appunti filosofici(approfondimento)
CAINO, SONO IO!. QUANDO
DEGLI AGRICOLTORI DEL NUOVO MONDO ROVESCIANO PER STRADA 270 TONNELLATE DI
LATTE, E AL TEMPO STESSO SETTE MAMME SU DIECI VEDRANNO I LORO FIGLI MORIRE DI
FAME PRIMA CHE ESSI GIUNGANO A 15 ANNI. ED IO ME NE STO ZITTO! CAINO, SONO IO!
QUANDO SO CHE PER COMPRARE UN LITRO DI QUEL LATTE, CHE VIENE BUTTATO VIA IN
MODO COSì CRIMINALE, UN MANOVALE INDONESIANO DEVE LAVORARE PER UN TEMPO DIECI
VOLTE SUPERIORE A QUELLO DEL SUO COLLEGA NEGLI USA. ED IO MI ACCONTENTO DI MORMORARE,"ORRIBILE". QUANDO
VENIAMO A SAPERE CHE SE TUTTI GLI AFFAMATI, I DISGRAZIATI, I DERELITTI
POTESSERO SFILARE ATTORNO AL MONDO, IL LORO CORTEO, FAREBBE 25 VOLTE IL GIRO
DELLA TERRA. E NON NE PROVIAMO SPAVENTO:
CAINO, SONO IO, CAINO, SEI TU. LA FAME DEGLI UOMINI FARA’
PRECIPITARE LA FINE DEL MONDO.
R.FOLLEREAU
CR 506/02 FAMIGLIA: la
strategia dei movimenti per la vita alle conferenze dell'ONU.(14dicembre
1996, n. 506Corrispondenza romana) Il 21 novembre scorso l'international Heraìd
Tribune, il quotidiano di lingua inglese più diffuso nel mondo, ha segnalato
che per la prima volta gli aiuti umanitari internazionali, e segnatamente
quelli erogati dalle agenzie ONU, della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa per
i rifugiati del Rwanda, includevano contraccettivi ad altri "servizi
sessuali”. Si tratta della conferma di una voce già circolata tra gli addetti
ai lavori al recente Wodd Food Summit (WFS, vertice mondiale
sull'alimentazione) della FAO a Roma e di cui CR è venuta a conoscenza tramite
gli esponenti dei movimenti per la vita accreditati, che hanno fatto sentire la
loro presenza con una discreta azione di lobbying contro la nefasta influenza
dei promotori della “cultura della morle” Inoltre questa conferma avvalora
ulteriormente la decisione della Santa Sede di sospendere ogni donazione
all'UNICEF per il suo coinvolgimento nelle politiche volte a promuovere aborto,
contraccezione e sterilizzazione. I gruppi pro-life hanno ottenuto una grande
vittoria, all'ultima conferenza ONU, quella sugli insediamenti umani svoltasi
ad Istanbul dal 3 al 14 giugno '96, e questo spiega forse perché i media non se
ne sono granché occupati. In questa occasione con un'accorta azione di lobbying
sui delegati dei paesi in via di sviluppo, sono stati vanificati i tentativi di
includere nel documento finale ogni riferimento alla promozione dell'aborto e
della contraccezione, anche a scuola e senza il consenso o il parere dei
genitori. All'incirca lo stesso risultato si è ottenuto nella preparazione del
documento di lavoro per il WFS di Roma con l'eliminazione dell'aborto su
richiesta, dissimulato nella più generica terminologia di "salute
riproduttiva". Nonostante le difficoltà e le scorrettezze che più oltre sì
vedranno, ancora una volta la "cultura della morte" ha perso, o
almeno non ha vinto, in quanto a Roma il WFS della FAO si è concluso tra un
mare dì polemiche e con le contestazioni al documento finale di 16 paesi, a
cominciare dal Vaticano e dagli USA. (CR 5061021DE96)
CR 506/03 FAMIGLIA:
intervista a Babette Francis. Nel corso del vertice della FAO, svoltosi a
Roma il 21 novembre scorso (cfr. CR 505/O), il nostro inviato ha intervistato
la sig. Babette Francis, leader tra le più attive del mondo anglofono nella
battaglia in difesa della cultura della vita. Cattolica di origine indiana,
Babette Francia risiede in Australia da 43 anni, dove ricopre la carica di
"national and overseas coordinator" di Endeavour Forum (EF),
un'organizzazione australiana per la famiglia e per la vita specializzata nelle
tematiche anti-femministe: R. Il nostro interesse è motivato dal
rischio che questo vertice, come i molti altri già organizzati dall'ONU, sia
finalizzato a promuovere il controllo demografico o, come viene adesso più
pudicamente chiamato, la "stabilizzazione
demografica". La lobby femminista e i gruppi "liberali"
vedono nella crescita della popolazione la fonte di tutti i problemi. Noi non
la pensiamo così. Al contrario, noi riteniamo che gli esseri umani siano la
risorsa più preziosa del mondo. Tutte queste conferenze ONU sono incentrate
sulla crescita demografica e le nazioni ricche, particolarmente gli USA, Canada
e l'Unione Europea, hanno l'obiettivo di imporre il controllo demografico ai
paesi in via di sviluppo. D. Ma questo controllo demografico non è
l'equivalente della politica di pianificazione familiare?
R. Sono due concetti differenti. In linea
di principio la pianificazione familiare è il diritto di ogni coppia di
decidere il numero dei figli e l'intervallo tra una nascita e l'altra. Invece
il controllo demografico è una politica imposta dai governi sulle coppie e in
ultima analisi si tratta di una violazione dei diritti umani. Il controllo
demografico nei paesi del Terzo Mondo è abbondantemente finanziato dagli USA,
Gran Bretagna, i paesi scandinavi e il resto dell'UIE, oltre che da ricche
fondazioni come Ford, Rockfeller, Carnegie.(14 dicembre 1996, n. 506 C. romana) Queste operano mediante
organizzazioni quali l'International Planned Parenthood Federation, la Funds
for Population Activity dell'ONU e perfino l'UNICEF. Perciò la nostra presenza
qui era motivata dalla necessità di non permettere che il WFD uscisse dal
seminato, cioè fornire cibo agli affamati e sicurezza alimentare per tutti, e
non occuparsi di controllo demografico.
D. Cosa risponde a chi è preoccupato
circa l'esaurimento delle risorse?
R. Uno dei falsi luoghi comuni che dovremmo
eliminare è proprio quello riguardante il timore che il mondo stia esaurendo le
sue risorse. Molti nei paesi che promuovono il controllo della popolazione
hanno in buona fede questa errata convinzione. Ad una conferenza per la vita a
Frascati, prima del summit della FAO, Nicholas Eberstadt dell'American
Enterprìse Institute ha dimostrato come ormai nella maggior parte del mondo,
eccetto l'Africa sub-saharìana, le persone vivono più a lungo, segno di un
miglioramento sanitario e alimentare. Le risorse non si stanno esaurendo
semplicemente perché l'uomo escogita sempre nuove invenzioni. Ad esempio molta
della nostra tecnologia oggi si basa sui circuiti al silicio e il silicio si
compone fondamentalmente di sabbia. Nessuno avrebbe potuto prevederlo 50 anni
fa. La realtà è che le proiezioni di quello che potrà accadere tra 50 anni non
hanno alcun fondamento valido, nel senso che si tratta solo di congetture. E'
come guardare nella palla di cristallo o andare dal chiromante. Nessuno può prevedere il futuro.
Pensiamo alle cantonate di gente come Malthus o Paul Erlich, che ha scritto
negli anni '70 "La bomba demografica", ma che non è ancora scoppiata!
Ad esempio quest'ultimo, dopo una visita in India disse che sarebbe andata
incontro a una sicura carestia e che la gente sarebbe morta di fame. Oggi
invece l'India è un esportatore di cereali. Ci possono essere problemi di
distribuzione e ci sono bambini malnutriti, ma si tratta di una conseguenza
della povertà e non della mancanza di cibo. Altro esempio: lo scorso secolo si
diceva che a Londra la popolazione doveva diminuire perché lo sterco lasciato
dai cavalli che trascinavano le carrozze adibite al trasporto delle persone
avrebbe raggiunto livelli impossibili, ma nessuno aveva previsto l'avvento dei
veicoli a motore. In ogni caso, quando una risorsa comincia a scarseggiare, e
il prezzo aumenta, l'uomo, essere dotato di intelligenza e inventiva, trova
qualche sostituto. Ma questi profeti di sventura ignorano proprio, come detto,
che la risorsa più preziosa al mondo è l'essere umano e la sua intelligenza. D. Qualche esempio più
concreto?(14dicembre1996, n. 506 Corrispondenza
romana) R. Negli USA un secolo fa il 50% della popolazione era dedita
all'agricoltura sul 50% di terra disponibile. Ora invece solo il 3% della
popolazione lavora la terra e gli americani non solo si nutrono più che a
sufficienza, ma sono soprappeso ed esportano derrate alimentari. Quindi il cibo
non solo non scarseggia, ma viene usata molto meno terra e difatti ora negli
USA sono in atto intensi programmi di riforestazione sulla terra non più
coltivata, scongiurando così anche il rischio che si esaurisca il patrimonio
boschivo. Basta applicare i corretti principi e la corretta tecnologia. Lo
stesso in Francia, dove il 3,9% della popolazione produce tutto il fabbisogno
nazionale oltre un ampio margine per l'export. Addirittura in alcuni paesi del
mondo, e mi pare che tra questi ci siano gli USA, gli agricoltori vengono
pagati per eliminare terra agricola.
D. Ci risulta che a Roma ci sono state
difficoltà per i gruppi pro-life: non sarà stato per il successo di Istanbul?
R. E' possibile. A tutte le altre conferenze EF si era accreditato senza difficoltà. Ma
questa volta per noi e le altre organizzazioni con cui collaboriamo non cè
stato nulla da fare. Allora mi sono accreditata come membro della stampa in
quanto scrivo per varie pubblicazioni. Ma anche così non abbiamo avuto accesso
all'area in cui stavano generalmente i delegati, siamo stati esclusi dalle
sessioni plenarie e dai saloni di riunione delle commissioni di lavoro in cui
avvengono le trattative: insomma ci siamo trovati quasi nell'impossibilità di
fare il nostro lavoro. Non ci è rimasto allora che tentare di convincere
singoli paesi, tra cui dell'America latina e del mondo islamico nonché la Santa
Sede, a esprimere riserve sul documento finale, come è poi puntualmente
avvenuto. L'ONU ci tiene a considerare le ONG (Organizzazioni non governative)
come partner a queste conferenze e infatti ad alcune di esse è permesso di
intervenire alle sessioni plenarie, da cui noi, le ONO per la vita e la
famiglia, siamo rigorosamente escluse.
Quindi noi non siamo partner. Così viene praticata una smaccata discriminazione
nei nostri confronti. Ad Istanbul sono riuscita ad intervenire ad una sessione
plenaria per denunciare questa discriminazione, accusando l'ONU di riservare ai
gruppi femministi una corsia preferenziale, mentre altri sono esclusi. Nel
contempo vengono accreditate organizzazioni femministe per l'ambiente -e lo
sviluppo, come ad esempio quelle di Bella Abzug, che hanno una forte influenza
in seno all'ONU e sono loro praticamente a scrivere i documenti. Così, anche se
siamo riusciti a far eliminare dal documento preparatorio ufficiale i riferimenti
alla promozione della stabilizzazione demografica, sanità riproduttiva e
diritti riproduttivi, parole in codice per indicare aborto su richiesta,
sterilizzazione e contraccezione, questi termini sono poi riapparsi nel
documento di lavoro per i delegati. Come è avvenuto non so, ma comunque sul
documento, adottato al primo giorno della conferenza di Roma, non c'è stato
alcun dibattito o negoziato. Ho sollevato la questione della discriminazione
anche col direttore generale della conferenza della FAO Jacques Diout, che tra
l'altro mi ha favorevolmente impressionato dicendosi convinto che il vero
problema è la povertà e non la presunta sovrappopolazione, ma ha detto di non
saperne nulla. Penso che sia politica deliberata quella di escludere i movimenti
pro-life, decisa direttamente a New York(CR 506/03/DS96).
Questa dottrina crede al destino come prefissato, immutabile e
incontrollato. Questa dottrina è un insulto all'intelligenza dell'uomo e alla
bontà divina proprio come la superstizione di cui è una estensione. Gli eventi
per il fatalismo non sono in connessione, ma in balia di forze tenebrose e
misteriose che scattano a favore o a rovina degli uomini. Il determinismo
afferma che ogni evento è spiegabile dalle sue premesse.
- FATIMA -
-Prima apparizione dell'Angelo: avvenne nella primavera del 1916, in un antro, o grotta, del cole del Cabeco, vicino ad
Aljustrel, e si svolse nel modo seguente, come narra suor Lucia: "Giocavamo
da qualche tempo, ed ecco che un vento forte scuote le piante e ci fa sollevare
lo sguardo per vedere che cosa succedeva perché la giornata era serena. Allora
cominciammo a vedere a una certa distanza, sulle piante che si stendevano in
direzione di oriente una luce più bianca della neve, con l'aspetto di un
giovane trasparente, più splendente di un cristallo attraversato dai raggi del
sole. A misura che si avvicinava, ne venivamo distinguendo i tratti: un giovane
dai 14 ai 15 anni di una grande bellezza. Eravamo sorpresi e quasi rapiti. Non
dicevamo parola. Giunto a noi disse:- «Non
abbiate paura. Sono l'Angelo della Pace. Pregate con me». E, inginocchiato
a terra, curvò la fronte fino al suolo. Spinti
da un moto soprannaturale, lo imitammo e ripetemmo le parole che gli
udimmo pronunciare:
- «Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo. Vi
chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi
amano». E dopo avere ripetuto questo tre volte, si alzò e disse:- «Pregate
così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle nostre
suppliche». E scomparve. L'atmosfera soprannaturale che ci avvolse era tanto
intensa che non ci rendevamo conto, per un lungo lusso di tempo, della nostra
stessa esistenza, restando nella posizione in cui: ci aveva lasciato e
ripetendo sempre la stessa preghiera. La presenza di Dio si sentiva così
intensa e intima che non osavamo parlare neppure fra di noi. Il giorno
seguente, sentivamo lo spirito ancora avvolto in questa atmosfera, che andò
scomparendo soltanto molto lentamente. Di questa apparizione, nessuno pensò di
parlarne, né di raccomandarne il segreto. Essa lo impose da sé. Era così intima
che non era facile pronunciare su di essa la minima parola. Ci fece anche,
forse, maggiore impressione per il fatto che fu la prima apparizione di questo
tipo».
-Seconda apparizione dell'Angelo: avvenne nell'estate del 1916, sul pozzo della casa dei genitori di Lucia, presso cui i bambini giocavano. Così narra suor Lucia ciò
che l'Angelo disse loro -a lei e ai
suoi cugini- in quella occasione: - “Che
fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori santissimi di Gesù e di Maria hanno su di
voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e
sacrifici”. - "Come dobbiamo fare a sacrifici?", chiesi. - "In tutti i modi possibili, offrite a Dio un
sacrificio in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica
per la conversione dei peccatori. Attirate così sulla vostra patria la pace.
Io sono il suo angelo custode, l'Angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione la sofferenza che
il Signore vi manderà". E scomparve. Queste parole dell'Angelo si
incisero nel nostro spirito, come una luce che ci faceva comprendere chi era
Dio; come ci amava e come voleva essere amato; il valore del sacrificio, e come
gli era gradito; come, per riguardo a esso, convertiva i peccatori.(cfr.
«Memòrias» II, pp.; G.De Marchi, pp. ; W. T. Walsh, p. ; L. G. da Fonseca, p.
135; J. Galamba de Oliveira, pp.;)
-Terza apparizione dell'Angelo: La terza apparizione avvenne alla
fine dell'estate o all'inizio dell'autunno
del 1916, di nuovo nella grotta del Cabego, e si svolse nel modo seguente,
sempre secondo la descrizione di suor Lucia: «Appena vi giungemmo, in
ginocchio, con i volti a terra, cominciammo a ripetere la preghiera
dell'Angelo: "Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo, ecc." Non so
quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi
brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva, e vedemmo
l'angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un'Ostia, dalla
quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l'Ostia
sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la
preghira: «Trinità santissima, Padre,
Figlio e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo
Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli
della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze
con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore
Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori». Poi
sollevandosi prese di nuovo in mano il calice e l'Ostia, e diede l'Ostia a me e
ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo
nello stesso tempo: «Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo
orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e
consolate il vostro Dio». Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi tre
volte la stessa preghiera: "Trinità santissima ecc." E scomparve.
Apparizioni della Santissima
Vergine
Al
tempo delle apparizioni della Madonna, Lucia de Jesus, Francisco e Jacinta
Marto avevano rispettivamente 10, 9 e 7 anni, essendo nati il 1907, il giugno
1908 e il 1910. I tre bambini, abitavano ad Aljustrel, frazione della
parrocchia di Fatima. Le apparizioni si svolsero in una piccola proprietà dei
genitori di Lucia, chiamata Cova da Iria, a due chilometri e mezzo da Fatima,
sulla strada di Leiria. La Madonna appariva su un querciolo, alto un metro o
poco più. Francesco vedeva soltanto la Madonna e non la sentiva. Giacinta
vedeva e sentiva. Lucia vedeva, sentiva e parlava con la santissima Vergine. Le
apparizioni avvenivano attorno al mezzogiorno.
