FAME 1

FAMIGLIA 1

FATALISMO 2

FATIMA 2

FEDE 2

FEDE e RAGIONE 2

FEDE E POLITICA 2

FEDE E STORIA 2

FEDERALISMO 2

FELICITÀ 2

FEMMINISMO 2

FIAT 2

FILOGENESI 2

FILOSOFIA CONTEMPORANEA 2

FILOSOFI ASSASSINI 2

FILOSOFIA DEL DIRITTO 2

FILOSOFIA DELL’ETICA 2

FILOSOFIA POLITICA 2

appunti filosofici(approfondimento)

FIUMI 2

FOLLIA 2

FONDAMENTALISMO 2

FORZA MORALE 2

FRANTUMAZIONE 2

FRATELLANZA 2

FRODE 2

FUMO 2

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FAME

CAINO, SONO IO!. QUANDO DEGLI AGRICOLTORI DEL NUOVO MONDO ROVESCIANO PER STRADA 270 TONNELLATE DI LATTE, E AL TEMPO STESSO SETTE MAMME SU DIECI VEDRANNO I LORO FIGLI MORIRE DI FAME PRIMA CHE ESSI GIUNGANO A 15 ANNI. ED IO ME NE STO ZITTO! CAINO, SONO IO! QUANDO SO CHE PER COMPRARE UN LITRO DI QUEL LATTE, CHE VIENE BUTTATO VIA IN MODO COSì CRIMINALE, UN MANOVALE INDONESIANO DEVE LAVORARE PER UN TEMPO DIECI VOLTE SUPERIORE A QUELLO DEL SUO COLLEGA NEGLI USA.  ED IO MI ACCONTENTO DI MORMORARE,"ORRIBILE". QUANDO VENIAMO A SAPERE CHE SE TUTTI GLI AFFAMATI, I DISGRAZIATI, I DERELITTI POTESSERO SFILARE ATTORNO AL MONDO, IL LORO CORTEO, FAREBBE 25 VOLTE IL GIRO DELLA TERRA. E NON NE PROVIAMO SPAVENTO:

CAINO, SONO IO, CAINO, SEI TU. LA FAME DEGLI UOMINI FARA’ PRECIPITARE LA FINE DEL MONDO.         R.FOLLEREAU

FAMIGLIA

CR 506/02 FAMIGLIA: la strategia dei movimenti per la vita alle conferenze dell'ONU.(14dicembre 1996, n. 506Corrispondenza romana) Il 21 novembre scorso l'international Heraìd Tribune, il quotidiano di lingua inglese più diffuso nel mondo, ha segnalato che per la prima volta gli aiuti umanitari internazionali, e segnatamente quelli erogati dalle agenzie ONU, della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa per i rifugiati del Rwanda, includevano contraccettivi ad altri "servizi sessuali”. Si tratta della conferma di una voce già circolata tra gli addetti ai lavori al recente Wodd Food Summit (WFS, vertice mondiale sull'alimentazione) della FAO a Roma e di cui CR è venuta a conoscenza tramite gli esponenti dei movimenti per la vita accreditati, che hanno fatto sentire la loro presenza con una discreta azione di lobbying contro la nefasta influenza dei promotori della “cultura della morle” Inoltre questa conferma avvalora ulteriormente la decisione della Santa Sede di sospendere ogni donazione all'UNICEF per il suo coinvolgimento nelle politiche volte a promuovere aborto, contraccezione e sterilizzazione. I gruppi pro-life hanno ottenuto una grande vittoria, all'ultima conferenza ONU, quella sugli insediamenti umani svoltasi ad Istanbul dal 3 al 14 giugno '96, e questo spiega forse perché i media non se ne sono granché occupati. In questa occasione con un'accorta azione di lobbying sui delegati dei paesi in via di sviluppo, sono stati vanificati i tentativi di includere nel documento finale ogni riferimento alla promozione dell'aborto e della contraccezione, anche a scuola e senza il consenso o il parere dei genitori. All'incirca lo stesso risultato si è ottenuto nella preparazione del documento di lavoro per il WFS di Roma con l'eliminazione dell'aborto su richiesta, dissimulato nella più generica terminologia di "salute riproduttiva". Nonostante le difficoltà e le scorrettezze che più oltre sì vedranno, ancora una volta la "cultura della morte" ha perso, o almeno non ha vinto, in quanto a Roma il WFS della FAO si è concluso tra un mare dì polemiche e con le contestazioni al documento finale di 16 paesi, a cominciare dal Vaticano e dagli USA. (CR 5061021DE96)

CR 506/03 FAMIGLIA: intervista a Babette Francis. Nel corso del vertice della FAO, svoltosi a Roma il 21 novembre scorso (cfr. CR 505/O), il nostro inviato ha intervistato la sig. Babette Francis, leader tra le più attive del mondo anglofono nella battaglia in difesa della cultura della vita. Cattolica di origine indiana, Babette Francia risiede in Australia da 43 anni, dove ricopre la carica di "national and overseas coordinator" di Endeavour Forum (EF), un'organizzazione australiana per la famiglia e per la vita specializzata nelle tematiche anti-femministe: R.     Il nostro interesse è motivato dal rischio che questo vertice, come i molti altri già organizzati dall'ONU, sia finalizzato a promuovere il controllo demografico o, come viene adesso più pudicamente chiamato, la "stabilizzazione demografica". La lobby femminista e i gruppi "liberali" vedono nella crescita della popolazione la fonte di tutti i problemi. Noi non la pensiamo così. Al contrario, noi riteniamo che gli esseri umani siano la risorsa più preziosa del mondo. Tutte queste conferenze ONU sono incentrate sulla crescita demografica e le nazioni ricche, particolarmente gli USA, Canada e l'Unione Europea, hanno l'obiettivo di imporre il controllo demografico ai paesi in via di sviluppo. D.   Ma questo controllo demografico non è l'equivalente della politica di pianificazione familiare?

R.   Sono due concetti differenti. In linea di principio la pianificazione familiare è il diritto di ogni coppia di decidere il numero dei figli e l'intervallo tra una nascita e l'altra. Invece il controllo demografico è una politica imposta dai governi sulle coppie e in ultima analisi si tratta di una violazione dei diritti umani. Il controllo demografico nei paesi del Terzo Mondo è abbondantemente finanziato dagli USA, Gran Bretagna, i paesi scandinavi e il resto dell'UIE, oltre che da ricche fondazioni come Ford, Rockfeller, Carnegie.(14 dicembre 1996, n. 506   C. romana) Queste operano mediante organizzazioni quali l'International Planned Parenthood Federation, la Funds for Population Activity dell'ONU e perfino l'UNICEF. Perciò la nostra presenza qui era motivata dalla necessità di non permettere che il WFD uscisse dal seminato, cioè fornire cibo agli affamati e sicurezza alimentare per tutti, e non occuparsi di controllo demografico. D.   Cosa risponde a chi è preoccupato circa l'esaurimento delle risorse?

R.   Uno dei falsi luoghi comuni che dovremmo eliminare è proprio quello riguardante il timore che il mondo stia esaurendo le sue risorse. Molti nei paesi che promuovono il controllo della popolazione hanno in buona fede questa errata convinzione. Ad una conferenza per la vita a Frascati, prima del summit della FAO, Nicholas Eberstadt dell'American Enterprìse Institute ha dimostrato come ormai nella maggior parte del mondo, eccetto l'Africa sub-saharìana, le persone vivono più a lungo, segno di un miglioramento sanitario e alimentare. Le risorse non si stanno esaurendo semplicemente perché l'uomo escogita sempre nuove invenzioni. Ad esempio molta della nostra tecnologia oggi si basa sui circuiti al silicio e il silicio si compone fondamentalmente di sabbia. Nessuno avrebbe potuto prevederlo 50 anni fa. La realtà è che le proiezioni di quello che potrà accadere tra 50 anni non hanno alcun fondamento valido, nel senso che si tratta solo di congetture. E' come guardare nella palla di cristallo o andare dal chiromante. Nessuno può prevedere il futuro. Pensiamo alle cantonate di gente come Malthus o Paul Erlich, che ha scritto negli anni '70 "La bomba demografica", ma che non è ancora scoppiata! Ad esempio quest'ultimo, dopo una visita in India disse che sarebbe andata incontro a una sicura carestia e che la gente sarebbe morta di fame. Oggi invece l'India è un esportatore di cereali. Ci possono essere problemi di distribuzione e ci sono bambini malnutriti, ma si tratta di una conseguenza della povertà e non della mancanza di cibo. Altro esempio: lo scorso secolo si diceva che a Londra la popolazione doveva diminuire perché lo sterco lasciato dai cavalli che trascinavano le carrozze adibite al trasporto delle persone avrebbe raggiunto livelli impossibili, ma nessuno aveva previsto l'avvento dei veicoli a motore. In ogni caso, quando una risorsa comincia a scarseggiare, e il prezzo aumenta, l'uomo, essere dotato di intelligenza e inventiva, trova qualche sostituto. Ma questi profeti di sventura ignorano proprio, come detto, che la risorsa più preziosa al mondo è l'essere umano e la sua intelligenza. D. Qualche esempio più concreto?(14dicembre1996, n. 506   Corrispondenza romana) R.     Negli USA un secolo fa il 50% della popolazione era dedita all'agricoltura sul 50% di terra disponibile. Ora invece solo il 3% della popolazione lavora la terra e gli americani non solo si nutrono più che a sufficienza, ma sono soprappeso ed esportano derrate alimentari. Quindi il cibo non solo non scarseggia, ma viene usata molto meno terra e difatti ora negli USA sono in atto intensi programmi di riforestazione sulla terra non più coltivata, scongiurando così anche il rischio che si esaurisca il patrimonio boschivo. Basta applicare i corretti principi e la corretta tecnologia. Lo stesso in Francia, dove il 3,9% della popolazione produce tutto il fabbisogno nazionale oltre un ampio margine per l'export. Addirittura in alcuni paesi del mondo, e mi pare che tra questi ci siano gli USA, gli agricoltori vengono pagati per eliminare terra agricola.

D.   Ci risulta che a Roma ci sono state difficoltà per i gruppi pro-life: non sarà stato per il successo di Istanbul?

R.   E' possibile. A tutte le altre conferenze EF si era accreditato senza difficoltà. Ma questa volta per noi e le altre organizzazioni con cui collaboriamo non cè stato nulla da fare. Allora mi sono accreditata come membro della stampa in quanto scrivo per varie pubblicazioni. Ma anche così non abbiamo avuto accesso all'area in cui stavano generalmente i delegati, siamo stati esclusi dalle sessioni plenarie e dai saloni di riunione delle commissioni di lavoro in cui avvengono le trattative: insomma ci siamo trovati quasi nell'impossibilità di fare il nostro lavoro. Non ci è rimasto allora che tentare di convincere singoli paesi, tra cui dell'America latina e del mondo islamico nonché la Santa Sede, a esprimere riserve sul documento finale, come è poi puntualmente avvenuto. L'ONU ci tiene a considerare le ONG (Organizzazioni non governative) come partner a queste conferenze e infatti ad alcune di esse è permesso di intervenire alle sessioni plenarie, da cui noi, le ONO per la vita e la famiglia, siamo rigorosamente escluse. Quindi noi non siamo partner. Così viene praticata una smaccata discriminazione nei nostri confronti. Ad Istanbul sono riuscita ad intervenire ad una sessione plenaria per denunciare questa discriminazione, accusando l'ONU di riservare ai gruppi femministi una corsia preferenziale, mentre altri sono esclusi. Nel contempo vengono accreditate organizzazioni femministe per l'ambiente -e lo sviluppo, come ad esempio quelle di Bella Abzug, che hanno una forte influenza in seno all'ONU e sono loro praticamente a scrivere i documenti. Così, anche se siamo riusciti a far eliminare dal documento preparatorio ufficiale i riferimenti alla promozione della stabilizzazione demografica, sanità riproduttiva e diritti riproduttivi, parole in codice per indicare aborto su richiesta, sterilizzazione e contraccezione, questi termini sono poi riapparsi nel documento di lavoro per i delegati. Come è avvenuto non so, ma comunque sul documento, adottato al primo giorno della conferenza di Roma, non c'è stato alcun dibattito o negoziato. Ho sollevato la questione della discriminazione anche col direttore generale della conferenza della FAO Jacques Diout, che tra l'altro mi ha favorevolmente impressionato dicendosi convinto che il vero problema è la povertà e non la presunta sovrappopolazione, ma ha detto di non saperne nulla. Penso che sia politica deliberata quella di escludere i movimenti pro-life, decisa direttamente a New York(CR 506/03/DS96).

FATALISMO

Questa dottrina crede al destino come prefissato, immutabile e incontrollato. Questa dottrina è un insulto all'intelligenza dell'uomo e alla bontà divina proprio come la superstizione di cui è una estensione. Gli eventi per il fatalismo non sono in connessione, ma in balia di forze tenebrose e misteriose che scattano a favore o a rovina degli uomini. Il determinismo afferma che ogni evento è spiegabile dalle sue premesse.

FATIMA

- FATIMA -

 

-Prima apparizione dell'Angelo: avvenne nella primavera del 1916, in un antro, o grotta, del cole del Cabeco, vicino ad Aljustrel, e si svolse nel modo seguente, come narra suor Lucia: "Giocavamo da qualche tempo, ed ecco che un vento forte scuote le piante e ci fa sollevare lo sguardo per vedere che cosa succedeva perché la giornata era serena. Allora cominciammo a vedere a una certa distanza, sulle piante che si stendevano in direzione di oriente una luce più bianca della neve, con l'aspetto di un giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai raggi del sole. A misura che si avvicinava, ne venivamo distinguendo i tratti: un giovane dai 14 ai 15 anni di una grande bellezza. Eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non dicevamo parola. Giunto a noi disse:- «Non abbiate paura. Sono l'Angelo della Pace. Pregate con me». E, inginocchiato a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti  da un moto soprannaturale, lo imitammo e ripetemmo le parole che gli udimmo pronunciare:

- «Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». E dopo avere ripetuto questo tre volte, si alzò e disse:- «Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle nostre suppliche». E scomparve. L'atmosfera soprannaturale che ci avvolse era tanto intensa che non ci rendevamo conto, per un lungo lusso di tempo, della nostra stessa esistenza, restando nella posizione in cui: ci aveva lasciato e ripetendo sempre la stessa preghiera. La presenza di Dio si sentiva così intensa e intima che non osavamo parlare neppure fra di noi. Il giorno seguente, sentivamo lo spirito ancora avvolto in questa atmosfera, che andò scomparendo soltanto molto lentamente. Di questa apparizione, nessuno pensò di parlarne, né di raccomandarne il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima che non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche, forse, maggiore impressione per il fatto che fu la prima apparizione di questo tipo».

 

-Seconda apparizione dell'Angelo: avvenne nell'estate del 1916, sul pozzo della casa dei genitori di Lucia, presso cui i  bambini giocavano. Così narra suor Lucia ciò che l'Angelo  disse loro -a lei e ai suoi cugini- in quella occasione: - “Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno su di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e sacrifici”. - "Come dobbiamo fare a sacrifici?", chiesi. - "In tutti i modi possibili, offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l'Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione la sofferenza che il Signore vi manderà". E scomparve. Queste parole dell'Angelo si incisero nel nostro spirito, come una luce che ci faceva comprendere chi era Dio; come ci amava e come voleva essere amato; il valore del sacrificio, e come gli era gradito; come, per riguardo a esso, convertiva i peccatori.(cfr. «Memòrias» II, pp.; G.De Marchi, pp. ; W. T. Walsh, p. ; L. G. da Fonseca, p. 135; J. Galamba de Oliveira, pp.;)

 

-Terza apparizione dell'Angelo: La terza apparizione avvenne alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno del 1916, di nuovo nella grotta del Cabego, e si svolse nel modo seguente, sempre secondo la descrizione di suor Lucia: «Appena vi giungemmo, in ginocchio, con i volti a terra, cominciammo a ripetere la preghiera dell'Angelo: "Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo, ecc." Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva, e vedemmo l'angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un'Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l'Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghira: «Trinità santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori». Poi sollevandosi prese di nuovo in mano il calice e l'Ostia, e diede l'Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio». Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi tre volte la stessa preghiera: "Trinità santissima ecc." E scomparve.

 

Apparizioni della Santissima Vergine

Al tempo delle apparizioni della Madonna, Lucia de Jesus, Francisco e Jacinta Marto avevano rispettivamente 10, 9 e 7 anni, essendo nati il 1907, il giugno 1908 e il 1910. I tre bambini, abitavano ad Aljustrel, frazione della parrocchia di Fatima. Le apparizioni si svolsero in una piccola proprietà dei genitori di Lucia, chiamata Cova da Iria, a due chilometri e mezzo da Fatima, sulla strada di Leiria. La Madonna appariva su un querciolo, alto un metro o poco più. Francesco vedeva soltanto la Madonna e non la sentiva. Giacinta vedeva e sentiva. Lucia vedeva, sentiva e parlava con la santissima Vergine. Le apparizioni avvenivano attorno al mezzogiorno.

