NATALE
(CANTO)
No al socialismo autogestionario,
no al capitalismo selvaggio, si al principio della autorità e della
responsabilità in contesto di UMANESIMO INTEGRALE.
Solo un uomo dalla coscienza politica è un uomo vivo e libero.
Non ha coscienza politica chi fa della politica un mezzo indegno
di profitto e di arricchimento.
Ha coscienza politica solo chi attraverso la politica cerca il
bene di tutti (e solo in questo anche il suo), questa è la politica, costruire
il benessere e la serenità per tutti, infatti il mio non può essere vero
benessere se non è anche il tuo.
Il mio benessere non è dato dal denaro ma dall’essere in una
società vivibile , senza angosce e paure. Quando un uomo si rende conto che
l'attività politica, ovvero il suo destino e quello dei suoi figli non può
essere delegato, ma deve essere vissuto personalmente perché la responsabilità
politica è tanto grande da non poter essere delegata.
Quando questo non avviene subentra la partitocrazia e la logica
delle corporazioni che quando raggiungono il potere non si pone al servizio
della collettività ma solo del loro interesse.
Chi nasce alla vita politica, sa che il suo ruolo è
insostituibile, la sua è una vocazione alla santità e non raramente al
martirio. Chi nasce alla vita politica è realmente nato alla vita civile,
interiore e spirituale, cioè ad una vita che è finalmente degna di questo nome.
Chiunque si disinteressa di politica, invece, dimostra variegati e stratificati
spessori di immaturità, di impotenza e di annichilimento interiore e
spirituale.
L'importanza e la gravità dell'azione politica, ne fanno un
elemento indicatore di maturità umana, civica e spirituale, insomma un elemento
di identità e di giudizio degli uomini. Come smascherare i falsi politici, i
pervertitori ed i corruttori della politica?
Non c'è problema solo loro stessi bramosi di smascherarsi quando
prima, infatti alla più piccola occasione non mancheranno di assumere un
comportamento poco lineare se non fraudolento. Ora subentra la novità
dell'Associazione Giustizia e Verità, proporre e candidare, confermare o
emarginare, indicatore di competenza e correttezza politica, garanzia del
cittadino.
Struttura di formazione e di informazione politica, in nessun
conto interessata alla gestione diretta del potere, ma organo di controllo e di
tutela della democrazia, affinché con il tempo non si deteriori e corrompa come
avviene tuttora.
Il demoniaco, il perverso e il mostruoso sono il lato negativo
della dimensione negativa e naturale.
Amiamo la natura e tutto ciò che é naturale, cioè il concetto di
vero e di bello, il concetto di giusto e di armonioso.
Vorresti per te una situazione artificiale o naturale?
Noi metafisici siamo naturali.
Lv. 19,31
Lv, 20,27
Dn. 2,2
Dt. 18,11
Is. 8,19
Ovvero la comunicazione con i “morti”. In realtà si tratta di
spiriti sovrumani e ribelli con cui non é saggio, intelligente e salutare avere
a che fare.
In televisione ho visto un servizio sulla condizione di schiavitù
che diverse bambine e ragazze sono costrette a vivere per fabbricare i tappeti
indiani. I genitori le vendono o le affittano a dei mediatori che li portano in
India per costruire tappeti, qui subiscono anche delle angherie sessuali (agli
indiani piacciono le ragazze nepalesi che sono di carnagione chiara). Con
l’inganno di un falso innamorato, che promette di sposarle e di sottrarle al
loro degrado, sono poi costrette alla prostituzione.
E’ ormai tutto ciò che regna nel mondo del pensiero, è il frutto
della presunzione antropocentrica, l'uomo non attende più un futuro di
eternità, ma si esaurisce e consuma egoisticamente nel tempo estinguendosi poi
nell'oblio del nulla. Oblio ed autodistruzione che già si realizza quando
l'uomo viene privato del suo mistero e si trova oggetto materiale tra le cose.
