.
[37] Tu o re, sei il re dei re; a te il Dio del cielo ha concesso il regno, la
potenza, la forza e la gloria.
[38] A te ha concesso il dominio sui figli dell'uomo, sugli animali selvatici,
sugli uccelli del cielo; tu li domini tutti: tu sei la testa d'oro.
[39] Dopo di te sorgerà un altro regno, inferiore al tuo; poi un terzo regno,
quello di bronzo, che dominerà su tutta la terra. [40] Vi sarà poi un quarto
regno, duro come il ferro. Come il ferro spezza e frantuma tutto, così quel
regno spezzerà e frantumerà tutto.
[41] Come hai visto, i piedi e le dita erano in parte di argilla da vasaio e in
parte di ferro: ciò significa che il regno sarà diviso, ma avrà la durezza del
ferro unito all'argilla.
[42] Se le dita dei piedi erano in parte di ferro e in parte di argilla, ciò
significa che una parte del regno sarà forte e l'altra fragile. [43] Il fatto
d'aver visto il ferro mescolato all'argilla significa che le due parti si
uniranno per via di matrimoni, ma non potranno diventare una cosa sola, come il
ferro non si amalgama con l'argilla.
[44] Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà
mai distrutto e non sarà trasmesso ad altro popolo: stritolerà e annienterà
tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre.
[45] Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non
per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento
e l'oro. Il Dio grande ha rivelato al re quello che avverrà da questo tempo in
poi. Il sogno è vero e degna di fede ne è la spiegazione».
[46] Allora il re Nabucodònosor piegò la faccia a
terra, si prostrò davanti a Daniele e ordinò che gli si offrissero sacrifici e
incensi.
[47] Quindi rivolto a Daniele gli disse: «Certo, il vostro Dio è il Dio degli
dei, il Signore dei re e il rivelatore dei misteri, poiché tu hai potuto
svelare questo mistero».
[48] Il re esaltò Daniele e gli fece molti preziosi
regali, lo costituì governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo di
tutti i saggi di Babilonia;
[49] su richiesta di Daniele, il re fece amministratori della provincia di
Babilonia, Sadràch, Mesàch e Abdènego. Daniele rimase alla corte del re.
[1] Il re Nabucodònosor aveva fatto costruire una
statua d'oro, alta sessanta cubiti e larga sei, e l'aveva fatta erigere nella
pianura di Dura, nella provincia di Babilonia.
[2] Quindi il re Nabucodònosor aveva convocato i
sàtrapi, i prefetti, i governatori, i consiglieri, i tesorieri, i giudici, i
questori e tutte le alte autorità delle province, perché presenziassero
all'inaugurazione della statua che il re Nabucodònosor aveva fatto erigere.
[3] I sàtrapi, i prefetti, i governatori, i
consiglieri, i tesorieri, i giudici, i questori e tutte le alte autorità delle
province vennero all'inaugurazione della statua. Essi si disposero davanti alla
statua fatta erigere dal re.
[4] Un banditore gridò ad alta voce: «Popoli,
nazioni e lingue, a voi è rivolto questo proclama:
[5] Quando voi udirete il suono del corno, del
flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna, e d'ogni
specie di strumenti musicali, vi prostrerete e adorerete la statua d'oro, che
il re Nabucodònosor ha fatto innalzare.
[6] Chiunque non si prostrerà alla statua, in quel
medesimo istante sarà gettato in mezzo ad una fornace di fuoco ardente».
[7] Perciò tutti i popoli, nazioni e lingue, in
quell'istante che ebbero udito il suono del corno, del flauto, dell'arpicordo,
del salterio e di ogni specie di strumenti musicali, si prostrarono e adorarono
la statua d'oro, che il re Nabucodònosor aveva fatto innalzare.
[8] Però in quel momento alcuni Caldei si fecero
avanti per accusare i Giudei [9] e andarono a dire al re Nabucodònosor: «Re,
vivi per sempre!
[10] Tu hai decretato, o re, che chiunque avrà udito
il suono del corno, del flauto, della cetra, dell'arpicordo, del salterio,
della zampogna e d'ogni specie di strumenti musicali, si deve prostrare e
adorare la statua d'oro:
[11] chiunque non si prostrerà per adorarla, sia
gettato in mezzo ad una fornace con il fuoco acceso.
[12] Ora, ci sono alcuni Giudei, ai quali hai
affidato gli affari della provincia di Babilonia, cioè Sadràch, Mesàch e
Abdènego, che non ti obbediscono, re: non servono i tuoi dei e non adorano la
statua d'oro che tu hai fatto innalzare».
[13] Allora Nabucodònosor, sdegnato, comandò che gli
si conducessero Sadràch, Mesàch e Abdènego, e questi comparvero alla presenza
del re.
[14] Nabucodònosor disse loro: «E` vero, Sadràch, Mesàch e Abdènego, che voi
non servite i miei dei e non adorate la statua d'oro che io ho fatto innalzare?
[15] Ora, se voi sarete pronti, quando udirete il suono del corno, del flauto,
della cetra, dell'arpicordo, del salterio, della zampogna e d'ogni specie di
strumenti musicali, a prostrarvi e adorare la statua che io ho fatta, bene;
altrimenti in quel medesimo istante sarete gettati in mezzo ad una fornace dal
fuoco ardente. Qual Dio vi potrà liberare dalla mia mano?».
[16] Ma Sadràch, Mesàch e Abdènego risposero al re
Nabucodònosor: «Re, noi non abbiamo bisogno di darti alcuna risposta in
proposito;
[17] sappi però che il nostro Dio, che serviamo, può liberarci dalla fornace
con il fuoco acceso e dalla tua mano, o re.
[18] Ma anche se non ci liberasse, sappi, o re, che noi non serviremo mai i
tuoi dei e non adoreremo la statua d'oro che tu hai eretto».
[19] Allora Nabucodònosor, acceso d'ira e con aspetto minaccioso contro
Sadràch, Mesàch e Abdènego, ordinò che si aumentasse il fuoco della fornace
sette volte più del solito.
[20] Poi, ad alcuni uomini fra i più forti del suo esercito, comandò di legare
Sadràch, Mesàch e Abdènego e gettarli nella fornace con il fuoco acceso.
[21] Furono infatti legati, vestiti come erano, con i mantelli, calzari,
turbanti e tutti i loro abiti e gettati in mezzo alla fornace con il fuoco
acceso.
[22] Ma quegli uomini, che dietro il severo comando
del re avevano acceso al massimo la fornace per gettarvi Sadràch, Mesàch e
Abdènego, rimasero uccisi dalle fiamme,
[23] nel momento stesso che i tre giovani Sadràch, Mesàch e Abdènego cadevano
legati nella fornace con il fuoco acceso.
[24] Essi passeggiavano in mezzo alle fiamme,
lodavano Dio e benedicevano il Signore.
[25] Azaria, alzatosi, fece questa preghiera in
mezzo al fuoco e aprendo la bocca disse:
[26] «Benedetto sei tu, Signore Dio dei nostri
padri;
degno di lode e glorioso è il tuo nome per sempre.
[27] Tu sei giusto in tutto ciò che hai fatto;
tutte le tue opere sono vere,
rette le tue vie e giusti tutti i tuoi giudizi.
[28] Giusto è stato il tuo giudizio
per quanto hai fatto ricadere su di noi
e sulla città santa dei nostri padri, Gerusalemme.
Con verità e giustizia tu ci hai inflitto tutto
questo
a causa dei nostri peccati,
[29] poiché noi abbiamo peccato, abbiamo agito da
iniqui,
allontanandoci da te, abbiamo mancato in ogni modo.
Non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti,
[30] non li abbiamo osservati, non abbiamo fatto
quanto ci avevi ordinato per il nostro bene.
[31] Ora quanto hai fatto ricadere su di noi,
tutto ciò che ci hai fatto, l'hai fatto con retto
giudizio:
[32] ci hai dato in potere dei nostri nemici,
ingiusti, i peggiori fra gli empi,
e di un re iniquo, il più malvagio su tutta la terra.
[33] Ora non osiamo aprire la bocca:
disonore e disprezzo sono toccati ai tuoi servi,
ai tuoi adoratori.
[34] Non ci abbandonare fino in fondo,
per amore del tuo nome, non rompere la tua alleanza;
[35] non ritirare da noi la tua misericordia,
per amore di Abramo tuo amico,
di Isacco tuo servo, d'Israele tuo santo,
[36] ai quali hai parlato, promettendo di
moltiplicare
la loro stirpe come le stelle del cielo,
come la sabbia sulla spiaggia del mare.
