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LA SCUOLA E LA RELIGIONE 1

ETICA FONDAMENTALE 1

LEGGE MORALE NATURALE 1

VIRTù NATURALI E MORALI 1

I VIZI CAPITALI 1

SIATE UOMINI 1

NEGAZIONE DI UN FONDAMENTO 1

LA CRISI DELLA MODERNITà 1

L'EVENTO DELL'ASCOLTO 1

EFFIMERO 1

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LA SCUOLA E LA RELIGIONE

L'EDUCAZIONE MORALE E LA RELIGIONE.

La formazione della vita morale e delle virtù è una parte essenziale, a dire il vero la più importante, del fine primario dell'educazione. L'educazione scolastica e universitaria non sono attrezzate per assicurare questa formazione in maniera intera e completa; tuttavia è loro dovere contribuire efficacemente alla formazione morale della gioventù.

Tuttavia, l'educazione religiosa è fondamentalmente richiesta.

Se l'esistenza di Colui che è l'Essere Assoluto, il Bene Assoluto, non è riconosciuta, nessuna certezza del valore può essere data.

La legge morale viene svuotata di oggettività e nessuna norma dell'etica può essere validamente stabilita ed essere efficace.

La scuola e l'università hanno dunque l'obbligo non solo di illuminare gli studenti nel campo della morale, ma anche di permettere loro di ricevere una piena educazione religiosa.

IN ORDINE ALL'APPLICAZIONE PRATICA Il problema pratico riguarda le scuole e le università laiche (non confessionali) e gli istituti statali. E' opinione largamente diffusa che il carattere laico del programma (ciò che in francese si dice l'istruzione, distinguendola dalla educazione) corrisponda nel sistema scolastico moderno al carattere laico dello Stato moderno, e che di conseguenza l'insegnamento religioso debba essere impartito fuori dei locali scolastici. Non è questo il mio parere, ma anche in questo modo di vedere, una ispirazione religiosa, se i maestri ne hanno una, non deve essere esclusa ma intrinseca a ogni disciplina d’insegnamento quanto non lo sia a riguardo della vita civile. Ciò che è escluso in ogni caso, è che le istituzioni secolari dogmatizzino in materia religiosa e prendano posizione a favore di una confessione religiosa particolare (o assumano un qualsiasi atteggiamento di ostilità verso la religione). Una netta distinzione tra Stato e Chiesa non significa che debbono vivere nella reciproca ignoranza e in un mutuo isolamento.

La soluzione, nella sfera educativa, è da ricercarsi in una sana applicazione del principio pluralista. La formazione religiosa deve essere resa possibile -non a titolo obbligatorio, ma come materia opzionale- e deve essere impartita dai rappresentanti delle diverse confessioni, in accordo con i desideri degli studenti e dei genitori. Chi non si avvarrà dell'insegnamento religioso dovrà frequentare lezioni di: buone maniere, di moralità civica. Ma se non si considera la religione un errore o una superstizione, io non vedo perché si possa ritenere che Dio abbia meno diritto di aver un posto nella scuola che l'elettrone. Tutti gli osservatori seri convergono che la frattura tra la religione e la vita è alla radice del disordine spirituale di cui noi oggi soffriamo. In tre riformatori Maritain cerca l'origine di questa dissociazione: in Lutero che ha separato la morale dalla fede e la fede dalla Chiesa, in Cartesio che ha staccato la teologia dalla filosofia, separando la cultura dalla religione, e in Rousseau che ha diviso la coscienza del bene e del male dalla religione, preludendo all'autonomia morale di Kant. Se si aggiunge che Machiavelli separa la politica dalla morale, Pufendor stacca il diritto dalla morale, la legge naturale della coscienza umana, dalla legge eterna di Dio, e A. Smith dissocia l'ordine economico dall'ordine morale, sarà facile comprendere come nella cultura moderna la religione e la coscienza siano ridotte alle dimensioni di un fatto soggettivo-individuale e come la politica, il diritto, l'economia, l'arte, i costumi e la stessa educazione siano intesi in un senso utilitaristico ed in ultima istanza amorale.

ETICA FONDAMENTALE

Oggi anche la teologia morale si sviluppa nel solco antropologico, in quanto essa è la comprensione che l’uomo raggiunge di se lungo la storia. Tuttavia tutte le ricerche e le conclusioni dell’antropologia sono sempre il punto di partenza della teologia. L’unico specifico della teologia è che si riferisce all’uomo credente, tuttavia l’elemento naturale è sempre il presupposto del Creatore per la salvezza della creatura. E’ questo elemento naturale il nostro specifico e lo specifico del nostro approfondimento. L’etica si fonda sulla ragione, mentre la morale si fonda sulla rivelazione. L’etica però deve indicare alla morale i naturali principi antropologici dell’agire morale, in ultima analisi il soprannaturale non annulla, ma include il naturale. La morale personalistica porta all’essenza dell’uomo, ai suoi significati, è interpersonale perché l’uomo si realizza sempre di fronte ad un “tu” con cui genera una relazione  creativa. Il pluralismo è un diritto di ogni uomo, con esso può raggiungere la propria forma interiore ed esteriore e può realizzare il proprio mondo ideale. Così nessuna ideologia può pretendere di assolutizzarsi, altrimenti si sfocia nell’idolatria della dittatura. Grande sospetto e vero allarme deve suscitare in noi il termine di pluralismo etico, facilmente sarebbero decurtati alcuni valori, mentre altri ne sarebbero strumentalizzati. Il valore morale è tale proprio perché è assoluto. Il divenire culturale e tecnologico così in rapida evoluzione hanno categorie che non sono le categorie dell’etica e del suo divenire nel costante sforzo che l’uomo deve compiere per autocomprendersi e per realizzarsi. Dal punto di vista culturale e tecnologico l’uomo può utilizzare le precedenti scoperte, ma dal punto di vista etico egli deve partire da zero per costruire la sua coscienza etica. Le altrui scoperte non lo esimono dalla fatica di dover fare in prima persona tutto il cammino etico, partendo da zero. Questo è comprensibile dal fatto che il valore che è vivente mi interpella personalmente a differenza del dato culturale e tecnologico che posso possedere. Mentre in realtà io posso farmi solo possedere dall’ideale e dal valore che per natura mi trascende infinitamente e prescinde dalla risposta che altri hanno già dato prima di me. Di fronte al valore sono solo e nudo, viene coinvolta non solo la mia intelligenza, ma anche la mia volontà e la mia libera adesione, non posso delegare nessuno alle mie scelte personali e queste necessitano di un dinamismo, di una tensione e di una conversione continua.

MAI LA CULTURA DEVE SCHIACCIARE L’UOMO, nessuna filosofia deve pretendere una superiorità sull’uomo stesso e sulla sua natura.

Questa natura umana è composta sia di una dimensione metafisica-trascendente, che di una dimensione fisica-storica. Per questo il personalismo di Maritain è anche il personalismo biblico e di tanti testi sacri di molte religioni.

La vita dell’uomo è in realtà la stessa capacità di dilatarsi continuamente di fronte al valore, come cresce la comprensione del valore così cresce la vita umana per intensità e per qualità. Questo rapporto con il valore è la caratteristica dell’uomo in tutta la sua esistenza. Inoltre l’uomo deve essere liberato da ogni dualismo perché è arte ed armonia di unità, pertanto tutto in lui è nobile degno e converge all’unità. Non solo l’uomo è persona, ma è tale perché è essenza storicizzata, perché riesce a fare sintesi di tutte le esperienze e di tutte le sue ricchissime dimensioni interiori. L’uomo si scopre come un prodigio di amore divino e umano, uscito dalle mani di Dio e fatto a sua immagine e somiglianza. L’uomo è ricerca continua, dinamica e gratificante di significato. Ecco l’inferno: non avere nessun significato più da trovare, tutto è scoperto tutto è noia. L’uomo è essere ed anche co-essere perché si realizza solo nella relazione d’amore.

L’uomo si differenza nettamente dagli animali perché non è natura, ma persona, non è specie ma nome.

E’ irripetibile nella sua essenza ed è irripetibile nel suo cammino di libertà che distinguendolo da chiunque lo rende mistero affascinante.

Allora, io sono quello che con la mia libertà ho costruito di me. La cultura è espressione intima ed indispensabile di una creatura tanto evoluta quanto incredibilmente ricca spiritualmente.

Nella sua cultura, l’uomo si gioca il suo futuro, per questo sono da tanti anni in atteggiamento di sacrificio per l’impianto culturale esposto in questo libro e sto andando incontro a tanti sacrifici che si possono giustificare solo dalla consapevolezza di quanto sia indispensabile per tutta l’umanità un nuovo impianto culturale.

L’eredità culturale precedente, passa dall’acuto giudizio della storia, viene assunta rielaborata e sempre resa più appropriata per rispondere a nuovi problemi e per seguire il cammino evolutivo.