Se la realtà sfugge alla nostra comprensione, piuttosto che
ascoltare e assaporare il mistero, si preferisce svuotare di consistenza la realtà
e considerare tutto alla stregua di un'illusione o di un macabro gioco.
Il senso di tutto ciò che esiste è il niente, eppure come si può
negare l'evidenza materiale delle cose? Non si può negare la realtà e
l'esistenza di una logica che la guida e la conduce!
La realtà quindi è tutta segno di un Altro che la sta facendo e
creando. Questo Altro io lo riconosco, lo seguo mentre opera, mi allineo con i
suoi pensieri e i suoi sentimenti, lo amo, lo ascolto sempre più.
L'uomo religioso vede il mistero, l'impronta del Creature in tutta
la creazione. L'agnostico, invece odia il Creatore ed ha ripugnanza a
riconoscerlo, cosi precipita inesorabilmente nelle tenebre dell'odio, della
negazione, e nella disperazione del suo autoannientamento, questo è il nichilista.
di Nino CHIRIACO
Ciò
che Nietzsche aveva profeticamente previsto alla fine del secolo scorso, si è
puntualmente avverato, esattamente nei termini in cui il grande filosofo aveva
intuito, nel corso di questo secolo e, tutto fa pensare, che poco, nella
sostanza, cambierà, nel corso del prossimo secolo.
L'azione
della morte di Dio si sta dispiegando in tutta la sua virulenza e in tutte le
sue (di Nietzsche) aspettative, ed essa ha riguardato non solo i teologi ed i
filosofi, ma anche la cultura media, anche i ceti popolari, e sta diffondendosi
anche nelle culture non occidentali, man mano che, uno dopo l'altro, i vari
fortilizi culturali "alieni" cadono sotto l'urto della cultura
occidentale dominante. E, come aveva previsto Nietzsche, l'immenso vuoto
determinatosi dalla consapevolezza crescente di tale evento, non può essere
colmato dall'egemonia dei valori autonomizzati, visto che codesti valori
ricevevano la loro autorità "prima" in quanto espressione predicativa
del divino, e non avrebbero dunque potuto radicarsi in sua vece, essendo
saltato l'impianto che ne consentiva la validità.
Era
ingenuo, prevedeva Nietzsche, fondare una teologia dei valori senza più la
teologia, era azzardata una ipotesi di
etica autonoma senza il senso dell'etica, con un'etica "a
posteriori" non in grado di ergersi a elemento di unificazione delle
diversità, dipendendo proprio dalle diversità e dalla molteplicità delle
fonti, la propria stessa fonte e, dunque, la propria stessa autorevolezza. Questo
secolo ha dunque rappresentato il trionfo del nichilismo, della mancanza di
significato unitario rispetto alla multiformità dell'apparente, ed ha dato
ragione alle intuizioni di Nietzsche anche per altri motivi e per altre
conseguenze che il filosofo di Rocken aveva previsto.
Nella
visione del folle che accende la lucerna in pieno giorno, Nietzsche vede, al di
là dell'apparente chiarezza, mondi nuovi, oceani prosciugati, distanze siderali
tra l'uomo e la terra, non più casa ma soprattutto prigione di un uomo che
vuole rompere i legami con tutto il suo essere-stato, col suo essere
condizionato da tutto il bagaglio di falsità che non gli avevano consentito di
librarsi, di volare senza il peso condizionante di un Dio, di una morale, di
una società, di una coscienza falsa di un sé stesso falso, e di andare verso il
nuovo, verso lontano, sempre più lontano, alla ricerca di ciò che è a
disposizione della sua totalmente libera necessità di sapere.
Eppure
Nietzsche, pur portando fino alle estreme conseguenze lo sconvolgimento delle
sue visioni-analisi e pur prevedendo la deflagrazione inceneritrice della
cultura sottostante alla presa di coscienza della morte di Dio, e proprio in
virtù di un atteggiamento non rinunciatario e non passivo, dunque non schopenaueriano,
di fronte al nichilismo senza alternative, rilancia in "Così parlò
Zaratustra" un rimedio rispetto al nichilismo nella teoria dell'eterno
ritorno dell'uguale.
