Iran
POPOLAZIONE: 62.304.000
RELIGIONE:
islam 99% (sciita 93%, sunnita 6%); cristianesimo 0.1%; zoroastrismo 0.1%
Cattolici: 12.600
Diocesi:
Urmya, Rezayeh dei Caldei - 1.500; Teheran dei Caldei - 4.250; Ahwaz dei Caldei
- 350; Ispahan, Esf·an degli Armeni - 2.500; Ispahan dei Latini - 4.000
Erede
della tradizione dell'Impero persiano l'Iran nel contesto del mondo islamico ha
sempre mantenuto una sua specificità culturale. L'attuale ordinamento di
Repubblica Presidenziale islamica si è attuato nel 1979, quando l'ultimo scià
Reza Pahlavi è costretto sotto la pressione popolare ad abbandonare il Paese e
il governo è assunto dall'ayatollah Khomeini.
Il
nuovo Stato, organizzato sulla base dei rigidi principi sciiti, si è messo alla
testa di un vasto movimento islamico internazionale, favorendo e finanziando in
altri paesi il sorgere di centri culturali, associazioni, gruppi militanti.
Da
parte degli Stati Uniti è stata più volte formulata l'accusa che tale attività
di tipo culturale sia stata spesso utilizzata come paravento per nascondere la
copertura di azioni di terrorismo internazionale; gli Stati Uniti accusano
l'Iran di armare, finanziare e addestrare i gruppi di terroristi islamisti.
Dal 1980 al 1988 l'Iran è stato impegnato in
una guerra sanguinosa contro l'Irak di Saddam Hussein; l'aggressione irachena,
nonostante cospicui aiuti da parte di alcune nazioni occidentali e del blocco
sovietico, si infrange contro una tenace resistenza dell'esercito iraniano ed
infine, dopo nove anni di guerra, tra i due paesi si viene alla tregua.
Dalla
morte di Khomeini nel 1989 l'Iran attraversa fasi diverse nei suoi rapporti con
l'Occidente: a volte rimanendo completamente isolato, a volte tentando
riavvicinamenti ed aperture.
Secondo
l'Iranian Christians International, organizzazione che si occupa della libertà
religiosa dei cristiani iraniani, la persecuzione avrebbe acquisito maggior
vigore negli ultimi tempi, nonostante l'elezione a presidente della Repubblica,
avvenuta nel maggio 1997, di Mohamad Khatami, che viene considerato come più
moderato.
La questione della libertà religiosa
L'islam
sciita, che in Iran è religione di Stato, costituisce la religione professata
dalla gran parte degli abitanti del Paese, tuttavia esistono alcune minoranze,
come i cristiani di varie confessioni, i seguaci dell'islam Baha'i, gli ebrei.
L'instaurazione della Repubblica islamica ha
ben presto portato ad una serie di gravi difficoltà e discriminazioni per la
comunità cristiana dell'Iran. Sin dagli inizi del 1979 i religiosi cattolici,
soprattutto i Padri Salesiani, cominciarono ad essere attaccati sulla stampa
islamica; lo stesso imam Khomeini domandava la chiusura immediata delle scuole
cattoliche.
Il
10 agosto 1979 a tutti i sacerdoti, religiosi e religiose cattolici stranieri
viene concesso un mese di tempo per lasciare il Paese; l'arcivescovo di Teheran
viene rapidamente espulso e solo in seguito a un difficile negoziato il
provvedimento di espulsione viene in parte mitigato. Quanto ai protestanti e
agli anglicani, essi sono stati immediatamente espulsi.
Nel
giugno del 1980 tutte le scuole cattoliche dette "straniere" sono
chiuse d'autorità. Come ha notato Didier Rance, le vessazioni anticristiane in
Iran presentano due aspetti: da una parte la discriminazione, dall'altra
tentativi di assimilazione, realizzati soprattutto attraverso l'insegnamento
scolastico e l'indottrinamento durante il servizio militare.
L'islamizzazione
della scuola pervade ogni aspetto dell'educazione: i giovani cristiani sono
costretti a studiare su testi impregnati di propaganda islamica, diffamatori e
offensivi verso la religione cristiana.
Secondo
un rapporto di Human Rights Without Frontiers, il governo ha tollerato le
attività dei cristiani ortodossi, che costituiscono più del 90 per cento della
popolazione cristiana dell'Iran (stimata in circa 60.000 persone, di queste i
cattolici ammontano a circa 12.000) anche se, nei loro rapporti con la società
musulmana, queste comunità soffrono trattamenti discriminatori.
