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Dossier
L'Islam
e la bomba che è dentro di noi
Giovedi 20 settembre 2001
Redazione
Sembra passato molto tempo da
quando il politologo americano Francis Fukuyama ha annunciato la Fine della
Storia: crollato il Muro di Berlino, finita la Guerra Fredda, trionfo del
capitalismo, niente più conflitti, solo una gioiosa passeggiata dell'umanità
verso una sempre maggiore prosperità. La teoria fu accolta con un certo
scetticismo. Un altro studioso americano, Samuel Huntington, ha vaticinato che
il grande conflitto del XXI secolo si sarebbe svolto nella linea di confine che
costringe la civiltà islamica e quella occidentale a coesistere tra grandi
difficoltà.
Nella ricerca di un nuovo nemico
dopo il collasso del comunismo, i "maomettani" - termine esecrato dai
musulmani - sembravano i candidati più promettenti. Per i non-musulmani, il
tempo sembra aver confermato quest'idea. Prima c'è stato il caso Rushdie che ha
proposto lo spettro dell'Islam contrapposto ai valori liberali occidentali. Poi
la Guerra del Golfo contro il babau Saddam Hussein.
Ora il fanatismo islamico ha
commesso, a quanto risulta, la più odiosa atrocità del terrorismo moderno.
Estremisti, terroristi, fanatici - le descrizioni sono molte, ma la costante è
l'aggettivo "islamici" che le accompagna. I non-musulmani si
chiedono, quindi, se ci sia qualcosa di fondamentale che rende l'Islam
incompatibile con i valori occidentali di democrazia e libertà.
I musulmani sembrano destinati a
essere, secondo il vocabolario stile western tanto amato dal presidente Bush, i
cattivi. E' la deduzione logica di molti osservatori nervosi davanti agli
eventi degli ultimi giorni. Abbiamo selezionato 6 domande correnti, cercando di
ragionarci sopra.
Perché
l'Islam è così aggressivo e intollerante?
La spada è sempre stata uno
strumento importante nella storia islamica. Il Cristianesimo è stato creato da
un pacifista, ma l'arabo del VII secolo che ha fondato l'Islam, il profeta Maometto,
era uomo avvezzo a battere il nemico nei campi di battaglia. Nei secoli
seguenti, la conquista militare fu il mezzo con cui l'Islam si diffuse
rapidamente dal Medio Oriente in Africa, in Europa, nel subcontinente indiano,
nella penisola malese, in Cina.
Le tradizioni e la legge dell'Islam
si sono formate durante un lungo periodo di successi. Programmati per la
vittoria, gli islamici non hanno elaborato una teologia del fallimento - né si
sono preparati a essere una minoranza. Questo fatto acuisce il senso di
umiliazione dei musulmani nell'era della globalizzazione, in cui il potere
occidentale - culturale, economico e militare - sembra non avere rivali.
A parte ciò, per almeno mezzo
millennio, sotto l'impero ottomano, l'atteggiamento dell'Islam è stato
estremamente civile. Molto più tollerante nei confronti di ebrei e cristiani
che non l'Europa cristiana nei confronti delle proprie minoranze. Nei secoli XI
e XII, la filosofia musulmana era la più raffinata del mondo. Nella Spagna dei
Mori la linea di governo si basava sulla cooperazione.
Nei secoli successivi,
l'atteggiamento dei conquistatori musulmani verso gli induisti in India era
molto meno persecutorio di quanto si supponga. Solo con la crescita del
fondamentalismo il livello di intolleranza è aumentato, e molti musulmani
moderni ricordano che le pratiche di esecuzione sommaria e gli autodafé non
sono affatto islamici.
Perché
l'Islam è così inflessibile?
I musulmani credono che il Corano
contenga le vere parole di dio, dettate a Maometto dall'arcangelo Gabriele. Non
è solo la lingua araba nella sua forma più pura e bella (imitare lo stile del
Corano è sacrilegio) ma è anche l'infallibile Verbo divino. Questo significa
che non c'è spazio per l'interpretazione cui spesso ricorrono cristiani ed
ebrei nel vedere la Bibbia come la rivelazione del disegno di dio attraverso le
esperienze, la mente e la penna dell'uomo.
Non si può considerare il Corano
come un libro influenzato dalle circostanze in cui è stato scritto. Non
contiene errori. E non può essere mitigato da nuove scoperte. Quello che è
stato rivelato da dio è fisso e immutabile. Nei tre secoli che hanno seguito la
morte del Profeta, ci sono stati tentativi di interpretare il Corano alla luce
del mondo che cambiava. La pratica è nota come ijtihad.
Ma alla fine del IX secolo l'Islam
è stato codificato dalle leggi della Shari'ah (La Via), un codice di
comportamento generale che riguarda sia le attività private che quelle
pubbliche. Ogni accesso alla ijtihad è stato chiuso allora. L'Islam divenne un
sistema rigido e statico in cui la società non poteva modellare o rinnovare le
leggi, ma ne era interamente controllata. La parola islam significa
sottomissione.
Ci sono stati alcuni cambiamenti.
Molti chierici Sunniti, come Ibn Taymiah (1236-1328) e Jalal ad-Din as-Suyuti
(1445-1505) hanno osato riaprire le porte chiuse. E i musulmani shiiti -una
minoranza che si è staccata dalla maggioranza sunnita nel VII secolo e che
dominava l'Iran e alcune parti dell'Iraq - credono che la ijtihad sia ancora
possibile.
Ma in generale, i tentativi dei
riformatori sunniti alla fine del XIX secolo di riaprire la ijtihad per
conciliare l'Islam con quanto consideravano valido nelle tradizioni
scientifiche occidentali non sono andati in porto.
Come mai l'Islam
giustifica la nozione di Guerra Santa?