Così,
proprio nel momento di massimo sganciamento dell'uomo da ogni legame di qualsivoglia
natura con ciò che prescinde il suo stesso e stretto ambito, proprio lungo la
strada del totale decondizionamento dell'uomo verso un nichilismo senza
aggettivi, vediamo che il pendolo torna ad oscillare, a tornare anche indietro,
a conoscere anche un tempo del già stato, tendente al non-ancora-stato, ma già
essente-stato.
E
già, perché l'ombra del Dio morto, produce una complessità di effetti e tende a
fare diga, come lo stesso Nietzsche aveva previsto e temuto, rispetto alla
deflagrazione inceneritrice.
Ciò
che poteva prevedere Nietzsche ha previsto, cercando anche di prevedere
l'imprevedibile, cioè i contenuti stessi dell'azione di riposizionamento
culturale dell'uomo nel mare magnum del vuoto post-religioso e post-etico. In
questo senso il vitalismo dionisiaco della non accettazione rinunciataria e
rasserenatrice, ha portato lontano, e come abbiamo cercato di puntualizzare
sinora, comincia ad offrire un nuovo-antico sostrato culturale riecheggiante
postulati mai veramente scomparsi e valori mai veramente tramontati.
Intanto
effettivamente la storia culturale del nostro tempo si è svolta all'insegna del
decadimento del senso stesso di Dio e dell'oscuramento, sempre più
inarrestabile, dei valori etici di riferimento, edificando, al loro posto,
valori non più di orientamento in grado di precedere ed influenzare l'evento,
ma valori di consolidamento e di radicamento dell'evento prevalente
verificatosi, sì da rovesciare l'influenza direzionale dall'uomo all'atto, ma
al contrario tendendo a considerare l'uomo sempre di più funzione dell'evento e
non viceversa.
Questa
tendenza inarrestabile è una costante della cultura del nostro tempo, e
determina un fenomeno di incessante de-umanizzazione nei processi di approccio
con la conoscenza, se non vogliamo non distinguere nell'evento quanto di esso è
l'uomo che si è trasferito in sè stesso, sè vogliamo considerare cioè l'uomo
non più facitore e coglitore di eventi, dei quali comunque, poter fare a meno
in qualsiasi momento, liberando in un batter d'occhio l'uomo dall'evento da lui
provocato, ma parte integrante dell'evento e fuso in esso, al punto da
potersene liberare avendo fatto confluire nell'evento tutto sè stesso ed
essendo così diventato l'evento stesso privato da ogni possibile suo controllo
ab-alto, o ab-exteriore parte. In altri
termini, se i valori dell'uomo coincidono con quelli dell'evento, l'uomo è
diventato l'evento e non vi sono valori residuali in grado di restituire l'uomo
al sè stesso portatore di valori-altri.
Rispetto
al passato, con l'uomo avvinghiato strenuamente a principi non sradicabili,
provenienti massimamente dal suo riferimento, anche per attaccarlo e perfino
per negarlo, al quid religioso, oggi l'uomo appare svincolato dalla componente
etica preventiva, e dunque è disponibile a entrare nell'evento divenendone
funzione eticamente inquadrata e giustificata all'interno dell'evento di cui è
parte integrante. ------------
(Auswiz) ----
L'uomo
conosciuto sinora ne risulta, così, svuotato, si assiste alla sua
de-umanizzazione, e al suo posto emerge l'uomo-nuovo, l'uomo-recipiente
tendente a riempirsi, incarnando i valori topici dell'evento, di cui, così
diventa elemento, parte mobile della costruzione.
Al
di fuori dell'evento caricato dei suoi specifici simboli di identificazione,
incarnati e messi in scena dall'uomo-nuovo, non c'è più l'uomo, ma un sacco vuoto, che vive solo all'interno della
campana-evento.
