IDEALI 1

IDENTITÀ 2

IMMIGRAZIONE 2

IMMORTALITÀ 2

IMPEGNO SOCIALE 3

INCENDI 3

INDIFFERENZA RELIGIOSA 3

INCINTA 3

INDONESIA

INFERNO 5

INNO ALLA VITA 5

INQUINAMENTO 6

INQUISIZIONE! 6

INTERDIPENDENZA 7

I R C 8

INSTABILI 8

ISLAM 9

LA POLIGAMIA 14

LA “MUT’À” 15

IL RIPUDIO 15

IL “MUHALLIL” 16

LE CONCUBINE 16

LA PROSTITUZIONE 17

“RESISTENZA, PACE QUALE IMMAGINE”. 17

“DISUGUALI IN FAMIGLIA” 18

“IO SONO IL MISERICORDIOSO, COLUI CHE SEMPRE PERDONA” 19

GUERRA SANTA (GIHÀD): 19

PAZIENTE SOPPORTAZIONE DELLE OFFESE 19

AMPIA TOLLERANZA: 19

LA MINACCIA DELL’ESTREMISMO ISLAMICO 21

NASSER 23

DIRETTIVE TERRORISTICHE ALL’IMAM DI BOLOGNA. 25

BARBARAMENTE MASSACRATI DAI TERRORISTI MUSULMANI I SETTE MONACI FRANCESI RAPITI IN ALGERIA. 26

SUDAN E ORRORE 27

NUOVI CASI DI PERSECUZIONE IN SUDAN. 27

CECENIA 29

SVOLTA ANTI-OCCIDENTALE NEL GOVERNO SAUDITA. 30

I TALEBAN TRA I MAGGIORI PRODUTTORI DI DROGA NEL MONDO. 30

LA PERSECUZIONE ANTICRISTIANA IN INDONESIA. 31

ISLAM: DUE SACERDOTI MUTILATI IN MAURITANIA. 32

GRIDO D’ALLARME DEL CARDINALE BIFFI. 32

I MARTIRI DI OTRANTO. 33

UN’INIZIATIVA DI PACE 35

PICCOLI ESEMPI DI ESCATOLOGIA MUSULMANA 36

DEFINIAMO E PROCLAMIAMO: 36

IL VOLTO DI DIO 37

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IDEALI

Non ritengo onesto intellettualmente chi da credibilità al nazismo, al fascismo o al comunismo che sono stati moralmente ed ideologicamente battuti dalla storia. Chi sventola questi spettri nasconde delle frustrazioni e dei complessi molto gravi. Ma il vero problema è quello del relativismo che imperante compie azione di emarginazione nei confronti degli idealisti. Non dobbiamo dimenticare che i maxisti come i fascisti sono degli idealisti sbagliati, persone che si ostinano a non voler vedere l'evidente fallimento storico della loro ideologia. Ma oggi a scarseggiare sia nel bene che nel male sono proprio gli idealisti. Oggi domina l’uomo qualunque, fatto di luoghi comuni, senza entusiasmo e fermento occupato esclusivamente a risolvere le sue incombenze materiali, il suo paradiso e tutto nella materia. Quello che si può prospettare ora è il dramma, la disperazione di un uomo materializzato ed inserito nella civiltà del "benessere", disturbato da tante false necessità, che devono assorbire tutta la sua vita, perché guai se si ha il tempo di meditare o di pensare alla morte, allora si può anche sperimentare la disperazione. Un uomo che si sente smarrito, fallito, cerca di superare questa frustrazione con il possedere e il concupire. Bene, quest'uomo è  un feroce criminale di se stesso e della sua anima. Un uomo pronto a distruggere e a distruggersi, sprofondato nel più bieco egoismo  ed incapace di vedere con gli occhi del cuore, profanato ed isozzato da avere anche a nausea se stesso e la società.

IDENTITÀ

Solo un vero Musulmano saprà capire e apprezzare il cristianesimo e viceversa.

La identità culturale, nazionale, storica, ecc… è il punto di partenza per costruire una grande e splendida personalità.

IMMIGRAZIONE

CR 506104 IMMIGRAZIONE: quadruplicate in 10 anni le nascite di figli di immigrati, segno di una superiorità morale e spirituale. (14dicembre1996, n. 506Corrispondenza romana) CR 480/07    IMMIGRAZiONE: un codice giornalistico antirazzista censurerà l'informazione? Nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, a Roma il 21 marzo 1996, sono state presentate al pubblico le "Raccomandazioni per un'informazione non razzista", scritte da una ventina di giornalisti e promosse dal Dipartimento degli Affari Sociali. Questo ha spinto molti giornalisti a protestare contro il codice, accusato di voler imporre una sorta di politically correct al giornalismo e quindi di voler stabilire una forma di censura preventiva e volontaria. Guido Columba, presidente dell'Unione Nazionale Cronisti, ha condannato questo tentativo di violare l'autonomia professionale dei giornalisti, facendo notare che questi devono già attenersi alla loro specifica Carta dei diritti e doveri. (CR 480/07/E D96) (20aprile 1996, n. 480  Cor romana)

Dobbiamo fare tutto il possibile per accogliere, proteggere ed aiutare tutti gli exstra-comunitari che mostreranno di averne bisogno, purché il loro comportamento sia non criminoso. Ma se la collettività non può garantire gli strumenti minimi della dignità umana, non deve dare accoglienza. Infatti questo porterebbe alla prostituzione, e ad ogni genere di devianza non confacente con la dignità umana. Dobbiamo aiutare chi ne ha bisogno, ma abbiamo il dovere di preservare anche le popolazioni locali. Se avessimo un risanamento morale ed un risanamento politico, potremmo avere delle possibilità di accoglienza impensabili.

 

IMMORTALITÀ

tutto l'uomo è in relazione con Dio: lo stato intermedio è provvisorio, dura finché non siamo associati alla gloria del paradiso. L'uomo - originale unità - attraverso il corpo è in continuità col mondo, ed attraverso l'anima lo trascende, con lo spirito dialoga con Dio. L'UOMO CREATO COME ESSERE SOCIALE. L’uomo è struttura dialogale, per realizzarsi egli deve dare e deve ricevere  (la persona si realizza quindi nel dono di se, in quanto pone il proprio centro fuori di sé). Tutto questo va inserito nel concetto di unitarietà della creazione, per questo la prima coppia dell’umanità è rappresentativa di tutta l'umanità. Inoltre fondamento della riconciliazione e del dialogo è l'unità di tutti gli uomini in un unico principio vitale. L'ORIGINE DELL'UOMO DAL PUNTO DI VISTA TEOLOGICO. La Creazione è continuata oppure è continua, per questo è comprensibile la teoria dell’evoluzione, infatti tutti i cambiamenti nell'universo dipendono da Dio che è l'origine dell'universo. Per il corpo come per l’anima occorre sempre l’intervento divino, un intervento immediato di Dio è ulteriormente specifico nella creazione dell'elemento spirituale.

-- tutto ciò che accade è creato da Dio, compresa l'evoluzione

-- ma Dio chiama l'uomo alla comunione con sé (evoluzione)

-- l'uomo è spirito perché chiamato alla comunione con Dio, destinato a ricevere lo Spirito divino, questo elemento (non visibile né sperimentabile) non si colloca sullo stesso piano degli altri suoi elementi. L'uomo procede dalla polvere ma possiede una vita che viene da Dio.

IMPEGNO SOCIALE

"Un uomo da solo non può molto, ma due sono già una forza politica" La via più difficile, ma anche la più affascinante per giungere alla santità, è la politica. Chi si disinteressa della politica costruisce la rovina dei suoi figli. Se non hai un impegno politico o sociale non hai nessun diritto di lamentarti quando ricevi un'ingiustizia. Cosa hai fatto tu perché la tua società sia più giusta? Nulla? Allora, non ti lamentare, soffri e muori! Bevi e mangia la tua rovina.

L'Associazione Giustizia e Verità non potrà mai divenire un'associazione paramilitare, anche se è moralmente giusto uccidere il "tiranno". Ma alla violenza non si dovrebbe mai poter giungere se quotidianamente lavoriamo per gli ideali democratici.

Speriamo di non dover mai poter giungere, come singoli individui, ad osservare l'impotenza e lo sfascio totale dello Stato, l’impossibilità di far ricorso alle regole democratiche, di non essere mai costretti alla difesa armata degli innocenti e delle nostre vite.

INCENDI

Possono essere resi impossibili dividendo in settori i boschi e dandoli in demanio agli agricoltori. Essi in cambio della legna e di altri prodotti del bosco, dovranno tagliare gli alberi per creare zone di interruzione o sbarramento per eventuali incendi, dovranno arare in alcune zone ed in altre con l’assistenza di motopompe applicare locali e piccoli fuochi per consumare le sterpaglie. Così potrà salvarsi l’insostituibile e preziosissimo patrimonio boschivo che ogni estate vediamo andare in fumo.

INDIFFERENZA RELIGIOSA

L’indifferenza religiosa è quella che ha prodotto i danni maggiori, attualmente viene rafforzata dal relativismo e dal consumismo. Tutto è denaro, tutto si deve possedere e consumare: il resto non è importante.

INCINTA

Tema di Religione - Ipotesi di una studentessa: “Sono incinta! Pensieri, difficoltà, timori e decisioni da prendere per questo problema.

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A ciascuno di noi è stata data una ricchezza, che unita a quella degli altri, può divenire un patrimonio immenso. Noi dobbiamo riflettere sulle nostre responsabilità, in quanto ci è stata affidata la vita come una cosa preziosa, che a noi è molto cara. Con le scelte che fai, devi diventare una persona diversa dalle altre. La sessualità segna tutta la persona. Siamo donne non solo dal punto di vista fisiologico, ma in tutte le manifestazioni della nostra vita.  La donna scopre di non essere tutto, che non può realizzarsi nella solitudine e aspira al bene dell’amicizia. E’ come se una voce profonda gridasse: va incontro all’altro e scoprirai chi sei, arricchisci gli altri e ne sarai arricchito. L’essere diversi nel corpo ed in tanti atteggiamenti interiori, non è motivo di competizione, ma è una spinta per costruire insieme e arricchirsi reciprocamente. Il desiderio di incontro è profondo in ogni uomo e donna. Ne fanno esperienza, attraverso sentimenti di gioia e di trepidazione. Nel cuore di ciascuno però si nasconde l’egoismo che è sempre pronto a trasformare il sentimento più puro in un rapporto ambiguo o superficiale. La volontà sembra debole per dominare e controllare energie nascoste e tanto preziose. La sessualità è un bene prezioso e nessuno può rinunziare alla responsabilità di viverla correttamente, essa concorre a fare di noi un’immagine stupenda. E’ segno d’identità e strumento di comunione. Lo stesso sviluppo fisico dei ragazzi e delle ragazze è il momento in cui si diventa più responsabili del dono della vita. Tutti siamo esposti al rischio di ridurre la sessualità ad una cosa banale, di strumentalizzazione del corpo umano per farne oggetto di piacere. Spesso accade di confondere l’attrazione fisica o l’interesse momentaneo con l’amore vero: il sesso viene considerato quasi un bene di consumo. Quando diciamo “Ti voglio bene” intendiamo un bene immediato, a poco prezzo? Ma non sappiamo immaginare e desiderare un bene più grande. E quando cerchiamo l’amicizia e l’incontro di un ragazzo, sappiamo coltivare i beni nascosti della persona, in modo che il corpo si renda trasparente alla bellezza dell’animo? Certo può risultare difficile, ma è possibile. E’ importante conoscerci e conoscere il corpo umano allenandoci a superare ogni ricerca egoistica del proprio piacere, per non perdere mai di vista il senso profondo della sessualità. Il rispetto e  l’onore dovuti a se stessi e ad ogni altra persona, richiedono senso del pudore, rifiuto di tutto ciò che svende e svilisce il corpo. Si viaggia verso traguardi sempre più alti, dove è necessario fare viva esperienza, nelle amicizie leali e con il dialogo schietto in famiglia. E’ difficile dominare l’orgoglio. Possiamo inoltre dire che la diversità sessuale è un invito alla comunione per un dono di vita. Ogni vita è vocazione all’amore. La fecondazione di un bambino dipende dall’incontro e dalla donazione di un uomo e una donna. Due correnti di umanità e di amore che sono venute a riunirsi tanto da poter dire che i due, ora sono “una carne sola”. Il padre e la madre servono la vita e promuovono il bene di ogni persona in quanto il dono dell’amore è fecondo. Ma introducendo l’aborto, nella legislazione italiana, si è aperta la porta alla soppressione legale dei neonati con gravi malformazioni, senza poter apporre una soluzione efficace a questi delitti. L’aborto apre un varco attraverso il quale possono passare le peggiori assurdità. Qualcosa come togliersi le tonsille. Con l’aborto si ha il diritto di non volere un figlio, provocando la morte di un essere umano. La morte è l’ultimo avvenimento della vita e nessuno può privarne l’uomo che deve essere aiutato a esprimere la sua vita. La vita è sacra fin dal suo albeggiare, al suo traguardo. La vita è un dono, nascere e morire sono momenti sacri dell’esistenza dell’uomo, il punto d’inizio e il momento finale di un grande progetto che si realizza in quella o in questa donna. La visione sacra della vita sta scomparendo, andiamo verso la vita e la morte su ordinazione. L’uomo oggi si ritiene il padrone della vita e della morte, è lui che vuole decidere e vuole avere in mano le chiavi dell’esistenza. La legalizzazione dell’aborto e la sua banalizzazione ha aperto una breccia di cui non riusciamo a misurarne la gravità. La campagna per l’interruzione della gravidanza, annuncia la campagna per l’interruzione volontaria della vecchiaia. Nel suo sogno di potenza l’uomo si prepara ad un doloroso risveglio. La fatica e la lotta di oggi, non sono inutili, perché ogni vittoria sull’egoismo e sul peccato rende più liberi ed apre all’amore. (Fracchilla Angela IV°D 1995/96)

INFERNO

Il cuore dell'avaro.

Mentre S. Antonio, predicava a Firenze morì un ricco signore che aveva riposta ogni sua cura nell'ammassar denaro.

Solenni furono i funerali e fu invitato Antonio a  tenere l'élogio funebre per dare lustro alla cerimonia e perché con la preghiera di un santo si poteva garantire anche il Paradiso. Le abbondanti elemosine date al frate non avrebbero potuto comprare anche il Paradiso?

Ma il santo, che aveva combattuto l'usura, non perse l'occasione di dare una salutare lezione alla città incurante dei rischi che correva.

Parlò sul testo dell'Evangelo: “Dove è il tuo tesoro ivi pure è il tuo cuore”. Applicò il testo al morto e con fermezza apostolica disse che il cadavere doveva essere portato in terra sconsacrata essendo l'anima all'inferno. Grande fu l'indignazione dei parenti che erano tenuti a vendicare l’onore della famiglia, grande era la curiosità degli intervenuti.

Ma il Santo continuò imperturbato:  “In prova di quanto vi ho detto, andate allo scrigno dell'avaro e vi troverete il cuore”.

