Lo Stato deve:
1- bisogna tutelare il lavoro minorile (dai 14 ai 18 anni) non
proibirlo;
2- vincolare il lavoro a cinque ore lavorative, da svolgersi o di
mattino o di pomeriggio;
3- escludere il minore da
lavori con particolare sforzo o pericolo;
4- promuovere sia con turni pomeridiani che mattutini corsi
professionali da attuarsi su richiesta dei ragazzi ai quali verrà offerto
preventivamente un questionario, solo successivamente si procederà ad attuare
il corso richiesto.
5- assumersi le spese assicurative e contributive;
6- il compenso minorile non deve essere di competenza sindacale,
ma soggetto alla legge della domanda e dell’offerta;
7- la verifica sull’effettiva tutela del minore deve essere
rigorosa. Due agenti di polizia (anche sottufficiali dell’esercito) debbano
verificare settimanalmente l’applicazione delle norme a tutela del minore
lavoratore. Le sanzioni previste e comminate dal superiore gerarchico dei due
agenti sono:
1- alla prima infrazione, un giorno di carcere e multa pari a un
quintale di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;
2- alla seconda infrazione, due giorni di carcere e multa pari a
tre quintali di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;
3- alla terza infrazione, sette giorni di carcere e multa pari a
sette quintali di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;
4- alla quarta inflazione, trenta giorni di carcere e multa pari a
trenta quintali d’olio d’oliva, compromessa la fedina penale e interdizione del
lavoro minorile;
5- alla quinta infrazione, trenta giorni di carcere e multa pari a
trenta quintali d’olio d’oliva, con confisca di tutta la proprietà inerente
l’impresa. Il carcere deve essere comminato nella locale stazione di polizia.
Ogni dipendente dello Stato è un funzionario che rappresenta lo
Stato. La sua credibilità sociale e la sua autonomia giuridica deve essere
quella di un pubblico ufficiale. La sua parola nell’atto di testimoniare o
l’atto di produrre documenti ufficiali deve disporre di una particolare
giurisdizione, questo al fine di estendere il controllo dello stato sul
territorio e su ogni forma di illegalità. I dipendenti della pubblica
amministrazione devono per questo fare dei corsi di aggiornamento su procedure
giuridiche e amministrative.
Deve essere inconciliabile la
libera professione o un secondo mestiere con quella di dipendente della
pubblica amministrazione.
Lo stipendio deve essere appropriato, devono essere ben utilizzati
e produttivi. Le loro illegalità, anche quelle del codice della strada devono
prevedere per loro una maggiore punibilità o aggravio. Il licenziamento deve
essere possibile per grave o reiterato reato. Fra loro devono poter essere
compatibili e la mobilità deve essere una realtà.
Devono collaborare o entrare nei quadri di qualsiasi aspetto della
pubblica amministrazione o delle forze armate.
Le leggi metafisiche sono poche, chiare, immutabili, non
consentono ai volponi di ingannare i semplici.
Lo scopo di questa lettera era di essere indirizzata ad un
compagno di classe. Io ne ho 18. Diciotto
facce, diciotto corpi, diciotto animi a cui voglio indistintamente bene. Ognuno
di loro ha una mentalità… diversa, un carattere differente, pregi e difetti. Io
sono convinta, dopo due anni di amicizia, di conoscerli a fondo. Ma, forse mi sbaglio. Sono sicura che loro
conoscono me. E della mia persona i lati negativi. Nonostante ciò mi sento
stimata e benvoluta. Certe volte però la vicinanza di 18 persone mi è
indifferente, non esiste. Siamo fisicamente presenti, ma spiritualmente,
abbiamo mete ben diverse. Chi pensa alla ragazza, chi a far del male all'altro.
In quei tristissimi momenti mi sento sperduta nel vuoto e la mia mente
desiderosa, il mio cuore, volano altrove. Si smarriscono in un mondo di
infinita bellezza, sconfinato splendore. In quel mondo tutti si amano. Poi
ritorno a vivere la realtà e mi accorgo che è ben diversa. Forse il mio è
spirito ribelle, la mia è delusione, amarezza, trasformandosi in sofferenza o
peggio "in rabbia". La mia vita è stata fino ad ora soddisfacente,
dal punto di vista materiale, ma il mio cuore ha ancora bisogno d'affetto, di
calore. Molte volte mi sono illusa di averlo trovato, invece non è così. Quello
era solo interesse, erano secondi fini, non erano rapporti di sincera amicizia.
