http://web.tiscali.it/martiri

 

Libia

 

POPOLAZI0NE: 5.648.000

RELIGIONE: islam 97%

Cattolici: 50.000

Vicariato apostolico: Benghazi - 10.000; Tripoli, Derna e Misurata - 40.000

 

La Libia è diventata Stato indipendente nel 1951 in ottemperanza a una precedente disposizione dell'ONU; il nuovo Stato prese inizialmente la forma di una monarchia costituzionale, sotto re Idris as-Sanusi.

 

Nel 1969 un colpo di Stato militare, guidato da Muhammar Gheddafi e ispirato ideologicamente al nazionalismo arabo di matrice nasseriana, ha rovesciato la monarchia e instaurato il regime ancora oggi al potere.

 

Durante gli anni Settanta Gheddafi, costretto a confrontarsi con il crescente movimento islamista, giunge a elaborare un'originale ideologia che cerca di conciliare islamismo, nazionalismo arabo e socialismo.

 

Il tentativo di instaurare un islam di Stato come barriera rispetto ai movimenti più radicali ha tuttavia un successo limitato.

 

Nel 1977 Gheddafi proclama l'istituzione della Jamahiriya (in arabo "Stato delle masse") Libica Araba Socialista.

 

Alla nuova denominazione dello stato libico si accompagna l'anno seguente la proclamazione della "Rivoluzione islamica", chiave di volta dell'ideologia di Gheddafi.

 

Questa Rivoluzione ha come principale obiettivo un deciso ridimensionamento del potere degli ulema, attorno ai quali si organizzano le forze dell'islam radicale.

 

Da una parte i beni religiosi sono nazionalizzati, dall'altra si stabilisce che solo il Corano costituisce la fonte della fede musulmana, mentre la 'Tradizione' (sunna) e i detti del Profeta (hadith) non hanno alcun valore normativo.

 

In questa opera di revisione dell'islam si stabilisce che il pellegrinaggio alla Mecca non è uno dei pilastri della fede. Anche la data tradizionale dell'era islamica è mutata: non più l'Egira (622) ma l'anno della morte di Maometto (632).

 

Ciò non significa che il Libro Verde - che sostituisce la Costituzione, in quanto modello di "legge umana" - sia privo di riferimenti coranici, anche se non ve ne è mai citazione esplicita. Nel Proclama del 1977, con il quale si instaurò "il potere del popolo" si afferma che "la sola legge della Jamahiriya araba libica popolare socialista è il Santo Corano".

 

 

La reazione degli ulema non si fa attendere: queste innovazioni sono dichiarate abominevoli ed eretiche; fin dalla fine degli anni Settanta riprendono le agitazioni nelle moschee, che sfociano nei primi anni del decennio successivo in aperta contestazione.

 

La scomparsa dello sceicco al-Bishti, molto popolare in Tripolitania ed estremamente critico verso il regime libico (al-Bishti muore in prigione dopo essere Stato sottoposto a tortura) è seguito dalla chiusura forzata e dalla distruzione delle moschee considerate pericolose.

http://web.tiscali.it/martiri

 

Il controllo stretto esercitato sulle moschee e la repressione durissima verso ogni movimento islamista fanno da contraltare a un'accentuazione dell'islam di Stato e delle organizzazioni a esso connesse.

 

Le organizzazioni islamiche non governative sono perseguitate, come ricorda il Rapporto di Amnesty International del 1998, che riferisce di cinque uomini condannati all'ergastolo e in carcere dal 1973 perché accusati di appartenere al Partito di Liberazione Islamica.

 

Rashid 'Abd al-Hamid al-'Urfia è detenuto dal 1982 con il sospetto di essere il fondatore di un gruppo islamico di opposizione. Di molti altri, incarcerati con accuse simili non si conosce il luogo di detenzione.

 

La situazione delle minoranze religiose in Libia non è ovviamente facile; la maggior parte delle chiese cristiane è stata chiusa dopo la rivoluzione del 1969, nonostante la Costituzione garantisca a parole la libertà di religione.

 

 Gheddafi dopo aver espulso i cattolici italiani e maltesi ha trasformato la cattedrale della capitale in moschea.

 

 

Nel 1986 il regime ha arrestato e incarcerato per dieci giorni il vescovo cattolico di Tripoli, il francescano Giovanni Martinelli, insieme a tre sacerdoti e una religiosa; un atto che molti hanno considerato come una vendetta per l'incontro ufficiale tra Papa Giovanni Paolo II e il rabbino di Roma.

 

I rapporti tra lo Stato libico e la Santa Sede sono progressivamente migliorati a partire dalla fine degli anni Ottanta fino alla recente riapertura delle relazioni diplomatiche nel febbraio 1998.