Questo
processo di de-umanizzazione è in corso e tende ad accelerare il suo ritmo di
sviluppo e interessa l'uomo in tutti i suoi stadi intellettuali e in tutti i
suoi strati sociali.
Da una parte ciò spinge l'uomo verso i suoi
confini intellettuali che tende a superare di continuo, grazie anche
all'assenza sempre più marcata di remore pre-deumanizzazione, con
la garanzia etica del risultato acquisito, licenziatario, esso si, di valori
sufficienti alla autogiustificazione dell'atto, dell'uomo, dell'evento-uomo che
man mano si fa, raccattando dal farsi,
proprio gli atti giustificatori del fare.
Dall'altra
parte ciò porta ad una de-umanizzazione sociale, medio-culturale e psicologica,
mettendo in campo il piccolo uomo-nuovo,
senza ancoraggi culturali e morali, privo di remore etiche, teso ad incarnare
sempre più, nella piccola scena del mondo di ogni giorno, i nuovi valori dell'evento
che lo attua e lo rende riconoscibile a sè stesso e, per analogia, anche agli
altri, con cui costruisce il nuovo stato etico.
Un
cambiamento dell'uomo di siffatta portata non si era mai verificata in
precedenza, giacché l'evento, nel passato, aveva sì talora condizionato
l'evoluzione complessiva dell'uomo, catturandone una cospicua parte e
rilanciandosi nella storia attraverso la sua incarnazione nell'uomo, e ciò vale
per tanti eventi di portata molto relativa, ma colpisce di più ad esempio per
grandi eventi quali la rivoluzione francese o quella russa, ma aveva
convissuto, nella sua incarnazione complessiva, con l'archetipo incancellabile
del suo contenitore, finendo spesso, con l'andare del tempo, per soccombere. In
buona sostanza lo svuotamento della carcassa-uomo e il suo riempimento
alternativo non è mai stato totale e radicale, riconoscendo sempre un sostrato
etico-culturale su cui l'evento produceva efficacia, ma innestandosi o
fiancheggiando o mettendosi in rapporto dialettico con esso. Ciò che si sta
verificando oggi è un'altra cosa. Il senso stesso dell'etica, ha sempre
corrisposto a ciò che l'uomo ha sinora sempre riconosciuto come parte
inscindibile del suo essere, come sua medesima riconoscibilità, come aspetto
del suo esserci, coincidente con il sentimento della percepibilità dell'essere
di sè stesso, al punto tale che l'uomo, come ha osservato Feuerbach, avrebbe
considerata questa parte di sè come la più alta parte di sè, tanto da astrarla
da sè medesimo e farne totem e simbolo dell'essere tout-court. Dunque lo stesso
Feuerbach si è ben guardato dal mettere in discussione il valore semantico dei
valori in riferimento al processo di identificazione dell'uomo, salvo
reintrodurli nello specifico umano sottraendoli alla precedente collocazione
alienatoria divinizzata. Insomma, per
dirla con Feuerbach, se qui c'è Dio, Dio è l'uomo.
Tutta
questa vicenda, che per altro viene tutt'altro che negata dalle riflessioni di
altri autori non sospettabili di turbamenti etico-religiosi, come Marx o Freud,
che l'attraversano ovviamente da osservatori molto particolari e noti, riceve
una svolta radicale dall'opera di Nietzsche che, di fatto, intravede un uomo
del tutto diverso da quello a sè stesso noto, e fa navigare l'uomo-nuovo nel
mare magnum della nudità etica, della riverginizzazione intellettuale, esposto
ai venti contrastanti che lo spingono da ogni parte senza protezioni, ma anche
senza ostacoli, preda essenziale del suo desiderio di gustare il mondo come un
bambino. Finalmente
mancano gli ancoraggi e le certezze, si naviga a 360° senza tiranti di sorta.
Non più Dio, non più solidarietà, non più amore, non più patria, non più
niente, solo il desiderio di andare sempre più in là.