 

-Prima apparizione: 13 maggio 1917 / I tre veggenti giocavano alla Cova da Iria quando notarono due luci come lampi, dopo i quali videro la Madre di Dio. Era «una Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura, attraversato dai raggi del sole più ardente». Il suo volto indescrivibilmente bello, non era triste, né allegro, ma serio», con un tono di dolce rimprovero. Le mani giunte, come per pregare, appoggiate al petto e volte verso l'alto. Dalla mano destra pendeva un rosario. Le vesti parevano fatte soltanto di luce. La tunica era bianca, e bianco il mantello, orlato d'oro, che copriva il capo della Vergine e le scendeva ai piedi. Non le si vedevano i capelli e le orecchie. I tratti della fisionomia, Lucia non ha mai potuto descriverli, perché le fu impossibile fissare il volto celestiale, che abbagliava. I veggenti erano così vicini alla Madonna -più o meno a un metro e mezzo di distanza- che rimanevano nella luce che la circondava, o che diffondeva. Il colloquio si svolse in questo modo:

LA MADONNA: «Non abbiate paura, non vi faccio del male». 

LUCIA:    «Di dove è Vostra Signoria?»

LA MADONNA: «Sono del cielo» (e la Madonna alzò la mano per indicare il cielo). LUCIA: «E cosa vuole da me Vostra Signoria?»

LA MADONNA: «Sono venuta a chiedervi di venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta».

LUCIA:    «E anch’io vado in cielo?» (la espressione “anch’io”, indica forse un dialogo molto più articolato, impossibile da riportare tutto a memoria).

LA MADONNA: «Sì, ci vai». LUCIA: «E Giacinta?»

LA MADONNA: «Anche lei». LUCIA:   «E Francesco?»

LA MADONNA: «Anche lui, ma deve recitare molti rosari».(Anche un bambino di otto anni può disubbidire, dire bugie, essere goloso, dire parolacce o fare violenze ai suoi coetanei, o venire meno ai doveri verso Dio)

LUCIA: «Maria das Neves è già in cielo?». LA MADONNA: «Si, c'è già». LUCIA:    «E Amelia?». LA MADONNA: «Resterà in purgatorio fino alla fine del mondo. Volete offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?». LUCIA: «Si, vogliamo».

LA MADONNA: «Andate, dunque; avrete molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto». «Pronunciando queste ultime parole (la grazia di Dio, ecc.) aprì per la prima volta le mani, comunicandoci -è suor Lucia che scrive- una luce molto intensa, quasi un riflesso che usciva da  esse, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, e faceva vedere noi a noi stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente che se ci vedessimo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso interiore anch'esso comunicatoci, cademmo in ginocchio e ripetemmo interiormente: «O Trinità, vi adoro. Mio Dio, mio Dio, vi amo nel Santissimo Sacramento». Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse: «Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra». «Poi - descrive suor Lucia - cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso oriente, fino a scomparire nella immensità dell'orizzonte. La luce che la circondava sembrava aprire una via in mezzo agli astri».(Cfr. «Memorias» II, p. 126; IV, 'pp. 330 e 332; G. De Marchi, pp. 67-70; W. T. Walsh, pp. 85-87; L. G. da Fonseca, pp. 24-28; J. Galamba de Oliveira, pp. 63-64).

 

-Seconda apparizione: 13 giugno 1917 / Prima della seconda apparizione, i veggenti notarono di nuovo una luce, che chiamavano lampo, ma che propriamente non lo era, bensì era il riflesso di una luce che si avvicinava. Alcuni spettatori, che erano accorsi sul posto in numero dì circa cinquanta, notarono che la luce del sole si oscurò durante i minuti che seguirono l'inizio del colloquio. Altri dissero che la cima dell'elce, coperta di germogli, sembrò curvarsi come sotto un peso, un momento prima che Lucia parlasse. Durante il colloquio della Madonna con i veggenti, alcuni udirono un sussurro simile ad un ronzio di un'ape.

LUCIA:    «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?»

LA MADONNA: «Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che diciate il vostro rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Poi vi dirò che cosa voglio».

- Lucia chiese la guarigione di una persona malata.

LA MADONNA: «Se si converte, guarirà entro l’anno». (E’ evidente come molte malattie siano la conseguenza del peccato a motivo della fondamentale unità dell’uomo. Una ferita spirituale diviene contemporaneamente ferita psichica e fisica, di contro guarire spiritualmente equivale anche a guarire psichicamente e fisicamente da tutte quelle patologie che hanno una causa spirituale.)

LUCIA:    «Vorrei chiederle di portarci in cielo». (Da questo momento in poi i bambini hanno il naturale desiderio di morire, come noi abbiamo il naturale desiderio di vivere. Vedere la Madonna o il Paradiso equivale a perdere qualsiasi desiderio di continuare a vivere su questa terra, è questo che li rese incredibilmente coraggiosi di fronte alle terribili persecuzioni che furono mosse loro da più parti ed in particolare dal Sindaco. Il quale dopo averli buttati in carcere tra i carcerati giunse perfino a minacciarli di morte simulando realisticamente di friggerli in un pentolone di olio bollente, con lo scopo duplice di farli ritrattare o di estorcere loro il segreto). LA MADONNA: «Si, Giacinta e Francesco li porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole servirsi di te per farsi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la abbraccia prometto la salvezza; e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono».

LUCIA:    «Rimango qui sola?» (Esprime tutto il dispiacere di rimanere sulla terra.) LA MADONNA: «No, figlia. E tu soffri molto? Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio». Nel momento in cui disse queste ultime parole aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella immensa luce. In essa ci vedevamo come sommersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano essere nella parte di quella luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Di fronte alla palma della mano destra della Madonna stava un cuore circondato da spine, che parevano conficcate in esso. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati della umanità, che voleva riparazione». Quando svanì questa visione, la Signora, ancora avvolta nella luce che lei stessa irradiava, si alzò dall’arbusto senza sforzo, dolcemente, in direzione di oriente, fino a scomparire completamente. Alcune persone vicine notarono che i germogli della cima dell'elce si erano piegati nella stessa direzione, come se le vesti della Signora li avessero trascinati. Soltanto alcune ore più tardi  ripresero la loro posizione naturale.(cfr. «Memérias» II, p. 130; IV, pp. 334 e 336; p. 400; G. De Marchi, pp. 91-94; W. T. Walsh, pp. 109-111; L. G. da Fonseca, pp. 37-38; J. Galamba de Oliveira, p. 70).

 

-Terza apparizione: 13 luglio 1917 / Nel corso della terza apparizione, una nuvoletta cenerognola si librò sull'elce, il sole si oscurò, una fresca brezza spirò sulla montagna, benché si fosse in piena estate. Il signor Marto, padre di Giacinta e Francesco, che lo racconta, dice che udì anche un sussurro simile al rumore prodotto da mosche in un orciolo vuoto. I veggenti videro il riflesso della solita luce e poi la Madonna sul querciolo.

LUCIA:    «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?».

LA MADONNA: «Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni il rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto lei ve la potrà meritare».

LUCIA:    «Vorrei chiederle di dirci chi è, e di fare un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare».

LA MADONNA: «Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti vedranno per potere credere».

Lucia presenta allora una serie di richieste di conversioni, guarigioni e altre grazie. La Madonna risponde raccomandando sempre la pratica del rosario, con cui otterranno le grazie entro l'anno. Quindi proseguì: «Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: «O Gesù, è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e, in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria».

 

- PRIMA PARTE DEL SEGRETO: LA VISIONE DELL'INFERNO / Dicendo queste ultime parole - racconta suor Lucia - aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati, un riflesso [di luce che esse emettevano] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell’incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti  come neri carboni di bracia. La visione durò soltanto un momento, durante il quale Lucia emise un «ahi». Ella nota che, se non fosse stato per la promessa della Madonna di portarli in cielo, i veggenti sarebbero morti per la emozione e la paura.

 

-SECONDA PARTE DEL SEGRETO: L'ANNUNCIO DEL CASTIGO. / Spaventati, quindi, e come per chiedere soccorso, i veggenti levarono gli occhi verso la Madonna, che disse loro con bontà e tristezza.

LA MADONNA: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI (Lucia, bambina di 10 anni ignora se trattasi di un re o di un papa) ne comincerà un'altra peggiore (le premesse alla 2° guerra mondiale furono poste sotto Pio XI, come l’annessione dell’Austria, ecc.). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta(aurora boreale del 25 e 26 gennaio 1938), sappiate che è il grande segnale che Dio vi da del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per  mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc... Questo non ditelo a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo. Dopo qualche istante: «Quando recitate il rosario dopo ogni mistero dite: "O Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose" ».

LUCIA:    «Vostra Signoria vuole qualcosa d'altro da me?"

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Ora, il comunismo è precisamente il flagello con cui Dio vuole punire il mondo per i suoi delitti. La Madonna ha detto, nella seconda parte del segreto, che “la Russia  diffonderà i suoi errori nel mondo”. Quando vediamo che addirittura questi errori hanno raggiunto anche la  sacra Chiesa cattolica. - Paolo VI afferma anche di avere la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”. (Allocuzione per il nono anniversario della incoronazione, del 29-6-72, in insegnamenti di Paolo VI, vol. X, p. 707). La crisi nella Chiesa, fattore di condanna all’inferno di un numero enorme di anime. Questa crisi è dovuta all’infiltrazione marxista negli ambienti cattolici. Questo è il contenuto del terzo segreto non ancora pubblicato: la crisi del mondo e della Chiesa!

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LA MADONNA: «No, oggi non ti chiedo più nulla». E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente, fino a scomparire nella immensa distanza del firmamento. Allora si udì una specie di tuono che indicava che l’apparizione era cessata.(cfr. «Memorias» II, p. 138; III, pp. 218 e 220; IV, pp.336-342; G. De Marchi, pp. 107-110; W. T. Walsh, pp.126-129; L. G. da Fonseca, pp. 48-49; J. Galamba de Oliveira, pp. 72-78 e 146-147).

 

Quarta apparizione: 15 agosto 1917 /Il giorno 13 agosto, in cui avrebbe dovuto svolgersi la quarta apparizione, i veggenti non poterono essere presenti alla Cova da Iria, perché furono rapiti dal sindaco di Ourém, che a forza volle strappare loro il segreto. I bambini rimasero irremovibili. Alla solita ora, alla Cova da Iria, si udì un tuono, al quale segui un lampo, e i presenti notarono una piccola nuvola bianca librarsi qualche minuto sull'elce. Si osservarono anche fenomeni di colorazione, in diverse tinte, del volto delle persone, degli abiti, delle piante, del suolo. La Madonna era certamente venuta, ma non aveva trovato i veggenti. Il     19 agosto, Lucia era con Francesco e un altro cugino in una località della Valinhos, una proprietà di uno dei suoi zii, quando, alle quattro del pomeriggio cominciarono a prodursi le variazioni atmosferiche che precedevano le apparizioni della Madonna alla Iria: un improvviso abbassamento della temperatura e un oscurarsi del sole. Lucia, sentendo che si avvicinava qualcosa di soprannaturale e che li avvolgeva, mandò a chiamare in fretta Giacinta, che giunse in tempo per vedere la Madonna che - annunciata, come le altre volte, da un riflesso di luce - era apparsa su un elce, o querciolo, un poco più grande di quello della Cova da Iria:

LUCIA:    «Cosa vuole da me Vostra Signoria?».

LA MADONNA: «Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il giorno 13 e che continuiate a recitare il rosario tutti i giorni. L'ultimo mese forò il miracolo perché tutti credano».

LUCIA: “Vostra Signoria, che cosa vuole che si faccia con il denaro che il popolo lascia alla Cava da Iria?”.

LA MADONNA: «Fate due portantine: una portala tu con Giacinta e altre due bambine vestite di bianco, e l'altra la porti Francesco con altri tre bambini. Il denaro delle portantine è per la festa della Madonna del Rosario, e quello che avanza serve per una cappella che devono far fare».

LUCIA: “Vorrei chiederle la guarigione di alcuni malati”.

LA MADONNA: «Sì, alcuni li guarirò entro l'anno». E, assumendo un aspetto più triste, raccomandò loro di nuovo la pratica della mortificazione dicendo, alla fine di tutto: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all'inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro». «E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente». I veggenti tagliarono rami della pianta su cui era apparsa loro la Madonna e li portarono a casa. I rami diffondevano un profumo particolarmente soave.

 

Quinta apparizione: 13 settembre 1917 / Come altre volte, dai presenti, il cui numero fu di circa 20.000 persone o forse più, fu osservata una serie di fenomeni atmosferici: l’improvviso abbassamento della temperatura, l'impallidire del sole fino al punto da vedersi le stelle, una specie di pioggia come di petali iridati o di fiocchi di neve, che scomparivano prima di posarsi per terra. In particolare, questa volta, fu notato un globo luminoso che si muoveva lentamente e maestosamente in cielo, da oriente verso occidente e, verso la fine della apparizione, in senso contrario. I veggenti notarono, come al solito, il riflesso di una luce e poi la Madonna sull’elce:

LA MADONNA: «Continuate a recitare il rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verranno anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e quella del Carmelo, san Giuseppe con Gesù Bambino, per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela soltanto di giorno».(Stringere una corda ruvida intorno alla vita era solo uno degli espedienti escogitati dai bambini per soffrire in favore dei peccatori e per venire in loro soccorso affinchè non precipitino all’inferno).

LUCIA: «Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: guarigione di alcuni malati, di un sordomuto».

LA MADONNA: «Si, ne guarirò alcuni, altri no. In ottobre farò il miracolo perché tutti credano». «E, comindando a elevarsi, scomparve come al solito».

(cfr. «Memòrias» II, p. 156; IV, pp. 346 e 350; G. De Marchi, pp. 169-170; W. T. Walsh, pp. 194-195; L. G. da Fonseca, pp. 78-79; J. Galamba de Oliveira, p. 93).

 

Sesta e ultima apparizione: 13 ottobre 1917 / Come le altre volte, i veggenti notarono il riflesso di una luce e poi la Madonna sul querciolo. LUCIA:    «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?».

LA MADONNA: «Voglio dirti che facciano in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i militari ritorneranno presto alle loro case».

LUCIA: «Io avevo molte cose da chiederle. Se guariva alcuni malati e se convertiva alcuni peccatori...».

LA MADONNA: « Alcuni sì, altri no. Bisogna che si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati». E, assumendo un aspetto più triste: «Non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso». Quindi, aprendo le mani, la Madonna le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, il riflesso della sua luce continuava a proiettarsi sul sole.

Lucia, a quel punto, esclamò: «Guardate il sole!». Scomparsa la Madonna nella immensa distanza del firmamento, successivamente si presentarono agli occhi dei veggenti tre quadri, il primo simboleggiante i misteri gaudiosi del rosario, poi quelli dolorosi e infine quelli gloriosi (soltanto Lucia vide i tre quadri; Francesco e Giacinta videro soltanto il primo).  Apparvero, accanto al sole, san Giuseppe con Gesù Bambino e la Madonna del Rosario. Era la Sacra Famiglia. La Vergine era vestita di bianco, con un manto azzurro. Anche San Giuseppe era vestito di bianco e Gesù Bambino di rosso chiaro. San Giuseppe benedisse la folla, facendo tre volte il segno della croce. Gesù Bambino fece altrettanto. Seguì la visione della Madonna Addolorata e di Nostro Signore afflitto dal dolore sulla via del calvario. Nostro Signore fece un segno di croce per benedire il popolo. La Madonna non aveva la spada nel petto. Lucia vedeva soltanto la parte superiore del corpo di Nostro Signore. Finalmente apparve, in una visione gloriosa, la Madonna del Carmelo, incoronata regina del cielo e della terra, con in braccio Gesù Bambino. Mentre davanti agli occhi dei veggenti si svolgevano queste scene, la grande moltitudine, da 50 a 70 mila spettatori, assisteva al miracolo del sole. Era piovuto durante tutta l’apparizione. Alla fine del colloquio di Lucia con la Madonna, nel momento in cui la santissima Vergine si elevava e in cui Lucia gridava «Guardate il sole!», le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d'argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava. Tutto questo durò solo un attimo. L'immensa palla cominciò a «ballare». Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su se stesso vertiginosamente. Quindi i suoi bordi divennero scarlatti e si allontanò nel cielo, come un turbine, spargendo rosse fiamme di fuoco. Questa luce si rifletteva sul suolo, sulle piante, sugli arbusti, sui volti stessi delle persone e sulle vesti assumendo tonalità scintillanti e colori diversi. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco parve tremare, scuotersi e precipitarsi zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando appunto al punto da cui era precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente, con lo stesso fulgore di tutti i giorni. il ciclo delle apparizioni era terminato. Molte persone notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia erano improvvisamente asciugate. Il miracolo del sole fu osservato anche da numerosi testimoni posti fuori dal luogo delle apparizioni fino a quaranta chilometri di distanza.

