risponde
Paolo Mieli
Gli
orrori dei gulag dalla Russia al Vietnam
Il giorno successivo a quello in cui lei ha scritto a proposito
della manifestazione radicale del 21 settembre per la libertà e la democrazia
in Vietnam, i giornali hanno dato notizia della morte del cardinale
François-Xavier Nguyen Van Thuan che, dopo la "liberazione" di quel
Paese, si era fatto ben tredici anni di prigione e di campi di rieducazione in
mezzo alle montagne.
Credo che se un uomo di Chiesa avesse conosciuto un destino
analogo in una dittatura di destra, il mondo intero sarebbe insorto e avrebbe
denunciato il misfatto nelle pubbliche piazze.
E credo altresì che sia una gran brutta cosa che non si parli mai
(se non al passato remoto) dei campi di concentramento e di sterminio nei
regimi comunisti che ad ogni evidenza sono tuttora in attività.
Andrea
Vimercati
Lissone
(Mi)
*
Caro
signor Vimercati, effettivamente di quei campi qui in Italia, a differenza che
nel resto d'Europa, si è sempre parlato poco. Non saprei dirle perché.
Ho
appena finito di leggere sul quotidiano spagnolo "El Mundo" un saggio
dello storico iberico Cesar Vidal, traduttore nella sua lingua dell'ultimo
libro di Solzhenitsyn, il quale, come lei, nota che gulag di quel tempo sono
tuttora in funzione in molti Paesi comunisti: Vietnam appunto, ma anche Laos,
Corea del Nord, Cuba.
La
gente comune pensa che quei campi di concentramento siano esistiti soltanto
negli Anni Trenta e Quaranta, nel pieno della stagione di Stalin.
Vidal
ricostruisce invece come l'ordine di istituirli è del 26 giugno 1918 e porta in
calce la firma di Lenin; la prima disposizione ad usare "il gas" per
"sterminare gli oppositori" è del 12 giugno 1921 ed è firmato dal
maresciallo Tuchacevskij (giova qui ricordare che Stalin andò al potere tre
anni dopo, nel 1924; e Hitler dodici anni dopo, nel 1933).
Vidal
si intrattiene anche sui decreti del 1926 in cui si stabiliva che in quei campi
sovietici potessero essere internati ragazzi che avevano compiuto dodici anni e
quello macabro del 7 aprile 1935 il quale stabilì che giovani della stessa età
potessero essere mandati a morte.
Poi
lo storico spagnolo racconta dei campi di concentramento nazisti (primo fra
tutti quello di Buchenwald) che nel 1945, dopo la caduta di Hitler, dai regimi
comunisti furono riaperti e riadattati all'identica bisogna.
Una storia orribile che si tende, chissà perché, a dimenticare.
Tant'è che André Glucksmann ha pubblicamente
rimproverato Vladimir Putin e Gerhard Schroeder perché quando si sono
incontrati a Weimar il 10 aprile scorso "non hanno trovato nemmeno un
minuto per raccogliersi a Buchenwald dove si trovavano i campi di sterminio
nazisti in seguito riutilizzati per i gulag sovietici".
In
Ungheria è stata aperta nel centro di Budapest la "Casa del terrore"
un museo dedicato alla memoria della continuità degli orrori tra la stagione
filonazista e quella comunista.
Il
museo è stato allestito nell'edificio che ospitò tra il 1937 e il 1945 il
quartier generale delle "Croci frecciate", il movimento
filohitleriano che prese il potere con il putsch dell'ottobre 1944.
Ma
ampio spazio è dedicato anche agli orrori successivi, quelli comunisti.
Orrori veri.
La
"Novaia Gazeta" ha raccontato che qualche giorno fa a Vereskovaia
Pustosh, nelle vicinanze di San Pietroburgo è stata scoperta una fossa comune
che contiene i resti di trentamila persone uccise tra gli Anni Trenta e gli
Anni Cinquanta.
La
maggior parte dei teschi sono stati perforati da pallottole.
Vidal
sostiene che i campi di concentramento della Yugoslavia di Tito sono gli stessi
in cui Milosevic (che anche per questo è sotto processo all'Aja) ha poi
rinchiuso e ucciso i suoi nemici. E che i campi di Pitesti e Spac in Romania e
Albania sono identici per i delitti che al loro interno furono consumati a
quelli nazisti di Dachau e Buchenwald.
Io,
caro Vimercati, continuo a ritenere che l'Olocausto hitleriano abbia caratteri
di unicità in questo secolo.
Ma
ciò non mi impedisce di inorridire per quel che è accaduto nell'altra metà del
mondo totalitario.
E
che, purtroppo, da qualche parte, come in Vietnam, sta ancora accadendo.