Corsero alla casa dell'usuraio, i figli e molti presenti, per avere il diritto di poter uccidere il santo a motivo dell’onore familiare oltraggiato. Ma aperto lo scrigno vi trovarono - come aveva detto il predicatore - un cuore umano. Ritornati al cadavere invano vi cercarono il cuore entro il petto con quel pugnale che avrebbe dovuto riscattare l’onore offeso. ( P. Placido Cortese, Il Messaggero di S. Antonio di Padova, Via luminosa, vol. 1, Tipogr. Di S. Antonio – Padova 1943 – XXI)

“In quel luogo sarà pianto e stridore di denti” (Gesù)

INNO ALLA VITA

" Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II. (Tratto da: Nedo Pozzi in Città nuova 25 aprile 95) Questa enciclica ha suscitato un vespaio di polemiche ingiustificate. Giov. Paolo II la ha chiamata Il vangelo della vita, un’espressione singolare di sapore biblico. In Europa ha stupito l'animosa, immediata e preconcetta reazione dei soliti critici del papa. Ci si aspettava un dissenso motivato, che lasciasse intravedere almeno un'attenta lettura del documento. E invece, si sono riferiti quasi esclusivamente ad anticipazioni d’agenzia. Infatti, per quanto riguarda le condanne morali, non c'è nulla di nuovo nell'Evangelium vitae; è sufficiente risalire al Concilio Vaticano II, oppure ancora prima, indietro di qualche millennio per risalire alle fonti, al decalogo di Mosè: quinto comandamento, "non  uccidere". Il solito teologo contestatore, qualche politico nostrano e alcuni esponenti della "cultura laica" (contesto sia il termine cultura che il termine laico), si sono stracciate le vesti, in particolare davanti ai già celebri paragrafi 71-72, che negano valore giuridico alle leggi contro la vita. Hanno chiesto una nota ufficiale di protesta del governo italiano o addirittura la rottura dei rapporti con la Santa Sede. Non hanno capito che l'enciclica riportava pari-pari un passo della Pacem in terris del 1963 in cui erano citati testi espliciti di san Tommaso e sant'Agostino. La vera novità, semmai, sta nella grande "positività" del documento, nelle aperture pastorali, nel fascino che sprigiona la sua profondità e complessità, nell'insolito tono solenne di alcune dichiarazioni. L'intero annuncio cristiano viene contemplato dalla prospettiva del dono della vita, segno della presenza di Dio nella storia dell'uomo: "Proprio nella carne di ogni uomo Dio continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il rifiuto della vita dell'uomo, nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo (Dio)". Per lo scenario di degrado morale in cui viviamo si è trattato di una forte scossa morale. Guerre atroci, alimentate dagli egoismi razziali e dai mercanti di armi; sperimentazioni genetiche fiorenti sul vuoto legislativo e su interessi inconfessabili; aborto e contraccezione che vanno divenendo normali di una  cultura malata di relativismo etico. Le parole del papa vanno veramente controcorrente. I più deboli vanno tutelati, altrimenti ci trasformeremo in cannibali: il bambino, la famiglia, l'anziano tre momenti preziosi ed indispensabili perché la vita possa ancora chiamarsi vita. "Dov'è Abele tuo fratello?" "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?". Si, ogni uomo è guardiano di suo fratello, perché Dio affida l'uomo all'uomo". (# 19) "L'aborto e l'eutanasia sono crimini che nessuna legge umana può pretendere di legittimare". (# 73) "Il comandamento di non uccidere stabilisce il punto di partenza di un cammino di vera libertà". (# 76)  "Il vangelo della vita è per la città degli uomini...Solo il rispetto della vita può fondare e garantire i beni più preziosi e necessari della società, come la democrazia e la pace" (# 101). MOVIMENTO PER LA VITA  (S.O.S. - chiamata gratuita 1678-13000) Il papa nella Evangelium vitae, che significa lieto annuncio sulla vita si rivolge, al punto 5, ad ogni uomo di buona volontà: "un appassionato appello a tutti e a ciascuno, in nome di Dio: rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!" --- Segreteria Nazionale - Movimento per la vita - Via Cavour,92 50129 FIRENZE  tel. 055/588384-571754 fax 055/587509 (versamenti c.c.p. 71056006 Coop. G. La Pira, via degli Scipioni, 252 00192 Roma). --- Giov. Paolo II ai giovani del movimento per la vita:"L'Europa di domani è nelle vostre mani. Siate degni di questo compito. Voi lavorate per restituire all'Europa la vera dignità".

INQUINAMENTO

L’aria che respiriamo è satura di veleno; avanza la desertificazione, il livello del mare si innalza sempre più, ecc... La natura non accetta più il nostro egoismo, la nostra ingombrante presenza. La natura offesa, offende. Essa può cancellarci per ricominciare tutto daccapo con gli scarafaggi. Dobbiamo assistere impassibili alla nostra distruzione?  Chi si fa portatore e della cultura della distruzione? Il capitalismo selvaggio! Chi si crede padrone assoluto della natura? Chi non considera che ha avuto in consegna da suo padre la natura per consegnarla a suo figlio, ma costoro non hanno il concetto spirituale della paternità! Ma ad un individuo pericoloso si devono precludere alcuni diritti civili! Incoraggio e proteggo tutti gli ambientalisti, tutto quello che sopravvivrà un giorno sul pianeta, sarà purtroppo solo merito loro.

INQUISIZIONE!

L'8 febbraio 1600 venne emessa, dal tribunale del Sant'Uffizio, la sentenza di "eretico impenitente e tenace" nei confronti di fra Giordano Bruno. In quei tempi conobbero la persecuzione, a motivo della libertà di pensiero anche Tommaso Campanella e Galileo Galilei. Il primo filosofo a morire fu Socrate. Ora se ogni tempo ha le sue inquisizioni di fronte al pensiero dobbiamo stare attenti a proteggere la libertà di pensiero. Giordano Bruno ed altri minacciavano l'ordine di una società costituita sulla religione, così il loro pensiero non era considerato come una eresia, ma anche come un delitto di lesa maestà e di alto tradimento. La condanna dell'inquisito va vista prima come una sentenza politica e poi come una sentenza religiosa. Comunque sia, il fatto è certamente riprovevole per una civiltà umana. Giordano è il cantore dell'infinità cosmica: se il cosmo è infinito allora il cosmo è Dio, è parte di Lui. Mentre il concilio tridentino aveva affermato la separazione tra Dio e il mondo. Il pensiero può essere la più grande minaccia per il futuro di una società, esso può essere riprovato o condannato o combattuto, ma con le sue stesse armi, contrapponendo appunto il pensiero positivo, che se è realmente tale avrà di certo il sopravvento. La legge difenda e promuova il pensiero positivo e renda irto il pensiero negativo, se il pensiero è erroneamente ritenuto negativo, esso proprio per l'energia della verità che contiene si affermerà ugualmente. BASTA CON L'INQUISIZIONE!

INTERDIPENDENZA

La socializzazione significa innanzitutto organizzaziône dai rapporti umani

La moltiplicazione delle relazioni umane cui abbiamo accennato obbliga inevitabilmente a ordinarle, regolarle razionalmente, se non si vuole rischiare di vederle finire nell'anarchia. L'enorme complessità che le caratterizza implica in partenza uno sforzo di organizzazione per coordinarle, gerarchizzarle, col rischio magari di renderle inefficaci e perfino dannose. L'ineluttabile tendenza verso l'organizzazione dei rapporti umani è diventata la grande caratteristica del nostro tempo e il senso preso dalla socializzazione; e questa tendenza la ritroviamo tanto nel campo economico quanto in quello politico e religioso. Cosi che a poco a poco ogni attività umana tende a diventare pianificata, organizzata e distribuita razionalmente.

Viene cosi attuandosi il passaggio da un mondo spontaneo, in cui l'iniziativa individuale agiva incontrollata, a un mondo « fabbricato » e modellato dall'uomo, con gli inconvenienti e anche i rischi che può comportare una sempre più crescente burocrazia e un più spinto dirigismo. Quelli cui tutto ciò può forse non piacere, rimpiangendo il bel tempo andato dei nostri padri, dimenticano una cosa, e cioè che il passato era luminoso solo per una ristretta minoranza di privilegiati, mentre gettava ombre cupe su tutta un'immensa folla di piccoli e deboli costret-ti a una fatica e a condizioni di vita più o meno disu-mane. Del reste, l'esistenza attuale del Terzo Mondo è li per rammentarci che il processo di socializzazione deve ancora estendersi a una vastissima porzione della terra — fatto che comporta delle gravi responsabilità per i paesi ricchi —.

Per questa sua tendenza all’organizzazione, la socializzazione si manifesta cosi come un progressivo passaggio dall'individuale ai sociale. Basti pensare alla presa in carica da parte della comunità di numerosi servizi un tempo lasciati all'iniziativa individuale, ma cui oramai essa non è più in grado di far fronte: educazione dei figli facilitata dagli assegni familiari, gratuità della scuola, assi-stenza medica e chirurgica garantita dalle mutue, la mo-derna struttura ospedaliera, ecc.» Il movimento di urba-nizzazione, con la creazione di grandiosi complessi di abitazione, di centri amministrativi, offre un esempio spettacolare di una razionalizzazione di bisogni sempre più complessi e vari

Un altro aspetto de] fenomeno è la diversificazione dei compiti, la specializzazione sempre più spinta che la grande complessità degli scambi umani e dei legami sociali impone. Di qui, la moltiplicazione di istituzioni specializzate (come nell'organizzazione dell'apostolato e della catechesi, per prendere un esempio in campo religioso), la creazione delle equipe ed un enorme proliferazione di società e forme di vita comunitaria.

La marcia verso l'unità urbana

Chi dice organizzazione e razionalizzazione di elementi complessi dice anche instaurazione di una più grande unità fra essi. Ed è questo, appunto, l'aspetto più significativo della socializzazione: l'unità ch'essa tende a instaurare fra gli uomini; ed è ancora esso uno dei principali motivi che spinge la Chiesa a interessarsi di questo processo.

Un tale cammino verso l'unità si manifesta anzi tutto nella presa di coscienza di una più grande solidarietà fra gli uomini, i contatti continui, la specializzazione dei compiti cui abbiamo accennato comportano, inevitabilmente una solidarietà di fatto, in cui ognuno si trova a dover sempre più dipendere, nella sua esistenza, dal contributo degli altri uomini: ogni manufatto unisce a un numero immenso di altri uomini che ne hanno reso possibile l’esistenza.

L'intensificazione dei contatti all'interno dell'umanità, porta a una specie di presa di solidarietà generale, che comporta effetti immensi di risonanza all'avvenimento politico anche minimo: se qualcosa accade, forse anche nell'angolo più remoto della terra, esso interessa ogni uomo, di cui compromette la sicurezza o l'avvenire...

A esempio di questa interdipendenza basterà citare alcuni recenti avvenimenti: quando, nel 1956, il calonnello Kasser bloccò a Suez il trasporto del petrolio, anche il più sperduto contadino d'Europa ebbe delle serie difficoltà a spostarsi con la sua automobile per la penuria di carburante che ne era derivata; il minimo incidente (a Cuba, nel Congo, all'estremo Oriente, ccc...) interessa armai ogni uomo.

I R C

Riordinamento del settore:

1 - Eliminare la situazione di precarietà giuridica con riconoscimento di uno stato giuridico. 2 -  La formazione degli Insegnanti è di competenza dell'autorità religiosa. 3 - Le graduatorie debbono essere gestite dallo Stato, dopo esame di idoneità all'insegnamento, il titolo e l’abilitazione devono essere valide su tutto il territorio nazionale. 4 -  L'Insegnante di Religione deve avere lo stesso trattamento economico e sindacale di tutti gli altri insegnanti. 5 - La materia "religione" o "alternativa", sia curricolare come tutte le altre materie, con diritto di voto agli scrutini. 6 - La materia alternativa sia Storia delle religioni. 7 - Eliminazione di ogni discriminazione come: pagellini a parte, esenzione di esami od orario discriminato. 8 - Almeno due ore di insegnamento settimanale nelle scuole medie inferiori e nel biennio delle superiori.

"A parità di doveri, parità di diritti!"

INSTABILI

Tutti anonimi e instabili come gente in mezzo al deserto, pigiati nei cortei, nelle strade, ovunque soli. Soli senza storia, senza genitori, soli, inquieti ed instabili. L'instabilità è la caratteristica più terribile dei giovani d'oggi: irrequieti instabili, cioè con assenza di connessioni, di nessi: senza passato, senza storia, senza progetto. -sintetizzato e liberamente integrato dal testo: realtà e giovinezza insegnamento di don Giussani ai giovani-

ISLAM

-ISLAM-

Sottomissione fiduciosa e Colui che è Creatore, Provvidente, Giudice.

Ci troviamo di fronte ad un Progetto socio-politico-religioso-spirituale, che nasce dalla PAROLA RIVELATA: IL CORANO. Non è semplicemente un libro ispirato, scritto da un autore umano, ma Parola divina dettata a Maometto.

Non è autorivelazione di Allah, che rimane, imperscrutabile, ma comunicazione della sua volontà in materia di culto, fede, morale. CI SONO DIVERSE ANALOGIE CON LA BIBBIA, ma anche divergenze. (Ritengono che cristiani e ebrei abbiano manipolato i testi sacri). Hanno abbondanza di commentari al Corano. Il PROFETA è MAOMETTO, suggello dei profeti. Sentenze, detti e fatti raccolti nella ‘tradizione’ (sunna). La COMUNITÀ è detta: UMMA. La comunità transnazionale con identità araba è composta: arabo - iraniano - afgano - turco - ex-sovietico - balcanico - cinese - indo-pakistano - sud-est asiatico - africano, ecc..

I SEI ARTICOLI DEL CREDO sono:

 1.Credere in Dio (Allah). Dotato di tutti gli attributi di perfezione: «99 bei nomi»; attributi essenziali che negano in Lui ogni imperfezione: Misericordioso, Unico, Trascendente, Onnipotente, ecc..

 2.Credere negli angeli: esseri spirituali, messaggeri e custodi. Satana è il grande ribelle.

 3.Credere nei libri: Dio ha fatto scendere la Torah, i Salmi, l’Evangelo, il Corano: ma questo abroga quelli.

 4.Credere nei profeti e nei messaggeri (Cor. 6,83-86).   Emergono Mosè - Gesù - Maometto, i quali attuano successivamente Abramo.

 5.Credere nell’ultimo Giorno e nella Vita ultima. Il paradiso è un luogo di piaceri umani, corporali e spirituali. La visione di Dio è concessa per breve tempo solo ad alcuni beati; ma non è unione. L’inferno tocca a chi ha infranto il monoteismo, dando a Dio un socio.

 6.Credere nella predestinazione. Tutti gli atti umani, liberi e necessari, si realizzano per volontà dell’Onnipotente, eternamente predeciso (Cor. 35,8).

I CINQUE PILASTRI DEL CULTO sono:

 1.Preghiera rituale: Cinque volte al giorno (alba, mezzogiorno, metà pomeriggio, tramonto, inizio della notte), dopo il richiamo del muezzin, dopo le abluzioni, verso la Mecca, realizzando la rak‘a (liturgia precisa e immutabile che dura cinque minuti). Da soli, ma il Venerdì a mezzogiorno alla moschea, sotto la guida dell’imam che tiene anche l’omelia.

 2.Elemosina legale: Dieci % a favore della comunità.

 3.Digiuno di Ramadan: Dalla prima luce dell’alba fino al tramonto, astenersi da tutto (le notti, invece, si mangia, ecc…).

 4.Pellegrinaggio: Una volta nella vita, se dispone dei mezzi sufficienti.

 5.Professare la fede musulmana.

 6.Difenderla con lo sforzo. Ma oltre al culto, occorre una vita moralmente impegnata. I Sufi  attraverso la rinuncia e l’abbandono in Dio, cercano di arrivare ad una più intima comunione con Dio: Rabi’a, al-Hallaj, al-Gazali. Ne sono nate numerose ‘confraternite’ religiose.

 

 

- ISLAM -

Ci avviciniamo con rispetto e con devozione a questa meravigliosa religione, che numera nel suo seno tanti santi ed ha scritto tante pagine gloriose della storia dell’umanità. Dedico ai fratelli musulmani di tutto il mondo questo mio lavoro per la gloria di Allah, ritengo, infatti, che l’ISLAM sia la religione più semplice e bella al mondo, tuttavia essa deve essere liberata dalle strumentalizzazioni politiche. A me non risulta che i popoli islamici abbiano la tendenza alla pigrizia e alla incapacità tuttavia assistiamo allo scandalo di vedere una esigua minoranza di essi che nel nome di Allah nuotano nell’opulenza, mentre tutti gli altri sono nella povertà. Non si deve confondere l’aspetto religioso e spirituale da quello prettamente politico e economico, questi ambiti si influenzano certamente ma devono essere distinti. Nessuno che detenga autorità religiosa deve al contempo detenere il potere politico o ecomico. Questo purtroppo avviene nel mondo arabo, per questo il sistema islamico è attualmente caratterizzato come totalitario e antiumano.

