“RESISTENZA, PACE QUALE IMMAGINE”.
“IO SONO IL MISERICORDIOSO, COLUI CHE SEMPRE PERDONA”
PAZIENTE SOPPORTAZIONE DELLE OFFESE
LA MINACCIA DELL’ESTREMISMO ISLAMICO
DIRETTIVE TERRORISTICHE ALL’IMAM DI BOLOGNA.
BARBARAMENTE MASSACRATI DAI TERRORISTI MUSULMANI I SETTE MONACI
FRANCESI RAPITI IN ALGERIA.
NUOVI CASI DI PERSECUZIONE IN SUDAN.
SVOLTA ANTI-OCCIDENTALE NEL GOVERNO SAUDITA.
I TALEBAN TRA I MAGGIORI PRODUTTORI DI DROGA NEL MONDO.
LA PERSECUZIONE ANTICRISTIANA IN INDONESIA.
ISLAM: DUE SACERDOTI MUTILATI IN MAURITANIA.
GRIDO D’ALLARME DEL CARDINALE BIFFI.
PICCOLI ESEMPI DI ESCATOLOGIA MUSULMANA
Non ritengo onesto intellettualmente chi da credibilità al
nazismo, al fascismo o al comunismo che sono stati moralmente ed
ideologicamente battuti dalla storia. Chi sventola questi spettri nasconde
delle frustrazioni e dei complessi molto gravi. Ma il vero problema è quello
del relativismo che imperante compie
azione di emarginazione nei confronti degli idealisti. Non dobbiamo dimenticare
che i maxisti come i fascisti sono degli idealisti sbagliati, persone che si
ostinano a non voler vedere l'evidente fallimento storico della loro ideologia.
Ma oggi a scarseggiare sia nel bene che nel male sono proprio gli idealisti.
Oggi domina l’uomo qualunque, fatto di luoghi comuni, senza entusiasmo e
fermento occupato esclusivamente a risolvere le sue incombenze materiali, il
suo paradiso e tutto nella materia. Quello che si può prospettare ora è il
dramma, la disperazione di un uomo materializzato ed inserito nella civiltà del
"benessere", disturbato da tante false necessità, che devono
assorbire tutta la sua vita, perché guai se si ha il tempo di meditare o di
pensare alla morte, allora si può anche sperimentare la disperazione. Un uomo
che si sente smarrito, fallito, cerca di superare questa frustrazione con il
possedere e il concupire. Bene, quest'uomo è
un feroce criminale di se stesso e della sua anima. Un uomo pronto a
distruggere e a distruggersi, sprofondato nel più bieco egoismo ed incapace di vedere con gli occhi del
cuore, profanato ed isozzato da avere anche a nausea se stesso e la società.
Solo un vero Musulmano saprà capire e apprezzare il cristianesimo
e viceversa.
La identità culturale, nazionale, storica, ecc… è il punto di
partenza per costruire una grande e splendida personalità.
CR 506104 IMMIGRAZIONE: quadruplicate in 10 anni le
nascite di figli di immigrati, segno di una superiorità morale e spirituale.
(14dicembre1996, n. 506Corrispondenza romana) CR 480/07 IMMIGRAZiONE: un codice
giornalistico antirazzista censurerà l'informazione? Nella sede della
Federazione Nazionale della Stampa Italiana, a Roma il 21 marzo 1996, sono
state presentate al pubblico le "Raccomandazioni per un'informazione non
razzista", scritte da una ventina di giornalisti e promosse dal
Dipartimento degli Affari Sociali. Questo ha spinto molti giornalisti a
protestare contro il codice, accusato di voler imporre una sorta di politically
correct al giornalismo e quindi di voler stabilire una forma di censura
preventiva e volontaria. Guido Columba, presidente dell'Unione Nazionale
Cronisti, ha condannato questo tentativo di violare l'autonomia professionale
dei giornalisti, facendo notare che questi devono già attenersi alla loro
specifica Carta dei diritti e doveri. (CR 480/07/E D96) (20aprile 1996, n. 480 Cor
romana)
Dobbiamo fare tutto il possibile
per accogliere, proteggere ed aiutare tutti gli exstra-comunitari che mostreranno
di averne bisogno, purché il loro comportamento sia non criminoso. Ma se la
collettività non può garantire gli strumenti minimi della dignità umana, non
deve dare accoglienza. Infatti questo porterebbe alla prostituzione, e ad ogni
genere di devianza non confacente con la dignità umana. Dobbiamo aiutare chi ne
ha bisogno, ma abbiamo il dovere di preservare anche le popolazioni locali. Se
avessimo un risanamento morale ed un risanamento politico, potremmo avere delle
possibilità di accoglienza impensabili.
tutto l'uomo è in relazione con Dio: lo stato intermedio è
provvisorio, dura finché non siamo associati alla gloria del paradiso. L'uomo -
originale unità - attraverso il corpo è in continuità col mondo, ed attraverso
l'anima lo trascende, con lo spirito dialoga con Dio. L'UOMO CREATO COME ESSERE SOCIALE. L’uomo è struttura dialogale,
per realizzarsi egli deve dare e deve ricevere
(la persona si realizza quindi nel dono di se, in quanto pone il proprio
centro fuori di sé). Tutto questo va inserito nel concetto di unitarietà della
creazione, per questo la prima coppia dell’umanità è rappresentativa di tutta
l'umanità. Inoltre fondamento della riconciliazione e del dialogo è l'unità di
tutti gli uomini in un unico principio vitale. L'ORIGINE DELL'UOMO DAL PUNTO DI VISTA TEOLOGICO. La Creazione è
continuata oppure è continua, per questo è comprensibile la teoria
dell’evoluzione, infatti tutti i cambiamenti nell'universo dipendono da Dio che
è l'origine dell'universo. Per il corpo come per l’anima occorre sempre
l’intervento divino, un intervento immediato di Dio è ulteriormente specifico
nella creazione dell'elemento spirituale.
-- tutto ciò che accade è creato da Dio, compresa l'evoluzione
-- ma Dio chiama l'uomo alla comunione con sé (evoluzione)
-- l'uomo è spirito perché chiamato alla comunione con Dio,
destinato a ricevere lo Spirito divino, questo elemento (non visibile né
sperimentabile) non si colloca sullo stesso piano degli altri suoi elementi.
L'uomo procede dalla polvere ma possiede una vita che viene da Dio.
"Un uomo da solo non può molto, ma due sono già una forza
politica" La via più difficile, ma anche la più affascinante per giungere
alla santità, è la politica. Chi si disinteressa della politica costruisce la
rovina dei suoi figli. Se non hai un impegno politico o sociale non hai nessun
diritto di lamentarti quando ricevi un'ingiustizia. Cosa hai fatto tu perché la
tua società sia più giusta? Nulla? Allora, non ti lamentare, soffri e muori!
Bevi e mangia la tua rovina.
L'Associazione Giustizia e
Verità non potrà mai divenire un'associazione paramilitare, anche se è
moralmente giusto uccidere il "tiranno". Ma alla violenza non si
dovrebbe mai poter giungere se quotidianamente lavoriamo per gli ideali
democratici.
Speriamo di non dover mai poter giungere, come singoli individui,
ad osservare l'impotenza e lo sfascio totale dello Stato, l’impossibilità di
far ricorso alle regole democratiche, di non essere mai costretti alla difesa
armata degli innocenti e delle nostre vite.
Possono essere resi impossibili dividendo in settori i boschi e
dandoli in demanio agli agricoltori. Essi in cambio della legna e di altri
prodotti del bosco, dovranno tagliare gli alberi per creare zone di
interruzione o sbarramento per eventuali incendi, dovranno arare in alcune zone
ed in altre con l’assistenza di motopompe applicare locali e piccoli fuochi per
consumare le sterpaglie. Così potrà salvarsi l’insostituibile e preziosissimo
patrimonio boschivo che ogni estate vediamo andare in fumo.
L’indifferenza religiosa è quella che ha prodotto i danni
maggiori, attualmente viene rafforzata dal relativismo e dal consumismo. Tutto
è denaro, tutto si deve possedere e consumare: il resto non è importante.
Tema di Religione - Ipotesi di
una studentessa: “Sono incinta! Pensieri,
difficoltà, timori e decisioni da prendere per questo problema.
----
A ciascuno di noi è stata data una ricchezza, che unita a quella
degli altri, può divenire un patrimonio immenso. Noi dobbiamo riflettere sulle
nostre responsabilità, in quanto ci è stata affidata la vita come una cosa
preziosa, che a noi è molto cara. Con le scelte che fai, devi diventare una
persona diversa dalle altre. La sessualità segna tutta la persona. Siamo donne
non solo dal punto di vista fisiologico, ma in tutte le manifestazioni della
nostra vita. La donna scopre di non
essere tutto, che non può realizzarsi nella solitudine e aspira al bene dell’amicizia.
E’ come se una voce profonda gridasse: va incontro all’altro e scoprirai chi
sei, arricchisci gli altri e ne sarai arricchito. L’essere diversi nel corpo ed
in tanti atteggiamenti interiori, non è motivo di competizione, ma è una spinta
per costruire insieme e arricchirsi reciprocamente. Il desiderio di incontro è
profondo in ogni uomo e donna. Ne fanno esperienza, attraverso sentimenti di
gioia e di trepidazione. Nel cuore di ciascuno però si nasconde l’egoismo che è
sempre pronto a trasformare il sentimento più puro in un rapporto ambiguo o
superficiale. La volontà sembra debole per dominare e controllare energie
nascoste e tanto preziose. La sessualità è un bene prezioso e nessuno può
rinunziare alla responsabilità di viverla correttamente, essa concorre a fare
di noi un’immagine stupenda. E’ segno d’identità e strumento di comunione. Lo
stesso sviluppo fisico dei ragazzi e delle ragazze è il momento in cui si
diventa più responsabili del dono della vita. Tutti siamo esposti al rischio di
ridurre la sessualità ad una cosa banale, di strumentalizzazione del corpo
umano per farne oggetto di piacere. Spesso accade di confondere l’attrazione
fisica o l’interesse momentaneo con l’amore vero: il sesso viene considerato
quasi un bene di consumo. Quando diciamo “Ti voglio bene” intendiamo un bene
immediato, a poco prezzo? Ma non sappiamo immaginare e desiderare un bene più
grande. E quando cerchiamo l’amicizia e l’incontro di un ragazzo, sappiamo
coltivare i beni nascosti della persona, in modo che il corpo si renda
trasparente alla bellezza dell’animo? Certo può risultare difficile, ma è
possibile. E’ importante conoscerci e conoscere il corpo umano allenandoci a
superare ogni ricerca egoistica del proprio piacere, per non perdere mai di
vista il senso profondo della sessualità. Il rispetto e l’onore dovuti a se stessi e ad ogni altra
persona, richiedono senso del pudore, rifiuto di tutto ciò che svende e
svilisce il corpo. Si viaggia verso traguardi sempre più alti, dove è
necessario fare viva esperienza, nelle amicizie leali e con il dialogo schietto
in famiglia. E’ difficile dominare l’orgoglio. Possiamo inoltre dire che la
diversità sessuale è un invito alla comunione per un dono di vita. Ogni vita è
vocazione all’amore. La fecondazione di un bambino dipende dall’incontro e
dalla donazione di un uomo e una donna. Due correnti di umanità e di amore che
sono venute a riunirsi tanto da poter dire che i due, ora sono “una carne
sola”. Il padre e la madre servono la vita e promuovono il bene di ogni persona
in quanto il dono dell’amore è fecondo. Ma introducendo l’aborto, nella
legislazione italiana, si è aperta la porta alla soppressione legale dei
neonati con gravi malformazioni, senza poter apporre una soluzione efficace a
questi delitti. L’aborto apre un varco attraverso il quale possono passare le
peggiori assurdità. Qualcosa come togliersi le tonsille. Con l’aborto si ha il
diritto di non volere un figlio, provocando la morte di un essere umano. La
morte è l’ultimo avvenimento della vita e nessuno può privarne l’uomo che deve
essere aiutato a esprimere la sua vita. La vita è sacra fin dal suo albeggiare,
al suo traguardo. La vita è un dono, nascere e morire sono momenti sacri
dell’esistenza dell’uomo, il punto d’inizio e il momento finale di un grande progetto
che si realizza in quella o in questa donna. La visione sacra della vita sta
scomparendo, andiamo verso la vita e la morte su ordinazione. L’uomo oggi si
ritiene il padrone della vita e della morte, è lui che vuole decidere e vuole
avere in mano le chiavi dell’esistenza. La legalizzazione dell’aborto e la sua
banalizzazione ha aperto una breccia di cui non riusciamo a misurarne la
gravità. La campagna per l’interruzione della gravidanza, annuncia la campagna
per l’interruzione volontaria della vecchiaia. Nel suo sogno di potenza l’uomo
si prepara ad un doloroso risveglio. La fatica e la lotta di oggi, non sono
inutili, perché ogni vittoria sull’egoismo e sul peccato rende più liberi ed
apre all’amore. (Fracchilla Angela IV°D 1995/96)
Il
cuore dell'avaro.
Mentre
S. Antonio, predicava a Firenze morì un ricco signore che aveva riposta ogni
sua cura nell'ammassar denaro.
Solenni
furono i funerali e fu invitato Antonio a
tenere l'élogio funebre per dare lustro alla cerimonia e perché con la
preghiera di un santo si poteva garantire anche il Paradiso. Le abbondanti
elemosine date al frate non avrebbero potuto comprare anche il Paradiso?
Ma
il santo, che aveva combattuto l'usura, non perse l'occasione di dare una
salutare lezione alla città incurante dei rischi che correva.
Parlò
sul testo dell'Evangelo: “Dove è il tuo tesoro
ivi pure è il tuo cuore”. Applicò il testo al morto e con fermezza apostolica
disse che il cadavere doveva essere portato in terra sconsacrata essendo
l'anima all'inferno. Grande fu l'indignazione dei parenti che erano tenuti a
vendicare l’onore della famiglia, grande era la curiosità degli intervenuti.
Ma
il Santo continuò imperturbato: “In
prova di quanto vi ho detto, andate allo scrigno dell'avaro e vi troverete il
cuore”.
Corsero
alla casa dell'usuraio, i figli e molti presenti, per avere il diritto di poter
uccidere il santo a motivo dell’onore familiare oltraggiato. Ma aperto lo
scrigno vi trovarono - come aveva detto il predicatore - un cuore umano.
Ritornati al cadavere invano vi cercarono il cuore entro il petto con quel
pugnale che avrebbe dovuto riscattare l’onore offeso. (
“In quel luogo sarà pianto e
stridore di denti” (Gesù)
" Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II. (Tratto da:
Nedo Pozzi in Città nuova 25 aprile 95) Questa enciclica ha suscitato un
vespaio di polemiche ingiustificate. Giov. Paolo II la ha chiamata Il vangelo
della vita, un’espressione singolare di sapore biblico. In Europa ha stupito
l'animosa, immediata e preconcetta reazione dei soliti critici del papa. Ci si
aspettava un dissenso motivato, che lasciasse intravedere almeno un'attenta
lettura del documento. E invece, si sono riferiti quasi esclusivamente ad
anticipazioni d’agenzia. Infatti, per quanto riguarda le condanne morali, non
c'è nulla di nuovo nell'Evangelium vitae; è sufficiente risalire al Concilio
Vaticano II, oppure ancora prima, indietro di qualche millennio per risalire
alle fonti, al decalogo di Mosè: quinto comandamento, "non uccidere". Il solito teologo
contestatore, qualche politico nostrano e alcuni esponenti della "cultura
laica" (contesto sia il termine cultura che il termine laico), si sono
stracciate le vesti, in particolare davanti ai già celebri paragrafi 71-72, che
negano valore giuridico alle leggi contro la vita. Hanno chiesto una nota
ufficiale di protesta del governo italiano o addirittura la rottura dei
rapporti con la Santa Sede. Non hanno capito che l'enciclica riportava
pari-pari un passo della Pacem in terris del 1963 in cui erano citati testi
espliciti di san Tommaso e sant'Agostino. La
vera novità, semmai, sta nella grande "positività" del documento,
nelle aperture pastorali, nel fascino che sprigiona la sua profondità e
complessità, nell'insolito tono solenne di alcune dichiarazioni. L'intero
annuncio cristiano viene contemplato dalla prospettiva del dono della vita, segno
della presenza di Dio nella storia dell'uomo: "Proprio nella carne di ogni
uomo Dio continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il
rifiuto della vita dell'uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di
Cristo (Dio)". Per lo scenario di degrado morale in cui viviamo si è
trattato di una forte scossa morale. Guerre atroci, alimentate dagli egoismi
razziali e dai mercanti di armi; sperimentazioni genetiche fiorenti sul vuoto
legislativo e su interessi inconfessabili; aborto e contraccezione che vanno
divenendo normali di una cultura malata
di relativismo etico. Le parole del papa vanno veramente controcorrente. I più
deboli vanno tutelati, altrimenti ci trasformeremo in cannibali: il bambino, la
famiglia, l'anziano tre momenti preziosi ed indispensabili perché la vita possa
ancora chiamarsi vita. "Dov'è Abele tuo fratello?" "Non lo so.