-Prima apparizione: 13 maggio
1917 / I tre
veggenti giocavano alla Cova da Iria quando notarono due luci come lampi, dopo
i quali videro la Madre di Dio. Era «una
Signora tutta vestita di bianco, più splendente del sole, che diffondeva una
luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua pura,
attraversato dai raggi del sole più ardente». Il suo volto
indescrivibilmente bello, non era triste, né allegro, ma serio», con un tono di
dolce rimprovero. Le mani giunte, come per pregare, appoggiate al petto e volte
verso l'alto. Dalla mano destra pendeva un rosario. Le vesti parevano fatte
soltanto di luce. La tunica era bianca, e bianco il mantello, orlato d'oro, che
copriva il capo della Vergine e le scendeva ai piedi. Non le si vedevano i
capelli e le orecchie. I tratti della fisionomia, Lucia non ha mai potuto
descriverli, perché le fu impossibile fissare il volto celestiale, che
abbagliava. I veggenti erano così vicini alla Madonna -più o meno a un metro e
mezzo di distanza- che rimanevano nella luce che la circondava, o che
diffondeva. Il colloquio si svolse in questo modo:
LA
MADONNA: «Non abbiate paura, non vi
faccio del male».
LUCIA: «Di dove è Vostra Signoria?»
LA
MADONNA: «Sono del cielo» (e la
Madonna alzò la mano per indicare il cielo). LUCIA: «E cosa vuole da me Vostra Signoria?»
LA
MADONNA: «Sono venuta a chiedervi di
venire qui per sei mesi consecutivi, il giorno 13, a questa stessa ora. Poi vi
dirò chi sono e che cosa voglio. Poi ritornerò ancora qui una settima volta».
LUCIA: «E anch’io vado in cielo?» (la espressione
“anch’io”, indica forse un dialogo molto più articolato, impossibile da
riportare tutto a memoria).
LA
MADONNA: «Sì, ci vai». LUCIA: «E
Giacinta?»
LA
MADONNA: «Anche lei». LUCIA: «E Francesco?»
LA
MADONNA: «Anche lui, ma deve recitare
molti rosari».(Anche un bambino di otto anni può disubbidire, dire bugie,
essere goloso, dire parolacce o fare violenze ai suoi coetanei, o venire meno
ai doveri verso Dio)
LUCIA:
«Maria das Neves è già in cielo?». LA MADONNA: «Si, c'è già». LUCIA: «E
Amelia?». LA MADONNA: «Resterà in
purgatorio fino alla fine del mondo. Volete
offrirvi a Dio, per sopportare tutte le sofferenze che vorrà inviarvi, come
atto di riparazione per i peccati con cui è offeso e di supplica per la
conversione dei peccatori?». LUCIA: «Si, vogliamo».
LA
MADONNA: «Andate, dunque; avrete molto
da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto». «Pronunciando
queste ultime parole (la grazia di Dio, ecc.) aprì per la prima volta le mani,
comunicandoci -è suor Lucia che scrive- una luce molto intensa, quasi un
riflesso che usciva da esse, che ci
penetrava nel petto e nel più intimo dell’anima, e faceva vedere noi a noi
stessi in Dio, che era questa luce, più chiaramente che se ci vedessimo nel
migliore degli specchi. Allora, per un impulso interiore anch'esso
comunicatoci, cademmo in ginocchio e ripetemmo interiormente: «O Trinità, vi adoro. Mio Dio, mio Dio, vi
amo nel Santissimo Sacramento». Passati i primi momenti, la Madonna
aggiunse: «Recitate il rosario tutti i
giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra». «Poi -
descrive suor Lucia - cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso oriente,
fino a scomparire nella immensità dell'orizzonte. La luce che la circondava sembrava
aprire una via in mezzo agli astri».(Cfr. «Memorias» II, p. 126; IV, 'pp. 330 e
332; G. De Marchi, pp. 67-70; W. T. Walsh, pp. 85-87; L. G. da Fonseca, pp.
24-28; J. Galamba de Oliveira, pp. 63-64).
-Seconda apparizione: 13 giugno
1917 / Prima della seconda apparizione, i
veggenti notarono di nuovo una luce, che chiamavano lampo, ma che propriamente
non lo era, bensì era il riflesso di una luce che si avvicinava. Alcuni
spettatori, che erano accorsi sul posto in numero dì circa cinquanta, notarono
che la luce del sole si oscurò durante i minuti che seguirono l'inizio del
colloquio. Altri dissero che la cima dell'elce, coperta di germogli, sembrò
curvarsi come sotto un peso, un momento prima che Lucia parlasse. Durante il
colloquio della Madonna con i veggenti, alcuni udirono un sussurro simile ad un
ronzio di un'ape.
LUCIA: «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?»
LA
MADONNA: «Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che diciate il vostro rosario tutti i
giorni e che impariate a leggere. Poi vi dirò che cosa voglio».
- Lucia
chiese la guarigione di una persona malata.
LA
MADONNA: «Se si converte, guarirà entro
l’anno». (E’ evidente come molte malattie siano la conseguenza del peccato
a motivo della fondamentale unità dell’uomo. Una ferita spirituale diviene
contemporaneamente ferita psichica e fisica, di contro guarire spiritualmente
equivale anche a guarire psichicamente e fisicamente da tutte quelle patologie
che hanno una causa spirituale.)
LUCIA: «Vorrei chiederle di portarci in cielo». (Da
questo momento in poi i bambini hanno il naturale desiderio di morire, come noi
abbiamo il naturale desiderio di vivere. Vedere la Madonna o il Paradiso
equivale a perdere qualsiasi desiderio di continuare a vivere su questa terra,
è questo che li rese incredibilmente coraggiosi di fronte alle terribili
persecuzioni che furono mosse loro da più parti ed in particolare dal Sindaco.
Il quale dopo averli buttati in carcere tra i carcerati giunse perfino a
minacciarli di morte simulando realisticamente di friggerli in un pentolone di
olio bollente, con lo scopo duplice di farli ritrattare o di estorcere loro il
segreto). LA MADONNA: «Si, Giacinta e
Francesco li porto tra poco. Ma tu resti qui ancora qualche tempo. Gesù vuole
servirsi di te per farsi conoscere e amare. Vuole stabilire nel mondo la
devozione al mio Cuore Immacolato. A chi la abbraccia prometto la salvezza; e
queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo
trono».
LUCIA: «Rimango qui sola?» (Esprime tutto il
dispiacere di rimanere sulla terra.) LA MADONNA: «No, figlia. E tu soffri molto? Non scoraggiarti. Non ti lascerò mai. Il
mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e la via che ti condurrà a Dio».
Nel momento in cui disse queste ultime parole aprì le mani e ci comunicò per la
seconda volta il riflesso di quella immensa luce. In essa ci vedevamo come
sommersi in Dio. Giacinta e Francesco sembravano essere nella parte di quella
luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra.
Di fronte alla palma della mano destra della Madonna stava un cuore circondato
da spine, che parevano conficcate in esso. Comprendemmo che era il Cuore
Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati della umanità, che voleva
riparazione». Quando svanì questa visione, la Signora, ancora avvolta nella
luce che lei stessa irradiava, si alzò dall’arbusto senza sforzo, dolcemente,
in direzione di oriente, fino a scomparire completamente. Alcune persone vicine
notarono che i germogli della cima dell'elce si erano piegati nella stessa
direzione, come se le vesti della Signora li avessero trascinati. Soltanto
alcune ore più tardi ripresero la loro
posizione naturale.(cfr. «Memérias» II, p. 130; IV, pp. 334 e 336; p. 400; G.
De Marchi, pp. 91-94; W. T. Walsh, pp. 109-111; L. G. da Fonseca, pp. 37-38; J.
Galamba de Oliveira, p. 70).
-Terza apparizione: 13 luglio
1917 / Nel corso
della terza apparizione, una nuvoletta cenerognola si librò sull'elce, il sole
si oscurò, una fresca brezza spirò sulla montagna, benché si fosse in piena
estate. Il signor Marto, padre di Giacinta e Francesco, che lo racconta, dice
che udì anche un sussurro simile al rumore prodotto da mosche in un orciolo
vuoto. I veggenti videro il riflesso della solita luce e poi la Madonna sul
querciolo.
LUCIA: «Che cosa vuole da me Vostra Signoria?».
LA
MADONNA: «Voglio che veniate qui il giorno 13 del mese prossimo, che continuiate a recitare tutti i giorni
il rosario in onore della Madonna del Rosario, per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché soltanto
lei ve la potrà meritare».
LUCIA: «Vorrei chiederle di dirci chi è, e di fare
un miracolo per cui tutti credano che Vostra Signoria ci appare».
LA
MADONNA: «Continuate a venire qui tutti
i mesi. In ottobre dirò chi sono, che cosa voglio, e farò un miracolo che tutti
vedranno per potere credere».
Lucia
presenta allora una serie di richieste di conversioni, guarigioni e altre
grazie. La Madonna risponde raccomandando sempre la pratica del rosario, con
cui otterranno le grazie entro l'anno. Quindi proseguì: «Sacrificatevi per i
peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio:
«O Gesù, è per amor vostro, per la
conversione dei peccatori e, in riparazione dei peccati commessi contro il
Cuore Immacolato di Maria».
- PRIMA PARTE DEL SEGRETO: LA
VISIONE DELL'INFERNO / Dicendo queste ultime parole - racconta suor Lucia - aprì di nuovo
le mani come nei due mesi passati, un riflesso [di luce che esse emettevano]
parve penetrare la terra e vedemmo come
un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se
fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano
nell’incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a
nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille
nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e
di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si
distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e
sconosciuti, ma trasparenti come neri
carboni di bracia. La visione durò soltanto un momento, durante il quale
Lucia emise un «ahi». Ella nota che, se non fosse stato per la promessa della
Madonna di portarli in cielo, i veggenti sarebbero morti per la emozione e la
paura.
-SECONDA PARTE DEL SEGRETO:
L'ANNUNCIO DEL CASTIGO. / Spaventati, quindi, e come per chiedere soccorso, i veggenti
levarono gli occhi verso la Madonna, che disse loro con bontà e tristezza.
LA MADONNA:
«Avete visto l'inferno, dove vanno le
anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la
devozione al mio Cuore Immacolato. Se farete quello che vi dirò, molte anime si
salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di
offendere Dio nel regno di Pio XI (Lucia, bambina di 10 anni ignora se
trattasi di un re o di un papa) ne
comincerà un'altra peggiore (le premesse alla 2° guerra mondiale furono
poste sotto Pio XI, come l’annessione dell’Austria, ecc.). Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta(aurora
boreale del 25 e 26 gennaio 1938), sappiate
che è il grande segnale che Dio vi da del fatto che si appresta a punire il
mondo per i suoi delitti, per mezzo
della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per
impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio
cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si
ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace;
diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e
persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà
soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine il mio Cuore
Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si
convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace. In Portogallo si
conserverà sempre il dogma della fede, ecc... Questo non ditelo a nessuno.
A Francesco, sì, potete dirlo. Dopo qualche istante: «Quando recitate il
rosario dopo ogni mistero dite: "O
Gesù mio, perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo
tutte le anime, soprattutto quelle più bisognose" ».
LUCIA: «Vostra Signoria vuole qualcosa d'altro da
me?"
-----------------------------------------
Ora, il
comunismo è precisamente il flagello con cui Dio vuole punire il mondo per i
suoi delitti. La Madonna ha detto, nella seconda parte del segreto, che “la Russia diffonderà i suoi errori nel mondo”. Quando vediamo che
addirittura questi errori hanno raggiunto anche la sacra Chiesa cattolica. - Paolo VI afferma anche di avere la
sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di
Dio”. (Allocuzione per il nono anniversario della incoronazione, del 29-6-72,
in insegnamenti di Paolo VI, vol. X, p. 707). La crisi nella Chiesa, fattore di
condanna all’inferno di un numero enorme di anime. Questa crisi è dovuta
all’infiltrazione marxista negli ambienti cattolici. Questo è il contenuto del
terzo segreto non ancora pubblicato: la crisi del mondo e della Chiesa!
---------------------------------------------------------
LA
MADONNA: «No, oggi non ti chiedo più nulla». E, come al solito, cominciò a
elevarsi verso oriente, fino a scomparire nella immensa distanza del
firmamento. Allora si udì una specie di tuono che indicava che l’apparizione
era cessata.(cfr. «Memorias» II, p. 138; III, pp. 218 e 220; IV, pp.336-342; G.
De Marchi, pp. 107-110; W. T. Walsh, pp.126-129; L. G. da Fonseca, pp. 48-49;
J. Galamba de Oliveira, pp. 72-78 e 146-147).
Quarta apparizione: 15 agosto
1917 /Il giorno 13 agosto, in cui avrebbe dovuto
svolgersi la quarta apparizione, i veggenti non poterono essere presenti alla
Cova da Iria, perché furono rapiti dal sindaco di Ourém, che a forza volle
strappare loro il segreto. I bambini rimasero irremovibili. Alla solita ora,
alla Cova da Iria, si udì un tuono, al quale segui un lampo, e i presenti
notarono una piccola nuvola bianca librarsi qualche minuto sull'elce. Si
osservarono anche fenomeni di colorazione, in diverse tinte, del volto delle
persone, degli abiti, delle piante, del suolo. La Madonna era certamente
venuta, ma non aveva trovato i veggenti. Il 19
agosto, Lucia era con Francesco e un altro cugino in una località della
Valinhos, una proprietà di uno dei suoi zii, quando, alle quattro del
pomeriggio cominciarono a prodursi le variazioni atmosferiche che precedevano
le apparizioni della Madonna alla Iria: un improvviso abbassamento della temperatura
e un oscurarsi del sole. Lucia, sentendo che si avvicinava qualcosa di
soprannaturale e che li avvolgeva, mandò a chiamare in fretta Giacinta, che
giunse in tempo per vedere la Madonna che - annunciata, come le altre volte, da
un riflesso di luce - era apparsa su un elce, o querciolo, un poco più grande
di quello della Cova da Iria:
LUCIA: «Cosa vuole da me Vostra Signoria?».
LA
MADONNA: «Voglio che continuiate ad
andare alla Cova da Iria il giorno 13 e che continuiate a recitare il rosario
tutti i giorni. L'ultimo mese forò il miracolo perché tutti credano».
LUCIA:
“Vostra Signoria, che cosa vuole che si faccia con il denaro che il popolo
lascia alla Cava da Iria?”.
LA
MADONNA: «Fate due portantine: una
portala tu con Giacinta e altre due bambine vestite di bianco, e l'altra la
porti Francesco con altri tre bambini. Il denaro delle portantine è per la
festa della Madonna del Rosario, e quello che avanza serve per una cappella che
devono far fare».
LUCIA:
“Vorrei chiederle la guarigione di alcuni malati”.
LA
MADONNA: «Sì, alcuni li guarirò entro
l'anno». E, assumendo un aspetto più triste, raccomandò loro di nuovo la
pratica della mortificazione dicendo, alla fine di tutto: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte
anime vanno all'inferno, perché non vi è chi si sacrifichi e preghi per loro».
«E, come al solito, cominciò a elevarsi verso oriente». I veggenti tagliarono
rami della pianta su cui era apparsa loro la Madonna e li portarono a casa. I
rami diffondevano un profumo particolarmente soave.
Quinta apparizione: 13 settembre
1917 / Come
altre volte, dai presenti, il cui numero fu di circa 20.000 persone o forse
più, fu osservata una serie di fenomeni atmosferici: l’improvviso abbassamento
della temperatura, l'impallidire del sole fino al punto da vedersi le stelle,
una specie di pioggia come di petali iridati o di fiocchi di neve, che
scomparivano prima di posarsi per terra. In particolare, questa volta, fu
notato un globo luminoso che si muoveva lentamente e maestosamente in cielo, da
oriente verso occidente e, verso la fine della apparizione, in senso contrario.
I veggenti notarono, come al solito, il riflesso di una luce e poi la Madonna
sull’elce:
LA
MADONNA: «Continuate a recitare il
rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verranno anche Nostro
Signore, la Madonna Addolorata e quella del Carmelo, san Giuseppe con Gesù
Bambino, per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non
vuole che dormiate con la corda, portatela soltanto di giorno».(Stringere
una corda ruvida intorno alla vita era solo uno degli espedienti escogitati dai
bambini per soffrire in favore dei peccatori e per venire in loro soccorso
affinchè non precipitino all’inferno).
LUCIA:
«Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: guarigione di alcuni malati, di un
sordomuto».
LA
MADONNA: «Si, ne guarirò alcuni, altri
no. In ottobre farò il miracolo perché tutti credano». «E, comindando a
elevarsi, scomparve come al solito».
(cfr.
«Memòrias» II, p. 156; IV, pp. 346 e 350; G. De Marchi, pp. 169-170; W. T.
Walsh, pp. 194-195; L. G. da Fonseca, pp. 78-79; J. Galamba de Oliveira, p. 93).
Sesta e ultima apparizione: 13
ottobre 1917 / Come
le altre volte, i veggenti notarono il riflesso di una luce e poi la Madonna
sul querciolo. LUCIA: «Che cosa vuole
da me Vostra Signoria?».
LA
MADONNA: «Voglio dirti che facciano in
questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di
continuare sempre a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra sta per
finire e i militari ritorneranno presto alle loro case».
LUCIA:
«Io avevo molte cose da chiederle. Se guariva alcuni malati e se convertiva
alcuni peccatori...».
LA
MADONNA: « Alcuni sì, altri no. Bisogna
che si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati». E, assumendo un
aspetto più triste: «Non offendano più
Dio nostro Signore, che è già molto offeso». Quindi, aprendo le mani, la
Madonna le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, il riflesso della sua
luce continuava a proiettarsi sul sole.
