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STUPRI IN NOME DI ALLAH

stupri religiosi come arma di dissuasione all'apostasia dal CRISTIANESIMO, ecc...

 

MARTIRI CRISTIANI:

Quella persecuzione senza fine

              di ANDREA T0RNIELLI

Il Giornale, 21-04-02

 

 

Ma il saggio dell’editorialista del Giornale è anche un’inchiesta sull’attualità dimenticata delle persecuzioni anticristiane, persecuzioni di cui si parla troppo poco.

 

MA NIENTE VENDETTE

 

Le pagine più belle, però, non sono tanto quelle zeppe di grafici e statistiche su massacri di milioni di persone, sul martirio dei cristiani assassinati in odio alla loro fede, sulle vessazioni a cui sono sottoposti i seguaci di Gesù in tanti Paesi islamici, pure utilissime per attirare l’attenzione sulle dimensioni di un fenomeno che pare quasi dimenticato.

 

Le pagine più belle del libro sono quelle da cui emergono le storie e le testimonianze dei perseguitati e dei martiri, quelle in cui si legge come da episodi gonfi di odio cieco, di violenza, di sangue e di torture siano potuti fiorire esempi d’amore umanamente inimmaginabili.

 

Come quello raccontato dai cardinale, dal cui volto emaciato ma sempre sorridente non traspare mai alcun sentimento di vendetta.

 

Come quello raccontato da Mary Ajak Kuel Kout, quattordicenne sudanese, cattolica, rapita dalle milizie musulmane e ridotta in schiavitù per sei anni.

 

Stuprata, sottoposta all’infibulazione e a mille violenze da parte del suo "padrone", costretta a frequentare la scuola coranica e a convertirsi all’Islam, è stata liberata dall’organizzazione umanitaria svizzera "Christian Solidarity International":

 "Io -ha detto nel gennaio 2000 - credo in Gesù. Sono veramente felice perché oggi mi avete liberato.

 

Non mi aspettavo una cosa simile.

 

Dio benedica voi e tutti coloro che vi hanno Inviato qui. Sono addolorata per le tante persone che mi sono lasciata dietro ancora nelle mani degli arabi, ma spero che Dio soccorra anche loro".

 

“Si calcola - scrive nella prefazione al libro Ernesto Galli della Loggia - che siano circa 160 mila le persone che ogni anno trovano la morte per la loro fede.

 

Inutile aggiungere che molti di più sono i perseguitati, coloro che subiscono restrizioni della loro libertà religiosa: che non possono aprire una chiesa, assistere a una funzione religiosa pubblica, stampare i testi della propria fede. Insomma - osserva ancora il professore - il Novecento appare davvero il "secolo del martirio".

 

Un martirio di cui proprio la nostra cultura ha scarsa memoria e consapevolezza.

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Conclude Socci parlando di Cristo crocifisso: “Il 7 aprile dell’anno 30,alle ore 15, fuori dalle mura di Gerusalemme, un’analisi realistica avrebbe constatato una totale débâcle, un uomo totalmente vinto e annientata la sua missione.

 

E avrebbe giudicato ridicole e velleitarie le parole che egli aveva pronunciato poche ore prima: "Io ho vinto il mondo"... Uno dei tanti sopraffatti dalla storia che vengono dimenticati nel giro di pochi giorni. Nessuno poteva pensate che duemila anni dopo il mondo sarebbe stato pieno del suo nome e della sua pietà per le vittime...

 

Il suo trono è davvero la Croce. Per questo sulle labbra di tanti martiri del Novecento menzionati in queste pagine, le ultime parole - dopo il perdono per i carnefici- sono stati: "Viva Cristo Re!".

http://digilander.libero.it/rassegnastampa1/marz-apri_2002/01.htm