(cfr. «Memòrias» II, p. 162; IV, pp. 348 e 350; G. De Marchi, pp 199-2OO; W. T. Walsh, pp. 217-221; L.G. da Fonseca, pp. 102-105; J. Galamba de Oliveira,pp.95-97).

 

CR 525/01 FATIMA 80 ANNI DOPO: l'avvenimento più importante del secolo XX . Il 13 maggio ricorre l'ottantesimo anniversario delle apparizioni di Fatima. Riportiamo un celebre articolo scritto venti anni or sono dal prof. Plinio Corrèa de Oliveira, che conserva tutt'ora la sua attualità.

“Nella prima metà di questo secolo, cioè fino al 1914, la società umana presentava un aspetto brillante. Vi era un indiscutibile progresso in tuffi i campi. La vita economica aveva raggiunto una prosperità senza precedenti. La vita sociale era facile e attraente. L'umanità sembrava avanzare verso la società dell'oro. Tuttavia alcuni sintomi gravi non erano intonati ai colori ridenti di questo quadro. Vi erano miserie materiali e morali. Ma pochi misuravano in tutta la loro portata l'importanza di questi falli. La grande maggioranza si aspettava che la scienza e il progresso risolvessero tutti i problemi. La prima guerra mondiale venne a apporre una terribile smentita a queste prospettive. Le difficoltà si aggravarono incessantemente in tutti i sensi finché, nel 1939, sopravvenne la seconda guerra mondiale. E così arriviamo alla situazione attuale, in cui si può dire che non vi è sulla terra una sola nazione che non sia alle prese, in quasi tutti i campi, con crisi gravissime. In altri termini, se analizziamo la vita interna di ogni nazione, notiamo in essa uno stato di agitazione, di disordine, di scatenamento di appetiti e di ambizioni, di sovvertimento di valori che, se non è ancora anarchia aperta, in ogni caso avanza in questa direzione. Nessun uomo di Stato contemporaneo ha ancora saputo presentare una soluzione che sbarri la strada a questo processo patologico di portata universale. L'elemento essenziale dei messaggi della Madonna e dell'Angelo del Portogallo a Fatima, nell’anno 1917, consiste proprio nell'aprire gli occhi degli uomini sulla gravità di questa situazione, nell'insegnare loro la sua spiegazione alla luce dei piani della divina Provvidenza, e nell'indicare i mezzi necessari per evitare la catastrofe. La Madre di Dio ci insegna la storia stessa della nostra epoca e, ancora di più, il suo futuro. L'Impero Romano d'Occidente si chiuse con un cataclisma analizzato dal genio di quel grande Dottore che fu sant'Agostino. Il tramonto del Medioevo fu previsto da un grande profeta, san Vincenzo Ferrer. La Rivoluzione francese, che segna la fine dell'Evo Moderno, fu prevista da un altro grande profeta, e nello stesso tempo grande Dottore, san Luigi Maria Grignion de Montfort. L'Evo Contemporaneo, che sembra sul punto di chiudersi con una nuova crisi, ha un privilegio maggiore. A parlare agli uomini è venuta la Madonna. Sant’Agostino non poté fare altro che spiegare ai posteri le cause della tragedia di cui era spettatore. San Vincenzo Ferrer e san Luigi Maria Grignion de Montfort cercarono invano di allontanare la tempesta: gli uomini non li vollero ascoltare. La Madonna nello stesso tempo spiega i motivi della crisi e indica il suo rimedio, profetizzando la catastrofe nel caso gli uomini non la ascoltino. Da tutti i punti di vista, per la natura del contenuto e per la dignità di chi le ha falle, le rivelazioni di Fàtima superano quindi tutto quanto la Provvidenza ha detto agli uomini nell'imminenza delle grandi burrasche della storia. Perciò si può affermare categoricamente e senza nessun timore di essere contraddetti, che le apparizioni della Madonna e dell'Angelo della Pace a Fàtima costituiscono l'avvenimento più importante e più entusiasmante del secolo XX".(10 maggio 1997, n. 525/Corrispondenza romana).

 

Secondo il noto mariologo Renò Laurentin, la terza parte del segreto di Fatima riguarderebbe le - tentazioni e deviazioni - all'interno della Chiesa. Il teologo lo ha detto nel corso di un'intervista televisiva, rilasciata ad un inviato del TG1 presente a Fatima il 13 ottobre scorso, in occasione della ricorrenza dell180 anniversario delle apparizioni della SS. Vergine. La tesi di Laurentin viene ad aggiungersi a quella di altri autorevoli personaggi, tra i quali S.E. il cardinale Silvio Oddi (cfr. CR21012, 23.3.1990; 2461/1, 29.11.1990 e 26718, 24.4.1991), padre José Valinho dos Santos, nipote di Suor Lucia (cfr. CR 495103, 7.9.1996), frère Michei de la Sainte Trinitò e il Don. Augusto A. Borelli, uno dei maggiori studiosi delle rivelazioni di Fatima. Come si sa, il messaggio rivelato dalla SS. Vergine ai tre pastorelli di Fatima durante l’apparizione del 13 luglio 1917, è diviso in tre parti:

- una riguarda la visione dell'inferno;

- la seconda si riferisce ai castighi temporali sulle nazioni impenitenti;

- la terza, non ancora svelata, è nota come il "terzo segreto". La veggente superstite, Lucia, monaca carmelitana a Coimbra, nel 1942 inviò a Pio XII il testo del segreto, con la raccomandazione, ricevuta dalla SS. Vergine, di rivelarlo dopo il 1960. Cosa che non fecero né il successore di Pio XII, Giovanni XXIII, né gli altri Papi. Commentando le dichiarazioni di Laurentin, il noto scrittore cattolico Vittorio Messori ha detto che si tratta di una "conferma di un'ipotesi, fondata ma avanzata più volte" (cfr. Corriere della Sera, 14 ottobre 1997). Sulla base “del dossier autentico di cui si dispone” prosegue Messori, "mi pare di dover concordare con René Laurentin. il “terzo segreto” non annuncerebbe, dunque (il condizionale è d'obbilgo), cataclismi cosmici, ma la crisi della fede, l'apostasia che avrebbe colpito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. "Aspettavamo la primavera ed è venuta la tempesta; lamentava Paolo VI, commentando il Concilio Vaticano II”. A conferma di tale "lettura", lo scrittore porta “la sola frase che si conosce della rivelazione sinora "censurata" è "Il Portogallo si manterrà sempre nella nostra dottrina (dogma, nell'originale) della fede ... Sembra evidente, pronsegue Messori, “che, qui, sia annunciato un privilegio,... A ulteriore conferma c'è il fatto che, facendo pervenire a Roma il testo dove trascriveva (... quanto udito dalla Vergine nella terza apparizione del 13 luglio 1917, suor Lucia ammonì che la busta non andava aperta prima del 1960). ' Perché allora ', precisò, “tutto sarà più chiaro”. Messori parla anche della mancata rivelazione del segreto da parte dì Giovanni XXIII, che lo lesse nell'agosto del 1959. Nel gennaio precedente aveva annunciato la sua intenzione di indire il Concilio che sarebbe stato chiamato Vaticano II; sin dall'inizio del suo pontificato aveva cominciato a burlarsi di quelli che chiamava "profeti di sventura" (...) E' chiaro che il "segreto" -se davvero annunciava la "tempesta" che presto sarebbe venuta- contrastava, e gravemente, con la strategia roncalliana del sorriso e dell'ottimismo a ogni costo. Da qui la consegna del misterioso manoscritto agli archivi e la grave decisione di non rispettare la consegna, cioè di rendere pubblico il contenuto entro il 1960. Si dice che i papi successivi, da Montini a Wojtyla, siano stati in qualche modo "prigionieri" di quella decisione di Giovanni XXIII". Se davvero così stanno le cose, "alla luce di quanto è poi successo, Laurentin ha ragione anche quando constata che è "un peccato” (termine significativo, in bocca a un teologo), che si sia decisa la censura invece della doverosa pubblicazione".  

 

-TEOLOGIA DELLE APPARIZIONI-

Giustamente le apparizioni hanno sempre generato un certo imbarazzo nella gerarchia ecclesiastica. (Imbarazzo diverso da quello che può suscitare il santo o il profeta, che merita giustamente l’odio per aver svelato, anche inavvertitamente, con la sua limpidezza e semplicità le pustole fetide nascoste sotto gli abiti di velluto.) Infatti, sotto il profilo teologico la rivelazione portata da Gesù Cristo è completa, non c’è più nulla da aggiungere. Le apparizioni non hanno mai aggiunto nulla alla rivelazione, a quel patrimonio completo e prezioso affidato alla S. Madre Chiesa, affinchè lungo i secoli renda consapevoli gli uomini della Via della Salvezza e di tutti i Mezzi per raggiungerla. Le apparizioni sono un atto drammatico e disperato di una Madre che cerca di scuotere i suoi figli intorpiditi e ignari dell’imminente precipizio. Sono il commovente tentativo di una Madre che si sostituisce alla sterile o poco feconda azione pastorale dei cristiani, che hanno appunto tradito il loro compito di essere il sale della terra e la luce del mondo. Non c’è bisogno di veder piangere e piangere sangue per preoccuparsi, le apparizioni della Vergine sono inutili sul piano teologico e quindi sono sempre manifestazioni drammatiche. Come non considerare come le apparizioni della Vergine Madre nella ex-Iugoslavia si sono verificate poco prima di una delle più vergognose guerre civili dell’umanità (vergognosa per chi l’ha voluta e per chi è stato a guardare) e come la sua presenza materna abbia creato un luogo, uno scudo carismatico, di protezione per tanti corpi e per tante anime? Chi invece sa che anche in Uganda ci sono state le apparizioni della Regina del Paradiso, ma tutti abbiamo visto galleggiare sui fiumi e sui laghi un numero incredibile di cadaveri fatti a pezzi dai macete, tutti abbiamo visto... “Anche a te una spada trapasserà l’anima” la Beatissima fra  tutte le donne continuerà ad essere trapassata nel suo cuore da quella spada finchè non saranno definitivamente chiuse le porte dell’inferno.

 

TESTIMONIANZA.

Il ventenne Lorenzo Scarola, vocazione adulta e seminarista di teologia, rimase amareggiato dal fatto che i suoi compagni teologi negassero validità all’esperienza mistica e sacerdotale di Padre Pio da Pietralcina a cui, tra l’altro, il seminarista Scarola doveva la sua vocazione. Il più famoso stimmatizzato del nostro secolo. Da una parte, c’erano i loro sofismi impregnati di teologia bultmaniana [Bultman era un teologo protestante e così si può sentizzare il suo pensiero: Non è importante che Gesù sia esistito, importante è che il suo messaggio (ma un messaggio non ha mai salvato nessuno, provate a dare un messaggio a chi sta morendo di fame...) di “salvezza” o “Kerigma” mi raggiunga. E’ evidente come il cristianesimo sia divenuto un’ideologia e la chiesa un’associazione filantropica e moraleggiante che non ha più nulla da offrire se non un intimististico messaggio dal tono: “vogliamoci bene”. Ma il Kerigma è l’incontro con una persona risorta e vivente, è l’esperienza di un incontro personale. Non ha detto S. Paolo che se Gesù non è effettivamente risorto e vivente i cristiani sono i più miseri fra gli uomini, e vana è la loro fede? La chiesa ha perso il suo carisma, ha perso il suo essere sale della terra e luce del mondo, ha smesso di essere un riferimento per molti uomini] e dall’altra c’erano cinquant’anni di sangue e di conversioni che non hanno avuto un precedente in tutta la storia dell’umanità. Il seminarista di cui sopra rimase scandalizzato quando si rese conto che i suoi compagni e la metà dei suoi insegnati di teologia non credevano nella esistenza degli angeli e per analogia nella esistenza dei demoni, in seguito apprese che anche alcuni vescovi non credevano nella esistenza del demonio. Se i futuri presbiteri, ovvero coloro che quasi unicamente hanno il potere di sottomettere i demoni non ne riconoscono l’esistenza, cosa accadrà al popolo di Dio? Vi immaginate un pastore che accecato dalla sua ottusità si ostina a non credere nella esistenza del lupo anche quando questi fa strage del suo gregge? Ora il seminarista Lorenzo Scarola, per ovvi motivi, preferisce che sia fratel Carlo Carretto, testimone autorevole e indiscusso, a dire altre cose a chi volesse approfondirle.

 

FEDE

La fede è sempre un dono dall’alto! Essa può essere naturale e soprannaturale. E’ naturale, quanto la ragione illuminata e spogliata di ogni passione o egoismo giunge a scoprire l’esistenza di Dio con le sue qualità ineffabili. E’ soprannaturale quando vive nella dimensione mistica e può concepire e attuare il miracolo. Beato chi ha il dono della fede, tutto per lui è più semplice e più facile, la fede è quella marcia in più, è quell'asso nella manica, è quell'energia nascosta quando scendiamo a fare i conti con la vita. Quando gli altri si scaricano, si ARRENDONO e si esauriscono tu continui ad andare avanti. Quando gli altri sono attanagliati dal dubbio e paralizzati dalla paura tu stai ancora correndo. La fede può il miracolo, il primo di tutti è quello di uccidere la unilaterale e parziale visione della vita allargando i propri orizzonti fino agli orizzonti del Cuore di Dio. La fede opera il miracolo perenne dell'infanzia spirituale e della perenne giovinezza interiore. Il nostro secolo è sfinito, dissanguato, la caducità appesantisce i nostri organi. L'uomo contemporaneo è consumato, annoiato, affaticato. ma Dio ha risorse che si manifestano, quando tutte le altre sono giunte alla consumazione (Vedi Ezechiele 37, 1-14). L'infinita potenza gioca con l'impossibile, e questo gioco è la sua vittoria. Risorse inattese occorrono per le situazioni disperate. All’ultimo momento, alle porte dell’inferno e della disperazione, logica conseguenza che tu con le tue scelte o che gli altri con il loro egoismo hanno costruito, Egli ti da una nuova e insperata opportunità. Nell’ordine delle realtà materiali, quando si è molto preso, resta meno da prendere. Qui, nelle realtà spirituali, succede il contrario: le sorgenti si arricchiscono con i doni che si moltiplicano. Bisogna che l'umanità accolga i doni dello Spirito di Dio con grande attività di preghiera e di desiderio (CR 486/07/DF96). "L'aurora caccia la notte, il giorno da la pienezza alla luce. L'aurora comincia. L'aurora introduce nel santuario dove la luce è in attesa dell'uomo. La fede aumenta le sue risorse, perché le sue leggi restano immutabili nello scorrere dei secoli. Nella fede, la legge dell'immutabilità e la legge della successione si danno la mano. La vita interiore è l'unica vera vita dell'uomo, la cosa più preziosa. Regoliamo i nostri sentimenti su quelli del Padre, dobbiamo amare sopra tutte, la cosa di cui Lui maggiormente si compiace. E' per questa segreta via dell'amore che possiamo comunicare con il Padre, è questa vita interiore che fornisce la direzione di tutti i nostri atti. Quel che noi conosciamo, è proporzionato al nostro limite, alla nostra piccolezza, ecco perché bisogna pregare davanti all'Eternità con molta umiltà. Dobbiamo chiedere a Dio di portare gli effetti e l'influenza del mistero che adoriamo senza conoscerlo. La materia reagisce con tutto ciò che è materiale e psichico, lo Spirito reagisce con tutto ciò che è puramente spirituale come la fede, la speranza e l'amore che in noi è una emanazione dell'amore di Dio. Gli spiriti profondi, quelli che hanno vissuto nell'intimità dei misteri, sanno e sentono il valore delle sorgenti aperte. Al di fuori della superficialità che ha il potere di occultare il male e di far comprendere all'uomo la sua debolezza, la fede apre le sorgenti eterne ed inesauribili della forza e della vita. Per conoscere la propria miseria, bisogna essere protesi verso le sorgenti della gloria. Occorre aver sentito, magari confusamente,  un certo richiamo alla luce, per misurare la densità delle tenebre in cui si viveva. L'uomo superficiale ignora ciò, la terra gli riesce non meno misteriosa del cielo".(liberamente tratto da Ernest Hello, Fisionomie di Santi, Fògola, Torino 1977 pp.144 ss.)