    Guerra Santa-

La Guerra Santa (Gihàd). La gihad non costituisce uno dei “pilastri” dell’Islam, tuttavia ne manifesta lo spirito: la lotta eterna tra le forze del bene e quelle del male. Sulla via di Dio, per la sua causa, con un impegno crescente che nel Corano mostra questa evoluzione: si parte dall’invito alla sapiente e paziente sopportazione delle offese che provengono da parte degli infedeli, per passare al precetto di una intransigente difesa della fede contro gli attacchi dei miscredenti e si giunge infine all’ordine di attaccare coloro che ostinatamente si rifiutano di accettare l’Islam. Paziente sopportazione delle offese: “Chiama gli uomini alla Via del Signore, con saggi ammonimenti e discuti con loro nel modo migliore...E se punite, punite in misura del torto ricevuto, ma se pazientate meglio sarà pei pazienti. Pazienta dunque, e sappi che il tuo pazientare è solo possibile in Dio; non ti crucciare per loro e per le loro insidie non t’angustiare - perché Dio è con coloro che Lo temono, con coloro che fanno del bene”. Cor. XVI, 125-128 Ampia tolleranza! Unico compito di Muhammad è quello di annunciare la parola di Dio e non quello di costringere gli uomini alla fede. “Non vi sia costrizione nella fede; la retta via ben si distingue dall’errore e chi rifiuta gli idoli (i demoni) e crede in Dio s’è afferrato all’impugnatura saldissima che mai si può spezzare, e Dio ascolta e conosce” Cor. II, 256. L’espressione “voi avete la vostra religione, io la mia” di Cor. CIX, 1-6 è considerata da diversi studiosi come la Magna Carta della tolleranza religiosa. La pazienza e la tolleranza sono il tipico invito della prima predicazione di Muhammad alla Mecca. Difesa dagli attacchi nemici: “Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono ma non oltrepassate i limiti, che Dio non ama gli eccessi...Combatteteli dunque fino a che non ci sia più scandalo, e la religione sia quella di Dio; ma se cessan la lotta, non ci sia più inimicizia per gli iniqui”. Cor. II, 190-193 Ci troviamo così nei confronti di una guerra difensiva, infatti l’Islam ama la moderazione in tutte le cose! E’ permesso combattere per difendere i propri diritti contro color che ingiustamente tentano di conculcarli. I Musulmani difendono gli Ebrei e i Cristiani in cambio del pagamento della dhimma. L’Associazione Giustizia e Verità difende i musulmani in cambio dell’amore. “E’ stato permesso di combattere a coloro che combattono perché sono stati oggetto di tirannia...soltanto perché dicevano: “Il Signore nostro è Dio!”. E certo se Dio non respingesse alcuni uomini per mezzo d’altri, sarebbero ora distrutti monasteri e sinagoghe, e oratori e templi nei quali si menziona il nome di Dio di frequente. Orbene Iddio soccorrerà per certo chi soccorre Lui; in verità Dio è potente, possente”. Cor. XXII, 39-40 Si deve combattere contro i pagani che agiscono ingiustamente e violano i diritti dei Credenti e violano i giuramenti fatti. E’ proprio questo che vuole l’Associazione, una grande alleanza di tutti gli adoratori di Dio contro gli infedeli, una grande alleanza mondiale, per difendere la gloria di Dio. Infatti è un nostro fondamentale dovere difendere la gloria di Dio contro i pervertitori del genere umano. “In verità i peggiori animali all’occhio di Dio sono quelli che hanno rigettato la fede, e si ostinano a non credere”. Cor. VIII, 55. Guerra a oltranza contro gli infedeli. Ecco il vero e santo concetto dell’integralismo: purezza, amore della Giustizia e della Verità. Il vero fedele è radicale, integrale, non ambiguo e non dedito al compromesso, tuttavia ha imparato da Dio paziente e misericordioso ad amare tutti gli uomini onesti, sinceri e buoni ed a proteggerli, perché loro anche se non in modo consapevole sono già amati nella vera religione e sono già amati da Dio. Infatti la loro onestà può solo essere spiegata con la presenza di Dio nei loro cuori. Uniamoci, fratelli adoratori di Colui che solo è Santo, uniamoci come le dita di una mano. Come Presidente dell’Associazione Giustizia e Verità chiamo alla Guerra Santa tutti i credenti del mondo, contro i credenti degli idoli e dei demoni. Contro i primi, pazienza ed amore al fine di conquistarli, contro i secondi con l’opposizione decisa, essi infatti sono già perduti. “O voi che credete! Combattete i negatori che vi stan vicini! Che possan trovare in voi tempra durissima! E sappiate che Dio è con coloro che lo temono!”. Cor. IX, 123 “ Coloro che credono combattono sulla via di Dio, e coloro che rifiutan la Fede combattono sulla via degli idoli, combattete dunque gli alleati di Satana, che l’insidia di Satana è debole insidia”. Cor. IV, 76 E’ vero che per pagani si intende coloro che non vogliono accettare l’Islam (la Religione della Verità) e che in riferimento ai Giudei ed ai Cristiani (quelli cui fu data la scrittura) devono essere combattuti finché non paghino il tributo, ossia la dhimma, che rappresenta un segno di sottomissione, e quindi di umiliazione. Ora questo atteggiamento deve essere superato! Come potrei dire: “uomini adoratori di Dio unico e vero. Adoratori della Giustizia e della Verità uniamoci per lottare i malvagi, gli idolatri, i satanici e poi dopo che li avremo vinti potremo sbranarci tra di noi? Potremo mai ottenere la vittoria per la gloria di Dio e l’avvento del suo regno di amore se nell’intimo abbiamo diffidenza fra di noi e non siamo compatti come le dita di una mano, come fratelli di un unico Padre? Basta ad ostacolarci reciprocamente, basta con l’inimicizia dei figli di Abramo (tutti i monoteisti sono figli di Abramo), potremo mai vincere satana se non interpretiamo “spiritualmente” alcuni brani dei testi sacri? Se non diamo la corretta interpretazione ad alcuni versetti, delle varie religioni, assisteremo ancora impotenti al trionfo di satana sui figli della luce e della verità. Cosa c’è di più disgustoso che vedere i figli di satana angariare i figli di Dio? E se occorre l’autorità di un profeta mandato da Dio per dare autorevole interpretazione alle sacre scritture, bene, quello sono io. Infatti porto in me la rivelazione ed un amore cosmico ed universale per riconoscere i veri figli di Dio ovunque si trovino e per dare discernimento delle scritture, come per dare discernimento del bene e del male, cioè di cosa è giusto credere o non credere. Certo è che finchè i figli di Abramo saranno in lotta, i fratelli musulmani con la loro carne ed il loro sangue saranno  sempre grasso per lubrificare i cingoli e gli ingranaggi dell’imperialismo. “O voi che credete! Statevi in guardia! lanciatevi contro il nemico in gruppi dispersi, o in massa serrata!” Cor IV, 71 Ecco ora è arrivato il momento di lottare in massa serrata, per la battaglia finale, per la madre di tutte le battaglie! Tutti quelli che dicono la parola Dio, ed intendono dire: Sapientissimo e Misericordiosissimo. Tutti quelli che nel proferire Dio intendono Giustizia: “il male che non vuoi per te ad un altro non lo fare”; e intendono Verità: “rifuggire la menzogna” sono dei nostri, sono i nostri fratelli, nella loro bellezza così come Dio li ha voluti: il Ricchissimo, l’Inesauribile, il Creativo, l’Ammirabile. Sono i nostri fratelli, quelli che si batteranno e morranno al nostro fianco, quelli che troveremo nel nostro Paradiso, infatti esiste un unico e vero Dio come esiste un unico Paradiso. Quando finiremo di assistere impotenti al martirio dei musulmani da parte dei cristiani ed a quello dei cristiani da parte dei musulmani? Quando finirà lo scempio di assistere ad un governo che giustamente legittimato da una maggioranza è divenuto confessionale fino a discriminare e perseguitare uomini di altre religioni? Una sola deve essere la discriminazione! Quella degli onesti sui disonesti, infatti questi ultimi ben si comprendono e si aiutano reciprocamente. Disse Gesù: “purtroppo i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce”. “E se due partiti, fra i credenti, combattessero fra loro, mettete pace fra essi... Perché i credenti sono tutti fratelli: mettete dunque pace fra i vostri fratelli, e temete Iddio, che per avventura Iddio abbia pietà di voi”. Cor. XLIX, 9-10 Guerra santa come “sforzo” non bellico: “Ma tu non obbedire a quelli che rifiutano la fede, ma combattili con la Parola, in guerra grande”. Cor. XXV, 52 “ Veri credenti sono coloro che partecipano alla guerra santa offrendo i propri beni e se stessi alla nobile causa, questo è espresso in Cor XLIX, 15. Per l’insegnamento impartito dalle scuole di pensiero coraniche i Cristiani hanno si la possibilità di restaurare o ricostruire le chiese distrutte ma non di costruirne delle nuove! Questo è in contraddizione con la possibilità data a Roma ed il altre città dell’occidente cristiano di costruire grandi e superbe moschee per la gloria di Dio. Non deve più avvenire quello che è avvenuto in Sudan o in Algeria dove sono stati trucidati sette monaci trappisti (di clausura) francesi dediti esclusivamente alla preghiera. Dobbiamo spegnere il fuoco appiccato dall’estremismo Islamico, perché esso potrà portare solo rovine, distruzione e morte. E’ necessaria una unità di volontà e di ideali che abbracci tutto il mondo, solo così potrà essere vinta la violenza, infatti la violenza nasce dalla disperazione.

Certo tutta l’umanità si trova in una crisi profonda, se la svolta avviene in favore dell’odio e delle forze del male, allora saremo tutti perdenti. Ai vecchi scenari ideologici si vanno sempre più contrapponendo i nuovi scenari costituiti tra i paesi poveri e quelli ricchi.

LA MINACCIA DELL’ESTREMISMO ISLAMICO (di Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95) Ma il Corano è per la coesistenza. Maometto previde leggi tolleranti per la gente del libro e gli infedeli. Tuttavia alla luce dei diritti umani esse risultano anacronistiche, assieme ad altre leggi delle “Sharia”. Quando nel luglio ‘94 ci fu in Algeria  l’assassinio di sette marinai italiani, il direttore del centro islamico culturale d’Italia, Abdellatif el-Kettani, inviò alla radio vaticana un messaggio di ferma condanna di quegli atti criminosi, “perché non hanno alcuna relazione con la religione islamica, anzi sono in contraddizione con i suoi insegnamenti di tolleranza”. “Infatti ritiene che chiunque uccida una sola persona è come se uccidesse l’umanità intera”. Appena un mese prima, l’imam della comunità musulmana di Latina, egiziano d’origine ma cittadino italiano, aggredito da una banda di naziskin, che già aveva lanciato bottiglie incendiarie sull’edificio adibito a moschea, al processo contro i teppisti aveva dichiarato: “Il profeta Mohammad ha detto che chi non perdona non sarà perdonato. Con la speranza che questa sia l’ultima volta che accadono simili episodi, intendo perdonare i ragazzi che mi hanno aggredito”. Ma alla testimonianza di un islam che nelle espressioni di el-Kettani “insegna il rispetto della buona vicinanza, e chiede solo asilo finchè sia al sicuro”, si affiancano fatti che in vari paesi del mondo islamico dicono pesanti discriminazioni di minoranze, non garanzia del diritto alla libertà religiosa. In epoca moderna, la riluttanza cristiana verso i diritti dell’uomo fu radicalizzata dalla polemica antireligiosa di certi illuministi e razionalisti, che indusse a pensare la libertà religiosa come diritto alla miscredenza e la libertà come libertinaggio. Ebbe però il suo gioco anche una certa diffidenza della chiesa verso “il mondo” e verso una “sovranità del popolo”. Fu il pungolo doloroso dei grandi cambiamenti sociali nei due secoli, con aspetti positivi e con le tragedie e le ingiustizie sui popoli operate dai totalitarismi, a stimolare un nuovo graduale discernimento. Da parte cattolica la piena apertura al mondo moderno, ai diritti umani e ai loro fondamenti etici accolti come “segno dei tempi” avverrà soprattutto con Giovanni XXIII: con l’enciclica Pacem in terris del 1963, e poi con il Vaticano II e la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, del 1965. Da parte islamica sarà a partire dagli anni’70 che su larga scala si diffonderà la questione dei diritti dell’uomo, posta dall’Onu come rivendicatrice universale, per la quale si richiedeva una base giuridica nelle Costituzioni degli stati, e conseguentemente nel diritto civile e penale. E’ del 1981 una Dichiarazione islamica universale dei diritti dell’uomo, consegnata all’Unesco dal Consiglio islamico per l’Europa. Nel ‘90 al Cairo, l’Organizzazione della Conferenza islamica esprime un’altra dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo: nell’una e nell’altra la libertà religiosa viene affermata “come prevista nella sharia”, la legge islamica: perciò con vari limiti fatti risalire a vincoli della propria fede, in pratica alle antiche interpretazioni dei giuristi medievali. Ma non tutti furono d’accordo sulla legittimità di tali limiti. Parecchi studiosi, musulmani credenti, non vedono nei diritti umani, come sono espressi dalla carta dell’Onu, nessuna contraddizione con la purezza originaria del messaggio dell’islam. Anzi chiedono ai loro teologi di respingere ogni forma di discriminazione, manipolazione e minaccia sull’uomo “in quanto crimine che il Corano condanna espressamente e severamente”. Di fatto, la sharia viene integralmente applicata come legge fondamentale dello stato solo in Iran, Sudan, Arabia Saudita, Afghanistan. In Iran la costituzione  non garantisce un diritto alla libertà religiosa, ma solo una certa autonomia per le minoranze, con rappresentanza in parlamento, che però esclude i bahai, come “setta deviata” dell’islam. Nella maggioranza dei paesi musulmani non esiste per legge una discriminazione delle minoranze religiose, e sul piano del diritto pubblico lo statuto di dhimmi è generalmente superato. E’ invece nel diritto civile, specie per quel che riguarda i matrimoni misti, che in tutti i paesi -ad eccezione della Turchia e Tunisia- permangono, dove più dove meno, le restrizioni della sharia. L’apostasia, in quanto atto criminale, non appare più formalmente nei sistemi giuridici, ma di fatto per essa la pena di morte sussiste ancora in Iran, Mauritania, Sudan, Arabia Saudita. In altri paesi restano sanzioni gravi sul piano del diritto civile, come l’esclusione dalla tutela dei figli e dal diritto di eredità. Eccezionale la posizione dell’Indonesia, a grande maggioranza islamica, che ha cinque religioni ufficiali: islam, protestantesimo, cattolicesimo, induismo, buddismo. Ma le tensioni ideologiche che tormentano i paesi a noi più vicini, anche la si fanno sentire nei rapporti tra musulmani e cristiani. Ma che cosa ha bloccato l’islam, così fortemente progressista nel suo sorgere, rispetto al mondo circostante? Si pensi al suo statuto della donna -oggi fra i più arretrati- riconosciuta dal Corano come soggetto di diritto, quando non ne aveva affatto; o all’affermata uguaglianza delle razze, al grande sviluppo scientifico in cui coinvolse Oriente e Occidente,ecc... Nell’islam, sostengono gli studiosi “riformisti”, gli studi giuridici medievali che hanno definito la sharia, con le loro casistiche rispecchiano un adeguamento ideologico della religione, una strumentalizzazione del discorso profetico da parte dei califfi del tempo, per costruirsi una legittimità politica. Un po’ come accadde nella nostra storia, per i re e gli imperatori legittimati dalla Chiesa. Il processo di sviluppo del discorso religioso si è spezzato assieme alla storica unità della potenza islamica, nel X secolo: con le divisioni, le dispersioni, le rivalità dei diversi gruppi etno-culturali, che tuttora si rispecchiano nelle politiche dei vari centri di potere. L’onda d’urto che il mondo islamico oggi vive, esprime un conflitto fra tradizione e modernità, con la quale deve trovare un nuovo equo compromesso. Il suo protrarsi dimostra che l’imitazione della tematica laica, così come l’occidente la propone, non è una soluzione. Basti pensare alla marcia indietro della Turchia, dopo i tentativi di Ataturk nei primi decenni del nostro secolo, per un regime completamente laico. Al contrario, un islam ideologico oggi si nutre della profezia religiosa per una “salvezza”, fatta di giustizia, benessere, solidarietà, che i cambiamenti e le ideologie politiche, insieme alla corruzione, hanno dimostrato illusoria. Ideologico e non religioso è anche il formidabile appoggio dell’Iran - assieme a Sudan, Arabia Saudita, Yemen - ai gruppi radicali islamici, assieme alle armi e agli addestramenti terroristici. Paradossalmente, i gruppi estremisti fanno una lettura positivistica del Corano, non distinguendo i diversi piani del suo linguaggio simbolico, metaforico, esemplare: presentandolo come una costituzione moderna per la gestione ideale della società. Ma l’attenzione verso l’islam, all’idea forte di unità dell’uomo, per cui vede insieme il profano, lo spirituale e il temporale (tanto cara questa visione alla nostra Associazione) ha degli aspetti di sfida per la stessa cultura occidentale, che nel suo laicismo esasperato ha tagliato il collegamento tra mondo e parola profetica, introducendo nuove contraddizioni fra diritti e doveri morali, fra libertà e senso della vita. C’è bisogno di imparare a vivere una storia più solidale, più autenticamente liberatrice. La tecnologia in genere e la tecnologia delle comunicazioni in particolare è tanto incalzante, ed inarrestabile, che se l’Islam, non parlerà teologicamente un discorso unitario, e non si aprirà al dialogo ecumenico ed alla piena apertura del mondo moderno, ai diritti umani, a tutti i diritti dell’uomo, cosi come sono sanciti dall’ONU, fra 100 anni potrà essere spazzato via dalla storia. Questo non deve accadere! Sarebbe un grave impoverimento per  tutta l’umanità, per questo noi lavoriamo e lottiamo per costruire all’Islam quelle idonee categorie culturali, che lo facciamo conoscere ed amare ad un numero sempre più grande di uomini e donne e che lo preservi dalla futura ed inevitabile rovina. Il cuore del messaggio di ogni religione positiva e monoteista è troppo importante per tutta l’umanità.

-ISLAM-

Tesina:

LA VITA MATRIMONIALE E MISTICA DELL’ISLAM

 Studentessa: Palladino Anita A A. 1997-98  / Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”- BARI - Pontificia  Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale

La poligamia

Ci sono frasi e miti riguardanti la pratica della poligamia come istituzione diffusa ovunque nel mondo musulmano. Non  dimentichiamo che in arabo non esiste un’apposita parola per indicare la poligamia, ne ci sono termini specifici per distinguere le varie mogli.  Nel Corano esiste solo un versetto che parla della poligamia e che la autorizza, mentre ci sono tantissimi passi che parlano del matrimonio, dei rapporti sessuali, di altri divieti o disposizioni sulle donne.