Sono forse il guardiano di mio fratello?". Si, ogni uomo è guardiano di
suo fratello, perché Dio affida l'uomo all'uomo". (# 19) "L'aborto e l'eutanasia sono crimini che nessuna legge
umana può pretendere di legittimare". (#
73) "Il comandamento di non uccidere stabilisce il punto di partenza
di un cammino di vera libertà". (#
76) "Il vangelo della vita è
per la città degli uomini...Solo il rispetto della vita può fondare e garantire
i beni più preziosi e necessari della società, come la democrazia e la
pace" (# 101). MOVIMENTO PER LA VITA (S.O.S. - chiamata gratuita 1678-13000)
Il papa nella Evangelium vitae, che significa lieto annuncio sulla vita si
rivolge, al punto 5, ad ogni uomo di buona volontà: "un appassionato
appello a tutti e a ciascuno, in nome di Dio: rispetta, difendi, ama e servi la
vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo,
libertà vera, pace e felicità!" --- Segreteria Nazionale - Movimento per
la vita - Via Cavour,92 50129 FIRENZE
tel. 055/588384-571754 fax 055/587509 (versamenti c.c.p. 71056006 Coop.
G. La Pira, via degli Scipioni, 252 00192 Roma). --- Giov. Paolo II ai giovani
del movimento per la vita:"L'Europa di domani è nelle vostre mani. Siate
degni di questo compito. Voi lavorate per restituire all'Europa la vera
dignità".
L’aria che respiriamo è satura di veleno; avanza la
desertificazione, il livello del mare si innalza sempre più, ecc... La natura
non accetta più il nostro egoismo, la nostra ingombrante presenza. La natura
offesa, offende. Essa può cancellarci per ricominciare tutto daccapo con gli
scarafaggi. Dobbiamo assistere impassibili alla nostra distruzione? Chi si fa portatore e della cultura della
distruzione? Il capitalismo selvaggio! Chi si crede padrone assoluto della
natura? Chi non considera che ha avuto in consegna da suo padre la natura per
consegnarla a suo figlio, ma costoro non hanno il concetto spirituale della
paternità! Ma ad un individuo pericoloso si devono precludere alcuni diritti
civili! Incoraggio e proteggo tutti gli ambientalisti, tutto quello che
sopravvivrà un giorno sul pianeta, sarà purtroppo solo merito loro.
L'8 febbraio 1600 venne
emessa, dal tribunale del Sant'Uffizio, la sentenza di "eretico
impenitente e tenace" nei confronti di fra Giordano Bruno. In quei tempi
conobbero la persecuzione, a motivo della libertà di pensiero anche Tommaso
Campanella e Galileo Galilei. Il primo filosofo a morire fu Socrate. Ora se
ogni tempo ha le sue inquisizioni di fronte al pensiero dobbiamo stare attenti
a proteggere la libertà di pensiero. Giordano Bruno ed altri minacciavano
l'ordine di una società costituita sulla religione, così il loro pensiero non
era considerato come una eresia, ma anche come un delitto di lesa maestà e di
alto tradimento. La condanna dell'inquisito va vista prima come una sentenza
politica e poi come una sentenza religiosa. Comunque sia, il fatto è certamente
riprovevole per una civiltà umana. Giordano è il cantore dell'infinità cosmica:
se il cosmo è infinito allora il cosmo è Dio, è parte di Lui. Mentre il
concilio tridentino aveva affermato la separazione tra Dio e il mondo. Il
pensiero può essere la più grande minaccia per il futuro di una società, esso
può essere riprovato o condannato o combattuto, ma con le sue stesse armi,
contrapponendo appunto il pensiero positivo, che se è realmente tale avrà di
certo il sopravvento. La legge difenda e promuova il pensiero positivo e renda
irto il pensiero negativo, se il pensiero è erroneamente ritenuto negativo,
esso proprio per l'energia della verità che contiene si affermerà ugualmente.
BASTA CON L'INQUISIZIONE!
La socializzazione
significa innanzitutto organizzaziône dai rapporti umani
La
moltiplicazione delle relazioni umane cui abbiamo accennato obbliga
inevitabilmente a ordinarle, regolarle razionalmente, se non si vuole rischiare
di vederle finire nell'anarchia. L'enorme complessità che le caratterizza
implica in partenza uno sforzo di organizzazione per coordinarle,
gerarchizzarle, col rischio magari di renderle inefficaci e perfino dannose.
L'ineluttabile tendenza verso l'organizzazione dei rapporti umani è diventata
la grande caratteristica del nostro tempo e il senso preso dalla
socializzazione; e questa tendenza la ritroviamo tanto nel campo economico
quanto in quello politico e religioso. Cosi che a poco a poco ogni attività
umana tende a diventare pianificata, organizzata e distribuita razionalmente.
Viene
cosi attuandosi il passaggio da un mondo spontaneo, in cui l'iniziativa
individuale agiva incontrollata, a un mondo « fabbricato » e modellato
dall'uomo, con gli inconvenienti e anche i rischi che può comportare una sempre
più crescente burocrazia e un più spinto dirigismo. Quelli cui tutto ciò può
forse non piacere, rimpiangendo il bel tempo andato dei nostri padri,
dimenticano una cosa, e cioè che il passato era luminoso solo per una ristretta
minoranza di privilegiati, mentre gettava ombre cupe su tutta un'immensa folla
di piccoli e deboli costret-ti a una fatica e a condizioni di vita più o meno
disu-mane. Del reste, l'esistenza attuale del Terzo Mondo è li per rammentarci
che il processo di socializzazione deve ancora estendersi a una vastissima
porzione della terra — fatto che comporta delle gravi responsabilità per i
paesi ricchi —.
Per
questa sua tendenza all’organizzazione, la socializzazione si manifesta cosi
come un progressivo passaggio dall'individuale ai sociale. Basti pensare alla
presa in carica da parte della comunità di numerosi servizi un tempo lasciati
all'iniziativa individuale, ma cui oramai essa non è più in grado di far
fronte: educazione dei figli facilitata dagli assegni familiari, gratuità della
scuola, assi-stenza medica e chirurgica garantita dalle mutue, la mo-derna
struttura ospedaliera, ecc.» Il movimento di urba-nizzazione, con la creazione
di grandiosi complessi di abitazione, di centri amministrativi, offre un
esempio spettacolare di una razionalizzazione di bisogni sempre più complessi e
vari
Un
altro aspetto de] fenomeno è la diversificazione dei compiti, la
specializzazione sempre più spinta che la grande complessità degli scambi umani
e dei legami sociali impone. Di qui, la moltiplicazione di istituzioni
specializzate (come nell'organizzazione dell'apostolato e della catechesi, per
prendere un esempio in campo religioso), la creazione delle equipe ed un enorme
proliferazione di società e forme di vita comunitaria.
Chi dice organizzazione e razionalizzazione di elementi
complessi dice anche instaurazione di una più grande unità fra essi. Ed è
questo, appunto, l'aspetto più significativo della socializzazione: l'unità
ch'essa tende a instaurare fra gli uomini; ed è ancora esso uno dei principali
motivi che spinge la Chiesa a interessarsi di questo processo.
L'intensificazione
dei contatti all'interno dell'umanità, porta a una specie di presa di
solidarietà generale, che comporta effetti immensi di risonanza all'avvenimento
politico anche minimo: se qualcosa accade, forse anche nell'angolo più remoto
della terra, esso interessa ogni uomo, di cui compromette la sicurezza o
l'avvenire...
A
esempio di questa interdipendenza basterà citare alcuni recenti avvenimenti:
quando, nel 1956, il calonnello Kasser bloccò a Suez il trasporto del petrolio,
anche il più sperduto contadino d'Europa ebbe delle serie difficoltà a
spostarsi con la sua automobile per la penuria di carburante che ne era
derivata; il minimo incidente (a Cuba, nel Congo, all'estremo Oriente, ccc...)
interessa armai ogni uomo.
Riordinamento del settore:
1 - Eliminare la situazione di precarietà giuridica con
riconoscimento di uno stato giuridico. 2 -
La formazione degli Insegnanti è di competenza dell'autorità religiosa.
3 - Le graduatorie debbono essere gestite dallo Stato, dopo esame di idoneità
all'insegnamento, il titolo e l’abilitazione devono essere valide su tutto il
territorio nazionale. 4 - L'Insegnante
di Religione deve avere lo stesso trattamento economico e sindacale di tutti
gli altri insegnanti. 5 - La materia "religione" o
"alternativa", sia curricolare come tutte le altre materie, con
diritto di voto agli scrutini. 6 - La materia alternativa sia Storia delle
religioni. 7 - Eliminazione di ogni discriminazione come: pagellini a parte,
esenzione di esami od orario discriminato. 8 - Almeno due ore di insegnamento
settimanale nelle scuole medie inferiori e nel biennio delle superiori.
"A parità di doveri, parità
di diritti!"
Tutti anonimi e instabili come gente in mezzo al deserto, pigiati
nei cortei, nelle strade, ovunque soli. Soli senza storia, senza genitori,
soli, inquieti ed instabili. L'instabilità è la caratteristica più terribile
dei giovani d'oggi: irrequieti instabili, cioè con assenza di connessioni, di
nessi: senza passato, senza storia, senza progetto. -sintetizzato e liberamente
integrato dal testo: realtà e giovinezza insegnamento di don Giussani ai
giovani-
-ISLAM-
Sottomissione
fiduciosa e Colui che è Creatore, Provvidente, Giudice.
Ci
troviamo di fronte ad un Progetto
socio-politico-religioso-spirituale, che nasce dalla PAROLA RIVELATA: IL
CORANO. Non è semplicemente un libro ispirato, scritto da un autore umano,
ma Parola divina dettata a Maometto.
Non è
autorivelazione di Allah, che rimane, imperscrutabile, ma comunicazione della
sua volontà in materia di culto, fede, morale. CI SONO DIVERSE ANALOGIE CON LA
BIBBIA, ma anche divergenze. (Ritengono che cristiani e ebrei abbiano
manipolato i testi sacri). Hanno abbondanza di commentari al Corano. Il PROFETA è MAOMETTO, suggello dei
profeti. Sentenze, detti e fatti raccolti nella ‘tradizione’ (sunna). La
COMUNITÀ è detta: UMMA. La comunità transnazionale con identità
araba è composta: arabo - iraniano - afgano - turco - ex-sovietico - balcanico
- cinese - indo-pakistano - sud-est asiatico - africano, ecc..
I SEI ARTICOLI DEL CREDO sono:
1.Credere
in Dio (Allah). Dotato di tutti gli
attributi di perfezione: «99 bei nomi»; attributi essenziali che negano in Lui
ogni imperfezione: Misericordioso, Unico, Trascendente, Onnipotente, ecc..
2.Credere
negli angeli: esseri spirituali, messaggeri e custodi. Satana è il grande
ribelle.
3.Credere
nei libri: Dio ha fatto scendere la Torah, i Salmi, l’Evangelo, il Corano: ma
questo abroga quelli.
4.Credere
nei profeti e nei messaggeri (Cor. 6,83-86). Emergono
Mosè - Gesù - Maometto, i quali attuano successivamente Abramo.
5.Credere
nell’ultimo Giorno e nella Vita ultima. Il paradiso è un luogo di piaceri
umani, corporali e spirituali. La visione di Dio è concessa per breve tempo
solo ad alcuni beati; ma non è unione. L’inferno tocca a chi ha infranto il
monoteismo, dando a Dio un socio.
6.Credere
nella predestinazione. Tutti gli atti umani, liberi e necessari, si realizzano
per volontà dell’Onnipotente, eternamente predeciso (Cor. 35,8).
1.Preghiera rituale: Cinque volte al giorno (alba, mezzogiorno, metà pomeriggio,
tramonto, inizio della notte), dopo il richiamo del muezzin, dopo le abluzioni,
verso la Mecca, realizzando la rak‘a (liturgia precisa e immutabile che dura
cinque minuti). Da soli, ma il Venerdì a mezzogiorno alla moschea, sotto la
guida dell’imam che tiene anche l’omelia.
2.Elemosina legale: Dieci % a favore
della comunità.
3.Digiuno di Ramadan: Dalla prima luce
dell’alba fino al tramonto, astenersi da tutto (le notti, invece, si mangia,
ecc…).
4.Pellegrinaggio: Una volta nella vita,
se dispone dei mezzi sufficienti.
5.Professare
la fede musulmana.
6.Difenderla
con lo sforzo. Ma oltre al culto, occorre una vita moralmente impegnata. I
Sufi attraverso la rinuncia e
l’abbandono in Dio, cercano di arrivare ad una più intima comunione con Dio:
Rabi’a, al-Hallaj, al-Gazali. Ne sono nate numerose ‘confraternite’ religiose.
- ISLAM -
Ci
avviciniamo con rispetto e con devozione a questa meravigliosa religione, che
numera nel suo seno tanti santi ed ha scritto tante pagine gloriose della
storia dell’umanità. Dedico ai fratelli musulmani di tutto il mondo questo mio
lavoro per la gloria di Allah, ritengo, infatti, che l’ISLAM sia la religione
più semplice e bella al mondo, tuttavia essa deve essere liberata dalle
strumentalizzazioni politiche. A me non risulta che i popoli islamici abbiano
la tendenza alla pigrizia e alla incapacità tuttavia assistiamo allo scandalo
di vedere una esigua minoranza di essi che nel nome di Allah nuotano
nell’opulenza, mentre tutti gli altri sono nella povertà. Non si deve
confondere l’aspetto religioso e spirituale da quello prettamente politico e
economico, questi ambiti si influenzano certamente ma devono essere distinti.
Nessuno che detenga autorità religiosa deve al contempo detenere il potere
politico o ecomico. Questo purtroppo avviene nel mondo arabo, per questo il
sistema islamico è attualmente caratterizzato come totalitario e antiumano.
• Guerra
Santa-
La
Guerra Santa (Gihàd). La gihad non costituisce uno dei “pilastri” dell’Islam,
tuttavia ne manifesta lo spirito: la lotta eterna tra le forze del bene e
quelle del male. Sulla via di Dio, per la sua causa, con un impegno crescente
che nel Corano mostra questa evoluzione: si parte dall’invito alla sapiente e
paziente sopportazione delle offese che provengono da parte degli infedeli, per
passare al precetto di una intransigente difesa della fede contro gli attacchi
dei miscredenti e si giunge infine all’ordine di attaccare coloro che
ostinatamente si rifiutano di accettare l’Islam. Paziente sopportazione delle offese: “Chiama gli uomini alla Via
del Signore, con saggi ammonimenti e discuti con loro nel modo migliore...E se
punite, punite in misura del torto ricevuto, ma se pazientate meglio sarà pei
pazienti. Pazienta dunque, e sappi che il tuo pazientare è solo possibile in
Dio; non ti crucciare per loro e per le loro insidie non t’angustiare - perché
Dio è con coloro che Lo temono, con coloro che fanno del bene”. Cor. XVI,
125-128 Ampia tolleranza! Unico
compito di Muhammad è quello di annunciare la parola di Dio e non quello di
costringere gli uomini alla fede. “Non vi sia costrizione nella fede; la retta
via ben si distingue dall’errore e chi rifiuta gli idoli (i demoni) e crede in
Dio s’è afferrato all’impugnatura saldissima che mai si può spezzare, e Dio
ascolta e conosce” Cor. II, 256. L’espressione “voi avete la vostra religione,
io la mia” di Cor. CIX, 1-6 è considerata da diversi studiosi come la Magna
Carta della tolleranza religiosa. La pazienza e la tolleranza sono il tipico
invito della prima predicazione di Muhammad alla Mecca. Difesa dagli attacchi
nemici: “Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono ma non
oltrepassate i limiti, che Dio non ama gli eccessi...Combatteteli dunque fino a
che non ci sia più scandalo, e la religione sia quella di Dio; ma se cessan la
lotta, non ci sia più inimicizia per gli iniqui”. Cor. II, 190-193 Ci troviamo
così nei confronti di una guerra difensiva, infatti l’Islam ama la moderazione
in tutte le cose! E’ permesso combattere per difendere i propri diritti contro
color che ingiustamente tentano di conculcarli. I Musulmani difendono gli Ebrei
e i Cristiani in cambio del pagamento della dhimma. L’Associazione Giustizia e
Verità difende i musulmani in cambio dell’amore. “E’ stato permesso di
combattere a coloro che combattono perché sono stati oggetto di
tirannia...soltanto perché dicevano: “Il Signore nostro è Dio!”. E certo se Dio
non respingesse alcuni uomini per mezzo d’altri, sarebbero ora distrutti
monasteri e sinagoghe, e oratori e templi nei quali si menziona il nome di Dio
di frequente. Orbene Iddio soccorrerà per certo chi soccorre Lui; in verità Dio
è potente, possente”. Cor. XXII, 39-40 Si deve combattere contro i pagani che
agiscono ingiustamente e violano i diritti dei Credenti e violano i giuramenti
fatti. E’ proprio questo che vuole l’Associazione, una grande alleanza di tutti
gli adoratori di Dio contro gli infedeli, una grande alleanza mondiale, per
difendere la gloria di Dio. Infatti è un nostro fondamentale dovere difendere
la gloria di Dio contro i pervertitori del genere umano. “In verità i peggiori
animali all’occhio di Dio sono quelli che hanno rigettato la fede, e si ostinano
a non credere”. Cor. VIII, 55. Guerra a
oltranza contro gli infedeli. Ecco il vero e santo concetto
dell’integralismo: purezza, amore della Giustizia e della Verità. Il vero
fedele è radicale, integrale, non ambiguo e non dedito al compromesso, tuttavia
ha imparato da Dio paziente e misericordioso ad amare tutti gli uomini onesti,
sinceri e buoni ed a proteggerli, perché loro anche se non in modo consapevole
sono già amati nella vera religione e sono già amati da Dio. Infatti la loro
onestà può solo essere spiegata con la presenza di Dio nei loro cuori.