Lucia,
a quel punto, esclamò: «Guardate il sole!». Scomparsa la Madonna nella immensa
distanza del firmamento, successivamente si presentarono agli occhi dei
veggenti tre quadri, il primo simboleggiante i misteri gaudiosi del rosario,
poi quelli dolorosi e infine quelli gloriosi (soltanto Lucia vide i tre quadri;
Francesco e Giacinta videro soltanto il primo). Apparvero, accanto al sole, san Giuseppe con Gesù Bambino e la
Madonna del Rosario. Era la Sacra Famiglia. La Vergine era vestita di bianco,
con un manto azzurro. Anche San Giuseppe era vestito di bianco e Gesù Bambino
di rosso chiaro. San Giuseppe benedisse la folla, facendo tre volte il segno
della croce. Gesù Bambino fece altrettanto. Seguì la visione della Madonna
Addolorata e di Nostro Signore afflitto dal dolore sulla via del calvario.
Nostro Signore fece un segno di croce per benedire il popolo. La Madonna non
aveva la spada nel petto. Lucia vedeva soltanto la parte superiore del corpo di
Nostro Signore. Finalmente apparve, in una visione gloriosa, la Madonna del
Carmelo, incoronata regina del cielo e della terra, con in braccio Gesù
Bambino. Mentre davanti agli occhi dei veggenti si svolgevano queste scene, la
grande moltitudine, da 50 a 70 mila spettatori, assisteva al miracolo del sole.
Era piovuto durante tutta l’apparizione. Alla fine del colloquio di Lucia con
la Madonna, nel momento in cui la santissima Vergine si elevava e in cui Lucia
gridava «Guardate il sole!», le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole
come un immenso disco d'argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non
accecava. Tutto questo durò solo un attimo. L'immensa palla cominciò a
«ballare». Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si
arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su se stesso
vertiginosamente. Quindi i suoi bordi divennero scarlatti e si allontanò nel
cielo, come un turbine, spargendo rosse fiamme di fuoco. Questa luce si
rifletteva sul suolo, sulle piante, sugli arbusti, sui volti stessi delle
persone e sulle vesti assumendo tonalità scintillanti e colori diversi. Animato
per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco parve tremare, scuotersi
e precipitarsi zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci
minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando appunto al punto da cui era
precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente, con lo stesso fulgore
di tutti i giorni. il ciclo delle apparizioni era terminato. Molte persone
notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia erano improvvisamente asciugate.
Il miracolo del sole fu osservato anche da numerosi testimoni posti fuori dal
luogo delle apparizioni fino a quaranta chilometri di distanza.
(cfr.
«Memòrias» II, p. 162; IV, pp. 348 e 350; G. De Marchi, pp 199-2OO; W. T.
Walsh, pp. 217-221; L.G. da Fonseca, pp. 102-105; J. Galamba de
Oliveira,pp.95-97).
CR
525/01 FATIMA 80 ANNI DOPO:
l'avvenimento più importante del secolo XX . Il 13 maggio ricorre
l'ottantesimo anniversario delle apparizioni di Fatima. Riportiamo un celebre
articolo scritto venti anni or sono dal prof. Plinio Corrèa de Oliveira, che
conserva tutt'ora la sua attualità.
“Nella
prima metà di questo secolo, cioè fino al 1914, la società umana presentava un
aspetto brillante. Vi era un indiscutibile progresso in tuffi i campi. La vita
economica aveva raggiunto una prosperità senza precedenti. La vita sociale era
facile e attraente. L'umanità sembrava avanzare verso la società dell'oro.
Tuttavia alcuni sintomi gravi non erano intonati ai colori ridenti di questo
quadro. Vi erano miserie materiali e morali. Ma pochi misuravano in
tutta la loro portata l'importanza di questi falli. La grande maggioranza si
aspettava che la scienza e il progresso risolvessero tutti i problemi. La prima
guerra mondiale venne a apporre una terribile smentita a queste prospettive. Le
difficoltà si aggravarono incessantemente in tutti i sensi finché, nel 1939,
sopravvenne la seconda guerra mondiale. E così arriviamo alla situazione
attuale, in cui si può dire che non vi è sulla terra una sola nazione che non sia
alle prese, in quasi tutti i campi, con crisi gravissime. In altri termini, se
analizziamo la vita interna di ogni nazione, notiamo in essa uno stato di
agitazione, di disordine, di scatenamento di appetiti e di ambizioni, di
sovvertimento di valori che, se non è ancora anarchia aperta, in ogni caso
avanza in questa direzione. Nessun uomo di Stato contemporaneo ha ancora saputo
presentare una soluzione che sbarri la strada a questo processo patologico di
portata universale. L'elemento essenziale dei messaggi della Madonna e
dell'Angelo del Portogallo a Fatima, nell’anno 1917, consiste proprio
nell'aprire gli occhi degli uomini sulla gravità di questa situazione,
nell'insegnare loro la sua spiegazione alla luce dei piani della divina
Provvidenza, e nell'indicare i mezzi necessari per evitare la catastrofe. La
Madre di Dio ci insegna la storia stessa della nostra epoca e, ancora di più,
il suo futuro. L'Impero Romano d'Occidente si chiuse con un cataclisma
analizzato dal genio di quel grande Dottore che fu sant'Agostino. Il tramonto
del Medioevo fu previsto da un grande profeta, san Vincenzo Ferrer. La
Rivoluzione francese, che segna la fine dell'Evo Moderno, fu prevista da un
altro grande profeta, e nello stesso tempo grande Dottore, san Luigi Maria
Grignion de Montfort. L'Evo Contemporaneo, che sembra sul punto di chiudersi
con una nuova crisi, ha un privilegio maggiore. A parlare agli uomini è venuta
la Madonna. Sant’Agostino non poté fare altro che spiegare ai posteri le cause
della tragedia di cui era spettatore. San Vincenzo Ferrer e san Luigi Maria
Grignion de Montfort cercarono invano di allontanare la tempesta: gli uomini
non li vollero ascoltare. La Madonna nello stesso tempo spiega i motivi della
crisi e indica il suo rimedio, profetizzando la catastrofe nel caso gli uomini
non la ascoltino. Da tutti i punti di vista, per la natura del contenuto e per
la dignità di chi le ha falle, le rivelazioni di Fàtima superano quindi tutto
quanto la Provvidenza ha detto agli uomini nell'imminenza delle grandi burrasche
della storia. Perciò si può affermare categoricamente e senza nessun timore di
essere contraddetti, che le apparizioni della Madonna e dell'Angelo della Pace
a Fàtima costituiscono l'avvenimento più importante e più entusiasmante del
secolo XX".(10 maggio 1997, n. 525/Corrispondenza romana).
Secondo
il noto mariologo Renò Laurentin, la terza parte del segreto di Fatima
riguarderebbe le - tentazioni e
deviazioni - all'interno della Chiesa. Il teologo lo ha detto nel corso di
un'intervista televisiva, rilasciata ad un inviato del TG1 presente a Fatima il
13 ottobre scorso, in occasione della ricorrenza dell180 anniversario delle
apparizioni della SS. Vergine. La tesi di Laurentin viene ad aggiungersi a
quella di altri autorevoli personaggi, tra i quali S.E. il cardinale Silvio
Oddi (cfr. CR21012, 23.3.1990; 2461/1, 29.11.1990 e 26718, 24.4.1991), padre
José Valinho dos Santos, nipote di Suor Lucia (cfr. CR 495103, 7.9.1996), frère
Michei de la Sainte Trinitò e il Don. Augusto A. Borelli, uno dei maggiori
studiosi delle rivelazioni di Fatima. Come si sa, il messaggio rivelato dalla
SS. Vergine ai tre pastorelli di Fatima durante l’apparizione del 13 luglio
1917, è diviso in tre parti:
- una
riguarda la visione dell'inferno;
- la
seconda si riferisce ai castighi temporali sulle nazioni impenitenti;
- la
terza, non ancora svelata, è nota come il "terzo segreto". La veggente superstite, Lucia, monaca
carmelitana a Coimbra, nel 1942 inviò a Pio XII il testo del segreto, con la
raccomandazione, ricevuta dalla SS. Vergine, di rivelarlo dopo il 1960. Cosa
che non fecero né il successore di Pio XII, Giovanni XXIII, né gli altri Papi.
Commentando le dichiarazioni di Laurentin, il noto scrittore cattolico Vittorio
Messori ha detto che si tratta di una "conferma di un'ipotesi, fondata ma
avanzata più volte" (cfr. Corriere della Sera, 14 ottobre 1997). Sulla
base “del dossier autentico di cui si dispone” prosegue Messori, "mi pare
di dover concordare con René Laurentin. il “terzo segreto” non annuncerebbe,
dunque (il condizionale è d'obbilgo), cataclismi cosmici, ma la crisi della
fede, l'apostasia che avrebbe colpito la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II.
"Aspettavamo la primavera ed è
venuta la tempesta; lamentava Paolo VI, commentando il Concilio Vaticano II”.
A conferma di tale "lettura", lo scrittore porta “la sola frase che
si conosce della rivelazione sinora "censurata" è "Il Portogallo si manterrà sempre nella
nostra dottrina (dogma, nell'originale) della fede ... Sembra evidente, pronsegue Messori, “che, qui, sia
annunciato un privilegio,... A ulteriore conferma c'è il fatto che, facendo
pervenire a Roma il testo dove trascriveva (... quanto udito dalla Vergine
nella terza apparizione del 13 luglio 1917, suor Lucia ammonì che la busta non
andava aperta prima del 1960). ' Perché allora ', precisò, “tutto sarà più
chiaro”. Messori parla anche della mancata rivelazione del segreto da parte dì
Giovanni XXIII, che lo lesse nell'agosto del 1959. Nel gennaio precedente aveva
annunciato la sua intenzione di indire il Concilio che sarebbe stato chiamato
Vaticano II; sin dall'inizio del suo pontificato aveva cominciato a burlarsi di
quelli che chiamava "profeti di sventura" (...) E' chiaro che il
"segreto" -se davvero annunciava la "tempesta" che presto
sarebbe venuta- contrastava, e gravemente, con la strategia roncalliana del
sorriso e dell'ottimismo a ogni costo. Da qui la consegna del misterioso
manoscritto agli archivi e la grave decisione di non rispettare la consegna,
cioè di rendere pubblico il contenuto entro il 1960. Si dice che i papi
successivi, da Montini a Wojtyla, siano stati in qualche modo
"prigionieri" di quella decisione di Giovanni XXIII". Se davvero
così stanno le cose, "alla luce di quanto è poi successo, Laurentin ha
ragione anche quando constata che è "un peccato” (termine significativo,
in bocca a un teologo), che si sia decisa la censura invece della doverosa
pubblicazione".
-TEOLOGIA DELLE APPARIZIONI-
Giustamente
le apparizioni hanno sempre generato un certo imbarazzo nella gerarchia
ecclesiastica. (Imbarazzo diverso da quello che può suscitare il santo o il
profeta, che merita giustamente l’odio per aver svelato, anche
inavvertitamente, con la sua limpidezza e semplicità le pustole fetide nascoste
sotto gli abiti di velluto.) Infatti, sotto il profilo teologico la rivelazione
portata da Gesù Cristo è completa, non c’è più nulla da aggiungere. Le
apparizioni non hanno mai aggiunto nulla alla rivelazione, a quel patrimonio
completo e prezioso affidato alla S. Madre Chiesa, affinchè lungo i secoli
renda consapevoli gli uomini della Via della Salvezza e di tutti i Mezzi per
raggiungerla. Le apparizioni sono un
atto drammatico e disperato di una Madre che cerca di scuotere i suoi figli
intorpiditi e ignari dell’imminente precipizio. Sono il commovente tentativo di
una Madre che si sostituisce alla sterile o poco feconda azione pastorale dei
cristiani, che hanno appunto tradito il loro compito di essere il sale della terra
e la luce del mondo. Non c’è bisogno di veder piangere e piangere sangue
per preoccuparsi, le apparizioni della Vergine sono inutili sul piano teologico
e quindi sono sempre manifestazioni drammatiche. Come non considerare come le
apparizioni della Vergine Madre nella ex-Iugoslavia si sono verificate poco
prima di una delle più vergognose guerre civili dell’umanità (vergognosa per
chi l’ha voluta e per chi è stato a guardare) e come la sua presenza materna
abbia creato un luogo, uno scudo carismatico, di protezione per tanti corpi e
per tante anime? Chi invece sa che anche in Uganda ci sono state le apparizioni
della Regina del Paradiso, ma tutti abbiamo visto galleggiare sui fiumi e sui
laghi un numero incredibile di cadaveri fatti a pezzi dai macete, tutti abbiamo
visto... “Anche a te una spada
trapasserà l’anima” la Beatissima fra
tutte le donne continuerà ad essere trapassata nel suo cuore da quella
spada finchè non saranno definitivamente chiuse le porte dell’inferno.
TESTIMONIANZA.
Il
ventenne Lorenzo Scarola, vocazione adulta e seminarista di teologia, rimase amareggiato dal fatto che i suoi
compagni teologi negassero validità all’esperienza mistica e sacerdotale di
Padre Pio da Pietralcina a cui, tra l’altro, il seminarista Scarola doveva la sua
vocazione. Il più famoso stimmatizzato del nostro secolo. Da una parte, c’erano
i loro sofismi impregnati di teologia bultmaniana [Bultman era un teologo
protestante e così si può sentizzare il suo pensiero: Non è importante che Gesù
sia esistito, importante è che il suo messaggio
(ma un messaggio non ha mai salvato nessuno, provate a dare un messaggio a
chi sta morendo di fame...) di “salvezza” o “Kerigma” mi raggiunga. E’ evidente
come il cristianesimo sia divenuto un’ideologia e la chiesa un’associazione
filantropica e moraleggiante che non ha più nulla da offrire se non un
intimististico messaggio dal tono: “vogliamoci bene”. Ma il Kerigma è
l’incontro con una persona risorta e vivente, è l’esperienza di un incontro
personale. Non ha detto S. Paolo che se Gesù non è effettivamente risorto e
vivente i cristiani sono i più miseri fra gli uomini, e vana è la loro fede? La
chiesa ha perso il suo carisma, ha perso il suo essere sale della terra e luce
del mondo, ha smesso di essere un riferimento per molti uomini] e dall’altra
c’erano cinquant’anni di sangue e di conversioni che non hanno avuto un
precedente in tutta la storia dell’umanità. Il seminarista di cui sopra rimase scandalizzato quando si rese
conto che i suoi compagni e la metà dei suoi insegnati di teologia non
credevano nella esistenza degli angeli e per analogia nella esistenza dei
demoni, in seguito apprese che anche alcuni vescovi non credevano nella
esistenza del demonio. Se i futuri presbiteri, ovvero coloro che quasi
unicamente hanno il potere di sottomettere i demoni non ne riconoscono
l’esistenza, cosa accadrà al popolo di Dio? Vi immaginate un pastore che
accecato dalla sua ottusità si ostina a non credere nella esistenza del lupo
anche quando questi fa strage del suo gregge? Ora il seminarista Lorenzo
Scarola, per ovvi motivi, preferisce che sia fratel Carlo Carretto, testimone
autorevole e indiscusso, a dire altre cose a chi volesse approfondirle.
La fede è sempre un dono
dall’alto! Essa può essere naturale e soprannaturale. E’ naturale, quanto la
ragione illuminata e spogliata di ogni passione o egoismo giunge a scoprire
l’esistenza di Dio con le sue qualità ineffabili. E’ soprannaturale quando vive
nella dimensione mistica e può concepire e attuare il miracolo. Beato chi ha il dono della fede, tutto per lui è più semplice e
più facile, la fede è quella marcia in più, è quell'asso nella manica, è
quell'energia nascosta quando scendiamo a fare i conti con la vita. Quando gli
altri si scaricano, si ARRENDONO e si esauriscono tu continui ad andare avanti.
Quando gli altri sono attanagliati dal dubbio e paralizzati dalla paura tu stai
ancora correndo. La fede può il miracolo, il primo di tutti è quello di
uccidere la unilaterale e parziale visione della vita allargando i propri
orizzonti fino agli orizzonti del Cuore di Dio. La fede opera il miracolo
perenne dell'infanzia spirituale e della perenne giovinezza interiore. Il
nostro secolo è sfinito, dissanguato, la caducità appesantisce i nostri organi.
L'uomo contemporaneo è consumato, annoiato, affaticato. ma Dio ha risorse che
si manifestano, quando tutte le altre sono giunte alla consumazione (Vedi
Ezechiele 37, 1-14). L'infinita potenza gioca con l'impossibile, e questo gioco
è la sua vittoria. Risorse inattese occorrono per le situazioni disperate.
All’ultimo momento, alle porte dell’inferno e della disperazione, logica
conseguenza che tu con le tue scelte o che gli altri con il loro egoismo hanno
costruito, Egli ti da una nuova e insperata opportunità. Nell’ordine delle
realtà materiali, quando si è molto preso, resta meno da prendere. Qui, nelle
realtà spirituali, succede il contrario: le sorgenti si arricchiscono con i
doni che si moltiplicano. Bisogna che l'umanità accolga i doni dello Spirito di
Dio con grande attività di preghiera e di desiderio (CR 486/07/DF96). "L'aurora caccia la notte, il giorno
da la pienezza alla luce. L'aurora comincia. L'aurora introduce nel santuario
dove la luce è in attesa dell'uomo. La fede aumenta le sue risorse, perché le
sue leggi restano immutabili nello scorrere dei secoli. Nella fede, la legge
dell'immutabilità e la legge della successione si danno la mano. La vita
interiore è l'unica vera vita dell'uomo, la cosa più preziosa. Regoliamo i
nostri sentimenti su quelli del Padre, dobbiamo amare sopra tutte, la cosa di
cui Lui maggiormente si compiace. E' per questa segreta via dell'amore che
possiamo comunicare con il Padre, è questa vita interiore che fornisce la
direzione di tutti i nostri atti. Quel che noi conosciamo, è proporzionato al
nostro limite, alla nostra piccolezza, ecco perché bisogna pregare davanti
all'Eternità con molta umiltà. Dobbiamo chiedere a Dio di portare gli effetti e
l'influenza del mistero che adoriamo senza conoscerlo. La materia reagisce con
tutto ciò che è materiale e psichico, lo Spirito reagisce con tutto ciò che è
puramente spirituale come la fede, la speranza e l'amore che in noi è una
emanazione dell'amore di Dio. Gli spiriti profondi, quelli che hanno vissuto
nell'intimità dei misteri, sanno e sentono il valore delle sorgenti aperte. Al
di fuori della superficialità che ha il potere di occultare il male e di far
comprendere all'uomo la sua debolezza, la fede apre le sorgenti eterne ed
inesauribili della forza e della vita. Per conoscere la propria miseria,
bisogna essere protesi verso le sorgenti della gloria. Occorre aver sentito,
magari confusamente, un certo richiamo
alla luce, per misurare la densità delle tenebre in cui si viveva. L'uomo
superficiale ignora ciò, la terra gli riesce non meno misteriosa del
cielo".(liberamente tratto da Ernest Hello, Fisionomie di Santi,
Fògola, Torino 1977 pp.144 ss.)