Se temete di non essere equi con gli orfani, sposate allora di fra le donne che vi piacciono, due o tre o quattro, e se temete di non essere giusti con loro, una sola, o le ancelle in vostro possesso; questo sarà più atto a non farvi deviareSura (4,3).

Il versetto è stato scritto dopo la battaglia di Uhud contro i Meccani che si conclude con la sconfitta dei seguaci di Muhammad. Per questa battaglia si ebbero numerosi orfani e vedove, fu proprio a motivo della tutela di questi che il Profeta favorì la poligamia. Nei versetti successivi si parla della tutela dei beni e della divisione dell’eredità.

A riguardo della giustizia e l’equità del marito verso le mogli e del ruolo che le donne devono ricoprire all’interno della famiglia musulmana evidenziamo:

1 - il loro diritto, verso le disubbidienti, di poter essere anche picchiate, come indicato esplicitamente nel Corano;

2 - il dovere della donna di garantire la propria sussistenza e quella dei propri figli e anche del marito che è costretto alla guerra.

 Alcuni modernisti musulmani sostengono che la poligamia non può essere più accettata si stanno avendo alcuni cambiamenti per cause socio-economiche ma anche per l’influenza delle culture occidentali con l’imposizione di un tipo di famiglia mononucleare.                Attualmente nel mondo musulmano la poligamia esiste come fattore minoritario.  

Ci sono due tipi di poligamia, una diacronica e una sincronica. Quella diacronica è la forma più diffusa di poligamia, infatti si possono sposare le mogli attraverso una grande lasso di tempo.            Quando la prima moglie diventava anziana e con la sua stessa  autorizzazione e approvazione si liberava dalle faccende domestiche più dure, e si ritagliava uno spazio di prestigio gestendosi nella propria intimità. Questo tipo di poligamia è praticata nei diversi strati della popolazione. Questa deliberazione da parte della moglie anziana ha uno strano sapore... di certo non quello dell’amore.

La poligamia sincronica cioè più mogli contemporaneamente è usata raramente ed è limitata per lo più alle classi più ricche.

La “mut’à”

Un’importante istituzione è quella della mut’à o matrimonio di piacere o per meglio dire matrimonio temporaneo, infatti si tratta di un’unione legalmente contratta per un periodo di tempo limitato.

Questa tradizione probabilmente viene dall’Arabia dove il matrimonio era un contratto temporaneo per il quale la donna riceveva una dote e dove oltre all’indicazione di altri elementi costitutivi del matrimonio, conteneva un’esplicita menzione della durata.

Infatti dai vari studi sulla mut’à si è scoperto che veniva usata in Iran dalle donne dell’elite per legittimare i rapporti sessuali che altrimenti sarebbero stati illeciti per la legge religiosa.  Infatti in tempi più recenti la mut’à si è manifestata come una forma di prostituzione legalizzata.

Il ripudio

Il diritto musulmano prevede tre modi di scioglimento del matrimonio:

1 - davanti al gradi,

2 - richiesto da entrambi gli sposi ma solo per ragioni gravi, divorzio per mutuo consenso,

3 - infine il ripudio unilaterale.

 

Mentre la dissoluzione del matrimonio è accettata solo dal madhhab malikita, la seconda possibilità prevede il pagamento di un’indennità che viene pagata dalla moglie al marito.

Il ripudio invece è un’azione riservato solo al maschio.

Il ripudio ha altre forme particolari come l’astinenza da parte della donna dai rapporti sessuali per un periodo di tempo superiore a quattro mesi al fine di non lasciare equivoci sulla identificazione della paternità. Questo prevede anche il rito del giuramento imprecatorio. Dopo la risoluzione del legame matrimoniale il marito dichiara di liberarsi dall’obbligo della paternità nel caso in cui la moglie partorisca successivamente o a causa di una violenza carnale.

Ritornando al ripudio il Corano determina e garantisce le modalità e i tempi, inoltre il Corano propone una conciliazione sotto forma di arbitrio famigliare, oppure la possibilità di fissare un compenso speciale per lo scioglimento del matrimonio oltre che ad una quota fissa della successione in caso di morte. Però i dotti musulmani come esperti maschilisti hanno introdotto alcune nuove regole circa il ripudio, al punto da ridurre al minimo le garanzie della donna.

Infatti il ripudio può essere pronunciato anche quando la moglie è in periodo mestruale o dopo aver avuto rapporti con lei, infine proferendo in una sola volta, anzichè a intervalli inframmezzati da lunghi periodi, la triplice formula che lo rende irrevocabile(ba’in).

Per quanto riguarda la custodia dei figli, il diritto musulmano classico si allontana dal preferire il coniuge maschio (è spontaneo pensare che il maschio si voglia sentire “libero” dalle responsabilità della prole), infatti stabilisce che la prole sia affidata alla madre o in mancanza di questa ad altri parenti femmine. Ma nonostante ciò la preminenza del marito non scompare, infatti se questo ottiene la custodia dei figli, ha possibilità anche di risparmiarsi economicamente, senza che nulla gli venga tolto oltre quello che viene pattuito come compenso per la moglie all’atto del matrimonio.

Nel caso in cui la donna vedova o ripudiata si risposasse perderebbe automaticamente la custodia dei figli.

Il “Muhallil”

La giurisprudenza musulmana se da una parte ha accelerato i tempi del ripudio stabiliti dal Corano, dall’altra parte ha avuto comprensione per le azioni compiute impulsivamente dal marito. Infatti, il marito si può rivolgere al muftì per ottenere la validità del matrimonio in quanto lo dichiara in preda ad un eccesso di follia che gli ha fatto pronunciare la formula del ripudio.  Anche nel Corano si dice infatti :

Dunque se uno ripudia per la terza volta la moglie, essa non potrà più lecitamente tornare da lui, se non sposa prima un altro marito; il quale se a sua volta la divorzia, non sarà peccato se i due coniugi [originari] si ricongiungano, se pensano di poter osservare le leggi di Dio. Questi sono i termini di Dio che Egli dichiara a uomini che comprendono Sura (2,230).

La sensibilità sessuale dai tempi del Profeta ad oggi è evidentemente cambiata, tuttavia per rispettare la parola di Dio si simulano dei matrimoni, dietro compenso di denaro, al fine di poter congiungersi nuovamente con la moglie ripudiata. La figura del muhallil è che colui che ha l’autorità di scioglie o costituire un vincolo, colui che può rende lecito il matrimonio col primo marito anche se la donna è stata solennemente e irreversibilmente ripudiata tre volte.  Su questa storia si sono venute a formare tanti aneddoti esilaranti esistenti in tutte le letterature musulmane.

 

Le concubine

Se il Corano limita i matrimoni a quattro, controllando la poligamia, per quanto riguarda le concubine cioè schiave non sposate, potevano essere di un numero illimitato. I rapporti con le concubine si hanno solo per volontà del maschio, mentre le mogli godevano di alcuni diritti inviolabili, per quanto riguarda le schiave o concubine erano assolutamente indifese. La donna inoltre non poteva avere schiavi perché non erano autorizzati ad avere con loro rapporti sessuali. Sembra che in Arabia non ci sia un termine per indicare questi tipi di rapporti con concubine, mentre per le concubine c’è il termine surriya che significa “far piacere”, procurare piacere. Dal punto di vista giuridico il concubinato viene classificato come unione extraconiugale senza donativo nunziale né intervento del tutore. L’unico contratto che unisce la concubina e il padrone e quello di servire il padrone. I figli nati dal rapporto di concubinato godono di alcuni vantaggi, tra cui anche l’ascesa nella classe sociale, ma anche la mamma gode di alcuni vantaggi forse molto più vantaggiosi delle stesse mogli, infatti la concubina non poteva essere ripudiata e alla morte del padrone questa poteva essere libera. I figli nascevano liberi e concorrevano in maniera uguale all’eredità del padre naturale.

La prostituzione

In Arabia preislamica la prostituzione esisteva e le prostitute si distinguevano dall’avere un emblema sulla tenda che sventolava. Anche nel Corano alla sura 24, si parla di questo problema: nel dar-al-islam la prostituzione era vietata, però le testimonianze basate su un’ampia documentazione parlano di tasse governative sull’attività della prostituzione. Nell’Egitto islamico le prostitute dovevano registrare il proprio nome presso un garante e pagare una tassa per poter svolgere l’attività indisturbata. Queste tasse venivano calcolate in base alla bellezza e al fascino di ciascuna prostituta. Questo tributo perché proveniente da un’attività illecita non era versato nelle casse dello stato ma era dato a un portatore di torce affinché gli introiti fossero utilizzati per acquistare materiali a loro volta impuri ma connessi comunque alla vita civile.

Conclusioni:

La parte da me esaminata è stata interessante perché mi ha messo a conoscenza dei vari istituti che vengono usati nella società musulmana. Ho visto che hanno tradizioni molto diverse dalle nostre, proprio perché diverse non le posso ne criticare ne giudicare ma le accetto così come sono, inoltre è proprio in questa diversità che arricchisco la mia conoscenza riguardo alla vita matrimoniale e quindi ai ruoli che una coppia ha in un’altra società. La cosa più importante per me è che tutte le società e tutte le religioni educhino i loro seguaci all’accettazione del diritto di uguaglianza nella dignità di tutti gli uomini e di tutte le donne e alla convivenza e al rispetto di tutte le coscienze che non fanno parte della nostra cultura.

Commento all’articolo intitolato

Resistenza, pace quale immagine”.

In questo articolo si parla della differenza, se c’è ne una, tra il Dio dei musulmani e il Dio dei cristiani. Si fa un confronto tra la vita di un vescovo, assassinato dai musulmani, nonostante che avesse lavorato con amore per costruire un dialogo tra cristiani e musulmani e quella di una terrorista algerina che ha compiuto numerosi massacri, stragi e torture in mone di Dio Clemente e misericordioso, convinta di meritare la gloria del martirio e di “vincere” la vita eterna solo perché gridava: “Dio è il più grande”. L’efferatezza di questa donna era dovuta all’aspirazione di diventare comandante, in quanto una donna nella cultura dell’Islam è subordinata alla vita domestica. Ora è necessario capire qual’è il vero volto di Dio, affinché l’uomo possa riconoscerLo. Occorre censurare ufficialmente, tutte le varie forme di interpretazione sbagliate di Dio. Non si può assolutamente pensare che quella tragica esperienza vissuta dai  terroristi sia la religione musulmana, perché nessuna religione, con principi morali onesti, può volere la morte di persone innocenti o la persecuzione per motivi di credo religioso. Infatti il vero pensiero di Allah promuove la vita di ogni uomo con amore e equità. Quindi ogni forma di religiosità esasperata e violenta non proviene da Dio e non soddisfa nemmeno nessun principio religioso. Sono sicura che il vero volto di Dio e un volto che da serenità, pace e amore. La dolcezza del suo volto ci da la possibilità di amare gli altri donando anche la vita per loro e non togliendola.

-Commento al secondo articolo:

“Disuguali in famiglia”

Nel 1984 in Algeria sono state varate un’insieme di leggi che facevano della donna algerina una minorata e una discriminata all’interno della famiglia. Oggi varie associazioni di donne si sono riunite per abolire questo codice, chiedendo l’abolizione della poligamia e dell’obbligo per la donna, di qualsiasi età, di avere il consenso al matrimonio da parte di un tutore.

Si chiede inoltre la reciprocità degli obblighi tra i coniugi e per chi ottiene la custodia dei figli di ottenere anche l’alloggio di famiglia, mentre prima l’abitazione era comunque concessa al solo marito.

Abbiamo visto che il ruolo della donna in Algeria e in tutti i paesi musulmani è molto sminuito e svilito. Naturalmente ci sono delle eccezioni, ed è giusto che la donna algerina abbia chiesto giustizia sociale nelle leggi e non solo per un fatto di modernità, ma per il rispetto dei diritti umani in ogni persona che sono i presupposti di ogni onesta religione e di ogni onesta società. La donna quindi deve avere gli stessi diritti dell’uomo riguardo l’impegno e la cura della famiglia. Anche perché nella volontà del Creatore i figli chiedono l’impegno, la presenza, e  la responsabilità di entrambi i coniugi, perché solo così possono imparare ad avere rispetto per gli altri. Spero che questa battaglia le donne algerine possano vincerla, affinché si ottenga un società più giusta e più rispettosa nei confronti di tutti, e nei confronti di Dio che essi senza saperlo hanno così pesantemente insultato.

      BIBLIOGRAFIA-

A. BAUSANI, “IL CORANO”, ed.BUR, FIRENZE, 1995.

GIORGIO VERCELLINI “ISTITUZIONE DEL MONDO MUSULMANO”, ed. Einaudi

TORINO 1996 (PAGG.148-161).

-INDICE-

    La poligamia                 p.1

    La “mut’à”                   p.2

    Il ripudio                   p.3

    Il “Muhallil”                p.5

    Le concubine                 p.6

    La prostituzione             p.7

    Conclusioni                  p.8

Commento agli articoli:

1 - “Resistenza, Pace quale immagine”    p.9

2 - “Disuguali in famiglia”              p.10

- Bibliografia                 p.12

Tesina: LA VITA MATRIMONIALE E MISTICA DELL’ISLAM Studentessa: Palladino Anita A A. 1997-98  / Istituto Superiore di Scienze Religiose “Odegitria”- BARI - Pontificia  Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale

“Io sono il Misericordioso, colui che sempre perdona”

(liberamente tratto sintetizzato e commentato da: P. Magnanini, SETTE E RELIGIONI, ISLAMISMO, ed. Studio Domenicano Bologna Gennaio 96). Ci avviciniamo con rispetto e con devozione a questa meravigliosa religione, che numera nel suo seno tanti santi ed ha scritto tante pagine gloriose dell’umanità. Le pagine turpi non sono da addebitare al Misericordiosissimo, ma agli ignorantissimi e cattivissimi. Dedico ai fratelli musulmani di tutto il mondo.

 Guerra Santa (Gihàd):

La gihad non costituisce uno dei “pilastri” dell’Islam, tuttavia ne manifesta lo spirito: la lotta eterna tra le forze del bene e quelle del male. Sulla via di Dio, per la sua causa, con un impegno crescente che nel Corano mostra questa evoluzione:

1 - si parte dall’invito alla sapiente e paziente sopportazione delle offese che provengono da parte degli infedeli,

2 - per passare al precetto di una intransigente difesa della fede contro gli attacchi dei miscredenti,

3 - e si giunge infine all’ordine di attaccare coloro che  ostinatamente si rifiutano di accettare l’Islam.

Paziente sopportazione delle offese

 Chiama gli uomini alla Via del Signore, con saggi ammonimenti e discuti con loro nel modo migliore...E se punite, punite in misura del torto ricevuto, ma se pazientate meglio sarà pei pazienti. Pazienta dunque, e sappi che il tuo pazientare è solo possibile in Dio; non ti crucciare per loro e per le loro insidie non t’angustiare - perché Dio è con coloro che Lo temono, con coloro che fanno del bene Cor. XVI, 125-128.  

