TUTELA DEI PRINCIPI REGOLATORI DELLA VITA
SOCIALE
DIGNITA' E DIRITTO AL LAVORO UMANO
La comunità è una unità di persone umane, per cui la vita
sociale si deve basare sull'intesa e sulla concordia, non sulla lotta e
discordia (Legge dell'unita); l'unità sociale è unità in una molteplicità
armonicamente articolata di individui, fondata nella varietà e nel
coordinamento dei molti campi del pensiero, delle molte attitudini e dei molti
compiti concessi o fissati alla natura umana (Legge dell'ordine); nella
fondazione e nello sviluppo di ogni comunità, in tutti i progetti e le
decisioni sociali, le norme e le direttive della natura devono essere
riconosciute e prese come fondamento (Legge dell'agire secondo natura); anche
nella vita sociale il fine non giustifica i mezzi, perciò anche in essa i fini
ed i mezzi non devono essere fissati arbitrariamente, populisticamente, ma
entrambi devono essere scelti e applicati in conformità alle norme della legge
morale (Legge dell'agire ordinatamente per un fine); la comunità è autorizzata,
anzi obbligata, a fare e ad esigere tutto ciò che il suo bene comune richiede
ed impone (Legge del bene comune; la comunità necessità di una guida, cui
compete il compito di accertare le esigenze del bene comune, di definirle e di
renderle impegnative per i membri della comunità (legge dell'autorità); è
necessaria la solidarietà tra i componenti della società, nella consapevolezza
che il complesso della comunità ed i suoi membri siano un tutto unico e per
essi sono reciprocamente responsabili e tenuti all’aiuto vicendevole (Leggi
della solidarietà); l'individuo, come singolo e nelle molteplici formazioni
sociali, ha il diritto-dovere di svilupparsi secondo la propria peculiare
natura e di adempiere direttamente i propri compiti particolari, quindi la
società civile e per essa chi la governa è tenuta a riconoscere questa natura e
queste attività peculiari, a proteggerle ed a favorirle, rimovendo qualunque
ostacolo, anche burocratico, che impedisca di fatto l'evoluzione dell’individuo
garantendogli di poter realizzare tutto ciò che è in grado autonomamente di
fare e che, perciò Solo, deve fare (Legge della sussidiarietà).
Tali istituti rivestono, per la vita sia personale che
sociale dell'uomo, un'importanza che non potrà mai essere sopravalutata; per
converso, sia il matrimonio che la famiglia si trovano attualmente in una
profonda crisi il cui superamento deve costituire impegno primario per
l'autorità politica. Il matrimonio è la completa comunità di vita fra uomo e
donna, radicata nell'amore reciproco ed ordinata a suscitare vite umane e ad
averne cura; nei. confronti di tale comunità, caratterizzata dalle proprietà
essenziali dell'unità e dell'indissolubilità, lo Stato ha più doveri che
diritti; è evidente, infatti, che lo Stato non può non curarsi del matrimonio,
poichè trae la sua forza da esso poiché il matrimonio ha le sue premesse ed i
suoi
effetti
nel campo giuridico-civile; che rende indispensabile una legislazione
matrimoniale statale, idonea a tutelare
e favorire l'armonico sviluppo delle famiglie.
La famiglia è la comunità dei genitori e dei loro figli:
essa è chiamata ad essere culla della vita umana ed ambito dove essa vi è
coltivata. Alla famiglia, quale unità naturale, morale, giuridica ed economica,
lo Stato deve riconoscere i seguenti diritti fondamentali: a) diritto
all'esistenza ed ad una vita propria; b) diritto al libero adempimento dei suoi
compiti, in particolare di quello educativo; e) diritto ad un sostentamento
sufficiente e sicuro; d) diritto alla protezione ed all'incoraggiamento; e)
diritto all'associazione ed all'impiego dei mezzi che la promuovono.
Lo Stato deve riconoscere che il diritto della famiglia e
dei genitori ad educare è incontestabile, inalienabile ed intangibile, essendo
proprio di natura e quindi anteriore al diritto d'educazione della comunità
nazionale. Lo Stato ha il diritto ed il
dovere di difendere, promuovere in tutti i suoi aspetti e, a norma del bene
comune, integrare l'educazione; ma un monopolio statale dell'educazione va
respinto nel modo più deciso. Verso la scuola lo Stato ha il dovere: a) di
difendere i diritti propri della famiglia e delle comunità religiose; b) di
porre a base della scuola statale la volontà dei genitori; c) di sovvenzionare
le scuole non statali che garantiscono una educazione efficace; d) di vigilare
perché tutte le scuole adempiano il loro compito nello spirito di veridicità e
rispetto; e) di provvedere ad assicurare insegnanti idonei ed in numero
sufficiente; f) di assicurare alle famiglie il diritto di sce1ta degli istituti
scolastici cui avviare i propri figli.
