LAICI INTEGRALISTI 1

LAVORO MINORILE 1

LAVORO STATALE 2

LEGISLAZIONE 2

LETTERA AD UNO SCONOSCIUTO 2

LITURGIA 3

LIVELLAMENTO 3

LIBERTÀ 3

LIBERTÀ RELIGIOSA 5

LIMITE 6

Lorenzo

http://web.tiscali.it/martiri

LAICI INTEGRALISTI

Ogni tanto viene fuori la storia del crocifisso o del presepio a scuola. Laici «duri e puri», basandosi sul fatto che la Scuola di stato è laica e dunque non può avere una sua religione, chiedono che non vi compaia nessun simbolo religioso. Cosi, lo scorso dicembre, in varie scuole del Friuli e del Veneto si è vietato il presepio. L’accanimento contro la religione impedisce a quelle persone di vedere che togliere crocifisso o presepio fa anche perdere una grande possibilità di formare bambini e ragazzi ai valori di bontà, carità, tolleranza, anche di speranza per l'uomo nell'affanno del vivere, ché nel cristianesimo hanno un grande fondamento(Oltre a sradicare quel fondamento storico e culturale dell’identità stessa del nostro popolo costringendolo ad un pericoloso anonimato). È un controsenso, rispetto al lamento generale per la perdita dei «valori morali» nella nostra società. Un grande del pensiero laico italiano, il filosofo Benedetto Croce, sosteneva che “non possiamo non dirci cristiani”. E anche per questo principio che il ministro della Pubblica istruzione, Berlinguer, laico e non religioso, ha fermato la più recente crociata degli antipresepisti, dicendo che  la scuola non può imporre ma neppure vietare il presepio. In tutti gli ambienti sociali, religiosi, ci sono persone equilibrate e tolleranti e ci sono integralisti: importante per ogni società è che non siano questi a ispirare le regole. (Messaggero di sant’Antonio, Febbraio 1997, p.25)

LAVORO MINORILE

Lo Stato deve:

1- bisogna tutelare il lavoro minorile (dai 14 ai 18 anni) non proibirlo;

2- vincolare il lavoro a cinque ore lavorative, da svolgersi o di mattino o di pomeriggio;

3- escludere il minore da lavori con particolare sforzo o pericolo;

4- promuovere sia con turni pomeridiani che mattutini corsi professionali da attuarsi su richiesta dei ragazzi ai quali verrà offerto preventivamente un questionario, solo successivamente si procederà ad attuare il corso richiesto.

5- assumersi le spese assicurative e contributive;

6- il compenso minorile non deve essere di competenza sindacale, ma soggetto alla legge della domanda e dell’offerta;

7- la verifica sull’effettiva tutela del minore deve essere rigorosa. Due agenti di polizia (anche sottufficiali dell’esercito) debbano verificare settimanalmente l’applicazione delle norme a tutela del minore lavoratore. Le sanzioni previste e comminate dal superiore gerarchico dei due agenti sono:

1- alla prima infrazione, un giorno di carcere e multa pari a un quintale di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;

2- alla seconda infrazione, due giorni di carcere e multa pari a tre quintali di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;

3- alla terza infrazione, sette giorni di carcere e multa pari a sette quintali di olio d’oliva, nessuna conseguenza giuridica;

4- alla quarta inflazione, trenta giorni di carcere e multa pari a trenta quintali d’olio d’oliva, compromessa la fedina penale e interdizione del lavoro minorile;

5- alla quinta infrazione, trenta giorni di carcere e multa pari a trenta quintali d’olio d’oliva, con confisca di tutta la proprietà inerente l’impresa. Il carcere deve essere comminato nella locale stazione di polizia.

 

LAVORO STATALE

Ogni dipendente dello Stato è un funzionario che rappresenta lo Stato. La sua credibilità sociale e la sua autonomia giuridica deve essere quella di un pubblico ufficiale. La sua parola nell’atto di testimoniare o l’atto di produrre documenti ufficiali deve disporre di una particolare giurisdizione, questo al fine di estendere il controllo dello stato sul territorio e su ogni forma di illegalità. I dipendenti della pubblica amministrazione devono per questo fare dei corsi di aggiornamento su procedure giuridiche e amministrative.

Deve essere inconciliabile la libera professione o un secondo mestiere con quella di dipendente della pubblica amministrazione.

