http://web.tiscali.it/martiri

 

I martiri della persecuzione messicana

 

In Messico, negli anni venti, le autorità pubbliche cercarono di sradicare la Chiesa e le sue istituzioni dalla vita del popolo con leggi ingiuste ed una persecuzione sanguinosa; tentarono invano di istituire una Chiesa scismatica; espulsero dal Paese i sacerdoti stranieri; ordinarono la chiusura dalle scuole cattoliche e dei seminari; mutarono le leggi e le pene dei tribunali giudiziari in norme contrarie alla Chiesa; disprezzarono le giuste rivendicazioni dei Vescovi e di molti cattolici.

 

Il Generale Plutarco Elías Calles era un animo deciso a portare a termine i piani di distruzione della Chiesa in Messico. Come dimostrano i fatti aveva deciso di porre fine alla Chiesa cattolica in Messico.

 

Così lo videro i suoi contemporanei e così lo proclamò con coraggio il primo Vescovo di Huejutla, D. José Manriquez e Zárate, nella sua sesta lettera pastorale del 6 marzo 1926:

"L'intenzione di Calles è di porre fine, una volta per tutte, alla religione cattolica in Messico. Il giacobinismo messicano ha decretato la morte della Chiesa Cattolica nel nostro Paese, lo sradicamento dalla società messicana e, se fosse possibile, del pensiero cattolico".

 

Ciononostante, vari sacerdoti decisero di restare nelle proprie comunità al servizio dei fedeli, annunciando la Parola di Dio, impartendo loro i sacramenti, assistendoli con l'esercizio della carità, imitando il Buon Pastore.

 

Non vollero abbandonare le loro comunità cristiane; e per questo patirono pazientemente minacce, oltraggi, tormenti fisici e morali.

 

Perdonarono i loro persecutori, e armati di una grande fede, diedero audacemente la vita per Cristo e per la Chiesa.

 

Nella stessa persecuzione contro la Chiesa morirono anche molti laici. Tra di essi tre giovani dell'Azione Cattolica, collaboratori del proprio parroco, che si dissero pronti ad offrire la propria vita per Cristo.

 

Non rinnegarono la propria fede né la loro appartenenza all'Azione Cattolica, e con coraggio e serenità subirono carcere, offese, percosse, ed infine la morte.

 

Il movimento "cristero" fu una protesta disperata dei cattolici messicani contro l'azione persecutoria nei confronti della Chiesa. Questo movimento non fu promosso dalla gerarchia ma condotto interamente dai laici.

 

Questi cercarono l'appoggio dei Pastori, che collaborarono in parte e in modo molto vario. Anche quando tutti, prelati e sacerdoti erano d'accordo a resistere alle leggi inique contro la Chiesa, tuttavia venivano sostenute diverse opinioni riguardo alla situazione e, soprattutto, riguardo a una difesa armata.

http://web.tiscali.it/martiri

 

Tutto il clero appoggiò la resistenza pacifica all'azione di persecuzione del Governo. Così fece anche nei confronti del boicottaggio, dato che era stato approvato dai Vescovi.

 

Il comportamento dei sacerdoti venne messo in chiaro in un volantino risalente alla fine del 1926, diffuso dalla Lega Nazionale per la difesa della libertà religiosa, in cui si diceva:

 

"Si cercò di fare dei nostri sacerdoti degli apostati, di renderli scismatici, di allontanarli dall'obbedienza al Papa, dinanzi a tutto ciò essi mantennero la loro fede e preferirono restare in miseria ed essere perseguitati".

 

I sacerdoti, tutti provenienti dal clero diocesano, non furono immolati in gruppo, ma anzi, al momento di venire arrestati si trovavano soli, ognuno al proprio posto. Inoltre, e per il solo fatto di essere sacerdoti, e senza alcun processo, ritenendo un crimine l'esercizio del loro ministero che essi furono condotti al martirio.

 

Nessuno appoggiò la resistenza armata del movimento "Cristero". Nel caso dei laici, furono martirizzati in quanto fedeli cristiani.

 http://web.tiscali.it/martiri