Uniamoci, fratelli adoratori di Colui che solo è Santo, uniamoci come le dita
di una mano. Come Presidente dell’Associazione Giustizia e Verità chiamo alla
Guerra Santa tutti i credenti del mondo, contro i credenti degli idoli e dei
demoni. Contro i primi, pazienza ed amore al fine di conquistarli, contro i
secondi con l’opposizione decisa, essi infatti sono già perduti. “O voi che
credete! Combattete i negatori che vi stan vicini! Che possan trovare in voi
tempra durissima! E sappiate che Dio è con coloro che lo temono!”. Cor. IX, 123
“ Coloro che credono combattono sulla via di Dio, e coloro che rifiutan la Fede
combattono sulla via degli idoli, combattete dunque gli alleati di Satana, che
l’insidia di Satana è debole insidia”. Cor. IV, 76 E’ vero che per pagani si
intende coloro che non vogliono accettare l’Islam (la Religione della Verità) e
che in riferimento ai Giudei ed ai Cristiani (quelli cui fu data la scrittura)
devono essere combattuti finché non paghino il tributo, ossia la dhimma, che
rappresenta un segno di sottomissione, e quindi di umiliazione. Ora questo
atteggiamento deve essere superato! Come potrei dire: “uomini adoratori di Dio
unico e vero. Adoratori della Giustizia e della Verità uniamoci per lottare i
malvagi, gli idolatri, i satanici e poi dopo che li avremo vinti potremo
sbranarci tra di noi? Potremo mai ottenere la vittoria per la gloria di Dio e
l’avvento del suo regno di amore se nell’intimo abbiamo diffidenza fra di noi e
non siamo compatti come le dita di una mano, come fratelli di un unico Padre?
Basta ad ostacolarci reciprocamente, basta con l’inimicizia dei figli di Abramo
(tutti i monoteisti sono figli di Abramo), potremo mai vincere satana se non
interpretiamo “spiritualmente” alcuni brani dei testi sacri? Se non diamo la
corretta interpretazione ad alcuni versetti, delle varie religioni, assisteremo
ancora impotenti al trionfo di satana sui figli della luce e della verità. Cosa
c’è di più disgustoso che vedere i figli di satana angariare i figli di Dio? E
se occorre l’autorità di un profeta mandato da Dio per dare autorevole
interpretazione alle sacre scritture, bene, quello sono io. Infatti porto in me
la rivelazione ed un amore cosmico ed universale per riconoscere i veri figli
di Dio ovunque si trovino e per dare discernimento delle scritture, come per
dare discernimento del bene e del male, cioè di cosa è giusto credere o non
credere. Certo è che finchè i figli di Abramo saranno in lotta, i fratelli
musulmani con la loro carne ed il loro sangue saranno sempre grasso per lubrificare i cingoli e gli ingranaggi
dell’imperialismo. “O voi che credete! Statevi in guardia! lanciatevi contro il
nemico in gruppi dispersi, o in massa serrata!” Cor IV, 71 Ecco ora è arrivato
il momento di lottare in massa serrata, per la battaglia finale, per la madre
di tutte le battaglie! Tutti quelli che dicono la parola Dio, ed intendono
dire: Sapientissimo e Misericordiosissimo. Tutti quelli che nel proferire Dio
intendono Giustizia: “il male che non vuoi per te ad un altro non lo fare”; e
intendono Verità: “rifuggire la menzogna” sono dei nostri, sono i nostri
fratelli, nella loro bellezza così come Dio li ha voluti: il Ricchissimo,
l’Inesauribile, il Creativo, l’Ammirabile. Sono i nostri fratelli, quelli che
si batteranno e morranno al nostro fianco, quelli che troveremo nel nostro
Paradiso, infatti esiste un unico e vero Dio come esiste un unico Paradiso.
Quando finiremo di assistere impotenti al martirio dei musulmani da parte dei
cristiani ed a quello dei cristiani da parte dei musulmani? Quando finirà lo
scempio di assistere ad un governo che giustamente legittimato da una
maggioranza è divenuto confessionale fino a discriminare e perseguitare uomini
di altre religioni? Una sola deve essere la discriminazione! Quella degli
onesti sui disonesti, infatti questi ultimi ben si comprendono e si aiutano
reciprocamente. Disse Gesù: “purtroppo i figli delle tenebre sono più scaltri
dei figli della luce”. “E se due partiti, fra i credenti, combattessero fra
loro, mettete pace fra essi... Perché i credenti sono tutti fratelli: mettete
dunque pace fra i vostri fratelli, e temete Iddio, che per avventura Iddio
abbia pietà di voi”. Cor. XLIX, 9-10 Guerra
santa come “sforzo” non bellico: “Ma tu non obbedire a quelli che rifiutano
la fede, ma combattili con la Parola, in guerra grande”. Cor. XXV, 52 “ Veri
credenti sono coloro che partecipano alla guerra santa offrendo i propri beni e
se stessi alla nobile causa, questo è espresso in Cor XLIX, 15. Per l’insegnamento
impartito dalle scuole di pensiero coraniche i Cristiani hanno si la
possibilità di restaurare o ricostruire le chiese distrutte ma non di
costruirne delle nuove! Questo è in contraddizione con la possibilità data a
Roma ed il altre città dell’occidente cristiano di costruire grandi e superbe
moschee per la gloria di Dio. Non deve più avvenire quello che è avvenuto in
Sudan o in Algeria dove sono stati trucidati sette monaci trappisti (di
clausura) francesi dediti esclusivamente alla preghiera. Dobbiamo spegnere il
fuoco appiccato dall’estremismo Islamico, perché esso potrà portare solo
rovine, distruzione e morte. E’ necessaria una unità di volontà e di ideali che
abbracci tutto il mondo, solo così potrà essere vinta la violenza, infatti la
violenza nasce dalla disperazione.
Certo
tutta l’umanità si trova in una crisi profonda, se la svolta avviene in favore
dell’odio e delle forze del male, allora saremo tutti perdenti. Ai vecchi
scenari ideologici si vanno sempre più contrapponendo i nuovi scenari
costituiti tra i paesi poveri e quelli ricchi.
LA MINACCIA DELL’ESTREMISMO
ISLAMICO (di
Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95) Ma il Corano è per la coesistenza.
Maometto previde leggi tolleranti per la gente del libro e gli infedeli.
Tuttavia alla luce dei diritti umani esse risultano anacronistiche, assieme ad
altre leggi delle “Sharia”. Quando nel luglio ‘94 ci fu in Algeria l’assassinio di sette marinai italiani, il direttore
del centro islamico culturale d’Italia, Abdellatif el-Kettani, inviò alla radio
vaticana un messaggio di ferma condanna di quegli atti criminosi, “perché non
hanno alcuna relazione con la religione islamica, anzi sono in contraddizione
con i suoi insegnamenti di tolleranza”. “Infatti ritiene che chiunque uccida
una sola persona è come se uccidesse l’umanità intera”. Appena un mese prima,
l’imam della comunità musulmana di Latina, egiziano d’origine ma cittadino
italiano, aggredito da una banda di naziskin, che già aveva lanciato bottiglie
incendiarie sull’edificio adibito a moschea, al processo contro i teppisti
aveva dichiarato: “Il profeta Mohammad ha detto che chi non perdona non sarà
perdonato. Con la speranza che questa sia l’ultima volta che accadono simili
episodi, intendo perdonare i ragazzi che mi hanno aggredito”. Ma alla
testimonianza di un islam che nelle espressioni di el-Kettani “insegna il
rispetto della buona vicinanza, e chiede solo asilo finchè sia al sicuro”, si
affiancano fatti che in vari paesi del mondo islamico dicono pesanti
discriminazioni di minoranze, non garanzia del diritto alla libertà religiosa.
In epoca moderna, la riluttanza cristiana verso i diritti dell’uomo fu
radicalizzata dalla polemica antireligiosa di certi illuministi e razionalisti,
che indusse a pensare la libertà religiosa come diritto alla miscredenza e la
libertà come libertinaggio. Ebbe però il suo gioco anche una certa diffidenza
della chiesa verso “il mondo” e verso una “sovranità del popolo”. Fu il pungolo
doloroso dei grandi cambiamenti sociali nei due secoli, con aspetti positivi e
con le tragedie e le ingiustizie sui popoli operate dai totalitarismi, a
stimolare un nuovo graduale discernimento. Da parte cattolica la piena apertura
al mondo moderno, ai diritti umani e ai loro fondamenti etici accolti come
“segno dei tempi” avverrà soprattutto con Giovanni XXIII: con l’enciclica Pacem
in terris del 1963, e poi con il Vaticano II e la dichiarazione conciliare
Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, del 1965. Da parte islamica sarà a
partire dagli anni’70 che su larga scala si diffonderà la questione dei diritti
dell’uomo, posta dall’Onu come rivendicatrice universale, per la quale si
richiedeva una base giuridica nelle Costituzioni degli stati, e
conseguentemente nel diritto civile e penale. E’ del 1981 una Dichiarazione
islamica universale dei diritti dell’uomo, consegnata all’Unesco dal Consiglio
islamico per l’Europa. Nel ‘90 al Cairo, l’Organizzazione della Conferenza
islamica esprime un’altra dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo:
nell’una e nell’altra la libertà religiosa viene affermata “come prevista nella
sharia”, la legge islamica: perciò con vari limiti fatti risalire a vincoli
della propria fede, in pratica alle antiche interpretazioni dei giuristi
medievali. Ma non tutti furono d’accordo sulla legittimità di tali limiti.
Parecchi studiosi, musulmani credenti, non vedono nei diritti umani, come sono
espressi dalla carta dell’Onu, nessuna contraddizione con la purezza originaria
del messaggio dell’islam. Anzi chiedono ai loro teologi di respingere ogni
forma di discriminazione, manipolazione e minaccia sull’uomo “in quanto crimine
che il Corano condanna espressamente e severamente”. Di fatto, la sharia viene
integralmente applicata come legge fondamentale dello stato solo in Iran,
Sudan, Arabia Saudita, Afghanistan. In Iran la costituzione non garantisce un diritto alla libertà
religiosa, ma solo una certa autonomia per le minoranze, con rappresentanza in
parlamento, che però esclude i bahai, come “setta deviata” dell’islam. Nella
maggioranza dei paesi musulmani non esiste per legge una discriminazione delle
minoranze religiose, e sul piano del diritto pubblico lo statuto di dhimmi è
generalmente superato. E’ invece nel diritto civile, specie per quel che
riguarda i matrimoni misti, che in tutti i paesi -ad eccezione della Turchia e
Tunisia- permangono, dove più dove meno, le restrizioni della sharia.
L’apostasia, in quanto atto criminale, non appare più formalmente nei sistemi
giuridici, ma di fatto per essa la pena di morte sussiste ancora in Iran,
Mauritania, Sudan, Arabia Saudita. In altri paesi restano sanzioni gravi sul
piano del diritto civile, come l’esclusione dalla tutela dei figli e dal
diritto di eredità. Eccezionale la posizione dell’Indonesia, a grande
maggioranza islamica, che ha cinque religioni ufficiali: islam,
protestantesimo, cattolicesimo, induismo, buddismo. Ma le tensioni ideologiche
che tormentano i paesi a noi più vicini, anche la si fanno sentire nei rapporti
tra musulmani e cristiani. Ma che cosa ha bloccato l’islam, così fortemente
progressista nel suo sorgere, rispetto al mondo circostante? Si pensi al suo
statuto della donna -oggi fra i più arretrati- riconosciuta dal Corano come
soggetto di diritto, quando non ne aveva affatto; o all’affermata uguaglianza
delle razze, al grande sviluppo scientifico in cui coinvolse Oriente e
Occidente,ecc... Nell’islam, sostengono gli studiosi “riformisti”, gli studi
giuridici medievali che hanno definito la sharia, con le loro casistiche
rispecchiano un adeguamento ideologico della religione, una strumentalizzazione
del discorso profetico da parte dei califfi del tempo, per costruirsi una
legittimità politica. Un po’ come accadde nella nostra storia, per i re e gli
imperatori legittimati dalla Chiesa. Il processo di sviluppo del discorso
religioso si è spezzato assieme alla storica unità della potenza islamica, nel
X secolo: con le divisioni, le dispersioni, le rivalità dei diversi gruppi
etno-culturali, che tuttora si rispecchiano nelle politiche dei vari centri di
potere. L’onda d’urto che il mondo islamico oggi vive, esprime un conflitto fra
tradizione e modernità, con la quale deve trovare un nuovo equo compromesso. Il
suo protrarsi dimostra che l’imitazione della tematica laica, così come
l’occidente la propone, non è una soluzione. Basti pensare alla marcia indietro
della Turchia, dopo i tentativi di Ataturk nei primi decenni del nostro secolo,
per un regime completamente laico. Al contrario, un islam ideologico oggi si
nutre della profezia religiosa per una “salvezza”, fatta di giustizia,
benessere, solidarietà, che i cambiamenti e le ideologie politiche, insieme
alla corruzione, hanno dimostrato illusoria. Ideologico e non religioso è anche il formidabile appoggio dell’Iran -
assieme a Sudan, Arabia Saudita, Yemen - ai gruppi radicali islamici, assieme
alle armi e agli addestramenti terroristici. Paradossalmente, i gruppi
estremisti fanno una lettura positivistica del Corano, non distinguendo i
diversi piani del suo linguaggio simbolico, metaforico, esemplare: presentandolo
come una costituzione moderna per la gestione ideale della società. Ma
l’attenzione verso l’islam, all’idea forte di unità dell’uomo, per cui vede
insieme il profano, lo spirituale e il temporale (tanto cara questa visione
alla nostra Associazione) ha degli aspetti di sfida per la stessa cultura
occidentale, che nel suo laicismo esasperato ha tagliato il collegamento tra
mondo e parola profetica, introducendo nuove contraddizioni fra diritti e
doveri morali, fra libertà e senso della vita. C’è bisogno di imparare a vivere
una storia più solidale, più autenticamente liberatrice. La tecnologia in genere e la tecnologia delle comunicazioni in
particolare è tanto incalzante, ed inarrestabile, che se l’Islam, non parlerà
teologicamente un discorso unitario, e non si aprirà al dialogo ecumenico ed
alla piena apertura del mondo moderno, ai diritti umani, a tutti i diritti dell’uomo, cosi come sono
sanciti dall’ONU, fra 100 anni potrà essere spazzato via dalla storia. Questo
non deve accadere! Sarebbe un grave impoverimento per tutta l’umanità, per questo noi lavoriamo e lottiamo per
costruire all’Islam quelle idonee categorie culturali, che lo facciamo
conoscere ed amare ad un numero sempre più grande di uomini e donne e che lo
preservi dalla futura ed inevitabile rovina. Il cuore del messaggio di ogni
religione positiva e monoteista è troppo importante per tutta l’umanità.