Le
Chiese protestanti subiscono un'ostilità maggiore da parte del governo in
ragione dei loro legami privilegiati con i paesi occidentali più ostili al
regime iraniano e anche per il loro maggior attivismo nel proselitismo.
Il
rapporto di HRWF sostiene che la persecuzione verso i protestanti si è
intensificata nel corso degli anni Novanta; quattro loro dirigenti, tra
l'altro, sono morti in circostanze che potrebbero suggerire una complicità
governativa (da "Droits de l'homme sans frontières", 13 marzo 1998).
Il
Santo Padre ha ricevuto il 2 febbraio 1998 il ministro degli esteri iraniano in
una visita di cortesia in cui si è parlato della pace nel Medio oriente.
Nonostante
le affinità tra Vaticano e Teheran in alcune questioni morali, ci sono stati
spesso in passato rapporti tesi a causa d'interpretazioni diverse della libertà
religiosa.
In
Iran, infatti, i cristiani sono appena sopportati. Il passaggio dall'islam al
cristianesimo può essere punito anche con la morte.
Numerose
sono le violazioni dei diritti dell'uomo in Iran, dalla pena di morte alla
tortura dei prigionieri, ai processi irregolari, agli assassini ed alle
discriminazioni per le minoranze religiose.
L'applicazione
della shari'a è particolarmente dura, soprattutto nei confronti dei baha'i e
dei cristiani. In teoria il cristianesimo è una delle poche minoranze religiose
costituzionalmente tollerate, ma in realtà i fedeli vengono strettamente
controllati e sottoposti ad impedimenti.
Vengono
compiute irruzioni negli istituti religiosi e le persone sono minacciate. Per
timore, molte persone cambiano i loro normali luoghi di preghiera e di culto.
Se gli incontri sono scoperti dalla polizia, i partecipanti subiscono torture.
Mentre
da parte del regime non viene intrapreso nessun atto per il rispetto dei
diritti dell'uomo e di un'amichevole convivenza delle diverse religioni, i
rappresentanti della Chiesa cercano sempre nuove possibilità per trovare un
avvicinamento di dialogo.
Secondo
l'agenzia di stampa "Droit de l'homme sans frontières" del 2 ottobre
1998, ultimamente, a tre baha'i incarcerati a Mashhad dall'ottobre 1997 sotto
l'accusa di "aver continuato a tenere riunioni sulla vita familiare"
è stata comunicata in via informale dal direttore del carcere la loro condanna
a morte. Ci sono ragioni, afferma la stessa fonte il 15 ottobre, per credere
che la condanna sia stata eseguita.
I
tre condannati sono Atah'ullah Hamid Nazirizadih, Sirus Dhabihi-Muqhaddam e
Hidayat-Kashifi Najafabadi che, come tutti i baha'i, sono considerati eretici e
non godono del diritto di praticare la propria religione, nonostante essa sia
pacifica e rispettosa dell'autorità.
Il
21 luglio un altro baha'i, Ruhu'llah Rawhani, di 52 anni, padre di quattro figli,
è stato impiccato nella stessa prigione per aver convertito una donna alla
propria fede, nonostante questa protestasse di essere stata educata dalla
famiglia nella religione baha'i.
Al
processo, svolto in modo sommario, non avrebbero assistito legali di Rawhani,
né sarebbe stata emessa formalmente una sentenza.
"Die
Tageszeitung", del 18 dicembre 1996, riferisce che formalmente le
minoranze cristiane, ebree e zoroastriane sono rispettate dalla Costituzione,
sono garantiti due posti in parlamento per i cristiani armeni, assiri e uno per
gli ebrei e gli zoroastriani.
Chiese,
templi e sinagoghe vengono finanziati dallo Stato. Tra le loro mura non valgono
le regole islamiche, le donne possono stare senza chador e gli armeni
utilizzare vino per la messa. Ma non sempre i diritti garantiti
costituzionalmente difendono dalle persecuzioni. Le organizzazioni umanitarie
continuano a denunciare atti persecutori soprattutto nei confronti di chi si è
convertito dall'islamismo al cristianesimo. Vittime principali delle
persecuzioni sono i baha'i: sembra che nel corso della rivoluzione ne siano
stati uccisi 200. Molti sono in carcere e due di essi hanno subito la condanna
a morte.
