I martiri della persecuzione spagnola
L'uccisione
dei martiri spagnoli ebbe le sue origini nel clima fortemente anticlericale che
si respirava in Spagna dopo la proclamazione della Repubblica e nel clima
violento della guerra civile.
Con
la proclamazione della Seconda Repubblica, avvenuta il 14 aprile 1931, la
Chiesa in Spagna, invisa al nuovo regime per la sua dottrina e la sua azione,
fu subito posta in stato di latente persecuzione sul piano legislativo.
A
questo stato di cose, già di per sé gravissimo, fece seguito, ad opera
dell'estremismo anarchico-socialista, uno stato di violenza fisica sulle
persone e sulle cose. Le prime vittime risalgono al 5 ottobre del 1934, durante
la cosiddetta "rivoluzione delle Asturie", quando furono assassinati
37 fra sacerdoti, seminaristi e religiosi e furono incendiate 58 chiese.
Nove
di essi, e precisamente otto Fratelli delle Scuole Cristiane ed un Passionista
sono stati beatificati nel 1990, ed è prossima la loro canonizzazione. Inizia
così il lungo Martirologio della Chiesa di Spagna due anni prima della guerra
civile, quando l'Esercito non si era sollevato contro il Governo repubblicano e
la Chiesa lo rispettava.
Non
bisogna, pertanto, confondere la persecuzione religiosa con la Guerra civile.
Essa
iniziò due anni prima dello scoppio del conflitto armato tra gli spagnoli.
Bisogna dunque ribadire ancora una volta per quanto riguarda la Spagna, che
basta la cronologia: la Repubblica dette il via alle persecuzioni
anticattoliche ben prima dell'insurrezione militare, di cui, anzi, esse sono da
considerare una delle cause decisive.
Sin
dal 1931, la Repubblica creò un ambiente di ostilità contro la Chiesa e di
discriminazioni nei confronti dei cattolici. Dal 18 luglio 1936 fino al mese di
marzo del 1939 la persecuzione fu molto più cruenta con l'assassinio in massa
di preti, seminaristi, religiosi e suore e di semplici laici, nel tentativo di
sopprimere fisicamente la Chiesa cattolica nelle persone e nelle cose.
La semplice statistica, incompleta nonostante
rigorose ricerche, è sconvolgente.
Il
numero totale delle vittime ecclesiastiche assassinate in tutta la persecuzione
sale a 6.832. Il clero diocesano ne conta 4.184, di cui 13 sono Vescovi; 2.365
il clero religioso e 283 le suore.
Non
si contano i laici assassinati per aver difeso la Chiesa o aver nascosti i
preti, ma furono certamente diverse migliaia.
Circa
6.500 di queste uccisioni ebbero luogo durante i primi cinque o sei mesi della
guerra civile.
Gli altri trovarono la morte tra il luglio
1937 e il marzo 1939. Un'ecatombe che, per l'alto numero delle vittime e per il
breve tempo in cui fu effettuata, non ha riscontro in nessun altro periodo di
persecuzione della Storia della Chiesa.
Gli
eccidi commessi in obbedienza all'ideale dell'ateismo militante sembrano oggi
lontani, eppure è un quadro di infamie e di orrori che, nelle zone
"rosse" della Spagna, furono il frutto logico di correnti di pensiero
e di azione di natura profondamente antiumana e attivamente anticristiana,
ispirate ad un'ideologia intrinsecamente perversa.
La
persecuzione religiosa fa comprendere quale errore storico commetterebbe chi
giudicasse la Guerra Civile della Spagna in base al solo aspetto sociale e
politico.
Una
precisazione bisogna fare, per comprendere il dramma come martirio, come
testimonianza di fedeltà alla fede cristiana e alla Chiesa: questi martiri
erano assolutamente estranei a fazioni o partiti politici di qualunque
indirizzo o colore.
Molti
erano giovani religiosi o seminaristi tra i 18-21 anni che, nello studio e la
preghiera, si preparavano per andare un giorno missionari nelle lontane terre
di America, per assistere i malati negli ospedali oppure per insegnare nelle
scuole.
Durante
i processi canonici, istruiti nelle rispettive diocesi tra gli anni 40 e 50
nessuno dei testi interrogati poterono accusare i martiri di implicazioni
politiche.
Dall'inizio
alla fine restò saldamente e chiaramente provato che l'unico ed esclusivo
motivo della loro morte fu la loro condizione di religiosi, fedeli alla propria
vocazione.
E,
per quanto riguarda quelli assassinati insieme, nessuno si separò dal gruppo
per non essere coinvolto nella loro sorte. Nessuno aveva nei paesi dove
risiedevano o fuori dei nemici personali.
I
testimoni escludono senza esitare che essi avessero avuto il minimo contatto
con la politica.