[37] Ora invece, Signore,
noi siamo diventati più piccoli
di qualunque altra nazione,
ora siamo umiliati per tutta la terra
a causa dei nostri peccati.
[38] Ora non abbiamo più né principe,
né capo, né profeta, né olocausto,
né sacrificio, né oblazione, né incenso,
né luogo per presentarti le primizie
e trovar misericordia.
[39] Potessimo esser accolti con il cuore contrito
e con lo spirito umiliato,
come olocausti di montoni e di tori,
come migliaia di grassi agnelli.
[40] Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te
e ti sia gradito,
perché non c'è confusione per coloro che confidano
in te.
[41] Ora ti seguiamo con tutto il cuore,
ti temiamo e cerchiamo il tuo volto.
[42] Fa con noi secondo la tua clemenza,
trattaci secondo la tua benevolenza,
secondo la grandezza della tua misericordia.
[43] Salvaci con i tuoi prodigi,
da gloria, Signore, al tuo nome.
[44] Siano invece confusi quanti fanno il male ai
tuoi
servi,
siano coperti di vergogna con tutta la loro potenza;
e sia infranta la loro forza!
[45] Sappiano che tu sei il Signore,
il Dio unico e glorioso su tutta la terra».
[46] I servi del re, che li avevano gettati dentro,
non cessarono di aumentare il fuoco nella fornace, con bitume, stoppa, pece e
sarmenti.
[47] La fiamma si alzava quarantanove cubiti sopra la fornace [48] e uscendo
bruciò quei Caldei che si trovavano vicino alla fornace.
[49] Ma l'angelo del Signore, che era sceso con Azaria e con i suoi compagni
nella fornace, allontanò da loro la fiamma del fuoco [50] e rese l'interno
della fornace come un luogo dove soffiasse un vento pieno di rugiada. Così il
fuoco non li toccò affatto, non fece loro alcun male, non diede loro alcuna
molestia.
[51] Allora quei tre giovani, a una sola voce, si
misero a lodare, a glorificare, a benedire Dio nella fornace dicendo:
[52] «Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri
nostri,
degno di lode e di gloria nei secoli.
Benedetto il tuo nome glorioso e santo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[53] Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[54] Benedetto sei tu nel trono del tuo regno,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[55] Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli
abissi
e siedi sui cherubini,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[56] Benedetto sei tu nel firmamento del cielo,
degno di lode e di gloria nei secoli.
[57] Benedite, opere tutte del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[58] Benedite, angeli del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[59] Benedite, cieli, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[60] Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli,
il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[61] Benedite, potenze tutte del Signore, il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[62] Benedite, sole e luna, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[63] Benedite, stelle del cielo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[64] Benedite, piogge e rugiade, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[65] Benedite, o venti tutti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[66] Benedite, fuoco e calore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[67] Benedite, freddo e caldo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[68] Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[69] Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[70] Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[71] Benedite, notti e giorni, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[72] Benedite, luce e tenebre, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[73] Benedite, folgori e nubi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[74] Benedica la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
[75] Benedite, monti e colline, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[76] Benedite, creature tutte
che germinate sulla terra, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[77] Benedite, sorgenti, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[78] Benedite, mari e fiumi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[79] Benedite, mostri marini
e quanto si muove nell'acqua, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[80] Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[81] Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici,
il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[82] Benedite, figli dell'uomo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[83] Benedica Israele il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
[84] Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[85] Benedite, o servi del Signore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[86] Benedite, spiriti e anime dei giusti, il
Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[87] Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
[88] Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli,
perché ci ha liberati dagl'inferi,
e salvati dalla mano della morte,
ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente,
ci ha liberati dal fuoco.
[89] Lodate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua grazia dura sempre.
[90] Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dei,
lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura
sempre».
[91] Allora il re Nabucodònosor rimase stupito e
alzatosi in fretta si rivolse ai suoi ministri: «Non abbiamo noi gettato tre
uomini legati in mezzo al fuoco?». «Certo, o re», risposero.
[92] Egli soggiunse: «Ecco, io vedo quattro uomini
sciolti, i quali camminano in mezzo al fuoco, senza subirne alcun danno; anzi
il quarto è simile nell'aspetto a un figlio di dei».
[93] Allora Nabucodònosor si accostò alla bocca
della fornace con il fuoco acceso e prese a dire: «Sadràch, Mesàch, Abdènego,
servi del Dio altissimo, uscite, venite fuori». Allora Sadràch, Mesàch e
Abdènego uscirono dal fuoco.
[94] Quindi i satrapi, i prefetti, i governatori e i
ministri del re si radunarono e, guardando quegli uomini, videro che sopra i
loro corpi il fuoco non aveva avuto nessun potere; che neppure un capello del
loro capo era stato bruciato e i loro mantelli non erano stati toccati e
neppure l'odore del fuoco era penetrato in essi.
[95] Nabucodònosor prese a dire: «Benedetto il Dio
di Sadràch, Mesàch e Abdènego, il quale ha mandato il suo angelo e ha liberato
i servi che hanno confidato in lui; hanno trasgredito il comando del re e hanno
esposto i loro corpi per non servire e per non adorare alcun altro dio che il
loro Dio.
[96] Perciò io decreto che chiunque, a qualsiasi popolo,
nazione o lingua appartenga, proferirà offesa contro il Dio di Sadràch, Mesàch
e Abdènego, sia tagliato a pezzi e la sua casa sia ridotta a un mucchio di
rovine, poiché nessun altro dio può in tal maniera liberare».
[97] Da allora il re promosse Sadràch, Mesàch e
Abdènego a cariche pubbliche nella provincia di Babilonia.
[98] Il re Nabucodònosor a tutti i popoli, nazioni e
lingue, che abitano in tutta la terra: Pace e prosperità!
[99] M'è parso opportuno rendervi noti i prodigi e le
meraviglie che il Dio altissimo ha fatto per me.
[100] Quanto sono grandi i suoi prodigi
e quanto straordinarie le sue meraviglie!
Il suo regno è un regno eterno
e il suo dominio di generazione in generazione.
[1] Io Nabucodònosor ero tranquillo in casa e felice
nella reggia,
[2] quando ebbi un sogno che mi spaventò. Le immaginazioni che mi vennero
mentre ero nel mio letto e le visioni che mi passarono per la mente mi
turbarono.
[3] Feci un decreto con cui ordinavo che tutti i saggi di Babilonia fossero
condotti davanti a me, per farmi conoscere la spiegazione del sogno.
[4] Allora vennero i maghi, gli astrologi, i caldei
e gli indovini, ai quali esposi il sogno, ma non me ne potevano dare la
spiegazione.
[5] Infine mi si presentò Daniele, chiamato Baltazzàr dal nome del mio dio, un
uomo in cui è lo spirito degli dei santi, e gli raccontai il sogno [6] dicendo:
«Baltazzàr, principe dei maghi, poiché io so che lo spirito degli dei santi è
in te e che nessun segreto ti è difficile, ecco le visioni che ho avuto in
sogno: tu dammene la spiegazione».
[7] Le visioni che mi passarono per la mente, mentre
stavo a letto, erano queste:
Io stavo guardando
ed ecco un albero di grande altezza in mezzo alla
terra.
[8] Quell'albero era grande, robusto,
la sua cima giungeva al cielo
e si poteva vedere fin dall'estremità della terra.
[9] I suoi rami erano belli e i suoi frutti
abbondanti
e vi era in esso da mangiare per tutti.
Le bestie della terra si riparavano alla sua ombra
e gli uccelli del cielo facevano il nido fra i suoi
rami;
di lui si nutriva ogni vivente.
[10] Mentre nel mio letto stavo osservando
le visioni che mi passavano per la mente,
ecco un vigilante, un santo, scese dal cielo
[11] e gridò a voce alta:
«Tagliate l'albero e stroncate i suoi rami:
scuotete le foglie, disperdetene i frutti:
fuggano le bestie di sotto e gli uccelli dai suoi
rami.
[12] Lasciate però nella terra il ceppo con le
radici,
legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna.
Sia bagnato dalla rugiada del cielo
e la sua sorte sia insieme con le bestie sui prati.
[13] Si muti il suo cuore e invece di un cuore umano
gli sia dato un cuore di bestia:
sette tempi passeranno su di lui.