Ampia tolleranza:

 Unico compito di Muhammad è quello di annunciare la parola di Dio e non quello di costringere gli uomini alla fede. “Non vi sia costrizione nella fede; la retta via ben si distingue dall’errore e chi rifiuta gli idoli (i demoni) e crede in Dio s’è afferrato all’impugnatura saldissima che mai si può spezzare, e Dio ascolta e conosce”Cor. II, 256. L’espressione “voi avete la vostra religione, io la mia” di Cor. CIX, 1-6 è considerata da diversi studiosi come la Magna Carta della tolleranza religiosa. La pazienza e la tolleranza sono il tipico invito della prima predicazione di Muhammad alla Mecca. Difesa dagli attacchi nemici: “Combattete sulla via di Dio coloro che vi combattono ma non oltrepassate i limiti, che Dio non ama gli eccessi... Combatteteli dunque fino a che non ci sia più scandalo, e la religione sia quella di Dio; ma se cessan la lotta, non ci sia più inimicizia per gli iniqui”Cor. II, 190-193. Ci troviamo così nei confronti di una guerra difensiva, infatti l’Islam ama la moderazione in tutte le cose! E’ permesso combattere per difendere i propri diritti contro color che ingiustamente tentano di conculcarli. I Musulmani difendono gli Ebrei e i Cristiani in cambio del pagamento della dhimma. L’Associazione Giustizia e Verità difende i musulmani in cambio dell’amore. “E’ stato permesso di combattere coloro che ci combattono perchè sono per  noi oggetto di tirannia... Certo se Dio non respingesse alcuni uomini per mezzo d’altri, sarebbero ora distrutti monasteri e sinagoghe, e oratori e templi nei quali si menziona il nome di Dio di frequente. Orbene Iddio soccorrerà per certo chi soccorre Lui; in verità Dio è potente, possente”. Cor. XXII, 39-40 Si deve combattere contro i pagani che agiscono ingiustamente e violano i diritti dei Credenti e violano i giuramenti fatti. E’ proprio questo che vuole l’Associazione, una grande alleanza di tutti gli adoratori di Dio contro gli infedeli, una grande alleanza mondiale, per difendere la gloria di Dio, sotto il cielo ed in tutti i nomi e tutte le religioni in cui è riconosciuto e servito. Infatti è un nostro fondamentale dovere difendere la gloria di Dio contro i pervertitori del genere umano. “In verità i peggiori animali all’occhio di Dio sono quelli che hanno rigettato la fede, e si ostinano a non credere”. Cor. VIII, 55 Guerra a oltranza contro gli infedeli. Ecco il vero e santo concetto dell’integralismo: purezza, amore della Giustizia e della Verità. Il vero fedele è radicale, integrale, non ambiguo e non dedito al compromesso, tuttavia ha imparato da Dio paziente e misericordioso ad amare tutti gli uomini onesti, sinceri e buoni ed a proteggerli, perchè loro anche se non in modo consapevole sono già amati nella vera religione e sono già amati da Dio. Infatti la loro onestà può solo essere spiegata con la presenza di Dio nei loro cuori. Uniamoci, fratelli adoratori di Colui che solo è Santo, uniamoci come le dita di una mano. Come Presidente dell’Associazione Giustizia e Verità chiamo alla Guerra Santa tutti i credenti del mondo, contro i credenti degli idoli e dei demoni. Contro i primi, pazienza ed amore al fine di conquistarli, contro i secondi con l’opposizione decisa, essi infatti sono già perduti. “O voi che credete! Combattete i negatori che vi stan vicini! Che possan trovare in voi tempra durissima! E sappiate che Dio è con coloro che lo temono!”. Cor. IX, 123 “ Coloro che credono combattono sulla via di Dio, e coloro che rifiutan la Fede combattono sulla via degli idoli, combattete dunque gli alleati di Satana, che l’insidia di Satana è debole insidia”. Cor. IV, 76 E’ vero che per pagani si intende coloro che non vogliono accettare  l’Islam (la Religione della Verità) e che in riferimento ai Giudei ed ai Cristiani (quelli cui fu data la scrittura) devono essere combattuti finchè non paghino il tributo, ossia la dhimma, che rappresenta un segno di sottomissione, e quindi di umiliazione. Ora questo atteggiamento deve essere superato! Come potrei dire: “uomini adoratori di Dio unico e vero. Adoratori della Giustizia e della Verità uniamoci per lottare i malvagi, gli idolatri, i satanici e poi dopo che li avremo vinti potremo sbranarci tra di noi? Potremo mai ottenere la vittoria per la gloria di Dio e l’avvento del suo regno di amore se nell’intimo abbiamo diffidenza fra di noi e non siamo compatti come le dita di una mano, come fratelli di un unico Padre? Basta ad ostacolarci reciprocamente, basta con l’inimicizia dei figli di Abramo (tutti i monoteisti sono figli di Abramo), potremo mai vincere satana se non interpretiamo “spiritualmente” alcuni brani dei testi sacri? Se non diamo la corretta interpretazione ad alcuni passi dei vari testi, delle varie religioni, assisteremo ancora impotenti al trionfo di satana sui figli della luce e della verità. Cosa c’è di più disgustoso che vedere i figli di satana angariare i figli di Dio? E se occorre l’autorità di un profeta mandato da Dio per dare autorevole e solenne interpretazione alle sacre scritture, bene, quello sono io. Infatti porto in me la rivelazione ed un amore cosmico ed universale per riconoscere i veri figli di Dio ovunque si trovino e per dare discernimento delle scritture, come per dare discernimento del bene e del male, cioè di cosa è giusto credere o non credere. Certo è che finchè i figli di Abramo saranno in lotta, i fratelli musulmani con la loro carne ed il loro sangue saranno sempre grasso per lubrificare i cingoli e gli ingranaggi dell’imperialismo. “O voi che credete! Statevi in guardia! lanciatevi contro il nemico in gruppi dispersi, o in massa serrata!” Cor IV, 71 Ecco ora è arrivato il momento di lottare in massa serrata, per la battaglia finale, per la madre di tutte le battaglie! Tutti quelli che dicono la parola Dio, ed intendono dire: Sapientissimo e Misericordiosissimo. Tutti quelli che nel proferire Dio intendono Giustizia: “il male che non vuoi per te ad un altro non lo fare”; e intendono Verità: “rifuggire quello che è menzogna” sono dei nostri, sono i nostri fratelli nella loro bellezza così come Dio li ha voluti: il Ricchissimo, l’Inesauribile, il Creativo Ammirabile. Sono i nostri fratelli, quelli che si batteranno e morranno al nostro fianco, quelli che troveremo nel nostro Paradiso, infatti esiste un unico e vero Dio come è vero che esiste un unico Paradiso. Quando finiremo di assistere impotenti al martirio dei musulmani da parte dei cristiani ed a quello dei cristiani da parte dei musulmani? Quando finirà lo scempio di assistere ad un governo che legittimato da una maggioranza è divenuto confessionale, e razzista fino a discriminare uomini di altre religioni? Una sola deve essere la discriminazione! Quella degli onesti sui disonesti, infatti questi ultimi ben si comprendono e si aiutano reciprocamente. Disse Gesù: “purtroppo i figli delle tenebre sono più scaltri dei figli della luce”. “E se due partiti, fra i credenti, combattessero fra loro, mettete pace fra essi...Perchè i credenti sono tutti fratelli: mettete dunque pace fra i vostri fratelli, e temete Iddio, che per avventura Iddio abbia pietà di voi”. Cor. XLIX, 9-10 Guerra santa come “sforzo” non bellico: “ Ma tu non obbedire a quelli che rifiutano la fede, ma combattili con la Parola, in guerra grande”. Cor. XXV, 52 “ Veri credenti sono coloro che partecipano alla guerra santa offrendo i propri beni e se stessi alla nobile causa, questo è espresso in Cor XLIX, 15.(liberamente tratto sintetizzato e commentato da: P. Magnanini, SETTE E RELIGIONI, ISLAMISMO, ed. Studio Domenicano Bologna Gennaio 96) Per l’insegnamento impartito dalle scuole di pensiero coraniche i Cristiani hanno si la possibilità di restaurare o ricostruire le chiese distrutte ma non di costruirne delle nuove! Questo è in contraddizione con la possibilità data a Roma ed il altre città dell’occidente cristiano di costruire grandi e superbe moschee per la gloria di Dio. Non deve più avvenire quello che è avvenuto in Sudan o in Algeria dove sono stati trucidati sette monaci trappisti (di clausura) detiti esclusivamente alla preghiera. Dobbiamo spegnere il fuoco appiccato da quei criminali satanici degli estemisti islamici, perchè esso potrà portare solo rovine, distruzione e morte. E’ necessaria una unità di volontà e di ideali che abbracci tutto il mondo, solo così potrà essere vinta la violenza, infatti la violenza nasce dalla disperazione. Certo tutta l’umanità si trova in una crisi profonda, se la svolta avviene in favore dell’odio e delle forze del male e della morte, allora saremo tutti perdenti. Ai vecchi scenari ideologici si vanno sempre più contrapponendo i nuovi scenari costituiti tra i paesi poveri e quelli ricchi.

LA MINACCIA DELL’ESTREMISMO ISLAMICO

(di Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95) Ma il Corano è per la coesistenza. Maometto previde leggi tolleranti per la gente del libro e gli infedeli. Tuttavia alla luce dei diritti umani esse risultano anacronistiche, assieme ad altre leggi delle “Sharia”. Quando nel luglio ‘94 ci fu in Algeria  l’assassinio di sette pacifici marinai italiani, il direttore del centro islamico culturale d’Italia, Abdellatif el-Kettani, inviò alla radio vaticana un messaggio di ferma condanna di quegli atti criminosi, “perchè non hanno alcuna relazione con la religione islamica, anzi sono in contraddizione con i suoi insegnamenti di tolleranza”. “Infatti chiunque uccida una sola persona innocente è come se uccidesse l’umanità intera”. Appena un mese prima, l’imam della comunità musulmana di Latina, egiziano d’origine ma cittadino italiano, aggredito da una banda di naziskin, che già aveva lanciato bottiglie incendiarie sull’edificio adibito a moschea, al processo contro i teppisti aveva dichiarato: “Il profeta Mohammad ha detto che chi non perdona non sarà perdonato. Con la speranza che questa sia l’ultima volta che accadono simili episodi, intendo perdonare i ragazzi che mi hanno aggredito”. Ma alla testimonianza di un islam che nelle espressioni di el-Kettani “insegna il rispetto della buona vicinanza, la protezione di chiede asilo finchè sia al sicuro”, si affiancano fatti che in vari paesi del mondo islamico dicono pesanti discriminazioni di minoranze, non garanzia del diritto alla libertà religiosa. In epoca moderna, la riluttanza cristiana verso i diritti dell’uomo fu radicalizzata dalla polemica antireligiosa di certi illuministi e razionalisti, che indusse a pensare la libertà religiosa come diritto alla miscredenza e la libertà come libertinaggio. Ebbe però il suo gioco anche una certa diffidenza della chiesa verso “il mondo” e verso una “sovranità del popolo”. Fu il pungolo doloroso dei grandi cambiamenti sociali nei due secoli, con aspetti positivi e con le tragedie e le ingiustizie sui popoli operate dai totalitarismi, a stimolare un nuovo graduale discernimento. Da parte cattolica la piena apertura al mondo moderno, ai diritti umani e ai loro fondamenti etici accolti come “segno dei tempi” avverrà soprattutto con Giovanni XXIII: con l’enciclica Pacem in terris del 1963, e poi con il Vaticano II e la dichiarazione conciliare Dignitatis humanae sulla libertà religiosa, del 1965. Da parte islamica sarà a partire dagli anni’70 che su larga scala si diffonderà la questione dei diritti dell’uomo, posta dall’Onu come rivendicatrice universale, per la quale si richiedeva una base giuridica nelle Costituzioni degli stati, e conseguentemente nel diritto civile e penale. E’ del 1981 una Dichiarazione islamica universale dei diritti dell’uomo, consegnata all’Unesco dal Consiglio islamico per l’Europa. Nel ‘90 al Cairo, l’Organizzazione della Conferenza islamica esprime un’altra dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo: nell’una e nell’altra la libertà religiosa viene affermata “come prevista nella sharia”, la legge islamica: perciò con vari limiti fatti risalire a vincoli della propria fede, in pratica alle antiche interpretazioni dei giuristi medievali. Ma non tutti furono d’accordo sulla legittimità di tali limiti. Parecchi studiosi, musulmani credenti, non vedono nei diritti umani, come sono espressi dalla carta dell’Onu, nessuna contraddizione con la purezza originaria del messaggio dell’islam. Anzi chiedono ai loro teologi di respingere ogni forma di discriminazione, manipolazione e minaccia sull’uomo “in quanto crimine che il Corano condanna espressamente e severamente”. Di fatto, la sharia viene integralmente applicata come legge fondamentale dello stato solo in Iran, Sudan, Arabia Saudita, Afghanistan. In Iran la costituzione  non garantisce un diritto alla libertà religiosa, ma solo una certa autonomia per le minoranze, con rappresentanza in parlamento, che però esclude i bahai, come “setta deviata” dell’islam. Nella maggioranza dei paesi musulmani non esiste per legge una discriminazione delle minoranze religiose, e sul piano del diritto pubblico lo statuto di dhimmi è generalmente superato. E’ invece nel diritto civile, specie per quel che riguarda i matrimoni misti, che in tutti i paesi - ad eccezione della Turchia e Tunisia - permangono,dove più dove meno, le restrizioni della sharia. L’apostasia, in quanto atto criminale, non appare più formalmente nei sistemi giuridici, ma di fatto per essa la pena di morte sussiste ancora in Iran, Mauritania, Sudan, Arabia Saudita. In altri paesi restano sanzioni gravi sul piano del diritto civile, come l’esclusione dalla tutela dei figli e dal diritto di eredità. Eccezionale la posizione dell’Indonesia, a grande maggioranza islamica, che ha cinque religioni ufficiali: islam, protestantesimo, cattolicesimo, induismo, buddismo. Ma le tensioni ideologiche che tormentano i paesi a noi più vicini, si fanno sentire nei rapporti tra musulmani e cristiani. Ma che cosa ha bloccato l’islam, così fortemente progressista nel suo sorgere, rispetto al mondo circostante? Si pensi al suo statuto della donna - oggi fra i più arretrati - riconosciuta dal Corano come soggetto di diritto, quando non ne aveva affatto; o all’affermata uguaglianza delle razze, al grande sviluppo scientifico in cui coinvolse Oriente e Occidente, ecc... Nell’islam, sostengono gli studiosi “riformisti”, gli studi giuridici medievali che hanno definito la sharia, con le loro casistiche rispecchiano un adeguamento ideologico della religione, una strumentalizzazione del discorso profetico da parte dei califfi del tempo, per costruirsi una legittimità politica. Un po’ come accadde nella nostra storia, per i re e gli imperatori legittimati dalla Chiesa. Il processo di sviluppo del discorso religioso si è spezzato assieme alla storica unità della potenza islamica, nel X secolo: con le divisioni, le dispersioni, le rivalità dei diversi gruppi etno-culturali, che tuttora si rispecchiano nelle politiche dei vari centri di potere. L’onda d’urto che il mondo islamico oggi vive, esprime un conflitto fra tradizione e modernità, con la quale deve trovare un nuovo equo compromesso. Il suo protrarsi dimostra che l’imitazione della tematica laica, così come l’occidente la propone, non è una soluzione. Basti pensare alla marcia indietro della Turchia, dopo i tentativi di Ataturk nei primi decenni del nostro secolo, per un regime completamente laico. Al contrario, un islam ideologico oggi si nutre della profezia religiosa per una “salvezza”, fatta di giustizia, benessere, solidarietà, che i cambiamenti e le ideologie politiche, insieme alla corruzione, hanno dimostrato illusoria. Ideologico e non religioso è anche il formidabile appoggio dell’Iran - assieme a Sudan, Arabia Saudita, Yemen - ai gruppi radicali islamici, assieme alle armi e agli addestramenti terroristici. Paradossalmente, i gruppi estemisti fanno una lettura positivistica del Corano, non distinguendo i diversi piani del suo linguaggio simbolico, metaforico, esemplare: presentandolo come una costituzione moderna per la gestione ideale della società. Ma l’attenzione verso l’islam, all’idea forte di unità dell’uomo, per cui vede insieme il profano, lo spirituale e il temporale (tanto cara questa visione alla nostra Associazione) ha degli aspetti di sfida per la stessa cultura occidentale, che nel suo laicismo esasperato ha tagliato il collegamento tra mondo e parola profetica, introducendo nuove contraddizioni fra diritti e doveri morali, fra libertà e senso della vita. C’è bisogno di imparare a vivere una storia più solidale, più autenticamente liberatrice.(di Annamaria Pericoli, Città Nuova, marzo 95)

Islam: perplessità sull’intesa con i musulmani in Italia in “Civiltà Cattolica” Il gesuita p. Giuseppe De Rosa, in un articolo apparso sul n. 3502 (18 maggio 1996) del quindicinale La Civiltà Cattolica, ha affrontato il tema dell’Intesa tra lo Stato italiano e i musulmani in Italia, la cui richiesta era stata avanzata nel novembre del 1992 dalla UCOII (Unione delle Comunità delle Organizzazioni Islamiche in Italia).  Nell’esaminare lo spinoso tema, padre De Rosa preliminarmente rileva che: “le popolazioni musulmane...hanno difficoltà a fondersi con altri”; i musulmani richiedono l’Intesa non in base al principio della libertà religiosa ma “in base alla verità dell’Islam in quanto rivelazione suprema. Secondo il gesuita, il fatto più importante da tener presente per la comprensione dell’islam “è che questo concepisce la religione come ciò che fonda e struttura tutta la vita privata e pubblica, cosicchè non c’è distinzione nè separazione tra vita religiosa e vita sociale, tra sfera civile e sfera religiosa, tra la legge religiosa e la legge civile, ma la legge religiosa (shari’a), desunta dal Corano è l’unica legge civile”. Dopo aver considerato i problemi che nascono dalla mancanza di una “rappresentanza” dei musulmani, a causa della struttura di questa confessione, che non ha una propria gerarchia religiosa nè civile, e aver rilevato che prima di stipulare un’Intesa vanno considerati i veri problemi che questa comporterebbe come: “la concezione islamica del matrimonio e della famiglia”. L’UCOII chiede, tra l’altro, che vengano riconosciuti ai matrimoni celebrati con il rito islamico gli effetti civili. “La difficoltà insuperabile per l’ordinamento italiano di accogliere questa richiesta - scrive padre De Rosa - sta nella concezione che l’islam ha del matrimonio e della famiglia: concezione che porta non solo la poligamia(...),ma anche il fatto che, almeno secondo certe scuole, il consenso della donna (anche se è normalmente richiesto) non deve essere necessariamente espresso”. Inoltre, tale concezione comporta: la facoltà per il marito di ripudiare la moglie, unilateralmente, senza il consenso di questa. “Si tratta, come si vede, di problemi assai difficili, che potranno segnare il destino dell’Europa nel secolo XXI..., se l’slam “non affronterà il problema della modernità, la sua presenza in Europa sarà necessariamente, da una parte, conflittuale, e, dall’altra, di estraneità e di emarginazione.  In tal caso, l’Europa non sarà solo multietnica e multireligiosa, ma anche terreno di conflitti e di scontri religiosi e politici, che ne potranno turbare gravemente la pace e la convivenza”(CR 487/02/FF96).