Quando ti accorgi di questo ti senti mortificato, umiliato, e soffri nel modo
peggiore. Ti senti emarginato, e il desiderio della solitudine si impossessa di
te a tal punto che odi tutti, odi il mondo, odi te stesso. Questa lettera la
dedico ad una persona che non c'è, ma vorrei trovare al più presto. Mi
piacerebbe avere un angelo per amico, perché so che loro sono leali. Io non
cerco un rapporto basato sul "baratto", ma sul sentimento, sulla
comprensione reciproca. Tuttora ho una persona a cui voglio bene, ma
quell'insicurezza di esser nuovamente ferita, mi impedisce a volte di dare
completamente il mio amore. Al di fuori di ciò io cerco un'amico. Non importa
di che sesso. Andrebbe bene anche un ragazzo. Lo so perché ho, nella mia
classe, dei "veri" amici o qualcosa di simile. Pasquale, Antonio,
Nicola e Daniele. I loro animi sono generosi e il loro cuore brilla come un
diamante. Le mie amiche: Annamaria, Emanuela, Vale. Talvolta nessuno mi capisce
completamente. Il mio cuore mi dice, mi avverte, riconosce qual è la vera
amicizia, ma fino ad ora non l'ha mai individuata. La colpa non la do alla
gente. La colpa è mia del mio egoismo, della mia irascibilità…, la mia
superbia, la gelosia, a volte l'ipocrisia. Si riconosco di assomigliare al
diavolo, di cadere spesso in peccato, di sbagliare. Alle volte mi rendo conto
di perdere il controllo delle azioni, nel mio comportamento. Poi rifletto e
capisco di aver sbagliato. Il mio amico è nessuno. Non c'era in passato e non
c'è nel presente, o se esiste sono io cieca fino al punto di non accorgermi della
sua presenza. Non sono sicura, non ho quella certezza. Spero almeno che coloro
che quotidianamente mi circondano mi ritengano un'amica, non dico speciale, ma
perlomeno semplice. Io comunque voglio bene a tutti. Vorrei che questa lettera,
" un giorno " venisse letta, per far si che la gente mi consideri
diversamente, apprezzi i miei difetti e i miei pregi; dietro quella che sembra
superficialità…, può nascondersi un qualcosa di immenso: l'amore. A tutti i
miei amici di classe e a nessuno, ad una persona che amo e ad uno sconosciuto
amico. Stefania Sidella
LA LITURGIA E' VISTA COME COMUNICAZIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE DI
DIO E COME INCORPORAZIONE ALLA SUA FAMIGLIA, COME LIBERAZIONE DAL PECCATO PER
PRATICARE LA SUA GIUSTIZIA, ED INAUGURAZIONE DELLA VITA ETERNA CON LUI. Il
fedele richiama ed anticipa la giustizia del Padre, e conformando le proprie
azioni ad essa, da testimonianza del progetto di salvezza (escatologico), da
testimonianza della speranza che è in lui attraverso lo Spirito e nel suo
mistero opera una continua rigenerazione interiore e si avvicina sempre più
politicamente alla giustizia. La giustificazione divina comunicata nella
liturgia equivale ad una missione a favore della giustizia sociale, diventare
per il mondo la giustizia di Dio (2 Cor 5, 21) fattiva ed operativa. Evitando
l'errore di ridurre tutto alla santità intima e di non considerare il frutto
necessario della propria fede: l’azione
politica. E' in virtù del nostro
sacerdozio regale e della nostra appartenenza ad una nazione santa, che
possiamo offrire sacrifici spirituali e possiamo operare una testimonianza
credibile, per rendere conto della SPERANZA che è in noi. Operare la missione
profetica di andare incontro ai bisogni di coloro che sono senza speranza.