Se questo sforzo culturale fallisse allora andremmo incontro a grandi rovine, sofferenze ed ingiustizie, i cattivi e gli uomini peggiori avrebbero il sopravvento sui buoni non potendo questi essere promossi dal vero dal bello come fondamento della cultura.. Stiamo attenti a non confondere il progresso scientifico con quello etico, la linea evolutiva della scienza non sempre è stata e mai quella della felicità e del vero bene dell’uomo. La cultura e la scienza non sono buone in se stesse, ma solo nella misura che sono vivificate dal valore. Il valore è quindi ontologicamente superiore a tutto: alla cultura alla scienza ed all’uomo stesso, visto che l’uomo senza valore si trasforma sempre in un mostro. Il punto segreto e vitale da cui ha origine l’illuminato agire dell’uomo e lo “spirito”. Tutto ciò che esce dalle mani di Dio è natura e quando viene offerto dalle mani dell’uomo diventa cultura.

L’opera di trasformazione della natura da parte dell’uomo si chiama cultura. L’uomo in quanto spirito ed in quanto libertà deve trasformarsi in soggetto-creatore del suo mondo e della sua storia.

Astraendosi dalla natura e da se stesso può organizzarla ed organizzarsi, ma mai può manipolare e manipolarsi per non entrare in drammatico conflitto con il principale ed assoluto Soggetto-Creatore che è Dio.

La cultura è quindi sempre dinamica, luogo di questo dinamismo è la libertà dell’uomo, che quando non si apre al valore, per necessità di ordine spirituale, deve aprirsi al demoniaco ed al capriccio. L’uomo diviene pericolo a se stesso. Come l’essere è l’anima del mondo, così il valore è l’anima della cultura. La attuale cultura di massa, massificata e massificante, apre il periodo doloroso della crisi dell’uomo con se stesso e con tutto quello che lo riguarda. L’uomo viene fuori avvilito, cresciuto solo materialmente e psichicamente ma sprovvisto di profondità interiore. Anche gli altri divengono oggetti, perché manca la capacità di ascolto e di interiorizzare, è ferita l’interiorità umana. Ora l’uomo si trova isolato ed al tempo stesso ammassato ad altri uomini, da qui nasce il senso di paura con cui si vivono le relazioni. Ogni manifestazione dell’uomo risponde a criteri ben precisi ed a parametri, il suo comportamento è stereotipato, è un prodotto artificiale molto lontano dal suo vivere in armonia con la natura. Ma dove non c’è interiorità, non c’è più pudore da salvaguardare, il corpo diviene un oggetto che devo sfruttare per raggiungere i miei obiettivi. L’uomo massificato ha perduto lo sguardo dell’insieme e con esso l’intuizione spirituale e la contemplazione. La cultura contemporanea è vuota di valore, l’uomo ha così perso il senso della storia ed ha anche perso il progetto d’amore ad ampio respiro che si può articolare nella storia. Al massimo fa piccoli progetti che si articolano a medio o a breve tempo. Ha perso le categorie della storia e gli sono rimaste le categorie del tempo. Sartre disse: ”L’uomo contemporaneo agisce continuamente, ma molto spesso non sa perché agisce e ciò provoca la nausea”. La libertà si impigrisce, perché all’uomo vengono offerti tanti servizi e tanti schemi già preconfezionati. L’uomo che esercita la sua libertà ed esce dagli schemi, invece che essere considerato normale viene considerato sovversivo. E’ a questo contesto che si ricollega la concezione di Hegel, di Marx e di Comte per i quali il singolo deve giungere a immolare “liberamente” se stesso per lo stato, per la collettività, per l’umanità. Il rischio odierno è quello di cadere nell’anonimato delle masse, nella fuga dalla responsabilità e nella volontà di essere dominati, che diviene una necessità nel momento in cui non trovo punti di riferimento su cui potermi poggiare e su cui poter costruire la mia identità. Il relativismo ha distrutto tutto, l’unico appiglio è la mentalità collettiva ed il conformismo, il ripercorrere il sentiero e gli schemi mentali già preconfezionati dalle multinazionali: sono vivo, esisto perché consumo. La solitudine e la meditazione, l’interiorità e la contemplazione sono indispensabili per non essere cancellati come individui dalla massa. La vera solitudine, non genera paura, ma una dolce pace. Non sono in ascolto del nulla o del vuoto, ma di Dio amore. La vera solitudine pone l’uomo oltre che di fronte a se stesso anche di fronte a Dio. Quando l’uomo resta indifferente verso il bene o la verità, non vuol dire che non li comprende (il Creatore ha imposto la conoscenza del bene e della verità  in ogni creatura), ma che semplicemente non vuole scomodarsi, non vuole rinunciare ai suoi idoli e per questo rinuncia deliberatamente ad una condizione costitutiva del suo essere uomo. L’uomo si perde e si abbrutisce quando si chiude nella sua autosufficienza e si eleva a criterio del bene e del male.

Il fondamento culturale, comunque evidentemente falso, viene dato prima dall’illuminismo che ritiene come la ragione spiega il mondo ed oggettiva anche Dio, e dal positivismo che fa della scienza la spiegazione ed il criterio di giudizio di ogni realtà. E’ terribile constatare come affermazioni così assurde e prive di fondamento logico abbiamo fatto la storia di tutto il 1900 fino ai giorni nostri. L’esperienza religiosa è fondata nell’intimo dell’uomo e questo non può essere negato. Il criterio di verifica se una religione è autentica è questo: “La vera religione deve permettere all’uomo di sviluppare tutte le sue potenzialità di amore, di ascolto e di dedizione totale. L’uomo veramente religioso giunge ad essere libero veramente da tutto e da tutti tranne che da Dio. Mediatore e ministro, sacerdote e profeta tra Dio e il Creato.” Infatti il mondo non ha in se la ragione della sua sussistenza, ma fa riferimento a Dio che lo ha creato. La vera libertà si fonda quindi sullo spirito e non sulla realtà materiale e biologica. Dice S. Tommaso: “Quando un’uomo, arriva all’età di ragione (intorno ai quattro anni), la prima cosa cui deve attendere il suo pensiero è di deliberare di se stesso. E se egli si ordina a quel fine che è il suo vero fine, egli viene liberato dal peccato originale mediante la grazia santificante che egli riceve in quel momento” (Summa theol. I-II, p. 89, a.6).

Con la Fede l’intelligenza si incontra con la luce della verità e con essa diviene un tutt’uno, trasfigurandosi. Quando la volontà dell’uomo si incontra con la volontà di Dio, nasce la beatitudine dell’unione amorosa con Dio che si chiama Carità. Tutto questo è vissuto con gioia, gratitudine e umiltà verso il Creatore che si è degnato di scendere in intimità con la sua creatura. Infine con la Speranza l’uomo recupera il senso di tutta la sua vita, comprende che quando lui si è allontano da Dio, da questi non è stato mai abbandonato o odiato. Percepisce la fedeltà dell’amore di Dio che, nonostante tutto ha accompagnato ogni attimo della sua esistenza, con l’amore e l’ansia di una madre, preparando sempre una alternativa e delle condizioni favorevoli alla sua redenzione e alla sua realizzazione. La ostinazione finale si conclude con un urlo eterno ed agghiacciante, tanto disperato da non potersi immaginare. Ora, quando la nostra conoscenza scaturisce da un vero rapporto con Dio, essa diviene pura, lucida e chiara, essa diviene una proposta culturale autentica al servizio dell’uomo proprio come avviene del presente lavoro. La coscienza è quindi la consapevolezza di questa tensione verso il bene, verso Dio. Essa può contemplare il bene, desiderarlo ed incarnarlo nella sua situazione. La coscienza deve continuamente essere coltivata ed accudita, perché rimanga efficiente e non si ammali. Nella sua coscienza l’uomo deve essere coerente anche quanto questa coerenza non va nel solco del suo interesse materiale. La coscienza diviene sintesi fra l’io dell’uomo e il Tu di Dio, questo rapporto porta l’uomo a potenziare il suo spirito al punto che mutano gli equilibri di forza con il mondo esterno. L’uomo spirituale, illuminato e trasfigurato si trova immerso ed abbandonato alla provvidenza, scompaiono le passioni e le concupiscenze e le inquietudini giornaliere. Il velo tra il tempo e l’eternità diviene così sottile che il desiderio di abbracciarsi con Dio diviene struggente e l’amore per questa dimensione rimane in piedi non per se stesso, ma per i nostri fratelli che amiamo, che non vogliamo tradire o abbandonare, e che vogliamo continuare a beneficare. Ritorniamo ora alla legge naturale che a noi sta tanto a cuore. La legge naturale è una  legge non formulata (ed è il momento che qualcuno si decida a farlo), non scritta, ma costitutiva di ogni uomo cioè posta dal Creatore nel cuore di ogni uomo (ROM 2,15). Da qui  scaturisce tutta la vita morale perché scorga dai fondamenti dell’esperienza umana... E’ quello che ogni uomo comprende ed intuisce per potersi realizzare, è come una carta del tesoro o una mappa per non perdersi in un paese straniero. La legge naturale è come una bussola infallibile, violarla, strumentalizzarla o accoglierla rappresenta la materia su cui Dio ci giudicherà. Siamo “obbligati” ad agire conformemente alla nostra natura, esigenza data dalla nostra somiglianza con Dio, nelle specifiche proprietà razionali e spirituali che trovano il loro compimento nella capacità di credere e lottare, di sperare e di programmare e nella capacità di amare e di donare gioia e salvezza. Allora i principi dell’ordine morale scaturiscono dalla stessa natura umana (Dignitatis humanae,14).