Mentre in 1Pt 3,15 si
chiede di comunicare al mondo : "le ragioni della speranza" che è in
noi. S.Tommaso parla come l'atto di fede sia un atto personale, teso ad una comunione. Mentre Lutero evidenzia come
la fede è solo un atto di abbandono
fiduciale. Il Concilio di Trento, con il decreto sulla giustificazione
afferma come siano necessari dei contenuti
oggettivi come primo momento della giustificazione. Il Vaticano I, Dei Filius, 24.4.1870 afferma: Dio è creatore
di tutto, Egli è l'unico Dio è creatore di cielo e terra; definizione contro il panteismo: "una e unica è la sostanza di
Dio, Egli ha creato non per bisogno, ma liberamente, per manifestare la sua
perfezione, contro il materialismo
afferma che ciò che ha creato, Dio lo governa con la provvidenza. Rivelazione: Dio può essere conosciuto
con certezza dalle cose create, attraverso il lume naturale della ragione.
Tuttavia ha voluto fare conoscere sé e la sua volontà attraverso una via
soprannaturale(DS 3004). Questo si oppone contro chi nega la possibilità
della teologia naturale, contro il deismo, contro il razionalismo. La rivelazione
non era in sé necessaria, ma (è stata concessa come dono sommo) in vista
dell'ordinazione soprannaturale dell'uomo di partecipare a beni che superano
l'intelligenza umana. Contro l'autonomia della ragione: "Dio non può
comandare la fede"(DS 3005). I miracoli e le profezie sono segni della
rivelazione, certissimi e adatti all'intelligenza di tutti(DS 3009). [can.3:
contro il fideismo, can.4: contro l'agnosticismo e il mitologismo]. Nessuno può
credere senza l'illuminazione e l'ispirazione dello Spirito Santo: la fede è un
dono soprannaturale, attinente alla salvezza(DS 3010). Con la fede l'uomo
presta libera obbedienza a Dio, consentendo e cooperando alla sua grazia. La
fede non coincide con la carità, rimanendo la prima anche in assenza della
seconda. Per salvarsi non basta la fede (anche il diavolo crede in Dio e lo
teme), ma è necessario avere l’amore e le opere dell’amore. L’amore e la
perseveranza finale nell’amore e indispensabile per piacere a Dio; ed è
necessario per salvarsi. - DS 3013 ARGOMENTI
ESTERNI: La chiesa stessa - per chi ha occhi per vedere - "è perpetuo
motivo di credibilità e testimonio della sua missione divina. - DS 3014 ARGOMENTI
INTERNI: Dio dona la sua grazia a coloro che sono nell'errore,
illuminandoli internamente. Così nessuno
potrà perdersi senza saperlo. La legge naturale urla in noi le sue esigenze
quando queste vengono disattese. - DS 3015 C'è un doppio ordine di conoscenza: soprannaturale e naturale: Il
principio della conoscenza è sia per mezzo della ragione naturale, che per
mezzo della fede divina. L'oggetto della conoscenza è ciò che è alla
portata della ragione, la ragione onesta si trova spontaneamente a conoscere
l’inconoscibile ( perché in realtà non è inconoscibile), dal piano naturale
spontaneamente si trova a percorrere quelle conquiste di conoscenza che sono
proprie della rivelazione: i misteri di Dio. -DS 3016 Il ruolo della ragione è:
1- sviluppare l'analogia, in base a ciò che conosce naturalmente; 2- cogliere
il nesso dei misteri fra loro e con il fine ultimo dell'uomo. Ma essendo sulla
terra come pellegrini, un velo di mistero rimane sempre. - DS 3017 Non v'è
opposizione tra fede e ragione, infatti lo stesso Dio che è autore della
rivelazione ha creato anche la ragione umana. - DS 3018 Fede e ragione possono
reciprocamente sostenersi: mentre la ragione dimostra i fondamenti della fede e
coltiva la scienza delle cose divine, la fede libera la ragione dagli errori e
la istruisce. Questo valorizza l'utilità delle scienze umane. I segni sono validi come manifestazione
dell'evento della rivelazione, certo non dimostrano il fatto della rivelazione,
né vogliono costringere a credere, ma garantiscono la credibilità di ciò che
viene esposto per la conformità alla ragione umana. Ma quale è il rapporto tra
grazia e libertà, tra rivelazione divina e conoscenza umana? Mentre la
soprannaturalità della grazia
permette all'uomo di affidarsi a Dio, la volontà orientata dalla libertà è protesa verso una salvezza
non solo data ma anche scelta. L'intelletto diviene garante di un atto certo in
quanto conclusione di un procedimento logico. Per Rousselot (1878-1915) l'atto
di fede, come opera nel credente, non è apologetico ma teologico, la fede ha
occhi, cioè è la capacità di vedere ciò che Dio vuol mostrare. Dio si è
mostrato nella rivelazione, garantendola con segni esterni, ma che solo gli
occhi della fede possono vedere, non lo spirito umano. La grazia dà la capacità
di vedere giustamente l'oggetto (per quello che è realmente perché è in grado
di contestualizzarlo in riferimento alla globalità). La percezione della
credibilità e la confessione della verità sono lo stesso atto, infatti mentre
la grazia permette la percezione della credibilità, la credibilità dà senso
alla grazia. L'amore suscita la facoltà di conoscere e rende l'atto del credere
un atto libero, l'atto di fede è ragionevole perché l'indizio percepito è
testimoniato dall'ordine naturale; l'atto di fede è libero, perché l'uomo se
vuole può rifiutare l'amore del bene soprannaturale. Il Vaticano II vede tutto partendo da una prospettiva biblica. DV
5: con la fede l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno
ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela. Assentendo
volontariamente alla rivelazione data da lui, ma per questo è indispensabilmente
necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre. Il contenuto oggettivo, la
verifica oggettiva della rivelazione è data nell'orizzonte storico-salvifico
di una relazione interpersonale. La credibilità si radica non nelle condizioni
del soggetto umano, ma nell'evidenza coerente che scaturisce dalla rivelazione;
mentre la significatività è un processo che mette in relazione l'evento della
rivelazione ed il singolo soggetto.
Oggi nel mondo occidentale vi sono due visioni errate di concepire
la politica: la concezione integralistica(violenta) e quella laica-anachica,
non meno pericolosa, che è la più diffusa. Quest’ultima ritiene l'impegno
politico solo una manifestazione sociale, l'opinione di una maggioranza a cui
si intende aderire, anche se essa non è in sintonia con la coerenza della
propria fede, perché vi è l’erronea convinzione che una cosa sia la fede e
tutt’altra la politica.
La concezione integralistica rischia di imbottigliare la società
in una visione sacrale e clericale della vita, portando col tempo alla
repressione e all'intolleranza. La concezione laico-anarchica porta al
disordine ed alla crisi, come l’esperienza ha ampiamente dimostrato. Manca
l'esperienza concreta dell'umanesimo integrale del nostro Maritain.
Giuseppe Ruggeri, SAPIENZA E
STORIA, ed. Jaca Book
La fede non deve essere ideologizzata, essa non può attendere la
sua giustificazione dalla sua capacità
di interpretare l'esigenza politica dell'uomo, si corre il rischio di non
intendere nemmeno più la libertà che Dio vuol dare all'uomo, la giustizia che
Egli ci ha preparato e ci dona nella fede. Dio non attende di essere
giustificato dall'uomo, è l'uomo che deve essere giustificato da Lui. Del resto
nemmeno la storia oggi attende di essere riconosciuta e giustificata. Gli
intelligenti non dovranno cercare l'astuzia della storia, nè i buoni dovranno
rifugiarsi nell'apparente sufficienza di una contemplazione della sapienza di
Dio. Il credente non è in primo luogo buono o intelligente, ma è colui che segue
Dio, il quale rende "nuova" la nostra intelligenza e la nostra bontà.
La nuova "teologia politica" non vuole essere nemmeno, come spesso
rischia di divenire la teologia della rivoluzione, la copertura ideologico
cristiana delle coperture rivoluzionarie dei movimenti più avanzati; essa si
propone invece di sviluppare tutte le valenze del messaggio escatologico. La
teologia politica è attenzione alla storia come luogo dell'annuncio della fede
e dell'esperienza delle realtà della fede in relazione alle realtà umane. Il
confronto con le scienze è doveroso, come ripensamento critico della coscienza
umana e dei suoi contenuti, e questo vale anche quando la fede si trova
confrontata alla storia per manifestare ad essa la forza della sapienza di Dio.
Prefazione allo stesso testo di Giuseppe Colombo :"Molti credenti hanno
bisogno di trovare la propria identità, vittime di una storia che ha emarginato
la fede confinandola nella sfera della privatizzazione. Molti credenti esitano
di fronte al fatto di accettare la fede come puro fatto di coscienza, oppure
all'opposto fare della fede una identificazione pura e semplice col processo
della storia. Il primo scantonamento porta alla mistificazione, il secondo
porta alla vanificazione dell'annuncio di fede. Per uscire da queste ambiguità,
bisogna ritornare alle origini, cioè alla Sapienza di Dio che ci ha concepiti,
creati e ci ha mandati nel mondo. Solo così i credenti ritrovano la loro
identità ed il senso autentico della loro missione sul, nel e per il mondo. In
particolare, scoprono che la crisi d'identità nasce dall'oblio della propria
origine. Origine ontologica, che in Dio è prima dello spazio e del tempo, è
questo amore infinito ed eterno che ha costruito la nostra storia. Se infatti
si dimentica questo, resta solo l'orizzonte della storia, che ingloba tutto
come un suo prodotto, anche la fede, ridotta e declassata inevitabilmente a
prodotto della storia. Invece, se si riconosce alla fede la sua origine, cioè
la sua "antecedenza" alla storia, sia per ordine temporale che
qualitativo, allora coerentemente si deve riconoscere che la fede può imporsi
alla storia, ed in ogni modo è irriducibile ad essa. Sapienza e storia sono
quindi, i due orizzonti che unificano -ciascuno per proprio ambito- tutto il
reale: il primo è l'orizzonte dato da Dio, il secondo quello che si da l'uomo.
Ecco l'impegno quotidiano dei credenti che non possono obbedire a formule
confezionate, che sono chiamati nell'immutabilità dei loro ideali eterni ad
attualizzare giorno per giorno l'azione politica risultante dall'orizzonte
aperto da Dio ai credenti e dall'orizzonte che naturalmente insorge nell'uomo,
nell'impatto critico con la realtà che si trova a vivere e che sperimenta. Se
il passato teologico di questo tema è colmo di deviazioni, il problema ad esso
soggiacente è reale e quindi non può essere eluso. Solo dalla fedeltà alla
Storia e dalla fedeltà alla Sapienza può scaturire il giusto rapporto tra i due
orizzonti. Maurice Blondel coglie la linea costruttiva dei due diversi
orizzonti, secondo la caratteristica della rispettiva "necessità". Il
problema è quindi libero dalle suggestioni della psicologia, perché è solo e
puramente un problema di carattere ontologico. E' un discorso fortemente
impegnativo, di alta precisione tecnica, che non tollera ritardi di pensiero,
nè da parte dell'orizzonte della Storia, come da parte dell'orizzonte della
Sapienza. E' un discorso che obbliga alla semplicità ed alla verità più pura
che sia possibile. Questo discorso è libero e si realizza indifferentemente su
tutti i modelli culturali possibili,(che ovviamente non neghino
aprioristicamente o dogmaticamente il problema, come è avvenuto nel marxismo o
lo neghino solo di fatto come è avvenuto nelle dittature di destra).
Soprattutto se si considera come non esiste più l'unità culturale, ma tutte le
nazioni sono destinate a divenire multi etniche e multi razziali. L'unità
culturale sarebbe realizzata solo da una dittatura e sarebbe il frutto di una
ideologia che nega altre culture e che di conseguenza nasconde il problema ontologico.
In queste condizioni, quella di riferirsi ai modelli culturali più vivi ed
operanti è una scelta obbligata, perché l'unica giustificata. Tutto questo
senza soffocare altri modelli culturali che hanno il diritto di evolversi,
rinnovarsi e proporsi all'attenzione dell'umanità. Accogliere un modello
culturale senza preclusioni o dogmatismi, ma verificandolo per la sua coerenza
intrinseca, e quindi disposti ad accogliere la conclusione della verifica
qualsiasi essa sia. Il problema che, in teologia si qualifica come apologetico,
in realtà deve qualificarsi come ontologico, questo è il vero problema
ermeneutico della storia! Effettivamente l'orizzonte della storia risulta artefatto, perché incongruente
rispetto ai principi che pretendono di definirlo. Consegue, che vi è e vi deve
essere lo spazio obiettivo per un orizzonte diverso. In altri termini, la
Sapienza, non solo rivela, ma compie le potenzialità insospettabili della
storia. Se questo è difficile da comprendere, è anche perché la privatizzazione
della Chiesa, perseguita dalla storia, ha comportato la ideologizzazione -e
quindi la mistificazione- delle sue nozioni fondamentali, che urge perciò
ricuperare, in tutta la loro densità obiettiva, al di là di ogni
interpretazione riduttiva. Bisogna correggere l'ermeneutica falsificante
riascoltando la parola genuina di Dio. In questa prospettiva, coerentemente, il
discorso ecclesiologico non può ridursi al discorso classico sulla natura della
Chiesa, ma deve assumere la forma propria del discorso della "teologia
politica". Si tratta infatti, per essere veramente fedeli alla Sapienza di
costruire la Chiesa, non di definirla, o, più operativamente, di far esistere
la "comunità cristiana" in cammino verso il suo "futuro".
L'autore presenta il suo discorso come "provvisorio", questo non è il
presupposto per disattenderlo, anzi al contrario, è una ragione per
accoglierlo. Nel tempo della ricerca i risultati non possono essere che
provvisori, ma la coscienza della loro provvisorietà è la garanzia del loro
valore: si sa che la ricerca continua, e quindi non si è caduti nell'illusione
e nella presunzione di presentare le cose definitive. D'altra parte, questo
genere di discorso, comunque venga formulato, porta in se una provvisorietà
congenita: gli deriva dall'essere un discorso sulla realtà che deve venire: ha
quindi valore solo per l'oggi, e bisogna rifarlo ogni giorno, fino all'ultimo
dei giorni".
"Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo
monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non
conoscete, noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai
Giudei. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno
il Padre in Spirito e Verità; perché il
Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono
adorarlo in spirito e verità." (Giov. 4, 21-24)
"Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le
gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte
spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già
gustato com'è buono il Signore. Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata
dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati
come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un
sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio, (...). Onore
dunque a voi che credete; ma per gli
increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra
angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Loro v'inciampano
perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati. Ma voi siete la
stirpe eletta , il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è
acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato
dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo,
ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia,
ora invece avete ottenuto misericordia
(1° Pietro 2).
Il problema delle autonomie amministrative è lo stesso problema
delle responsabilità personali e sociali che sono un dovere non delegabile. Il
cittadino deve esprimere la sua partecipazione
concreta nella pubblica amministrazione, perché ha il dovere della conservazione
di un patrimonio immenso, quello della sua identità. Di contro si deve tendere
a fare del mondo una sola comunità, una grande famiglia. La solidarietà della
grande famiglia umana, in cui gli Stati Uniti d’Europa, d’Africa, d’America,
ecc... sono solo una condizione transitoria per giungere alla comunità
mondiale. Tutto ciò può avvenire solo quando si è certi di non perdere
culturalmente la propria identità. L’esistenza di società multi etniche e multi
culturali richiede questo grande ideale dell’unità, ma anche della protezione
delle differenze culturali in tutto il genere umano.
Se può uccidere un grande dispiacere, può anche uccidere una
grande felicità! Se comprendessimo quanto e come ci ama Dio, moriremmo di
felicità. Questa è stata la sorte beata di tanti santi e sante, pochi istanti
prima che sopraggiungesse sorella morte, il Signore si è riversato nei loro
cuori come una cascata di felicità, così che non è stata sorella morte a
portarli tra le braccia del Padre, ma è stata sorella felicità.
CR 519/07 FEMMINISMO: una
riforma femminista dello Stato e della scuola? La Presidenza del Consiglio
dei Ministri ha emanato il 2 marzo 1997 una direttiva che prospetta una globale
riforma dello Stato, e in particolare della scuola, in senso femminista.