Dunque
essenzialmente l'esistenza alla radice dell'esistenza, tra l'altro come si
manifesta alla strumentazione fenomenica, nè è possibile che le ombre
fenomeniche siano solo illusione percettiva, ciascuna delle quali indipendente
dall'altra, ciò che esprimerebbe una casualità simmetrica impressionante ma non
credibile. La simmetria delle fenomenalità (degli eventi) deve rinviare ad un
quid che informa di sè il sè acquisibile alla parte di sè che si coglie
parzialmente, in una apparente molteplicità che è equivalente alla parzialità
dell'essere mentre coglie una parte di sè, ciascuna parzialità dell'essere
mentre coglie la parte dell'essere che essa è.
La
coglienza fenomenica ha dimostrato sinora che rispetto alla multiformità e alla
molteplicità apparente, tutti i fenomeni indagati sono risultati omogenei al
metodo indagante.
Ciò
dimostra non solo la simmetrica omogeneità dell'indagante, che a un certo punto
appare ovvia, ma la simmetrica omogeneità dell'indagato, e ciò è meno ovvio.
Se
è vero, come è risultato chiaro sinora, che la uniformità schematica del metodo
è congrua rispetto all'apparente multiformità dei fenomeni, ciò dimostra o che
il metodo rifletta in sé il sistema universale, e dunque la mente dell'uomo è
simile all'universo, o che, ancora di più, i due sistemi in effetti coincidano,
e siano l'una l'attuazione e lo specchio dell'altro.
D'altra
parte in questa sorta di corrispondenza dialettica, la giustificazione degli
atti non emerge dal loro riconoscimento, ma dalla loro omogeneità nell'ambito
di una architettura unitaria. E' altamente improbabile che tale omogeneità
metodologica, che coincide con la funzionalità e con la stessa essenza degli
atti, sia casuale, e non parte di una unità complessa o riflessa di essa.
D'altronde
gli atti non sono scissi o scindibili da ciò che contengono, dalla loro
alimentazione, sia che interagiscono con la materia, che li esplicita, sia che
provocano interazioni sulla materia senza rimanere prigionieri (i pensieri,
l'immaginazione, ecc..). E dunque ogni atto dell'uomo o ogni atto universale
sono rivelatori del loro contenuto, del messaggio che recano.
Ciò che appare inverosimile è che gli atti
siano inespressivi, che esauriscano nella loro operatività anche la loro
essenza, facendo così coincidere il loro essere col loro esserci.
In
questo modo ogni atto, in quanto inespressivo se non nel suo essere-esserci,
che cioè è solo nel momento e nel modo in cui c'è, e dunque è ciò che c'è, è
irriducibile a tutti gli altri atti, ciascuno coincidente esclusivamente col
suo singolo essere espresso nel suo esserci.
Tale
irriducibilità dovrebbe così riguardare tutti gli eventi, ferma restando la
casualità eventuale della loro reciproca interferenza. Ma gli eventi umani ed
anche quelli intorno all'uomo, tendono a comportarsi in modo antitetico
rispetto al principio della loro presunta reciproca irriducibilità, e la
casualità della loro interferenza si rivela costante, dunque non casuale. Ciò
riguarda tutti gli eventi, che sembrano coalizzati per raggiungere una finalità
che ha come presupposto la superabilità della rispettiva irriducibilità, con
esiti che li travalicano, che a volte persino noi possiamo constatare, anche se
spesso non capire.
Intanto
la coesione degli organismi cellulari, molto diversificati tra di loro, che
ambirebbero ad un'operatività tutta stretta alla loro essenza, ma che,
finiscono per conseguire un risultato che supera la loro ristretta peculiarità,
la loro stretta attuazione, la pura e semplice coincidenza tra il loro essere e
il loro esserci e anzi, per paradosso, il loro esserci si fonde, si diluisce,
potremmo dire impropriamente ma provocatoriamente si annulla, in un esserci più
generale, alla cui attuazione è evidentemente piegata e forse spiegata la
propria ristretta attuazione.