Così è deciso per sentenza dei vigilanti
e secondo la parola dei santi.
Così i viventi sappiano che l'Altissimo domina sul
regno degli uomini e che egli lo può dare a chi vuole e insediarvi anche il più
piccolo degli uomini».
[15] Questo è il sogno, che io, re Nabucodònosor, ho
fatto. Ora tu, Baltazzàr, dammene la spiegazione. Tu puoi darmela, perché,
mentre fra tutti i saggi del mio regno nessuno me ne spiega il significato, in
te è lo spirito degli dei santi.
[16] Allora Daniele, chiamato Baltazzàr, rimase per
qualche tempo confuso e turbato dai suoi pensieri. Ma il re gli si rivolse:
«Baltazzàr, il sogno non ti turbi e neppure la sua spiegazione». Rispose
Baltazzàr: «Signor mio, valga il sogno per i tuoi nemici e la sua spiegazione
per i tuoi avversari.
[17] L'albero che tu hai visto, grande e robusto, la
cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra [18] e le
cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti e in cui c'era da mangiare
per tutti e sotto il quale dimoravano le bestie della terra e sui cui rami
facevano il nido gli uccelli del cielo,
[19] sei tu, re, che sei diventato grande e forte; la tua grandezza è
cresciuta, è giunta al cielo e il tuo dominio si è esteso sino ai confini della
terra.
[20] Che il re abbia visto un vigilante, un santo
che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l'albero, spezzatelo, però lasciate
nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e di bronzo
fra l'erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte
comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui,
[21] questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell'Altissimo,
che deve essere eseguito sopra il re, mio signore: [22] Tu sarai cacciato dal
consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai
d'erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi
passeranno su di te, finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli
uomini e che egli lo dá a chi vuole.
[23] L'ordine che è stato dato di lasciare il ceppo
con le radici dell'albero significa che il tuo regno ti sarà ristabilito,
quando avrai riconosciuto che al Cielo appartiene il dominio.
[24] Perciò, re, accetta il mio consiglio: sconta i tuoi peccati con
l'elemosina e le tue iniquità con atti di misericordia verso gli afflitti,
perché tu possa godere lunga prosperità».
[25] Tutte queste cose avvennero al re
Nabucodònosor.
[26] Dodici mesi dopo, passeggiando sopra la
terrazza della reggia di Babilonia,
[27] il re prese a dire: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruito
come reggia per la gloria della mia maestà, con la forza della mia potenza?».
[28] Queste parole erano ancora sulle labbra del re,
quando una voce venne dal cielo: «A te io parlo, re Nabucodònosor: il regno ti
è tolto!
[29] Sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie
della terra; ti pascerai d'erba come i buoi e passeranno sette tempi su di te,
finché tu riconosca che l'Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo
dá a chi vuole».
[30] In quel momento stesso si adempì la parola
sopra Nabucodònosor. Egli fu cacciato dal consorzio umano, mangiò l'erba come i
buoi e il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo: il pelo gli crebbe come
le penne alle aquile e le unghie come agli uccelli.
[31] «Ma finito quel tempo, io Nabucodònosor alzai
gli occhi al cielo e la ragione tornò in me e benedissi l'Altissimo; lodai e glorificai
colui che vive in eterno, la cui potenza è potenza eterna e il cui regno è di
generazione in generazione.
[32] Tutti gli abitanti della terra
sono, davanti a lui, come un nulla;
egli dispone come gli piace delle schiere del cielo
e degli abitanti della terra.
Nessuno può fermargli la mano e dirgli: Che cosa
fai?
[33] In quel tempo tornò in me la conoscenza e con
la gloria del regno mi fu restituita la mia maestà e il mio splendore: i miei
ministri e i miei prìncipi mi ricercarono e io fui ristabilito nel mio regno e
mi fu concesso un potere anche più grande.
[34] Ora io, Nabucodònosor, lodo, esalto e glorifico il Re del cielo: tutte le
sue opere sono verità e le sue vie giustizia; egli può umiliare coloro che
camminano nella superbia».
[1] Il re Baldassàr imbandì un gran banchetto a
mille dei suoi dignitari e insieme con loro si diede a bere vino.
[2] Quando Baldassàr ebbe molto bevuto comandò che fossero portati i vasi d'oro
e d'argento che Nabucodònosor suo padre aveva asportati dal tempio, che era in
Gerusalemme, perché vi bevessero il re e i suoi grandi, le sue mogli e le sue
concubine.
[3] Furono quindi portati i vasi d'oro, che erano stati asportati dal tempio di
Gerusalemme, e il re, i suoi grandi, le sue mogli e le sue concubine li usarono
per bere;
[4] mentre bevevano il vino, lodavano gli dei d'oro, d'argento, di bronzo, di
ferro, di legno e di pietra.
[5] In quel momento apparvero le dita di una mano
d'uomo, le quali scrivevano sulla parete della sala reale, di fronte al
candelabro. Nel vedere quelle dita che scrivevano,
[6] il re cambiò d'aspetto: spaventosi pensieri lo assalirono, le giunture dei
suoi fianchi si allentarono, i ginocchi gli battevano l'uno contro l'altro.
[7] Allora il re si mise a gridare, ordinando che si
convocassero gli astrologi, i caldei e gli indovini. Appena vennero, il re
disse ai saggi di Babilonia: «Chiunque leggerà quella scrittura e me ne darà la
spiegazione sarà vestito di porpora, porterà una collana d'oro al collo e sarà
il terzo signore del regno».
[8] Allora entrarono nella sala tutti i saggi del
re, ma non poterono leggere quella scrittura né darne al re la spiegazione.
[9] Il re Baldassàr rimase molto turbato e cambiò colore;
anche i suoi grandi restarono sconcertati.
[10] La regina, alle parole del re e dei suoi
grandi, entrò nella sala del banchetto e, rivolta al re, gli disse: «Re, vivi
per sempre! I tuoi pensieri non ti spaventino né si cambi il colore del tuo
volto.
[11] C'è nel tuo regno un uomo, in cui è lo spirito degli dei santi. Al tempo
di tuo padre si trovò in lui luce, intelligenza e sapienza pari alla sapienza
degli dei. Il re Nabucodònosor tuo padre lo aveva fatto capo dei maghi, degli
astrologi, dei caldei e degli indovini.
[12] Fu riscontrato in questo Daniele, che il re aveva chiamato Baltazzàr, uno
spirito superiore e tanto accorgimento da interpretare sogni, spiegare detti
oscuri, sciogliere enigmi. Si convochi dunque Daniele ed egli darà la spiegazione».
[13] Fu quindi introdotto Daniele alla presenza del
re ed egli gli disse: «Sei tu Daniele un deportato dei Giudei, che il re mio
padre ha condotto qua dalla Giudea?
[14] Ho inteso dire che tu possiedi lo spirito degli dei santi e che si trova
in te luce, intelligenza e sapienza straordinaria.
[15] Poco fa sono stati condotti alla mia presenza i saggi e gli astrologi per
leggere questa scrittura e darmene la spiegazione, ma non sono stati capaci.
[16] Ora, mi è stato detto che tu sei esperto nel dare spiegazioni e sciogliere
enigmi. Se quindi potrai leggermi questa scrittura e darmene la spiegazione, tu
sarai vestito di porpora, porterai al collo una collana d'oro e sarai il terzo
signore del regno».
[17] Daniele rispose al re: «Tieni pure i tuoi doni
per te e dá ad altri i tuoi regali: tuttavia io leggerò la scrittura al re e
gliene darò la spiegazione.
[18] O re, il Dio altissimo aveva dato a
Nabucodònosor tuo padre regno, grandezza, gloria e magnificenza.
[19] Per questa grandezza che aveva ricevuto, tutti i popoli, nazioni e lingue
lo temevano e tremavano davanti a lui: egli uccideva chi voleva, innalzava chi
gli piaceva e abbassava chi gli pareva.
[20] Ma, quando il suo cuore si insuperbì e il suo
spirito si ostinò nell'alterigia, fu deposto dal trono e gli fu tolta la sua
gloria.
[21] Fu cacciato dal consorzio umano e il suo cuore
divenne simile a quello delle bestie; la sua dimora fu con gli ònagri e mangiò
l'erba come i buoi; il suo corpo fu bagnato dalla rugiada del cielo, finché
riconobbe che il Dio altissimo domina sul regno degli uomini, sul quale innalza
chi gli piace.