-ISLAM-
Tesina:
LA VITA MATRIMONIALE E MISTICA
DELL’ISLAM
Studentessa: Palladino Anita A A. 1997-98 / Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”- BARI -
Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale
Ci sono
frasi e miti riguardanti la pratica della poligamia come istituzione diffusa
ovunque nel mondo musulmano. Non
dimentichiamo che in arabo non esiste un’apposita parola per indicare la
poligamia, ne ci sono termini specifici per distinguere le varie mogli. Nel Corano esiste solo un versetto che parla
della poligamia e che la autorizza, mentre ci sono tantissimi passi che parlano
del matrimonio, dei rapporti sessuali, di altri divieti o disposizioni sulle
donne.
“Se temete di non essere equi con gli
orfani, sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e
se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro
possesso; questo sarà più atto a non farvi deviare” Sura (4,3).
Il
versetto è stato scritto dopo la battaglia di Uhud contro i Meccani che si
conclude con la sconfitta dei seguaci di Muhammad. Per questa battaglia si
ebbero numerosi orfani e vedove, fu proprio a motivo della tutela di questi che
il Profeta favorì la poligamia. Nei versetti successivi si parla della tutela
dei beni e della divisione dell’eredità.
A
riguardo della giustizia e l’equità del marito verso le mogli e del ruolo che
le donne devono ricoprire all’interno della famiglia musulmana evidenziamo:
1 - il
loro diritto, verso le disubbidienti, di poter essere anche picchiate, come
indicato esplicitamente nel Corano;
2 - il
dovere della donna di garantire la propria sussistenza e quella dei propri figli
e anche del marito che è costretto alla guerra.
Alcuni modernisti musulmani sostengono che la
poligamia non può essere più accettata si stanno avendo alcuni cambiamenti per
cause socio-economiche ma anche per l’influenza delle culture occidentali con
l’imposizione di un tipo di famiglia mononucleare. Attualmente nel mondo musulmano la
poligamia esiste come fattore minoritario.
Ci sono
due tipi di poligamia, una diacronica e una sincronica. Quella diacronica è la forma più diffusa di
poligamia, infatti si possono sposare le mogli attraverso una grande lasso di
tempo. Quando la prima moglie
diventava anziana e con la sua stessa
autorizzazione e approvazione si liberava dalle faccende domestiche più
dure, e si ritagliava uno spazio di prestigio gestendosi nella propria
intimità. Questo tipo di poligamia è praticata nei diversi strati della
popolazione. Questa deliberazione da parte della moglie anziana ha uno strano
sapore... di certo non quello dell’amore.
La
poligamia sincronica cioè più mogli
contemporaneamente è usata raramente ed è limitata per lo più alle classi più
ricche.
Un’importante
istituzione è quella della mut’à o matrimonio di piacere o per meglio dire
matrimonio temporaneo, infatti si tratta di un’unione legalmente contratta per
un periodo di tempo limitato.
Questa
tradizione probabilmente viene dall’Arabia dove il matrimonio era un contratto
temporaneo per il quale la donna riceveva una dote e dove oltre all’indicazione
di altri elementi costitutivi del matrimonio, conteneva un’esplicita menzione
della durata.
Infatti
dai vari studi sulla mut’à si è scoperto che veniva usata in Iran dalle donne
dell’elite per legittimare i rapporti sessuali che altrimenti sarebbero stati
illeciti per la legge religiosa. Infatti
in tempi più recenti la mut’à si è manifestata come una forma di prostituzione
legalizzata.
Il
diritto musulmano prevede tre modi di scioglimento del matrimonio:
1 -
davanti al gradi,
2 -
richiesto da entrambi gli sposi ma solo per ragioni gravi, divorzio per mutuo
consenso,
3 -
infine il ripudio unilaterale.
Mentre
la dissoluzione del matrimonio è accettata solo dal madhhab malikita, la
seconda possibilità prevede il pagamento di un’indennità che viene pagata dalla
moglie al marito.
Il
ripudio invece è un’azione riservato solo al maschio.
Il
ripudio ha altre forme particolari come l’astinenza da parte della donna dai
rapporti sessuali per un periodo di tempo superiore a quattro mesi al fine di
non lasciare equivoci sulla identificazione della paternità. Questo prevede
anche il rito del giuramento imprecatorio. Dopo la risoluzione del legame
matrimoniale il marito dichiara di liberarsi dall’obbligo della paternità nel
caso in cui la moglie partorisca successivamente o a causa di una violenza
carnale.
Ritornando
al ripudio il Corano determina e garantisce le modalità e i tempi, inoltre il
Corano propone una conciliazione sotto forma di arbitrio famigliare, oppure la
possibilità di fissare un compenso speciale per lo scioglimento del matrimonio
oltre che ad una quota fissa della successione in caso di morte. Però i dotti
musulmani come esperti maschilisti hanno introdotto alcune nuove regole circa
il ripudio, al punto da ridurre al minimo le garanzie della donna.
Infatti
il ripudio può essere pronunciato anche quando la moglie è in periodo mestruale
o dopo aver avuto rapporti con lei, infine proferendo in una sola volta,
anzichè a intervalli inframmezzati da lunghi periodi, la triplice formula che
lo rende irrevocabile(ba’in).
Per
quanto riguarda la custodia dei figli, il diritto musulmano classico si
allontana dal preferire il coniuge maschio (è spontaneo pensare che il maschio
si voglia sentire “libero” dalle responsabilità della prole), infatti
stabilisce che la prole sia affidata alla madre o in mancanza di questa ad
altri parenti femmine. Ma nonostante ciò la preminenza del marito non scompare,
infatti se questo ottiene la custodia dei figli, ha possibilità anche di
risparmiarsi economicamente, senza che nulla gli venga tolto oltre quello che
viene pattuito come compenso per la moglie all’atto del matrimonio.
Nel
caso in cui la donna vedova o ripudiata si risposasse perderebbe
automaticamente la custodia dei figli.
La
giurisprudenza musulmana se da una parte ha accelerato i tempi del ripudio
stabiliti dal Corano, dall’altra parte ha avuto comprensione per le azioni
compiute impulsivamente dal marito. Infatti, il marito si può rivolgere al muftì per ottenere la validità del
matrimonio in quanto lo dichiara in preda ad un eccesso di follia che gli ha
fatto pronunciare la formula del ripudio.
Anche nel Corano si dice infatti :
“ Dunque se uno ripudia per la terza volta la
moglie, essa non potrà più lecitamente tornare da lui, se non sposa prima un
altro marito; il quale se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due
coniugi [originari] si ricongiungano, se pensano di poter osservare le leggi di
Dio. Questi sono i termini di Dio che Egli dichiara a uomini che comprendono “
Sura (2,230).
La
sensibilità sessuale dai tempi del Profeta ad oggi è evidentemente cambiata,
tuttavia per rispettare la parola di Dio si simulano dei matrimoni, dietro
compenso di denaro, al fine di poter congiungersi nuovamente con la moglie
ripudiata. La figura del muhallil è
che colui che ha l’autorità di scioglie o costituire un vincolo, colui che può
rende lecito il matrimonio col primo marito anche se la donna è stata
solennemente e irreversibilmente ripudiata tre volte. Su questa storia si sono venute a formare tanti aneddoti esilaranti
esistenti in tutte le letterature musulmane.
Se il
Corano limita i matrimoni a quattro, controllando la poligamia, per quanto
riguarda le concubine cioè schiave non sposate, potevano essere di un numero
illimitato. I rapporti con le concubine si hanno solo per volontà del maschio,
mentre le mogli godevano di alcuni diritti inviolabili, per quanto riguarda le
schiave o concubine erano assolutamente indifese. La donna inoltre non poteva
avere schiavi perché non erano autorizzati ad avere con loro rapporti sessuali.
Sembra che in Arabia non ci sia un termine per indicare questi tipi di rapporti
con concubine, mentre per le concubine c’è il termine surriya che significa
“far piacere”, procurare piacere. Dal punto di vista giuridico il concubinato
viene classificato come unione extraconiugale senza donativo nunziale né
intervento del tutore. L’unico contratto che unisce la concubina e il padrone e
quello di servire il padrone. I figli nati dal rapporto di concubinato godono
di alcuni vantaggi, tra cui anche l’ascesa nella classe sociale, ma anche la
mamma gode di alcuni vantaggi forse molto più vantaggiosi delle stesse mogli,
infatti la concubina non poteva essere ripudiata e alla morte del padrone
questa poteva essere libera. I figli nascevano liberi e concorrevano in maniera
uguale all’eredità del padre naturale.
In
Arabia preislamica la prostituzione esisteva e le prostitute si distinguevano
dall’avere un emblema sulla tenda che sventolava. Anche nel Corano alla sura
24, si parla di questo problema: nel dar-al-islam la prostituzione era vietata,
però le testimonianze basate su un’ampia documentazione parlano di tasse
governative sull’attività della prostituzione. Nell’Egitto islamico le
prostitute dovevano registrare il proprio nome presso un garante e pagare una
tassa per poter svolgere l’attività indisturbata. Queste tasse venivano
calcolate in base alla bellezza e al fascino di ciascuna prostituta. Questo
tributo perché proveniente da un’attività illecita non era versato nelle casse
dello stato ma era dato a un portatore di torce affinché gli introiti fossero
utilizzati per acquistare materiali a loro volta impuri ma connessi comunque
alla vita civile.
Conclusioni:
La
parte da me esaminata è stata interessante perché mi ha messo a conoscenza dei
vari istituti che vengono usati nella società musulmana. Ho visto che hanno
tradizioni molto diverse dalle nostre, proprio perché diverse non le posso ne
criticare ne giudicare ma le accetto così come sono, inoltre è proprio in
questa diversità che arricchisco la mia conoscenza riguardo alla vita
matrimoniale e quindi ai ruoli che una coppia ha in un’altra società. La cosa
più importante per me è che tutte le società e tutte le religioni educhino i
loro seguaci all’accettazione del diritto di uguaglianza nella dignità di tutti
gli uomini e di tutte le donne e alla convivenza e al rispetto di tutte le
coscienze che non fanno parte della nostra cultura.
In
questo articolo si parla della differenza, se c’è ne una, tra il Dio dei
musulmani e il Dio dei cristiani. Si fa un confronto tra la vita di un vescovo,
assassinato dai musulmani, nonostante che avesse lavorato con amore per
costruire un dialogo tra cristiani e musulmani e quella di una terrorista
algerina che ha compiuto numerosi massacri, stragi e torture in mone di Dio
Clemente e misericordioso, convinta di meritare la gloria del martirio e di
“vincere” la vita eterna solo perché gridava: “Dio è il più grande”.
L’efferatezza di questa donna era dovuta all’aspirazione di diventare
comandante, in quanto una donna nella cultura dell’Islam è subordinata alla
vita domestica. Ora è necessario capire qual’è il vero volto di Dio, affinché
l’uomo possa riconoscerLo. Occorre
censurare ufficialmente, tutte le varie forme di interpretazione sbagliate di
Dio. Non si può assolutamente pensare che quella tragica esperienza vissuta
dai terroristi sia la religione
musulmana, perché nessuna religione, con principi morali onesti, può volere la
morte di persone innocenti o la persecuzione per motivi di credo religioso.
Infatti il vero pensiero di Allah promuove la vita di ogni uomo con amore e
equità. Quindi ogni forma di religiosità esasperata e violenta non proviene da
Dio e non soddisfa nemmeno nessun principio religioso. Sono sicura che il vero
volto di Dio e un volto che da serenità, pace e amore. La dolcezza del suo
volto ci da la possibilità di amare gli altri donando anche la vita per loro e
non togliendola.
-Commento al secondo articolo:
Nel
1984 in Algeria sono state varate un’insieme di leggi che facevano della donna
algerina una minorata e una discriminata all’interno della famiglia. Oggi varie
associazioni di donne si sono riunite per abolire questo codice, chiedendo
l’abolizione della poligamia e dell’obbligo per la donna, di qualsiasi età, di
avere il consenso al matrimonio da parte di un tutore.
Si
chiede inoltre la reciprocità degli obblighi tra i coniugi e per chi ottiene la
custodia dei figli di ottenere anche l’alloggio di famiglia, mentre prima
l’abitazione era comunque concessa al solo marito.
Abbiamo
visto che il ruolo della donna in Algeria e in tutti i paesi musulmani è molto
sminuito e svilito. Naturalmente ci sono delle eccezioni, ed è giusto che la
donna algerina abbia chiesto giustizia sociale nelle leggi e non solo per un
fatto di modernità, ma per il rispetto dei diritti umani in ogni persona che
sono i presupposti di ogni onesta religione e di ogni onesta società. La donna
quindi deve avere gli stessi diritti dell’uomo riguardo l’impegno e la cura
della famiglia. Anche perché nella volontà del Creatore i figli chiedono
l’impegno, la presenza, e la responsabilità
di entrambi i coniugi, perché solo così possono imparare ad avere rispetto per
gli altri. Spero che questa battaglia le donne algerine possano vincerla,
affinché si ottenga un società più giusta e più rispettosa nei confronti di
tutti, e nei confronti di Dio che essi senza saperlo hanno così pesantemente
insultato.
• BIBLIOGRAFIA-
A.
BAUSANI, “IL CORANO”, ed.BUR, FIRENZE, 1995.
GIORGIO
VERCELLINI “ISTITUZIONE DEL MONDO MUSULMANO”, ed. Einaudi
TORINO
1996 (PAGG.148-161).
-INDICE-
• La
poligamia p.1
• La
“mut’à” p.2
• Il
ripudio p.3
• Il
“Muhallil” p.5
• Le
concubine p.6
• La
prostituzione p.7
• Conclusioni p.8
Commento agli articoli:
1 - “Resistenza, Pace quale
immagine” p.9
2 - “Disuguali in famiglia” p.10
- Bibliografia p.12
Tesina:
LA VITA MATRIMONIALE E MISTICA
DELL’ISLAM Studentessa: Palladino Anita A A. 1997-98 / Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”- BARI -
Pontificia Facoltà Teologica
dell’Italia Meridionale
(liberamente tratto sintetizzato e commentato da: P. Magnanini,
SETTE E RELIGIONI, ISLAMISMO, ed. Studio Domenicano Bologna Gennaio 96). Ci
avviciniamo con rispetto e con devozione a questa meravigliosa religione, che
numera nel suo seno tanti santi ed ha scritto tante pagine gloriose
dell’umanità. Le pagine turpi non sono da addebitare al Misericordiosissimo, ma
agli ignorantissimi e cattivissimi. Dedico ai fratelli musulmani di tutto il
mondo.
La gihad non costituisce uno dei “pilastri” dell’Islam, tuttavia
ne manifesta lo spirito: la lotta eterna tra le forze del bene e quelle del
male. Sulla via di Dio, per la sua causa, con un impegno crescente che nel
Corano mostra questa evoluzione:
1 - si
parte dall’invito alla sapiente e paziente sopportazione delle offese che
provengono da parte degli infedeli,
2 - per
passare al precetto di una intransigente difesa della fede contro gli attacchi
dei miscredenti,
3 - e
si giunge infine all’ordine di attaccare coloro che ostinatamente si rifiutano di accettare l’Islam.
“Chiama gli uomini alla Via del Signore, con
saggi ammonimenti e discuti con loro nel modo migliore...E se punite, punite in
misura del torto ricevuto, ma se pazientate meglio sarà pei pazienti. Pazienta
dunque, e sappi che il tuo pazientare è solo possibile in Dio; non ti crucciare
per loro e per le loro insidie non t’angustiare - perché Dio è con coloro che
Lo temono, con coloro che fanno del bene” Cor. XVI, 125-128.
Unico compito di Muhammad è quello di annunciare la parola di Dio
e non quello di costringere gli uomini alla fede. “Non vi sia costrizione nella
fede; la retta via ben si distingue dall’errore e chi rifiuta gli idoli (i
demoni) e crede in Dio s’è afferrato all’impugnatura saldissima che mai si può
spezzare, e Dio ascolta e conosce”Cor.
II, 256. L’espressione “voi avete la
vostra religione, io la mia” di Cor.