Lo stipendio deve essere appropriato, devono essere ben utilizzati e produttivi. Le loro illegalità, anche quelle del codice della strada devono prevedere per loro una maggiore punibilità o aggravio. Il licenziamento deve essere possibile per grave o reiterato reato. Fra loro devono poter essere compatibili e la mobilità deve essere una realtà.

Devono collaborare o entrare nei quadri di qualsiasi aspetto della pubblica amministrazione o delle forze armate.

LEGISLAZIONE

Le leggi metafisiche sono poche, chiare, immutabili, non consentono ai volponi di ingannare i semplici.

LETTERA AD UNO SCONOSCIUTO

Lo scopo di questa lettera era di essere indirizzata ad un compagno di classe.  Io ne ho 18. Diciotto facce, diciotto corpi, diciotto animi a cui voglio indistintamente bene. Ognuno di loro ha una mentalità… diversa, un carattere differente, pregi e difetti. Io sono convinta, dopo due anni di amicizia, di conoscerli a fondo.  Ma, forse mi sbaglio. Sono sicura che loro conoscono me. E della mia persona i lati negativi. Nonostante ciò mi sento stimata e benvoluta. Certe volte però la vicinanza di 18 persone mi è indifferente, non esiste. Siamo fisicamente presenti, ma spiritualmente, abbiamo mete ben diverse. Chi pensa alla ragazza, chi a far del male all'altro. In quei tristissimi momenti mi sento sperduta nel vuoto e la mia mente desiderosa, il mio cuore, volano altrove. Si smarriscono in un mondo di infinita bellezza, sconfinato splendore. In quel mondo tutti si amano. Poi ritorno a vivere la realtà e mi accorgo che è ben diversa. Forse il mio è spirito ribelle, la mia è delusione, amarezza, trasformandosi in sofferenza o peggio "in rabbia". La mia vita è stata fino ad ora soddisfacente, dal punto di vista materiale, ma il mio cuore ha ancora bisogno d'affetto, di calore. Molte volte mi sono illusa di averlo trovato, invece non è così. Quello era solo interesse, erano secondi fini, non erano rapporti di sincera amicizia. Quando ti accorgi di questo ti senti mortificato, umiliato, e soffri nel modo peggiore. Ti senti emarginato, e il desiderio della solitudine si impossessa di te a tal punto che odi tutti, odi il mondo, odi te stesso. Questa lettera la dedico ad una persona che non c'è, ma vorrei trovare al più presto. Mi piacerebbe avere un angelo per amico, perché so che loro sono leali. Io non cerco un rapporto basato sul "baratto", ma sul sentimento, sulla comprensione reciproca. Tuttora ho una persona a cui voglio bene, ma quell'insicurezza di esser nuovamente ferita, mi impedisce a volte di dare completamente il mio amore. Al di fuori di ciò io cerco un'amico. Non importa di che sesso. Andrebbe bene anche un ragazzo. Lo so perché ho, nella mia classe, dei "veri" amici o qualcosa di simile. Pasquale, Antonio, Nicola e Daniele. I loro animi sono generosi e il loro cuore brilla come un diamante. Le mie amiche: Annamaria, Emanuela, Vale. Talvolta nessuno mi capisce completamente. Il mio cuore mi dice, mi avverte, riconosce qual è la vera amicizia, ma fino ad ora non l'ha mai individuata. La colpa non la do alla gente. La colpa è mia del mio egoismo, della mia irascibilità…, la mia superbia, la gelosia, a volte l'ipocrisia. Si riconosco di assomigliare al diavolo, di cadere spesso in peccato, di sbagliare. Alle volte mi rendo conto di perdere il controllo delle azioni, nel mio comportamento. Poi rifletto e capisco di aver sbagliato. Il mio amico è nessuno. Non c'era in passato e non c'è nel presente, o se esiste sono io cieca fino al punto di non accorgermi della sua presenza. Non sono sicura, non ho quella certezza. Spero almeno che coloro che quotidianamente mi circondano mi ritengano un'amica, non dico speciale, ma perlomeno semplice. Io comunque voglio bene a tutti. Vorrei che questa lettera, " un giorno " venisse letta, per far si che la gente mi consideri diversamente, apprezzi i miei difetti e i miei pregi; dietro quella che sembra superficialità…, può nascondersi un qualcosa di immenso: l'amore. A tutti i miei amici di classe e a nessuno, ad una persona che amo e ad uno sconosciuto amico.               Stefania Sidella