La confusione che oggi domina dietro una fragile maschera, a
questo si è ridotto il nostro io, ad una fragile maschera. Viviamo per un
impulso esterno alla nostra persona. E’ la logica del mondo, questo sistema
mondiale d’iniquità che tutto spersonalizza, che tutto appiattisce.. E’ il
principe di questo mondo, il nemico acuto del formarsi stabile, il nemico della
formazione stabile, dinamica e creativa della personalità libera ed inviolabile
dominio dello spirito. Tutto cospira contro il tentativo di presa di coscienza
del proprio io. Questo sopruso, questa fondamentale violazione della nostra
personalità avviene quotidianamente senza che ce ne accorgiamo attraverso i
mass-media, la scuola, la politica, la moda,
ecc... L’esito di tale livellamento è evidente, ormai la stessa parola io evoca
un che di confuso e fluttuante. Dietro la paroletta “io”, non vibra più nulla
che potentemente e chiaramente indichi che tipo di concezione e di sentimento
un uomo abbia del valore del proprio io. (“dal pensiero di don Luigi Giussani
nel “Alla ricerca del volto umano”)
Il potere che ci circonda tenta di ridurre la persona. Questo è
oggi l'atteggiamento ed il programma del potere: non più necessariamente
eliminare, come ai tempi degli imperatori romani o della rivoluzione nazista o
marxista, ma piuttosto, secondo il modello occidentale, ridurre sbriciolare la
persona. Il potere cerca infatti il consenso della persona, l'ideale del potere
è il consenso. Per ottenerlo, però, è necessario che la persona conosca se
stessa, non sia critica (altrimenti il gioco è finito!). Tutto lo sforzo del
potere, della cultura dominante, si concentra allora nel ridurre e nel
soffocare, il desiderio ostruttivo dell'io, attraverso un'opportuna
atrofizzazione. Il mondo in cui viviamo come distrugge la nostra libertà? La
compagnia come evasione. «Le domande e i
desideri pungono, fanno del male. Bisogna allora impostare la vita in modo;
tale che quei desideri non vengano a galla: "Non pensarci!";
"Chi siamo, che scopo hanno la nostra vita e le sofferenze che essa ci
procura ed infine la morte? Credo che al giorno d'oggi purtroppo, poche persone
diano importanza a tali domande, forse non indispensabili per vivere, visto che
anche senza una risposta l'umanità è vissuta per milioni di anni"». (Fabio)
Siamo invitati a radunarci per rifugiarci per consolarci, per
confortarci nella noia. Non sappiamo dire chi siamo e i nostri desideri sono
ridotti. UNA FUGA!
Un certo tipo di compagnia è semplicemente evasiva dalla
responsabilità, si scappa perciò dalla serietà e dalla tensione all'ideale, si
scappa dal proprio desiderio ultimo di felicità.
Ecco un frammento di gioventù mirabilmente descritta dal
giornalista Furio Colombo, su "Repubblica" del 10 novembre 1996, nel
drammatico quadretto di una serata passata in una sala cinematografica gremita
esclusivamente da giovani spettatori del film "Trainspotting"
(letteralmente: guardare i treni): «Essi
sono i figli lasciati indietro da una tribù senza eredi, una tribù sterile...
Nella stanza giovane non ci sono finestre (non si vede il mondo) e non ci sono
uscite (per andare dove?).
Perciò la festa rancida diventa droga.
Ed è vero che la droga fa male.
Tutto fa male. Ma senza gioia».
Come raggiungeremo la certezza e la sicurezza che ci fanno vincere
il panico e la paura, cosi che la vita sia veramente percepita come un cammino
al compimento della nostra libertà, un cammino alla felicità?
Non c'è nessuno attorno a noi che prenda sui serio la nostra vita
come esigenza di felicità; neanche noi stessi!
Abbiamo i nostri cantautori rock o haevy metal; i nostri
professori di filosofia; i nostri compagni del bar e della strada.
«Da uno che non è disposto a
condividere con te il destino non dovresti accettare nemmeno una sigaretta». (C. Pavese)
Ma non l'essere libero per un week-end, per una sera, non solo
essere libero in cento, duecento, mille occasioni, ma sempre; essere libero,
libero cioè la libertà.