Nasser

CR 472106 ISLAM: attualità di una dichiarazione di Nasser del 1962

Da più parti si tenta dì accreditare la distinzione tra musulmani moderati, e quindi “buoni”, e musulmani fondamentalisti, e quindi “cattivi”. Abbiamo ritrovato una vecchia dichiarazione di Nasser, allora presidente dell’Egitto, e da tutti annoverato tra i musulmani moderati, anzi addirittura tra quelli laici. Ebbene, commemorando, nel 1962, la vittoria delle armate musulmane contro quelle crociate di San Luigi IX a Mansura, nel Basso Egitto, Nasser disse:

“La Mezzaluna gettò nel fango la Croce. Solo una scorreria musulmana potrà ridonarmi la gloria di altri tempi. Questa gloria non sarà riconquistata fino a quando i cavalleri di Allah non avranno calpestato San Pietro di Roma e Notre Dame di Parigi

(cfr. Nouvelles de Chrétionté, n. 362,13 settembre 1962). (CR 4721061B B96)

CR 488/03 MASS-MEDIA: continua la scalata dei finanzieri islamici al mondo dei mass-media. Al gruppo Dallah al Baraka. presieduto dallo sceicco Saleh Kamel, che è socio della RAI per la commercializzazione di Sai lnternationat è stata concessa da Letizia Moratti l’esclusiva per Stati Uniti e America Latina dei diritti in chiaro e criptati di Novantesimo minuto e delle due partite di campionato, pomeridiana e serale, di proprietà RAI. In teoria i programmi dovranno essere diffusi nei due continenti attraverso il canale satellitare RAI, ma in pratica gli arabi potranno rivenderli autonomamente ad altre televisioni senza pagare nient’altro che il minimo garantito previsto dal contratto con Rai International. “Letizia Moratti prima di lasciare la presidenza della RAI, ha fatto un bel regalo al gruppo saudita Dallah al Baraka, commenta il mensile Prima, specializzato in notizie sul mondo della comunicazione (cfr. Prima, cit.), che aggiunge: “Alla Sacis la perdita dei due territori costa 15 miardi secchi”. Ma anche il gruppo che fa capo all’on. Silvio Berlusconi non è insensibile al richiamo del mondo islamico. Con il recente aumento di capitale di Mediaset, una delle fase dell’ardita operazione di ingegneria finanziaria attraverso le quali il direttore finanziario della Fininvest, Ubaldo Livolsi, prevede il passaggio delle attività televisive della società da lui diretta dal controllo di una one man company a quello di una società ad azionariato diffuso, sono entrati in Mediaset nuovi soci stranieri: tre industriali, tra i quali la Kingdom 5-KR-16 Ltd, del principe saudita Al Waleed, e cinque finanziari, tra i quali la società araba Abu Dhabi investment Authority.(15 giugno 1996, n. 488 Corrispondenza romana) CR 534/04 

ISLAM: funzionari della Nato e del Consiglio d’Europa fanno parte di un’organizzazione segreta islamica.

 (12 luglio 1997, n. 534     Corrispondenza romana)

Il quotidiano comunista, “il manifesto”, citando l’opera di F. Dassetto e A. Bastenier, L’Europa frontiera dell’islam, scrive che funzionari della Nato e del Consiglio d’Europa aderiscono alla Suleymanci,

Altro aspetto solitamente negletto: quello strategico. C’è senza dubbio qualcosa di futuribile, di non ancora ben delineato e sopratutto di incerto, ma credo convenga pensarci fin da ora. Anche perché la realtà islamica, che ci appare storicamente frammentata e anche contraddittoria nelle sue varie manifestazioni ha in realtà una propria rigorosa ed imprescindibile globalità (...) Pur con tutte le evidenti differenze, che non permettono generalizzazioni e consigliano cautela nelle analisi il mondo musulmano può essere paragonato a un vasto magma che ribolle sotto una coltre piena di crepe. L’Islam è l’elemento che fonde le diversità, e nessuno può dire se, dove e quando avverranno eruzioni e di quale portata (...) Oggi - com’è ampiamente noto- proliferano i gruppi di guerriglia e quelli terroristici. Alcuni hanno matrice islamica fondamentalista (come gli Hezbollah sciti filoiraniani); altri appartengono alla corrente maggioritaria sunnita (come il Movimento di Resistenza Islamica operante nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, o il Gruppo Islamico attivo in Egitto, o ancora l’Esercito Islamico della Salvezza in Algeria). Anche i movimenti di matrice laica hanno tuttavia in comune la costante islamica. E infatti l’appoggio a questi gruppi e movimenti proviene da quasi tutti i principali stati musulmani - Iran, Libia, Siria, Sudan -nonostante le loro palesi diversità di atteggiamento ufficiale nei confronti della religione.(...)Senza pretese di completezza vorrei ricordare che il nostro Paese (a parte gli interventi di pace in Libano e la pur marginale partecipazione alla Guerra del Golfo) fu ripetutamente coinvolto da iniziative militari al nostri danni nel Settembre 1973 aerei libici attaccarono la corvetta De Cristofaro nel Canale di Sicilia; in ottobre fu sequestrato l’Achille Lauro; Il 27 dicembre dello stesso anno un commando di terroristi eseguì un attentato all’Aeroporto di Fiumicino e ancora il 15 aprile dell’anno successivo due missili libici caddero in mare a breve distanza da Lampedusa (...) Senza drammatizzare indebitamente la situazione occorre anche tener presente l’attuale politica di sviluppo di armi di distruzione di massa -chimiche e biologiche in particolare- perseguita da Libia e Iraq. Un nuovo afflusso di tecnologie e di armi «tra cui missili di concezione abbastanza moderna, quali il Ro-Dong I nordcoreano) sta offrendo a questi Paesi prospettive insospettate fino a pochi anni fa (...) il nostro Paese verrebbe investito per primo da eventuali crisi (...)

ITALIA / CR 548105 ISLAM:

direttive terroristiche all’imam di Bologna.

“Ciò che ti raccomando, è di occuparti dei francesi; non fartene scappare né grande né piccolo; perché sono parecchi in Italia, specialmente nelle località turistiche. Sei autorizzato a compiere ai loro danni, quel ch’è di tuo piacimento, e puoi spaziare dal furto, all’omicidio, alla rapina. Che tu mi vendichi di loro, è ciò che m’importa”. Questo testo, che esorta al terrorismo ai danni dei francesi residenti in Italia, quale rappresaglia contro l’appoggio dato dalla Francia all’Algeria, è parte di una lettera inviata dal terrorista islamico Mondher Baazaoui, attualmente incarcerato per reati vari in Francia, al suo amico Mohammed ben Brahim, fino a poco fa “imam di Bologna”, lettera sequestrata nell’auto di quest’ultimo. Nel corso di una conversazione, captata dalla polizia italiana con il sistema dell’intercettazione, l’imam, condannando il comportamento di un tunisino colpevole di non seguire le sue direttive, minaccia: “Lui non sa che a noi versare il suo sangue è permesso. (...) Credono che quelle cose succedono solo in Algeria e che qui non potrebbero mai accadere; non si rendono conto. Quali siano “quelle cose” che accadono in Algeria, lo si può intuire dalle notizie dei massacri di questi ultimi anni. L’imam era sotto controllo della polizia italiana, anche per via dei timori sollevati dalla visita a Bologna del Papa durante il recente Congresso Eucaristico, alla vigilia del quale sono stati arrestati prima un terrorista algerino, Amine Akli, poi alcuni agenti musulmani tunisini, diretti spiritualmente proprio da Saidani, ai quali è stato contestato il reato di associazione sovversiva. Nel loro covo di via Prati, sono stati sequestrati alcuni documenti in cui i gruppi islamici indicano la loro linea d’azione: “Noi siamo fermamente decisi a contrastare fino alla loro totale liquidazione, tutti i pagani e gli eretici, (...) tutti quelli che credono nella democrazia, nei parlamenti, e non vogliono applicare l’unica Legge, la Legge del Corano”. Dalle parole di alcuni indagati e dalle attività istruttorie fin qui svolte - ha spiegato Maria Vittoria De Simone, membro della DIA ma impegnata sul fronte antiterroristico - si deduce che i fondamentalisti tunisini hanno scelto Bologna perché era la città nella quale rischiavano meno dal punto di vista dei controlli”. Come conferma, riferisce il caso di uno dei citati tunisini, inquisito e fermato dalla polizia più volte come clandestino e pericoloso, ma rimasto sempre indisturbato sul territorio (cfr. il Resto del Carlino, 23 ottobre 1997). La tolleranza e forse la complicità, che trovano in terra emiliana, i fanatici islamici la sfruttano per organizzare basi che possano colpire i nemici dell’Islam come la Francia... e forse, domani, l’Italia stessa?

CR 476/06 ISLAM:

la moschea di Milano centro di fiancheggiamento di attività terroristiche. Il GIP del Tribunale di Milano Maurizio Grigo ha recentemente rinviato a giudizio 61 terroristi islamici, quasi tutti egiziani, per associazione a delinquere. L’inchiesta era nata nel giugno 1995 con un’operazione coordinata della polizia e denominata “Sfinge” (cir. CR 444/3, 11 luglio 1995) che aveva portato all’arresto di 2 terroristi islamici. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero creato, all’ombra del Centro islamico di Milano, annesso alla moschea di viale Jenner, un’organizzazione di fiancheggiamento per le attività terroristiche dei movimenti islamici. Tra gli inquisiti vi era anche il responsabile del Centro islamico, Anwar Shaban, sfuggito alla cattura e rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia croata (cf r. CR 460/04,13 gennaio 1996). Shaban era accusato in particolare di reclutare, attraverso il centro annesso alla moschea milanese, volontari che venivano addestrati in un campo paramilitare vicino a Bergamo e inviati quindi in Bosnia.(CR 476/06/F C96)

BOSNIA / CR 476107

ISLAM: il pericolo dell’islamizzazione della Bosnia. In occasione dell’infarto che ha colpito Alija lzetbegovic, presidente della Bosnia Erzegovina, il quotidiano “il manifesto” ha dedicato un ampio servizio a questa piccola e così a noi vicina parte d’Europa. L’articolista, il bosniaco Aziz Hadzihanasanovic, sottolinea lo sforzo di lzetbegovic per imporre “alcune regole di vita che il popolo europeo bosniaco “in questa forma orientale non ha mai conosciuto”

(cfr. il manifesto 16 marzo 1996)n. 476    Corrispondenza romana)

ALGERIA /

BARBARAMENTE MASSACRATI DAI TERRORISTI MUSULMANI I SETTE MONACI FRANCESI RAPITI IN ALGERIA.

I terroristi musulmani del Gia (Gruppi armati islamici) hanno barbaramente sgozzato i sette monaci trappisti rapiti nella notte tra il 26 e 27 marzo nel monastero di Notre-Dame de l’Atlas, a Tibèhirine, a sud di Algeri. Il comunicato n.44, del 21 maggio, con il quale i terroristi islamici hanno dato notizia dell’uccisione dei monaci, afferma: “Il presidente Chirac e il suo ministro degli Esteri Hervè de Charette hanno dichiarato che non avrebbero negoziato con noi, troncando ogni possibilità di dialogo. Come risposta e come avevamo promesso, abbiamo troncato la gola ai sette monaci”. Nel comunicato n.43, indirizzato dal Gia al governo francese dopo la cattura dei monaci, si legge: “Dio dice: Combattete i miscredenti ...Combatteteli fino a che non abbiano pagato il tributo e non siano stati umiliati (Corano, Sura del Pentimento, 29). Dio ha ordinato ai credenti di uccidere i miscredenti, cominciando da coloro che sono più vicini e più pericolosi per la religione e la vita dei musulmani. E’ appoggiandosi su questi insegnamenti che il Gia uccide i miscredenti di ogni confessione religiosa e ha ordinato ad ogni miscredente di lasciare il paese. (...) Il Buon Dio ha aiutato i combattenti del Gia a uccidere un gran numero di miscredenti, di giudei, di cristiani, di politeisti e di atei(...) Siccome è lecito combattere per la religione di Dio e dei musulmani, è altrettanto lecito applicare ai monaci quello che si applica ai miscredenti quando sono fatti prigionieri durante i combattimenti: la morte, la schiavitù, o lo scambio con altri prigionieri musulmani(...). Il Gia non crede né al dialogo, né ad una riconciliazione con gli empi. Noi non dialoghiamo con queste sporcizie e sozzure infami”.(cfr. L’Express, 5 giugno 1996). (CR 487/01/FF96)

SUDAN E ORRORE

SUDAN –

La schiavitù è una tragica realtà in Sudan, strumento utilizzato per estirpare il cristianesimo dal sud del paese. Qualche piccolo schiavo che ha tentato la fuga è stato facilmente riconosciuto dal marchio di fuoco sul braccio, dal tendine di Achille tranciato, dagli organi genitali mutilati. Il regime islamico sudanese pratica anche la tortura. Dei 28 milioni di abitanti del Sudan, il 74% sono musulmani, il 14% animisti, l’8,5% cattolici e il 3,5% cristiani. Dal colpo di stato del 30 giugno 1989, venne introdotta la sharia e si susseguirono amputazioni, flagellazioni e carcerazioni per “reati” d’opinione e per intolleranza religiosa, a ritmo crescente. Il regime islamico inoltre non concede autorizzazioni per costruire nuove chiese, ritarda i permessi di ingresso e rientro dei missionari, induce con la forza i poveri e i miserabili ad abbracciare l’Islam.

CR 511104 ISLAM:

NUOVI CASI DI PERSECUZIONE IN SUDAN.

     (18gennaio1997,n.511    Corrispondenza romana)Continua la persecuzione dei cattolici da parte dei musulmani in Sudan. Nei primi giorni di gennaio due centri cattolici polivalenti - scuola, centro sociale e ricreativo, luogo per il culto - di Omdurman sono stati distrutti. Ne ha dato notizia un comunicato dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù. Il 4 gennaio il capitano Mobieddin Mohammad Ishaq, accompagnato da tre ufficiali e da una sessantina di poliziotti, si è presentato al centro di Sitta Abrii, alla periferia di Omdurman, e ha fatto demolire la scuola con un buldozzer che si era portato dietro. L’unico docente presente ha fatto notare che la scuola era stata regolarmente autorizzata, ma nulla ha potuto contro i poliziotti, che hanno distrutto l’edificio dopo essersi appropriati di libri, quaderni e altro materiale didattico. Quattro giorni dopo, il mattino dell’8 gennaio, lo stesso capitano ha arrestato il preside e i sette maestri della scuola di Sitta Abrii e nel pomeriggio dello stesso giorno ha distrutto anche la scuola di Hara, sempre alla periferia di Omdurman. In precedenza, il 24 dicembre, era stato arrestato il padre comboniano Camillo Baum al termine della Messa di Natale. Il sacerdote era stato poi rilasciato con una lettera di scuse. L’Arcivescovo di Khartoum, S.E. Mons. Gabriel Zubei Wako ha indirizzato un ricorso al presidente del Sudan, Ahmed Omar Hassan El Bashir, denunciando questi fatti.CR 527/03 ISLAM: nuova denuncia di mons. Gassis delle persecuzioni In Sudan. S.E. Mons. Macram Max Gassis. Vescovo titolare della diocesi sudanese di Obeid, ora in esiliO, ha denunciato più volte le terribili persecuzioni in Sudan (cfr. CR 830/6, 21 ottobre 1992), paese da dove è fuggito 4 anni fa, ha rilasciato un’intervista al quotidiano romano il Tempo, pubblicata il 5 maggio scorso, di cui riportiamo ampi stralci. - Qual’è oggi la situazione in Sudan? In Sudan si consuma una continuata e sistematica violazione dei diritti umani, è un vero e proprio inferno. Esecuzioni senza giudizio, persecuzioni personali, schiavitù, tortura e guerra santa. E ancora, il governo utilizza ogni mezzo, compreso il cibo, per arabizzare le popolazioni africane. In una parola è in atto  una persecuzione contro i cristiani e gli africani, perché esiste un regime che non crede nel pluralismo e nella diversità, e vuole che tutti diventino arabi, musulmani. (...) Ho anche fornito un elenco dei bambini ridotti in schiavitù segnalando luoghi e circostanze precise. Siamo alla guerra nel nel senso più crudele -perché dall’altra parte vi è una popolazione inerme. I giovani nelle scuole imparano a memoria i versi del Corano e urlano morte agli infedeli”.-Può essere più preciso? Le faccio un esempio. il 19 ottobre scorso e stato bombardato un campo con 40mila profughi del Sud. C’è stata una razzia: rubavano il latte di mano ai bambini, distruggendo e uccidendo senza alcuna pietà. Molti cristiani emigrano dalle zone di guerra fino alle porte di Khartoum. Cercano di ripararsi con stracci e cartoni o, al massimo costruendo casupole precarie. Fino a quando una colonna di mezzi militari provvede ad abbattere e incendiare tutto”.- Nessuno Interviene?