Se in teoria la natura va distinta dalla grazia, in pratica esse non possono dissociarsi. Così ogni religione positiva nel proporre la vita divina o la vita della grazia al tempo stesso operano per la promozione umana sul piano naturale. Non è un caso che le grandi religioni si siano piegate in maniera mirabile nel soccorrere le necessità e nell’alleviare le pene di interi popoli e di intere nazioni pur tanto geograficamente lontane.

Nessuna legge umana, positiva o pseudo-divina è legittima se viola una legge naturale. La legge naturale inoltre è fondata solo per il bene dell’uomo, solo in funzione di essa si può legiferare per la riduzione della libertà individuale di coloro che non sono degni o che sono dannosi alla società. Chi è contro la legge naturale è sicuramente dannoso per se e per gli altri. Così tutte le leggi umane e divine poggiano la loro autorità obbligante sulla legge naturale, che in primo luogo nella volontà di Dio Creatore trova il suo fondamento. Quindi la legge naturale è anche divina. Le norme naturali sono immutabili perché si riferiscono al fondamentale e non vanno confuse con tutte quelle norme che sono culturalmente condizionate. La legge naturale se è un imperativo categorico della coscienza, ha però spesso la necessità dinamica di autorealizzarsi, di attualizzarsi nel concreto tessuto storico, da qui nasce la difficoltà di una catalogazione definitiva ed esaustiva della legge naturale.

Per noi questa difficoltà però può essere superata, restringendoci solo a normare quello che è immutabile e stabile nella costituzione stessa dell’uomo e nella sua essenza. E’ importante la focalizzazione della norma universale, perché essa è certa e non mutabile, in questo la norma universale ha il grande valore di lodare o di denunciare, di promuovere o di condannare un’azione pre-morale. Hanno il ruolo importantissimo del discernimento, in questo senso rappresentano un contenuto culturale certo ed inderogabile. Una certezza su cui l’uomo può fare un investimento, una direzione certa e sicura su cui ci si può avviare con fiducia. Inoltre il male intrinseco verrà evitato con assoluta certezza perché esso non corrisponde oggettivamente alla concreta realtà umana. Ecco, quanto esplicitamente esprime la Gaudium et Spes: “Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce che lo chiama sempre, ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: obbedire ad essa è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria. Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge, che trova il suo compimento nell’amore di Dio e del prossimo. Nella fedeltà alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini, per cercare la verità e per risolvere secondo verità tanti problemi morali che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale. Quando più, dunque, prevale la coscienza retta, tanto più le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità. Tuttavia succede non di rado che la coscienza sia erronea per ignoranza invincibile, senza che per questo essa perda la sua dignità. Ma ciò non si può dire quando l’umo poco si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito alla abitudine del peccato.” (GS,16). 

L’uomo è l’essere che viene orientato al Bene, questo costituisce la sua dignità. L’uomo attraverso la sua ragione comprende l’obbligatorietà del bene e comprende altresì che la sua realizzazione passa nella concretizzazione di esso. Essendo necessaria ed inevitabile la nostra appartenenza alla società ne consegue che devo realizzare anche il bene della società, anche quando questo non potrà mai diventare da me fruibile. Consideriamo l’esperienza dell’apostolo S.Paolo che nella sua giovinezza vive nella preoccupazione di farsi giusto davanti a Dio. Egli vuole raggiungere questo obiettivo con lo sforzo esclusivamente personale attraverso l’obbedienza alla legge, ma questo lo pone nel continuo tormento di trovarsi imbrigliato nelle contraddizioni umane. Paolo nella giovinezza vive l’esperienza religiosa in una dimensione legalistica ed è pieno di odio nel considerare la gioia e la incredibile libertà dei primi cristiani, mentre lui si trovava imbrigliato in un numero enorme di leggi, precetti, regolamenti, decreti, riti e consuetudini, che nonostante tutti i suoi sforzi egli era costretto a non poter rispettare con grave conflitto della sua coscienza e con gravi sensi di colpa. Nella conversione al cristianesimo potrà gridare al mondo: “Ama è fa ciò che vuoi, perché pieno compimento della legge è l’amore!”. Nella conversione scopre lo spirito di Dio inabitare in lui, così alla obbedienza ai regolamenti sostituisce l’obbedienza allo spirito, in quel momento si accorge di diventare umano e divino, cioè naturale. In quel momento si accorge di essere veramente onesto davanti a Dio ed agli uomini. Critico ed ostile solo a quelle leggi che non sono in sintonia con la legge naturale che ormai distingue chiaramente in se. Da questo nuovo rapporto con lo spirito di  Dio, nasce l’uomo nuovo, sintesi della libertà umana e della santità di Dio.

Quanto intensa, gioiosa, avventurosa ed affascinante diventò la sua vita, ne possiamo avere solo una pallida idea leggendo gli atti degli apostoli e leggendo le sue lettere di mirabile antropologo, filosofo e teologo.

 Si comprende come la vita divina non sia una proprietà insita nell’uomo, ma esclusivamente un dono di Dio, che gusto ed imparziale desidera fare a tutti purché trova l’uomo predisposto a ricevere i suoi doni.

La realtà dell’uomo, essendo sempre sotto il giogo del suo limite e del peccato, non può in se stessa giungere da sola a Dio se questi non andasse incontro all’uomo. A motivo della sua fragilità l’uomo necessita di strutture e di leggi oneste, necessita che gli venga indicato il cammino certo ed inequivocabile per cui può giungere alla sua realizzazione. Proprio questo è lo scopo del presente lavoro. Se l’uomo non riconosce di essere dinanzi a Dio, subito rinuncia al suo essere reale e si dissolve, regredisce dal livello di identità personale a quello di natura, divenendo prigioniero di se stesso, delle cose e dei sistemi filosofico-materiali di questo mondo. Da essere destinato alla felicità, si trasforma in fruitore del piacere. Rinuncia all’eternità per subire la stessa condanna delle cose: la morte e l’assurdità. Dio non è propriamente un’altro diverso da me, ma è il mio amore. Quando obbedisco a Dio io non obbedisco ad uno che è fuori di me, ma obbedisco solo al mio amore.

Purtroppo c’è nell’uomo qualcosa che invece della potenza del proprio essere, chiede il potere ovvero la prepotenza su tutto e tutti. E’ l’uomo di oggi, scollato dal suo Creatore, idolatrando se stesso genera tanto tormento per se e per tutte le creature con cui entra in contatto. Pascal definisce il rapporto tra l’uomo e Dio come il gioco di due bambini che si tirano la palla. Essi, in questo gioco si divertono moltissimo, ma che succede quando un bambino egoisticamente decide di trattenere la palla per se? Questo è l’amore: donarsi continuamente nella fedeltà e nella dedizione sempre rinnovata, come un fuoco che si alimenta sempre e divampa in un incendio. Sento in me un tale incendio d’amore per ogni uomo e per tutti gli uomini del pianeta, mi sforzo di contenere questo fuoco ma non riesco a farlo. L’uomo illuminato scopre il mistero della sua vita e si accorge di essere un dono gratuito di Dio, diviene allora spontaneo fare di tutta la vita una lode ed una gratitudine perenne.

L’illuminato non ama Dio per quello che può dare, o il bene per i suoi frutti, ama Dio e il bene per se stesso. Lui illuminato e trasfigurato è divenuto bene vivente, luce del mondo e sale della terra. L’identità umana è rappresentata dall’essere fatto per Dio. Per il buon ebreo la vita è memoria, ricordo e celebrazione, atto spontaneo di gratitudine al suo Dio.

E’ necessario per l’ebreo santo fare memoria di tutta la storia meravigliosa della salvezza, momenti ineffabili in cui Dio e l’uomo hanno collaborato. La storia ed il categoriale, ovvero le categorie di spazio e tempo, così importanti ed indispensabili, sono comunque destinate ad essere superate.

Il progetto di amore e di salvezza iniziato da Dio non può fermarsi di fronte alla morte, altrimenti Dio non sarebbe Dio ed il suo amore non sarebbe vero-santo. Questo progetto d’amore trova il suo normale compimento in quell’assoluto di bene o di male che ognuno di noi avrà meritato. Possiamo ora con tanta gioia vedere la ricompensa a tante lacrime e a tante lotte che abbiamo sostenuto perché il “tuffo”  nel cuore di Dio già si avvera e si pregusta, quando lo spirito purificato dalla concupiscenza in un impeto d’amore si slancia fra le braccia del suo Dio. Quel momento beato è incredibilmente vicino visto che per Dio non valgono le categorie dello spazio e del tempo. Ecco l’esperienza più bella per un uomo in assoluto: travalicare le categorie dello spazio e del tempo per stare in intimità con Dio e poi reimmergersi nello spazio e nel tempo per portare tanta luce di verità ed amore.