[22] Tu, Baldassàr suo figlio, non hai umiliato il tuo cuore, sebbene tu fossi
a conoscenza di tutto questo.
[23] Anzi tu hai insolentito contro il Signore del cielo e sono stati portati
davanti a te i vasi del suo tempio e in essi avete bevuto tu, i tuoi dignitari,
le tue mogli, le tue concubine: tu hai reso lode agli dei d'oro, d'argento, di
bronzo, di ferro, di legno, di pietra, i quali non vedono, non odono e non
comprendono e non hai glorificato Dio, nelle cui mani è la tua vita e a cui
appartengono tutte le tue vie.
[24] Da lui fu allora mandata quella mano che ha tracciato quello scritto, [25]
di cui questa è la lettura: mene, tekel, peres,
[26] e questa ne è l'interpretazione:
Mene: Dio ha
computato il tuo regno e gli ha posto fine.
[27] Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei
stato trovato mancante.
[28] Peres: il tuo regno è diviso e dato ai Medi e
ai Persiani».
[29] Allora, per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una
collana d'oro al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo signore del
regno.
[30] In quella stessa notte Baldassàr re dei Caldei
fu ucciso: [31] Dario il Medo ricevette il regno, all'età di circa sessantadue
anni.
[1] Volle Dario costituire nel suo regno centoventi
sàtrapi e ripartirli per tutte le province.
[2] A capo dei sàtrapi mise tre governatori, di cui uno fu Daniele, ai quali i
sàtrapi dovevano render conto perché nessun danno ne [3] soffrisse il re. Ora
Daniele era superiore agli altri governatori e ai sàtrapi, perché possedeva uno
spirito eccezionale, tanto che il re pensava di metterlo a capo di tutto il suo
regno.
[4] Perciò tanto i governatori che i sàtrapi cercavano il modo di trovar
qualche pretesto contro Daniele nell'amministrazione del regno.
[5] Ma non potendo trovare nessun motivo di accusa né colpa, perché egli era fedele
e non aveva niente da farsi rimproverare,
[6] quegli uomini allora pensarono: «Non possiamo trovare altro pretesto per
accusare Daniele, se non nella legge del suo Dio».
[7] Perciò quei governatori e i sàtrapi si
radunarono presso il re e gli dissero: «Re Dario, vivi per sempre!
[8] Tutti i governatori del regno, i magistrati, i sàtrapi, i consiglieri e i
capi sono del parere che venga pubblicato un severo decreto del re secondo il
quale chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga supplica alcuna a qualsiasi dio
o uomo all'infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni.
[9] Ora, o re, emana il decreto e fallo mettere per iscritto, perché sia
irrevocabile, come sono le leggi di Media e di Persia, che non si possono
mutare».
[10] Allora il re Dario fece scrivere il decreto.
[11] Daniele, quando venne a sapere del decreto del
re, si ritirò in casa. Le finestre della sua stanza si aprivano verso
Gerusalemme e tre volte al giorno si metteva in ginocchio a pregare e lodava il
suo Dio, come era solito fare anche prima.
[12] Allora quegli uomini accorsero e trovarono
Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio.
[13] Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al divieto del re: «Non
hai tu scritto un decreto che chiunque, da ora a trenta giorni, rivolga
supplica a qualsiasi dio o uomo, all'infuori di te, re, sia gettato nella fossa
dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le
leggi dei Medi e dei Persiani».
[14] «Ebbene - replicarono al re - Daniele, quel
deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, re, né del tuo decreto:
tre volte al giorno fa le sue preghiere».
[15] Il re, all'udir queste parole, ne fu molto
addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole
fece ogni sforzo per liberarlo.
[16] Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso
il re e gli dissero: «Sappi, re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che
qualunque decreto firmato dal re è irrevocabile».
[17] Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e
si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel
Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!».
[18] Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la
sigillò con il suo anello e con l'anello dei suoi grandi, perché niente fosse
mutato sulla sorte di Daniele.
[19] Quindi il re ritornò alla reggia, passò la notte digiuno, non gli fu
introdotta alcuna donna e anche il sonno lo abbandonò.
[20] La mattina dopo il re si alzò di buon'ora e sullo spuntar del giorno andò
in fretta alla fossa dei leoni.
[21] Quando fu vicino, chiamò: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che
tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?».
[22] Daniele rispose: «Re, vivi per sempre.
[23] Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed
essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti
a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
[24] Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele
fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione
alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio.
[25] Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato
Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli.
Non erano ancor giunti al fondo della fossa, che i leoni furono loro addosso e
stritolarono tutte le loro ossa.
[26] Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli,
nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Pace e prosperità.
[27] Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l'impero a me
soggetto si onori e si tema il Dio di Daniele,
perché egli è il Dio vivente,
che dura in eterno;
il suo regno è tale che non sarà mai distrutto
e il suo dominio non conosce fine.
[28] Egli salva e libera,
fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
[29] Questo Daniele prosperò durante il regno di
Dario e il regno di Ciro il Persiano.
[1] Nel primo anno di Baldassàr re di Babilonia,
Daniele, mentre era a letto, ebbe un sogno e visioni nella sua mente. Egli
scrisse il sogno e ne fece la relazione che dice:
[2] Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna
ed ecco, i quattro venti del cielo si abbattevano impetuosamente sul Mar
Mediterraneo [3] e quattro grandi bestie, differenti l'una dall'altra, salivano
dal mare.
[4] La prima era simile ad un leone e aveva ali di aquila. Mentre io stavo
guardando, le furono tolte le ali e fu sollevata da terra e fatta stare su due
piedi come un uomo e le fu dato un cuore d'uomo.
[5] Poi ecco una seconda bestia, simile ad un orso,
la quale stava alzata da un lato e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e
le fu detto: «Su, divora molta carne».
[6] Mentre stavo guardando, eccone un'altra simile a
un leopardo, la quale aveva quattro ali d'uccello sul dorso; quella bestia
aveva quattro teste e le fu dato il dominio.
[7] Stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed
ecco una quarta bestia, spaventosa, terribile, d'una forza eccezionale, con
denti di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi
e lo calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci
corna.
[8] Stavo osservando queste corna, quand'ecco
spuntare in mezzo a quelle un altro corno più piccolo, davanti al quale tre
delle prime corna furono divelte: vidi che quel corno aveva occhi simili a
quelli di un uomo e una bocca che parlava con alterigia.
[9] Io continuavo a guardare,
quand'ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
[10] Un fiume di fuoco scendeva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
[11] Continuai a guardare a causa delle parole
superbe che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo
distrutto e gettato a bruciare sul fuoco.
[12] Alle altre bestie fu tolto il potere e fu loro
concesso di prolungare la vita fino a un termine stabilito di tempo.
[13] Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
[14] che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
[15] Io, Daniele, mi sentii venir meno le forze,
tanto le visioni della mia mente mi avevano turbato;
[16] mi accostai ad uno dei vicini e
gli domandai il vero significato di tutte queste cose ed egli me ne diede
questa spiegazione: [17] «Le quattro grandi bestie rappresentano quattro re,
che sorgeranno dalla terra;
[18] ma i santi dell'Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per
secoli e secoli».
[19] Volli poi sapere la verità intorno alla quarta
bestia, che era diversa da tutte le altre e molto terribile, che aveva denti di
ferro e artigli di bronzo e che mangiava e stritolava e il rimanente se lo
metteva sotto i piedi e lo calpestava;
[20] intorno alle dieci corna che aveva sulla testa e intorno a quell'ultimo corno
che era spuntato e davanti al quale erano cadute tre corna e del perché quel
corno aveva occhi e una bocca che parlava con alterigia e appariva maggiore
delle altre corna.
[21] Io intanto stavo guardando e quel corno muoveva guerra ai santi e li vinceva,
[22] finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e
giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno.
[23] Egli dunque mi disse: «La quarta bestia
significa che ci sarà sulla terra un quarto regno diverso da tutti gli altri e
divorerà tutta la terra, la stritolerà e la calpesterà.
[24] Le dieci corna significano che dieci re
sorgeranno da quel regno e dopo di loro ne seguirà un altro, diverso dai
precedenti: abbatterà tre re [25] e proferirà insulti contro l'Altissimo e
distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i
santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo.
[26] Si terrà poi il giudizio e gli sarà tolto il potere, quindi verrà
sterminato e distrutto completamente.
[27] Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto
il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà
eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno».
[28] Qui finisce la relazione. Io, Daniele, rimasi
molto turbato nei pensieri, il colore del mio volto si cambiò e conservai tutto
questo nel cuore.