Il diritto fondamentale alla vita è in strettissima
relazione con il matrimonio e la famiglia, che ne sono la fonte e la culla.
Ogni essere umano ha il diritto all'esistenza, all'integrità fisica, ai mezzi
indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per
quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure
mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in
caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione
e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze
indipendenti dalla sua volontà. Dovere
primario dell'autorità politica è riconoscere e tutelare il fondamentale
diritto della persona umana alla vita, valido così per la vita ancora nascosta
nel seno della madre, come per la vita già sbocciata fuori di lei, prevenendo e
reprimendo l'interruzione diretta e deliberata della gravidanza quale
assassinio, che nessuna buona intenzione e nessun potere umano può
giustificare. L'autorità politica deve considerare assassinio anche
l'eutanasia, e come tale assolutamente illecita, respingendo il comportamento
di chiunque la richieda, la pretenda, la ordini, la proponga o la attui.
L’autorità politica ha il dovere di garantire al cittadino
il diritto di proprietà privata che è un diritto naturale che comporta il
potere di acquistare i beni, sia di consumo che di produzione, di
amministrarli, nonché di usarli e consumarli.
La proprietà privata assolve alle seguenti diverse funzioni Sociali: a)
garantisce all'individuo ed alle famiglie una vita dignitosa e libera, b) crea
dei chiari campi di responsabilità; c) garantisce alte prestazioni
economico-nazionali; d) favorisce relazioni interpersonali. Tali funzioni
sociali della proprietà privata vengono compromesse da una distribuzione
ingiusta, dall'anonimato e da pretese indebite di potere; pertanto l'autorità
politica ha il dovere di liberare la proprietà privata dai legami
dell'anonimità e dello strapotere, riconducendo essenzialmente capitale e
lavoro alla responsabilità personale, attraverso una corresponsabilità graduata
del lavoratore (ad esempio: partecipazione agli utili, comproprietà,
cogestione), vincolando il lavoratore personalmente all'impresa ed all'economia
(ad esempio: codirigente e coproduttore ), nonché attraverso una riforma del
diritto azionario che deve portare i cointeressati ad una maggiore
corresponsabilità Nei confronti della
proprietà lo Stato ad ampi diritti e doveri che hanno il loro fondamento ed
anche il loro limite nel bene comune; in tale ottica lo Stato non potrà mai
considerarsi come unico e principale padrone dei beni, né potrà mai opprimere
la proprietà privata, ovvero intervenire arbitrariamente nell'ordinamento della
proprietà; lo Stato come tale può acquistare la proprietà ma non accumularla,
dovendo riconvertire in proprietà privata quella che non gli occorre.
Essenziale dovere dell'autorità civile è garantire il
lavoro che partecipando della dignità persona1e dell'uomo, merita la massima
stima ed attenzione. Il lavoro deve
essere garantito, tutelato e favorito perché é l'unico mezzo che l'individuo e
la società hanno per realizzare sia un fine personale, ossia il mantenimento
dello stesso lavoratore e della propria famiglia, che un fine sociale, essendo
il lavoro il primo e principale mezzo di produzione dal quale dipendono
inevitabilmente la produttività economica ed il benessere materiale della
collettività. L'uomo ha un diritto-dovere
naturale di lavoro.
In presenza del crescente fenomeno della disoccupazione, che espone numerosi lavoratori e le loro famiglie alla incipiente povertà ed espone la collettività a gravi rischi inerenti la pace e la tranquillità. Chi amministra la cosa pubblica deve investire tutte le migliori energie per eliminare o almeno temperare notevolmente il fenomeno, consapevole che la grave piaga della disoccupazione non può essere frenata con la demagogia, ma con la ragionevolezza e la disciplina, non con la profusione d'ingenti somme per rimediare soltanto agli immediati bisogni del momento, ma con saggi e lungimiranti provvedimenti. La solidarietà degli uomini fra loro esige, non solo in nome del sentimento fraterno, ma della stessa convenienza reciproca, che si utilizzino tutte le possibità per conservare i posti di lavoro esistenti e per crearne dei nuovi, favorendo l'iniziativa privata e l'investimento di capitali pubblici e privati, nonché riconoscendo e favorendo la richiesta dei lavoratori di condividere la responsabilità e l'organizzazione della vita economica attraverso una necessaria e proficua collaborazione fra capitale lavoro, ovvero favorendo quelle forme associative fra lavoratori in cui questi sono imprenditori di se stessi, acquistando aziende esistenti o creandone di nuove.
tratto
dallo Statuto di associazione Persone
& Politica, Bari.