Anche chi giunge per pochi momenti ad amare Dio in maniera pura assapora la fluidità dello spazio del tempo, che come un velo si rendono meno consistenti e si  trova con la punta dello spirito in un luogo di gioia e di luce viva, beatitudine, consolazione, comunione ineffabile, vortice di gioia ed esultanza che si trasforma in danze e canti e musiche che mai senso umano ha potuto godere o concepire. Per noi è una grande fortuna poter intuire queste cose con la punta dell’intelletto e con la punta dello spirito. Se le sperimentassimo nella loro intensità, per prima cosa il nostro povero corpo -non sopportando tanta gioia- ci lascerebbe immediatamente e per secondo la vita su questa terra ci sembrerebbe insopportabile e questo è contrario alla giustizia. Con Dio la mia libertà non è violata, ma potenziata, come un gioco a palla, Dio mi restituisce sempre la libertà che gli offro con amore, arricchita di tanti gioielli spirituali. Dio è allora il tesoro della mia vita. Per il peccatore la legge diventa un peso a cui volentieri vorrebbe sottrarsi, ma per chi ama, la legge è gioia, è sangue delle sue vene. Per l’uomo onesto la legge è sempre un potenziamento della sua libertà. Senza nessun timore ora passo finalmente a ufficializzare quella legge che ogni uomo si porta impressa nel cuore. In primo luogo onoriamo tutti gli uomini illuminati e santi tra cui: Buddha, Gandi, Maometto, Gesù di Nazareth e tantissimi altri dall’oriente all’occidente, dal nord e dal sud che ora chiamiamo a solennizzare ed autenticare questo impianto normativo, frutto comune del loro insegnamento e che deve essere accolto con gioia ed amore.

 Questo discrimina finalmente e certamente gli uomini in giusti o ingiusti, facendo giustizia di tanti soprusi e di tanto sangue innocente. Oggi 21 novembre 1997 venerdì è la mia giornata libera dall’insegnamento, sono in casa con i miei figli Giovanni Paolo Fedele e con Caterina Maria Stella. Oggi sono la loro unica balia, li nutro, cambio loro i pannetti, non appena però si distraggono nei loro giochi fuggo a scrivere qualcosa. Giovanni ha 26 mesi non sa ancora parlare tranne qualche piccola parolina, ma ad un tratto esulta emozionato, cerca di attirare la mia attenzione su un fatto per lui molto importante. La sorellina di 12 mesi e 8 giorni, come una farfalla senza fare leva o appoggiarsi, cammina libera per la stanza, si gira su se stessa e sceglie sicura la sua direzione, inconsapevole della sua paura di cadere. Così auspico all’umanità, che finalmente venendo in possesso di una verità etica certa, universale, oggettiva ed assoluta, possa finalmente uscire dalle sue paralizzanti incertezze e dirigersi sicura verso la verità in condizioni di sempre maggiore chiarezza e per il bene di tutti.

Intorno al 565 a.C., nasce Buddha, il suo insegnamento è laico, proprio come il nostro. Il suo insegnamento non si fonda su una rivelazione soprannaturale, ma sull’ascolto della legge naturale iscritta in ogni uomo e formula così i suoi cinque precetti etici:

1 - Non rubare e non possedere ciò che non ti sia dovuto;

2 - Non uccidere, non sfruttare o opprimere il tuo prossimo;

3 - Non commettere adulterio;

4 - Non usare bevande inebrianti, o sostanze stupefacenti;

5 - Non mentire mai.

La meditazione di questi cinque precetti sono sufficienti per comprendere tutti gli altri che seguiranno a motivo della nostra autorità morale, e dell’autorità di tutti gli uomini giusti che ci hanno preceduto. Così disponiamo:

6 - Porrai al di sopra della tua vita gli ideali di Giustizia (non fare ad alcuno il male che non vuoi ricevere) e di Verità (non dire bugie, non testimoniare mai il falso);

7 - Non mancare mai contro il pudore e non utilizzare mai la sessualità al di fuori di quell’amore che indica il dono onesto, fedele e totale di te ad un’altra persona;

8 - Onora l’autorità ed in particolare quella dei genitori, sii rispettoso e non superficiale della sapienza degli anziani;

9 - Non abbrutire la tua vita con il lavoro eccessivo, l’uomo vive più di aria e libertà gioiosa che di pane;

10 - Non essere volgare e non essere pigro;

11 - Proteggi ovunque e comunque potrai farlo le vedove, gli orfani, gli innocenti e la natura dall’inquinamento;

12 - Non dovrai invidiare, ne desiderare nulla che appartenga al tuo prossimo;

13 - Offrirai un decimo del tuo tempo e un decimo delle tue sostanze (tasse comprese), spontaneamente al bene ed alla costruzione della tua società, ovvero a vantaggio del prossimo.

14 - Onora il Signore Dio, padre e benefattore di ogni vita, onora per amor suo tutti gli uomini che onestamente si dedicano alla sua gloria. Questo deliberiamo e solennemente dichiariamo essere la legge naturale che trovasi nel cuore di ogni uomo.

 

LEGGE MORALE NATURALE

L'umanesimo integrale attinge forza dalla legge naturale. Quest’ultima ha una sua oggettività ed una sua intrinseca legittimazione. La comprensione di tutto questo entra in una dinamica precisa che anticipa l'evoluzione dell'umanità. Il monoteismo rappresenta il superamento del politeismo, ma questo dato inconfutabile è pur contestato da chi vuole sminuire il monoteismo e quello stupendo impianto morale che ha permesso tante conquiste, in ordine alla dignità della persona umana ed al progresso dell’umanità. Quindi, regole e canoni che ormai sono imprescindibili dalla coscienza collettiva al punto che sono ormai patrimonio inderogabile dell'umanità. Ma questa conquista e solo una tappa delle tante che ancora sono davanti a noi. Solo un ignorante può concepire il dogma come rigido, ed irrazionale, infatti il dogma si evolve con l’evolversi di tutta l’umanità. La verità continuamente si svela e si approfondisce.

Infatti il dogma è solo uno stadio di quella conoscenza che esige di essere meglio compresa, così l'affermazione assoluta può essere sempre meglio inculturata, chi si accontenta di slogan o di esemplificazioni o chi vede slogan e semplificazioni riduttive è un poverino. Ma il vero credente non è un poverino, è un grande uomo, si proietta verso l'Assoluto e da esso viene attirato, con tutte le facoltà e con l’intelligenza, elabora la fede come somma della sua maturità e del suo amore che si fa sintesi. Inoltre, la fede senza intelligenza si trasforma in superstizione, mentre, la scienza senza fede si ritorce per distruggere e non per aiutare l'uomo. Solo il tapino vede nelle conquiste della comunità dei credenti, una scatola chiusa e vuota, fatta di apparente rigidità al punto che la comunità dei credenti non può -secondo lui- rendersi interprete credibile del disagio sociale e di quello personale. Mentre il tapino di cui sopra ritiene la mitologia greca molto più consona al soddisfacimento dei suoi porci piaceri, ovvero la legittimazione del suo peccato.  Lui uomo del 2000, culturalmente e tecnicamente attrezzato vuole cimentarsi con la mitologia greca eletta a modello di categorie morali, pretendendo di annientare quello che è il cammino evolutivo dell'umanità, perché non accetta che qualcuno o qualcosa metta inquietudine nella sua corrotta coscienza.

Vigliacco vuole venire alle mani con donne e bambini sapendo per certo di restare vincitore. Ma il Dio di Abramo e di Maometto, di Buddha e di Gandi attende questo idolatra per scaraventarlo dalla sua pseudo cultura resa funzionale alla sua idolatria comoda e complice, ma che lui non potrà più trovare come un alibi quando il nostro messaggio conquisterà culturalmente il mondo o quando dovrà presentarsi dinanzi al tribunale di Dio. Questo perverso cerca di costruirsi dio in modo comodo e accomodante, complice del suoi vizi, lui come opzione fondamentale ha scelto il male, il Male sarà il suo destino.

 

VIRTù NATURALI E MORALI

Derivano da Dio ed hanno per termine l'uomo. Derivano da Dio ed hanno per termine Dio e la sua gloria, e la nostra gloria in Dio. Sono una costante disposizione dell'anima a desiderare ed a realizzare il bene. A fondamento di queste innumerevoli virtù troviamo: la religione, l’amore per la conoscenza della Verità, la prudenza, la giustizia, la fortezza, la temperanza.

               

VIRTù TEOLOGALI 

Derivano da Dio ed hanno per termine Dio e la Sua gloria, e la nostra gloria.

FEDE è credere veri gli interventi di Dio nella storia oppure credere negli ideali assoluti universali e trascendenti. La fede è un atto di conoscenza che si ottiene sia per esperienza personale (verificata nel cammino della chiesa), sia come rivelazione dai testi sacri. Ma l'esperienza ed i testi sacri si verificano a vicenda. Da questa conoscenza nasce la fiducia nell'amore e nella bontà di Dio come fondamento esistenziale della fede. Nella vita quotidiana abbiamo la lotta al peccato (ovvero a tutto quello che non è Dio), che si manifesta attraverso: la non credenza, l'apostasia, l'eresia, la superstizione.

SPERANZA ovvero attesa di un futuro migliore, non turbandosi per le contrarietà della vita, neanche per le persecuzioni, ma vivendo sicuri della vittoria definitiva del bene. Vivendo sicuri delle promesse di Dio: attesa del regno di Dio e della sua logica, dimensione essenziale è la gioia. Peccato corrispondente: nella disperazione non si confida più nel fatto che il bene spirituale è sempre e comunque superiore al male, ci si radica nella presunzione, non si riesce più a confidare nella grazia. I film di terrore tendono a confondere il senso oggettivo del reale, infatti mostrano il male malefico o satanico molto forte nei confronti del bene. Ma a livello spirituale come mostrano gli esorcismi non esiste proporzione tra il bene che è di natura divina ed il male che è solo sovrumano, quest'ultimo se vi è corrispondenza umana, è completamente soggiogato al bene, come le tenebre vengono disintegrate dalla presenza della luce. I film di terrore portano a disperare della potenza del bene sul male e di contro portano a credere erroneamente nella potenza del male. Questi film insinuano un non retto pensare e percepire la divinità.