[1] Il terzo anno del regno del re Baldassàr, io
Daniele ebbi un'altra visione dopo quella che mi era apparsa prima.
[2] Quand'ebbi questa visione, mi trovavo nella
cittadella di Susa, che è nella provincia dell'Elam, e mi sembrava, in visione,
di essere presso il fiume Ulai.
[3] Alzai gli occhi e guardai; ecco un montone, in piedi,
stava di fronte al fiume. Aveva due corna alte, ma un corno era più alto
dell'altro, sebbene fosse spuntato dopo.
[4] Io vidi che quel montone cozzava verso l'occidente, il settentrione e il
mezzogiorno e nessuna bestia gli poteva resistere, né alcuno era in grado di
liberare dal suo potere: faceva quel che gli pareva e divenne grande.
[5] Io stavo attento ed ecco un capro venire da
occidente, sulla terra, senza toccarne il suolo: aveva fra gli occhi un grosso
corno.
[6] Si avvicinò al montone dalle due corna, che avevo visto in piedi di fronte
al fiume, e gli si scagliò contro con tutta la forza.
[7] Dopo averlo assalito, lo vidi imbizzarrirsi e cozzare contro di lui e
spezzargli le due corna, senza che il montone avesse la forza di resistergli;
poi lo gettò a terra e lo calpestò e nessuno liberava il montone dal suo
potere.
[8] Il capro divenne molto potente; ma quando fu
diventato grande, quel suo gran corno si spezzò e al posto di quello sorsero
altre quattro corna, verso i quattro venti del cielo.
[9] Da uno di quelli uscì un piccolo corno, che
crebbe molto verso il mezzogiorno, l'oriente e verso la Palestina: [10]
s'innalzò fin contro la milizia celeste e gettò a terra una parte di quella
schiera e delle stelle e le calpestò.
[11] S'innalzò fino al capo della milizia e gli
tolse il sacrificio quotidiano e fu profanata la santa dimora.
[12] In luogo del sacrificio quotidiano fu posto il
peccato e fu gettata a terra la verità; ciò esso fece e vi riuscì.
[13] Udii un santo parlare e un altro santo dire a
quello che parlava: «Fino a quando durerà questa visione: il sacrificio
quotidiano abolito, la desolazione dell'iniquità, il santuario e la milizia
calpestati?».
[14] Gli rispose: «Fino a duemilatrecento sere e mattine: poi il santuario sarà
rivendicato».
[15] Mentre io, Daniele, consideravo la visione e
cercavo di comprenderla, ecco davanti a me uno in piedi, dall'aspetto d'uomo;
[16] intesi la voce di un uomo, in mezzo all'Ulai, che gridava e diceva:
«Gabriele, spiega a lui la visione».
[17] Egli venne dove io ero e quando giunse, io ebbi paura e caddi con la
faccia a terra. Egli mi disse: «Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa
visione riguarda il tempo della fine».
[18] Mentre egli parlava con me, caddi svenuto con
la faccia a terra; ma egli mi toccò e mi fece alzare.
[19] Egli disse: «Ecco io ti rivelo ciò che avverrà
al termine dell'ira, perché la visione riguarda il tempo della fine.
[20] Il montone con due corna, che tu hai visto, significa il re di Media e di
Persia; [21] il capro è il re della Grecia; il gran corno, che era in mezzo ai
suoi occhi, è il primo re.
[22] Che quello sia stato spezzato e quattro ne siano sorti al posto di uno,
significa che quattro regni sorgeranno dalla medesima nazione, ma non con la medesima
potenza di lui.
[23] Alla fine del loro regno, quando l'empietà avrà
raggiunto il colmo, sorgerà un re audace, sfacciato e intrigante.
[24] La sua potenza si rafforzerà, ma non per potenza propria; causerà inaudite
rovine, avrà successo nelle imprese, distruggerà i potenti e il popolo dei
santi.
[25] Per la sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani, si insuperbirà in
cuor suo e con inganno farà perire molti: insorgerà contro il principe dei
prìncipi, ma verrà spezzato senza intervento di mano d'uomo.
[26] La visione di sere e mattine, che è stata spiegata, è vera. Ora tu tieni
segreta la visione, perché riguarda cose che avverranno fra molti giorni».
[27] Io, Daniele, rimasi sfinito e mi sentii male
per vari giorni: poi mi alzai e sbrigai gli affari del re: ma ero stupefatto
della visione perché non la potevo comprendere.
[1] Nell'anno primo di Dario figlio di Serse, della
progenie dei Medi, il quale era stato costituito re sopra il regno dei Caldei,
[2] nel primo anno del suo regno, io Daniele tentavo di comprendere nei libri
il numero degli anni di cui il Signore aveva parlato al profeta Geremia e nei
quali si dovevano compiere le desolazioni di Gerusalemme, cioè settant'anni.
[3] Mi rivolsi al Signore Dio per pregarlo e supplicarlo con il digiuno, veste
di sacco e cenere [4] e feci la mia preghiera e la mia confessione al Signore
mio Dio: «Signore Dio, grande e tremendo, che osservi l'alleanza e la
benevolenza verso coloro che ti amano e osservano i tuoi comandamenti,
[5] abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e
da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e
dalle tue leggi!
[6] Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome
parlato ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri e a tutto il popolo
del paese.
[7] A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come
avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e
per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi
per i misfatti che hanno commesso contro di te.
[8] Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai
nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te;
[9] al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono, perché ci siamo
ribellati contro di lui,
[10] non abbiamo ascoltato la voce del Signore Dio nostro, né seguito quelle
leggi che egli ci aveva date per mezzo dei suoi servi, i profeti.
[11] Tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s'è allontanato per non
ascoltare la tua voce; così si è riversata su di noi l'esecrazione scritta
nella legge di Mosè, servo di Dio, perché abbiamo peccato contro di lui.
[12] Egli ha messo in atto quelle parole che aveva
pronunziate contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male
così grande quale mai, sotto il cielo, era venuto a Gerusalemme.
[13] Tutto questo male è venuto su di noi, proprio
come sta scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il
Signore Dio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità e seguendo la tua
verità.
[14] Il Signore ha vegliato sopra questo male, l'ha mandato su di noi, poiché
il Signore Dio nostro è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo
ascoltato la sua voce.
[15] Signore Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dall'Egitto con
mano forte e ti sei fatto un nome, come è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo
agito da empi.
[16] Signore, secondo la tua misericordia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno
verso Gerusalemme, tua città, verso il tuo monte santo, poiché per i nostri
peccati e per l'iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono
oggetto di vituperio presso quanti ci stanno intorno.
[17] Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo
servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fà risplendere il tuo volto
sopra il tuo santuario, che è desolato.
[18] Porgi l'orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre
desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non
presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma
sulla tua grande misericordia.
[19] Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore,
guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo
nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo».
[20] Mentre io stavo ancora parlando e pregavo e
confessavo il mio peccato e quello del mio popolo Israele e presentavo la
supplica al Signore Dio mio per il monte santo del mio Dio,
[21] mentre dunque parlavo e pregavo, Gabriele, che io avevo visto prima in
visione, volò veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera.
[22] Egli mi rivolse questo discorso: «Daniele, sono
venuto per istruirti e farti comprendere.
[23] Fin dall'inizio delle tue suppliche è uscita
una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo
prediletto. Ora stá attento alla parola e comprendi la visione:
[24] Settanta settimane sono fissate
per il tuo popolo e per la tua santa città
per mettere fine all'empietà,
mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità,
portare una giustizia eterna,
suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei
santi.
[25] Sappi e intendi bene,
da quando uscì la parola
sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme
fino a un principe consacrato,
vi saranno sette settimane.
Durante sessantadue settimane
saranno restaurati, riedificati piazze e fossati,
e ciò in tempi angosciosi.
[26] Dopo sessantadue settimane,
un consacrato sarà soppresso senza colpa in lui;
il popolo di un principe che verrà
distruggerà la città e il santuario;
la sua fine sarà un'inondazione e, fino alla fine,
guerra e desolazioni decretate.
[27] Egli stringerà una forte alleanza con molti
per una settimana e, nello spazio di metà settimana,
farà cessare il sacrificio e l'offerta;
sull'ala del tempio porrà l'abominio della
desolazione
e ciò sarà sino alla fine,
fino al termine segnato sul devastatore».