Adeguandosi ai due concetti-chiave promossi dalla "Conferenza mondiale
sulla donna", tenutasi a Pechino nel settembre 1995 (“Pieni poteri alla
donna nei luoghi decisionali" e valorizzazione del femminismo nella
cultura e nelle istituzioni), il Consiglio dei Ministri ha stabilito che il
Governo dovrà avviare "azioni volte a promuovere l'attribuzione di poteri
e responsabilità alle donne, a riconoscere e a garantire libertà di scelte e
parità sociale ad uomini e donne", come dice lo stesso titolo della
mozione (cfr. l'Unità, 4 marzo 1997). Un'attenzione particolare viene dedicata
al ruolo propagandistico affidato alla scuola.(15marzo1997, n.519 Corrispondenza romana) I programmi
d'insegnamento, infatti, dovranno non solo includere la storia dei movimenti
femministi, ma anche abolire ogni forma di discriminazione sessuale, ad esempio
valorizzando l'apporto femminile alla civiltà e considerando la cultura da un
punto di vista femminista. Principale promotore della direttiva è il PDS, nella
persona del suo ministro per le Pari Opportunità Angela Finocchiaro, con
l'ausilio del ministro per la Solidarietà Sociale Livia Turco e con
l'assistenza esterna del ministro della Sanità Rosy Bindi: tutte e tre hanno
presentato la direttiva in una conferenza stampa svoltasi il 7 marzo scorso,
vigilia della "festa della donna". Il ministro Finocchiaro ha
commentato il fatto dicendo che esso "segna un evento storico per le
donne, ma anche per la storia repubblicana" (cfr. l'Unità, 1O marzo 1997);
secondo l'on. Francesca Izzo (PDS), "qui si formula una nuova concezione
di governo della società"(cfr. l'Unità, 7 marzo 1997). La direttiva del
Consiglio dei Ministri è stata confermata il 6 marzo 1997 dal voto della Camera
dei Deputati, con esclusione delle sole formazioni di AN e della Lega Nord. Nel
testo approvato, il Parlamento impegna il Governo ad adottare "una
strategia integrata volta a favorire la partecipazione equilibrata di donne e
uomini ai centri di potere, d'influenza e di decisione. (CR 51 91071CC97)
CR 489/04 SUPER-CAPITALISMO:
la FIAT sposa la teoria del caos. I vertici della FIAT hanno affidato ai
"teorici del caos" Edgar Morin, Mauro Ceruti e Gianluca Bocchi il
compito di tirare le conclusioni ed impostare le prospettive dell'impegnativo
progetto editoriale "2000 giorni al 2000', che sì articola in 14 fascicoli
diffusi dal suo dipartimento "Comunicazione ed immagine". Del trio,
il più conosciuto è Edgar Morin che, in
uno dei suoi scritti, afferma che "ogni teoria deve ormai portare il segno
del disordine, fare lo spazio più ampio possibile al disordine, diventato
principio cosmico a pieno titolo”(cfr. Edgar Morin, Il Metodo. Ordine,
Disordine, Organizzazione, Feltrinelli, Milano, 1987, p. 97. Sui teorici del
caos, cfr. anche Roberto de Mattei, 1900-2000. Due sogni si succedono: la
costruzione, la distruzione, Ed. Fiducia, Roma, 1990, p. 114). Nell'ultimo e
più importante fascicolo, il gruppo industriale torinese ci fa conoscere le sue
opinioni sul futuro della comunità planetaria e dell'Italia in particolare:
mentre si moltiplicano devastanti e sanguinose guerre civili, occorrerà
rinunciare "a risolvere questi conflitti attraverso una ricerca di sistemi
sociali, di forme di vita, di punti di vista complessivi e omogenei"
(Mauro Ceruti, La comunità planetaria, in "2000 giorni al 2000”, n.1 4,dicembre,1995,p.4).
I "punti di vista complessivi e omogenei" cui gli Italiani, secondo
la FIAT, dovrebbero rinunciare, sono innanzitutto quelli della loro religione,
come ci chiarisce l'ex ambasciatore Sergio Romano (di cui ricordiamo un duro attacco,
pubblicato su La Stampa, contro i movimenti cattolici fedeli al Papa, cfr.
CR473101, 24 febbraio 1996), il quale deride quei "movimenti che si
studiano di risolvere i problemi del mondo brandendo la Bibbia" (cfr.
Sergio Romano, “E' bene o male che il modo vada così?”, in "2000 giorni ai
2000", cit., p. 22). Di conseguenza Mauro Ceruti auspica "la
costituzione di un immaginario planetario, di miti e di riti nei quali
incarnare i valori dell'incontro, del confronto, dell'interazione, dell'ibridazione
fra differenti esperienze individuali e collettive" (cfr. Mauro Ceruti,
Geografia dei punti caldi; in "2000 giorni ai 2000", cit.,p.8). Modi
e natura di questa "costituzione di un immaginario planetario" ci
sono esemplificati dal Morin, il quale afferma che oggi le filosofie e le
mistiche dell’ Islam, i testi sacri dell'india, il pensiero del Tao, il
pensiero del buddismo, diventano sorgenti vive per l'anima occidentale
trascinata ed incatenata nel mondo dell'attivismo e del produttivismo".(22
giugno 1996, n. 489 Corr. romana)
Secondo Morin, "nel corso di questo secolo i media hanno prodotto, diffuso
e mescolato un folklore mondiale nato
da culture differenti, talvolta riportati alle origini, talvolta
sincretizzati". Questo "nuovo folklore mondiale" è stato
"creato e propagato” dalla "formidabile ' fabbrica dei sogni ' di
Hollywood"(cfr. Edgar Morin, 8 tappe per una coscienza planetaria, in
"2000 giorni al 2000", cit., p.5). Per gli intellettuali
sponsorizzati dalla FIAT "i confini esterni, nell’identità europea, sono da
sempre una questione spinosa. Un finto continente, immaginato e creato a
partire dalle idee, trova costantemente nella geografia fisica una
minaccia. Secondo gli uomini di
Agnelli, occorre smarrire il senso "dell'appartenenza ad una comunità
etnica, religiosa e culturale" (cfr. Raimondo Boggia, Lento con brio, in
"2000 giorni al 2000", cit., p.23) e mettere in discussione “Lo
schema tradizionale della separazione dei ruoli sociali familiari tra donna e
uomo" (ibidem). Un solo ostacolo appare agli occhi del gruppo dirigente
torinese e dei suoi teorici del caos: "quello delle società cattoliche
latine, come Italia e Francia, o confuciane, come la Cina, ove invece la
fiducia è limitata e condizionata dall'appartenenza a piccoli gruppi di origine
familiare. Questa diversa capacità di aprirsi...crea maggiori ostacoli per la
sperimentazione e la sfida globale" (cfr. Raimondo Boggia, "2000
giorni al 2000", cit., p.24).
Nell'Italia della FIAT e dell'Ulivo i valori tradizionali e familiari rimangono
dunque l'unica difesa contro l'alleanza fra super-capitalismo e post-comunismo.
(CR 489104/DF96)
FILOGENESI
L'ultimo
periodo dell'era primaria, detto "permiano" (da Perm in Russia), per
il nostro Pianeta fu un periodo di grandi perturbazioni, numerose terre
sprofondarono in mare, gli oceani si ritirarono, l'attività vulcanica si fece
molto intensa. A detta dei geologi, si trattò di una fra le più grandi crisi
della terra. Si ebbe, sia pure per un periodo di tempo limitato, una prima età
glaciale. A causa del freddo, il numero degli insetti diminuì notevolmente. E
poiché gli insetti costituivano il cibo degli anfibi, per questi animali
(soprattutto per i girini) la vita si fece molto difficile; anche perché le
uova che gli anfibi deponevano negli stagni venivano divorate molto spesso dai
pesci. La selezione favorì quegli animali che deponevano le loro uova sulla
terraferma, in luoghi isolati e poco visibili. Per poterlo fare, occorreva
tuttavia provvedere l'uovo di una riserva d'acqua. Alcuni anfibi adottarono la
soluzione dell'uovo "amniotico": l'embrione è racchiuso in un sacco o
"amnio" pieno di liquido, che costituisce un ambiente acquatico
artificiale in cui l'embrione stesso ha modo di svilupparsi. Sono amnioti, al
giorno d'oggi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi. Nel periodo permiano
compaiono i primi "rettili mammiformi". All'inizio del triassico (il
nome deriva dal fatto che i primi terreni che di questo periodo furono
individuati in Germania presentano,
nella loro composizione tre stati diversi), i vertebrati terrestri erano
rappresentati soltanto dai rettili. La clemenza del clima favorì il progressivo
aumento di questi animali, e non soltanto per ciò che riguarda il loro numero,
ma anche per la varietà e le dimensioni, i rettili si suddivisero così in varie
sottoclassi, dalle quali discendono rispettivamente i mammiferi, le testuggini,
i serpenti, i coccodrilli e gli uccelli. I mammiferi e gli uccelli
acquisteranno, indipendentemente gli uni dagli altri, l'ormeotermia; e il
notevole aumento del ricambio metabolico, possibile soltanto negli animali a
sangue caldo, favorirà in essi l'ulteriore sviluppo degli organi di senso e
dell'encefalo. In questo periodo compaiono i primi "mammiferi non
placentati": sono gli antenati dell'attuale ornitorinco. Questo animale
peloso, privo di denti, col becco d'anatra presenta caratteristiche tanto
singolari, che gli è stato attribuito il nome scientifico di
"ornithorynchus paradoxus". Esso vive lungo le rive dei fiumi e dei
laghi, in Australia e nelle isole dell'arcipelago australiano; depone uova
simili a quelle dei rettili e, come questi, le cova; i suoi piccoli nascono
immaturi e vengono nutriti da una ghiandola mammaria rudimentale, priva di
capezzolo. L'ornitorinco non è un animale a sangue freddo, ma i suoi centri
termoregolatori non sono bene sviluppati; quando fa freddo, l'animale si
raffredda un poco, quando fa caldo si riscalda un poco. L'ornitorinco è dunque
l'anello di congiunzione tra i rettili e i mammiferi. Perché i mammiferi
primitivi (come l'ornitorinco, ma anche molti marsupiali) sono riusciti a
sopravvivere solo in Australia e nelle isole dell'arcipelago australiano
(Tasmania e Nuova Guinea)? La ragione è semplice. Verso la fine dell'era
secondaria (o forse all'inizio di quella terziaria), l'Australia e il suo
arcipelago vennero separati dagli altri continenti. A quel tempo, come
dimostrano i dati della paleontologia, i mammiferi inferiori vivevano anche in
Africa e in Europa (e tra essi si annoverava, appunto, il progenitore
dell'uomo). Ma in Africa e in Europa quelli che non si trasformarono finirono
per soccombere ai mammiferi superiori, molto più agguerriti di loro. Viceversa
l'isolamento geografico del continente australiano fece si che i mammiferi
superiori non vi mettessero piede, consentendo in tal modo la sopravvivenza di
quelli inferiori. Nel periodo "giurassico" (dai monti del Giura, in
Francia) appaiono sulla terra i mammiferi marsupiali, suddivisi in varie
famiglie tra loro diversissime: ve ne sono infatti di carnivori, di erbivori di
insettivori e di onnivori. Il clima è caldo e umido. Ne viene favorita la
vegetazione, che si fa lussureggiante, mentre compaiono esseri sempre più
giganteschi: i dinosauri, che diventano padroni assoluti del pianeta. Tuttavia,
anche se infinitamente più piccoli e più deboli, i mammiferi riuscirono a
sopravvivere. Sarà in primo luogo l'amore per i figli a far superare a questi
animali la fase di maggior pericolo (la femmina dell'opossum, non solo nutre i
sui piccoli, ma provvede anche a difenderli contro i nemici). Un altro elemento
che contribuisce alla sopravvivenza dei mammiferi, diventati animali a sangue
caldo, è appunto l'omeotermia, che permette loro di resistere al freddo, e di
restare attivi e
svegli,
nel periodo in cui, viceversa, i rettili -animali a sangue freddo- giacciono in
letargo. Inoltre l'omeotermia, favorisce lo sviluppo cerebrale e di conseguenza
si accresce nei mammiferi la capacità mentale, che li mette in grado di
sottrarsi a molti pericoli. Durante il periodo giurassico fanno la loro
comparsa i primi uccelli, o, per dir meglio, i "rettili volanti". Al
sopraggiungere dell'inverno questi animali anziché sprofondare nel sonno, come
fanno i rettili, migrano verso regioni più calde. Durante l'ultimo periodo dell'era
secondaria, detto "cretaceo" (da 'creta', argilla) l'evoluzione dei
rettili raggiunge il suo culmine: i rettili sono i signori del pianeta, ad essi
appartengono la terra, il mare e l'aria. Il "Tyrannosaurus rex", il
più forte carnivoro mai esistito, misura, coda compresa, ben quindici metri; se
si rizza sulle zampe posteriori, raggiunge i 7 metri di altezza. L'antenato
dell'uomo vissuto nel cretaceo è invece un insettivoro di piccole dimensioni,
non dissimile dall'attuale scoiattolo. Un animale del genere vive oggi nel
Borneo. Esso possiede cinque dita per zampa, mangia seduto sulle natiche - alla
maniera degli scoiattoli -, si avvale dell'olfatto per cercare la preda e per
sfuggire ai nemici si avvale anche dell'udito. Alla fine del cretaceo vi è di
nuovo sulla terra una grande mortalità le cui cause non sono state del tutto
chiarite. E' vero che il freddo si è fatto ancora più intenso: in Alaska, dove
prima crescevano i fichi e le palme, la flora è adesso quella caratteristica
delle zone temperate. Ed è anche vero che si registrano grossi rivolgimenti
terrestri. Pure, nessuno dei due fenomeni ha proporzioni tali da spiegare
l'estinzione, che in questo periodo si verifica, di innumerevoli specie di
animali. Probabilmente la morte fu il risultato della concomitanza di più
fattori: oltre al freddo e ai movimenti tellurici, c'era stato anche un
generale mutamento della vegetazione. Comunque sia, nel corso del cretaceo
scompaiono i dinosauri, tanto terrestri che acquatici; si estinguono gli
pterosauri; tra i rettili sopravvivono soltanto le testuggini, i serpenti, le
lucertole, i coccodrilli. Vengono decimati anche i pesci di mare come di acqua
dolce e la stessa cosa succede agli invertebrati, specialmente ai molluschi.
Con l'era terziaria, e precisamente col periodo paleoceanico ("antico
recente") il clima si fa ancora più rigido per gli animali a sangue freddo
è la fine della supremazia. Prendono invece il sopravvento, con gli uccelli, i
mammiferi, saranno questi ultimi i signori della Terra. Compaiono i lemuroidi o
proscimmie (antenati dei lemuri che vivono oggi nel Madagascar, dei galago
africani, e dei loris indomalesi). Secondo alcuni studiosi, i lemuroidi
costituirebbero immediatamente il gradino successivo a quello degli
insettivori, nella scala evolutiva dell'uomo. Ma si tratta di un'ipotesi poco
convincente, troppo grande essendo la differenza tra gli insettivori -animali
scarsamente omeotermici e dotati di cervello molto piccolo- e i lemuroidi, che
sono già dei primati. Perciò tra gli uni e gli altri devono essere esistiti uno
o più anelli intermedi. Per cercare di capirne di più, possiamo ricorrere ai
dati forniti dall'embriologia del sistema nervoso. Constateremo allora che
l'encefalo di un feto umano di 3 mesi è simile all'encefalo dei marsupiali; che
fra il terzo e il quarto mese esso acquista le caratteristiche di quello degli
insettivori; che poi diventa simile all'encefalo dei roditori e quindi a quello
dei carnivori. Solo al 5° mese l'encefalo del feto umano assume le
caratteristiche proprie dell'encefalo dei primati. Tenuto presente il
parallelismo ontofilogenetico, si può dedurre che, dopo essere stato simile a
un marsupiale, il progenitore dell' uomo fu successivamente simile a un
insettivoro, a un roditore e a un carnivoro. Dunque, in base a questa
ricostruzione, tra gli insettivori e i lemuroidi vi sarebbero stati due anelli
intermedi, rappresentati rispettivamente da un roditore e da un carnivoro. Il
roditore potrebbe essere individuato in un animale vissuto appunto nel
paleocene, non molto diverso dall'attuale "scoiattolo rampicante";
rispetto all'insettivoro antenato dell'uomo -che, come
abbiamo
detto, era simile allo scoiattolo-, questo animale possedeva una più accentuata
omeotermia. E' il caso di ricordare a questo punto, alcune caratteristiche
dello scoiattolo attuale. Pur essendo prevalentemente erbivoro può nutrirsi
anche di carne (e il suo modo di mangiare ricorda quello delle scimmie). Vive
con la sua compagna anche dopo il tempo degli amori; è istintivamente
previdente durante la buona stagione accumula provviste per l'inverno; è in
grado di nuotare, pur non avendo molte occasioni per mettere in pratica questa
sua capacità. La femmina, inoltre, ama molto i suoi piccoli. PERIODO EOCENICO
("aurora recente"). Nella scala evolutiva proposta da Balbi,
l'antenato dell'uomo vissuto in questo periodo è un carnivoro molto simile al
lupo, non è certo casuale che gli esseri umani possono essere allevati dai lupi
e vivere come i lupi, mentre non si è mai verificato il caso di bambini allevati
diciamo, dai bisonti o dai giaguari. Ora, non si può vivere come i lupi se non
si possiedono strutture nervose che permettano un comportamento
"lupesco". Se un bambino cresce in ambiente umano, queste strutture
nervose non vengono stimolate da fattori esterni e quindi non si organizzano.