E
d'altra parte ciò è verificabile per tutto ciò che può essere percepito, dalla
complessiva coesione e funzionalità delle cellule nel mondo animale e vegetale,
al procedere dell'irraggiamento solare che, a un certo punto, prescinde e
oltrepassa l'evento immediato che origina e da cui trae origine immettendosi in
un circuito di sviluppo che interferisce e condiziona innumerevoli altri
eventi, ciascuno dei quali, a prima vista, irriducibile ad ogni altro evento,
per non parlare dell'azione del vento quale trasportatore di polline, che così
va ad interferire con un numero incalcolabile di altri eventi ecc. ecc.
Tutto
ciò può bensì essere casuale, tutto ciò può bensì apparire omogeneo solo al
livello percettivo umano, tutto ciò può bensì apparire solo e limitatamente per
ciò che singolarmente "appare" a sé medesimo, diverso e forse molto
diverso da come "unitariamente" si presenta all'uomo. Ma allora la
casualità è cosa ben diversa dal suo stesso concetto etimologico, e ciò vale
"a contrario" per il concetto di casualità; ma così la vita (coesione
funzionale di cellule superanti la loro specificità) sarebbe la morte, e la
morte la vita.
Tutto
però congiura che così non è, e che caso mai la vita e la morte siano soltanto
percezioni maldestre da rivisitare al più alto livello di percezione possibile.
HELIOS Magazine ANNO II - n.4 HELIOSmagazine@diel.it
ATTUALE TROPPO ATTUALE
Attuale Friedrich Nietzsche, come ben sappiamo, non avrebbe mai
voluto esserlo. Ma la struttura asistematica del suo pensiero ha costretto i filosofi
che gli sono succeduti a modificare, di volta in volta, la dimensione
ermeneutica, ad attualizzarlo sotto diverse tematiche e valutazioni.
Per questo motivo, Maurizio Ferraris, docente di estetica
all’università di Triestre, e uno dei più attenti interpreti dell’opera
Nietzschiana in Italia, ha voluto scrivere anni fa “Nietzsche e la filosofia
del Novecento”, dove ha delineato in modo preciso e puntuale, attraverso una
visione cronologica, come tutta l’elaborazione del pensiero di questo secolo sia
indissolubilmente debitrice nei confronti del pensatore di Rocken. Ma sono
stati soprattutto due i filosofi non certo “di parte” come Gilles Deleuze e
Jacques Derrida a rendere piena giustizia al pensiero nietzschiano, liberandolo
definitivamente dalle infauste interpretazioni “superomistiche” scaturite dalle
manipolazioni effettuate dalla sorella Elizabeth e, in seguito, dal filosofo e
giurista nazista Alfred Baeumler”. (Andrea Bedetti, il Borghese 11 marzo 1998
p.68)
Stato di malessere, di insoddisfazione e avvilimento derivante da
quella frustrazione per cui si percepisce insignificante o inutile il momento
che si sta vivendo.
Questa condizione se è frequente indica la mancanza di nobili e
mature idealità che diano senso, significato e gusto alla nostra vita.
La pigrizia, la viltà, l’egoismo nascono da un atteggiamento
fondamentalmente parassitario, ma il nostro essere essendo naturalmente
preordinato alla ricerca della felicità (il Creatore o quello che Egli
rappresenta), protesta tutta la sua insoddisfazione venendo privato di quello
di cui ha diritto: dell'interesse, dell'entusiasmo, della soddisfazione.
Ma questo ultime attitudini sono il premio di una vita eroica o
idealista, ovvero di una vita modellata da forti e nobili valori.
(Inferno, Purgatorio, Paradiso).
CR 542105 COMUNISMO: cento ordigni nucleari , ciascuno dei quali
in grado di uccidere 100 mila persone sarebbero , sfuggiti al controllo di
Mosca.
Non é il nudo a creare problemi.
La dimensione del nudo é infatti una dimensione naturale.
E’ necessario tuttavia non turbare e non forzare le coscienze, saper
ascoltare il comune senso del pudore.