[1] L'anno terzo di Ciro re dei Persiani, fu
rivelata una parola a Daniele, chiamato Baltazzàr. Vera è la parola e la lotta
è grande. Egli comprese la parola e gli fu dato d'intendere la visione.
[2] In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per
tre settimane,
[3] non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi
unsi d'unguento finché non furono compiute tre settimane.
[4] Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran
fiume, cioè il Tigri,
[5] alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi
una cintura d'oro di Ufàz;
[6] il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l'aspetto della
folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe
somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di
una moltitudine.
[7] Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre
gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di
loro e fuggirono a nascondersi.
[8] Io rimasi solo a contemplare quella grande visione, mentre mi sentivo senza
forze; il mio colorito si fece smorto e mi vennero meno le forze.
[9] Udii il suono delle sue parole, ma, appena udito
il suono delle sue parole, caddi stordito con la faccia a terra.
[10] Ed ecco, una mano mi toccò e tutto tremante mi
fece alzare sulle ginocchia, appoggiato sulla palma delle mani.
[11] Poi egli mi disse: «Daniele, uomo prediletto, intendi le parole che io ti
rivolgo, alzati in piedi, poiché ora sono stato mandato a te». Quando mi ebbe
detto questo, io mi alzai in piedi tutto tremante.
[12] Egli mi disse: «Non temere, Daniele, poiché fin
dal primo giorno in cui ti sei sforzato di intendere, umiliandoti davanti a
Dio, le tue parole sono state ascoltate e io sono venuto per le tue parole.
[13] Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però
Michele, uno dei primi prìncipi, mi è venuto in aiuto e io l'ho lasciato là
presso il principe del re di Persia;
[14] ora sono venuto per farti intendere ciò che avverrà al tuo popolo alla
fine dei giorni, poiché c'è ancora una visione per quei giorni».
[15] Mentre egli parlava con me in questa maniera, chinai la faccia a terra e
ammutolii.
[16] Ed ecco uno con sembianze di uomo mi toccò le labbra:
io aprii la bocca e parlai e dissi a colui che era in piedi davanti a me:
«Signor mio, nella visione i miei dolori sono tornati su di me e ho perduto
tutte le energie.
[17] Come potrebbe questo servo del mio signore parlare con il mio signore, dal
momento che non è rimasto in me alcun vigore e mi manca anche il respiro?».
[18] Allora di nuovo quella figura d'uomo mi toccò, mi rese le forze [19] e mi
disse: «Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati».
Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: «Parli il
mio signore perché tu mi hai ridato forza».
[20] Allora mi disse: «Sai tu perché io sono venuto
da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed
ecco verrà il principe di Grecia.
[21] Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi
aiuta in questo se non Michele, il vostro principe, (11,1) e io, nell'anno
primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno.
[2] Ed ora io ti manifesterò la verità. Ecco, vi
saranno ancora tre re in Persia: poi il quarto acquisterà ricchezze superiori a
tutti gli altri e dopo essersi reso potente con le ricchezze, muoverà con tutti
i suoi contro il regno di Grecia.
[3] Sorgerà quindi un re potente e valoroso, il quale dominerà sopra un grande
impero e farà ciò che vuole;
[4] ma appena si sarà affermato, il suo regno verrà smembrato e diviso ai
quattro venti del cielo, ma non fra i suoi discendenti né con la stessa forza
che egli possedeva; il suo regno sarà infatti smembrato e dato ad altri anziché
ai suoi discendenti.
[5] Il re del mezzogiorno diverrà potente e uno dei
suoi capitani sarà più forte di lui e il suo impero sarà grande.
[6] Dopo qualche anno faranno alleanza e la figlia del re del mezzogiorno verrà
al re del settentrione per fare la pace, ma non potrà mantenere la forza del
suo braccio e non resisterà né lei né la sua discendenza e sarà condannata a
morte insieme con i suoi seguaci, il figlio e il marito.
[7] In quel tempo, da un germoglio delle sue radici sorgerà uno, al posto di
costui, e verrà con un esercito e avanzerà contro le fortezze del re del
settentrione, le assalirà e se ne impadronirà.
[8] Condurrà in Egitto i loro dei con le loro immagini e i loro preziosi
oggetti d'oro e d'argento, come preda di guerra, poi per qualche anno si
asterrà dal contendere con il re del settentrione.
[9] Questi muoverà contro il re del mezzogiorno, ma se ne ritornerà nel suo
paese.
[10] Poi suo figlio si preparerà alla guerra,
raccogliendo una moltitudine di grandi eserciti, con i quali avanzerà come una
inondazione: attraverserà il paese per attaccare di nuovo battaglia e giungere
sino alla sua fortezza.
[11] Il re del mezzogiorno, inasprito, uscirà per
combattere con il re del settentrione, che si muoverà con un grande esercito,
ma questo cadrà in potere del re del mezzogiorno,
[12] il quale dopo aver disfatto quell'esercito si gonfierà d'orgoglio, ma pur
avendo abbattuto decine di migliaia, non per questo sarà più forte.
[13] Il re del settentrione di nuovo metterà insieme un grande esercito, più
grande di quello di prima, e dopo qualche anno avanzerà con un grande esercito
e con grande apparato.
[14] In quel tempo molti si alzeranno contro il re
del mezzogiorno e uomini violenti del tuo popolo insorgeranno per adempiere la
visione, ma cadranno.
[15] Il re del settentrione verrà, costruirà terrapieni e occuperà una città
ben fortificata. Le forze del mezzogiorno, con truppe scelte, non potranno
resistere, mancherà loro la forza per opporre resistenza. [16] L'invasore farà
ciò che vuole e nessuno gli si potrà opporre; si stabilirà in quella magnifica
terra e la distruzione sarà nelle sue mani.
[17] Quindi si proporrà di occupare tutto il regno del re del mezzogiorno,
stipulerà un'alleanza con lui e gli darà sua figlia per rovinarlo, ma ciò non
riuscirà e non raggiungerà il suo scopo.
[18] Poi volgerà le mire alle isole e ne prenderà molte,
ma un comandante straniero farà cessare la sua arroganza, facendola ricadere
sopra di lui.
[19] Si volgerà poi verso le fortezze del proprio
paese, ma inciamperà, cadrà, scomparirà.
[20] Sorgerà quindi al suo posto uno che manderà esattori nella terra perla del
suo regno, ma in pochi giorni sarà stroncato, non nel furore di una rivolta né
in battaglia.
[21] Gli succederà poi un uomo abbietto, privo di
dignità regale: verrà di nascosto e occuperà il regno con la frode.
[22] Le forze armate saranno annientate davanti a lui e sarà stroncato anche il
capo dell'alleanza.
[23] Non appena sarà stata stipulata un'alleanza con lui, egli agirà con la
frode, crescerà e si consoliderà con poca gente.
[24] Entrerà di nascosto nei luoghi più fertili della provincia e farà cose che
né i suoi padri né i padri dei suoi padri osarono fare; distribuirà alla sua
gente preda, spoglie e ricchezze e ordirà progetti contro le fortezze, ma ciò
fino ad un certo tempo.
[25] La sua potenza e il suo ardire lo spingeranno
contro il re del mezzogiorno con un grande esercito e il re del mezzogiorno
verrà a battaglia con un grande e potente esercito, ma non potrà resistere,
perché si ordiranno congiure contro di lui: [26] i suoi stessi commensali
saranno causa della sua rovina; il suo esercito sarà travolto e molti cadranno
uccisi.
[27] I due re non penseranno che a farsi del male a vicenda e seduti alla
stessa tavola parleranno con finzione, ma senza riuscire nei reciproci intenti,
perché li attenderà la fine, al tempo stabilito.
[28] Egli ritornerà nel suo paese con grandi
ricchezze e con in cuore l'avversione alla santa alleanza: agirà secondo i suoi
piani e poi ritornerà nel suo paese.
[29] Al tempo determinato verrà di nuovo contro il paese del mezzogiorno, ma
quest'ultima impresa non riuscirà come la prima.
[30] Verranno contro lui navi dei Kittìm ed egli si
sentirà scoraggiato e tornerà indietro. Si volgerà infuriato e agirà contro la
santa alleanza, e nel suo ritorno se la intenderà con coloro che avranno
abbandonato la santa alleanza.
[31] Forze da lui armate si muoveranno a profanare il santuario della
cittadella, aboliranno il sacrificio quotidiano e vi metteranno l'abominio
della desolazione.