FEDE e RAGIONE

Mentre in 1Pt 3,15 si chiede di comunicare al mondo : "le ragioni della speranza" che è in noi. S.Tommaso parla come l'atto di fede sia un atto personale, teso ad una comunione. Mentre Lutero evidenzia come la fede è solo un atto di abbandono fiduciale. Il Concilio di Trento, con il decreto sulla giustificazione afferma come siano necessari dei contenuti oggettivi come primo momento della giustificazione. Il Vaticano I, Dei Filius, 24.4.1870 afferma: Dio è creatore di tutto, Egli è l'unico Dio è creatore di cielo e terra; definizione contro il panteismo: "una e unica è la sostanza di Dio, Egli ha creato non per bisogno, ma liberamente, per manifestare la sua perfezione, contro il materialismo afferma che ciò che ha creato, Dio lo governa con la provvidenza. Rivelazione: Dio può essere conosciuto con certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione. Tuttavia ha voluto fare conoscere sé e la sua volontà attraverso una via soprannaturale(DS 3004). Questo si oppone contro chi nega la possibilità della teologia naturale, contro il deismo, contro il razionalismo. La rivelazione non era in sé necessaria, ma (è stata concessa come dono sommo) in vista dell'ordinazione soprannaturale dell'uomo di partecipare a beni che superano l'intelligenza umana. Contro l'autonomia della ragione: "Dio non può comandare la fede"(DS 3005). I miracoli e le profezie sono segni della rivelazione, certissimi e adatti all'intelligenza di tutti(DS 3009). [can.3: contro il fideismo, can.4: contro l'agnosticismo e il mitologismo]. Nessuno può credere senza l'illuminazione e l'ispirazione dello Spirito Santo: la fede è un dono soprannaturale, attinente alla salvezza(DS 3010). Con la fede l'uomo presta libera obbedienza a Dio, consentendo e cooperando alla sua grazia. La fede non coincide con la carità, rimanendo la prima anche in assenza della seconda. Per salvarsi non basta la fede (anche il diavolo crede in Dio e lo teme), ma è necessario avere l’amore e le opere dell’amore. L’amore e la perseveranza finale nell’amore e indispensabile per piacere a Dio; ed è necessario per salvarsi. - DS 3013 ARGOMENTI ESTERNI: La chiesa stessa - per chi ha occhi per vedere - "è perpetuo motivo di credibilità e testimonio della sua missione divina. - DS 3014  ARGOMENTI INTERNI: Dio dona la sua grazia a coloro che sono nell'errore, illuminandoli internamente. Così nessuno potrà perdersi senza saperlo. La legge naturale urla in noi le sue esigenze quando queste vengono disattese. - DS 3015 C'è un doppio ordine di conoscenza: soprannaturale e naturale: Il principio della conoscenza è sia per mezzo della ragione naturale, che per mezzo della fede divina. L'oggetto della conoscenza è ciò che è alla portata della ragione, la ragione onesta si trova spontaneamente a conoscere l’inconoscibile ( perché in realtà non è inconoscibile), dal piano naturale spontaneamente si trova a percorrere quelle conquiste di conoscenza che sono proprie della rivelazione: i misteri di Dio. -DS 3016 Il ruolo della ragione è: 1- sviluppare l'analogia, in base a ciò che conosce naturalmente; 2- cogliere il nesso dei misteri fra loro e con il fine ultimo dell'uomo. Ma essendo sulla terra come pellegrini, un velo di mistero rimane sempre. - DS 3017 Non v'è opposizione tra fede e ragione, infatti lo stesso Dio che è autore della rivelazione ha creato anche la ragione umana. - DS 3018 Fede e ragione possono reciprocamente sostenersi: mentre la ragione dimostra i fondamenti della fede e coltiva la scienza delle cose divine, la fede libera la ragione dagli errori e la istruisce. Questo valorizza l'utilità delle scienze umane. I segni sono validi come manifestazione dell'evento della rivelazione, certo non dimostrano il fatto della rivelazione, né vogliono costringere a credere, ma garantiscono la credibilità di ciò che viene esposto per la conformità alla ragione umana. Ma quale è il rapporto tra grazia e libertà, tra rivelazione divina e conoscenza umana? Mentre la soprannaturalità della grazia permette all'uomo di affidarsi a Dio, la volontà orientata dalla libertà è protesa verso una salvezza non solo data ma anche scelta. L'intelletto diviene garante di un atto certo in quanto conclusione di un procedimento logico. Per Rousselot (1878-1915) l'atto di fede, come opera nel credente, non è apologetico ma teologico, la fede ha occhi, cioè è la capacità di vedere ciò che Dio vuol mostrare. Dio si è mostrato nella rivelazione, garantendola con segni esterni, ma che solo gli occhi della fede possono vedere, non lo spirito umano. La grazia dà la capacità di vedere giustamente l'oggetto (per quello che è realmente perché è in grado di contestualizzarlo in riferimento alla globalità). La percezione della credibilità e la confessione della verità sono lo stesso atto, infatti mentre la grazia permette la percezione della credibilità, la credibilità dà senso alla grazia. L'amore suscita la facoltà di conoscere e rende l'atto del credere un atto libero, l'atto di fede è ragionevole perché l'indizio percepito è testimoniato dall'ordine naturale; l'atto di fede è libero, perché l'uomo se vuole può rifiutare l'amore del bene soprannaturale. Il Vaticano II vede tutto partendo da una prospettiva biblica. DV 5: con la fede l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela. Assentendo volontariamente alla rivelazione data da lui, ma per questo è indispensabilmente necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre. Il contenuto oggettivo, la verifica oggettiva della rivelazione è data nell'orizzonte storico-salvifico di una relazione interpersonale. La credibilità si radica non nelle condizioni del soggetto umano, ma nell'evidenza coerente che scaturisce dalla rivelazione; mentre la significatività è un processo che mette in relazione l'evento della rivelazione ed il singolo soggetto.

FEDE E POLITICA

Oggi nel mondo occidentale vi sono due visioni errate di concepire la politica: la concezione integralistica(violenta) e quella laica-anachica, non meno pericolosa, che è la più diffusa. Quest’ultima ritiene l'impegno politico solo una manifestazione sociale, l'opinione di una maggioranza a cui si intende aderire, anche se essa non è in sintonia con la coerenza della propria fede, perché vi è l’erronea convinzione che una cosa sia la fede e tutt’altra la politica.

La concezione integralistica rischia di imbottigliare la società in una visione sacrale e clericale della vita, portando col tempo alla repressione e all'intolleranza. La concezione laico-anarchica porta al disordine ed alla crisi, come l’esperienza ha ampiamente dimostrato. Manca l'esperienza concreta dell'umanesimo integrale del nostro Maritain.

FEDE E STORIA

Giuseppe Ruggeri, SAPIENZA E STORIA, ed. Jaca Book

La fede non deve essere ideologizzata, essa non può attendere la sua giustificazione dalla  sua capacità di interpretare l'esigenza politica dell'uomo, si corre il rischio di non intendere nemmeno più la libertà che Dio vuol dare all'uomo, la giustizia che Egli ci ha preparato e ci dona nella fede. Dio non attende di essere giustificato dall'uomo, è l'uomo che deve essere giustificato da Lui. Del resto nemmeno la storia oggi attende di essere riconosciuta e giustificata. Gli intelligenti non dovranno cercare l'astuzia della storia, nè i buoni dovranno rifugiarsi nell'apparente sufficienza di una contemplazione della sapienza di Dio. Il credente non è in primo luogo buono o intelligente, ma è colui che segue Dio, il quale rende "nuova" la nostra intelligenza e la nostra bontà. La nuova "teologia politica" non vuole essere nemmeno, come spesso rischia di divenire la teologia della rivoluzione, la copertura ideologico cristiana delle coperture rivoluzionarie dei movimenti più avanzati; essa si propone invece di sviluppare tutte le valenze del messaggio escatologico. La teologia politica è attenzione alla storia come luogo dell'annuncio della fede e dell'esperienza delle realtà della fede in relazione alle realtà umane. Il confronto con le scienze è doveroso, come ripensamento critico della coscienza umana e dei suoi contenuti, e questo vale anche quando la fede si trova confrontata alla storia per manifestare ad essa la forza della sapienza di Dio. Prefazione allo stesso testo di Giuseppe Colombo :"Molti credenti hanno bisogno di trovare la propria identità, vittime di una storia che ha emarginato la fede confinandola nella sfera della privatizzazione. Molti credenti esitano di fronte al fatto di accettare la fede come puro fatto di coscienza, oppure all'opposto fare della fede una identificazione pura e semplice col processo della storia. Il primo scantonamento porta alla mistificazione, il secondo porta alla vanificazione dell'annuncio di fede. Per uscire da queste ambiguità, bisogna ritornare alle origini, cioè alla Sapienza di Dio che ci ha concepiti, creati e ci ha mandati nel mondo. Solo così i credenti ritrovano la loro identità ed il senso autentico della loro missione sul, nel e per il mondo. In particolare, scoprono che la crisi d'identità nasce dall'oblio della propria origine. Origine ontologica, che in Dio è prima dello spazio e del tempo, è questo amore infinito ed eterno che ha costruito la nostra storia. Se infatti si dimentica questo, resta solo l'orizzonte della storia, che ingloba tutto come un suo prodotto, anche la fede, ridotta e declassata inevitabilmente a prodotto della storia. Invece, se si riconosce alla fede la sua origine, cioè la sua "antecedenza" alla storia, sia per ordine temporale che qualitativo, allora coerentemente si deve riconoscere che la fede può imporsi alla storia, ed in ogni modo è irriducibile ad essa. Sapienza e storia sono quindi, i due orizzonti che unificano -ciascuno per proprio ambito- tutto il reale: il primo è l'orizzonte dato da Dio, il secondo quello che si da l'uomo. Ecco l'impegno quotidiano dei credenti che non possono obbedire a formule confezionate, che sono chiamati nell'immutabilità dei loro ideali eterni ad attualizzare giorno per giorno l'azione politica risultante dall'orizzonte aperto da Dio ai credenti e dall'orizzonte che naturalmente insorge nell'uomo, nell'impatto critico con la realtà che si trova a vivere e che sperimenta. Se il passato teologico di questo tema è colmo di deviazioni, il problema ad esso soggiacente è reale e quindi non può essere eluso. Solo dalla fedeltà alla Storia e dalla fedeltà alla Sapienza può scaturire il giusto rapporto tra i due orizzonti. Maurice Blondel coglie la linea costruttiva dei due diversi orizzonti, secondo la caratteristica della rispettiva "necessità". Il problema è quindi libero dalle suggestioni della psicologia, perché è solo e puramente un problema di carattere ontologico. E' un discorso fortemente impegnativo, di alta precisione tecnica, che non tollera ritardi di pensiero, nè da parte dell'orizzonte della Storia, come da parte dell'orizzonte della Sapienza. E' un discorso che obbliga alla semplicità ed alla verità più pura che sia possibile. Questo discorso è libero e si realizza indifferentemente su tutti i modelli culturali possibili,(che ovviamente non neghino aprioristicamente o dogmaticamente il problema, come è avvenuto nel marxismo o lo neghino solo di fatto come è avvenuto nelle dittature di destra). Soprattutto se si considera come non esiste più l'unità culturale, ma tutte le nazioni sono destinate a divenire multi etniche e multi razziali. L'unità culturale sarebbe realizzata solo da una dittatura e sarebbe il frutto di una ideologia che nega altre culture e che di conseguenza nasconde il problema ontologico. In queste condizioni, quella di riferirsi ai modelli culturali più vivi ed operanti è una scelta obbligata, perché l'unica giustificata. Tutto questo senza soffocare altri modelli culturali che hanno il diritto di evolversi, rinnovarsi e proporsi all'attenzione dell'umanità. Accogliere un modello culturale senza preclusioni o dogmatismi, ma verificandolo per la sua coerenza intrinseca, e quindi disposti ad accogliere la conclusione della verifica qualsiasi essa sia. Il problema che, in teologia si qualifica come apologetico, in realtà deve qualificarsi come ontologico, questo è il vero problema ermeneutico della storia! Effettivamente l'orizzonte della storia  risulta artefatto, perché incongruente rispetto ai principi che pretendono di definirlo. Consegue, che vi è e vi deve essere lo spazio obiettivo per un orizzonte diverso. In altri termini, la Sapienza, non solo rivela, ma compie le potenzialità insospettabili della storia. Se questo è difficile da comprendere, è anche perché la privatizzazione della Chiesa, perseguita dalla storia, ha comportato la ideologizzazione -e quindi la mistificazione- delle sue nozioni fondamentali, che urge perciò ricuperare, in tutta la loro densità obiettiva, al di là di ogni interpretazione riduttiva. Bisogna correggere l'ermeneutica falsificante riascoltando la parola genuina di Dio. In questa prospettiva, coerentemente, il discorso ecclesiologico non può ridursi al discorso classico sulla natura della Chiesa, ma deve assumere la forma propria del discorso della "teologia politica". Si tratta infatti, per essere veramente fedeli alla Sapienza di costruire la Chiesa, non di definirla, o, più operativamente, di far esistere la "comunità cristiana" in cammino verso il suo "futuro". L'autore presenta il suo discorso come "provvisorio", questo non è il presupposto per disattenderlo, anzi al contrario, è una ragione per accoglierlo. Nel tempo della ricerca i risultati non possono essere che provvisori, ma la coscienza della loro provvisorietà è la garanzia del loro valore: si sa che la ricerca continua, e quindi non si è caduti nell'illusione e nella presunzione di presentare le cose definitive. D'altra parte, questo genere di discorso, comunque venga formulato, porta in se una provvisorietà congenita: gli deriva dall'essere un discorso sulla realtà che deve venire: ha quindi valore solo per l'oggi, e bisogna rifarlo ogni giorno, fino all'ultimo dei giorni".

"Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità; perché  il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità." (Giov. 4, 21-24)

"Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato com'è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio, (...). Onore dunque a voi che credete;  ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la stirpe eletta , il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia  (1° Pietro 2).

FEDERALISMO

Il problema delle autonomie amministrative è lo stesso problema delle responsabilità personali e sociali che sono un dovere non delegabile. Il cittadino deve esprimere la sua partecipazione  concreta nella pubblica amministrazione, perché ha il dovere della conservazione di un patrimonio immenso, quello della sua identità. Di contro si deve tendere a fare del mondo una sola comunità, una grande famiglia. La solidarietà della grande famiglia umana, in cui gli Stati Uniti d’Europa, d’Africa, d’America, ecc... sono solo una condizione transitoria per giungere alla comunità mondiale. Tutto ciò può avvenire solo quando si è certi di non perdere culturalmente la propria identità. L’esistenza di società multi etniche e multi culturali richiede questo grande ideale dell’unità, ma anche della protezione delle differenze culturali in tutto il genere umano.

FELICITÀ

Se può uccidere un grande dispiacere, può anche uccidere una grande felicità! Se comprendessimo quanto e come ci ama Dio, moriremmo di felicità. Questa è stata la sorte beata di tanti santi e sante, pochi istanti prima che sopraggiungesse sorella morte, il Signore si è riversato nei loro cuori come una cascata di felicità, così che non è stata sorella morte a portarli tra le braccia del Padre, ma è stata sorella felicità.