(24 maggio 1997, n. 527 Corrispondenza romana)

”A volte arrivano in soccorso le organizzazioni islamiche. Ma distribuiscono cibo, coperte e acqua solo a chi è disposto a recitare i versetti del Corano”.- Il governo di Khartoum è dunque: un governo fondamentalista. “Lei è troppo gentile a chiamarlo governo; si tratta di un vero e proprio regime totalitario, militarizzato dai fondamentalisti islamici che usano la religione per fare pressione”. - Che interesse economico si cela dietro questo caso internazionale? petrolio? “Non solo. Prima gli americani portavano ogni tipo di aiuti anche umanitari, coperte, cibo. Ma anche armi e cannoni di ogni specie. Ora se gli dici “Abbiamo paura dei fondamentalisti” loro ci ridono in faccia. Ma io sostengo l’equazione “Fondamentalisti islamici uguale terrorismo” Nessuno mi ha mai creduto. Ma sono stati i fondamentalisti a colpire il World Trade Center. E tra di loro c’erano anche dei sudanesi. E anche membri della missione diplomatica sudanese. C’era un ceceno Sudik che ha confessato. Volevano far saltare il quartier generale delle Nazioni Unite a New York. Volevano ammazzare Boutros Ghali e il presidente dell’Egitto, Moubarak. Tra questi c’erano i membri delle missioni diplomatiche sudanesi”.  

480102 ISLAM: schiavitù  e tortura praticata, dal regime islamico in Sudan. La schiavitù è una tragica realtà in Sudan”. La terribile denuncia sulla triste condizione di vita dei Cristiani nel regime islamico sudanese viene dal mensile Missioni Consolata (ottobre 1995), organo dei missionari della Consolata. Secondo l’Anti Slavery International migliaia di bambini e ragazzi, appartenenti a varie etnie del sud (tradizionalmente non musulmane), vengono catturati e venduti come schiavi. Dopo la cattura, i giovani vengono rasati a zero, circoncisi in massa ed offerti come schiavi, altri vengono prima inviati in scuole islamiche del nord, dove, Vestiti con un solo pezzo di cotone rosso, in modo da permettere il loro immediato riconoscimento in caso di fuga, vengono poi venduti a prezzi oscillanti tra i iO e i 100 dollari. Qualche piccolo schiavo che ha tentato la fuga è stato facilmente riconosciuto “dal marchio di fuoco sul braccio, dal tendine di Achille tranciato, dagli organi genitali orrendamente mutilati. Il   regime sudanese pratica anche la tortura. I rapporti della Sudan Muman Rights Organization forniscono il nome dei torturati e l’elenco delle orribili torture cui vengono sottoposti. Eccone un esempio. C’è una punizione dura denominata prima colazione: lo sventurato viene bendato e picchiato con il calcio del fucile, frustato e ustionato con mozziconi di sigaretta. Rinchiuso quindi in uno sgabuzzino, è lasciato a lungo privo di cibo e di acqua, senza possibilità di dormire o andare al gabinetto. Un’altra tortura consiste nel legare il malcapitato ad un tronco di albero o appenderlo per i piedi ad un ramo e lasciarlo agonizzare per interi giorni. Altre volte lo si obbliga a compiere gesti umilianti e ad imitare versi di animali mentre gli viene versata acqua bollente sul capo. Dei 28 milioni di abitanti del Sudan, il 74% sono musulmani, il 14% animisti, ‘8,5% cattolici e il 3,5% cri-stiani. I fanatici musulmani capeggiati dall’ideologo Hassan el-Tourabi ispirarono il colpo di stato che il 30 giugno 1989 portò al potere il generale Omar el-Beshir. Da allora venne introdotta la legge islamica e si susseguirono amputazioni, flagellazioni, crocefissosi e incarcerazioni a ritmo crescente. Il regime islamico inoltre non concede autorizzazioni per costruire nuove chiese, ritarda i permessi di ingresso e rientro dei missionari, induce con la forza i poveri e i miserabili ad abbracciare l’islam. (CR 4801021F D96)

CR 537/03 ISLAM: aumenta la vessazione dei cattolici in Sudan.      (2agosto1997, n. 537    Corrispondenza romana)  Il 19 luglio scorso, le autorità governative del Sudan hanno proceduto alla distruzione di una scuola cattolica nella baraccopoli di Jebel Awlia. Mentre i maestri erano al lavoro per la registrazione degli alunni per il nuovo anno scolastico, hanno riferito i Missionari Comboniani, quattro camion di poliziotti hanno fatto irruzione e tre bulldozer hanno raso al suolo tutto quello che c’era. La scuola, considerata la migliore della regione, era situata su un terreno di proprietà dell’Arcivescovado di Khartoum e funzionava con l’approvazione e la supervisione del Ministero dell’educazione del Sudan provvedendo all’educazione di oltre ottocento studenti. Il 14 aprile 1997 l’Arcivescovo di Khartoum, mons. Gabriel Zubeir Wakol aveva scritto al Ministro della Pacificazione, accusando il Governo di ‘mettere in atto un progetto politico, anche se non scritto, che rende malto difficile la pratica della vita cristiana, specialmente ai cattolici, negando loro un posto decente per la preghiera e distruggendo anche quelle strutture temporanee che essi erano riusciti a darsi (cfr. l’Osservatore Romano, 26 luglio 1997). L’Arcivescovo chiedeva, quindi, l’abbandono di tale politica. “Se la distruzione della scuola di Jebel Awlia è la risposta, sembrerebbe chiaro che il Governo di Khartoum non ha alcuna intenzione di mutare la sua politica verso i cristiani e più precisamente verso i cattolici”. (cfr. L’Osservatore Romano, cit.) (Fa. Ber.)

 

CECENIA

/ CR550104 ISLAM: il governo islamico ceceno impone il chador anche alle donne cristiane. Il governo ceceno ha compiuto un nuovo significativo passo verso la costruzione di uno stato islamico nella repubblica separatista caucasica. Tutte le donne, anche non musulmane, saranno infatti costrette per legge ad indossare il velo integrale(chador). L’imposizione di usanze islamiche porterà gravi disagi ai numerosi Russi, di religione ortodossa, che vivono in questa parte della disciolta URSS. (cfr. il manifesto 1 novembre 1997).

KUWAIT / CR 492103 ISLAM: kuwaitiano convertito al cristianesimo condannato per apostasia”     - Roben Hussein, un costruttore edile di 44 anni, il 29 maggio scorso è stato condannato da un tribunale islamico kuwaitiano per “apostasia”, per essersi convertito al cristianesimo. Il tribunale non ha fissato la pena ma si teme che sulla base della sentenza un qualsiasi imam possa ordinare l’uccisione dì Hussein, come peraltro già auspicato da un membro del Parlamento. La causa d’appello è stata fissata per il 15 settembre prossimo. Un avvocato inglese, Franklin Evans, che lo ha recentemente incontrato, ha riferito che Hussein è già stato punito con il divorzio. Ha perso moglie, figli, lavoro, conto  in banca. Gli hanno sequestrato il passaporto. E’ solo, depresso e spaventato. Vive nascosto” (cfr. La Stampa, 7 luglio 1996). (CR 492’03/FF96)

 

ARABIA SAUDITA / CR 489/06 ISLAM:

SVOLTA ANTI-OCCIDENTALE NEL GOVERNO SAUDITA.

Il 10 gennaio il Re Fadh, colpito da ictus nel novembre scorso, e tuttora in precarie condizioni di salute, ha firmato un decreto con il quale affida la gestione del potere dell’Arabia Saudita al principe ereditario Abduflah, suo fratellastro. Il nuovo reggente, che cinque anni fa si era fermamente opposto allo spiegamento di truppe ONU in territorio saudita durante la Guerra del Golfo, ha saputo usare bene la leva della potente Guardia Nazionale, di cui è a capo dal 1962, per respingere il vero pretendente il Sultano fratello di Fadh e filo-americano. Abdullah “meno disposto dei suoi predecessori al dialogo con l’Occidente - commenta La Stampa del 2 gennaio 1996 - è il tipo di arabo che ha sempre diffidato di imparare l’inglese e che, in occasione delle cerimonie pubbliche, non esita a impugnare la spada”.  (CR 469/06/FA96) - CR 469/07 ISLAM: l’anti-cristianesimo saudita in un ricordo dell’Arcivescovo mons. Vito Roberti. Il Regno di Arabia Saudita, fino ad ora filoamericano in politica estera, è da sempre stato, però, ferocemente anticristiano. S.E. l’arcivescovo mons. Vito Roberti, racconta a Corrispondenza Romana un episodio rivelatore in proposito. Negli anni 1962-1965, quando era Nunzio Apostolico a Leopoldville, conobbe il direttore del locale ospedale, un italiano che era stato in precedenza in Arabia Saudita. Questi gli riferì che approssimandosi il S. Natale aveva chiesto all’allora Re di poter far venire un sacerdote dall’Egitto per celebrare la ricorrenza con una SS. Messa. Il Re gli rispose che in via del tutto eccezionale gli avrebbe concesso il suo aereo per andare in Egitto a Natale per la Messa, “ma che un sacerdote venisse in Arabia Saudita, no. Mai!”   (20gennaio1996, n. 469 Corrispondenza romana)  CR 525/04

 

AFGHANISTAN / DROGA:

I Taleban tra i maggiori produttori di droga nel mondo.

L’Afghanistan è diventato il secondo Paese produttore di oppio al mondo. Secondo i dati forniti dal Dipartimento di Stato americano, lo Stato islamico afghano diffonde, da solo, il 30 per cento di oppio in tutti i continenti (cfr. International Herald Tribune, 12 maggio 1997); il Drug Control Program delle Nazioni Unite, usando differenti metodi di sondaggio, stima che la produzione afghana ora contende il primato con la produzione proveniente da Burma, la maggiore produttrice di papaveri da oppio. A dispetto delle dichiarazioni pubbliche, la milizia islamica dei Taleban, che oramai controlla il 90 % dei territtori coltivati a papaveri, non ostacola la diffusione della droga “non c’è alcun segno che facciano alcun che”, ha dichiarato Angus Geddes, un inviato delle Nazioni Unite anzi, ha imposto una tassa del 10% sui ricavi.

La prigioniera di Kabul: All’uccello che canta, si torce il collo. La stella che brilla vien cancellata di colpo, il sole si nasconde e la luna si spegne/ muoiono uno dopo l’altro gli alberi disseccati./ Perché l’acqua scarseggia ed inaridisce la fonte/ L’aria, razionata, è in vendita ovunque/ in cambio di buoni o di moneta sonante./ Dov’è la vita? Io urlo, la invoco/ a Kabul pietrificata, lancio la mia sfida/ ma la mia voce si spezza/ soffocato è il mio grido!

Poco male, se le donne non valgono che poco più di un animale a Kabul e se le bambine non possono andare a scuola o di fatto non possono ricevere cure mediche. Poco male se gli uomini vengono castrati nel loro cervello dal fanatismo. Ma quello che mi fa andare in bestia è solo il fatto che ai bambini viene vietato di giocare con l’aquilone, così si vuole uccidere il concetto della libertà e si vuole uccidere il sogno di felicità. Pazzi! Avete paura degli aquiloni e di quello che possono evocare in piccoli e grandi. Il vento che sorregge un aquilone non è forse simbolo dello spirito di Dio? Questa rogna dei Thaleban io la lascio volentieri ai miei fratelli musulmani.

INDONESIA /CR 494104 ISLAM:

la persecuzione anticristiana in Indonesia.

Continua la persecuzione anticristiana in Indonesia, Paese di 200 milioni di abitanti, nel quale i musulmani sono l’85% della popolazione. Nel 1978 sono stati emanati due decreti che ostacolano la missione della Chiesa cattolica: uno interdice qualsiasi predicazione alle persone che già appartenevano ad un’altra comunità religiosa, l’altro sottomette ogni aiuto straniero, in personale e materiali, destinato alle istituzioni religiose, all’autorizzazione del ministero degli Affari religiosi, di cui è titolare un musulmano. L’anno successivo, sono state chiuse le frontiere indonesiane ai missionari e dal 1988 tuffi i missionari stranieri presenti in Indonesia devono farsi naturalizzare, sotto pena di vedersi rifiutare il permesso di soggiorno. E’ però nel Tirnor Orientale, dove la popolazione cattolica è maggioritaria (680.000 cattolici su 80.000 abitanti) che la situazione è più difficile. La guerra atroce che vi ha condono l’esercito indonesiano ha causato circa 100.000 vittime. In questi ultimi anni la persecuzione anti-cattolica si è moltiplicata: sono state segnalate profanazioni di ostie da parte dei soldati della truppa di occupazione indonesiana e rapimenti di bambini cattolici per inviarli di forza nelle scuole coraniche (cfr. Presenti 3 luglio 1998). Il bollettino Eglises dasie segnala nel suo ultimo numero altri gravi incidenti nell’arcipelago indonesiano. Il 9 giugno scorso a Surabaya, capitale della provincia di Giava Est, duemila musulmani hanno saccheggiato alcuni templi protestanti. Nella provincia dell’Iran Jaya, dove il 63% degli abitanti sono protestanti ed il 20% cattolici, i cristiani accusano il governo di favorire l’avanzata dell’Islam nella regione. Da molti anni i fondi concessi all’Islam dal ministero per gli Affari religiosi sono circa venti volte maggiori di quelli accordati ai cattolici ed ai protestanti, quando i musulmani non rappresentano che il 15% della popolazione di questa regione. Alle elezioni legislative del 1992, alle quali il partito cattolico, non ha potuto partecipare, il partito musulmano è arrivato secondo, dopo il partito governativo.  (CR 494104/HF9S)

BENIN /  OR 472/05

ISLAM: due sacerdoti mutilati in Mauritania.

Mons. Isidoro de Souza, arcivescovo di Cotonou, nello Stato africano del Benin, in un’intervista rilasciata al mensile Christian Ordered apparsa nel numero dì dicembre 1995 a proposito della Chiesa in Africa, ha segnalato due recenti casi di persecuzione di cattolici da parte di musulmani: la mutilazione di due sacerdoti cattolici da parte di fanatici musulmani in Mauritania. “Uno di questi preti - racconta mons. de Souza - era in chiesa quando un fondamentafista musulmano è arrivato e lo ha ferito. Il prete ferito ha iniziato ad urlare ed è quindi giunto in soccorso un altro sacerdote; ma anche questo è stato ferito dal musulmano. Dopo aver compiuto questo atto barbarico» il musulmano ha iniziato a pregare Allah nella chiesa e quindi è stato arrestato”. Il prelato ha quindi riferito un episodio, definito “significativo” e “che fa pensare che alle volte la prudenza evangelica può produrre una attitudine più reattiva”. In un Paese africano, racconta l’arcivescovo, c’era una volta un conflitto tra cristiani e musulmani. I musulmani bruciavano chiese e uccidevano i cristiani, mentre i cristiani non accennavano ad alcuna reazione. Il vescovo locale fece quindi questa affermazione: “Dio ha detto: chi non ha una spada venda quello che ha e ne compri una” (cfr. Lc. 22,36). Allora -racconta mons. de Souza- i cristiani bruciarono uno o due negozi di musulmani, da quel giorno i conflitti cessarono”. (CR 472/051F B96)

(CR 511; CR 522/04 ISLAM: l’arcivescovo di Smirne critica la politica del “dialogo” “Sul piano teologico, nessun dialogo è possibile con l’lslam” Lo ha affermato l’arcivescovo di Smirne, SE. Mons. Giuseppe Bernardini (cfr. Il Piave, Marzo 1997), che ha proseguito: “Semmai sul piano prailco. Salvo evitare errori clamorosi per esempio offrire ai Musulmani come luoghi di preghiere le nostre chiese. Da loro verrebbe interpretato non come generosità, ma come mancanza di fede nella nostra stessa religione” “Le Chiese europee - ha detto ancora il prelato - se ne accorgeranno presto e sperimenteranno sulla loro pelle la forza del proselitismo islamico. Esso agirà su due fronti; sulle persone deluse dalle promesse non realizzate dal comunismo nell’Europa orientale, e su quelle sazie ma con l’animo spento nell’Europa occidentale”. CR 527/04 ISLAM:

grido d’allarme del cardinale Biffi.