CARITà, amore divino e spirituale, la forma pura e santa dell'amore, una incarnazione della presenza di Dio sulla terra. L'amore è a diversi livelli: fisico, psichico, spirituale. Fisico o Eros: "tu sei un bene per me, io ho bisogno di te" (concupiscenza - compiacenza). Psichico o Philia: "io voglio questo bene insieme a te", filantropia, condivisione, solidarietà. CARITÀ, Amore Spirituale o Agape, trattasi di un amore oblativo, puro, assolutamente disinteressato, mosso dal solo bisogno di donarsi senza restituzione, amore a livello divino, per cui amiamo Dio per se stesso sopra ogni cosa, e il prossimo come noi stessi per amore di Dio. "Io ti amo perché ho bisogno di donarmi a te". Peccato corrispondente: egoismo, dominio, l'altro rimane un mezzo, l'altro viene strumentalizzato fin'anche a distruggendolo. Nell'amore autentico e genuinamente umano tutte e tre queste dimensioni devono armoniosamente reagire. Non solo io ma anche l'altro è un fine.

   

I peccati contro Dio: non credere più possibile la propria salvezza, presunzione di salvarsi senza merito, negare la verità conosciuta, oppressione dei poveri e degli innocenti, negare il giusto compenso all'operaio, invidia della grazia altrui, ostinazione nei peccati, impenitenza finale, peccato impuro contro natura. Con questi l'uomo si oppone ai beni spirituali della verità e della grazia, e perciò, anche potendolo, difficilmente si converte. Peccati direttamente contrari al bene dell'umanità, tanto che provocano più degli altri, i castighi di Dio.

 

I VIZI CAPITALI

Sillogismo: “Chi non frena le passioni è pieno di brama, chi è pieno di brama non è mai sazio e non è mai sereno, chi  è in questo stato è infelice e disgraziato, quindi chi non frena le passioni è un disgraziato!!!”. Superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia ed accidia sono i sette vizi capitali. Essi provengono dal “peccato originale”, dalla parte di animalità che è in noi, e in noi resteranno fino alla nostra morte, rappresentano la concupiscenza del nostro corpo terreno e dovrò abituarmi a convivere ed anche a difendermi da essi. Uno di questi sette è per ognuno di noi il vizio dominante. I vizi capitali possono essere vissuti con tre gradi diversi: veniale, grave, mortale. Vi sono tre dimensioni di possesso che i vizi capitali esercitano sul genere umano: lieve, grave, mortale. E' lieve o veniale in tutti gli uomini ammirabili, condizione di vera maturità sul piano spirituale e umano. In questo stato si percepisce debolmente la lusinga del peccato, la luce dei loro valori trascendenti sconvolge continuamente le "tenebre" che non riescono a condensarsi e ad organizzare una seria strategia di attacco, così il castello spirituale rimane inespugnabile. Sono libero di abbandonarmi a qualche lieve trasgressione, a qualche atto voluttuoso, perché il mio discernimento, la mia libertà e la mia volontà sono fortemente radicate nel bene. Quando desideriamo vivere onestamente sotto il profilo spirituale e desideriamo essere coerenti con i nostri principi e siamo disposti all’inevitabile sacrificio, allora sperimentiamo la gioia della libertà interiore. La forza di questi vizi è sovrumana, se riesco a dominarli significa che lo Spirito Santo mi sta aiutando, non devo quindi inorgoglirmi. Il vizio è grave quando già mi condiziona e mi costringe alla sua volontà quando pur non volendo soggiacere al vizio, mi  costringe. Io sono diventato più debole, mentre lui è diventato più forte, mi domina. E' grave, quando il male riesce ad accecare le mie facoltà mentali, al fine di rendere confusa la determinazione del bene e del male, labile il discernimento, indebolendo la mia volontà e soggiogandola nel momento della tentazione. Non si viene fuori facilmente da questo stato, uscirne è indispensabile ma comunque sempre molto penoso. Occorre avere pazienza per anni, occorre una strategia vincente. Il vizio subentra quasi inavvertito, e si radica nelle mie ossa, nella mia struttura psichica, diviene una componente del mio essere e della mia persona, concorre ad influenzare nell'intimo la mia personalità. Sradicare il vizio è sempre molto doloroso perché è come sradicare una parte di me. Ma andare contro me, è difficile a motivo dell'istinto di auto conservazione e della continua confusione che le tenebre provocano verso la comprensione di ciò che è bene e di ciò che è male, come verso l'indebolimento della volontà. Il vizio mi possiede in maniera grave quando mi vergogno, mi accuso, mi schifo (atteggiamento sempre sbagliato), ma ricado continuamente. Per liberarsene è sempre questione di lacrime e sangue, di una umiliante risalita dalla gola dell'inferno, risalita che a volte può durare qualche decennio, ma è anche una questione di grazia (che ha una sua logica espiatoria e purificatoria di tutta la realtà di peccato accumulata nella vita), fino alla completa liberazione, fino al riscatto dall'asservimento. Beati coloro che sono liberi prima di presentarsi al cospetto di Dio.  E' mortale, quando non lotto più contro il vizio, lo giustifico, lo ritengo virtù, un mio modo naturale di essere persona, quando l’ho integrato con buona pace della mia coscienza. Ritengo il vizio (vedi il fenomeno dell'omosessualismo), una componente intrinseca della mia persona, lotto per affermare la mia identità con il peccato, divenendo missionario ed ambasciatore del male. Morire in questa condizione equivale alla perdizione, a perdere il possesso di Dio. Infatti commetto la più grave delle profanazioni, affermo bene il male e male il bene. Dichiaro mentendo che Dio è male, mentre satana il bene è il mio dio. E’ mortale quando stanco di lottare mi arrendo ad esso e lo legittimo moralmente e culturalmente. Essi nascono dal cuore dell’inferno e portano la morbosità fine a se stessa e svincolata dal valore. Il piacere è santo ed è lecito quando viene a me spontaneamente come un dono o come conseguenza di un’azione virtuosa. Non può esistere vittoria sui vizi capitali, se non c’è penitenza. La mortificazione e la penitenza sono le condizioni ordinarie di ogni vita spirituale. IL VIZIO è l'abitudine a fare il male ripetendo atti cattivi. Quelli che seguono la mentalità del mondo (beati i ricchi, i prepotenti ecc...) non possono essere veramente felici, non hanno pace nell’anima camminano anche verso la loro sconfitta terrena. L'analisi di questo argomento si basa esclusivamente su considerazioni esperienziali, non abbiamo bisogno di credere realtà che riscontriamo drammaticamente e quotidianamente in noi. Tra i vizi capitali ve ne è uno soggettivamente dominante! Riguardo alla loro pericolosità essi sono tutti letali. Il "vizio", è una abitudine cattiva (come la virtù è un’abitudine buona), che mi possiede e dalla quale io non riesco o non voglio liberarmi. Ogni vizio riduce la mia libertà e di conseguenza la capacità di donarmi, il mio potere di amare. Quando diciamo "ti amo!", per onestà dovremmo dire: "Ti amo al 70%, perché la restante parte  è posseduta dai miei vizi e non da me, sono parzialmente occupato dai miei vizi". Solo chi è libero dai vizi può dire "ti amo", gli altri devono dire "ti amo, però...".  O io ridicolizzo in  me i vizi capitali o da essi ne sono ridicolizzati. Il vizio, mi afferra per la catena con cui mi tiene mi sbatte per terra come un fuscello. O ci sono io, o c'è lui, o vivo io in me o vive lui in me. Così la battaglia contro i vizi capitali è sempre una battaglia "mortale", perpetua, fino all'ultimo momento della nostra esistenza terrena. Tuttavia, avere una retta spiritualità, significa (anche dopo un ventennio), riportare la vittoria fondamentale, la capacità di dominarsi e di dominare, se non si vince questa battaglia interna non ci si deve proporre a compiti di responsabilità sociale.  Esse sono intrinseche alla natura umana ed hanno presa su di noi proprio perché abbiamo un corpo così limitato e soggetto a tanti bisogni. Ma i vizi capitali divengono devastanti ed incontrollabili proprio quando vi è un vuoto spirituale.