Se invece il bambino cresce in una tana di lupi, se cioè nell'ambiente in cui
vive si producono stimoli adeguati, quelle strutture organizzeranno il
comportamento del piccolo con le funzioni proprie dei lupi (le "funzioni apprese"
saranno "lupesche"). Significativo è l'episodio delle due bambine
ritrovate in una tana di lupi, in India. Non si tratta di un caso isolato:
altre vicende simili sono state registrate in diverse epoche e in diversi
paesi. Del resto, il solo fatto che numerose leggende propongono storie di
bambini allevati dai lupi (Romolo e Remo) è significativo. Non va trascurata
l'esistenza -sia pure rarissima- di persone affette da licantropia. In questo
tipo di delirio gli esseri umani si credono tramutati in bestie
(particolarmente in lupi) e agiscono come gli animali in cui credono di essersi
trasformati. Comportarsi come un lupo sarebbe impossibile a meno di non
possedere strutture adatte per un tale comportamento. E' tuttavia, il
progenitore dell'uomo vissuto nell'eocene doveva possedere una capacità che al
lupo manca: quella di arrampicarsi (mediante unghie retrattili). Questa
capacità è invece posseduta dall'orso il quale, inoltre, usa le zampe anteriori
come strumento di prensione, cioè come mani: con esse ghermisce la preda e la
porta alla bocca. NŠ va dimenticato che, come l'uomo, l'orso è onnivoro.
Dunque, il nostro progenitore vissuto nel periodo eocenico era, con ogni
probabilità, un animale che possedeva talune caratteristiche del lupo (o anche
del cane, che appartiene allo stesso ceppo del lupo) e talune caratteristiche
dell'orso. Un animale del genere viveva effettivamente nell'era terziaria: si
tratta dell'anficione, i cui fossili sono tanto simili a quelli del cane, che i
paleontologi fanno spesso fatica a distinguere i resti dell'uno dall'altro. A
differenza del cane, tuttavia, l'anficione era arrampicatore come l'orso.
Perciò, nel nostro schema evolutivo, l'anficione rappresenta il secondo anello
mancante, tra gli insettivori e i primati, e precisamente il gradino intermedio
tra roditori e lemuroidi. Nel "tardo eocene", la lotta per
l'esistenza si fece terribile: alcuni discenti dei piccoli mammiferi vissuti
nel cretaceo erano diventati vere e proprie
belve.
Così i mammiferi inferiori furono quasi tutti sterminati; si salvarono soltanto
quelli che trovarono rifugio nelle zone inaccessibili ai loro nemici, come i
deserti o le caverne; o che riuscirono a compensare le continue stragi con
un'estrema prolificità; o che, come l'antenato dell'uomo, riuscirono a trovare
scampo sugli alberi. Dagli alberi il nostro progenitore sarebbe sceso
solo
nel pliocene, quando cioè sarebbe riuscito a fabbricarsi gli strumenti per
affrontare vittoriosamente le bestie feroci. La vita arboricola favorì, negli
animali che l'adottarono, un determinato tipo di sviluppo. L'accoppiamento
diventò frontale. L'olfatto perse in parte la sua utilità, mentre andò
accentuandosi l'importanza degli altri sensi (difatti nei primati le aree che
sovrintendono alla vista, all'udito e al tatto sono più estese dell'area
olfattiva). Fu inoltre indispensabile, per procurarsi il cibo, la prensione
digitale; e poiché la manipolazione consente una migliore conoscenza degli
oggetti, esso contribuì allo sviluppo psichico dei nostri antenati.
Nell'oligocene
("poco recente") fanno la loro comparsa scimmie simili ai macachi, ai
babbuini e ai mandrilli di oggi. Questi animali sono sprovvisti di coda e nelle
femmine compare la mestruazione, che in tutte le precedenti specie animali era
assente. Le scimmie dell'oligocene possono far convergere lo sguardo su un
oggetto, grazie ai movimenti coniugati degli occhi; sono cioè dotate della
visione stereoscopica.
Nel
miocene ("meno recente") si registra la comparsa di numerosi ordini di
mammiferi ancora oggi esistenti, quali, ad es.,i rinoceronti e i probiscidati;
tra i primati compaiono scimmie antropomorfe, rappresentate attualmente da
gibboni, oranghi, gorilla e scimpanzè. La recessione delle foreste costringe il
progenitore dell'uomo a scendere dagli alberi e a cercarsi il cibo in aperta
pianura; ha inizio così il suo passaggio alla posizione eretta, gli arti
anteriori perdono progressivamente il compito locomotorio, mentre si sviluppa
il senso del tatto e quindi la destrezza manuale. Gli animali che più si
avvicinano all'uomo sono lo scimpanzè e il gorilla. Quest'ultimo presenta una
maggiore somiglianza con l'uomo per ciò che riguarda la conformazione dello
scheletro; se invece si tiene conto dell'intelligenza, è certamente più simile
all'uomo lo scimpanzé. Ad ogni modo noi non discendiamo ne dai gorilla ne dagli
scimpanzè del periodo miocenico (gli uni e gli altri si stabilizzarono infatti
in quello stadio del processo evolutivo), ma da un terzo quadrumane che avrebbe
continuato ad evolversi, acquistando prima i caratteri umanoidi e infine quelli
umani.
Nell'ultimo
periodo dell'era terziaria, detto pliocene ("più recente"), prende
avvio l'episodio orogenetico che culminerà nel sollevamento all'attuale altezza
dell'Himalaya, delle Ande e delle Montagne Rocciose; si forma lo stretto di
Gibilterra; la Terra è soggetta a una refrigerazione che prelude alla
successiva era glaciale. Il miocene aveva segnato l'apogeo, per splendore e
ricchezza, del regno vegetale. Ora ne incomincia la decadenza. A causa del
freddo le palme e le banane cessano di crescere in Europa e le foreste
scompaiono; il che, per l'antenato dell'uomo, si traduce nell'abbandono
definitivo della vita arboricola. Il primo anello di congiunzione tra le
scimmie antropomorfe e l'uomo è rappresentato dagli australopitechi (gli uomini
scimmia), vissuti appunto nel pliocene, i cui fossili sono stati rinvenuti
nell'Africa centrale e meridionale. Essi possedevano uno psichismo piuttosto
basso e una capacità cranica non dissimile da quella delle scimmie; la loro
struttura scheletrica presenta tuttavia caratteristiche proprie dell'uomo. La
relativa gracilità dell'omero conferma che gli australopitechi non vivevano
sugli alberi e che la loro posizione era eretta. Vivevano uccidendo animali dai
quali si nutrivano, con l'aiuto di grosse pietre. Non disponevano di un
linguaggio comunicativo sociale (nel loro cranio si rileva uno scarso sviluppo
di quella parte del lobo frontale corrispondente al centro del linguaggio,
ossia il "centro di Broca"). Basandoci tuttavia sulla legge di
Haeckel, e quindi riferendoci ai dati dell'ontogenesi, possiamo legittimamente
supporre che gli australopitechi si servissero –primi fra gli esseri viventi-
di suoni-segnali. Con l'era quaternaria cessa la supremazia, sulla Terra dei
mammiferi non-umani. Ora è l'intelligenza a prevalere sulla forza.
Primo
periodo di quest'era è il pleistocene ("il più recente") che a sua
volta si suddivide in tre sottoperiodi: l'inferiore, il medio e il superiore
(durato fino a 12000 anni fa). I
fossili appartenenti al pleistocene inferiore appartengono incontestabilmente a
esseri umani. Sono i primi pre-ominidi (pitecantropi, sinantropi). L'esame dei
loro crani dimostra che la parte dell'encefalo corrispondente al centro di
Broca era già sviluppata, anche se in misura inferiore a quella che si
riscontra nell'uomo attuale: dunque gli esseri dovevano possedere un sia pure
rudimentale linguaggio.
________________________________________________________________________________
COMUNICAZIONE NON VERBALE (C.n.v.) .
L'uomo
ha una natura preminentemente sociale: il suo comportamento, la sua
personalità, il suo linguaggio, il suo modo di pensare e di agire, sono
spiegabili in quanto influenzati dall'esistenza degli altri individui.
Lo
studio del comportamento dell'uomo è prevalentemente studio del suo
comportamento sociale, dei suoi rapporti cioè con i propri simili, condotti
principalmente senza la mediazione verbale. Fino a qualche decennio fa
l'attenzione degli studiosi di psicologia sociale e antropologi è stata rivolta
soprattutto alla comunicazione verbale. La scoperta dell'importanza della
comunicazione non verbale (C.n.v.) ha trasformato lo studio del comportamento
sociale dell'uomo. Si è dischiuso un nuovo livello di analisi: il livello dei
cenni del capo, dei mutamenti dello sguardo, dei minuti movimenti della mano,
della posizione del corpo. Questo tipo di ricerca prese piede agli inizi degli
anni '60, sotto lo stimolo delle ricerche compiute nel campo della linguistica
e dell'etologia, si è venuto consolidando l'interesse nei confronti del corpo e
del suo linguaggio. Infatti il corpo è riconosciuto come una struttura
linguistica, esso "parla", rivela un'infinità di informazioni anche
se il soggetto tace. Il linguaggio è accompagnato da un intricato complesso di
segnali non verbali, vocali e gestuali, che incidono sul significato dell'atto
linguistico. L'uomo usa svariati modi di C.n.v., se ne serve continuamente
perché ciascuno di essi svolge una funzione distintiva nell'interazione
sociale; seguono qui brevi indicazioni sul modo in cui funzionano i principali
segnali non verbali. (Per la trattazione di questo abbiamo preso in
considerazione soprattutto il volume di Argyle, Il corpo e il suo linguaggio .)
Espressioni
del volto. Il volto è l'area del corpo
più rilevante per la segnalazione non verbale, rappresenta il canale
privilegiato per esprimere le emozioni e comunicare atteggiamenti
interpersonali. Il volto umano mentre guarda è guardato, mentre parla o quando tace,
quando dorme, è sempre una fonte di informazione. Le espressioni facciali
costituiscono una specie di rinforzo o di puntualizzazione visiva che
accompagna le parole modulandone il significato. Infatti un ascoltatore
costituisce un continuo commento delle reazioni che ha verso quello che gli
vien detto, coi piccoli movimenti delle sopracciglia e delle labbra, che
indicano perplessità, sorpresa, disaccordo, soddisfazione, ecc. Il parlante a
sua volta accompagna le sue emissioni con espressioni facciali adeguate che
sono adoperate per modificare quel che dice, attribuisce un valore scherzoso,
serio, importante. Il volto umano tuttavia non è sempre un libro aperto: a
differenza di ogni altra parte delle altre forme della C.n.v., le espressioni
del volto sono controllate dalla persona stessa, possono essere chiare ma anche
incomprensibili, possono nascondere o suscitare mistero. Il volto può essere
considerato centro di registrazione dell'umore e delle emozioni:la maggior
parte del messaggio è concentrato nelle sopracciglia, nelle palpebre, nella
bocca e nel mento. Ma il punto focale sono gli occhi, su di loro si concentra
l'attenzione degli altri appunto perché costituiscono il centro
dell’espressività della faccia. Lo sguardo
gioca un ruolo primario nello sviluppo della socievolezza, è con gli
occhi che l'uomo può fissare guardare in modo dolce o torvo, può squadrare,
contemplare, scrutare; gli occhi possono affascinare, sedurre, ipnotizzare.
Tutto questo dipende molto dalla durata e dalla direzione di uno sguardo: uno
sguardo momentaneo è meno personale, viene fatto quasi per abitudine, mentre
uno sguardo prolungato significa un interesse più vivo per l'altra persona in
senso amichevole o sessuale o aggressivo. In alcuni casi uno sguardo troppo
intenso può essere interpretato come una forma di intrusione nella propria
intimità e di conseguenza in chi lo
subisce un senso di repulsione nei confronti dell'altro compromettendo così il
tentativo di interazione o il rapporto. Nell'atto di guardare si possono individuare
tratti della personalità: gli estroversi hanno la tendenza ad usare occhiate
più lunghe ed intense rispetto agli introversi. Le donne attribuiscono più peso
degli uomini alla interazione visiva, guardano di più si sentono a proprio agio
oppure sono interessate al corteggiamento. Anche per questo motivo in quasi
tutte le, culture le donne curano molto il trucco degli occhi per affascinare o
"catturare" lo sguardo altrui.
I
gesti , ossia i movimenti del corpo, se descritti o interpretati sono fonte rivelatrice
di sentimenti, dei timori e dei desideri dell'uomo.
La
mimica e la gestualità dell'individuo sono il riflesso dell'ambiente in cui
egli vive e interaggisce. Ogni razza ha i suoi gesti ed accettati dalla
comunità divengono convenzionali. La semplice stretta di mano ci permette di
ricevere indicazioni di ordine psicologico e caratteriologico riguardante
l'individuo. Lo stesso Oscretzky descrive la stretta di mano in base alla sua
forza, alla durata, ma anche come viene scuotuta, come rimane tranquilla,
indifferente, ecc. Quella di Oscretzky non è una superficiale cinematografia
dei movimenti della mano, al contrario egli analizza a fondo l'emotività e la
sentimentalità che il volto e lo spirito vogliono celare. Il timido e
l'introverso sono incerti nel porgere la mano, mentre colui che stringe la
vostra mano fra le sue sarà sicuramente un individuo buono e generoso.
L'egoista abbandona all'altro una mano fredda e distaccata. Con la stretta di
mano si intuisce chiaramente con quale tipo di persona si ha a che fare.
Gli
attori studiano allo specchio i movimenti delle mani per sottolineare ed
enfatizzare quello che già vien detto verbalmente. Il più puro gesto della mano
può provocare uno stato affettivo di esaltazione e di gioia o di depressione,
di dolore e di tristezza.
Gli
studiosi della cinesica, la scienza che studia i gesti ed i movimenti del corpo
dal punto di vista comunicativo, fanno una specie di classifica delle varie
culture in termini di quantità e qualità di comunicazione gestuale ponendo ai
primi posti le culture mediterranee e quelle del Medio Oriente. Meno gestuali
invece le culture nordeuropee soprattutto quella anglosassone famosa nel
seguire vigorosamente il galateo del ritegno e della compostezza. Alcuni
studiosi sostengono che il significato dei segnali del corpo varia a seconda
dei diversi contesti socioculturali e che tali segnali non abbiano un
significato standard ma che li acquistano in situazioni particolari. I gesti
possono offrire messaggi circa la personalità di una persona al punto di
poterla riconoscere ad una certa distanza, o di spalle, o in alcuni casi in
posti affollati.
Nel
campo della relazione tra gesti e personalità, uno stato emozionale può indurre
a un comportamento diverso da quello abituale, come nel caso degli introversi
ed ansiosi che nascondono la loro reale personalità adoperando uno stile di
comportamento opportunamente diverso. Vi sono poi gesti rituali intesi come
modelli standardizzati di carattere simbolico che riguardano le religioni o le
idee occulte. Il comportamento spaziale
e la postura. I cambiamenti nella posizione spaziale sono anche usati
come segnali di interazione. La vicinanza tra due persone può essere utilizzata
come Cnv da parte di uno dei due o può essere intesa come un comportamento
congiunto da entrambe le persone. Argyle ipotizza un equilibrio di forze di
avvicinamento e allontanamento: si è attratti da alcune persone o respinte da
altre in conseguenza di esperienze passate, di ricordi felici o non felici. Le
persone di alto status sociale assumono un atteggiamento di freddo distacco, di
superiorità gerarchica e un comportamento spaziale.
Questo
non succede tra due persone di ceto uguale, la distanza si riduce o addirittura
si annulla soprattutto se c'è amicizia e collaborazione. Sempre per il discorso
dello status sociale, il distacco formale è rappresentato anche
dall'abbigliamento: si pensi a quelle persone che ricoprono un'alta carica nel
corpo militare dello stato. Lo stesso effetto si ottiene stando su un palco o
una tribuna o su una poltrona più alta.
Di solito tale comportamento spaziale è accompagnato e rinforzato
dalla postura , ossia il modo in cui
uno sta in piedi, seduto o cammina. Esso è un mezzo importante per trasmettere
atteggiamenti interpersonali ed è associata a stati emotivi con varie
intensità. La postura accompagna il discorso in modo analogo al gesto, ma con movimenti più lenti. Mahrabian individua
due principali dimensioni di postura: l'immediatezza e il rilassamento.
La
prima consiste nelle inclinazioni in avanti, nel contatto, nella prossimità, ed
è un comportamento usato verso persone simpatiche. Il rilassamento invece
consiste in posizioni asimmetriche delle braccia e delle gambe, rilassamento
delle mani; questo tipo posturale viene usato in presenza di persone gradite o
di ceto più basso. Argyle invece, ritiene che vi siano ulteriori comportamenti
posturali che indicano dominanza o sottomissione: la postura dominante risulta
essere quella eretta, con la testa inclinata leggermente all'indietro, la
postura di sottomissione quella meno eretta e con il capo abbassato. La postura
varia con lo stato emotivo, questo è importante in quanto essa è sottoposta ad
un controllo minore che con il volto e la voce, e ci possono essere casi di
"trapelamento", come ad esempio quando l'ansia non tocca il volto ma
si può facilmente vedere dalla postura.
Nell'ambito
della Cnv l'aspetto esteriore è senz’altro il segnale che più influisce
nell'interazione sociale. Le persone più attraenti piacciono e gli esperti di
massmedia ci confermano che il fascino costituisce il fattore chiave nel
comportamento e nella comunicazione. Gli studi confermano che l'attrattiva
fisiaca ha un ruolo considerevole nelle scelte matrimoniali o sessuali; le
donne attraenti hanno più possibilità di influenzare il comportamento maschile
più di quelle non attraenti. Le persone attraenti hanno un grado più alto di
credibilità e riescono a guadagnarsi caratteristiche positive come:
sessualmente più calde e attive, sensibili, gentili, interessanti, ecc. Il fatto
che nella cura del proprio aspetto si impieghino grandi quantità di tempo, di
denaro e di energie, spiega che l'obbiettivo principale è di raggiungere una
presentazione ottimale e gratificante. E' pur vero però che la trasandatezza
nel modo di apparire può essere determinata da scelte ideologiche come i
contestatori del sessantotto, l'anticonformismo dei punks. Alcune professioni e
ruoli richiedono l'uso di un particolare abbigliamento come l'uniforme della
polizia, la toga di un giudice e via dicendo. Questo è un fattore molto importante al fine di
stabilire il giusto modo di interazione all'interno di ambienti che lo
richiedono, ad esempio negli ospedali dove medici, infermieri, pazienti, hanno
una loro posizione specifica.