Seguendo l'indicazione
dell'esperienza, è chiaro che la libertà si presenta a noi come la
soddisfazione totale, il compimento totale dell'io, come testimonia il
drammatico grido di Alberto (suicidatosi il marzo scorso tra i banchi di
scuola). - Il mondo in cui viviamo come distrugge la nostra libertà? Effetto
Chernobyl, ovvero la riduzione del desiderio.
E come se tutti i giovani d'oggi fossero stati investiti da una
sorta di Chernobyl, di enorme esplosione nucleare: il loro organismo
strutturalmente è come prima, ma dinamicamente non lo è più.
Vi è stato come un plagio fisiologico operato dalla mentalità
dominante. È come se oggi non ci fosse alcuna evidenza rea1e se non la moda,
che è concetto strumento del potere.
«Se la coca è un mistero / e Micheal Jackoson storia / se la
bellezza è la verità / e la chirurgia
/ la fonte della bellezza / cosa ci sto a fare io? / Ho le doti / per passare i
cancelli di quella villa?». (U2, Pop).
Ci fosse un compagno! Ci fosse un amico che prendesse sul serio la nostra esigenza di
felicità! La libertà, infatti, è trovare la risposta a ciò che si desidera ad
ogni istante. (tratto da: INCONTRI ED ESPERIENZE, Anni I n.9 - nov. 1997, Mensile
promosso dall'Arciconfraternita Maria SS. Del Carmine di Giovinazzo (BA), Via
Cattedrale, 38 Abbonamento £ 15.000 [50.000 sostenitore] C/C n. 17099706)
In
Italia siamo stati abituati da troppo tempo ad essere messi davanti al fatto compiuto
per quanto riguarda leggi di importanza fondamentale per il Paese. Spesso i
nostri Comitati e le nostre Associazioni sono stati fatti oggetto di una
violenta campagna di intimidazione psicologica, promossa dagli ambienti
omosessualisti, che non hanno esitato a invocare persino la legge Mancino che
dovrebbe tutelare le minoranze razziali ed etniche, ma che di fatto per la sua
genericità si presta pressoché ad ogni interpretazione e la cui applicazione
può essere in pratica invocata da chiunque contro qualunque avversario
ideologico. Il 23 febbraio 1994 la polizia di Verona effettuava un blitz contro
cittadini cattolici, compresi gli esponenti in prima fila nella raccolta di
firme. Divampava accesissima la polemica su questo provvedimento, i cui connotati
persecutori venivano denunciati da più parti. Il prof. Roberto de Mattei, in un
articolo apparso sul Secolo d'Italia del 25 febbraio 1995, scriveva:
"L'Italia è un paese di antiche tradizioni cattoliche. Se una religione
deve essere tutelata dalle istigazioni all'odio e alla discriminazione, questo
è in primis il cristianesimo. Benetton ed altri pubblicitari blasfemi ripetono
a ripetizione nei loro manifesti, l’odio che essi hanno per Chi non si può
negare, per Colui che tutti e tutto afferma, poveri loro… I centri sociali, in
tutte le loro manifestazioni, vomitano insulti contro la Chiesa cattolica. Gli
omosessuali invadono le chiese o espongono al pubblico ludibrio Giovanni Paolo
II. L’odio al cattolicesimo e alle sue leggi, predicato perfino dalle tribune
canore di Sanremo, penetra attraverso la televisione, in tutte le case.
L’incitazione alla discriminazione e all’odio religioso è lampante. Eppure
nessun magistrato ritiene opportuno applicare la legge Mancino per tutelare la
Chiesa cattolica e la religione del popolo italiano. Se però qualcuno
interviene non già per aggredire un’altra religione, ma solo per difendere la
nostra dagli attacchi che quotidianamente subisce, la repressione non tarda.”
Se
tra il bene e il male esiste un abisso ontologico, così non è per l’uomo
inevitabilmente limitato dalla sua stessa condizione umana. Per lui il confine
tra il bene e il male è impercettibile, labile, impalpabile, confuso. Per chi
non è soggetto a quel nostro comportamento erroneo è in quell’aspetto tutto
molto chiaro. Se avviciniamo le persone più mature ed equilibrate