 

SUPERBIA: Alta opinione di se, con ostentazione ed esaltazione delle proprie doti, unita ad un atteggiamento altero e sprezzante nei confronti degli altri. Un proverbio dice: "La superbia andò a cavallo e tornò a piedi", non è infrequente vedere i superbi umiliati. Il superbo è empio perché rifiuta a Dio la lode e la sottomissione  dovuta. Il superbo è incapace di ricevere perché si pone al di sopra degli altri. Attenti al senso di superiorità come a quello di inferiorità, in entrambi si nasconde la superbia. Devo essere serenamente convinto che, in quanto uomo, non sono inferiore e non sono superiore a nessuno. Dalla superbia, deriva l'arbitrio del proprio pensiero accecato, e da questo la Superstizione che è in realtà un credere alla paura ed al male, questo equivale ad un culto reso a chi non è Dio, oppure a Dio ma in modo non conveniente, perché tendente a strumentalizzarlo: perciò l'idolatria o il culto di false divinità o di creature; il ricorso al demonio, agli spiriti al fine di ottenere cose umanamente impossibili, queste sono sempre sconvenienti e dannose. Il santo orgoglio è l'estremo baluardo contro la depravazione. Infatti quello che in certe drammatiche ed esasperate circostanze potrei fare, non curante del giudizio di Dio o del prossimo, mi astengo dal farlo per una forma di pudore, come potrei sopravvivere dopo aver commesso una tale azione? La mamma di una mia alunna, risponde ad una inserzione che offre del lavoro e si trova di fronte ad un mago che con i poteri di satana prima che ella possa esprimersi le dice: "signora, lei non è adatta ai nostri scopi!" La signora chiede di capire anche a motivo del suo incomodo ed il mago le risponde: "Lei sarebbe disposta a spogliarsi nuda, a calpestare un crocifisso ed a partecipare ad una messa nera?" la signora risponde: "Non farei mai una tale azione!". Si ci sono azioni (che per un santo orgoglio che abbiamo di noi stessi), che non faremmo mai per tutto l'oro del mondo. Essa genera o il senso di superiorità o quello di inferiorità. Ma Dio ci ha messi nella condizione di aver bisogno di tutti; infatti abbiamo bisogno di tutte le persone che ci circondano. Il peccato di SUPERBIA consiste nella presunzione di erigerci a giudici assoluti del bene e del male, per l’arbitrio egoistico ch L'umanesimo integrale attinge forza dalla legge naturale, la quale ha una sua oggettività ed una sua intrinseca legittimazione. La comprensione di tutto ciò è dinamica perché segue o anticipa l'evoluzione dell'umanità. Lucifero l’angelo più bello del Paradiso si insuperbì, lui che era la creatura più riflettente della luce del suo Creatore, si insuperbì. Così divenne Satana, ovvero la creatura più brutta dell’universo e guida di tutti gli angeli ribelli chiamati demoni, che per odio verso il loro Creatore e per invidia verso di noi, cercano in tantissimi modi diversi di farci perdere l’anima e di farci dannare per l’eternità insieme a loro. Il peccato di SUPERBIA è tipico dei teologi, degli uomini intellettivamente dotati e di tutti coloro che si avvicinano a Dio. E’ somma temerarietà avvicinarsi a Dio con presunzione. Esiste però, un orgoglio positivo e benefico che si sperimenta quando siamo felici e giustamente orgogliosi di over operato bene e di aver prodotto molto frutto. Questo mi gratifica, mi ricompensa di tutti i miei sacrifici, mi incoraggia ancor di più nell’operare il bene. Non usiamo i doni di Dio per calpestare i diritti di Dio e i diritti degli altri uomini e così ritenerci a loro superiori. Bisogna essere umili, poiché tutto quello che facciamo di bene è un dono di Dio, che nella sua bontà si è degnato di arricchirmi di tanti doni e che mi ha dato la grazia di poterli bene usare. Fare il bene è molto difficile, mentre fare il male è molto facile. Il bene va fatto: nei modi giusti, alla persona giusta, al momento opportuno. Il santo orgoglio mi impedisce di operare il male, non tanto per amore del bene, quanto per amore di me stesso, infatti non posso tollerare proprio per santo orgoglio, alcune forme di depravazione. E’ l’ultima barriera di difesa contro il male. Non commetto il male perché sono buono, ma perché sono egoista e non posso danneggiarmi o depravarmi.

 

AVARIZIA:  Eccessivo attaccamento a ciò che si possiede, l'avaro è un uomo triste, incapace di godere le sue ricchezze, come il proprietario di un fiume che muore di sete per timore di ridurre l'acqua. Egli vive schiavo delle sue ricchezze, vive in loro funzione, la sua condizione naturale è la solitudine. S.Antonio da Padova fu invitato al funerale di un uomo religioso ma ricco avaro. Il santo si rifiuta di presenziare il funerale, e rivolto ai presenti dichiara inutili le lacrime e le loro preghiere, in quanto il defunto già è all'inferno. In una famiglia ricca del tempo questa pubblica diffamazione dell'onore doveva costare la vita. Il santo sereno prosegue: "Gesù ha detto, dove sarà il tuo tesoro, la sarà il tuo cuore, il cuore di vostro padre si trova nella sua cassaforte". I figli subito controllano e trovano fra le monete d'oro un cuore sanguinante, il figlio maggiore col suo pugnale apre il petto del padre (con la stessa arma avrebbe dovuto uccidere il santo), ma ulteriore stupore, nel petto del padre non vi era il cuore. Ma perché tanta crudeltà, tanto dolore, chi vorrebbe sapere che suo padre amato è all'inferno, perduto per sempre? Riflettendo, ho compreso il grande dolore di Dio, Padre del Cielo, per la perdita di un figlio carissimo, così Dio stesso s'incarica di ammonire i figli del ricco avaro affinchè si discostino dalla condotta egoistica appresa dal padre, il culto del denaro, e salvino la loro anima, per questo invia loro S. Antonio. La santa avarizia è la capacità di vivere sobriamente, in funzione di un benessere superiore di ordine personale e collettivo. E' il capitalizzare finalizzato all'investimento e quindi al progresso, alla solidarietà sociale. L’avaro è incapace di amare e di godere. Infatti gode chi sa spendere ed ama chi sa donare. L’avaro è colui che ama il denaro per il denaro e vive solo in funzione di accumularlo o di accumulare oggetti di valore. Quando è angosciosa e triste la vita dell’avaro, egli non ha amici veri.

 

LUSSURIA: fornicazione, libidine, lascivia, sfrenatezza. Oggi vi è un approccio superficiale riguardo alla concezione della sessualità così tanto centrale nella vita dell'uomo. Sono tanti i peccati sessuali e sono tutti di materia grave a motivo dell'importanza sulla conformazione dell'essere di persona. Le varie concretizzazione della lussuria (materia grave, libero consenso......) alcuni peccati sessuali una certa mentalità odierna vorrebbe eliminare. La sessualità non deve essere vista in modo negativo, essa è un dono, ma ogni dono abusato diventa dannoso. Il dono grandissimo della sessualità ci chiama alla responsabilità. Il merito di Froid è stato quello di sottolineare la importanza della sessualità, ma questa deve essere considerata i fattori che indicano la realizzazione umana, la differenziazione sessuale, porta caratteristiche sul piano biologico-psicologico-spirituale. La sessualità è quindi un modo diverso di essere per tutto l'uomo. La sessualità è molto discussa ma anche con molta banalità, frattanto si è accresciuta la corruzione dei costumi, sostenuta dai mezzi della comunicazione di massa, che va di pari passo con l'esaltazione del sesso. Ma la legge di Dio è scritta nel cuore dell'uomo ed essa è eterna, ma in contrasto con le vere esigenze dell'uomo, notiamo anche un permissivismo da parte di alcuni moralisti, un licenzioso edonismo, non avere più la chiara percezione del bene e del male. I giovani quindi rimangono senza una proposta morale, senza la proposta di una pedagogia dell'amore. Sono numerosi quelli che oggi che di fronte a tante opinioni diverse, non sanno cosa devono credere per vero - colpevole silenzio delle comunità dei credenti - La chiesa non può restare indifferente di fronte alla confusione degli spiriti. Ogni giorno i vescovi constatano le difficoltà di proporre con chiarezza ed i fedeli con difficoltà a comprendere. Gia importanti documenti sono stati pubblicati, poichè le opinioni erronee continuano a diffondersi. La dottrina della Chiesa si esprime sul fondamento biblico e  sulla legge morale naturale impresse nella coscienza umana, per questo il pronunciamento della Chiese Cristiane coinvolgono tutti gli uomini. Come i dieci comandamenti, che sono anche legge naturale e per questo riconosciuti da tutti i popoli. Gli uomini del nostro tempo sono persuasi che essi devono scoprire le leggi presenti nel loro cuore e di portarli allo sviluppo per la realizzazione di tutti. In campo morale l'uomo non deve emettere giudizi di valore secondo il proprio arbitrio, perché la legge scritta da Dio nel cuore non è stata data da te, ma per quella legge che è in te tu sarai giudicato. L'uomo ha una legge scritta da Dio nel suo cuore inoltre a noi cristiani infatti Dio mediante la sua rivelazione Dio ha fatto conoscere il suo disegno di salvezza, Colui che ha detto Gv. 8,12 “Io sono la Luce della vita”.  Se uno disattende la sua legge di crescita si demolisce spiritualmente. Certo molte esigenze sono mutate, ma  mai potrà mutare la legge eterna, perché il bene ed il male sono di natura ontologica e superano le categorie dello spazio e del tempo, certo mutano le contingenze, ma la luce della morale naturale non cambierà mai. Come la luce che illumina ogni uomo sia che vada a piedi sia che vada in aereo, questi principi fondamentali sono contenuti nella legge eterna oggettiva universale, è quel radar interiore che ti permette di capire ciò che è bene e ciò che è male è la parte divina di te, e la parte più nobile che è in te. Dio ordina dirige e governa l'universo traendo il cuore degli uomini con delicatissimi vincoli d'amore. Sei peggio di una bestia se non riconosci nei dieci comandamenti la legge eterna. Offuscato dalle tenebre interiori Dio rende partecipe l'uomo sicché egli possa sempre conoscere la legge immutabile. Bisogna cercare sinceramente la verità , a torti molti pretendono che per seguire ..... bisogna seguire una pseudo carità. Per quanto riguarda alcuni gesti la Chiesa ha codificato un giudizio non suscettibile di variazione. Masturbazione, rapporti pre-matrimoniali, adulterio, omosessualità.