CIX, 1-6 è considerata da diversi studiosi come la Magna Carta della tolleranza religiosa. La pazienza e la
tolleranza sono il tipico invito della prima predicazione di Muhammad alla
Mecca. Difesa dagli attacchi nemici: “Combattete
sulla via di Dio coloro che vi combattono ma non oltrepassate i limiti, che Dio
non ama gli eccessi... Combatteteli dunque fino a che non ci sia più scandalo,
e la religione sia quella di Dio; ma se cessan la lotta, non ci sia più
inimicizia per gli iniqui”Cor. II,
190-193. Ci troviamo così nei confronti di una guerra difensiva, infatti
l’Islam ama la moderazione in tutte le cose! E’ permesso combattere per
difendere i propri diritti contro color che ingiustamente tentano di
conculcarli. I Musulmani difendono gli Ebrei e i Cristiani in cambio del
pagamento della dhimma. L’Associazione Giustizia e Verità difende i musulmani
in cambio dell’amore. “E’ stato permesso di combattere coloro che ci combattono
perchè sono per noi oggetto di
tirannia... Certo se Dio non respingesse alcuni uomini per mezzo d’altri,
sarebbero ora distrutti monasteri e sinagoghe, e oratori e templi nei quali si
menziona il nome di Dio di frequente. Orbene Iddio soccorrerà per certo chi
soccorre Lui; in verità Dio è potente, possente”. Cor. XXII, 39-40 Si deve combattere contro i pagani che agiscono
ingiustamente e violano i diritti dei Credenti e violano i giuramenti fatti. E’ proprio questo che vuole l’Associazione,
una grande alleanza di tutti gli adoratori di Dio contro gli infedeli, una
grande alleanza mondiale, per difendere la gloria di Dio, sotto il cielo ed in
tutti i nomi e tutte le religioni in cui è riconosciuto e servito. Infatti è un
nostro fondamentale dovere difendere la gloria di Dio contro i pervertitori del
genere umano. “In verità i peggiori animali all’occhio di Dio sono quelli
che hanno rigettato la fede, e si ostinano a non credere”. Cor. VIII, 55 Guerra a oltranza contro gli infedeli. Ecco il vero e
santo concetto dell’integralismo: purezza, amore della Giustizia e della
Verità. Il vero fedele è radicale, integrale, non ambiguo e non dedito al
compromesso, tuttavia ha imparato da Dio paziente e misericordioso ad amare
tutti gli uomini onesti, sinceri e buoni ed a proteggerli, perchè loro anche se
non in modo consapevole sono già amati nella vera religione e sono già amati da
Dio. Infatti la loro onestà può solo essere spiegata con la presenza di Dio nei
loro cuori. Uniamoci, fratelli adoratori di Colui che solo è Santo, uniamoci
come le dita di una mano. Come
Presidente dell’Associazione Giustizia e Verità chiamo alla Guerra Santa tutti
i credenti del mondo, contro i credenti degli idoli e dei demoni. Contro i
primi, pazienza ed amore al fine di conquistarli, contro i secondi con
l’opposizione decisa, essi infatti sono già perduti. “O voi che credete!
Combattete i negatori che vi stan vicini! Che possan trovare in voi tempra
durissima! E sappiate che Dio è con coloro che lo temono!”. Cor. IX, 123 “ Coloro che credono
combattono sulla via di Dio, e coloro che rifiutan la Fede combattono sulla via
degli idoli, combattete dunque gli alleati di Satana, che l’insidia di Satana è
debole insidia”. Cor. IV, 76 E’ vero
che per pagani si intende coloro che non vogliono accettare l’Islam (la Religione della Verità) e che in
riferimento ai Giudei ed ai Cristiani (quelli cui fu data la scrittura) devono
essere combattuti finchè non paghino il tributo, ossia la dhimma, che rappresenta
un segno di sottomissione, e quindi di umiliazione. Ora questo atteggiamento
deve essere superato! Come potrei
dire: “uomini adoratori di Dio unico e vero. Adoratori della Giustizia e della
Verità uniamoci per lottare i malvagi, gli idolatri, i satanici e poi dopo che
li avremo vinti potremo sbranarci tra di noi? Potremo mai ottenere la vittoria
per la gloria di Dio e l’avvento del suo regno di amore se nell’intimo abbiamo
diffidenza fra di noi e non siamo compatti come le dita di una mano, come
fratelli di un unico Padre? Basta ad ostacolarci reciprocamente, basta con
l’inimicizia dei figli di Abramo (tutti i monoteisti sono figli di Abramo),
potremo mai vincere satana se non interpretiamo “spiritualmente” alcuni brani
dei testi sacri? Se non diamo la corretta interpretazione ad alcuni passi dei
vari testi, delle varie religioni, assisteremo ancora impotenti al trionfo di
satana sui figli della luce e della verità. Cosa c’è di più disgustoso che
vedere i figli di satana angariare i figli di Dio? E se occorre l’autorità di
un profeta mandato da Dio per dare autorevole e solenne interpretazione alle
sacre scritture, bene, quello sono io. Infatti porto in me la rivelazione ed un
amore cosmico ed universale per riconoscere i veri figli di Dio ovunque si
trovino e per dare discernimento delle scritture, come per dare discernimento
del bene e del male, cioè di cosa è giusto credere o non credere. Certo è che finchè i figli di Abramo
saranno in lotta, i fratelli musulmani con la loro carne ed il loro sangue
saranno sempre grasso per lubrificare i cingoli e gli ingranaggi
dell’imperialismo. “O voi che credete! Statevi in guardia! lanciatevi
contro il nemico in gruppi dispersi, o in massa serrata!” Cor IV, 71 Ecco ora è arrivato il momento di lottare in massa serrata,
per la battaglia finale, per la madre di tutte le battaglie! Tutti quelli
che dicono la parola Dio, ed intendono dire: Sapientissimo e
Misericordiosissimo. Tutti quelli che nel proferire Dio intendono Giustizia:
“il male che non vuoi per te ad un altro non lo fare”; e intendono Verità: “rifuggire
quello che è menzogna” sono dei nostri, sono i nostri fratelli nella loro
bellezza così come Dio li ha voluti: il Ricchissimo, l’Inesauribile, il
Creativo Ammirabile. Sono i nostri fratelli, quelli che si batteranno e
morranno al nostro fianco, quelli che troveremo nel nostro Paradiso, infatti
esiste un unico e vero Dio come è vero che esiste un unico Paradiso. Quando
finiremo di assistere impotenti al martirio dei musulmani da parte dei
cristiani ed a quello dei cristiani da parte dei musulmani? Quando finirà lo
scempio di assistere ad un governo che legittimato da una maggioranza è
divenuto confessionale, e razzista fino a discriminare uomini di altre
religioni? Una sola deve essere la discriminazione! Quella degli onesti sui
disonesti, infatti questi ultimi ben si comprendono e si aiutano
reciprocamente. Disse Gesù: “purtroppo i figli delle tenebre sono più scaltri
dei figli della luce”. “E se due partiti, fra i credenti, combattessero fra
loro, mettete pace fra essi...Perchè i credenti sono tutti fratelli: mettete
dunque pace fra i vostri fratelli, e temete Iddio, che per avventura Iddio
abbia pietà di voi”. Cor. XLIX, 9-10
Guerra santa come “sforzo” non bellico: “ Ma tu non obbedire a quelli che
rifiutano la fede, ma combattili con la Parola, in guerra grande”. Cor. XXV, 52 “ Veri credenti sono coloro
che partecipano alla guerra santa offrendo i propri beni e se stessi alla
nobile causa, questo è espresso in Cor XLIX, 15.(liberamente tratto
sintetizzato e commentato da: P. Magnanini, SETTE E RELIGIONI, ISLAMISMO, ed.
Studio Domenicano Bologna Gennaio 96) Per l’insegnamento impartito dalle scuole
di pensiero coraniche i Cristiani hanno si la possibilità di restaurare o
ricostruire le chiese distrutte ma non di costruirne delle nuove! Questo è in
contraddizione con la possibilità data a Roma ed il altre città dell’occidente
cristiano di costruire grandi e superbe moschee per la gloria di Dio. Non deve
più avvenire quello che è avvenuto in Sudan o in Algeria dove sono stati
trucidati sette monaci trappisti (di clausura) detiti esclusivamente alla
preghiera. Dobbiamo spegnere il fuoco appiccato da quei criminali satanici
degli estemisti islamici, perchè esso potrà portare solo rovine, distruzione e
morte. E’ necessaria una unità di volontà e di ideali che abbracci tutto il
mondo, solo così potrà essere vinta la violenza, infatti la violenza nasce
dalla disperazione. Certo tutta l’umanità si trova in una crisi profonda, se la
svolta avviene in favore dell’odio e delle forze del male e della morte, allora
saremo tutti perdenti. Ai vecchi scenari ideologici si vanno sempre più
contrapponendo i nuovi scenari costituiti tra i paesi poveri e quelli ricchi.
(di
Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95) Ma il Corano è per la coesistenza.
Maometto previde leggi tolleranti per la gente del libro e gli infedeli.
Tuttavia alla luce dei diritti umani esse risultano anacronistiche, assieme ad
altre leggi delle “Sharia”. Quando nel luglio ‘94 ci fu in Algeria l’assassinio di sette pacifici marinai
italiani, il direttore del centro islamico culturale d’Italia, Abdellatif
el-Kettani, inviò alla radio vaticana un messaggio di ferma condanna di quegli
atti criminosi, “perchè non hanno alcuna relazione con la religione islamica,
anzi sono in contraddizione con i suoi insegnamenti di tolleranza”. “Infatti
chiunque uccida una sola persona innocente è come se uccidesse l’umanità
intera”. Appena un mese prima, l’imam della comunità musulmana di Latina,
egiziano d’origine ma cittadino italiano, aggredito da una banda di naziskin,
che già aveva lanciato bottiglie incendiarie sull’edificio adibito a moschea,
al processo contro i teppisti aveva dichiarato: “Il profeta Mohammad ha detto
che chi non perdona non sarà perdonato. Con la speranza che questa sia l’ultima
volta che accadono simili episodi, intendo perdonare i ragazzi che mi hanno
aggredito”. Ma alla testimonianza di un islam che nelle espressioni di
el-Kettani “insegna il rispetto della buona vicinanza, la protezione di chiede
asilo finchè sia al sicuro”, si affiancano fatti che in vari paesi del mondo
islamico dicono pesanti discriminazioni di minoranze, non garanzia del diritto
alla libertà religiosa. In epoca moderna, la riluttanza cristiana verso
i diritti dell’uomo fu radicalizzata dalla polemica antireligiosa di certi
illuministi e razionalisti, che indusse a pensare la libertà religiosa come
diritto alla miscredenza e la libertà come libertinaggio. Ebbe però il suo
gioco anche una certa diffidenza della chiesa verso “il mondo” e verso una
“sovranità del popolo”. Fu il pungolo doloroso dei grandi cambiamenti sociali
nei due secoli, con aspetti positivi e con le tragedie e le ingiustizie sui
popoli operate dai totalitarismi, a stimolare un nuovo graduale discernimento.
Da parte cattolica la piena apertura al mondo moderno, ai diritti umani e ai
loro fondamenti etici accolti come “segno dei tempi” avverrà soprattutto con
Giovanni XXIII: con l’enciclica Pacem in terris del 1963, e poi con il Vaticano
II e la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa,
del 1965. Da parte islamica sarà a partire dagli anni’70 che su larga scala si
diffonderà la questione dei diritti dell’uomo, posta dall’Onu come
rivendicatrice universale, per la quale si richiedeva una base giuridica nelle
Costituzioni degli stati, e conseguentemente nel diritto civile e penale. E’
del 1981 una Dichiarazione islamica universale dei diritti dell’uomo,
consegnata all’Unesco dal Consiglio islamico per l’Europa. Nel ‘90 al Cairo,
l’Organizzazione della Conferenza islamica esprime un’altra dichiarazione
islamica dei diritti dell’uomo: nell’una e nell’altra la libertà religiosa
viene affermata “come prevista nella sharia”, la legge islamica: perciò con
vari limiti fatti risalire a vincoli della propria fede, in pratica alle
antiche interpretazioni dei giuristi medievali. Ma non tutti furono d’accordo
sulla legittimità di tali limiti. Parecchi studiosi, musulmani credenti, non
vedono nei diritti umani, come sono espressi dalla carta dell’Onu, nessuna
contraddizione con la purezza originaria del messaggio dell’islam. Anzi
chiedono ai loro teologi di respingere ogni forma di discriminazione,
manipolazione e minaccia sull’uomo “in quanto crimine che il Corano condanna
espressamente e severamente”. Di fatto,
la sharia viene integralmente applicata come legge fondamentale dello stato
solo in Iran, Sudan, Arabia Saudita, Afghanistan. In Iran la costituzione non garantisce un diritto alla libertà
religiosa, ma solo una certa autonomia per le minoranze, con rappresentanza in
parlamento, che però esclude i bahai, come “setta deviata” dell’islam. Nella
maggioranza dei paesi musulmani non esiste per legge una discriminazione delle
minoranze religiose, e sul piano del diritto pubblico lo statuto di dhimmi è
generalmente superato. E’ invece nel diritto civile, specie per quel che
riguarda i matrimoni misti, che in tutti i paesi - ad eccezione della Turchia e
Tunisia - permangono,dove più dove meno, le restrizioni della sharia.
L’apostasia, in quanto atto criminale, non appare più formalmente nei sistemi
giuridici, ma di fatto per essa la pena di morte sussiste ancora in Iran,
Mauritania, Sudan, Arabia Saudita. In altri paesi restano sanzioni gravi sul
piano del diritto civile, come l’esclusione dalla tutela dei figli e dal diritto
di eredità. Eccezionale la posizione dell’Indonesia, a grande maggioranza
islamica, che ha cinque religioni ufficiali: islam, protestantesimo,
cattolicesimo, induismo, buddismo. Ma le tensioni ideologiche che tormentano i
paesi a noi più vicini, si fanno sentire nei rapporti tra musulmani e
cristiani. Ma che cosa ha bloccato l’islam, così fortemente progressista nel
suo sorgere, rispetto al mondo circostante? Si pensi al suo statuto della donna
- oggi fra i più arretrati - riconosciuta dal Corano come soggetto di diritto,
quando non ne aveva affatto; o all’affermata uguaglianza delle razze, al grande
sviluppo scientifico in cui coinvolse Oriente e Occidente, ecc... Nell’islam,
sostengono gli studiosi “riformisti”, gli studi giuridici medievali che hanno definito
la sharia, con le loro casistiche rispecchiano un adeguamento ideologico della
religione, una strumentalizzazione del discorso profetico da parte dei califfi
del tempo, per costruirsi una legittimità politica. Un po’ come accadde nella
nostra storia, per i re e gli imperatori legittimati dalla Chiesa. Il processo
di sviluppo del discorso religioso si è spezzato assieme alla storica unità
della potenza islamica, nel X secolo: con le divisioni, le dispersioni, le
rivalità dei diversi gruppi etno-culturali, che tuttora si rispecchiano nelle
politiche dei vari centri di potere. L’onda
d’urto che il mondo islamico oggi vive, esprime un conflitto fra tradizione
e modernità, con la quale deve trovare un nuovo equo compromesso. Il suo
protrarsi dimostra che l’imitazione della tematica laica, così come l’occidente
la propone, non è una soluzione. Basti pensare alla marcia indietro della
Turchia, dopo i tentativi di Ataturk nei primi decenni del nostro secolo, per
un regime completamente laico. Al contrario, un islam ideologico oggi si nutre
della profezia religiosa per una “salvezza”, fatta di giustizia, benessere,
solidarietà, che i cambiamenti e le ideologie politiche, insieme alla
corruzione, hanno dimostrato illusoria. Ideologico e non religioso è anche il formidabile
appoggio dell’Iran - assieme a Sudan, Arabia Saudita, Yemen - ai gruppi
radicali islamici, assieme alle armi e agli addestramenti terroristici.
Paradossalmente, i gruppi estemisti fanno una lettura positivistica del Corano,
non distinguendo i diversi piani del suo linguaggio simbolico, metaforico,
esemplare: presentandolo come una costituzione moderna per la gestione ideale
della società. Ma l’attenzione verso l’islam, all’idea forte di unità
dell’uomo, per cui vede insieme il profano, lo spirituale e il temporale (tanto
cara questa visione alla nostra Associazione) ha degli aspetti di sfida per la
stessa cultura occidentale, che nel suo laicismo esasperato ha tagliato il
collegamento tra mondo e parola profetica, introducendo nuove contraddizioni fra
diritti e doveri morali, fra libertà e senso della vita. C’è bisogno di
imparare a vivere una storia più solidale, più autenticamente liberatrice.(di
Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95)
Islam: perplessità sull’intesa
con i musulmani in Italia in “Civiltà Cattolica” Il gesuita p. Giuseppe De Rosa,
in un articolo apparso sul n. 3502 (18 maggio 1996) del quindicinale La Civiltà
Cattolica, ha affrontato il tema dell’Intesa tra lo Stato italiano e i
musulmani in Italia, la cui richiesta era stata avanzata nel novembre del 1992
dalla UCOII (Unione delle Comunità delle Organizzazioni Islamiche in
Italia). Nell’esaminare lo spinoso
tema, padre De Rosa preliminarmente rileva che: “le popolazioni
musulmane...hanno difficoltà a fondersi con altri”; i musulmani richiedono l’Intesa non in base al principio della libertà
religiosa ma “in base alla verità dell’Islam in quanto rivelazione suprema.