Questa
minoranza non può accedere a impieghi statali e i giovani baha'i non possono
iscriversi all'università perché per l'islam la loro religione è illegittima.
Sebbene la persecuzione nei loro confronti risalga a più di un secolo e mezzo
fa, esisterebbe un piano per sradicarne le comunità, che contano 300mila membri
e costituiscono la minoranza più importante di tutto il Paese.
Elementi
di questo progetto sono desumibili da un documento, risalente al 1991, del
Supremo Consiglio Culturale della Rivoluzione e firmato dall'ayatollah Ali
Khamenei, nel quale si afferma che, sul piano interno, deve essere negato agli
appartenenti a questa religione l'accesso a impieghi e a posizioni di infuenza
e che debbono essere distrutte le radici culturali dei baha'i anche all'estero.
Secondo l'organizzazione umanitaria Human
Rights Watch l'ostilità riscontrata nei confronti dei seguaci del baha'i si è
indirizzata verso una persecuzione grave di questa comunità, alla quale è fatto
divieto di qualunque attività religiosa ed è di fatto impedita anche la libertà
di educazione scolastica con la chiusura dell'Istituto Baha'i per l'Educazione
Superiore, avvenuta nel settembre del 1998.
Dal
1979 più di 200 appartenenti a questa religione sono stati uccisi; altri 15
sono scomparsi e si presume siano morti.
Dopo il 1993 le riunioni dei fedeli sono
state proibite e la sola partecipazione alle loro attività, anche se svolte in
case private, può essere causa di gravi conseguenze. Negli ultimi tre anni più
di duecento baha'i sono stati arrestati e tenuti in carcere per periodi
variabili dalle 48 ore ai sei mesi nelle città di Yazd, Isfahan, Simnan, Babul,
Kirmanshah, Mashhad, Shiraz, Tankanbun, Ahvaz, Kirman, Karaj, Qa'im Shahr e
Teheran. Dal novembre 1997 sono stati dodici i baha'i arrestati e sei di essi
sono stati scarcerati in seguito.
Il
rilascio, avvenuto nel maggio 1998, di Kamyar Ruhi, dopo una detenzione durata
dal febbraio 1996 e la recente esecuzione di Ruhu'llah Rahwani, farebbe
ammontare il numero totale di baha'i in prigione per ragioni religiose a quindici,
se i tre condannati citati più sopra non sono stati uccisi.
I
loro nomi (con la data di arresto, l'accusa e la condanna subita), sono Bihnam
Mithaqi (29.4.1989, attività sioniste baha'i, morte), Kayvan Khalajabadi
(29.4.1989, attività sioniste baha'i, morte), Musa Talibi (7.6.1994;
propagazione della fede, apostasia; morte), Dhabihubullah Mahrami (6.9.1995;
apostasia; morte), Mansur Haddadan (29.2.1996; organizzazione di un'esposizione
d'arte infantile; 3 anni), Arman Damishqi, Kurush Dhabihi (inizio del 1996;
cattiva condotta - rifiuto di testimoniare; 8 anni), Jaml Hajipur (19 maggio
1997; spionaggio, organizzazione di incontri per giovani; 2 anni), Mansur Mehrabi
(o Mihrabkhani) (19 maggio 1997; spionaggio, organizzazione di incontri per
giovani; 2 anni), Nasir Qadiri (5 novembre 1997; partecipazione a
"incontri familiari"; 3 anni), Atah'ullah Hamid Nazirizadih, Sirus
Dhabihi-Muqhaddam e Hidayat-Kashifi Najafabadi (ottobre-novembre 1997;
partecipazione a "incontri familiari"; morte), Sonia Ahmadi,
Manuchehr Ziyai (1° maggio 1998, organizzazione di incontri per giovani; 3
anni).
I
giornali italiani hanno riportato infine l'11 ottobre scorso la notizia della
conferma in appello della condanna a morte per Helmut Hofer, cittadino tedesco
di 56 anni, reo di aver avuto una relazione con una musulmana di 27 anni, a sua
volta condannata a 99 frustate. La legge islamica prevede la possibilità di
condanna a morte per chi sia riconosciuto colpevole di "relazione
illegittima con una donna musulmana".
Hofer,
tuttavia, sostiene di essersi fra l'altro convertito all'islam molti anni fa,
quando era sposato con una cittadina turca e di essere disposto a sposare la
ragazza iraniana che è motivo del procedimento.