la legge di carità non è mai vaga, "se tu desideri una donna per possederla, tu hai commesso adulterio. Ma per la rivelazione divina, come per la legge naturale l'adulterio è sempre stato un male e sempre lo sarà, perché offusca la santità dell'amore. Colonna e sostegno della verità e interpreta autenticamente i principi dell'ordine morale che concernono il pieno sviluppo e il cammino di santità dell'uomo, per non cadere nella contraddizione. Il linguaggio della genitalità consiste nella capacità di progettare insieme il mio futuro, armonizzandolo con il futuro dell'altra persona. La sessualità ha sempre una dimensione creativa, coinvolgente ed esclusiva. La genitalità ha un valore grandioso, essa si realizza in tutto il suo splendore soltanto nel matrimonio. Vi sono comportamenti morali che le religioni monoteistiche hanno sempre stigmatizzato, il cristianesimo in particolare nello spazio e del tempo non ha mai cambiato le norme morali riguardanti la sessualità. La violenza e la perversione sessuale sono dilagate nel mondo a causa di una contro progetto della cultura dell’egoismo. Bisogna tenere nel debito conto la pari dignità dell'uomo e della donna. La sessualità umana è inscritta nella  spiritualità della persona ed una collaborazione con Dio nel chiamare alla vita nuove creature. Certamente è importane che fra i coniugi ci sia un sincero amore in purezza di cuore, ma anche gli atti degli sposi devono corrispondere alla legge di Dio. La sessualità è data per la generazione feconda sia sul piano spirituale e a volte sul pino generativo, come una santa alleanza con Dio e con il patner, tutto finalizzato alla cultura ed alla promozione della vita.

RAPPORTI PREMATRIMONIALI, si tratta di una perdita di senso morale e quindi di senso della responsabilità e della dignità, laddove il concetto di amore si coniuga con quello di egoismo. Purtroppo, una pubblicità di massa spinge addirittura i preadolescenti a vivere "senza inibizioni"…, così molti rivendicano il diritto ai rapporti prematrimoniali o extra-matrimoniali, ma questa opinione è in contrasto con il buon senso ancor prima di analizzare la dottrina cristiana nel quale l'atto sessuale può essere legittimo solo nel matrimonio. Nulla stabilisce che gli impegni tra privati siano tutelati.

Quello che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi, è l'essere una carne sola. Se Dio non congiunge in matrimonio non possono considerarsi una carne sola.

Mentre l'unione dei corpi nell'impudicizia contamina....

L'unione dell'uomo e della donna non è legittima se non si raggiunge una stabile comunione di vita. 1 tim ,10  L'esperienza ci insegna che affinchè l'unione sessuale esprima .... è necessario il matrimonio, sia per il bene della coppia che per quello della comunità. O non ci sarà la  prole o essa nascerà in condizione instabile. Il fidanzamento è una condizione transitoria, non è suggellata dall'alleanza pubblica, solenne e sacramentale. L'uomo è la donna sono una carne sola dopo che Dio li ha confermati nel loro sacro proposito di riunirsi in una sacra alleanza per tutta la vita, la violazione di questa condizione è sempre un male morale. “FIGLIO MIO, STAI ATTENTO CHE FRATE CORPO NON SI TRASFORMI IN FRATE PORCO.” E’ il vizio capitale più penoso, perché subito dopo averlo consumato una diffusa amarezza e diffusi sensi di colpa si diffondono per tutto il proprio essere. Riguarda la deviazione del piacere e dei fini della sessualità. Il piacere è benefico solo quando questo proviene dalla giustizia e dalla dignità. Chi domina questo vizio assai penoso è destinato ad avere la virtù corrispondente della verginità spirituale, chiamata castità. Ma in un epoca di volgarità di stato e di pansessualismo questo é problematico.

 

OMOSESSUALITÀ.

Alcuni fondandosi su false osservazioni di ordine psicologico... giustificano l’omosessualità, patologia perfettamente curabile. Quelli irreversibili o incurabili o irrecuperabili sono solo coloro che non vogliono guarire da questa patologia e si ostinano in essa. Si presume una erronea naturalalità di queste unioni perché la loro tendenza sarebbe naturale, analoga alla vita matrimoniale in quanto essi si sentono incapaci di vivere una vita solitaria. Non bisogna mai considerare una situazione come irrecuperabile, sul piano personale la loro colpevolezza verrà giudicata con prudenza, ma non può essere attribuita una giustificazione morale alla congiunzione carnale contro natura, che violenta e deturpa il senso della sessualità. Certo occorre una comprensione, un atteggiamento di carità verso il singolo, mentre non si deve avere alcuna esitazione a bocciare il fenomeno in se nella sua oggettività. E' un uso della sessualità non significativo, è una grave depravazione, è la   negazione di Dio stesso e dell’ordine da lui fondato. Giungono a disonorare tra  loro i loro corpi, Dio li ha abbandonati a passioni infami, accesi di passioni abominevoli si chiudono la porta del regno di Dio. La situazione è gravissima, tuttavia l'individuo va accolto con amore e va aiutato al fine di rigenerare e riportare vittoria in questa penosa condizione. Il combattimento può a volte essere arduo ma non impossibile. Gli atti sono intrinsecamente disordinati e non possono trovare nessuna giustificazione. Esci fuori dal fango, esci come puoi da una situazione che è come l'inferno.

MASTURBAZIONE. A livello adolescenziale, e comunque a carattere occasionale può essere un atto senza conseguenze morali negative, anche in considerazione della sessualità impulsiva dell’uomo.

Ci sono tre tipi di lussuria: degli occhi, delle orecchie, del corpo.

Quello degli occhi consiste nel piacere provato ad essere guardati e desiderati ed a guardare con desiderio il proprio e l’altrui corpo. Piacersi e piacere di per se non è peccato quando lo si fa con assenza di morbosità ed in presenza di modestia e pudore. Il pudore è la sfera di dignità del nostro corpo, che non deve essere dato in pasto a tutti, ma solo goduto dal nostro partner. Quello delle orecchie si ha quando si desidera moltissimo essere lodati dagli altri. Quello del corpo si ha quando il piacere si ricerca morbosamente attraverso il contatto di cibo, di vestiti. La santa lussuria è il piacere che ci giunge come una legittima conseguenza di una vita virtuosa e onesta.

 

IRA:

L’ira è una reazione sproporzionata, un impeto di odio violento ed esagerato verso il prossimo. Chi ha questa attitudine, molto probabilmente nell’infanzia ha subito spesso la violenza e l’aggressività. E’ una persona poco matura e quindi poco disponibile alla comprensione e non riesce a sopportare alcuna situazione di disagio, verso cui reagisce con violenza. “L’ira non compie cosa è giusto d’avanti agli occhi di Dio”. Esiste anche una giusta ira: l’ira di Dio, che dopo aver tanto pazientato si abbatte sui peccatori. Gesù arriverà con delle fruste a cacciare i mercanti dal tempio. Davide userà la santa ira contro Golia, mentre Dio la usò contro Sodoma e Gomorra. Reagire alla violenza o difendere un innocente con legittima difesa è una giusta ira.

Tutti abbiamo il dovere di difendere la giustizia e di testimoniare la verità, a volte purtroppo è indispensabile la giusta ira. IRA: moto dell'animo di violenza ed irritazione essere accecati dall'ira, rabbia, infiammarsi per l'ira e perdere il controllo di se, odio, disposizione a nuocere, avere in odio tutto, detestare il mondo e l'umanità. Si tratta di una reazione sproporzionata, una punizione eccessiva, una mancanza di moderazione. I danni ed i traumi che si possono procurare al prossimo sono enormi. Per guarire: se non perdono e non comprendo come posso sperare di essere a mia volta compreso e perdonato da Dio? La pazienza, la mitezza ed il dominio di se sono la più grande manifestazione di potenza possibili ad un uomo. La santa ira invece, è l'ira di Dio, quella che non ci pone in una condizione di omertà se non di complicità verso il male. E' una reazione per la giustizia e la verità gravemente violate.

 

INVIDIA: L’invidioso è una vittima di se stesso. Ti trovi ad invidiare proprio come ti trovi addosso l’influenza, senza averla chiamata. L’invidia è pericolosissima perché ha il potere di toglierti la serenità e ti allontana le benedizioni di Dio. E’ una esplosione pura di cattiveria. Astiosa irritazione verso la ricchezza, il successo, la felicità e la fortuna altrui. Proverbio: "crepare d'invidia" consumarsi per invidia. Infatti l'invidia è come un fuoco nelle viscere e giunge  ad avvelenare il sangue. L'invidia blocca le benedizioni di Dio, e ci conduce alla povertà. Per guarire: piangere e pregare di essere liberati da questa sventura. Incominciare a pregare ed ad amare la persona che abbiamo invidiato finché non desideriamo sinceramente che sia più felice, più fortunata, più ricca, più ... di me. Volesse il cielo ch'io sia il peggiore e che tutti in tutto siano migliori di me, allora si che sarei felice e fortunato.