“Una casa non si può costruire dicendo che deve essere tutta aperta. Ci vogliono le mura, poi si fa l’apertura. Un’Europa così non ha prospettiva. O si sveglia l’anima cristiana o l’Europa sarà musulmana. Perché i musulmani da noi vengono con una intransigenza di principio e hanno di fronte soltanto il “vietato vietare”. (l’Unità del 10 maggio 1997). I numeri gli danno, purtroppo ragione. Uno studio commissionato dall’Associazione per gli studi cristiani e pubblicato dal Sunday Times (cfr. Avvenire, 13 maggio 1997), prevede che nel 2002 gli anglicani praticanti saranno nel Regno Unito 756.000, 4 mila in meno dei 760.000 sudditi musulmani. Stando al giornale londinese, da qui fino al 2002 saranno costruite in Gran Bretagna circa un centinaio di nuove moschee. CR 525/03 ISLAM: riflessioni dell’arcivescovo di Tunisi. In un intervento su Nuntium (marzo 1997), rivista della Pontificia Università Lateranense, S.E. Mons. Fouad, arcivescovo di Tunisi, ricordando l’assassinio dell’arcivescovo di Orano mons. Claverie ad opera di fanatici islamici, ha fatto alcune riflessioni sull’islam e sulla presenza della Chiesa nei Paesi islamici. Secondo l’arcivescovo di Tunisi, “il Corano e i suoi sostenitori e la morte di Mons. Claverie sono legati da un filo che può portare all’annientamento fisico e violento della persona o al suo lento soffocamento”. Posto che, sostiene il prelato a proposito del “dialogo”, l’islam non è monolitico e che non esiste un magistero ufficiale nè una gerarchia religiosa, “le opinioni espresse da alcuni saggi musulmani spesso inviati in Europa come relatori e protagonisti di iniziative volte al dialogo e alla tolleranza, non hanno un valore universale e non sono vincolanti per i fedeli musulmani, prosegue mons. Fouad, ì musulmani non sentono la necessità del dialogo interreligioso poiché sono la “migliore comunità che sia stata prodotta dagli uomini” (Corano, 3.11°). L’arcivescovo di Tunisi sottolinea, inoltre, il carattere formalistico e precettistico dell’islam e, insieme, il suo sensualismo. “I musulmani desiderano assaporare la vita e goderne intensamente, sia intellettualmente che sensualmente, senza problemi di ordine morale: la fede salva, il profeta intercede e Dio è misericordioso. E’ un mondo di “sentimenti umani forti, sia nel fare il bene (...) quanto nel tollerare episodi di grande crudeltà. L’islamismo politico è portatore di un progetto e di un modello di società mirante all’istituzione di uno stato teocratico fondato sulla “sharia”, unica legge legittima. Quello che colpisce nell’islam, prosegue l’arcivescovo, è la sua straordinaria “coesione”, poiché in esso si mescolano indissolubilmente sacro e profano, spirituale e temporale, pubblico e privato. L’islam copre e abbraccia tutti gli aspetti della vita e della società. In questo senso è globale e totalitario. La laicità è una contraddizione. (10maggio1997, n. 525     Corrispondenza romana) Mons. Fouad passa quindi ad esaminare la questione della “guerra santa”, che, afferma, non è un aspetto marginale, un accessorio dell’islam. Esso, al contrario, “costituisce uno dei cinque obblighi del credente. Contro coloro che hanno voluto “interpretare questo termine in modo riduttivo”, come se tosse “solamente un combattimento spirituale ed interiore” mons. Fouad afferma che “i testi sono chiari: si tratta, nè più nè meno, di una lotta armata”. L’islam, conclude l’arcivescovo, è la religione della forza. S’impone spesso con la forza e in generale cede solo alla forza. E’ un fatto storico: l’islam si è sovente diffuso con la costrizione e la violenza. Del resto, non divide forse il mondo in due? -la dimora dell’islam e quella della guerra, “Dar-al-lslaam wa dar al-harb”? (...). L’islamismo e la violenza fanno parte integrante dell’lslam.

 

CR 497/07 I SANTI MILITARI:

i Martiri di Otranto.

La mattina del 29 luglio 1480, un venerdì, le vedette sugli spalti di Otranto scorgevano il filo dell’orizzonte nereggiare di navi: novanta galee, quindici maone, quarantotto galeotte. A bordo, diciottomila uomini. I musulmani, comandati dal pascià Agomaht, avrebbero voluto sbarcare a Brindisi, porto più agevole, ma il vento contrario li aveva costretti a scegliere Otranto, la più orientale delle città della penisola. L’intenzione dichiarata del sultano Maometto II era quella di arrivare a Roma e far pascolare i suoi cavalli in San Pietro. A Otranto c’erano solo quattrocento soldati del re di Napoli, Ferdinando d’Aragona. Gli inviarono immediatamente messaggeri, ma tutti sapevano che i rinforzi sarebbero in ogni caso arrivati troppo tardi. Uomini d’arme e cittadini si rinchiusero nel castello e si accinsero a sopportare l’assedio (...)Agomaht inviò un ambasciatore agli assediati: se si fossero arresi avrebbero avuto salva la vita. Gli risposero che se voleva Otranto doveva venire a prendersela e minacciarono l’ambasciatore di non più tornare. Perché non vi fossero dubbi sulle intenzioni dei cittadini, il secondo inviato fu accolto a frecciate. Poi i capitani mostrarono al popolo le chiavi della città e le buttarono in mare. Durante la notte tutti i soldati della guarnigione si calarono dalle mura e presero la via della fuga, lasciando gli otrantini completamente soli. All’alba cominciò il bombardamento che durò quindici giorni; alla fine le palle di pietra aprirono una breccia nelle mura e i turchi dilagarono. A nulla valse il sacrificio del capitano Zurlo che col figlio e pochi altri era corso a cercare di tamponare la falla. Da quel momento il massacro è indiscriminato. I sopravvissuti si barricano nella cattedrale, attorno all’arcivescovo Stefano. Ma in breve le porte sono sfondate e il tempio invaso. Stefano accoglie i nemici seduto sul suo trono, vestito degli abiti pontificali e con la croce in mano. Davanti a quella solenne figura i turchi sì arrestano interdetti. Gli chiedono chi sia, e lui risponde di essere il pastore del suo popolo. Gli tagliano la testa di netto, poi si abbandonano al saccheggio. (21 settembrel998, 497     Corrispondenza romana)

Il 13 agosto il pascià chiese di vedere gli schiavi: gli portarono ottocento otrantini, quel che restava al di sopra dei quindici anni. Un prete calabrese passato all’Islam fece da interprete: il pascià sì degnava di concedere la libertà a chi si fosse convertito a Maometto. Rispose per tutti il sarto Antonio Primaldo, cristiano fervente e uomo stimato in tutta la città, dicendo che Cristo era morto per loro e che ora toccava ad essi morire per lui. Tutti gli altri alzarono la voce, esprimendosi nello stesso modo. Quel Medioevo ormai sul volgere aveva visto tanti eroici cristiani accettare il martirio per fedeltà a Cristo (non era forse la fedeltà l’essenza stessa del Medioevo cristiano, con quella fides alla parola data su cui si basava l’intero edificio sociale. il patto feudale esteso a tutti gli aspetti della vita?). La mattina del 14 agosto gli ottocento, la corda al collo, furono condotti sul colle della Minerva, poco distante dalla città. Per tutto il tragitto l’apostata rinnegato cercò di convincerli a cambiare idea, ma quelli resistevano, confortandosi l’un l’altro. Il primo ad essere decapitato fu il sarto. Miracolosamente il suo tronco si rizzò in piedi e non ci fu verso di atterrano finché l’ultima esecuzione non fu compiuta. Uno dei carnefici, al vedere il prodigioso evento, si convertì e cominciò a protestarsi cristiano. Venne immediatamente impalato, sorte prescritta per tutti i musulmani apostati (questi fatti vennero descritti da testimoni oculari al processo di beatificazione dei martiri otrantini). Ma le due settimane di strenua resistenza opposta da quel pugno di cristiani permisero a Ferdinando di Aragona di organizzarsi. La città fu ripresa (...). Ma lo sgomento fu terribile: già Sisto IV aveva cominciato i preparativi per la fuga ad Avignone, alla notizia della caduta di Otranto. Le truppe inviate a riconquistare la città trovarono, sul colle della Minerva. i cadaveri ancora intatti come se fossero morti da poco. (...) Le teste avevano gli occhi rivolti al cielo e sorridevano. La notte, la collina splendeva di luci, e così la cattedrale quando riportarono i corpi, tanto che tutti accorsero credendo scoppiato un incendio. Trecento anni dopo, la notte della loro festa, gli ottocento martiri furono visti da tutto il popolo recarsi in processione sul colle (così testimoniarono in tanti alla riapertura del processo dì beatificazione nel 1771). Più volte salvarono la città, sia dai turchi, apparendo armati sulla spiaggia, che dalle epidemie. Tranne il sarto, di essi non si conosce neppure il nome: fu un intero popolo. A chiudere il Medioevo cristiano così come era cominciato. (tratto da Rino Cammilleri, I Santi Militari, Piemme, Casale Monferrato 1992) (CR 49710711D96)  21 settembre 1996, n. 497    Corrispondenza romana    

UN’INIZIATIVA DI PACE

(di Lelio Bernardi, Città nuova, marzo 95, n.5) Da oltre 30 anni si susseguono iniziative di dialogo internazionale a Roma, e ad Amman, al Cairo, in Arabia Saudita, ecc., per una maggiore collaborazione tra cristiani e musulmani. Di recente una delegazione presieduta da Kamel Al-Sherif, segretario del consiglio internazionale islamico, che ha sede al Cairo e che raggruppa molte associazioni, sia musulmane che miste (cristiano-musulmane) dei paesi arabi, si è incontrata a Roma con Giovanni Paolo II e con diverse organizzazioni impegnate nel dialogo islamico-cristiano per approfondire problemi comuni, politici, economici, sociali e religiosi, che interessano i credenti delle due religioni. Fra questi la sacralità della famiglia, cellula base della società e la sacralità della vita. Ovviamente, non poteva essere ignorato il problema israelo-palestinese. Uno degli aspetti che può contribuire a rafforzare il processo di pace fra questi  due popoli è quello che concerne la definitiva protezione dei luoghi santi, in particolare la città di Gerusalemme, sempre più popolata, deve ancora trovare uno statuto definitivo, anche perchè esiste un settore arabo che i palestinesi vorrebbero considerare come loro capitale. Il futuro di questa città santa resta dunque ancora il più importante fattore “di pace o di guerra” per il Medio Oriente. E’ stato forte l’invito alla tolleranza reciproca.

Non sempre il rapporto tra i fedeli delle più grandi religioni monoteistiche è stato conflittuale: per molti secoli, infatti, cristiani e musulmani hanno saputo vivere insieme nel rispetto reciproco. L’assassinio CRUDELE, INGIUSTO ED INGRATO di SANTI E PACIFICI religiosi cattolici che hanno passato la loro vita in Algeria svolgendo attività sociali, di dialogo e di studio, va anche considerato come l’assurda risposta di minoranze fondamentaliste a situazioni di profondo malessere politico, sociale e religioso. D’altro canto, in tutti i paesi europei sono ormai presenti comunità più o meno grandi di musulmani. Esse vanno rispettate in tutte le loro esigenze evitando con ogni mezzo la loro marginalizzazione. Ad esempio in Roma è stata permessa una grande moschea. In Francia dove i musulmani sono circa 5 milioni, esistono numerose iniziative per facilitare una migliore comprensione della religione islamica, anche con una trasmissione domenicale in tv, ecc... La delegazione ha ringraziato infine il papa per il suo continuo impegno per la pace e la giustizia, svolgendo in tal modo un ruolo di lider spirituale, fondamentale e provvidenziale, di fatto unico a livello mondiale.  (di Lelio Bernardi)

CR 541104 ISLAM:

piccoli esempi di escatologia musulmana

Il presidente della Direzione affari religiosi della Repubblica di Turchia, Mehmet Nuri Yilmaz, ha affermato che per la religione musulmana “è  innegabile” la presenza di rapporti sessuali in Paradiso in quanto nel Corano c’è scriflo che Allah ha promesso agli uomini e alle donne che in quel luogo ci saranno “tuffe le cose che desiderano”. Dello stesso parere Suleyman Ates, preside della facoltà di Religione dell’Università dl lnstanbul, il quale sostiene che “il sesso nel Paradiso c’è “Con angeli maschi per le donne, angeli donna per gli uomini”  (cfr. Cordere della Sera, 5 agosto 1997).

No fratelli musulmani, questo è un grande errore. Il luogo della vera felicità è si anche materiale ma non carnale. Le felicità carnali sono di un ordine troppo riduttivo ed infimo in riferimento alla vera felicità spirituale che è l’amore cosmico e universale in Dio, con Dio e per Dio, attraverso di Lui con tutte ed in tutte le creature beate anche contemporaneamente. Trattasi di una felicità che mai si è potuta sperimentare su questa terra. In paradiso non esisterà la procreazione di altri esseri umani ed è per questo che la sessualità svuotata della sua funzione procreativa assumerà una funzione ineffabilmente spirituale. E la felicità sara talmente appagante che il desiderio concupitorio o il desiderio sessuale mai potrebbe realizzarsi. In verità gli angeli che sono puri spiriti non hanno sesso, e noi pur avendolo saremo come loro.

Definiamo e proclamiamo:

1 - che i fratelli musulmani facciano giuramento solenne affermando di accettare per intero la Costituzione dello stato nazionale in cui vivono, e accettando di essere esemplari cittadini.

2 - che rifiutino la poligamia, perché inconciliabile con la dignità umana. E facciano pubblico giuramento di adesione nei confronti dei diritti dell’uomo sanciti ad Elsinchi.

3 - che accettino sotto giuramento il diritto di ogni uomo di poter seguire la religione che esso riterrà più opportuna. Tutti questi precedenti giuramenti sul Corano, siano fatti di fronte all’autorità di polizia per iscritto e sottofirmati.

4 - che facciano concretamente e formalmente atti di protesta e di dissociazione verso quei paesi musulmani che perseguitano le minoranze religiose, e che impediscono il libero culto e la libera costruzione di templi.

5 - Coloro che si trovino anche in parte inadempienti o dissociati con questi primi quattro articoli, siano sottoposti alla confisca di tutte le loro proprietà e alla pena relativa al reato commesso di alto tradimento alle istituzioni democratiche. In seguito ricevano immediato decreto di espulsione dalla comunità europea.

6 - Si costituiscano autorità nazionali e governative composte da musulmani che confluiscano in un organismo europeo e centralista che si renda garante e strumento di controllo di tutti i musulmani in ordine al loro orientamento democratico. E che diventi il legale rappresentante e l’ufficiale interlocutore dei cittadini islamici, sia per la loro tutela che per la tutela della comunità europea. A tale proposito questo organismo nazionale sia dotato di autentica autonomia ed abbia una polizia specializzata.

7 - Tutte le nazioni islamiche che non rendono possibile la libera attività di culto per altre confessioni religiose, ricevano immediata confisca di tutti i loro capitali e di tutte le loro proprietà, con un intransigente embargo commerciale.

8 - Tutte le nazioni islamiche che attuano la persecuzione sanguinosa ricevano l’intervento armato della comunità internazionale.

 

Tanto definiamo e tanto ordiniamo, perché la comunità mondiale non può tollerare nel suo seno, tanto fanatismo e tanta crudeltà.

Il mondo è diventato tanto piccolo da sentirsi direttamente minacciato dall’intolleranza musulmana, come da ogni altra intolleranza.

 

IL VOLTO DI DIO

Commento all'articolo intitolato "Resistenza, pace quale immagine".

In questo articolo si parla della differenza, se c'è ne una, tra il Dio dei musulmani e il Dio dei cristiani. Si fa un confronto tra la vita di un vescovo,  morto nella guerra fratricida durante un attentato, che aveva lavorato sull'annuncio di pace tra cristiani e musulmani. Dall'altra parte la storia di una terrorista algerina che ha compiuto numerosi massacri, stragi e torture in mone di Dio Clemente e misericordioso, convinta di meritare la gloria del martirio e di vincere la vita eterna gridando Dio è il più grande. L'efferatezza di questa donna era dovuta all'aspirazione di diventare comandante, in quanto una donna nella cultura dell'Islam era cancellata da ogni attività in quanto la donna per loro non esiste. Ecco che è necessario capire qual'è il vero volto di Dio, affinchè l'uomo possa riconoscerlo e censurando tutte le varie forme di interpretazione sbagliate di Dio. Non si può assolutamente pensare che tutto quello svolto dalla terrorista sia la religione musulmana, perchè nessuna religione, con principi morali seri possa voler la morte di persone innocenti nel nome della giustizia di Allah che contrariamente promuove la vita di ogni uomo. Quindi ogni forma di religiosità esasperata non proviene da Dio, ma non soddisfa nemmeno nessun principio religioso. Sono sicura che il vero volto di Dio e un volto che da serenità , pace e amore. La dolcezza del suo volto ci da la possibilità di amare gli altri donando anche la vita per loro.