[32] Con lusinghe egli sedurrà coloro che avranno
apostatato dall'alleanza, ma quanti riconoscono il proprio Dio si
fortificheranno e agiranno.
[33] I più saggi tra il popolo ammaestreranno molti, ma cadranno di spada,
saranno dati alle fiamme, condotti in schiavitù e saccheggiati per molti
giorni.
[34] Mentre così cadranno, riceveranno un pò di aiuto: molti però si uniranno a
loro ma senza sincerità.
[35] Alcuni saggi cadranno perché fra di loro ve ne siano di quelli purificati,
lavati, resi candidi fino al tempo della fine, che dovrà venire al tempo stabilito.
[36] Il re dunque farà ciò che vuole, s'innalzerà,
si magnificherà sopra ogni dio e proferirà cose inaudite contro il Dio degli
dei e avrà successo finché non sarà colma l'ira; poiché ciò che è stato
determinato si compirà.
[37] Egli non si curerà neppure delle divinità dei
suoi padri né del dio amato dalle donne, né di altro dio, poiché egli si
esalterà sopra tutti.
[38] Onorerà invece il dio delle fortezze: onorerà, con oro e argento, con
gemme e con cose preziose, un dio che i suoi padri non hanno mai conosciuto.
[39] Nel nome di quel dio straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori
coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro
terre in ricompensa.
[40] Al tempo della fine il re del mezzogiorno si
scontrerà con lui e il re del settentrione gli piomberà addosso, come turbine,
con carri, con cavalieri e molte navi; entrerà nel suo territorio invadendolo.
[41] Entrerà anche in quella magnifica terra e molti paesi soccomberanno.
Questi però scamperanno dalla sua mano: Edom, Moab e gran parte degli Ammoniti.
[42] Metterà così la mano su molti paesi; neppure
l'Egitto scamperà.
[43] S'impadronirà di tesori d'oro e d'argento e di tutte le cose preziose
d'Egitto: i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito.
[44] Ma notizie dall'oriente e dal settentrione lo turberanno: egli partirà con
grande ira per distruggere e disperdere molti.
[45] Pianterà le tende del suo palazzo fra il mare e il bel monte santo: poi
giungerà alla fine e nessuno verrà in suo aiuto.
[1] Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran
principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia,
come non c'era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo
sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro.
[2] Molti di quelli che dormono nella polvere della
terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e
per l'infamia eterna.
[3] I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno
indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
[4] Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla
questo libro, fino al tempo della fine: allora molti lo scorreranno e la loro conoscenza
sarà accresciuta».
[5] Io, Daniele, stavo guardando ed ecco altri due
che stavano in piedi, uno di qua sulla sponda del fiume, l'altro di là
sull'altra sponda.
[6] Uno disse all'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume: «Quando
si compiranno queste cose meravigliose?».
[7] Udii l'uomo vestito di lino, che era sulle acque del fiume, il quale,
alzate la destra e la sinistra al cielo, giurò per colui che vive in eterno che
tutte queste cose si sarebbero compiute fra un tempo, tempi e la metà di un
tempo, quando sarebbe finito colui che dissipa le forze del popolo santo.
[8] Io udii bene, ma non compresi, e dissi: «Mio
Signore, quale sarà la fine di queste cose?».
[9] Egli mi rispose: «Và, Daniele, queste parole sono nascoste e sigillate fino
al tempo della fine.
[10] Molti saranno purificati, resi candidi, integri, ma gli empi agiranno
empiamente: nessuno degli empi intenderà queste cose, ma i saggi le
intenderanno.
[11] Ora, dal tempo in cui sarà abolito il sacrificio quotidiano e sarà eretto
l'abominio della desolazione, ci saranno milleduecentonovanta giorni.
[12] Beato chi aspetterà con pazienza e giungerà a milletrecentotrentacinque
giorni.
[13] Tu, và pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine
dei giorni».
[1] Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioakìm,
[2] il quale aveva sposato una donna chiamata Susanna, figlia di Chelkìa, di
rara bellezza e timorata di Dio.
[3] I suoi genitori, che erano giusti, avevano educato la figlia secondo la
legge di Mosè.
[4] Ioakìm era molto ricco e possedeva un giardino vicino a casa ed essendo
stimato più di ogni altro i Giudei andavano da lui.
[5] In quell'anno erano stati eletti giudici del popolo due anziani: erano di
quelli di cui il Signore ha detto: «L'iniquità è uscita da Babilonia per opera
di anziani e di giudici, che solo in apparenza sono guide del popolo».
[6] Questi frequentavano la casa di Ioakìm e tutti quelli che avevano qualche
lite da risolvere si recavano da loro.
[7] Quando il popolo, verso il mezzogiorno, se ne andava, Susanna era solita
recarsi a passeggiare nel giardino del marito.
[8] I due anziani che ogni giorno la vedevano andare a passeggiare, furono
presi da un'ardente passione per lei: [9] persero il lume della ragione,
distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.
[10] Eran colpiti tutt'e due dalla passione per lei,
[11] ma l'uno nascondeva all'altro la sua pena, perché si vergognavano di
rivelare la brama che avevano di unirsi a lei.
[12] Ogni giorno con maggior desiderio cercavano di vederla. Un giorno uno
disse all'altro: [13] «Andiamo pure a casa: è l'ora di desinare» e usciti se ne
andarono.
[14] Ma ritornati indietro, si ritrovarono di nuovo insieme e, domandandosi a
vicenda il motivo, confessarono la propria passione. Allora studiarono il
momento opportuno di poterla sorprendere sola.
[15] Mentre aspettavano l'occasione favorevole,
Susanna entrò, come al solito, con due sole ancelle, nel giardino per fare il
bagno, poiché faceva caldo.
[16] Non c'era nessun altro al di fuori dei due anziani nascosti a spiarla.
[17] Susanna disse alle ancelle: «Portatemi l'unguento e i profumi, poi
chiudete la porta, perché voglio fare il bagno». [18] Esse fecero come aveva
ordinato: chiusero le porte del giardino ed entrarono in casa dalla porta
laterale per portare ciò che Susanna chiedeva, senza accorgersi degli anziani
poiché si erano nascosti.
[19] Appena partite le ancelle, i due anziani uscirono dal nascondiglio,
corsero da lei e le dissero: [20] «Ecco, le porte del giardino sono chiuse,
nessuno ci vede e noi bruciamo di passione per te; acconsenti e datti a noi.
[21] In caso contrario ti accuseremo; diremo che un giovane era con te e perciò
hai fatto uscire le ancelle».
[22] Susanna, piangendo, esclamò: «Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è
la morte per me; se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. [23] Meglio
però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al
Signore!».
[24] Susanna gridò a gran voce. Anche i due anziani gridarono contro di lei
[25] e uno di loro corse alle porte del giardino e le aprì.
[26] I servi di casa, all'udire tale rumore in
giardino, si precipitarono dalla porta laterale per vedere che cosa stava
accadendo.
[27] Quando gli anziani ebbero fatto il loro racconto, i servi si sentirono
molto confusi, perché mai era stata detta una simile cosa di Susanna.
[28] Il giorno dopo, tutto il popolo si adunò nella casa
di Ioakìm, suo marito e andarono là anche i due anziani pieni di perverse
intenzioni per condannare a morte Susanna.
[29] Rivolti al popolo dissero: «Si faccia venire Susanna figlia di Chelkìa,
moglie di Ioakìm». Mandarono a chiamarla [30] ed essa venne con i genitori, i
figli e tutti i suoi parenti. [31] Susanna era assai delicata d'aspetto e molto
bella di forme;
[32] aveva il velo e quei perversi ordinarono che le fosse tolto per godere
almeno così della sua bellezza.
[33] Tutti i suoi familiari e amici piangevano.
[34] I due anziani si alzarono in mezzo al popolo e
posero le mani sulla sua testa.
[35] Essa piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel
Signore.
[36] Gli anziani dissero: «Mentre noi stavamo passeggiando soli nel giardino, è
venuta con due ancelle, ha chiuse le porte del giardino e poi ha licenziato le
ancelle.
[37] Quindi è entrato da lei un giovane che era nascosto, e si è unito a lei.
[38] Noi che eravamo in un angolo del giardino, vedendo una tale nefandezza, ci
siamo precipitati su di loro e li abbiamo sorpresi insieme.
[39] Non abbiamo potuto prendere il giovane perché, più forte di noi, ha aperto
la porta ed è fuggito.
