KUWAIT
Il
Kuwait è noto per essere stato il catalizzatore della Guerra del Golfo nel
1991, quando venne liberato dall'invasione irachena.
Popolazione:
1.971.634
(2000)
Religione:
musulmani
87,43%, cristiani 8,17%, induisti 2,50%, non religiosi e altri 1,10%, bahai
0,50%, buddisti 0,30%. L'islam sunnita è la religione di stato, ma c'è una
grossa minoranza sciita. Da sottolineare la presenza di varie comunità cristiane
in un regime islamico relativamente liberale.
Governo:
monarchia
costituzionale nominale, il Kuwait è l'unica nazione del golfo a tenere
elezioni legislative, ma da duecento anni il vero potere è nelle mani della
famiglia al-Sabath.
Capo
di stato:
Amir Al Jabir Sabah
Persecuzione:
Sebbene
in conseguenza della Guerra del Golfo si siano allentate le severe norme
religiose vigenti in Kuwait, la piena libertà di culto non è ancora una realtà.
Soltanto
i musulmani possono diventare cittadini.
I
cristiani sono liberi di vivere e di lavorare in Kuwait, ma possono celebrare i
culti soltanto all'interno di un locale cristiano. L'evangelizzazione è
vietata.
Il
governo scoraggia il cristianesimo dando incentivi economici a chi si professa
musulmano e ha persino acquistato grossi quantitativi di Bibbie allo scopo di
bruciarle.
Opportunità
missionarie:
Il
materialismo imperversa e la morale pubblica è in declino. La letteratura e i
media cristiani sono ministeri strategici per il Kuwait.
Kuwait
POPOLAZIONE: 1.809.270
RELIGIONE: islam 85%
Cattolici:
153.100
Vicariato
apostolico: Kuwait - 152.000; Esarcato patriarcale di Antiochia dei Siri (Iraq
e Kuwait) - 1.100
Costituzionalmente
la libertà religiosa è difesa, pur verificandosi conferme e smentite a
proposito del grado di tolleranza effettivo e dell'effettiva rilevanza
dell'art. 29 della Costituzione che sancisce l'assenza di discriminazioni. Nel
1940 alla Chiesa cattolica venne concesso il permesso d'essere presente nel
territorio, ma solo per il servizio religioso rivolto agli espatriati,
lavoratori dell'industria del petrolio.
L'emiro
del Kuwait ha rifiutato l'introduzione della shari'a nell'ambito del suo potere
e si è rivelato contrario a un ulteriore cambiamento in senso islamico della
Costituzione, non ritenendolo necessario.
Dall'intervista
di "Asia Focus" (maggio 1993) con il Vescovo Francis Adeodatus
Micallef, Vicario Apostolico del Kuwait, emerge chiaro il dato che i cattolici
sono una ridotta minoranza, tutti stranieri, così come i religiosi, che vengono
soprattutto dall'India e dalle Filippine.
Prima
della guerra del Golfo esisteva una comunità di cattolici arabi immigrati dalla
Giordania e dalla Palestina, ma i suoi membri sono stati espulsi.
Ora
il numero dei cattolici non raggiunge il centinaio, tra cui pochissimi bambini,
perché il governo non consente ai lavoratori di portare con sé la famiglia.
Nei
confronti della Chiesa vi è formale rispetto, ma le funzioni si possono
svolgere esclusivamente all'interno dei luoghi di culto, essendo proibita ogni
attività pubblica.
Nella
maggior parte degli istituti privati non è permesso fare lezione di religione,
non esistono scuole religiose se non private.
È
molto difficile ottenere un visto, anche turistico, cosa che impedisce ai
missionari di entrare nel Paese.
I
carmelitani, informa "Avvenire" del 16 luglio 1998, svolgono un
servizio pastorale con lo scopo, fra l'altro, di prevenire i rischi di un'islamizzazione
della minoranza, facilitato dai numerosi vantaggi, anche economici, concessi
dalle autorità a chi si converte.
Robert,
alias Hussein Ali Qambar, musulmano convertito al cristianesimo, è stato
recentemente condannato per apostasia dopo aver ricevuto il Battesimo, avvenuto
nel 1995, di nascosto dalla moglie e dalla famiglia islamista radicale.
Nel
febbraio 1996 una sentenza aveva in prima istanza rifiutato la richiesta della
moglie di Hussein, di privarlo del suo diritto di fare visita ai figli. Qualche
mese dopo, secondo la "KNA" del 11 luglio '96, gli è stata inflitta
la condanna a morte.
La
stessa fonte, il 31 gennaio 1997 afferma che Hussein è ritornato alla religione
originaria per paura. Dopo aver pubblicamente ripudiato il credo islamico, l'uomo
era stato condannato a morte ed era fuggito negli Usa.
Una
volta tornato in patria, gli sono state addebitate le spese del procedimento e
negati sia la custodia dei figli che i diritti di successione testamentaria.
Ultimamente
- lo riporta "The Catholic World Report" del novembre 1998 - un imam
kuwaitiano, lo sceicco Kazim al-Misbah, si è espresso contro la costruzione di
nuove chiese cristiane, dichiarandosi sfavorevole, in un colloquio con la
rivista "al-Hadath", all'ingresso di non-musulmani nel Paese.