LITURGIA

LA LITURGIA E' VISTA COME COMUNICAZIONE DELLA GIUSTIFICAZIONE DI DIO E COME INCORPORAZIONE ALLA SUA FAMIGLIA, COME LIBERAZIONE DAL PECCATO PER PRATICARE LA SUA GIUSTIZIA, ED INAUGURAZIONE DELLA VITA ETERNA CON LUI. Il fedele richiama ed anticipa la giustizia del Padre, e conformando le proprie azioni ad essa, da testimonianza del progetto di salvezza (escatologico), da testimonianza della speranza che è in lui attraverso lo Spirito e nel suo mistero opera una continua rigenerazione interiore e si avvicina sempre più politicamente alla giustizia. La giustificazione divina comunicata nella liturgia equivale ad una missione a favore della giustizia sociale, diventare per il mondo la giustizia di Dio (2 Cor 5, 21) fattiva ed operativa. Evitando l'errore di ridurre tutto alla santità intima e di non considerare il frutto necessario della propria fede: l’azione politica.  E' in virtù del nostro sacerdozio regale e della nostra appartenenza ad una nazione santa, che possiamo offrire sacrifici spirituali e possiamo operare una testimonianza credibile, per rendere conto della SPERANZA che è in noi. Operare la missione profetica di andare incontro ai bisogni di coloro che sono senza speranza.

LIVELLAMENTO

La confusione che oggi domina dietro una fragile maschera, a questo si è ridotto il nostro io, ad una fragile maschera. Viviamo per un impulso esterno alla nostra persona. E’ la logica del mondo, questo sistema mondiale d’iniquità che tutto spersonalizza, che tutto appiattisce.. E’ il principe di questo mondo, il nemico acuto del formarsi stabile, il nemico della formazione stabile, dinamica e creativa della personalità libera ed inviolabile dominio dello spirito. Tutto cospira contro il tentativo di presa di coscienza del proprio io. Questo sopruso, questa fondamentale violazione della nostra personalità avviene quotidianamente senza che ce ne accorgiamo attraverso i mass-media, la scuola, la  politica, la moda, ecc... L’esito di tale livellamento è evidente, ormai la stessa parola io evoca un che di confuso e fluttuante. Dietro la paroletta “io”, non vibra più nulla che potentemente e chiaramente indichi che tipo di concezione e di sentimento un uomo abbia del valore del proprio io. (“dal pensiero di don Luigi Giussani nel “Alla ricerca del volto umano”)

LIBERTÀ

Il potere che ci circonda tenta di ridurre la persona. Questo è oggi l'atteggiamento ed il programma del potere: non più necessariamente eliminare, come ai tempi degli imperatori romani o della rivoluzione nazista o marxista, ma piuttosto, secondo il modello occidentale, ridurre sbriciolare la persona. Il potere cerca infatti il consenso della persona, l'ideale del potere è il consenso. Per ottenerlo, però, è necessario che la persona conosca se stessa, non sia critica (altrimenti il gioco è finito!). Tutto lo sforzo del potere, della cultura dominante, si concentra allora nel ridurre e nel soffocare, il desiderio ostruttivo dell'io, attraverso un'opportuna atrofizzazione. Il mondo in cui viviamo come distrugge la nostra libertà? La compagnia come evasione. «Le domande e i desideri pungono, fanno del male. Bisogna allora impostare la vita in modo; tale che quei desideri non vengano a galla: "Non pensarci!"; "Chi siamo, che scopo hanno la nostra vita e le sofferenze che essa ci procura ed infine la morte? Credo che al giorno d'oggi purtroppo, poche persone diano importanza a tali domande, forse non indispensabili per vivere, visto che anche senza una risposta l'umanità è vissuta per milioni di anni"». (Fabio)

Siamo invitati a radunarci per rifugiarci per consolarci, per confortarci nella noia. Non sappiamo dire chi siamo e i nostri desideri sono ridotti. UNA FUGA!

Un certo tipo di compagnia è semplicemente evasiva dalla responsabilità, si scappa perciò dalla serietà e dalla tensione all'ideale, si scappa dal proprio desiderio ultimo di felicità.