Non v’è altro rimedio che piangere e supplicare il Signore di esserne al più presto liberati. Si deve subito incominciare a pregare ed a desiderare il bene ed ogni bene, per la persona verso cui sentiamo invidia, si deve anzi chiedere al Signore un grande amore per questa persona e desiderare il suo maggior bene che superi di gran lunga quello che noi mai potremmo ottenere. Desiderare che abbia e che sia più di noi in tutto. Il demonio, ve ne accorgerete subito, fuggirà a questo punto immediatamente da voi, non potendo sostenere l’amore e voi ne avrete una grande consolazione. Esiste anche la santa invidia, essa consiste nel desiderare l’altrui virtù e l’altrui abilità, essa è legittima ed addirittura virtuosa, rappresenta un’emulazione ed imitazione del bene, risponde alla domanda: “Se ci è riuscito lui, posso riuscirci anch’io! La santa invidia è compiacersi di quello che altri hanno realizzato al fine di poterlo imitare, è una imitazione della virtù e di ogni opera buona(emulazione), è un'imitazione pacifica, generosa e benigna del bene.

 

ACCIDIA:

svogliatezza, indolenza, pigrizia, noia, malinconia, negligenza. Noia e disgusto per il proprio dovere e per tutto quello che è virtù (sovraesposizione al sensibile, chiusura alla grazia). Sbuffare del proprio dovere, lamentarsi sempre, avere a noia una buona azione, odiare il bene con le sue necessità, indugiare quando squilla la sveglia al mattino. Resistenza verso il bene ed inclinazione verso il male. Per guarire: farsi violenza ed imporsi l'ubbidienza incominciando dalla sveglia del mattino. L’accidia è la negligenza nell’esercizio della virtù necessaria a compiere bene un’azione. E’ una resistenza alla santificazione ed alla perfezione. La stanchezza e la resistenza che noi sentiamo nel compimento del nostro lavoro e dei nostri doveri è una manifestazione d’accidia. Essa è indolente, pigra e giunge fino a sentire una repulsione verso il nostro dovere ed il bene che invece dobbiamo compiere. Inspiegabilmente, misteriosamente, al di fuori della mia volontà mi trovo ad odiare la preghiera, il cammino verso la perfezione, il dovere quotidiano, in una parola mi trovo appesantito ed addirittura impedito nell’affrontare il bene. Il bene per sua natura necessita di gioia e di entusiasmo, di zelo e di tutto il nostro impegno per uscire da questo stato di purificazione delle nostre intenzioni. L’accidia, infatti, indica che l’ideale è posseduto nella nostra vita in maniera ancora poco pura.  La santa accidia è quella che comprende, come al di la di ogni realizzazione, quello che conta sono le intenzioni del cuore, equilibrio e moderazione verso gli altri e verso noi stessi. Non siamo gli aguzzini di nessuno neanche di noi stessi.

 

GOLA: 

avido, bramoso, cupido. Proverbio: "uccide più la gola che la spada". Coloro che non riescono a mangiare tutti i cibi, (oggettivamente, in se, essi sono tutti buoni e gustosi) e dicono questo mi piace, questo non mi piace. Ma l'organismo ha bisogno di tutti gli elementi nutritivi, sovente privati di una alimentazione completa ci ammaliamo. Per guarire: rovinare il gusto dei cibi, non chiedere mai quelli preferiti, mangiare alla sera o il giorno dopo il cibo avanzato o leggermente deteriorato. La santa gola è tipica di quando in modo non richiesto godiamo della gioia della mensa e ringraziamo sia Dio come chi ha lavorato per noi.

 

L'impresa più gloriosa, della conquista delle vette più alte, o di giungere oltre tutti i misteri della scienza e della tecnica e quella di vincere se stessi.(S.Francesco d’Assisi)

Le virtù opposte ai vizi capitali sono: l'umiltà, la liberalità, la castità, la pazienza, la sobrietà, la fraternità e la diligenza nel proprio dovere.

 

SIATE UOMINI

“Siate soprattutto uomini. Fino in fondo. Anzi, fino in cima. Perché essere uomini fino in cima significa essere santi. Non fermatevi, perciò, a mezza costa: la santità non sopporta misura discrete. Siate capaci di accoglienze ecumeniche, provocatori di solidarietà planetarie, missionari “fino agli estremi confini della terra”, profeti di giustizia e di pace. Siate disposti a pagare con la pelle il prezzo di quella comunione per la quale Gesù Cristo, vostro incredibile amore, ha donatola vita”.              don Tonino Bello

 

“Per questa grazia, infatti, siete salvi mediante la fede, e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; ne viene dalle opere, purché nessuno possa vantarsene.” Ef. 2,8-9

 

“Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato.” Gv. 3,16-18

 

“A quanti però lo hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, ne da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.” Gv. 1,12-13

 

“Ecco, sto allo porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui, ed egli con me.” Apo.3,20

 

“Io tutti quelli che amo li rimprovero li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti.” Apocalisse 3,19

 

“Chi crede nel figlio ha la vita eterna,..su chi non crede, l'ira di Dio rimane

sopra di lui.” Gv.3,36

 

“Io sono la via , la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo

di me.” Gv.14,6

 

“Quindi se uno è in Cristo è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate,

ecco ne sono nate di nuove.” 2cor.5,17

 

 

NEGAZIONE DI UN FONDAMENTO

UNIFICATORE DELLE DIFFERENZE

Dobbiamo opporci alla frantumazione della realtà totale.

 

   Le due direzioni della crisi della categoria della totalità hanno messo in discussione non solo lo spazio e la legittimità della metafisica, ma anche l’atteggiamento della tradizione filosofica che pone la conoscenza della verità come guida dell'agire politico. (“Chi ha orecchie per udire, oda......” Mc. 7,16)

   La trasformazione pratica del mondo secondo la libera volontà di autorealizzazione, non più vincolata da alcuna legge naturale o metafisica, prende il posto della contemplazione della verità nel mondo “Difatti tutti hanno peccato, e sono privi della gloria di Dio.”  Rm.3,23.

Il personalismo di Mounier è dunque il personalismo della crisi o una filosofia della crisi, egli si ingabbia e muove all'interno delle coordinate storiche che sono la crisi del mondo borghese capitalistico ad opera di Marx e la crisi del mondo borghese cristiano ad opera di Kierkegaard.

Esse sono conseguenti alla frattura rivoluzionaria aperta nel pensiero contemporaneo e   causata dalla crisi del sistema hegheliano “Poiché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù nostro Signore.” Rm.6,23.

     Diamoci da fare e facciamo un pò di ordine in tanta spazzatura e confusione.

 

Mounier ha colto nel sistema hegeliano il capolavoro e il massimo responsabile di quel gioco delle idee totalizzanti e giustificatrici della storia  che hanno distratto il pensiero e l'orizzonte inglobante di ogni ente.

 

Frantumazione della realtà totale e negazione dell'essere e dell'esistenza , di un senso che possa essere unificatore delle differenze.

HEGHEL afferma che se tutto è possibile all'uomo, tutto è permesso all'uomo, tutto è permesso sull'uomo.

 

LA CRISI DELLA MODERNITà

 è data da quella presunzione della RAGIONE dell’UOMO che misconosce un’ETICA UNIVERSALE per un abbandono del significato trascendentale del pensiero, con la conseguente indipendenza assoluta dell’uomo che distrugge ogni realtà spirituale e ogni responsabilità per la creazione.

Tutto deve essere fruito egoisticamente in una visione unilaterale.

Ma l'essere ci comprende e non è puro oggetto da dominare, ne è totalmente dominabile, esige ed offre ascolto.

 

L'EVENTO DELL'ASCOLTO

   L'autonomia spirituale consiste in una interiorizzazione vitale dell'altro, mediante l'intelligenza e l'amore.

    Heideger parla di EVENTO IMPREVEDIBILE, LA CUI CONSAPEVOLEZZA APRE ALL'UOMO IL SUO LIMITE.

Ma aprendo l'uomo al suo limite, lo apre alla storia, agli altri, all'essere. Questo segna l'incontro dell'Universo col mio universo, questo è "il senso della libertà” e il “senso del reale” che impongono un criterio metodologico alla ricerca scientifica, essa si liberi da ogni apriorismo dottrinario.

Oggi sono sparite le illusioni autonomistiche e l'ottimismo razionalistico di dominare il mondo.

 

EFFIMERO

LA SCINTILLANTE SUPERFICIE DELL'EFFIMERO HA MOSTRATO LA SUA VUOTAGGINE E LA SUA IPOCRISIA.

 

Il vuoto dell’uomo è anche il sovvertimento dell'essere nel suo ordine e nella giusta gerarchia dei suoi valori (Rosmini).

Questo sovvertimento dei valori porta solo apparentemente a una reificazione dell'uomo e personalizzazione delle cose, ma di fatto SOTTOMETTE L'UOMO AL CONSUMO, ALLA PRODUZIONE, AL PROFITTO SPECULATIVO e lo rende un oggetto, un animale umano.

 

From nel “IL BORGHESE” dice che l’uomo si muove tra le cose, ha perduto il senso dell'essere e del mistero, cristiano senza inquietudine, miscredente senza passione, per la sua sicurezza psicologica e sociale fa ribaltare l'universo delle virtù...ecc.