Kirghizistan
POPOLAZIONE: 4.595.000
RELIGIONE: islam 70%; cristianesimo russo-ortodosso 6%
Amministrazione
apostolica: Kazakistan - cattolici 335.800
Si riconosce la libertà religiosa.
La
Costituzione dichiara che il Kirghizistan è uno Stato laico, e come tale
separato dalla religione. La libertà di culto e di coscienza è protetta
dall'art. 16 della Costituzione e dall'art. 146 del codice penale. Ogni organizzazione
però deve essere registrata e a volte il permesso viene negato.
La
conversione dall'islamismo al cristianesimo non viene vista di buon occhio.
Secondo
"Human Rights Without Frontiers", la legislazione religiosa in
Kirghizistan era stata sufficientemente tollerante fino al 1996, con 120
comunità registrate. Nel 1996 viene ristabilita la Commissione sugli Affari
Religiosi, formatasi sotto il comunismo e abolita nel 1992, con l'intento di
controllare, rafforzare la tolleranza interreligiosa e proteggere la libertà di
coscienza.
Il
risultato è stato bandire una gran parte della comunità islamica per crearne
una nuova più vicina al governo.
Secondo
la "Keston News Service" alla fine di novembre 1997 sarebbe stata
discussa una bozza di legge sulle minoranze religiose.
I
giornali hanno ultimamente portato avanti l'opinione che l'estrema libertà
religiosa avesse permesso il fiorire di varie sette ed il rinforzarsi del
fondamentalismo, creando divisioni in seno alla società. Si richiedevano quindi
restrizioni per le religioni non tradizionali.
Anche
"Human Rights Without Frontiers", del 14 aprile 1998, informa che per
alcuni mesi un comitato del Kirghizistan si è riunito per stendere una nuova
legge sul culto: la parte del testo conosciuta mostra alcune ambiguità che
potrebbero riguardare pressioni sui gruppi religiosi non tradizionali.
L'articolo
5 promette completa libertà e uguaglianza ma una serie di clausole evidenzia
beni e diritti principalmente dedicati alle organizzazioni religiose
tradizionali, non specificate in nessuna parte del testo.
Un
esempio: benché il sistema educativo sia considerato separato dalla religione,
alcuni gruppi hanno la possibilità di partecipare all'educazione morale degli
allievi. I gruppi non tradizionali non possono predicare in scuole di Stato o
private, né promulgare il loro messaggio in luoghi pubblici o tramite i
mass-media.
Sulla
carta alcuni aspetti appaiono meno restrittivi della versione russa, ma le
ambiguità rimangono.
I
gruppi religiosi possono importare letteratura sacra solo nel caso che non
istighi l'odio razziale o sociale, com'è accaduto con la Chiesa di Cristo che
ha diffuso pubblicazioni in cui si attaccava il culto degli antenati, ossia la
cultura nazionale.
Questa
commissione religiosa sembra orientarsi in modo tollerante o restrittivo a
seconda delle interpretazioni.
Inoltre,
vi sono articoli del codice penale (147, 259 e 299) che proibiscono le azioni
di gruppi religiosi che inducano al rifiuto di partecipazione ad attività
sociali o di doveri civili. Alla fine del 1997 erano state registrate circa 103
organizzazioni religiose, in realtà sono più di 200.
Le
confessioni religiose più vaste ricevono una sorta di riconoscimento statale.
Le festività religiose islamiche e cristiano ortodosse vengono dichiarate
pubbliche.
La
Commissione di Stato ha deciso tre provvedimenti: la registrazione delle
organizzazioni, delle missioni e dei cittadini stranieri che arrivano nella
repubblica per fare "propaganda" e infine l'istruzione religiosa.
La
registrazione può essere rifiutata se le attività non collimano con la
sicurezza pubblica e la stabilità sociale, l'ordine e l'armonia interetnica e
interconfessionale.
Nel
gennaio 1997 è stato creato un "Consiglio sugli affari religiosi",
comandato dal vice primo ministro, nel quale gli unici rappresentanti delle
organizzazioni nel Consiglio sono islam e Chiesa ortodossa.
Il
codice penale di questa repubblica proibisce di evitare il servizio militare
senza basi legali.
La
diserzione invece è un problema serio, un gran numero di persone chiamate alle
armi cercano qualsiasi scappatoia per evitare il servizio, rischiando una pena
da uno a tre anni e da uno ai cinque se proclamano il falso.
Nella
Costituzione non esiste il diritto a un servizio alternativo a quello militare
a causa di un diverso credo.
Sul
diritto alla libertà religiosa, secondo "Human Rights Without
Frontiers" dell'8 dicembre 1998, si registrano numerosi impedimenti, che
riguardano in primo luogo i "fondamentalisti" musulmani, definiti
"wahabiti" dalle autorità.
Il
Ministero della Sicurezza Nazionale ha costituito nel dicembre 1997 delle unità
speciali per controllarne le attività e che hanno, tra l'altro, sequestrato 400
copie di un libro religioso pubblicato in Arabia Saudita.
Nel
febbraio 1998, il colonnello Talan Razakov, responsabile del dipartimento per
le organizzazioni religiose del Ministero della Sicurezza Nazionale, ha
espresso il proprio disappunto per le disposizioni costituzionali che
garantiscono la libertà di scegliere la propria religione, pur non
considerandole un limite alla prevenzione delle attività dei
"wahabiti".
L'azione
delle autorità è appoggiata dalla Tavola Spirituale Musulmana del Kirghizistan,
il cui contrasto con l'ex mufti Sadykyan Kamalov, ha portato alla chiusura del
Centro Islamico che faceva riferimento a quest'ultimo.
Diversi
musulmani sono stati espulsi dal Paese negli ultimi tempi: 20 pakistani nel
1997, l'imam Karimov, rifugiato dal Tagikistan e un cittadino uzbeko nel 1998.
Nell'aprile
e nel maggio 1998, una ventina di uighur ha subito l'arresto per detenzione
illegale di armi e di video "wahabiti".