FEMMINISMO

CR 519/07 FEMMINISMO: una riforma femminista dello Stato e della scuola? La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato il 2 marzo 1997 una direttiva che prospetta una globale riforma dello Stato, e in particolare della scuola, in senso femminista. Adeguandosi ai due concetti-chiave promossi dalla "Conferenza mondiale sulla donna", tenutasi a Pechino nel settembre 1995 (“Pieni poteri alla donna nei luoghi decisionali" e valorizzazione del femminismo nella cultura e nelle istituzioni), il Consiglio dei Ministri ha stabilito che il Governo dovrà avviare "azioni volte a promuovere l'attribuzione di poteri e responsabilità alle donne, a riconoscere e a garantire libertà di scelte e parità sociale ad uomini e donne", come dice lo stesso titolo della mozione (cfr. l'Unità, 4 marzo 1997). Un'attenzione particolare viene dedicata al ruolo propagandistico affidato alla scuola.(15marzo1997, n.519  Corrispondenza romana) I programmi d'insegnamento, infatti, dovranno non solo includere la storia dei movimenti femministi, ma anche abolire ogni forma di discriminazione sessuale, ad esempio valorizzando l'apporto femminile alla civiltà e considerando la cultura da un punto di vista femminista. Principale promotore della direttiva è il PDS, nella persona del suo ministro per le Pari Opportunità Angela Finocchiaro, con l'ausilio del ministro per la Solidarietà Sociale Livia Turco e con l'assistenza esterna del ministro della Sanità Rosy Bindi: tutte e tre hanno presentato la direttiva in una conferenza stampa svoltasi il 7 marzo scorso, vigilia della "festa della donna". Il ministro Finocchiaro ha commentato il fatto dicendo che esso "segna un evento storico per le donne, ma anche per la storia repubblicana" (cfr. l'Unità, 1O marzo 1997); secondo l'on. Francesca Izzo (PDS), "qui si formula una nuova concezione di governo della società"(cfr. l'Unità, 7 marzo 1997). La direttiva del Consiglio dei Ministri è stata confermata il 6 marzo 1997 dal voto della Camera dei Deputati, con esclusione delle sole formazioni di AN e della Lega Nord. Nel testo approvato, il Parlamento impegna il Governo ad adottare "una strategia integrata volta a favorire la partecipazione equilibrata di donne e uomini ai centri di potere, d'influenza e di decisione. (CR 51 91071CC97)

FIAT

CR 489/04 SUPER-CAPITALISMO: la FIAT sposa la teoria del caos. I vertici della FIAT hanno affidato ai "teorici del caos" Edgar Morin, Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi il compito di tirare le conclusioni ed impostare le prospettive dell'impegnativo progetto editoriale "2000 giorni al 2000', che sì articola in 14 fascicoli diffusi dal suo dipartimento "Comunicazione ed immagine". Del trio, il più conosciuto è Edgar Morin che, in uno dei suoi scritti, afferma che "ogni teoria deve ormai portare il segno del disordine, fare lo spazio più ampio possibile al disordine, diventato principio cosmico a pieno titolo”(cfr. Edgar Morin, Il Metodo. Ordine, Disordine, Organizzazione, Feltrinelli, Milano, 1987, p. 97. Sui teorici del caos, cfr. anche Roberto de Mattei, 1900-2000. Due sogni si succedono: la costruzione, la distruzione, Ed. Fiducia, Roma, 1990, p. 114). Nell'ultimo e più importante fascicolo, il gruppo industriale torinese ci fa conoscere le sue opinioni sul futuro della comunità planetaria e dell'Italia in particolare: mentre si moltiplicano devastanti e sanguinose guerre civili, occorrerà rinunciare "a risolvere questi conflitti attraverso una ricerca di sistemi sociali, di forme di vita, di punti di vista complessivi e omogenei" (Mauro Ceruti, La comunità planetaria, in "2000 giorni al 2000”, n.1 4,dicembre,1995,p.4). I "punti di vista complessivi e omogenei" cui gli Italiani, secondo la FIAT, dovrebbero rinunciare, sono innanzitutto quelli della loro religione, come ci chiarisce l'ex ambasciatore Sergio Romano (di cui ricordiamo un duro attacco, pubblicato su La Stampa, contro i movimenti cattolici fedeli al Papa, cfr. CR473101, 24 febbraio 1996), il quale deride quei "movimenti che si studiano di risolvere i problemi del mondo brandendo la Bibbia" (cfr. Sergio Romano, “E' bene o male che il modo vada così?”, in "2000 giorni ai 2000", cit., p. 22). Di conseguenza Mauro Ceruti auspica "la costituzione di un immaginario planetario, di miti e di riti nei quali incarnare i valori dell'incontro, del confronto, dell'interazione, dell'ibridazione fra differenti esperienze individuali e collettive" (cfr. Mauro Ceruti, Geografia dei punti caldi; in "2000 giorni ai 2000", cit.,p.8). Modi e natura di questa "costituzione di un immaginario planetario" ci sono esemplificati dal Morin, il quale afferma che oggi le filosofie e le mistiche dell’ Islam, i testi sacri dell'india, il pensiero del Tao, il pensiero del buddismo, diventano sorgenti vive per l'anima occidentale trascinata ed incatenata nel mondo dell'attivismo e del produttivismo".(22 giugno 1996, n. 489    Corr. romana) Secondo Morin, "nel corso di questo secolo i media hanno prodotto, diffuso e mescolato un folklore mondiale  nato da culture differenti, talvolta riportati alle origini, talvolta sincretizzati". Questo "nuovo folklore mondiale" è stato "creato e propagato” dalla "formidabile ' fabbrica dei sogni ' di Hollywood"(cfr. Edgar Morin, 8 tappe per una coscienza planetaria, in "2000 giorni al 2000", cit., p.5). Per gli intellettuali sponsorizzati dalla FIAT "i confini esterni, nell’identità europea, sono da sempre una questione spinosa. Un finto continente, immaginato e creato a partire dalle idee, trova costantemente nella geografia fisica una minaccia.  Secondo gli uomini di Agnelli, occorre smarrire il senso "dell'appartenenza ad una comunità etnica, religiosa e culturale" (cfr. Raimondo Boggia, Lento con brio, in "2000 giorni al 2000", cit., p.23) e mettere in discussione “Lo schema tradizionale della separazione dei ruoli sociali familiari tra donna e uomo" (ibidem). Un solo ostacolo appare agli occhi del gruppo dirigente torinese e dei suoi teorici del caos: "quello delle società cattoliche latine, come Italia e Francia, o confuciane, come la Cina, ove invece la fiducia è limitata e condizionata dall'appartenenza a piccoli gruppi di origine familiare. Questa diversa capacità di aprirsi...crea maggiori ostacoli per la sperimentazione e la sfida globale" (cfr. Raimondo Boggia, "2000 giorni al 2000", cit., p.24). Nell'Italia della FIAT e dell'Ulivo i valori tradizionali e familiari rimangono dunque l'unica difesa contro l'alleanza fra super-capitalismo e post-comunismo. (CR 489104/DF96)

FILOGENESI

                                 FILOGENESI

 

L'ultimo periodo dell'era primaria, detto "permiano" (da Perm in Russia), per il nostro Pianeta fu un periodo di grandi perturbazioni, numerose terre sprofondarono in mare, gli oceani si ritirarono, l'attività vulcanica si fece molto intensa. A detta dei geologi, si trattò di una fra le più grandi crisi della terra. Si ebbe, sia pure per un periodo di tempo limitato, una prima età glaciale. A causa del freddo, il numero degli insetti diminuì notevolmente. E poiché gli insetti costituivano il cibo degli anfibi, per questi animali (soprattutto per i girini) la vita si fece molto difficile; anche perché le uova che gli anfibi deponevano negli stagni venivano divorate molto spesso dai pesci. La selezione favorì quegli animali che deponevano le loro uova sulla terraferma, in luoghi isolati e poco visibili. Per poterlo fare, occorreva tuttavia provvedere l'uovo di una riserva d'acqua. Alcuni anfibi adottarono la soluzione dell'uovo "amniotico": l'embrione è racchiuso in un sacco o "amnio" pieno di liquido, che costituisce un ambiente acquatico artificiale in cui l'embrione stesso ha modo di svilupparsi. Sono amnioti, al giorno d'oggi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi. Nel periodo permiano compaiono i primi "rettili mammiformi". All'inizio del triassico (il nome deriva dal fatto che i primi terreni che di questo periodo furono individuati in Germania  presentano, nella loro composizione tre stati diversi), i vertebrati terrestri erano rappresentati soltanto dai rettili. La clemenza del clima favorì il progressivo aumento di questi animali, e non soltanto per ciò che riguarda il loro numero, ma anche per la varietà e le dimensioni, i rettili si suddivisero così in varie sottoclassi, dalle quali discendono rispettivamente i mammiferi, le testuggini, i serpenti, i coccodrilli e gli uccelli. I mammiferi e gli uccelli acquisteranno, indipendentemente gli uni dagli altri, l'ormeotermia; e il notevole aumento del ricambio metabolico, possibile soltanto negli animali a sangue caldo, favorirà in essi l'ulteriore sviluppo degli organi di senso e dell'encefalo. In questo periodo compaiono i primi "mammiferi non placentati": sono gli antenati dell'attuale ornitorinco. Questo animale peloso, privo di denti, col becco d'anatra presenta caratteristiche tanto singolari, che gli è stato attribuito il nome scientifico di "ornithorynchus paradoxus". Esso vive lungo le rive dei fiumi e dei laghi, in Australia e nelle isole dell'arcipelago australiano; depone uova simili a quelle dei rettili e, come questi, le cova; i suoi piccoli nascono immaturi e vengono nutriti da una ghiandola mammaria rudimentale, priva di capezzolo. L'ornitorinco non è un animale a sangue freddo, ma i suoi centri termoregolatori non sono bene sviluppati; quando fa freddo, l'animale si raffredda un poco, quando fa caldo si riscalda un poco. L'ornitorinco è dunque l'anello di congiunzione tra i rettili e i mammiferi. Perché i mammiferi primitivi (come l'ornitorinco, ma anche molti marsupiali) sono riusciti a sopravvivere solo in Australia e nelle isole dell'arcipelago australiano (Tasmania e Nuova Guinea)? La ragione è semplice. Verso la fine dell'era secondaria (o forse all'inizio di quella terziaria), l'Australia e il suo arcipelago vennero separati dagli altri continenti. A quel tempo, come dimostrano i dati della paleontologia, i mammiferi inferiori vivevano anche in Africa e in Europa (e tra essi si annoverava, appunto, il progenitore dell'uomo). Ma in Africa e in Europa quelli che non si trasformarono finirono per soccombere ai mammiferi superiori, molto più agguerriti di loro. Viceversa l'isolamento geografico del continente australiano fece si che i mammiferi superiori non vi mettessero piede, consentendo in tal modo la sopravvivenza di quelli inferiori. Nel periodo "giurassico" (dai monti del Giura, in Francia) appaiono sulla terra i mammiferi marsupiali, suddivisi in varie famiglie tra loro diversissime: ve ne sono infatti di carnivori, di erbivori di insettivori e di onnivori. Il clima è caldo e umido. Ne viene favorita la vegetazione, che si fa lussureggiante, mentre compaiono esseri sempre più giganteschi: i dinosauri, che diventano padroni assoluti del pianeta. Tuttavia, anche se infinitamente più piccoli e più deboli, i mammiferi riuscirono a sopravvivere. Sarà in primo luogo l'amore per i figli a far superare a questi animali la fase di maggior pericolo (la femmina dell'opossum, non solo nutre i sui piccoli, ma provvede anche a difenderli contro i nemici). Un altro elemento che contribuisce alla sopravvivenza dei mammiferi, diventati animali a sangue caldo, è appunto l'omeotermia, che permette loro di resistere al freddo, e di restare attivi e

svegli, nel periodo in cui, viceversa, i rettili -animali a sangue freddo- giacciono in letargo. Inoltre l'omeotermia, favorisce lo sviluppo cerebrale e di conseguenza si accresce nei mammiferi la capacità mentale, che li mette in grado di sottrarsi a molti pericoli. Durante il periodo giurassico fanno la loro comparsa i primi uccelli, o, per dir meglio, i "rettili volanti". Al sopraggiungere dell'inverno questi animali anziché sprofondare nel sonno, come fanno i rettili, migrano verso regioni più calde. Durante l'ultimo periodo dell'era secondaria, detto "cretaceo" (da 'creta', argilla) l'evoluzione dei rettili raggiunge il suo culmine: i rettili sono i signori del pianeta, ad essi appartengono la terra, il mare e l'aria. Il "Tyrannosaurus rex", il più forte carnivoro mai esistito, misura, coda compresa, ben quindici metri; se si rizza sulle zampe posteriori, raggiunge i 7 metri di altezza. L'antenato dell'uomo vissuto nel cretaceo è invece un insettivoro di piccole dimensioni, non dissimile dall'attuale scoiattolo. Un animale del genere vive oggi nel Borneo. Esso possiede cinque dita per zampa, mangia seduto sulle natiche - alla maniera degli scoiattoli -, si avvale dell'olfatto per cercare la preda e per sfuggire ai nemici si avvale anche dell'udito. Alla fine del cretaceo vi è di nuovo sulla terra una grande mortalità le cui cause non sono state del tutto chiarite. E' vero che il freddo si è fatto ancora più intenso: in Alaska, dove prima crescevano i fichi e le palme, la flora è adesso quella caratteristica delle zone temperate. Ed è anche vero che si registrano grossi rivolgimenti terrestri. Pure, nessuno dei due fenomeni ha proporzioni tali da spiegare l'estinzione, che in questo periodo si verifica, di innumerevoli specie di animali. Probabilmente la morte fu il risultato della concomitanza di più fattori: oltre al freddo e ai movimenti tellurici, c'era stato anche un generale mutamento della vegetazione. Comunque sia, nel corso del cretaceo scompaiono i dinosauri, tanto terrestri che acquatici; si estinguono gli pterosauri; tra i rettili sopravvivono soltanto le testuggini, i serpenti, le lucertole, i coccodrilli. Vengono decimati anche i pesci di mare come di acqua dolce e la stessa cosa succede agli invertebrati, specialmente ai molluschi. Con l'era terziaria, e precisamente col periodo paleoceanico ("antico recente") il clima si fa ancora più rigido per gli animali a sangue freddo è la fine della supremazia. Prendono invece il sopravvento, con gli uccelli, i mammiferi, saranno questi ultimi i signori della Terra. Compaiono i lemuroidi o proscimmie (antenati dei lemuri che vivono oggi nel Madagascar, dei galago africani, e dei loris indomalesi). Secondo alcuni studiosi, i lemuroidi costituirebbero immediatamente il gradino successivo a quello degli insettivori, nella scala evolutiva dell'uomo. Ma si tratta di un'ipotesi poco convincente, troppo grande essendo la differenza tra gli insettivori -animali scarsamente omeotermici e dotati di cervello molto piccolo- e i lemuroidi, che sono già dei primati. Perciò tra gli uni e gli altri devono essere esistiti uno o più anelli intermedi. Per cercare di capirne di più, possiamo ricorrere ai dati forniti dall'embriologia del sistema nervoso. Constateremo allora che l'encefalo di un feto umano di 3 mesi è simile all'encefalo dei marsupiali; che fra il terzo e il quarto mese esso acquista le caratteristiche di quello degli insettivori; che poi diventa simile all'encefalo dei roditori e quindi a quello dei carnivori. Solo al 5° mese l'encefalo del feto umano assume le caratteristiche proprie dell'encefalo dei primati. Tenuto presente il parallelismo ontofilogenetico, si può dedurre che, dopo essere stato simile a un marsupiale, il progenitore dell' uomo fu successivamente simile a un insettivoro, a un roditore e a un carnivoro. Dunque, in base a questa ricostruzione, tra gli insettivori e i lemuroidi vi sarebbero stati due anelli intermedi, rappresentati rispettivamente da un roditore e da un carnivoro. Il roditore potrebbe essere individuato in un animale vissuto appunto nel paleocene, non molto diverso dall'attuale "scoiattolo rampicante"; rispetto all'insettivoro antenato dell'uomo -che, come

abbiamo detto, era simile allo scoiattolo-, questo animale possedeva una più accentuata omeotermia. E' il caso di ricordare a questo punto, alcune caratteristiche dello scoiattolo attuale. Pur essendo prevalentemente erbivoro può nutrirsi anche di carne (e il suo modo di mangiare ricorda quello delle scimmie). Vive con la sua compagna anche dopo il tempo degli amori; è istintivamente previdente durante la buona stagione accumula provviste per l'inverno; è in grado di nuotare, pur non avendo molte occasioni per mettere in pratica questa sua capacità. La femmina, inoltre, ama molto i suoi piccoli. PERIODO EOCENICO ("aurora recente"). Nella scala evolutiva proposta da Balbi, l'antenato dell'uomo vissuto in questo periodo è un carnivoro molto simile al lupo, non è certo casuale che gli esseri umani possono essere allevati dai lupi e vivere come i lupi, mentre non si è mai verificato il caso di bambini allevati diciamo, dai bisonti o dai giaguari. Ora, non si può vivere come i lupi se non si possiedono strutture nervose che permettano un comportamento "lupesco". Se un bambino cresce in ambiente umano, queste strutture nervose non vengono stimolate da fattori esterni e quindi non si organizzano. Se invece il bambino cresce in una tana di lupi, se cioè nell'ambiente in cui vive si producono stimoli adeguati, quelle strutture organizzeranno il comportamento del piccolo con le funzioni proprie dei lupi (le "funzioni apprese" saranno "lupesche"). Significativo è l'episodio delle due bambine ritrovate in una tana di lupi, in India. Non si tratta di un caso isolato: altre vicende simili sono state registrate in diverse epoche e in diversi paesi. Del resto, il solo fatto che numerose leggende propongono storie di bambini allevati dai lupi (Romolo e Remo) è significativo. Non va trascurata l'esistenza -sia pure rarissima- di persone affette da licantropia. In questo tipo di delirio gli esseri umani si credono tramutati in bestie (particolarmente in lupi) e agiscono come gli animali in cui credono di essersi trasformati. Comportarsi come un lupo sarebbe impossibile a meno di non possedere strutture adatte per un tale comportamento. E' tuttavia, il progenitore dell'uomo vissuto nell'eocene doveva possedere una capacità che al lupo manca: quella di arrampicarsi (mediante unghie retrattili). Questa capacità è invece posseduta dall'orso il quale, inoltre, usa le zampe anteriori come strumento di prensione, cioè come mani: con esse ghermisce la preda e la porta alla bocca. NŠ va dimenticato che, come l'uomo, l'orso è onnivoro. Dunque, il nostro progenitore vissuto nel periodo eocenico era, con ogni probabilità, un animale che possedeva talune caratteristiche del lupo (o anche del cane, che appartiene allo stesso ceppo del lupo) e talune caratteristiche dell'orso. Un animale del genere viveva effettivamente nell'era terziaria: si tratta dell'anficione, i cui fossili sono tanto simili a quelli del cane, che i paleontologi fanno spesso fatica a distinguere i resti dell'uno dall'altro. A differenza del cane, tuttavia, l'anficione era arrampicatore come l'orso. Perciò, nel nostro schema evolutivo, l'anficione rappresenta il secondo anello mancante, tra gli insettivori e i primati, e precisamente il gradino intermedio tra roditori e lemuroidi. Nel "tardo eocene", la lotta per l'esistenza si fece terribile: alcuni discenti dei piccoli mammiferi vissuti nel cretaceo erano diventati vere e proprie

belve. Così i mammiferi inferiori furono quasi tutti sterminati; si salvarono soltanto quelli che trovarono rifugio nelle zone inaccessibili ai loro nemici, come i deserti o le caverne; o che riuscirono a compensare le continue stragi con un'estrema prolificità; o che, come l'antenato dell'uomo, riuscirono a trovare scampo sugli alberi. Dagli alberi il nostro progenitore sarebbe sceso

solo nel pliocene, quando cioè sarebbe riuscito a fabbricarsi gli strumenti per affrontare vittoriosamente le bestie feroci. La vita arboricola favorì, negli animali che l'adottarono, un determinato tipo di sviluppo. L'accoppiamento diventò frontale. L'olfatto perse in parte la sua utilità, mentre andò accentuandosi l'importanza degli altri sensi (difatti nei primati le aree che sovrintendono alla vista, all'udito e al tatto sono più estese dell'area olfattiva). Fu inoltre indispensabile, per procurarsi il cibo, la prensione digitale; e poiché la manipolazione consente una migliore conoscenza degli oggetti, esso contribuì allo sviluppo psichico dei nostri antenati.