Ecco un frammento di gioventù mirabilmente descritta dal giornalista Furio Colombo, su "Repubblica" del 10 novembre 1996, nel drammatico quadretto di una serata passata in una sala cinematografica gremita esclusivamente da giovani spettatori del film "Trainspotting" (letteralmente: guardare i treni): «Essi sono i figli lasciati indietro da una tribù senza eredi, una tribù sterile... Nella stanza giovane non ci sono finestre (non si vede il mondo) e non ci sono uscite (per andare dove?).

 Perciò la festa rancida diventa droga.

 Ed è vero che la droga fa male.

Tutto fa male. Ma senza gioia».

 I miei amici… «I miei amici sono così depressi / e io sento la domanda / della vostra solitudine. / La mia ragazza mi ha / chiamato / da sola e disperata / dal telefono della prigione, / vogliono darle sette anni / perché è triste. / Io amo tutti voi / perché colpiti dal freddo. / E' tanto duro e anche difficile / quando non conosci te stesso» (Red Hot Chili Peppers)

Ci fosse un maestro... Dove viene presa sul serio la nostra esigenza di felicità? Fino a quando si è piccoli il papà e la mamma non possono non desiderare la felicità del loro figlio e darebbero la vita per lui. Ma poi è come se tutto acquistasse un equilibrio anormale, dove il calcolo, la corrispondenza e il tornaconto giocano decisamente.

Come raggiungeremo la certezza e la sicurezza che ci fanno vincere il panico e la paura, cosi che la vita sia veramente percepita come un cammino al compimento della nostra libertà, un cammino alla felicità?

Non c'è nessuno attorno a noi che prenda sui serio la nostra vita come esigenza di felicità; neanche noi stessi!

Abbiamo i nostri cantautori rock o haevy metal; i nostri professori di filosofia; i nostri compagni del bar e della strada.   

«Da uno che non è disposto a condividere con te il destino non dovresti accettare nemmeno una sigaretta». (C. Pavese)

La libertà è rapporto con l'infinito. "Metto in atto questo gesto per vedere che cosa c'è dopo la morte e chi ha ragione. In questo mondo ci sono poche speranze per i giovani e spero che il mio gesto serva perché il mondo si accorga che esistiamo anche noi con i nostri problemi. Chiedo perdono ai miei genitori che sono stati con me molto affettuosi e non mi hanno fatto mancare mai nulla. Chiedo scusa anche ai responsabili della scuola verso i quali non ho niente da recriminare. La mia ultima volontà è quella di essere cremato. Addio». (Alberto)

«Desiderio, ti ho trascinato per le strade, ti ho desolato nei campi, ti ho ubriacato nella città, ti ho ubriacato senza dissetarti, ti ho bagnato nelle notti piene di luna,  ti ho portato in giro ovunque, ti ho cullato sulle onde,  ho voluto addormentarti sui flutti, desiderio, desiderio che vuoi dunque? Quando ti stancherai?». (Field)

- «Io rimango sempre affascinato dal cielo, non importa se sereno, nuvoloso, stellato. Il cielo con la sua inconsistenza e con la sua infinita grandezza mi dà un senso di potenza e, nello stesso tempo, di libertà: quella libertà che mi manca a scuola e che non trovo a casa». (Luca) - Sperimentalmente noi ci sentiamo liberi per la soddisfazione di un desiderio.

Ma non l'essere libero per un week-end, per una sera, non solo essere libero in cento, duecento, mille occasioni, ma sempre; essere libero, libero cioè la libertà.

 Seguendo l'indicazione dell'esperienza, è chiaro che la libertà si presenta a noi come la soddisfazione totale, il compimento totale dell'io, come testimonia il drammatico grido di Alberto (suicidatosi il marzo scorso tra i banchi di scuola). - Il mondo in cui viviamo come distrugge la nostra libertà? Effetto Chernobyl, ovvero la riduzione del desiderio.

E come se tutti i giovani d'oggi fossero stati investiti da una sorta di Chernobyl, di enorme esplosione nucleare: il loro organismo strutturalmente è come prima, ma dinamicamente non lo è più.

Vi è stato come un plagio fisiologico operato dalla mentalità dominante. È come se oggi non ci fosse alcuna evidenza rea1e se non la moda, che è concetto strumento del potere.