Secondo il gesuita, il fatto più importante da tener presente per la
comprensione dell’islam “è che questo concepisce la religione come ciò che
fonda e struttura tutta la vita privata e pubblica, cosicchè non c’è
distinzione nè separazione tra vita religiosa e vita sociale, tra sfera civile
e sfera religiosa, tra la legge religiosa e la legge civile, ma la legge religiosa
(shari’a), desunta dal Corano è l’unica legge civile”. Dopo aver considerato i
problemi che nascono dalla mancanza di una “rappresentanza” dei musulmani, a
causa della struttura di questa confessione, che non ha una propria gerarchia
religiosa nè civile, e aver rilevato che prima di stipulare un’Intesa vanno
considerati i veri problemi che questa comporterebbe come: “la concezione
islamica del matrimonio e della famiglia”. L’UCOII chiede, tra l’altro, che
vengano riconosciuti ai matrimoni celebrati con il rito islamico gli effetti
civili. “La difficoltà insuperabile per l’ordinamento italiano di accogliere
questa richiesta - scrive padre De Rosa - sta nella concezione che l’islam ha
del matrimonio e della famiglia: concezione che porta non solo la poligamia(...),ma
anche il fatto che, almeno secondo certe scuole, il consenso della donna (anche
se è normalmente richiesto) non deve essere necessariamente espresso”. Inoltre,
tale concezione comporta: la facoltà per il marito di ripudiare la moglie,
unilateralmente, senza il consenso di questa. “Si tratta, come si vede, di
problemi assai difficili, che potranno segnare il destino dell’Europa nel
secolo XXI..., se l’slam “non affronterà
il problema della modernità, la sua presenza in Europa sarà necessariamente, da
una parte, conflittuale, e, dall’altra, di estraneità e di emarginazione. In tal caso, l’Europa non sarà solo
multietnica e multireligiosa, ma anche terreno di conflitti e di scontri
religiosi e politici, che ne potranno turbare gravemente la pace e la
convivenza”(CR 487/02/FF96).
CR
472106 ISLAM: attualità di una dichiarazione di Nasser del 1962
Da più
parti si tenta dì accreditare la distinzione tra musulmani moderati, e quindi
“buoni”, e musulmani fondamentalisti, e quindi “cattivi”. Abbiamo ritrovato una
vecchia dichiarazione di Nasser, allora presidente dell’Egitto, e da tutti
annoverato tra i musulmani moderati, anzi addirittura tra quelli laici. Ebbene,
commemorando, nel 1962, la vittoria delle armate musulmane contro quelle
crociate di San Luigi IX a Mansura, nel Basso Egitto, Nasser disse:
“La
Mezzaluna gettò nel fango la Croce. Solo una scorreria musulmana potrà
ridonarmi la gloria di altri tempi. Questa gloria non sarà riconquistata fino a
quando i cavalleri di Allah non avranno calpestato San Pietro di Roma e Notre
Dame di Parigi”
(cfr. Nouvelles de Chrétionté, n. 362,13 settembre 1962).
(CR 4721061B B96)
CR
488/03 MASS-MEDIA: continua la scalata
dei finanzieri islamici al mondo dei mass-media. Al gruppo Dallah al
Baraka. presieduto dallo sceicco Saleh Kamel, che è socio della RAI per la
commercializzazione di Sai lnternationat è stata concessa da Letizia Moratti
l’esclusiva per Stati Uniti e America Latina dei diritti in chiaro e criptati
di Novantesimo minuto e delle due partite di campionato, pomeridiana e serale,
di proprietà RAI. In teoria i programmi dovranno essere diffusi nei due
continenti attraverso il canale satellitare RAI, ma in pratica gli arabi
potranno rivenderli autonomamente ad altre televisioni senza pagare nient’altro
che il minimo garantito previsto dal contratto con Rai International. “Letizia
Moratti prima di lasciare la presidenza della RAI, ha fatto un bel regalo al
gruppo saudita Dallah al Baraka, commenta il mensile Prima, specializzato in
notizie sul mondo della comunicazione (cfr. Prima, cit.), che aggiunge: “Alla
Sacis la perdita dei due territori costa 15 miardi secchi”. Ma anche il gruppo
che fa capo all’on. Silvio Berlusconi non è insensibile al richiamo del mondo
islamico. Con il recente aumento di capitale di Mediaset, una delle fase
dell’ardita operazione di ingegneria finanziaria attraverso le quali il
direttore finanziario della Fininvest, Ubaldo Livolsi, prevede il passaggio
delle attività televisive della società da lui diretta dal controllo di una one
man company a quello di una società ad azionariato diffuso, sono entrati in
Mediaset nuovi soci stranieri: tre industriali, tra i quali la Kingdom 5-KR-16
Ltd, del principe saudita Al Waleed, e cinque finanziari, tra i quali la
società araba Abu Dhabi investment Authority.(15 giugno 1996, n. 488
Corrispondenza romana) CR 534/04
ISLAM: funzionari della Nato e
del Consiglio d’Europa fanno parte di un’organizzazione segreta islamica.
(12
luglio 1997, n. 534 Corrispondenza
romana)
Il
quotidiano comunista, “il manifesto”, citando l’opera di F. Dassetto e A.
Bastenier, L’Europa frontiera dell’islam, scrive che funzionari della Nato e
del Consiglio d’Europa aderiscono alla Suleymanci,
ITALIA / CR 548105 ISLAM:
“Ciò che ti raccomando, è di occuparti dei
francesi; non fartene scappare né grande né piccolo; perché sono parecchi in
Italia, specialmente nelle località turistiche. Sei autorizzato a compiere ai
loro danni, quel ch’è di tuo piacimento, e puoi spaziare dal furto, all’omicidio,
alla rapina. Che tu mi vendichi di loro, è ciò che m’importa”. Questo testo,
che esorta al terrorismo ai danni dei francesi residenti in Italia, quale
rappresaglia contro l’appoggio dato dalla Francia all’Algeria, è parte di una
lettera inviata dal terrorista islamico Mondher Baazaoui, attualmente
incarcerato per reati vari in Francia, al suo amico Mohammed ben Brahim, fino a
poco fa “imam di Bologna”, lettera sequestrata nell’auto di quest’ultimo. Nel
corso di una conversazione, captata dalla polizia italiana con il sistema
dell’intercettazione, l’imam, condannando il comportamento di un tunisino
colpevole di non seguire le sue direttive, minaccia: “Lui non sa che a noi
versare il suo sangue è permesso. (...) Credono che quelle cose succedono solo
in Algeria e che qui non potrebbero mai accadere; non si rendono conto. Quali
siano “quelle cose” che accadono in Algeria, lo si può intuire dalle notizie
dei massacri di questi ultimi anni. L’imam era sotto controllo della polizia
italiana, anche per via dei timori sollevati dalla visita a Bologna del Papa
durante il recente Congresso Eucaristico, alla vigilia del quale sono stati
arrestati prima un terrorista algerino, Amine Akli, poi alcuni agenti musulmani
tunisini, diretti spiritualmente proprio da Saidani, ai quali è stato
contestato il reato di associazione sovversiva. Nel loro covo di via Prati,
sono stati sequestrati alcuni documenti in cui i gruppi islamici indicano la
loro linea d’azione: “Noi siamo fermamente decisi a contrastare fino alla loro totale
liquidazione, tutti i pagani e gli eretici, (...) tutti quelli che credono
nella democrazia, nei parlamenti, e non vogliono applicare l’unica Legge, la
Legge del Corano”. Dalle parole di alcuni indagati e dalle attività istruttorie
fin qui svolte - ha spiegato Maria Vittoria De Simone, membro della DIA ma
impegnata sul fronte antiterroristico - si deduce che i fondamentalisti
tunisini hanno scelto Bologna perché era la città nella quale rischiavano meno
dal punto di vista dei controlli”. Come conferma, riferisce il caso di uno dei
citati tunisini, inquisito e fermato dalla polizia più volte come clandestino e
pericoloso, ma rimasto sempre indisturbato sul territorio (cfr. il Resto del
Carlino, 23 ottobre 1997). La tolleranza e forse la complicità, che trovano in
terra emiliana, i fanatici islamici la sfruttano per organizzare basi che
possano colpire i nemici dell’Islam come la Francia... e forse, domani,
l’Italia stessa?
CR 476/06 ISLAM:
la moschea di Milano centro di
fiancheggiamento di attività terroristiche. Il GIP del Tribunale di Milano Maurizio Grigo ha
recentemente rinviato a giudizio 61 terroristi islamici, quasi tutti egiziani,
per associazione a delinquere. L’inchiesta era nata nel giugno 1995 con
un’operazione coordinata della polizia e denominata “Sfinge” (cir. CR 444/3, 11
luglio 1995) che aveva portato all’arresto di 2 terroristi islamici. Secondo
l’accusa, gli imputati avrebbero creato, all’ombra del Centro islamico di
Milano, annesso alla moschea di viale Jenner, un’organizzazione di fiancheggiamento
per le attività terroristiche dei movimenti islamici. Tra gli inquisiti vi era
anche il responsabile del Centro islamico, Anwar Shaban, sfuggito alla cattura
e rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia croata (cf r. CR
460/04,13 gennaio 1996). Shaban era accusato in particolare di reclutare,
attraverso il centro annesso alla moschea milanese, volontari che venivano
addestrati in un campo paramilitare vicino a Bergamo e inviati quindi in
Bosnia.(CR 476/06/F C96)
BOSNIA / CR 476107
ISLAM: il pericolo
dell’islamizzazione della Bosnia. In occasione dell’infarto che ha colpito Alija lzetbegovic,
presidente della Bosnia Erzegovina, il quotidiano “il manifesto” ha dedicato un
ampio servizio a questa piccola e così a noi vicina parte d’Europa.
L’articolista, il bosniaco Aziz Hadzihanasanovic, sottolinea lo sforzo di
lzetbegovic per imporre “alcune regole di vita che il popolo europeo bosniaco
“in questa forma orientale non ha mai conosciuto”
(cfr.
il manifesto 16 marzo 1996)n. 476 Corrispondenza
romana)
I
terroristi musulmani del Gia (Gruppi armati islamici) hanno barbaramente
sgozzato i sette monaci trappisti rapiti nella notte tra il 26 e 27 marzo nel
monastero di Notre-Dame de l’Atlas, a Tibèhirine, a sud di Algeri. Il
comunicato n.44, del 21 maggio, con il quale i terroristi islamici hanno dato
notizia dell’uccisione dei monaci, afferma: “Il presidente Chirac e il suo
ministro degli Esteri Hervè de Charette hanno dichiarato che non avrebbero
negoziato con noi, troncando ogni possibilità di dialogo. Come risposta e come
avevamo promesso, abbiamo troncato la gola ai sette monaci”. Nel comunicato
n.43, indirizzato dal Gia al governo francese dopo la cattura dei monaci, si
legge: “Dio dice: Combattete i miscredenti ...Combatteteli fino a che non
abbiano pagato il tributo e non siano stati umiliati (Corano, Sura del
Pentimento, 29). Dio ha ordinato ai credenti di uccidere i miscredenti, cominciando
da coloro che sono più vicini e più pericolosi per la religione e la vita dei
musulmani. E’ appoggiandosi su questi insegnamenti che il Gia uccide i
miscredenti di ogni confessione religiosa e ha ordinato ad ogni miscredente di
lasciare il paese. (...) Il Buon Dio ha aiutato i combattenti del Gia a
uccidere un gran numero di miscredenti, di giudei, di cristiani, di politeisti
e di atei(...) Siccome è lecito combattere per la religione di Dio e dei
musulmani, è altrettanto lecito applicare ai monaci quello che si applica ai
miscredenti quando sono fatti prigionieri durante i combattimenti: la morte, la
schiavitù, o lo scambio con altri prigionieri musulmani(...). Il Gia non crede
né al dialogo, né ad una riconciliazione con gli empi. Noi non dialoghiamo con
queste sporcizie e sozzure infami”.(cfr. L’Express, 5 giugno 1996). (CR
487/01/FF96)
SUDAN –
La schiavitù è una tragica realtà
in Sudan,
strumento utilizzato per estirpare il cristianesimo dal sud del paese. Qualche
piccolo schiavo che ha tentato la fuga è stato facilmente riconosciuto dal
marchio di fuoco sul braccio, dal tendine di Achille tranciato, dagli organi
genitali mutilati. Il regime islamico sudanese pratica anche la tortura. Dei 28
milioni di abitanti del Sudan, il 74% sono musulmani, il 14% animisti, l’8,5%
cattolici e il 3,5% cristiani. Dal colpo di stato del 30 giugno 1989, venne
introdotta la sharia e si susseguirono amputazioni, flagellazioni e
carcerazioni per “reati” d’opinione e per intolleranza religiosa, a ritmo crescente.
Il regime islamico inoltre non concede autorizzazioni per costruire nuove
chiese, ritarda i permessi di ingresso e rientro dei missionari, induce con la
forza i poveri e i miserabili ad abbracciare l’Islam.
CR 511104 ISLAM:
(18gennaio1997,n.511 Corrispondenza
romana)Continua la persecuzione dei cattolici da parte dei musulmani in Sudan.
Nei primi giorni di gennaio due centri cattolici polivalenti - scuola, centro
sociale e ricreativo, luogo per il culto - di Omdurman sono stati distrutti. Ne
ha dato notizia un comunicato dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Il 4
gennaio il capitano Mobieddin Mohammad Ishaq, accompagnato da tre ufficiali e
da una sessantina di poliziotti, si è presentato al centro di Sitta Abrii, alla
periferia di Omdurman, e ha fatto demolire la scuola con un buldozzer che si
era portato dietro. L’unico docente presente ha fatto notare che la scuola era
stata regolarmente autorizzata, ma nulla ha potuto contro i poliziotti, che
hanno distrutto l’edificio dopo essersi appropriati di libri, quaderni e altro
materiale didattico. Quattro giorni dopo, il mattino dell’8 gennaio, lo stesso
capitano ha arrestato il preside e i sette maestri della scuola di Sitta Abrii
e nel pomeriggio dello stesso giorno ha distrutto anche la scuola di Hara,
sempre alla periferia di Omdurman. In precedenza, il 24 dicembre, era stato
arrestato il padre comboniano Camillo Baum al termine della Messa di Natale. Il
sacerdote era stato poi rilasciato con una lettera di scuse. L’Arcivescovo di
Khartoum, S.E. Mons. Gabriel Zubei Wako ha indirizzato un ricorso al presidente
del Sudan, Ahmed Omar Hassan El Bashir, denunciando questi fatti.CR 527/03 ISLAM: nuova denuncia di mons. Gassis delle
persecuzioni In Sudan. S.E. Mons. Macram Max Gassis. Vescovo titolare
della diocesi sudanese di Obeid, ora in esiliO, ha denunciato più volte le
terribili persecuzioni in Sudan (cfr. CR 830/6, 21 ottobre 1992), paese da dove
è fuggito 4 anni fa, ha rilasciato un’intervista al quotidiano romano il Tempo,
pubblicata il 5 maggio scorso, di cui riportiamo ampi stralci. - Qual’è oggi la
situazione in Sudan? In Sudan si consuma una continuata e sistematica
violazione dei diritti umani, è un vero e proprio inferno. Esecuzioni senza
giudizio, persecuzioni personali, schiavitù, tortura e guerra santa. E ancora,
il governo utilizza ogni mezzo, compreso il cibo, per arabizzare le popolazioni
africane. In una parola è in atto una
persecuzione contro i cristiani e gli africani, perché esiste un regime che non
crede nel pluralismo e nella diversità, e vuole che tutti diventino arabi,
musulmani. (...) Ho anche fornito un elenco dei bambini ridotti in schiavitù
segnalando luoghi e circostanze precise. Siamo alla guerra nel nel senso più
crudele -perché dall’altra parte vi è una popolazione inerme. I giovani nelle
scuole imparano a memoria i versi del Corano e urlano morte agli infedeli”.-Può
essere più preciso? Le faccio un esempio. il 19 ottobre scorso e stato
bombardato un campo con 40mila profughi del Sud. C’è stata una razzia: rubavano
il latte di mano ai bambini, distruggendo e uccidendo senza alcuna pietà. Molti
cristiani emigrano dalle zone di guerra fino alle porte di Khartoum. Cercano di
ripararsi con stracci e cartoni o, al massimo costruendo casupole precarie.
Fino a quando una colonna di mezzi militari provvede ad abbattere e incendiare
tutto”.- Nessuno Interviene?