Nell'oligocene ("poco recente") fanno la loro comparsa scimmie simili ai macachi, ai babbuini e ai mandrilli di oggi. Questi animali sono sprovvisti di coda e nelle femmine compare la mestruazione, che in tutte le precedenti specie animali era assente. Le scimmie dell'oligocene possono far convergere lo sguardo su un oggetto, grazie ai movimenti coniugati degli occhi; sono cioè dotate della visione stereoscopica.

Nel miocene ("meno recente") si registra la comparsa di numerosi ordini di mammiferi ancora oggi esistenti, quali, ad es.,i rinoceronti e i probiscidati; tra i primati compaiono scimmie antropomorfe, rappresentate attualmente da gibboni, oranghi, gorilla e scimpanzè. La recessione delle foreste costringe il progenitore dell'uomo a scendere dagli alberi e a cercarsi il cibo in aperta pianura; ha inizio così il suo passaggio alla posizione eretta, gli arti anteriori perdono progressivamente il compito locomotorio, mentre si sviluppa il senso del tatto e quindi la destrezza manuale. Gli animali che più si avvicinano all'uomo sono lo scimpanzè e il gorilla. Quest'ultimo presenta una maggiore somiglianza con l'uomo per ciò che riguarda la conformazione dello scheletro; se invece si tiene conto dell'intelligenza, è certamente più simile all'uomo lo scimpanzé. Ad ogni modo noi non discendiamo ne dai gorilla ne dagli scimpanzè del periodo miocenico (gli uni e gli altri si stabilizzarono infatti in quello stadio del processo evolutivo), ma da un terzo quadrumane che avrebbe continuato ad evolversi, acquistando prima i caratteri umanoidi e infine quelli umani.

Nell'ultimo periodo dell'era terziaria, detto pliocene ("più recente"), prende avvio l'episodio orogenetico che culminerà nel sollevamento all'attuale altezza dell'Himalaya, delle Ande e delle Montagne Rocciose; si forma lo stretto di Gibilterra; la Terra è soggetta a una refrigerazione che prelude alla successiva era glaciale. Il miocene aveva segnato l'apogeo, per splendore e ricchezza, del regno vegetale. Ora ne incomincia la decadenza. A causa del freddo le palme e le banane cessano di crescere in Europa e le foreste scompaiono; il che, per l'antenato dell'uomo, si traduce nell'abbandono definitivo della vita arboricola. Il primo anello di congiunzione tra le scimmie antropomorfe e l'uomo è rappresentato dagli australopitechi (gli uomini scimmia), vissuti appunto nel pliocene, i cui fossili sono stati rinvenuti nell'Africa centrale e meridionale. Essi possedevano uno psichismo piuttosto basso e una capacità cranica non dissimile da quella delle scimmie; la loro struttura scheletrica presenta tuttavia caratteristiche proprie dell'uomo. La relativa gracilità dell'omero conferma che gli australopitechi non vivevano sugli alberi e che la loro posizione era eretta. Vivevano uccidendo animali dai quali si nutrivano, con l'aiuto di grosse pietre. Non disponevano di un linguaggio comunicativo sociale (nel loro cranio si rileva uno scarso sviluppo di quella parte del lobo frontale corrispondente al centro del linguaggio, ossia il "centro di Broca"). Basandoci tuttavia sulla legge di Haeckel, e quindi riferendoci ai dati dell'ontogenesi, possiamo legittimamente supporre che gli australopitechi si servissero –primi fra gli esseri viventi- di suoni-segnali. Con l'era quaternaria cessa la supremazia, sulla Terra dei mammiferi non-umani. Ora è l'intelligenza a prevalere sulla forza.

Primo periodo di quest'era è il pleistocene ("il più recente") che a sua volta si suddivide in tre sottoperiodi: l'inferiore, il medio e il superiore (durato fino a 12000 anni fa).  I fossili appartenenti al pleistocene inferiore appartengono incontestabilmente a esseri umani. Sono i primi pre-ominidi (pitecantropi, sinantropi). L'esame dei loro crani dimostra che la parte dell'encefalo corrispondente al centro di Broca era già sviluppata, anche se in misura inferiore a quella che si riscontra nell'uomo attuale: dunque gli esseri dovevano possedere un sia pure rudimentale linguaggio.

 

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              COMUNICAZIONE NON VERBALE (C.n.v.)  .  

L'uomo ha una natura preminentemente sociale: il suo comportamento, la sua personalità, il suo linguaggio, il suo modo di pensare e di agire, sono spiegabili in quanto influenzati dall'esistenza degli altri individui.

Lo studio del comportamento dell'uomo è prevalentemente studio del suo comportamento sociale, dei suoi rapporti cioè con i propri simili, condotti principalmente senza la mediazione verbale. Fino a qualche decennio fa l'attenzione degli studiosi di psicologia sociale e antropologi è stata rivolta soprattutto alla comunicazione verbale. La scoperta dell'importanza della comunicazione non verbale (C.n.v.) ha trasformato lo studio del comportamento sociale dell'uomo. Si è dischiuso un nuovo livello di analisi: il livello dei cenni del capo, dei mutamenti dello sguardo, dei minuti movimenti della mano, della posizione del corpo. Questo tipo di ricerca prese piede agli inizi degli anni '60, sotto lo stimolo delle ricerche compiute nel campo della linguistica e dell'etologia, si è venuto consolidando l'interesse nei confronti del corpo e del suo linguaggio. Infatti il corpo è riconosciuto come una struttura linguistica, esso "parla", rivela un'infinità di informazioni anche se il soggetto tace. Il linguaggio è accompagnato da un intricato complesso di segnali non verbali, vocali e gestuali, che incidono sul significato dell'atto linguistico. L'uomo usa svariati modi di C.n.v., se ne serve continuamente perché ciascuno di essi svolge una funzione distintiva nell'interazione sociale; seguono qui brevi indicazioni sul modo in cui funzionano i principali segnali non verbali. (Per la trattazione di questo abbiamo preso in considerazione soprattutto il volume di Argyle,  Il corpo e il suo linguaggio .)

Espressioni del volto.  Il volto è l'area del corpo più rilevante per la segnalazione non verbale, rappresenta il canale privilegiato per esprimere le emozioni e comunicare atteggiamenti interpersonali. Il volto umano mentre guarda è guardato, mentre parla o quando tace, quando dorme, è sempre una fonte di informazione. Le espressioni facciali costituiscono una specie di rinforzo o di puntualizzazione visiva che accompagna le parole modulandone il significato. Infatti un ascoltatore costituisce un continuo commento delle reazioni che ha verso quello che gli vien detto, coi piccoli movimenti delle sopracciglia e delle labbra, che indicano perplessità, sorpresa, disaccordo, soddisfazione, ecc. Il parlante a sua volta accompagna le sue emissioni con espressioni facciali adeguate che sono adoperate per modificare quel che dice, attribuisce un valore scherzoso, serio, importante. Il volto umano tuttavia non è sempre un libro aperto: a differenza di ogni altra parte delle altre forme della C.n.v., le espressioni del volto sono controllate dalla persona stessa, possono essere chiare ma anche incomprensibili, possono nascondere o suscitare mistero. Il volto può essere considerato centro di registrazione dell'umore e delle emozioni:la maggior parte del messaggio è concentrato nelle sopracciglia, nelle palpebre, nella bocca e nel mento. Ma il punto focale sono gli occhi, su di loro si concentra l'attenzione degli altri appunto perché costituiscono il centro dell’espressività della faccia. Lo sguardo  gioca un ruolo primario nello sviluppo della socievolezza, è con gli occhi che l'uomo può fissare guardare in modo dolce o torvo, può squadrare, contemplare, scrutare; gli occhi possono affascinare, sedurre, ipnotizzare. Tutto questo dipende molto dalla durata e dalla direzione di uno sguardo: uno sguardo momentaneo è meno personale, viene fatto quasi per abitudine, mentre uno sguardo prolungato significa un interesse più vivo per l'altra persona in senso amichevole o sessuale o aggressivo. In alcuni casi uno sguardo troppo intenso può essere interpretato come una forma di intrusione nella propria intimità e di conseguenza in  chi lo subisce un senso di repulsione nei confronti dell'altro compromettendo così il tentativo di interazione o il rapporto. Nell'atto di guardare si possono individuare tratti della personalità: gli estroversi hanno la tendenza ad usare occhiate più lunghe ed intense rispetto agli introversi. Le donne attribuiscono più peso degli uomini alla interazione visiva, guardano di più si sentono a proprio agio oppure sono interessate al corteggiamento. Anche per questo motivo in quasi tutte le, culture le donne curano molto il trucco degli occhi per affascinare o "catturare" lo sguardo altrui.

I gesti , ossia i movimenti del corpo, se descritti o interpretati sono fonte rivelatrice di sentimenti, dei timori e dei desideri dell'uomo.

La mimica e la gestualità dell'individuo sono il riflesso dell'ambiente in cui egli vive e interaggisce. Ogni razza ha i suoi gesti ed accettati dalla comunità divengono convenzionali. La semplice stretta di mano ci permette di ricevere indicazioni di ordine psicologico e caratteriologico riguardante l'individuo. Lo stesso Oscretzky descrive la stretta di mano in base alla sua forza, alla durata, ma anche come viene scuotuta, come rimane tranquilla, indifferente, ecc. Quella di Oscretzky non è una superficiale cinematografia dei movimenti della mano, al contrario egli analizza a fondo l'emotività e la sentimentalità che il volto e lo spirito vogliono celare. Il timido e l'introverso sono incerti nel porgere la mano, mentre colui che stringe la vostra mano fra le sue sarà sicuramente un individuo buono e generoso. L'egoista abbandona all'altro una mano fredda e distaccata. Con la stretta di mano si intuisce chiaramente con quale tipo di persona si ha a che fare.

Gli attori studiano allo specchio i movimenti delle mani per sottolineare ed enfatizzare quello che già vien detto verbalmente. Il più puro gesto della mano può provocare uno stato affettivo di esaltazione e di gioia o di depressione, di dolore e di tristezza.

Gli studiosi della cinesica, la scienza che studia i gesti ed i movimenti del corpo dal punto di vista comunicativo, fanno una specie di classifica delle varie culture in termini di quantità e qualità di comunicazione gestuale ponendo ai primi posti le culture mediterranee e quelle del Medio Oriente. Meno gestuali invece le culture nordeuropee soprattutto quella anglosassone famosa nel seguire vigorosamente il galateo del ritegno e della compostezza. Alcuni studiosi sostengono che il significato dei segnali del corpo varia a seconda dei diversi contesti socioculturali e che tali segnali non abbiano un significato standard ma che li acquistano in situazioni particolari. I gesti possono offrire messaggi circa la personalità di una persona al punto di poterla riconoscere ad una certa distanza, o di spalle, o in alcuni casi in posti affollati.

Nel campo della relazione tra gesti e personalità, uno stato emozionale può indurre a un comportamento diverso da quello abituale, come nel caso degli introversi ed ansiosi che nascondono la loro reale personalità adoperando uno stile di comportamento opportunamente diverso. Vi sono poi gesti rituali intesi come modelli standardizzati di carattere simbolico che riguardano le religioni o le idee occulte. Il comportamento spaziale  e la postura. I cambiamenti nella posizione spaziale sono anche usati come segnali di interazione. La vicinanza tra due persone può essere utilizzata come Cnv da parte di uno dei due o può essere intesa come un comportamento congiunto da entrambe le persone. Argyle ipotizza un equilibrio di forze di avvicinamento e allontanamento: si è attratti da alcune persone o respinte da altre in conseguenza di esperienze passate, di ricordi felici o non felici. Le persone di alto status sociale assumono un atteggiamento di freddo distacco, di superiorità gerarchica e un comportamento spaziale.

Questo non succede tra due persone di ceto uguale, la distanza si riduce o addirittura si annulla soprattutto se c'è amicizia e collaborazione. Sempre per il discorso dello status sociale, il distacco formale è rappresentato anche dall'abbigliamento: si pensi a quelle persone che ricoprono un'alta carica nel corpo militare dello stato. Lo stesso effetto si ottiene stando su un palco o una tribuna o su una poltrona più alta.   Di solito tale comportamento spaziale è accompagnato e rinforzato dalla  postura , ossia il modo in cui uno sta in piedi, seduto o cammina. Esso è un mezzo importante per trasmettere atteggiamenti interpersonali ed è associata a stati emotivi con varie intensità. La postura accompagna il discorso in modo analogo al gesto, ma  con movimenti più lenti. Mahrabian individua due principali dimensioni di postura: l'immediatezza e il rilassamento.

La prima consiste nelle inclinazioni in avanti, nel contatto, nella prossimità, ed è un comportamento usato verso persone simpatiche. Il rilassamento invece consiste in posizioni asimmetriche delle braccia e delle gambe, rilassamento delle mani; questo tipo posturale viene usato in presenza di persone gradite o di ceto più basso. Argyle invece, ritiene che vi siano ulteriori comportamenti posturali che indicano dominanza o sottomissione: la postura dominante risulta essere quella eretta, con la testa inclinata leggermente all'indietro, la postura di sottomissione quella meno eretta e con il capo abbassato. La postura varia con lo stato emotivo, questo è importante in quanto essa è sottoposta ad un controllo minore che con il volto e la voce, e ci possono essere casi di "trapelamento", come ad esempio quando l'ansia non tocca il volto ma si può facilmente vedere dalla postura.

Nell'ambito della Cnv  l'aspetto esteriore  è senz’altro il segnale che più influisce nell'interazione sociale. Le persone più attraenti piacciono e gli esperti di massmedia ci confermano che il fascino costituisce il fattore chiave nel comportamento e nella comunicazione. Gli studi confermano che l'attrattiva fisiaca ha un ruolo considerevole nelle scelte matrimoniali o sessuali; le donne attraenti hanno più possibilità di influenzare il comportamento maschile più di quelle non attraenti. Le persone attraenti hanno un grado più alto di credibilità e riescono a guadagnarsi caratteristiche positive come: sessualmente più calde e attive, sensibili, gentili, interessanti, ecc. Il fatto che nella cura del proprio aspetto si impieghino grandi quantità di tempo, di denaro e di energie, spiega che l'obbiettivo principale è di raggiungere una presentazione ottimale e gratificante. E' pur vero però che la trasandatezza nel modo di apparire può essere determinata da scelte ideologiche come i contestatori del sessantotto, l'anticonformismo dei punks. Alcune professioni e ruoli richiedono l'uso di un particolare abbigliamento come l'uniforme della polizia, la toga di un giudice e via dicendo. Questo è  un fattore molto importante al fine di stabilire il giusto modo di interazione all'interno di ambienti che lo richiedono, ad esempio negli ospedali dove medici, infermieri, pazienti, hanno una loro posizione specifica.

 

Dal libro dei Proverbi 8,22-31

La Sapienza di Dio parla: “Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività, prima di ogni sua opera fin d’allora…. Quando stabiliva al mare i suoi limiti,…allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; mi ricreavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”.