Dal
libro dei Proverbi 8,22-31
La
Sapienza di Dio parla: “Il Signore mi ha creato all’inizio della sua attività,
prima di ogni sua opera fin d’allora…. Quando stabiliva al mare i suoi
limiti,…allora io ero con lui come architetto ed ero la sua delizia ogni
giorno, mi rallegravo davanti a lui in ogni istante; mi ricreavo sul globo
terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo”.
In continuazione con neopositivisti e esistenzialisti che
considerano insensata la metafisica, i filosofi contemporanei in Italia, si
sono formati intorno alla rivista "Aut aut", e rappresentano quella
filosofia del nulla di matrice marxista chiamata “pensiero debole”, che altro
non è che un vicolo cieco senza prospettive spirituali, proprio una
cultura della crisi e della morte. Interessati sostanzialmente alle
problematiche ideologiche e sociali del marxismo o comunque a quelle
materialistiche, nonostante che il marxismo sia collassato su se stesso e il
materialismo abbia mostrato il suo volto mostruoso e terribile. Ma essi si
ostinano a dare al materialismo e al positivismo una patina di verginità
impossibile. Di orientamento
antimetafisico e ispirati dal positivismo logico, nella prospettiva
unidirezionale e monotona del pensiero razionalista, sono
anacronisticamente aggrappati all'entusiasmo ingenuo verso le scienze empiriche
tipico dell’800 e dei primi del 900. Hanno
"riabilitato", sotto forma di
filosofia razionalista e relativista, gli errori antichi. Vivono in un
clima culturale dominato dalla tendenza all'oblio della insopprimibile
dimensione trascendente, del bisogno di senso, di realizzazione e di
prospettive spirituali. Essi superano nel pensiero senza prospettive il loro
maestro Jean-Paul Sartre che affermò la possibilità per gli uomini di
sconfiggere l’assurdo (in cui tutto è immerso) solo se si fanno portatori di
valori scaturiti dalle scelte individuali e assumendosi le responsabilità
morali di queste scelte. Infatti nell'opera "L'essere e il nulla" Sartre
esprime il suo pensiero, secondo il quale la coscienza è assoluta libertà e
trascendenza, posta di fronte a un mondo "oggettivo" assurdo e
immutabile. Ma se tutto ciò che esiste è assurdo e immutabile come può la
coscienza essere trascendente se Dio non esiste e se non esiste la metafisica?
Trattasi forse di una trascendenza della materia evoluta? Ma la materia è
sempre materia che non può sfuggire all'assurdo! Esiste allora una trascendenza
nell'uomo come esiste la befana? Questa soggettività assoluta, anarchica e
libera è proprio "condannata" -come amano dire loro- a progettarsi
mediante le proprie scelte, che sono scelte come minimo non illuminate dalla
fede. Sono forse tutte quelle scelte
"avanzate" di una certa sinistra italiana che vanno dall'aborto
all'eutanasia (si ripresentano i terrori di Hitler). Ed è proprio la
"condanna" a quella maledizione narcisistica ed individualistica
della solitudine esistenziale e disperata espressa da Sartre con la sua famosa
espressione: "l'inferno sono gli altri". Certo senza l'intervento
salvifico della morale tradizionale e cristiana o della fede religiosa, che non si ammettono in nessun modo,
l'inferno possono diventare gli altri, come purtroppo la drammatica e
quotidiana esperienza spesso dimostra. Anche le opere teatrali e i romanzi di
Sartre riportano la convinzione che la libertà e l'accettazione della
responsabilità creativa personale siano i valori principali dell'esistenza: di
un uomo che gioca a fare il creatore di una creazione che esiste già,
utilizzando il suo cervelluzzo. Certo confini senza confini esistono nel
"cuore" dell'uomo - secondo la concezione di Pascal - ma questo e un
discorso lontano. Questi sterili equilibristi della parola e questi
esibizionisti del linguaggio si vergognano della civiltà cristiana proprio come
la storia si vergognerà di loro. Imboscati nelle facoltà universitarie, guide
cieche, maestri del nulla, sono incapaci di risolvere l'epoca della crisi che
loro da incoscienti hanno voluto. Becchini lustrati continuano a stendere bei
teoremi magniloquenti per addetti ai lavori sul cimitero.
Nascita della tragedia (scippata
dalla sinistra)
Il soggiorno di Nietzsche a Torino, la follia del filosofo
tedesco, le cure psichiatriche. La Bompiani riporta in libreria un minuzioso
lavoro del germanista Anacleto
Verrecchia, La tragedia di Nietzsche a Torino (464 pagine, 16.500 lire).
Una riedizione, a vent'anni di distanza dalla prima, arricchita nel testo, con
nuovi documenti, ma col titolo modificato. In questa intervista, Sergio Ricossa
ne discute con l'autore.
Ricossa: Perché ha cambiato il titolo del suo libro? "La catastrofe
di Nietzsche a Torino", come s'intitolava la prima edizione uscita da
Einaudi nel 1978, suona meglio che non "La tragedia di Nietzsche a
Torino".
Verrecchia: Non l'ho cambiato io, ma l'editore. Però la parola «catastrofe»
è stata ripresa nel sottotitolo.
Ricossa: È cambiato solo il titolo o anche il testo?
Verrecchia: ... Una novità assoluta è lo stupendo e drammmatico ritratto
a olio che figura sulla copertina. E stato fatto appositamente per questa
edizione dal grande maestro Ottavio Mazzonis. Parla da sé, anzi è più eloquente
di qualsiasi libro. Per me questo ritratto è molto più bello di quello fatto da
Munch.
Ricossa: Come hanno accolto, in Germania, la sua «dissacrazione» di
Nietzsche?
Verrecchia: Benissimo. Ne hanno parlato quasi tutti i giornali, ma non
ricordo di aver letto una sola recensione negativa. Ciò dipende dal fatto che
in Germania, contrariamente a quanto è accaduto in Italia, Nietzsche non è
stato ideologizzato.
Ricossa: Ma anche in Italia, se non sbaglio, il suo libro quando uscì,
fece un rumore del diavolo.
Verrecchia: Il rumore lo fecero soprattutto i nietzschiani arrabbiati. I
fanatici non si rassegnano neppure all'evidenza: se infrangi il mito, loro
sbavano e imprecano. Avevo dimostrato e documentato che Nietzsche, a Torino,
non era impazzito ex abrupto, come se gli Dei lo avessero fulminato a ciel
sereno per la sua hybris. Questa è la versione romantica, cara alla sorella e
agli adoratori. Ma la verità è che la
tragedia di Torino fu solo l'epilogo di un lungo processo patologico. Tra
l'altro, avevo documentato che egli era stato già curato da uno psichiatra
torinese il prof. Carlo Turina. Inoltre avevo tradotto per la prima volta in
italiano le cartelle cliniche di Basilea e di Jena.
Ricossa: Ma era o non era sifilitico?
Verrecchia: Ma no! La sifilide è solo una leggenda, come tante altre cose
che si sono dette e si continuano a dire su Nietzsche.
Ricossa: Dal suo libro traspare chiaramente che lei non lo ama.
Verrecchia: Questo è vero solo in parte. Il fatto che gli abbia dedicato
tanto tempo e tanto studio significa pure qualche cosa, non le pare? Tutto
quello che c'è da amare in Nietzsche io lo amo, naturalmente. Per esempio il
poeta e il grande stilista di lingua tedesca. Egli m'interessa anche come
personaggio, senza contare che i suoi attacchi alla morale lacrimosa e
sfilacciata, oggi così di moda, hanno dei risvolti molto salutari. Ritengo invece una ciarlataneria il
considerarlo un cardine della filosofia occidentale. Egli è un critico della
cultura, non un filosofo nel vero senso della parola.
Ricossa: La sinistra italiana ha cercato di annetterselo.
Verrecchia: In Italia è possibile
tutto, anche di far passare Nietzsche per un uomo di sinistra. Questa è una
vera operazione da magliari della filosofia. Io mi limito a dire che Nietzsche
è la più violenta e radicale opposizione al marxismo che si possa immaginare.
Ma lo leggano, i nostri filosofi!
Ricossa: Come si spiega questa adorazione di Nietzsche, in cui tutti, a
sinistra come a destra vedono una specie di redentore?
Verrecchia: È semplice: Nietzsche è una malattia. Né c'è bisogno di
aggiungere che il mondo, pieno com'è di pazzi e di spostati, provi attrazione,
di regola, più per ciò che è patologico che per ciò che è sano. Lo dimostra
anche il fatto che tutti hanno scritto su Nietzsche, anche i pazzi e i
capiscarichi, anzi questi più degli altri. Il povero Zarathustra è stato
frullato in una centrifuga vertiginosa e ne è venuto fuori uno spumone dal
sapore molto «incerto»..
Ricossa: Gridano più forte gli adoratori di Nietzsche tedeschi o italiani?
Verrecchia: Ma quelli italiani! E sa
perché? Perché l'Italia è diventata l'appendice dell'Europa anche in senso
culturale. Tutto quello che il Nord non digerisce più o scarica, insomma gli
scoli e i rifiuti, va a finire nell'appendice italiana; e si sa che le
appendici ogni tanto s'infiammano, provocando urla e contorcimenti. E stato
così non solo per Nietzsche, ma anche per quel cazzabubbolo di Brecht e prima
ancora per quella vescica gonfiata a gigante di Hegel, il trionfo
assolutizzatore dello Stato nel trascendente. Non è forse vero che la maggiore
discarica delle hegelianerie si trova a Napoli, grazie soprattutto a Benedetto
Croce?
Ricossa: Ma ammetterà che Nietzsche è migliore di Hegel.
Verrecchia: Senza dubbio al mondo, anche perché scrive
infinitamente meglio. A patto, però, che lo si consideri per quello che
realmente è: un poeta, non un filosofo.
Me lo disse anche Karl Popper a Vienna: «Guarda
che in Nietzsche, filosoficamente parlando, non c'è niente».
Ricossa: Ritorniamo alla frenesia degli italiani per certi autori
tedeschi.
Verrecchia: Vede, gli italiani hanno una vera e propria sudditanza psicologica
per tutto quello che proviene d'oltralpe. Se una cosa, fosse pure la più grande
castroneria, è scritta in tedesco, viene subito tradotta in italiano e
scambiata per rivelazione. Probabilmente c'è una legge di compensazione: lo
spirito della pesantezza dei tedeschi serve di zavorra allo spirito della
leggerezza degli italiani.
Ricossa: Ora parliamo di un altro argomento. E vero o no che le opere di
Nietzsche furono falsicate dalla sorella?
Verrecchia: Altra leggenda... !(Il Borghese 11 marzo 1998 p.67-69).
Gli assassini di Dio e gli
assassini dell’uomo:
F.
Nietzsche, ha necessità di far
morire Dio per porre al suo posto la volontà di potenza di cui vive il
superuomo (La gaia scienza, n. 125, Milano 1965, pp. 129 s; Così parlò
Zaratustra, parte IV, Milano 1973, p. 348). Leggendo queste affermazioni non
riecheggiano, forse, nella nostra mente le parole del tentatore: «Non morirete
affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangerete si aprirebbero i vostri occhi
e diventereste come Dio» (Gn. 3,5). Mettersi al posto di Dio, ecco l'insana
ambizione dell'uomo! Per J. Sartre filosofo esistenzialista,
marxista e ateo, ammettere Dio significa ammettere che t'uomo abbia una natura
o essenza predeterminata da cui dipende la sua esistenza. Nell'uomo invece
l'esistenza come libertà antecede l'essenza o natura. -ecco le espressioni del
suo pensiero deviato- L'uomo come libertà è negazione dell'uomo come realtà in
sé, e l'esistenzialismo conie umanesimo è radicale ateismo (L'Etre et le Néant,
Paris 1943; L'existentialisme et un humanisme, Paris 1943, pp.21 s., pp.65 s.;
cfr. Dizionario Teologico Interdisciplinare, Marietti, Torino 1977, vol II, p.
397).
Sartre
ritiene che l'uomo quando nasce non ha essenza, ma «è» in sé. Egli però è
chiamato a diventare essenza, e lo diventa mediante l'esercizio della sua
libertà. Ben sappiamo, tuttavia, che tipo di antropologia svilupperà Sartre: «Il mio inferno sono gli altri», questa
affermazione è la logica conseguenza della sua antropologia e del suo pensiero!
Ogni affermazione della libertà umana nei confronti degli altri viene
definitivamente decisa dalla morte a favore dell'altro che prende il
sopravvento. La morte, allora, è «l'alienazione fondamentale», in quanto
rappresenta la vittoria (cioè l'affermazione definitiva e finale) dell'altro su
di me. L'altro (colui che il cristiano chiama «fratello») è per Sartre il
pericolo strutturale, il luogo che impedisce alla mia libertà di realizzarsi.
L’applicazione della sua filofia ha giustificato i forni crematori ed i crimini
più orripilanti dell’umanità.
Nicolai Hartman, filosofo esistenzialista, espone nel modo più rigoroso il
principio dell'ateismo postulatorio: il fondamento di ogni etica e autonomo,
non teonomo (cioè non esiste alcun valore che abbia Dio per fondamento).
Infatti ammettere Dio significa ammettere una Provvidenza che tutto prevede,
predetermina, e quindi annulla la libertà che è il fondamento stesso della
legge morale. Libertà morale e libertà religiosa sono contraddittorie (Etica,
vol. III, Napoli 1972, pp.239 s.). C’è da rimanere frastornati nel considerare
come tanti uomini nulla sanno di Dio e nulla sanno dell’amore vero. Dove la
libertà nel farsi dono si potenzia e si esalta. Nella legge dell’amore vero è
dando che si riceve. Dove la libertà che è il fondamento stesso della morale ed
è al contempo il terreno possibile della vita o della negazione di essa
indicano un Dio amante, che sul piano della relazione d’amore si pone sullo
stesso piano della sua creatura, affinchè la sua onnipotenza non sfoci
nell’asservimento e la libertà conservi tutta la sua operatività di
orientamento. Libertà morale e
religiosa sono cotraddittorie solo per chi ignora il dono gratuito dell’amore,
di un Dio che amando potenzia la libertà e la dignità del suo amante.(Etica,
voi. III, Napoli 1972, pp. 239) C'è da rimanere sconvolti davanti a dottrine
tanto perverse e frastornati. Considerando come queste dottrine abbiano ancora
un seguito, possiamo facilmente dedurre razionalmente e constatare nella vita
di ogni giorno, di quanta crudeltà e di quanta mostruosa e raccapricciante
mostruosità avvolga l’esistenza di molti uomini.
E’
infatti Dio che crea la libertà, mentre noi con essa creamo la speranza o la disperazione,
la fede o l’incredulità, la fiducia o il sospetto, la generosità o l’altruismo,
ecc... Dio in quanto Creatore dell'uomo, quindi sua misura, fonda la bertà
dell'uomo. La liberazione operata da Dio si presenta come liberazione da tutti
i falsi miti o idoli, malattia e morte comprese. Infine voglio citare,
paradossalmente una pagina schizofrenica di uno dei propugnatori più noti della
«morte di Dio», F. Nietzsche: «Non
avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che in pieno mattino, accesa una
lanterna, si recò al mercato e incominciò a gridare senza posa: Cerco Dio!
Cerco Dio! Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli
suscitò in loro una grande ilarità. Uno disse: L'hai forse perduto? E altri:
S'è smarito come un fanciullo? Oppure: Questo Dio si è nascosto in qualche
luogo? Così gridavano ridendo tra loro. L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e
fulminandoli con lo sguardo gridò: Che ne è di Dio? Io ve lo dirò! Noi
l'abbiamo ucciso! Io e voi! Noi siamo i suoi assassini! Ma come potemmo farlo?
Dove andiamo noi lontano da ogni sole? Dove andiamo, forse errando, in un
infinito nulla? Non fa sempre più freddo? Non sentiamo nulla del rumore dei
becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione di
Dio? Eppure gli dei stanno decomponendosi. Dio è morto e resta morto, e noi lo
abbiamo ucciso. Ma come troveremo pace, noi, assassini più di ogni assassino?
Chi ci monderà di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene puri? Non
dovremo noi divenire degli dei per esserne all'altezza? Mai ci fu evento più
grande e chiunque nascerà dopo di noi apparterrà, perciò stesso, ad una storia
più alta di ogni altra trascorsa, la storia degli uomini che hanno ucciso Dio.
A questo punto l'uomo pazzo tacque. Fissò nuovamente i suoi ascoltatori,
anch'essi ora tacevano, e lo guardavano impauriti. E allora egli gettò per
terra la sua lanterna che andò in pezzi, spegnendosi. » (F. NIETZSCHE, La Gaia
Scienza. “Chi fa il male odia la luce” (cfr. Gv. 3,19s) per «vivere nelle
tenebre e nell'ombra di morte» (Ps. 88). Noi siamo testimoni di questi suidici
a livello ontologico, infatti uccidendo Dio, costoro uccidono se stessi. Ma non
potendo togliersi ontologicamente la vita che non hanno deciso di darsi,
fluttueranno in una disperazione eterna. Di questo noi siamo testimoni,
affinche le loro scelte scellerate, piombino sul loro capo per la loro rovina
definitiva, rovina manifesta ed espressa sia nel tempo che nell’eternità.
Meglio per loro sarebbe statto se non fossero mai nati.