(24 maggio 1997, n. 527 Corrispondenza
romana)
”A volte arrivano in soccorso le organizzazioni islamiche. Ma
distribuiscono cibo, coperte e acqua solo a chi è disposto a recitare i
versetti del Corano”.- Il governo di Khartoum è dunque: un governo
fondamentalista. “Lei è troppo gentile a chiamarlo governo; si tratta di un
vero e proprio regime totalitario, militarizzato dai fondamentalisti islamici
che usano la religione per fare pressione”. - Che interesse economico si cela
dietro questo caso internazionale? petrolio? “Non solo. Prima gli americani
portavano ogni tipo di aiuti anche umanitari, coperte, cibo. Ma anche armi e
cannoni di ogni specie. Ora se gli dici “Abbiamo paura dei fondamentalisti”
loro ci ridono in faccia. Ma io sostengo l’equazione “Fondamentalisti islamici
uguale terrorismo” Nessuno mi ha mai creduto. Ma sono stati i fondamentalisti a
colpire il World Trade Center. E tra di loro c’erano anche dei sudanesi. E
anche membri della missione diplomatica sudanese. C’era un ceceno Sudik che ha
confessato. Volevano far saltare il quartier generale delle Nazioni Unite a New
York. Volevano ammazzare Boutros Ghali e il presidente dell’Egitto, Moubarak.
Tra questi c’erano i membri delle missioni diplomatiche sudanesi”.
480102 ISLAM:
schiavitù e tortura praticata, dal
regime islamico in Sudan. La schiavitù è una tragica realtà in Sudan”. La
terribile denuncia sulla triste condizione di vita dei Cristiani nel regime
islamico sudanese viene dal mensile Missioni Consolata (ottobre 1995), organo
dei missionari della Consolata. Secondo l’Anti Slavery International migliaia
di bambini e ragazzi, appartenenti a varie etnie del sud (tradizionalmente non
musulmane), vengono catturati e venduti come schiavi. Dopo la cattura, i
giovani vengono rasati a zero, circoncisi in massa ed offerti come schiavi,
altri vengono prima inviati in scuole islamiche del nord, dove, Vestiti con un
solo pezzo di cotone rosso, in modo da permettere il loro immediato
riconoscimento in caso di fuga, vengono poi venduti a prezzi oscillanti tra i
iO e i 100 dollari. Qualche piccolo schiavo che ha tentato la fuga è stato
facilmente riconosciuto “dal marchio di fuoco sul braccio, dal tendine di
Achille tranciato, dagli organi genitali orrendamente mutilati. Il regime sudanese pratica anche la tortura. I
rapporti della Sudan Muman Rights Organization forniscono il nome dei torturati
e l’elenco delle orribili torture cui vengono sottoposti. Eccone un esempio.
C’è una punizione dura denominata prima colazione: lo sventurato viene bendato
e picchiato con il calcio del fucile, frustato e ustionato con mozziconi di
sigaretta. Rinchiuso quindi in uno sgabuzzino, è lasciato a lungo privo di cibo
e di acqua, senza possibilità di dormire o andare al gabinetto. Un’altra
tortura consiste nel legare il malcapitato ad un tronco di albero o appenderlo
per i piedi ad un ramo e lasciarlo agonizzare per interi giorni. Altre volte lo
si obbliga a compiere gesti umilianti e ad imitare versi di animali mentre gli
viene versata acqua bollente sul capo. Dei 28 milioni di abitanti del Sudan, il
74% sono musulmani, il 14% animisti, ‘8,5% cattolici e il 3,5% cri-stiani. I
fanatici musulmani capeggiati dall’ideologo Hassan el-Tourabi ispirarono il
colpo di stato che il 30 giugno 1989 portò al potere il generale Omar
el-Beshir. Da allora venne introdotta la legge islamica e si susseguirono
amputazioni, flagellazioni, crocefissosi e incarcerazioni a ritmo crescente. Il
regime islamico inoltre non concede autorizzazioni per costruire nuove chiese,
ritarda i permessi di ingresso e rientro dei missionari, induce con la forza i
poveri e i miserabili ad abbracciare l’islam. (CR 4801021F D96)
CR
537/03 ISLAM: aumenta la vessazione dei
cattolici in Sudan. (2agosto1997,
n. 537 Corrispondenza romana) Il 19 luglio scorso, le autorità governative
del Sudan hanno proceduto alla distruzione di una scuola cattolica nella
baraccopoli di Jebel Awlia. Mentre i maestri erano al lavoro per la
registrazione degli alunni per il nuovo anno scolastico, hanno riferito i
Missionari Comboniani, quattro camion di poliziotti hanno fatto irruzione e tre
bulldozer hanno raso al suolo tutto quello che c’era. La scuola, considerata la
migliore della regione, era situata su un terreno di proprietà
dell’Arcivescovado di Khartoum e funzionava con l’approvazione e la
supervisione del Ministero dell’educazione del Sudan provvedendo all’educazione
di oltre ottocento studenti. Il 14 aprile 1997 l’Arcivescovo di Khartoum, mons.
Gabriel Zubeir Wakol aveva scritto al Ministro della Pacificazione, accusando
il Governo di ‘mettere in atto un progetto politico, anche se non scritto, che
rende malto difficile la pratica della vita cristiana, specialmente ai
cattolici, negando loro un posto decente per la preghiera e distruggendo anche
quelle strutture temporanee che essi erano riusciti a darsi (cfr. l’Osservatore
Romano, 26 luglio 1997). L’Arcivescovo chiedeva, quindi, l’abbandono di tale
politica. “Se la distruzione della scuola di Jebel Awlia è la risposta,
sembrerebbe chiaro che il Governo di Khartoum non ha alcuna intenzione di
mutare la sua politica verso i cristiani e più precisamente verso i cattolici”.
(cfr. L’Osservatore Romano, cit.) (Fa. Ber.)
/
CR550104 ISLAM: il governo islamico
ceceno impone il chador anche alle donne cristiane. Il governo ceceno ha
compiuto un nuovo significativo passo verso la costruzione di uno stato
islamico nella repubblica separatista caucasica. Tutte le donne, anche non
musulmane, saranno infatti costrette per legge ad indossare il velo
integrale(chador). L’imposizione di usanze islamiche porterà gravi disagi ai
numerosi Russi, di religione ortodossa, che vivono in questa parte della
disciolta URSS. (cfr. il manifesto 1 novembre 1997).
KUWAIT / CR 492103 ISLAM: kuwaitiano convertito al cristianesimo
condannato per apostasia” - Roben Hussein, un costruttore
edile di 44 anni, il 29 maggio scorso è stato condannato da un tribunale
islamico kuwaitiano per “apostasia”, per essersi convertito al cristianesimo.
Il tribunale non ha fissato la pena ma si teme che sulla base della sentenza un
qualsiasi imam possa ordinare l’uccisione dì Hussein, come peraltro già
auspicato da un membro del Parlamento. La causa d’appello è stata fissata per
il 15 settembre prossimo. Un avvocato inglese, Franklin Evans, che lo ha
recentemente incontrato, ha riferito che Hussein è già stato punito con il
divorzio. Ha perso moglie, figli, lavoro, conto in banca. Gli hanno sequestrato il passaporto. E’ solo, depresso
e spaventato. Vive nascosto” (cfr. La Stampa, 7 luglio 1996). (CR 492’03/FF96)
ARABIA SAUDITA / CR 489/06 ISLAM:
Il 10
gennaio il Re Fadh, colpito da ictus nel novembre scorso, e tuttora in precarie
condizioni di salute, ha firmato un decreto con il quale affida la gestione del
potere dell’Arabia Saudita al principe ereditario Abduflah, suo fratellastro.
Il nuovo reggente, che cinque anni fa si era fermamente opposto allo
spiegamento di truppe ONU in territorio saudita durante la Guerra del Golfo, ha
saputo usare bene la leva della potente Guardia Nazionale, di cui è a capo dal
1962, per respingere il vero pretendente il Sultano fratello di Fadh e
filo-americano. Abdullah “meno disposto dei suoi predecessori al dialogo con
l’Occidente - commenta La Stampa del 2 gennaio 1996 - è il tipo di arabo che ha
sempre diffidato di imparare l’inglese e che, in occasione delle cerimonie
pubbliche, non esita a impugnare la spada”.
(CR 469/06/FA96) - CR 469/07 ISLAM:
l’anti-cristianesimo saudita in un ricordo dell’Arcivescovo mons. Vito Roberti.
Il Regno di Arabia Saudita, fino ad ora filoamericano in politica estera, è
da sempre stato, però, ferocemente anticristiano. S.E. l’arcivescovo mons. Vito
Roberti, racconta a Corrispondenza Romana un episodio rivelatore in proposito.
Negli anni 1962-1965, quando era Nunzio Apostolico a Leopoldville, conobbe il
direttore del locale ospedale, un italiano che era stato in precedenza in
Arabia Saudita. Questi gli riferì che approssimandosi il S. Natale aveva
chiesto all’allora Re di poter far venire un sacerdote dall’Egitto per
celebrare la ricorrenza con una SS. Messa. Il Re gli rispose che in via del
tutto eccezionale gli avrebbe concesso il suo aereo per andare in Egitto a
Natale per la Messa, “ma che un sacerdote venisse in Arabia Saudita, no. Mai!” (20gennaio1996, n. 469 Corrispondenza romana) CR 525/04
AFGHANISTAN / DROGA:
L’Afghanistan
è diventato il secondo Paese produttore di oppio al mondo. Secondo i dati
forniti dal Dipartimento di Stato americano, lo Stato islamico afghano
diffonde, da solo, il 30 per cento di oppio in tutti i continenti (cfr.
International Herald Tribune, 12 maggio 1997); il Drug Control Program delle
Nazioni Unite, usando differenti metodi di sondaggio, stima che la produzione
afghana ora contende il primato con la produzione proveniente da Burma, la
maggiore produttrice di papaveri da oppio. A dispetto delle dichiarazioni
pubbliche, la milizia islamica dei Taleban, che oramai controlla il 90 % dei
territtori coltivati a papaveri, non ostacola la diffusione della droga “non c’è alcun segno che facciano alcun che”,
ha dichiarato Angus Geddes, un inviato delle Nazioni Unite anzi, ha imposto una
tassa del 10% sui ricavi.
La prigioniera di Kabul: All’uccello che canta, si torce il collo. La stella che brilla
vien cancellata di colpo, il sole si nasconde e la luna si spegne/ muoiono uno
dopo l’altro gli alberi disseccati./ Perché l’acqua scarseggia ed inaridisce la
fonte/ L’aria, razionata, è in vendita ovunque/ in cambio di buoni o di moneta
sonante./ Dov’è la vita? Io urlo, la invoco/ a Kabul pietrificata, lancio la
mia sfida/ ma la mia voce si spezza/ soffocato è il mio grido!
Poco
male, se le donne non valgono che poco più di un animale a Kabul e se le
bambine non possono andare a scuola o di fatto non possono ricevere cure
mediche. Poco male se gli uomini vengono castrati nel loro cervello dal
fanatismo. Ma quello che mi fa andare in bestia è solo il fatto che ai bambini viene vietato di giocare con
l’aquilone, così si vuole uccidere il concetto della libertà e si vuole
uccidere il sogno di felicità. Pazzi! Avete paura degli aquiloni e di
quello che possono evocare in piccoli e grandi. Il vento che sorregge un
aquilone non è forse simbolo dello spirito di Dio? Questa rogna dei Thaleban io
la lascio volentieri ai miei fratelli musulmani.
INDONESIA /CR 494104 ISLAM:
Continua
la persecuzione anticristiana in Indonesia, Paese di 200 milioni di abitanti,
nel quale i musulmani sono l’85% della popolazione. Nel 1978 sono stati emanati
due decreti che ostacolano la missione della Chiesa cattolica: uno interdice
qualsiasi predicazione alle persone che già appartenevano ad un’altra comunità
religiosa, l’altro sottomette ogni aiuto straniero, in personale e materiali,
destinato alle istituzioni religiose, all’autorizzazione del ministero degli
Affari religiosi, di cui è titolare un musulmano. L’anno successivo, sono state
chiuse le frontiere indonesiane ai missionari e dal 1988 tuffi i missionari
stranieri presenti in Indonesia devono farsi naturalizzare, sotto pena di
vedersi rifiutare il permesso di soggiorno. E’ però nel Tirnor Orientale, dove
la popolazione cattolica è maggioritaria (680.000 cattolici su 80.000 abitanti)
che la situazione è più difficile. La guerra atroce che vi ha condono
l’esercito indonesiano ha causato circa 100.000 vittime. In questi ultimi anni
la persecuzione anti-cattolica si è moltiplicata: sono state segnalate
profanazioni di ostie da parte dei soldati della truppa di occupazione
indonesiana e rapimenti di bambini cattolici per inviarli di forza nelle scuole
coraniche (cfr. Presenti 3 luglio 1998). Il bollettino Eglises dasie segnala
nel suo ultimo numero altri gravi incidenti nell’arcipelago indonesiano. Il 9
giugno scorso a Surabaya, capitale della provincia di Giava Est, duemila
musulmani hanno saccheggiato alcuni templi protestanti. Nella provincia
dell’Iran Jaya, dove il 63% degli abitanti sono protestanti ed il 20%
cattolici, i cristiani accusano il governo di favorire l’avanzata dell’Islam
nella regione. Da molti anni i fondi concessi all’Islam dal ministero per gli
Affari religiosi sono circa venti volte maggiori di quelli accordati ai
cattolici ed ai protestanti, quando i musulmani non rappresentano che il 15%
della popolazione di questa regione. Alle elezioni legislative del 1992, alle
quali il partito cattolico, non ha potuto partecipare, il partito musulmano è
arrivato secondo, dopo il partito governativo.
(CR 494104/HF9S)
BENIN / OR 472/05
Mons.
Isidoro de Souza, arcivescovo di Cotonou, nello Stato africano del Benin, in
un’intervista rilasciata al mensile Christian Ordered apparsa nel numero dì
dicembre 1995 a proposito della Chiesa in Africa, ha segnalato due recenti casi
di persecuzione di cattolici da parte di musulmani: la mutilazione di due
sacerdoti cattolici da parte di fanatici musulmani in Mauritania. “Uno di
questi preti - racconta mons. de Souza - era in chiesa quando un fondamentafista
musulmano è arrivato e lo ha ferito. Il prete ferito ha iniziato ad urlare ed è
quindi giunto in soccorso un altro sacerdote; ma anche questo è stato ferito
dal musulmano. Dopo aver compiuto questo atto barbarico» il musulmano ha
iniziato a pregare Allah nella chiesa e quindi è stato arrestato”. Il prelato
ha quindi riferito un episodio, definito “significativo” e “che fa pensare che
alle volte la prudenza evangelica può produrre una attitudine più reattiva”. In
un Paese africano, racconta l’arcivescovo, c’era una volta un conflitto tra
cristiani e musulmani. I musulmani bruciavano chiese e uccidevano i cristiani,
mentre i cristiani non accennavano ad alcuna reazione. Il vescovo locale fece
quindi questa affermazione: “Dio ha detto: chi non ha una spada venda quello
che ha e ne compri una” (cfr. Lc. 22,36). Allora -racconta mons. de Souza- i
cristiani bruciarono uno o due negozi di musulmani, da quel giorno i conflitti
cessarono”. (CR 472/051F B96)
(CR
511; CR 522/04 ISLAM: l’arcivescovo di
Smirne critica la politica del “dialogo” “Sul piano teologico, nessun
dialogo è possibile con l’lslam” Lo ha affermato l’arcivescovo di Smirne, SE.
Mons. Giuseppe Bernardini (cfr. Il Piave, Marzo 1997), che ha proseguito:
“Semmai sul piano prailco. Salvo evitare errori clamorosi per esempio offrire
ai Musulmani come luoghi di preghiere le nostre chiese. Da loro verrebbe
interpretato non come generosità, ma come mancanza di fede nella nostra stessa
religione” “Le Chiese europee - ha detto ancora il prelato - se ne accorgeranno
presto e sperimenteranno sulla loro pelle la forza del proselitismo islamico.
Esso agirà su due fronti; sulle persone deluse dalle promesse non realizzate
dal comunismo nell’Europa orientale, e su quelle sazie ma con l’animo spento
nell’Europa occidentale”. CR 527/04 ISLAM:
“Una
casa non si può costruire dicendo che deve essere tutta aperta. Ci vogliono le
mura, poi si fa l’apertura. Un’Europa così non ha prospettiva. O si sveglia
l’anima cristiana o l’Europa sarà musulmana. Perché i musulmani da noi vengono
con una intransigenza di principio e hanno di fronte soltanto il “vietato
vietare”. (l’Unità del 10 maggio 1997). I numeri gli danno, purtroppo ragione.