 

FILOSOFIA CONTEMPORANEA

In continuazione con neopositivisti e esistenzialisti che considerano insensata la metafisica, i filosofi contemporanei in Italia, si sono formati intorno alla rivista "Aut aut", e rappresentano quella filosofia del nulla di matrice marxista chiamata “pensiero debole”, che altro non è che un  vicolo cieco  senza prospettive spirituali, proprio una cultura della crisi e della morte. Interessati sostanzialmente alle problematiche ideologiche e sociali del marxismo o comunque a quelle materialistiche, nonostante che il marxismo sia collassato su se stesso e il materialismo abbia mostrato il suo volto mostruoso e terribile. Ma essi si ostinano a dare al materialismo e al positivismo una patina di verginità impossibile. Di orientamento antimetafisico e ispirati dal positivismo logico, nella prospettiva unidirezionale e monotona del pensiero razionalista, sono anacronisticamente aggrappati all'entusiasmo ingenuo verso le scienze empiriche tipico dell’800 e dei primi del 900. Hanno "riabilitato", sotto forma di filosofia razionalista e relativista, gli errori antichi. Vivono in un clima culturale dominato dalla tendenza all'oblio della insopprimibile dimensione trascendente, del bisogno di senso, di realizzazione e di prospettive spirituali. Essi superano nel pensiero senza prospettive il loro maestro Jean-Paul Sartre che affermò la possibilità per gli uomini di sconfiggere l’assurdo (in cui tutto è immerso) solo se si fanno portatori di valori scaturiti dalle scelte individuali e assumendosi le responsabilità morali di queste scelte. Infatti nell'opera "L'essere e il nulla" Sartre esprime il suo pensiero, secondo il quale la coscienza è assoluta libertà e trascendenza, posta di fronte a un mondo "oggettivo" assurdo e immutabile. Ma se tutto ciò che esiste è assurdo e immutabile come può la coscienza essere trascendente se Dio non esiste e se non esiste la metafisica? Trattasi forse di una trascendenza della materia evoluta? Ma la materia è sempre materia che non può sfuggire all'assurdo! Esiste allora una trascendenza nell'uomo come esiste la befana? Questa soggettività assoluta, anarchica e libera è proprio "condannata" -come amano dire loro- a progettarsi mediante le proprie scelte, che sono scelte come minimo non illuminate dalla fede. Sono forse tutte quelle scelte "avanzate" di una certa sinistra italiana che vanno dall'aborto all'eutanasia (si ripresentano i terrori di Hitler). Ed è proprio la "condanna" a quella maledizione narcisistica ed individualistica della solitudine esistenziale e disperata espressa da Sartre con la sua famosa espressione: "l'inferno sono gli altri". Certo senza l'intervento salvifico della morale tradizionale e cristiana o della fede religiosa,  che non si ammettono in nessun modo, l'inferno possono diventare gli altri, come purtroppo la drammatica e quotidiana esperienza spesso dimostra. Anche le opere teatrali e i romanzi di Sartre riportano la convinzione che la libertà e l'accettazione della responsabilità creativa personale siano i valori principali dell'esistenza: di un uomo che gioca a fare il creatore di una creazione che esiste già, utilizzando il suo cervelluzzo. Certo confini senza confini esistono nel "cuore" dell'uomo - secondo la concezione di Pascal - ma questo e un discorso lontano. Questi sterili equilibristi della parola e questi esibizionisti del linguaggio si vergognano della civiltà cristiana proprio come la storia si vergognerà di loro. Imboscati nelle facoltà universitarie, guide cieche, maestri del nulla, sono incapaci di risolvere l'epoca della crisi che loro da incoscienti hanno voluto. Becchini lustrati continuano a stendere bei teoremi magniloquenti per addetti ai lavori sul cimitero.

Nascita della tragedia (scippata dalla sinistra)

Il soggiorno di Nietzsche a Torino, la follia del filosofo tedesco, le cure psichiatriche. La Bompiani riporta in libreria un minuzioso lavoro del germanista Anacleto Verrecchia, La tragedia di Nietzsche a Torino (464 pagine, 16.500 lire). Una riedizione, a vent'anni di distanza dalla prima, arricchita nel testo, con nuovi documenti, ma col titolo modificato. In questa intervista, Sergio Ricossa ne discute con l'autore.

Ricossa: Perché ha cambiato il titolo del suo libro? "La catastrofe di Nietzsche a Torino", come s'intitolava la prima edizione uscita da Einaudi nel 1978, suona meglio che non "La tragedia di Nietzsche a Torino".

Verrecchia: Non l'ho cambiato io, ma l'editore. Però la parola «catastrofe» è stata ripresa nel sottotitolo.

Ricossa: È cambiato solo il titolo o anche il testo?

Verrecchia: ... Una novità assoluta è lo stupendo e drammmatico ritratto a olio che figura sulla copertina. E stato fatto appositamente per questa edizione dal grande maestro Ottavio Mazzonis. Parla da sé, anzi è più eloquente di qualsiasi libro. Per me questo ritratto è molto più bello di quello fatto da Munch.

Ricossa: Come hanno accolto, in Germania, la sua «dissacrazione» di Nietzsche?

Verrecchia: Benissimo. Ne hanno parlato quasi tutti i giornali, ma non ricordo di aver letto una sola recensione negativa. Ciò dipende dal fatto che in Germania, contrariamente a quanto è accaduto in Italia, Nietzsche non è stato ideologizzato.

Ricossa: Ma anche in Italia, se non sbaglio, il suo libro quando uscì, fece un rumore del diavolo.

Verrecchia: Il rumore lo fecero soprattutto i nietzschiani arrabbiati. I fanatici non si rassegnano neppure all'evidenza: se infrangi il mito, loro sbavano e imprecano. Avevo dimostrato e documentato che Nietzsche, a Torino, non era impazzito ex abrupto, come se gli Dei lo avessero fulminato a ciel sereno per la sua hybris. Questa è la versione romantica, cara alla sorella e agli adoratori. Ma la verità è che la tragedia di Torino fu solo l'epilogo di un lungo processo patologico. Tra l'altro, avevo documentato che egli era stato già curato da uno psichiatra torinese il prof. Carlo Turina. Inoltre avevo tradotto per la prima volta in italiano le cartelle cliniche di Basilea e di Jena.

Ricossa: Ma era o non era sifilitico?

Verrecchia: Ma no! La sifilide è solo una leggenda, come tante altre cose che si sono dette e si continuano a dire su Nietzsche.

Ricossa: Dal suo libro traspare chiaramente che lei non lo ama.

Verrecchia: Questo è vero solo in parte. Il fatto che gli abbia dedicato tanto tempo e tanto studio significa pure qualche cosa, non le pare? Tutto quello che c'è da amare in Nietzsche io lo amo, naturalmente. Per esempio il poeta e il grande stilista di lingua tedesca. Egli m'interessa anche come personaggio, senza contare che i suoi attacchi alla morale lacrimosa e sfilacciata, oggi così di moda, hanno dei risvolti molto salutari. Ritengo invece una ciarlataneria il considerarlo un cardine della filosofia occidentale. Egli è un critico della cultura, non un filosofo nel vero senso della parola.

Ricossa: La sinistra italiana ha cercato di annetterselo.

Verrecchia: In Italia è possibile tutto, anche di far passare Nietzsche per un uomo di sinistra. Questa è una vera operazione da magliari della filosofia. Io mi limito a dire che Nietzsche è la più violenta e radicale opposizione al marxismo che si possa immaginare. Ma lo leggano, i nostri filosofi!

Ricossa: Come si spiega questa adorazione di Nietzsche, in cui tutti, a sinistra come a destra vedono una specie di redentore?

Verrecchia: È semplice: Nietzsche è una malattia. Né c'è bisogno di aggiungere che il mondo, pieno com'è di pazzi e di spostati, provi attrazione, di regola, più per ciò che è patologico che per ciò che è sano. Lo dimostra anche il fatto che tutti hanno scritto su Nietzsche, anche i pazzi e i capiscarichi, anzi questi più degli altri. Il povero Zarathustra è stato frullato in una centrifuga vertiginosa e ne è venuto fuori uno spumone dal sapore molto «incerto»..

Ricossa: Gridano più forte gli adoratori di Nietzsche tedeschi o italiani?

Verrecchia: Ma quelli italiani! E sa perché? Perché l'Italia è diventata l'appendice dell'Europa anche in senso culturale. Tutto quello che il Nord non digerisce più o scarica, insomma gli scoli e i rifiuti, va a finire nell'appendice italiana; e si sa che le appendici ogni tanto s'infiammano, provocando urla e contorcimenti. E stato così non solo per Nietzsche, ma anche per quel cazzabubbolo di Brecht e prima ancora per quella vescica gonfiata a gigante di Hegel, il trionfo assolutizzatore dello Stato nel trascendente. Non è forse vero che la maggiore discarica delle hegelianerie si trova a Napoli, grazie soprattutto a Benedetto Croce?

Ricossa: Ma ammetterà che Nietzsche è migliore di Hegel.

Verrecchia: Senza dubbio al mondo, anche perché scrive infinitamente meglio. A patto, però, che lo si consideri per quello che realmente è: un poeta, non un filosofo. Me lo disse anche Karl Popper a Vienna: «Guarda che in Nietzsche, filosoficamente parlando, non c'è niente».

Ricossa: Ritorniamo alla frenesia degli italiani per certi autori tedeschi.

Verrecchia: Vede, gli italiani hanno una vera e propria sudditanza psicologica per tutto quello che proviene d'oltralpe. Se una cosa, fosse pure la più grande castroneria, è scritta in tedesco, viene subito tradotta in italiano e scambiata per rivelazione. Probabilmente c'è una legge di compensazione: lo spirito della pesantezza dei tedeschi serve di zavorra allo spirito della leggerezza degli italiani.

Ricossa: Ora parliamo di un altro argomento. E vero o no che le opere di Nietzsche furono falsicate dalla sorella?

Verrecchia: Altra leggenda... !(Il Borghese 11 marzo 1998 p.67-69).

FILOSOFI ASSASSINI

Gli assassini di Dio e gli assassini dell’uomo:

 

   F. Nietzsche, ha necessità di far morire Dio per porre al suo posto la volontà di potenza di cui vive il superuomo (La gaia scienza, n. 125, Milano 1965, pp. 129 s; Così parlò Zaratustra, parte IV, Milano 1973, p. 348). Leggendo queste affermazioni non riecheggiano, forse, nella nostra mente le parole del tentatore: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangerete si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio» (Gn. 3,5). Mettersi al posto di Dio, ecco l'insana ambizione dell'uomo! Per J. Sartre filosofo esistenzialista, marxista e ateo, ammettere Dio significa ammettere che t'uomo abbia una natura o essenza predeterminata da cui dipende la sua esistenza. Nell'uomo invece l'esistenza come libertà antecede l'essenza o natura. -ecco le espressioni del suo pensiero deviato- L'uomo come libertà è negazione dell'uomo come realtà in sé, e l'esistenzialismo conie umanesimo è radicale ateismo (L'Etre et le Néant, Paris 1943; L'existentialisme et un humanisme, Paris 1943, pp.21 s., pp.65 s.; cfr. Dizionario Teologico Interdisciplinare, Marietti, Torino 1977, vol II, p. 397).

    Sartre ritiene che l'uomo quando nasce non ha essenza, ma «è» in sé. Egli però è chiamato a diventare essenza, e lo diventa mediante l'esercizio della sua libertà. Ben sappiamo, tuttavia, che tipo di antropologia svilupperà Sartre: «Il mio inferno sono gli altri», questa affermazione è la logica conseguenza della sua antropologia e del suo pensiero! Ogni affermazione della libertà umana nei confronti degli altri viene definitivamente decisa dalla morte a favore dell'altro che prende il sopravvento. La morte, allora, è «l'alienazione fondamentale», in quanto rappresenta la vittoria (cioè l'affermazione definitiva e finale) dell'altro su di me. L'altro (colui che il cristiano chiama «fratello») è per Sartre il pericolo strutturale, il luogo che impedisce alla mia libertà di realizzarsi. L’applicazione della sua filofia ha giustificato i forni crematori ed i crimini più orripilanti dell’umanità.

 

   Nicolai Hartman, filosofo esistenzialista, espone nel modo più rigoroso il principio dell'ateismo postulatorio: il fondamento di ogni etica e autonomo, non teonomo (cioè non esiste alcun valore che abbia Dio per fondamento). Infatti ammettere Dio significa ammettere una Provvidenza che tutto prevede, predetermina, e quindi annulla la libertà che è il fondamento stesso della legge morale. Libertà morale e libertà religiosa sono contraddittorie (Etica, vol. III, Napoli 1972, pp.239 s.). C’è da rimanere frastornati nel considerare come tanti uomini nulla sanno di Dio e nulla sanno dell’amore vero. Dove la libertà nel farsi dono si potenzia e si esalta. Nella legge dell’amore vero è dando che si riceve. Dove la libertà che è il fondamento stesso della morale ed è al contempo il terreno possibile della vita o della negazione di essa indicano un Dio amante, che sul piano della relazione d’amore si pone sullo stesso piano della sua creatura, affinchè la sua onnipotenza non sfoci nell’asservimento e la libertà conservi tutta la sua operatività di orientamento.  Libertà morale e religiosa sono cotraddittorie solo per chi ignora il dono gratuito dell’amore, di un Dio che amando potenzia la libertà e la dignità del suo amante.(Etica, voi. III, Napoli 1972, pp. 239) C'è da rimanere sconvolti davanti a dottrine tanto perverse e frastornati. Considerando come queste dottrine abbiano ancora un seguito, possiamo facilmente dedurre razionalmente e constatare nella vita di ogni giorno, di quanta crudeltà e di quanta mostruosa e raccapricciante mostruosità avvolga l’esistenza di molti uomini.

E’ infatti Dio che crea la libertà, mentre noi con essa creamo la speranza o la disperazione, la fede o l’incredulità, la fiducia o il sospetto, la generosità o l’altruismo, ecc... Dio in quanto Creatore dell'uomo, quindi sua misura, fonda la bertà dell'uomo. La liberazione operata da Dio si presenta come liberazione da tutti i falsi miti o idoli, malattia e morte comprese. Infine voglio citare, paradossalmente una pagina schizofrenica di uno dei propugnatori più noti della «morte di Dio», F. Nietzsche: «Non avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che in pieno mattino, accesa una lanterna, si recò al mercato e incominciò a gridare senza posa: Cerco Dio! Cerco Dio! Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro una grande ilarità. Uno disse: L'hai forse perduto? E altri: S'è smarito come un fanciullo? Oppure: Questo Dio si è nascosto in qualche luogo? Così gridavano ridendo tra loro. L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e fulminandoli con lo sguardo gridò: Che ne è di Dio? Io ve lo dirò! Noi l'abbiamo ucciso! Io e voi! Noi siamo i suoi assassini! Ma come potemmo farlo? Dove andiamo noi lontano da ogni sole? Dove andiamo, forse errando, in un infinito nulla? Non fa sempre più freddo? Non sentiamo nulla del rumore dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione di Dio? Eppure gli dei stanno decomponendosi. Dio è morto e resta morto, e noi lo abbiamo ucciso. Ma come troveremo pace, noi, assassini più di ogni assassino? Chi ci monderà di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene puri? Non dovremo noi divenire degli dei per esserne all'altezza? Mai ci fu evento più grande e chiunque nascerà dopo di noi apparterrà, perciò stesso, ad una storia più alta di ogni altra trascorsa, la storia degli uomini che hanno ucciso Dio. A questo punto l'uomo pazzo tacque. Fissò nuovamente i suoi ascoltatori, anch'essi ora tacevano, e lo guardavano impauriti. E allora egli gettò per terra la sua lanterna che andò in pezzi, spegnendosi. » (F. NIETZSCHE, La Gaia Scienza. “Chi fa il male odia la luce” (cfr. Gv. 3,19s) per «vivere nelle tenebre e nell'ombra di morte» (Ps. 88). Noi siamo testimoni di questi suidici a livello ontologico, infatti uccidendo Dio, costoro uccidono se stessi. Ma non potendo togliersi ontologicamente la vita che non hanno deciso di darsi, fluttueranno in una disperazione eterna. Di questo noi siamo testimoni, affinche le loro scelte scellerate, piombino sul loro capo per la loro rovina definitiva, rovina manifesta ed espressa sia nel tempo che nell’eternità. Meglio per loro sarebbe statto se non fossero mai nati.