[40] Abbiamo preso lei e le abbiamo domandato chi era quel giovane, ma lei non
ce l'ha voluto dire. Di questo noi siamo testimoni».
[41] La moltitudine prestò loro fede poiché erano anziani e giudici del popolo
e la condannò a morte.
[42] Allora Susanna ad alta voce esclamò: «Dio eterno, che conosci i segreti, che
conosci le cose prima che accadano,
[43] tu lo sai che hanno deposto il falso contro di me! Io muoio innocente di
quanto essi iniquamente hanno tramato contro di me». [44] E il Signore ascoltò
la sua voce.
[45] Mentre Susanna era condotta a morte, il Signore
suscitò il santo spirito di un giovanetto, chiamato Daniele,
[46] il quale si mise a gridare: «Io sono innocente del sangue di lei!».
[47] Tutti si voltarono verso di lui dicendo: «Che
vuoi dire con le tue parole?».
[48] Allora Daniele, stando in mezzo a loro, disse: «Siete così stolti,
Israeliti? Avete condannato a morte una figlia d'Israele senza indagare la
verità!
[49] Tornate al tribunale, perché costoro hanno deposto il falso contro di lei».
[50] Il popolo tornò subito indietro e gli anziani
dissero a Daniele: «Vieni, siedi in mezzo a noi e facci da maestro, poiché Dio
ti ha dato il dono dell'anzianità».
[51] Daniele esclamò: «Separateli bene l'uno dall'altro e io li giudicherò».
[52] Separati che furono, Daniele disse al primo: «O invecchiato nel male!
Ecco, i tuoi peccati commessi in passato vengono alla luce,
[53] quando davi sentenze ingiuste opprimendo gli innocenti e assolvendo i
malvagi, mentre il Signore ha detto: Non ucciderai il giusto e l'innocente.
[54] Ora dunque, se tu hai visto costei, dì: sotto quale albero tu li hai visti
stare insieme?». Rispose: «Sotto un lentisco».
[55] Disse Daniele: «In verità, la tua menzogna ricadrà sulla tua testa. Gia
l'angelo di Dio ha ricevuto da Dio la sentenza e ti spaccherà in due».
[56] Allontanato questo, fece venire l'altro e gli disse: «Razza di Canaan e
non di Giuda, la bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore!
[57] Così facevate con le donne d'Israele ed esse
per paura si univano a voi. Ma una figlia di Giuda non ha potuto sopportare la
vostra iniquità.
[58] Dimmi dunque, sotto quale albero li hai trovati insieme?». Rispose: «Sotto
un leccio».
[59] Disse Daniele: «In verità anche la tua menzogna ti ricadrà sulla testa.
Ecco l'angelo di Dio ti aspetta con la spada in mano per spaccarti in due e
così farti morire».
[60] Allora tutta l'assemblea diede in grida di
gioia e benedisse Dio che salva coloro che sperano in lui.
[61] Poi insorgendo contro i due anziani, ai quali Daniele aveva fatto
confessare con la loro bocca di aver deposto il falso, fece loro subire la
medesima pena alla quale volevano assoggettare il prossimo [62] e applicando la
legge di Mosè li fece morire. In quel giorno fu salvato il sangue innocente.
[63] Chelkìa e sua moglie resero grazie a Dio per la figlia Susanna insieme con
il marito Ioakìm e tutti i suoi parenti, per non aver trovato in lei nulla di
men che onesto.
[64] Da quel giorno in poi Daniele divenne grande di fronte al popolo.
[1] Il re Astiage si riunì ai suoi padri e gli
succedette nel regno Ciro il Persiano.
[2] Ora Daniele viveva accanto al re, ed era il più onorato di tutti gli amici
del re.
[3] I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno
dodici sacchi di fior di farina, quaranta pecore e sei barili di vino.
[4] Anche il re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele
però adorava il suo Dio e perciò il re gli disse: «Perché non adori Bel?».
[5] Daniele rispose: «Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto il
Dio vivo che ha fatto il cielo e la terra e che è signore di ogni essere
vivente».
[6] «Non credi tu - aggiunse il re - che Bel sia un dio vivo? Non vedi quanto
beve e mangia ogni giorno?».
[7] Rispose Daniele ridendo: «Non t'ingannare, o re: quell'idolo di dentro è
d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto».
[8] Il re s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: «Se voi non mi
dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è
Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel».
[9] Daniele disse al re: «Sia fatto come tu hai detto». Isacerdoti di Bel erano
settanta, senza contare le mogli e i figli.
[10] Il re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel [11] e i sacerdoti di
Bel gli dissero: «Ecco, noi usciamo di qui e tu, re, disponi le vivande e mesci
il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani
mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel,
moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati». [12] Essi però
non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la
tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto.
[13] Dopo che essi se ne furono andati, il re fece
porre i cibi davanti a Bel: [14] Daniele ordinò ai servi del re di portare un
pò di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto
del re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l'anello del re e
se ne andarono.
[15] I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i
figli, e mangiarono e bevvero tutto.
[16] Di buon mattino il re si alzò, come anche Daniele.
[17] Il re domandò: «Sono intatti i sigilli, Daniele?». «Intatti, re» rispose.
[18] Aperta la porta, il re guardò la tavola ed esclamò: «Tu sei grande, Bel, e
nessun inganno è in te!».
[19] Daniele sorrise e, trattenendo il re perché non entrasse, disse: «Guarda
il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme».
[20] Il re disse: «Vedo orme d'uomini, di donne e di ragazzi!».
[21] Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli; gli
furono mostrate le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si
trovava sulla tavola.
[22] Quindi il re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele
che lo distrusse insieme con il tempio.
[23] Vi era un gran drago e i Babilonesi lo
veneravano.
[24] Il re disse a Daniele: «Non potrai dire che questo non è un dio vivente;
adoralo, dunque».
[25] Daniele rispose: «Io adoro il Signore mio Dio, perché egli è il Dio
vivente; se tu me lo permetti, o re, io, senza spada e senza bastone, ucciderò
il drago».
[26] Soggiunse il re: «Te lo permetto». [27] Daniele prese allora pece, grasso
e peli e li fece cuocere insieme, poi ne preparò focacce e le gettò in bocca al
drago che le inghiottì e scoppiò; quindi soggiunse: «Ecco che cosa adoravate!».
[28] Quando i Babilonesi lo seppero, ne furono molto
indignati e insorsero contro il re, dicendo: «Il re è diventato Giudeo: ha
distrutto Bel, ha ucciso il drago, ha messo a morte i sacerdoti».
[29] Andarono da lui dicendo: «Consegnaci Daniele, altrimenti uccidiamo te e la
tua famiglia!».
[30] Quando il re vide che lo assalivano con violenza, costretto dalla
necessità consegnò loro Daniele.
[31] Ed essi lo gettarono nella fossa dei leoni,
dove rimase sei giorni.
[32] Nella fossa vi erano sette leoni, ai quali venivano dati ogni giorno due
cadaveri e due pecore: ma quella volta non fu dato loro niente perché
divorassero Daniele.
[33] Si trovava allora in Giudea il profeta A`bacuc
il quale aveva fatto una minestra e spezzettato il pane in un recipiente e andava
a portarlo nel campo ai mietitori.
[34] L'angelo del Signore gli disse: «Porta questo cibo a Daniele in Babilonia
nella fossa dei leoni».
[35] Ma A`bacuc rispose: «Signore, Babilonia non l'ho mai vista e la fossa non
la conosco».
[36] Allora l'angelo del Signore lo prese per i capelli e con la velocità del
vento lo trasportò in Babilonia e lo posò sull'orlo della fossa dei leoni.
[37] Gridò A`bacuc: «Daniele, Daniele, prendi il cibo che Dio ti ha mandato».
[38] Daniele esclamò: «Dio, ti sei ricordato di me e non hai abbandonato coloro
che ti amano».
[39] Alzatosi, Daniele si mise a mangiare, mentre l'angelo di Dio riportava
subito A`bacuc nel luogo di prima.
[40] Il settimo giorno il re andò per piangere
Daniele e giunto alla fossa guardò e vide Daniele seduto.
[41] Allora esclamò ad alta voce: «Grande tu sei, Signore Dio di Daniele, e non
c'è altro dio all'infuori di te!».
[42] Poi fece uscire Daniele dalla fossa e vi fece gettare coloro che volevano
la sua rovina ed essi furono subito divorati sotto i suoi occhi.