Analizza il rapporto tra stato e cittadino e studia i fondamenti
morali del diritto e proporziona l'equità delle pene. Nel V secolo a.C. i
sofisti contestarono l'origine divina del diritto per evidenziare solo
l'aspetto di convenzione sociale. Ma Platone si oppose a questa visione
materiale, partendo dalla constatazione che il diritto e la giustizia trovano
il loro fondamento in un'idea assoluta, oggettiva e spirituale del Bene.
Aristotele arricchì ulteriormente questo concetto evidenziando come la
giustizia e in parte sia virtù sociale che norma insita nella natura umana.
Alla concezione di diritto naturale presente nel cuore di ogni uomo si rifecero
anche gli stoici. Il cattolicesimo trova la sua compiutezza in Tommaso d'Aquino
che riprese il concetto di diritto naturale come legge inscritta da Dio per la
realizzazione della sua creatura e da cui discende l'imperativo categorico:
"fuggi il male e opera il bene". Lutero sostenne che a causa del
peccato originale l'uomo non è in grado di riconoscere la legge divina, così il
cristiano deve sottomettersi sia alla legge rivelata che a quella sociale. Per
Machiavelli l'agire politico riconosce come unica guida il bene dello stato, ma
noi sappiamo a quali crimini questa concezione nazista e fascista e comunista
ha portato. John Locke affermò i diritti naturali e inalienabili dell'individuo
nei confronti dello stato, i suoi insegnamenti circa l'uguaglianza di ogni uomo
e circa la separazione dei poteri legislativo e esecutivo porteranno una
influenza fondamentale nel riscatto del popolo americano e nella dichiarazione
dei diritti umani elaborati dalla rivoluzione francese.
E’ indispensabile al fine di risolvere i problemi che l’umanità
dovrà affrontare, l’assenso e la collaborazione di tutti gli uomini. I mezzi di
comunicazione sono sempre più potenti e sofisticati, sempre più uomini
entreranno in contatto fra loro, gli scambi e l’informazione rappresenteranno
la principale risorsa e la principale fonte di ricchezza. Andiamo sempre più
verso la interdipendenza reciproca, i problemi di chi vive dall’altra parte del
pianeta, sono anche i miei problemi perchè la sopravvivenza ed il benessere di
quell’uomo, compromette da vicino la mia sopravvivenza ed il mio benessere. Il
progresso scentifico porterà l’uomo a comprendere una verità fondamentale, una
verità che spesso ha negato: OGNI UOMO E’ MIO FRATELLO. Ma l’assenso e la
collaborazione di tutti può avvenire su una base di valori da tutti
universalmente riconosciuti: LA LEGGE NATURALE. Abbiamo infatti in comune la
natura umana, ed a questa legge va data ampia riconoscibilità giuridica. Un
sentire comune anche se a livello fondamentale e di conseguenza un’etica comune
che diventi legge giuridica per ogni uomo. Andiamo cos’ì verso un’etica ed una
cultura mondiale: una società più a misura d’uomo, una società umana. Perchè è
l’uomo il valore sommo e trascendente, l’alternativa è rappresentata solo da
forme di cannibalismo quali l’umanità non ha ancora conosciuto. Non abbiamo
alternativa, perchè ciò che è buono e ciò che è male per l’uomo di ogni cultura
e latitudine si vanno radicalizzando e unificando. La legge naturale poi,
proprio perchè è un fondamento naturale non inibisce le identità politiche,
culturali e religiose. Dunque coraggio, la strada da percorrere è d’avanti a
noi, noi ne faremo un pezzo, quelli che ci seguiranno continueranno il cammino
da noi intrapreso, il cammino della vita.
Una società completamente desacralizzata sarebbe una società
completamente depoliticizzata” dice Gertz. “Il Leviatano è un prodotto umano, artificiale, caduco, ed è quindi
mortale, ma al contempo è una megamacchina che replica i caratteri
dell'onnipotenza divina. E’ strapotere e fragilità. Finora le democrazie
moderne sono state sinonimo di omologazione ad un’identità egemone, astratta e
predeterminata. Questo è il senso (purtroppo) della cittadinanza moderna.
Dobbiamo invece sforzarci di pensare la democrazia a partire dalle differenze:
è il rispetto delle differenze che fa coesistere le diverse entità e le
valorizza. La grande utopia cosmopolita che brucia in se tutte le differenze è
solo un salto nel buio.” Dal pensiero di Giacomo Marramao. “Quando è un
governo che educa tutti, si crea una situazione di tipo totalitario”. Infatti
l’educazione deve nascere e svilupparsi nella famiglia, che deve essere
favorita ed incoraggiata dallo stato nella libertà delle sue scelte educative.
“Non possiamo parlare di politica senza parlare delle qualità umane, che
esistono in potenza ma che vengono tirate fuori dall’educazione” dal pensiero
del pedagogista Fioravanti. Attenti all’equivoco veramente grossolano!
Scambiare l’ideologia materialista di molti scienziati, con le scienze in se.
Una corretta e costante politica idrogeologica costerebbe meno dei
disastri ambientali.
CR514105 COSTUME: a Ginevra il
primato della follia. "La salute mentale di coloro
che abitano a Ginevra peggiora di giorno in giorno. Lo ha detto José Guirnon,
responsabile della clinica psichiatrica dell'ospedale cantonale di Ginevra. La
città di Calvino, delle banche e delle organizzazioni internazionali, ha il
triste primato di 450 mila visite psichiatriche l'anno. "Cifre enormi per
una città di neanche 400 mila abitanti'; aggiunge il don. Guimon. A Ginevra abita
un esercito di Immigrati, molti più stranieri che indigeni, in una proporzione
di uno a tre. Mentre i primi, si sentono sradicati e sperduti, i secondi sono
alle prese con una crisi economica
che non ha precedenti negli ultimi settant'anni e che ha fatto precipitare
molti dal benessere alla soglia della povertà. (CR 51 4105/BC97)
Lo spirito malvagio pone se stesso come unica verità e pone tutte
le altre realtà al servizio del proprio godimento. La violenza e la
disperazione sono solo la risposta dell'odio e della morte. Il totalitarismo è
la risposta più comoda ma disperata, tutti stritolati come un solo corpo contro
il nemico. Il fondamentalismo islamico, ogni fondamentalismo armato è il volto
disperato di un popolo che impotente si vede morire, di un popolo a cui è stato
scippato il suo futuro. Un bambino di due anni anche lui è un nemico, è il
figlio del nemico. Il fondamentalismo di per se è santo, perchè altro non è che
il vivere i propri ideali con purezza e coerenza, insomma il contrario della
corruzione individuale e sociale. Ma il vero fondamentalismo, non si esprime
nell'intolleranza, nel razzismo e nell' odio, ma nel lottare per la purezza
della propria verità e pregare per la purezza della verità altrui, questo è il
vero fondamentalismo.
PER IL RAGGIUNGIMENTO DELLA FORZA MORALE è indispensabile avere la
coscienza della Grande Presenza che pervade e da senso a tutte le cose. Se non
riconosco questa presenza non riconosco niente, nulla è stabile e definitivo,
nulla è certo, tutto si risolve in istinto e reazione, nella soggettiva
immaginazione, tutto diviene opinabile ed effimero. Purtroppo siamo tutti figli
del nostro tempo, purtroppo siamo tutti "influenzati", chi più chi
meno, siamo tutti coinvolti in questo processo degenerativo. -- Ecco le
conseguenze di una evasione dei valori trascendenti ed universali:
La mancanza
totale di una educazione alla
responsabilità. Responsabilità significa
Rispondere. Per rispondere bisogna avere coscienza di una presenza da cui
essere provocati, chiamati, il vissuto di una relazione veramente totalizzante.
Invece oggi non si risponde più a nessuno, a nulla. A chi rispondiamo quando ci
alziamo al mattino? A nessuno. (Chi
prega al mattino?) Ma non rispondere a nessuno significa essere nella
solitudine, solitudine rabbiosa e surrogatizia. Rabbiosa perchè inasprisce
l'animo, surrogatizia perchè devia alle realtà materiali o passionali
l'obiettivo di una esistenza che si oblia dagli ideali. Rimane la falsa
soddisfazione della reattività. Ci si difende dal freddo, dalla fame, dai
bisogni materiali, ma la solitudine aggredisce il cuore, frutto di questa
aggressione è la noia. E' la noia di dover uscire di casa, il ripetere
meccanicamente e senza intelligenza gli stessi gesti, e dire le stesse parole
tutto come da copione.
Senza la Presenza non ci sono più presenze vere, reali, serie;
ogni cosa diventa spunto per un'opinione e per un'istintività, ogni cosa
diventa effimera. Manca una educazione alla responsabilità, non si risponde più
a nessuno di ciò che si fa. Del tuo rapporto con la ragazza a chi rispondi? A
chi rispondi del tuo tempo e del tuo lavoro? L'assenza di pensiero. Pensare è coscienza vibrante,
dinamica della realtà. Il pensiero è coscienza di una presenza a tutti i livelli,
fino a quella originale, costitutiva: la grande presenza che i filosofi
chiamano Essere. Il pensiero è fantasia
fatua se non è l'emanazione di una realtà e di una presenza. Se pensiero è
coscienza della presenza e della realtà, se non si ha il coraggio morale di
vivere, di riconoscere la presenza , il
pensiero svanisce, si svuota. La gente è ormai incapace di logica anche della
più elementare. Ma più evidentemente è incapace di pensare , più le parole
usate smarriscono il loro significato. Per me le parole , sono come ferri tra
le mani, l'amore è alla loro base (l'etimologia esprime tale densità e la
esalta). Ma la incapacità di pensare rende assenti da tutto, perchè è il
pensiero che collega e apre prospettive. Le emozioni, le commozioni sono superficiali
e brevi, salvo quando l'assenza raggiunge il cuore e lo spacca nella
disperazione. Tutti anonimi e
instabili come gente in
mezzo al deserto, pigiati nei cortei, nelle strade, ovunque soli. Soli senza
storia, senza genitori, soli, inquieti ed instabili. L'instabilità è la
caratteristica più terribile dei giovani d'oggi: irrequieti instabili, cioè con
assenza di connessioni, di nessi: senza passato, senza storia, senza progetto.Sentimentalismo dell'amore e del bene:
non del giudizio e non di un nesso con la totalità, ma per istinto per
compiacimento, un bene svincolato dalla fedeltà e dalla stabilità. L'amore
sentimentale fragile e volubile. Per questo si è pieni di smarrimento, perchè
anche il bene che si fa come riflesso di un proprio sentire non s'ancora a
niente, non ha prospettiva non ha futuro. Può avere questo affetto un futuro
nelle intenzioni, ma non riesce ad averlo nella realtà. E' l'infatilismo! E'
nulla un progetto materiale ed egoistico, mentre ha un futuro solo un progetto
all'interno della totalità, un vivere come una vocazione, un donarsi e
spendersi tutto per raggiungere qualcosa di veramente nobile e grande. La falsa personalità costruita su un
eccessivo istinto di autodifesa: Ma la vera personalità si basa invece
sull'istinto della simpatia, cioè sull'ascolto e sullo stupore di un incontro
straordinario: due che si incontrano nella totalità. Ma se il mio progetto non
nasce dalla totalità, esso nasce dal mio capriccio, allora strumentalizzerò
tutto e tutti pur di raggiungere il mio falso progetto, allora io sono tutto in
continua difesa verso qualcosa che può attaccare il mio progetto. Così quando
una persona o una situazione favoriscono la mia opinione e il mio piacere, io
le uso subito come strumento, perchè non sono con loro in quel rapporto di
sguardo aperto, colmo di stupore, di attenzione e di proposta, che si instaura
quando io dico "tu" pieno di rispetto, di attesa e di amore.
Purtroppo, ci sono troppe personalità immiserite che hanno la sola forza della
reazione, incapaci di dominarsi, di attendere, di amare un futuro che si
costruisca nel presente, che non viva solo d'immaginazione. Un futuro si
ideale, ma non sogno. La forza della fede e
della realtà. Mentre io sono spalancato alla totalità dell'Essere,
sono spalancato contemporaneamente a tutte le cose, a tutte le culture, a tutte
le religioni, in me ormai è la totalità. Se non abbiamo il coraggio di
riconoscere questa presenza, non abbiamo l'energia morale per riconoscere noi
stessi e gli altri. Come è strano, difficile, faticoso riprendere coscienza di
noi stessi, della vita del vero; riaccorgerci di verità per cui la vita
sussiste, si muove. Ma occorre volerla questa fatica perchè possiamo riprendere
contatto con verità che sono luce. Per riconoscere una presenza occorre forza
morale, volontà. Perchè per una specie di masochismo o mania di autodistruzione
l'uomo resiste alla presenza, tanto è vero che la modalità normale con cui si
accosta a ciò che gli pone davanti la vita - persone e cose - è un possesso
strumentalizzante che è proprio l'abolizione della presenza. Occorre forza
morale per superare questa resistenza strana, eccentrica, autodistruttrice che
è nell'uomo. E poi occorre energia morale perchè tutto ciò che ci circonda,
rabbiosamente odia la presenza. (sintetizzato e liberamente integrato dal
testo: realtà e giovinezza insegnamento di don Giussani ai giovani).
(FONTE SCONOSCIUTA) negazione dell'esistenza, 1.-NEGAZIONE di un senso e di un fondamento unificatore delle
differenze. 2.-Frantumazione della realtà totale. Le due direzioni della crisi
della totalità(della categoria della totalità), hanno messo in discussione non
solo lo spazio e la legittimità della metafisica, ma anche l’atteggiamento
della tradizione filosofica che pone la conoscenza
della verità come guida dell'agire politico. La trasformazione
pratica del mondo secondo la libera/anarchica volontà di autorealizzazione, non
più vincolata da alcuna legge naturale o metafisica, prende il posto della
contemplazione della verità nel mondo. Il personalismo di Mounier è dunque il
personalismo della crisi o una filosofia della crisi. Sik, l’uomo muove
all'interno delle coordinate storiche. La crisi dell’ipocrita mondo borghese è
conseguente alla frattura, causata dalla crisi del sistema egheliano. Mounier
ha colto nel sistema hegheliano il capolavoro e
il massimo responsabile di quel gioco delle idee totalizzanti e
giustificatrici della storia che hanno
distratto il pensiero e l'orizzonte inglobante di ogni ente. Frantumazione della
realtà totale,negazione dell'essere e dell'esistenza, di un senso che possa
essere unificatore delle differenze. HEGHEL: “tutto è possibile all'uomo, tutto
è permesso all'uomo, tutto è permesso sull'uomo”. CRISI: 1.-DELLA MODERNITà;
2.-DELLA RAGIONE 3.-DELL’UOMO 4.- DELL’ETICA. 5.-Abbandono del significato
trascentale del pensiero. Indipendenza assoluta e distruttiva di ogni realtà
spirituale. Ma l'essere ci comprende e non può mai essere puro oggetto da
dominare, esige ed offre ascolto. L'autonomia spirituale consiste in una
interiorizzazione vitale dell'altro, mediante l'intelligenza e
l'amore(Heideger). EVENTO IMPREVEDIBILE LA CUI CONSAPEVOLEZZA APRE ALL'UOMO IL
SUO LIMITE. Apre l'uomo al bisogno di dare ed avere, apre l’uomo al rapporto
d’amore togliendolo all’autosufficienza. L’accettazione del suo limite è anche
la sua realizzazione, lo apre alla storia, agli altri, all'essere. Segna
l'incontro dell'universo col mio universo "il senso della libertà e il
senso del reale impongono che la ricerca si liberi da ogni apriori
dottrinario"(Mounier). Sparisce l’illusione autonomistica e l'ottimismo
razionalistico di dominare il mondo e l’uomo, tutto diviene dono, mistero,
rapporto d’amore, rispetto. La natura non è più banale materia, ma diviene luogo
di un incotro, segno di una Presenza. LA SCINTILLANTE E TENTATRICE SUPERFICIE
DELL'EFFIMERO CON TUTTA LA SUA ILLUSIONE CADE. Il vuoto o il sovvertimento
dell'essere nel suo ordine (Rosmini) -reificatore
dell'uomo e personalizzazione delle cose- SOTTOMESSO L'UOMO AL
CONSUMO, ALLA PRODUZIONE, AL CONSUMO, ALLA PRODUZIONE, AL PROFITTO. Il borghese di From: “IL BORGHESE, si
muove tra le cose, ha perduto il senso dell'essere e del mistero, cristiano
senza inquietudine, miscredente senza passione, per la sua sicurezza psicologica
e sociale fa ribaltare l'universo delle virtù...”.
Il
quartiere diviso in settori o contrade, ogni contrada sia autosufficiente sul
piano dei servizi, abbia la comunione dei beni. Il controllo del territorio,
sia assoluto e costante, democraticamente affidato a cittadini idonei allo
scopo.
Oltre che a multe, chi froda deve andare incontro alla sospensione
della sua attività.
Se recidivo gli deve essere preclusa l’attività con una fetta
sostanziale di diritti politici e civili.
Il fumo è nel mondo il principale discepolo della morte.
Problemi cardio-vascolari, infarti, tumori ai polmoni, ecc... Ogni
vizio è un peccato, ed ogni vizio grave è un peccato grave.
Il vizio può portare alla morte del corpo ma anche a quella dello
spirito, ovvero al peccato mortale.
Un uomo è tale solo se libero. Chi è schiavo di qualcosa o di
qualcuno è meno uomo fino a divenire mostruoso...
Nessun uomo religioso che si predispone a parlare del suo Dio può
essere credibile con la sigaretta in bocca. Si può fumare qualche volta, purché
non ci lasciamo mai dominare dal vizio. Se tu sei un uomo che si lascia
dominare, come speri di essere credibile o di poter assolvere responsabilmente
a compiti di guida e comando?