«Se la coca è un mistero / e Micheal Jackoson storia / se la bellezza è la verità / e la chirurgia / la fonte della bellezza / cosa ci sto a fare io? / Ho le doti / per passare i cancelli di quella villa?». (U2, Pop).

Ci fosse un maestro! / «Che nella mente mia m'è fitta, e or m'accora / la CARA e BUONA immagine PATERNA / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m'insegnavate come l'uom s'etterna». (Dante, Inferno XV, 82-85) «Da quando abbiamo incominciato a leggere la Divina Commedia e a commentarla, sono riuscito a capire una cosa importantissima: che, realmente, veniamo a scuola per passare il tempo o per litigare con i professori, ma bensì perché ci sono alcuni professori che cercano di aprire le nostre menti e farci vivere una visuale più vasta del mondo, cercano anche di indirizzare ognuno di noi verso la realtà che ci circonda. Ho capito che bisogna faticare molto e fare sforzi enormi per ottenere veramente quello che si vuole; io, per adesso, non ho raggiunto il mio vero scopo, però credo di aver fatto gia un bel passo avanti e spero di poter andare ancora più in là. N.B. L'unica cosa importante è avere una buona GUIDA per percorrere questo lungo cammino». (Daniele, I.P.S.I.A. Corni)

Ci fosse un compagno! Ci fosse un amico che prendesse sul serio la nostra esigenza di felicità! La libertà, infatti, è trovare la risposta a ciò che si desidera ad ogni istante. (tratto da: INCONTRI ED ESPERIENZE, Anni I n.9 - nov. 1997, Mensile promosso dall'Arciconfraternita Maria SS. Del Carmine di Giovinazzo (BA), Via Cattedrale, 38 Abbonamento £ 15.000 [50.000 sostenitore] C/C n. 17099706)

LIBERTÀ RELIGIOSA

In Italia siamo stati abituati da troppo tempo ad essere messi davanti al fatto compiuto per quanto riguarda leggi di importanza fondamentale per il Paese. Spesso i nostri Comitati e le nostre Associazioni sono stati fatti oggetto di una violenta campagna di intimidazione psicologica, promossa dagli ambienti omosessualisti, che non hanno esitato a invocare persino la legge Mancino che dovrebbe tutelare le minoranze razziali ed etniche, ma che di fatto per la sua genericità si presta pressoché ad ogni interpretazione e la cui applicazione può essere in pratica invocata da chiunque contro qualunque avversario ideologico. Il 23 febbraio 1994 la polizia di Verona effettuava un blitz contro cittadini cattolici, compresi gli esponenti in prima fila nella raccolta di firme. Divampava accesissima la polemica su questo provvedimento, i cui connotati persecutori venivano denunciati da più parti. Il prof. Roberto de Mattei, in un articolo apparso sul Secolo d'Italia del 25 febbraio 1995, scriveva: "L'Italia è un paese di antiche tradizioni cattoliche. Se una religione deve essere tutelata dalle istigazioni all'odio e alla discriminazione, questo è in primis il cristianesimo. Benetton ed altri pubblicitari blasfemi ripetono a ripetizione nei loro manifesti, l’odio che essi hanno per Chi non si può negare, per Colui che tutti e tutto afferma, poveri loro… I centri sociali, in tutte le loro manifestazioni, vomitano insulti contro la Chiesa cattolica. Gli omosessuali invadono le chiese o espongono al pubblico ludibrio Giovanni Paolo II. L’odio al cattolicesimo e alle sue leggi, predicato perfino dalle tribune canore di Sanremo, penetra attraverso la televisione, in tutte le case. L’incitazione alla discriminazione e all’odio religioso è lampante. Eppure nessun magistrato ritiene opportuno applicare la legge Mancino per tutelare la Chiesa cattolica e la religione del popolo italiano. Se però qualcuno interviene non già per aggredire un’altra religione, ma solo per difendere la nostra dagli attacchi che quotidianamente subisce, la repressione non tarda.”

LIMITE

Se tra il bene e il male esiste un abisso ontologico, così non è per l’uomo inevitabilmente limitato dalla sua stessa condizione umana. Per lui il confine tra il bene e il male è impercettibile, labile, impalpabile, confuso. Per chi non è soggetto a quel nostro comportamento erroneo è in quell’aspetto tutto molto chiaro. Se avviciniamo le persone più mature ed equilibrate