Uno studio commissionato dall’Associazione per gli studi cristiani e pubblicato
dal Sunday Times (cfr. Avvenire, 13 maggio 1997), prevede che nel 2002 gli
anglicani praticanti saranno nel Regno Unito 756.000, 4 mila in meno dei
760.000 sudditi musulmani. Stando al giornale londinese, da qui fino al 2002 saranno
costruite in Gran Bretagna circa un centinaio di nuove moschee. CR 525/03 ISLAM: riflessioni dell’arcivescovo di
Tunisi. In un intervento su Nuntium (marzo 1997), rivista della Pontificia
Università Lateranense, S.E. Mons. Fouad, arcivescovo di Tunisi, ricordando
l’assassinio dell’arcivescovo di Orano mons. Claverie ad opera di fanatici
islamici, ha fatto alcune riflessioni sull’islam e sulla presenza della Chiesa
nei Paesi islamici. Secondo l’arcivescovo di Tunisi, “il Corano e i suoi
sostenitori e la morte di Mons. Claverie sono legati da un filo che può portare
all’annientamento fisico e violento della persona o al suo lento soffocamento”.
Posto che, sostiene il prelato a proposito del “dialogo”, l’islam non è
monolitico e che non esiste un magistero ufficiale nè una gerarchia religiosa,
“le opinioni espresse da alcuni saggi musulmani spesso inviati in Europa come
relatori e protagonisti di iniziative volte al dialogo e alla tolleranza, non
hanno un valore universale e non sono vincolanti per i fedeli musulmani,
prosegue mons. Fouad, ì musulmani non sentono la necessità del dialogo
interreligioso poiché sono la “migliore comunità che sia stata prodotta dagli
uomini” (Corano, 3.11°). L’arcivescovo di Tunisi sottolinea, inoltre, il
carattere formalistico e precettistico dell’islam e, insieme, il suo
sensualismo. “I musulmani desiderano assaporare la vita e goderne intensamente,
sia intellettualmente che sensualmente, senza problemi di ordine morale: la
fede salva, il profeta intercede e Dio è misericordioso. E’ un mondo di
“sentimenti umani forti, sia nel fare il bene (...) quanto nel tollerare
episodi di grande crudeltà. L’islamismo politico è portatore di un progetto e
di un modello di società mirante all’istituzione di uno stato teocratico
fondato sulla “sharia”, unica legge legittima. Quello che colpisce nell’islam,
prosegue l’arcivescovo, è la sua straordinaria “coesione”, poiché in esso si
mescolano indissolubilmente sacro e profano, spirituale e temporale, pubblico e
privato. L’islam copre e abbraccia tutti gli aspetti della vita e della
società. In questo senso è globale e totalitario. La laicità è una
contraddizione. (10maggio1997, n. 525 Corrispondenza
romana) Mons. Fouad passa quindi ad esaminare la questione della “guerra
santa”, che, afferma, non è un aspetto marginale, un accessorio dell’islam.
Esso, al contrario, “costituisce uno dei cinque obblighi del credente. Contro
coloro che hanno voluto “interpretare questo termine in modo riduttivo”, come
se tosse “solamente un combattimento spirituale ed interiore” mons. Fouad
afferma che “i testi sono chiari: si tratta, nè più nè meno, di una lotta
armata”. L’islam, conclude l’arcivescovo, è la religione della forza. S’impone
spesso con la forza e in generale cede solo alla forza. E’ un fatto storico: l’islam
si è sovente diffuso con la costrizione e la violenza. Del resto, non divide
forse il mondo in due? -la dimora dell’islam e quella della guerra,
“Dar-al-lslaam wa dar al-harb”? (...). L’islamismo e la violenza fanno parte
integrante dell’lslam.
CR 497/07 I SANTI MILITARI:
La mattina del 29 luglio 1480, un
venerdì, le vedette sugli spalti di Otranto scorgevano il filo dell’orizzonte
nereggiare di navi: novanta galee, quindici maone, quarantotto galeotte. A
bordo, diciottomila uomini. I musulmani, comandati dal pascià Agomaht,
avrebbero voluto sbarcare a Brindisi, porto più agevole, ma il vento contrario
li aveva costretti a scegliere Otranto, la più orientale delle città della
penisola. L’intenzione dichiarata del sultano Maometto II era quella di
arrivare a Roma e far pascolare i suoi cavalli in San Pietro. A Otranto c’erano
solo quattrocento soldati del re di Napoli, Ferdinando d’Aragona. Gli inviarono
immediatamente messaggeri, ma tutti sapevano che i rinforzi sarebbero in ogni
caso arrivati troppo tardi. Uomini d’arme e cittadini si rinchiusero nel
castello e si accinsero a sopportare l’assedio (...)Agomaht inviò un
ambasciatore agli assediati: se si fossero arresi avrebbero avuto salva la
vita. Gli risposero che se voleva Otranto doveva venire a prendersela e
minacciarono l’ambasciatore di non più tornare. Perché non vi fossero dubbi
sulle intenzioni dei cittadini, il secondo inviato fu accolto a frecciate. Poi
i capitani mostrarono al popolo le chiavi della città e le buttarono in mare.
Durante la notte tutti i soldati della guarnigione si calarono dalle mura e
presero la via della fuga, lasciando gli otrantini completamente soli. All’alba
cominciò il bombardamento che durò quindici giorni; alla fine le palle di
pietra aprirono una breccia nelle mura e i turchi dilagarono. A nulla valse il
sacrificio del capitano Zurlo che col figlio e pochi altri era corso a cercare
di tamponare la falla. Da quel momento il massacro è indiscriminato. I
sopravvissuti si barricano nella cattedrale, attorno all’arcivescovo Stefano.
Ma in breve le porte sono sfondate e il tempio invaso. Stefano accoglie i
nemici seduto sul suo trono, vestito degli abiti pontificali e con la croce in
mano. Davanti a quella solenne figura i turchi sì arrestano interdetti. Gli
chiedono chi sia, e lui risponde di essere il pastore del suo popolo. Gli
tagliano la testa di netto, poi si abbandonano al saccheggio. (21
settembrel998, 497 Corrispondenza
romana)
Il 13 agosto il pascià chiese di
vedere gli schiavi: gli portarono ottocento otrantini, quel che restava al di
sopra dei quindici anni. Un prete calabrese passato all’Islam fece da
interprete: il pascià sì degnava di concedere la libertà a chi si fosse
convertito a Maometto. Rispose per tutti il sarto Antonio Primaldo, cristiano
fervente e uomo stimato in tutta la città, dicendo che Cristo era morto per
loro e che ora toccava ad essi morire per lui. Tutti gli altri alzarono la
voce, esprimendosi nello stesso modo. Quel Medioevo ormai sul volgere aveva
visto tanti eroici cristiani accettare il martirio per fedeltà a Cristo (non
era forse la fedeltà l’essenza stessa del Medioevo cristiano, con quella fides
alla parola data su cui si basava l’intero edificio sociale. il patto feudale
esteso a tutti gli aspetti della vita?). La mattina del 14 agosto gli
ottocento, la corda al collo, furono condotti sul colle della Minerva, poco
distante dalla città. Per tutto il tragitto l’apostata rinnegato cercò di
convincerli a cambiare idea, ma quelli resistevano, confortandosi l’un l’altro.
Il primo ad essere decapitato fu il sarto. Miracolosamente il suo tronco si
rizzò in piedi e non ci fu verso di atterrano finché l’ultima esecuzione non fu
compiuta. Uno dei carnefici, al vedere il prodigioso evento, si convertì e
cominciò a protestarsi cristiano. Venne immediatamente impalato, sorte
prescritta per tutti i musulmani apostati (questi fatti vennero descritti da
testimoni oculari al processo di beatificazione dei martiri otrantini). Ma le
due settimane di strenua resistenza opposta da quel pugno di cristiani
permisero a Ferdinando di Aragona di organizzarsi. La città fu ripresa (...).
Ma lo sgomento fu terribile: già Sisto IV aveva cominciato i preparativi per la
fuga ad Avignone, alla notizia della caduta di Otranto. Le truppe inviate a
riconquistare la città trovarono, sul colle della Minerva. i cadaveri ancora
intatti come se fossero morti da poco. (...) Le teste avevano gli occhi rivolti
al cielo e sorridevano. La notte, la collina splendeva di luci, e così la
cattedrale quando riportarono i corpi, tanto che tutti accorsero credendo
scoppiato un incendio. Trecento anni dopo, la notte della loro festa, gli
ottocento martiri furono visti da tutto il popolo recarsi in processione sul
colle (così testimoniarono in tanti alla riapertura del processo dì
beatificazione nel 1771). Più volte salvarono la città, sia dai turchi,
apparendo armati sulla spiaggia, che dalle epidemie. Tranne il sarto, di essi
non si conosce neppure il nome: fu un intero popolo. A chiudere il Medioevo
cristiano così come era cominciato. (tratto da Rino Cammilleri, I Santi
Militari, Piemme, Casale Monferrato 1992) (CR 49710711D96) 21 settembre 1996, n. 497 Corrispondenza romana
(di
Lelio Bernardi, Città nuova, marzo 95, n.5) Da oltre 30 anni si susseguono
iniziative di dialogo internazionale a Roma, e ad Amman, al Cairo, in Arabia
Saudita, ecc., per una maggiore collaborazione tra cristiani e musulmani. Di
recente una delegazione presieduta da Kamel Al-Sherif, segretario del consiglio
internazionale islamico, che ha sede al Cairo e che raggruppa molte
associazioni, sia musulmane che miste (cristiano-musulmane) dei paesi arabi, si
è incontrata a Roma con Giovanni Paolo II e con diverse organizzazioni
impegnate nel dialogo islamico-cristiano per approfondire problemi comuni,
politici, economici, sociali e religiosi, che interessano i credenti delle due
religioni. Fra questi la sacralità della famiglia, cellula base della società e
la sacralità della vita. Ovviamente, non poteva essere ignorato il problema
israelo-palestinese. Uno degli aspetti che può contribuire a rafforzare il
processo di pace fra questi due popoli
è quello che concerne la definitiva protezione dei luoghi santi, in particolare
la città di Gerusalemme, sempre più popolata, deve ancora trovare uno statuto
definitivo, anche perchè esiste un settore arabo che i palestinesi vorrebbero
considerare come loro capitale. Il futuro di questa città santa resta dunque
ancora il più importante fattore “di pace o di guerra” per il Medio Oriente. E’
stato forte l’invito alla tolleranza reciproca.
Non
sempre il rapporto tra i fedeli delle più grandi religioni monoteistiche è
stato conflittuale: per molti secoli,
infatti, cristiani e musulmani hanno saputo vivere insieme nel rispetto
reciproco. L’assassinio CRUDELE, INGIUSTO ED INGRATO di SANTI E PACIFICI
religiosi cattolici che hanno passato la loro vita in Algeria svolgendo
attività sociali, di dialogo e di studio, va anche considerato come l’assurda
risposta di minoranze fondamentaliste a situazioni di profondo malessere
politico, sociale e religioso. D’altro canto, in tutti i paesi europei sono
ormai presenti comunità più o meno grandi di musulmani. Esse vanno rispettate
in tutte le loro esigenze evitando con ogni mezzo la loro marginalizzazione. Ad
esempio in Roma è stata permessa una grande moschea. In Francia dove i
musulmani sono circa 5 milioni, esistono numerose iniziative per facilitare una
migliore comprensione della religione islamica, anche con una trasmissione
domenicale in tv, ecc... La delegazione ha ringraziato infine il papa per il
suo continuo impegno per la pace e la giustizia, svolgendo in tal modo un ruolo
di lider spirituale, fondamentale e provvidenziale, di fatto unico a livello
mondiale. (di Lelio Bernardi)
CR
541104 ISLAM:
Il
presidente della Direzione affari religiosi della Repubblica di Turchia, Mehmet
Nuri Yilmaz, ha affermato che per la religione musulmana “è innegabile” la presenza di rapporti sessuali
in Paradiso in quanto nel Corano c’è scriflo che Allah ha promesso agli uomini
e alle donne che in quel luogo ci saranno “tuffe le cose che desiderano”. Dello
stesso parere Suleyman Ates, preside della facoltà di Religione dell’Università
dl lnstanbul, il quale sostiene che “il sesso nel Paradiso c’è “Con angeli
maschi per le donne, angeli donna per gli uomini” (cfr. Cordere della Sera, 5 agosto 1997).
No fratelli musulmani, questo è
un grande errore. Il luogo della vera felicità è si anche materiale ma non
carnale. Le felicità carnali sono di un ordine troppo riduttivo ed infimo in
riferimento alla vera felicità spirituale che è l’amore cosmico e universale in
Dio, con Dio e per Dio, attraverso di Lui con tutte ed in tutte le creature
beate anche contemporaneamente. Trattasi di una felicità che mai si è potuta
sperimentare su questa terra. In paradiso non esisterà
la procreazione di altri esseri umani ed è per questo che la sessualità
svuotata della sua funzione procreativa assumerà una funzione ineffabilmente
spirituale. E la felicità sara talmente appagante che il desiderio concupitorio
o il desiderio sessuale mai potrebbe realizzarsi. In verità gli angeli che
sono puri spiriti non hanno sesso, e noi pur avendolo saremo come loro.
1 - che i fratelli musulmani
facciano giuramento solenne affermando di accettare per intero la Costituzione
dello stato nazionale in cui vivono, e accettando di essere esemplari cittadini.
2 - che rifiutino la poligamia,
perché inconciliabile con la dignità umana. E facciano pubblico giuramento di
adesione nei confronti dei diritti dell’uomo sanciti ad Elsinchi.
3 - che accettino sotto
giuramento il diritto di ogni uomo di poter seguire la religione che esso
riterrà più opportuna. Tutti questi precedenti giuramenti sul Corano, siano
fatti di fronte all’autorità di polizia per iscritto e sottofirmati.
4 - che facciano concretamente e
formalmente atti di protesta e di dissociazione verso quei paesi musulmani che
perseguitano le minoranze religiose, e che impediscono il libero culto e la
libera costruzione di templi.
5 - Coloro che si trovino anche
in parte inadempienti o dissociati con questi primi quattro articoli, siano
sottoposti alla confisca di tutte le loro proprietà e alla pena relativa al
reato commesso di alto tradimento alle istituzioni democratiche. In seguito
ricevano immediato decreto di espulsione dalla comunità europea.
6 - Si costituiscano autorità
nazionali e governative composte da musulmani che confluiscano in un organismo
europeo e centralista che si renda garante e strumento di controllo di tutti i
musulmani in ordine al loro orientamento democratico. E che diventi il legale
rappresentante e l’ufficiale interlocutore dei cittadini islamici, sia per la
loro tutela che per la tutela della comunità europea. A tale proposito questo
organismo nazionale sia dotato di autentica autonomia ed abbia una polizia
specializzata.
7 - Tutte le nazioni islamiche
che non rendono possibile la libera attività di culto per altre confessioni
religiose, ricevano immediata confisca di tutti i loro capitali e di tutte le
loro proprietà, con un intransigente embargo commerciale.
8 - Tutte le nazioni islamiche
che attuano la persecuzione sanguinosa ricevano l’intervento armato della
comunità internazionale.
Tanto definiamo e tanto
ordiniamo, perché la comunità mondiale non può tollerare nel suo seno, tanto
fanatismo e tanta crudeltà.
Il mondo è diventato tanto
piccolo da sentirsi direttamente minacciato dall’intolleranza musulmana, come
da ogni altra intolleranza.
Commento
all'articolo intitolato "Resistenza, pace quale immagine".
In
questo articolo si parla della differenza, se c'è ne una, tra il Dio dei
musulmani e il Dio dei cristiani. Si fa un confronto tra la vita di un
vescovo, morto nella guerra fratricida
durante un attentato, che aveva lavorato sull'annuncio di pace tra cristiani e
musulmani. Dall'altra parte la storia di una terrorista algerina che ha
compiuto numerosi massacri, stragi e torture in mone di Dio Clemente e
misericordioso, convinta di meritare la gloria del martirio e di vincere la
vita eterna gridando Dio è il più grande. L'efferatezza di questa donna era
dovuta all'aspirazione di diventare comandante, in quanto una donna nella
cultura dell'Islam era cancellata da ogni attività in quanto la donna per loro
non esiste. Ecco che è necessario capire qual'è il vero volto di Dio, affinchè
l'uomo possa riconoscerlo e censurando tutte le varie forme di interpretazione
sbagliate di Dio. Non si può assolutamente pensare che tutto quello svolto
dalla terrorista sia la religione musulmana, perchè nessuna religione, con
principi morali seri possa voler la morte di persone innocenti nel nome della
giustizia di Allah che contrariamente promuove la vita di ogni uomo. Quindi
ogni forma di religiosità esasperata non proviene da Dio, ma non soddisfa
nemmeno nessun principio religioso. Sono sicura che il vero volto di Dio e un
volto che da serenità , pace e amore. La dolcezza del suo volto ci da la
possibilità di amare gli altri donando anche la vita per loro.