Ci sono cinque "Pilastri
dell'Islam" - pratiche che legano tutta la comunità musulmana. Sono: la
professione di fede ("Non esiste altro dio all'infuori di Allah, e
Maometto è il suo profeta"); cinque preghiere rituali quotidiane,
precedute da abluzioni; lo zakat, tassa obbligatoria di beneficienza in favore
dei bisognosi, vigente durante il mese del Ramadan; e partecipare, almeno una
volta nella vita, alla haj, il pellegrinaggio annuale alla Mecca.
Alcuni musulmani aggiungono un
sesto pilastro: la jihad. C'è molto dibattito in Islam sul significato di
questa Guerra Santa. Tutti sono d'accordo sul fatto che significhi "lotta
attiva". I seguaci di Maometto nei primi anni la consideravano avanzata
miitare, non conversione forzata degli individui - il Corano proibisce la
compulsione nelle materie religiose - ma controllo delle attività collettive
delle società per governarle in armonia con i principi dell'Islam.
Dopo il consolidamento dell'impero
musulmano, comunque, la dottrina della jihad è stata modificata. Hanno prevalso
interpretazioni più spirituali. La lotta divenne interna, battaglia morale
contro le tentazioni.
Da dove viene l'idea che
gli attentatori kamikaze vadano direttamente in paradiso?
Il Corano non ne parla per niente.
Ma l'Islam ha anche molti libri di hadith - proverbi che vengono attribuiti da
altre fonti al Profeta. In questi libri si afferma che i martiri, tra gli
abitanti del Paradiso, sono quelli che stanno più vicini al trono di dio. La
tradizione fornisce altri dettagli su un paradiso di latte e miele con 72 belle
vergini per ogni martire. Molti musulmani moderni respingono queste nozioni
come esagerazioni arabe.
Nel contesto generale, dicono, la
pratica non è islamica. Il Corano afferma chiaramente che "se qualcuno
uccide una persona [innocente]... è come se avesse ucciso l'intera
umanità". E Maometto avrebbe detto che le regole musulmane di
combattimento proibiscono attacchi contro non-combattenti, donne, bambini e
religiosi; sono fuorilegge gli attacchi contro i "mezzi di
sussistenza" di coloro che "non offrono resistenza".
Nessun miscredente potrebbe
ricevere aiuto o rifugio dai musulmani. Inoltre il Corano insiste sul fatto che
solo dio nel giorno del giudizio potrà punire. E ci sono molte fatwas (sentenze
secondo le leggi islamiche) che considerano il suicidio come illegittimo.
Per un
musulmano, è più importante la religione della nazionalità?
I musulmani credono di essere
legati dalla loro fede comune all'interno di un'unica comunità - la umma - in
cui tutti sono "fratelli l'uno dell'altro". Questo spiega quella
solidarietà particolare che l'Islam crea, al di là dei limiti di frontiera.
Molti musulmani radicati in paesi europei sostengono di poter conciliare la
lealtà religiosa con la nazionalità senza conflittualità, anche se molti sanno
che le cose sono difficili quando si toccano campi come la scuola, la famiglia
e il lavoro. Questi fattori creano tensioni supplementari..
Come può l'Islam, col suo codice
barbarico di punizioni e il trattamento che riserva alle donne, conciliarsi con
le moderne nozioni occidentali sui diritti umani?
Il chador, il rifiuto dei Talibani
di permettere che le donne ricevano istruzione e cure ospedaliere, la pratica
diffusa della circoncisione femminile - son tutte cose per cui l'Islam è spesso
accusato di trattare le donne come cittadini di seconda classe. Molti musulmani
sostengono che queste sono pratiche culturali, non religiose. Ma il Corano e
gli hadith contengono elementi che sono di fatto il seme della misoginia -
stabilendo che la testimonianza di una donna vale solo la metà di quella di un
uomo, che i suoi diritti ereditari sono più limitati, e che la donna va vista
come Satana quando l'uomo subisce tentazioni sessuali.
E il Corano prevede punizioni
considerate barbare in Occidente - il taglio delle mani dei ladri e la
lapidazione a morte delle adultere. Ma il problema, anche in questo caso, non è
l'Islam, ma il fondamentalismo, una tendenza che è presente anche tra i
cristiani, gli ebrei, gli induisti, i buddisti e perfino tra i seguaci di
Confucio. Gli esperti dicono che non ha senso parlare di fondamentalismo
musulmano - perché se tu non credi che il Corano sia letteralmente la parola
ispirata di dio, non sei un musulmano.
Ma i fondamentalisti di tutte le
religioni hanno caratteristiche comuni: tutti interpretano i simboli alla
lettera. Sono altamente selettivi sui "fondamenti" che scelgono di
rispettare, e sulle porzioni di modernità da tollerare. Tutti fanno riferimento
a testi tradizionali e li usano fuori dal loro contesto. Tutti praticano forme
di manicheismo - vedendo se stessi come parte di una battaglia cosmica tra il
bene e il male in cui devono trovare gli oppositori e demonizzarli.
Il pericolo che in questi giorni
noi non-musulmani stiamo vivendo è quello di soccombere alle stesse tentazioni.
In archivio:
Dossier Cultura Diritti
umani Guerre Religioni Societa Terrorismo
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Fonti e links
Serie di articoli su che cos’è
l’Islam, di Paul Vallely, pubblicati dall’Independent di Londra
http://www.independent.co.uk
Links islamici:
Sufi.it
http://www.sufi.it/
Arab.it
http://www.arab.it/islam.html
Il Corano online
Associazione
Islamica Ahl al Bait
Radio Islam
http://abbc.com/islam/italiano
Unione delle
Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia
http://www.lettera22.com/ux/news/Dossier/200109201950.news.shtml
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annotazioni
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