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Iraq

 

POPOLAZIONE: 22.219.000

RELIGIONE: islam 97% (sciita 62.5%, sunnita 34.5%); cristianesimo 2.7%

Cattolici: 261.738

Patriarcato: Baghdad (Babilonia) dei Caldei - 150.000; Alquoch dei Caldei - 15.150; Amadyah, Amadia dei Caldei - 2.371; Aqra, Akra dei Caldei - 110; Sulaimaniya dei Caldei - 500; Zaku dei Caldei - 6.500; Metropoli: Kerkuk dei Caldei - 5.236; Arbil dei Caldei - 2.521; Bassorah, Basra dei Caldei - 2.600; Mossul dei Caldei - 18.000; Diocesi: Baghdad dei Latini - 3.000; Baghdad dei Siri - 24.000; Mossul dei Siri - 28.450; Baghdad degli Armeni - 2.200; Esarcato patriarcale di Antiochia dei Siri (Iraq e Kuwait) - 1.100

 

L'islam è la religione di Stato. L'articolo 25 della Costituzione garantisce la libertà religiosa delle minoranze.

Il moderno Iraq ha ereditato una terra di antichissime civiltà e grandi imperi, dove da sempre hanno convissuto fedi, culture ed etnie diverse.

 

La sua storia recente, dopo la decadenza seguita alla dominazione ottomana è un susseguirsi di colpi di Stato, di insurrezioni e tensioni etniche, alle quali hanno ampiamente contribuito i paesi sviluppati nel quadro della contesa tra Occidente e blocco sovietico.

 

L'attuale presidente della repubblica, Saddam Hussein (al governo del Paese dal 1979), è espressione del partito Baath, una forza politica che affonda le sue radici nel panarabismo di ispirazione laica e nazional-socialista; con il passare del tempo, tuttavia, Saddam Hussein ha progressivamente accentuato richiami e riferimenti all'islam, proponendosi nella nuova veste di difensore della "vera fede".

 

L'Iraq è costituito da un mosaico di popoli ed etnie, i cui rapporti non sono sempre facili: la divisione più evidente è quella che separa gli Arabi che vivono al sud dai curdi, stanziati al nord.

 

Tra questi ultimi vive una minoranza di cristiani, conosciuti come assiro-caldei, che rappresenta una delle più antiche comunità cristiane di oriente e che ha conservato l'uso della lingua siriaca, variante dell'aramaica, quella che abitualmente è conosciuta come la lingua originaria di Cristo. La presenza di antiche comunità cristiane, testimoniata da conventi e monasteri risalenti al V o al VI secolo, rimonta al II secolo, quando il cristianesimo fece il suo ingresso nelle regioni di Edessa, di Ctesifone e di Nisibe.

 

 

Attualmente in Iraq i cristiani godono di una tolleranza reale; nel governo vi sono anche ministri cristiani, come il caldeo Tarek Aziz, il noto vice primo ministro.

 

Le difficoltà comunque non mancano: secondo la testimonianza di padre Timothy Radcliffe (Superiore generale dei Domenicani), intervistato da "Fides" del 24 aprile '98 al rientro da un recente viaggio in Iraq "i cristiani - soprattutto i giovani - vivono nel Paese un momento di grande difficoltà, che sta provocando un preoccupante fenomeno di emigrazione.

 

Quelli che non vanno all'estero - continua padre Radcliffe - subiscono forti pressioni per sposarsi con musulmani".

 

I dati risalenti al periodo seguente la Guerra del Golfo parlano di un flusso migratorio di cristiani dall'Iraq pari a 150.000 persone.

 

Analogo il quadro che emerge dalle parole di Cyrille Emmanuel Benni di Mosul, il quale ha descritto con preoccupazione il caso della regione di Karakosch, dove vivono 22mila cristiani.

 

Il controllo del governo sull'istruzione pubblica è molto severo, cosicché non è facile introdurre testi religiosi non islamici, le scuole dirette dalla Chiesa sono state chiuse da tempo.

 

Secondo la legge si dovrebbe insegnare anche la religione cristiana dove i cristiani sono superiori al 25 per cento, anche se nelle città questa regola non è rispettata, al contrario di quanto accade nei villaggi.

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Le tensioni prendono anche l'aspetto di veri e propri atti di violenza contro i cristiani, soprattutto contro la minoranza assiro-caldea.

 

La sera del 12 maggio 1996, nella località di Ankaoua (nel Kurdistan iracheno) alcuni assiro-caldei dell'Unione degli studenti e dei giovani assiro-caldei sono stati assassinati o feriti da un gruppo di curdi che ha aperto il fuoco su di loro senza alcuna ragione.

 

 Samir Mouché e Peres Mirza Sliwo sono stati uccisi, mentre altri due giovani sono stati feriti.

 

Queste due uccisioni sono le ultime di una trentina provocate, dopo l'aprile del 1991, nei confronti della comunità assiro-Caldea, di religione cristiana, nel nord dell'Iraq.

 

Il 10 febbraio 1997 Lazar Matta e suo figlio Aval sono stati selvaggiamente massacrati nelle strade di Chaklawa, nel nord del Paese, da una folla di centinaia di curdi.

 

Gli atti di persecuzione anticristiana di cui sono vittima gli assiro-caldei sono citati anche nel Report on Religious Freedom del Dipartimento di Stato americano e in rapporti ufficiali delle Nazioni Unite.

 

Si sottolinea in questi ultimi una "discriminazione e persecuzione continuate contro gli assiro-caldei durante tutto il 1996".

 

Non è possibile esprimere opinioni, quello che la Chiesa può dire a due persone, detto in pubblico diventa motivo di condanna a morte. I cristiani subiscono numerose discriminazioni.

 

Gli istituti di istruzione religiosi sono stati nazionalizzati, ma Saddam Hussein è riuscito a mantenere un buon rapporto anche attraverso dei finanziamenti.

 

All'osservatore esterno la Chiesa può apparire vicina al regime ma per i cristiani il regime del terrore è ancora un male minore.

 

Non si possono attendere nulla di buono né dalla caduta dello Stato né da una rivoluzione islamica. È difficile pensare ad un dopo Saddam.

 

Il presidente ha appoggiato la costruzione di edifici cristiani. A Karakosh esiste un vasto centro parrocchiale costruito attraverso l'intervento di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Ventimila anime popolano questo raro esempio di luogo cristiano.

 

Disperata rimane la situazione nell'Iraq del nord dove i curdi combattono ancora, centinaia i villaggi, dove vivevano anche cristiani, messi a ferro e fuoco, 150 chiese e chiostri distrutti, e il numero dei cristiani che oggi si riduce sempre di più.

 

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