 

FILOSOFIA DEL DIRITTO

Analizza il rapporto tra stato e cittadino e studia i fondamenti morali del diritto e proporziona l'equità delle pene. Nel V secolo a.C. i sofisti contestarono l'origine divina del diritto per evidenziare solo l'aspetto di convenzione sociale. Ma Platone si oppose a questa visione materiale, partendo dalla constatazione che il diritto e la giustizia trovano il loro fondamento in un'idea assoluta, oggettiva e spirituale del Bene. Aristotele arricchì ulteriormente questo concetto evidenziando come la giustizia e in parte sia virtù sociale che norma insita nella natura umana. Alla concezione di diritto naturale presente nel cuore di ogni uomo si rifecero anche gli stoici. Il cattolicesimo trova la sua compiutezza in Tommaso d'Aquino che riprese il concetto di diritto naturale come legge inscritta da Dio per la realizzazione della sua creatura e da cui discende l'imperativo categorico: "fuggi il male e opera il bene". Lutero sostenne che a causa del peccato originale l'uomo non è in grado di riconoscere la legge divina, così il cristiano deve sottomettersi sia alla legge rivelata che a quella sociale. Per Machiavelli l'agire politico riconosce come unica guida il bene dello stato, ma noi sappiamo a quali crimini questa concezione nazista e fascista e comunista ha portato. John Locke affermò i diritti naturali e inalienabili dell'individuo nei confronti dello stato, i suoi insegnamenti circa l'uguaglianza di ogni uomo e circa la separazione dei poteri legislativo e esecutivo porteranno una influenza fondamentale nel riscatto del popolo americano e nella dichiarazione dei diritti umani elaborati dalla rivoluzione francese.

FILOSOFIA DELL’ETICA

E’ indispensabile al fine di risolvere i problemi che l’umanità dovrà affrontare, l’assenso e la collaborazione di tutti gli uomini. I mezzi di comunicazione sono sempre più potenti e sofisticati, sempre più uomini entreranno in contatto fra loro, gli scambi e l’informazione rappresenteranno la principale risorsa e la principale fonte di ricchezza. Andiamo sempre più verso la interdipendenza reciproca, i problemi di chi vive dall’altra parte del pianeta, sono anche i miei problemi perchè la sopravvivenza ed il benessere di quell’uomo, compromette da vicino la mia sopravvivenza ed il mio benessere. Il progresso scentifico porterà l’uomo a comprendere una verità fondamentale, una verità che spesso ha negato: OGNI UOMO E’ MIO FRATELLO. Ma l’assenso e la collaborazione di tutti può avvenire su una base di valori da tutti universalmente riconosciuti: LA LEGGE NATURALE. Abbiamo infatti in comune la natura umana, ed a questa legge va data ampia riconoscibilità giuridica. Un sentire comune anche se a livello fondamentale e di conseguenza un’etica comune che diventi legge giuridica per ogni uomo. Andiamo cos’ì verso un’etica ed una cultura mondiale: una società più a misura d’uomo, una società umana. Perchè è l’uomo il valore sommo e trascendente, l’alternativa è rappresentata solo da forme di cannibalismo quali l’umanità non ha ancora conosciuto. Non abbiamo alternativa, perchè ciò che è buono e ciò che è male per l’uomo di ogni cultura e latitudine si vanno radicalizzando e unificando. La legge naturale poi, proprio perchè è un fondamento naturale non inibisce le identità politiche, culturali e religiose. Dunque coraggio, la strada da percorrere è d’avanti a noi, noi ne faremo un pezzo, quelli che ci seguiranno continueranno il cammino da noi intrapreso, il cammino della vita.

FILOSOFIA POLITICA

Una società completamente desacralizzata sarebbe una società completamente depoliticizzata” dice Gertz. “Il Leviatano è un prodotto umano, artificiale, caduco, ed è quindi mortale, ma al contempo è una megamacchina che replica i caratteri dell'onnipotenza divina. E’ strapotere e fragilità. Finora le democrazie moderne sono state sinonimo di omologazione ad un’identità egemone, astratta e predeterminata. Questo è il senso (purtroppo) della cittadinanza moderna. Dobbiamo invece sforzarci di pensare la democrazia a partire dalle differenze: è il rispetto delle differenze che fa coesistere le diverse entità e le valorizza. La grande utopia cosmopolita che brucia in se tutte le differenze è solo un salto nel buio.” Dal pensiero di Giacomo Marramao. “Quando è un governo che educa tutti, si crea una situazione di tipo totalitario”. Infatti l’educazione deve nascere e svilupparsi nella famiglia, che deve essere favorita ed incoraggiata dallo stato nella libertà delle sue scelte educative. “Non possiamo parlare di politica senza parlare delle qualità umane, che esistono in potenza ma che vengono tirate fuori dall’educazione” dal pensiero del pedagogista Fioravanti. Attenti all’equivoco veramente grossolano! Scambiare l’ideologia materialista di molti scienziati, con  le scienze in se.

FIUMI

Una corretta e costante politica idrogeologica costerebbe meno dei disastri ambientali.

FOLLIA

CR514105 COSTUME: a Ginevra il primato della follia. "La salute mentale di coloro che abitano a Ginevra peggiora di giorno in giorno. Lo ha detto José Guirnon, responsabile della clinica psichiatrica dell'ospedale cantonale di Ginevra. La città di Calvino, delle banche e delle organizzazioni internazionali, ha il triste primato di 450 mila visite psichiatriche l'anno. "Cifre enormi per una città di neanche 400 mila abitanti'; aggiunge il don. Guimon. A Ginevra abita un esercito di Immigrati, molti più stranieri che indigeni, in una proporzione di uno a tre. Mentre i primi, si sentono sradicati e sperduti, i secondi sono alle prese con una crisi economica che non ha precedenti negli ultimi settant'anni e che ha fatto precipitare molti dal benessere alla soglia della povertà. (CR 51 4105/BC97)

FONDAMENTALISMO

Lo spirito malvagio pone se stesso come unica verità e pone tutte le altre realtà al servizio del proprio godimento. La violenza e la disperazione sono solo la risposta dell'odio e della morte. Il totalitarismo è la risposta più comoda ma disperata, tutti stritolati come un solo corpo contro il nemico. Il fondamentalismo islamico, ogni fondamentalismo armato è il volto disperato di un popolo che impotente si vede morire, di un popolo a cui è stato scippato il suo futuro. Un bambino di due anni anche lui è un nemico, è il figlio del nemico. Il fondamentalismo di per se è santo, perchè altro non è che il vivere i propri ideali con purezza e coerenza, insomma il contrario della corruzione individuale e sociale. Ma il vero fondamentalismo, non si esprime nell'intolleranza, nel razzismo e nell' odio, ma nel lottare per la purezza della propria verità e pregare per la purezza della verità altrui, questo è il vero fondamentalismo.

FORZA MORALE

PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA FORZA MORALE è indispensabile avere la coscienza della Grande Presenza che pervade e da senso a tutte le cose. Se non riconosco questa presenza non riconosco niente, nulla è stabile e definitivo, nulla è certo, tutto si risolve in istinto e reazione, nella soggettiva immaginazione, tutto diviene opinabile ed effimero. Purtroppo siamo tutti figli del nostro tempo, purtroppo siamo tutti "influenzati", chi più chi meno, siamo tutti coinvolti in questo processo degenerativo. -- Ecco le conseguenze di una evasione dei valori trascendenti ed universali:

La mancanza totale di  una educazione alla responsabilità. Responsabilità significa Rispondere. Per rispondere bisogna avere coscienza di una presenza da cui essere provocati, chiamati, il vissuto di una relazione veramente totalizzante. Invece oggi non si risponde più a nessuno, a nulla. A chi rispondiamo quando ci alziamo al mattino?  A nessuno. (Chi prega al mattino?) Ma non rispondere a nessuno significa essere nella solitudine, solitudine rabbiosa e surrogatizia. Rabbiosa perchè inasprisce l'animo, surrogatizia perchè devia alle realtà materiali o passionali l'obiettivo di una esistenza che si oblia dagli ideali. Rimane la falsa soddisfazione della reattività. Ci si difende dal freddo, dalla fame, dai bisogni materiali, ma la solitudine aggredisce il cuore, frutto di questa aggressione è la noia. E' la noia di dover uscire di casa, il ripetere meccanicamente e senza intelligenza gli stessi gesti, e dire le stesse parole tutto come da copione.

Senza la Presenza non ci sono più presenze vere, reali, serie; ogni cosa diventa spunto per un'opinione e per un'istintività, ogni cosa diventa effimera. Manca una educazione alla responsabilità, non si risponde più a nessuno di ciò che si fa. Del tuo rapporto con la ragazza a chi rispondi? A chi rispondi del tuo tempo e del tuo lavoro? L'assenza di pensiero. Pensare è coscienza vibrante, dinamica della realtà. Il pensiero è coscienza di una presenza a tutti i livelli, fino a quella originale, costitutiva: la grande presenza che i filosofi chiamano Essere. Il  pensiero è fantasia fatua se non è l'emanazione di una realtà e di una presenza. Se pensiero è coscienza della presenza e della realtà, se non si ha il coraggio morale di vivere, di riconoscere la  presenza , il pensiero svanisce, si svuota. La gente è ormai incapace di logica anche della più elementare. Ma più evidentemente è incapace di pensare , più le parole usate smarriscono il loro significato. Per me le parole , sono come ferri tra le mani, l'amore è alla loro base (l'etimologia esprime tale densità e la esalta). Ma la incapacità di pensare rende assenti da tutto, perchè è il pensiero che collega e apre prospettive. Le emozioni, le commozioni sono superficiali e brevi, salvo quando l'assenza raggiunge il cuore e lo spacca nella disperazione. Tutti anonimi e instabili  come gente in mezzo al deserto, pigiati nei cortei, nelle strade, ovunque soli. Soli senza storia, senza genitori, soli, inquieti ed instabili. L'instabilità è la caratteristica più terribile dei giovani d'oggi: irrequieti instabili, cioè con assenza di connessioni, di nessi: senza passato, senza storia, senza progetto.Sentimentalismo dell'amore e del bene: non del giudizio e non di un nesso con la totalità, ma per istinto per compiacimento, un bene svincolato dalla fedeltà e dalla stabilità. L'amore sentimentale fragile e volubile. Per questo si è pieni di smarrimento, perchè anche il bene che si fa come riflesso di un proprio sentire non s'ancora a niente, non ha prospettiva non ha futuro. Può avere questo affetto un futuro nelle intenzioni, ma non riesce ad averlo nella realtà. E' l'infatilismo! E' nulla un progetto materiale ed egoistico, mentre ha un futuro solo un progetto all'interno della totalità, un vivere come una vocazione, un donarsi e spendersi tutto per raggiungere qualcosa di veramente nobile e grande. La falsa personalità costruita su un eccessivo istinto di autodifesa: Ma la vera personalità si basa invece sull'istinto della simpatia, cioè sull'ascolto e sullo stupore di un incontro straordinario: due che si incontrano nella totalità. Ma se il mio progetto non nasce dalla totalità, esso nasce dal mio capriccio, allora strumentalizzerò tutto e tutti pur di raggiungere il mio falso progetto, allora io sono tutto in continua difesa verso qualcosa che può attaccare il mio progetto. Così quando una persona o una situazione favoriscono la mia opinione e il mio piacere, io le uso subito come strumento, perchè non sono con loro in quel rapporto di sguardo aperto, colmo di stupore, di attenzione e di proposta, che si instaura quando io dico "tu" pieno di rispetto, di attesa e di amore. Purtroppo, ci sono troppe personalità immiserite che hanno la sola forza della reazione, incapaci di dominarsi, di attendere, di amare un futuro che si costruisca nel presente, che non viva solo d'immaginazione. Un futuro si ideale, ma non sogno. La forza della fede e  della realtà. Mentre io sono spalancato alla totalità dell'Essere, sono spalancato contemporaneamente a tutte le cose, a tutte le culture, a tutte le religioni, in me ormai è la totalità. Se non abbiamo il coraggio di riconoscere questa presenza, non abbiamo l'energia morale per riconoscere noi stessi e gli altri. Come è strano, difficile, faticoso riprendere coscienza di noi stessi, della vita del vero; riaccorgerci di verità per cui la vita sussiste, si muove. Ma occorre volerla questa fatica perchè possiamo riprendere contatto con verità che sono luce. Per riconoscere una presenza occorre forza morale, volontà. Perchè per una specie di masochismo o mania di autodistruzione l'uomo resiste alla presenza, tanto è vero che la modalità normale con cui si accosta a ciò che gli pone davanti la vita - persone e cose - è un possesso strumentalizzante che è proprio l'abolizione della presenza. Occorre forza morale per superare questa resistenza strana, eccentrica, autodistruttrice che è nell'uomo. E poi occorre energia morale perchè tutto ciò che ci circonda, rabbiosamente odia la presenza. (sintetizzato e liberamente integrato dal testo: realtà e giovinezza insegnamento di don Giussani ai giovani).

FRANTUMAZIONE

(FONTE SCONOSCIUTA) negazione dell'esistenza, 1.-NEGAZIONE di un senso e di un fondamento unificatore delle differenze.  2.-Frantumazione della realtà totale. Le due direzioni della crisi della totalità(della categoria della totalità), hanno messo in discussione non solo lo spazio e la legittimità della metafisica, ma anche l’atteggiamento della tradizione filosofica che pone la conoscenza

della verità come guida dell'agire politico. La trasformazione pratica del mondo secondo la libera/anarchica volontà di autorealizzazione, non più vincolata da alcuna legge naturale o metafisica, prende il posto della contemplazione della verità nel mondo. Il personalismo di Mounier è dunque il personalismo della crisi o una filosofia della crisi. Sik, l’uomo muove all'interno delle coordinate storiche. La crisi dell’ipocrita mondo borghese è conseguente alla frattura, causata dalla crisi del sistema egheliano. Mounier ha colto nel sistema hegheliano il capolavoro e

il massimo responsabile di quel gioco delle idee totalizzanti e giustificatrici della storia  che hanno distratto il pensiero e l'orizzonte inglobante di ogni ente. Frantumazione della realtà totale,negazione dell'essere e dell'esistenza, di un senso che possa essere unificatore delle differenze. HEGHEL: “tutto è possibile all'uomo, tutto è permesso all'uomo, tutto è permesso sull'uomo”. CRISI: 1.-DELLA MODERNITà; 2.-DELLA RAGIONE 3.-DELL’UOMO 4.- DELL’ETICA. 5.-Abbandono del significato trascentale del pensiero. Indipendenza assoluta e distruttiva di ogni realtà spirituale. Ma l'essere ci comprende e non può mai essere puro oggetto da dominare, esige ed offre ascolto. L'autonomia spirituale consiste in una interiorizzazione vitale dell'altro, mediante l'intelligenza e l'amore(Heideger). EVENTO IMPREVEDIBILE LA CUI CONSAPEVOLEZZA APRE ALL'UOMO IL SUO LIMITE. Apre l'uomo al bisogno di dare ed avere, apre l’uomo al rapporto d’amore togliendolo all’autosufficienza. L’accettazione del suo limite è anche la sua realizzazione, lo apre alla storia, agli altri, all'essere. Segna l'incontro dell'universo col mio universo "il senso della libertà e il senso del reale impongono che la ricerca si liberi da ogni apriori dottrinario"(Mounier). Sparisce l’illusione autonomistica e l'ottimismo razionalistico di dominare il mondo e l’uomo, tutto diviene dono, mistero, rapporto d’amore, rispetto. La natura non è più banale materia, ma diviene luogo di un incotro, segno di una Presenza. LA SCINTILLANTE E TENTATRICE SUPERFICIE DELL'EFFIMERO CON TUTTA LA SUA ILLUSIONE CADE. Il vuoto o il sovvertimento dell'essere nel suo ordine (Rosmini) -reificatore

dell'uomo e personalizzazione delle cose- SOTTOMESSO L'UOMO AL CONSUMO, ALLA PRODUZIONE, AL CONSUMO, ALLA PRODUZIONE, AL PROFITTO. Il borghese di From: “IL BORGHESE, si muove tra le cose, ha perduto il senso dell'essere e del mistero, cristiano senza inquietudine, miscredente senza passione, per la sua sicurezza psicologica e sociale fa ribaltare l'universo delle virtù...”.

FRATELLANZA

Il quartiere diviso in settori o contrade, ogni contrada sia autosufficiente sul piano dei servizi, abbia la comunione dei beni. Il controllo del territorio, sia assoluto e costante, democraticamente affidato a cittadini idonei allo scopo.

FRODE

Oltre che a multe, chi froda deve andare incontro alla sospensione della sua attività.

Se recidivo gli deve essere preclusa l’attività con una fetta sostanziale di diritti politici e civili.

FUMO

Il fumo è nel mondo il principale discepolo della morte.

Problemi cardio-vascolari, infarti, tumori ai polmoni, ecc... Ogni vizio è un peccato, ed ogni vizio grave è un peccato grave.

Il vizio può portare alla morte del corpo ma anche a quella dello spirito, ovvero al peccato mortale.

Un uomo è tale solo se libero. Chi è schiavo di qualcosa o di qualcuno è meno uomo fino a divenire mostruoso...

Nessun uomo religioso che si predispone a parlare del suo Dio può essere credibile con la sigaretta in bocca. Si può fumare qualche volta, purché non ci lasciamo mai dominare dal vizio. Se tu sei un uomo che si lascia dominare, come speri di essere credibile o di poter assolvere responsabilmente a compiti di guida e comando?