TUTELA DEI PRINCIPI REGOLATORI DELLA VITA SOCIALE. 1

MATRIMONIO E FAMIGLIA. 1

PROPRIETA' PRIVATA. 2

DIGNITA' E DIRITTO AL LAVORO UMANO. 2

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TUTELA DEI PRINCIPI REGOLATORI DELLA VITA SOCIALE

 

La comunità è una unità di persone umane, per cui la vita sociale si deve basare sull'intesa e sulla concordia, non sulla lotta e discordia (Legge dell'unita); l'unità sociale è unità in una molteplicità armonicamente articolata di individui, fondata nella varietà e nel coordinamento dei molti campi del pensiero, delle molte attitudini e dei molti compiti concessi o fissati alla natura umana (Legge dell'ordine); nella fondazione e nello sviluppo di ogni comunità, in tutti i progetti e le decisioni sociali, le norme e le direttive della natura devono essere riconosciute e prese come fondamento (Legge dell'agire secondo natura); anche nella vita sociale il fine non giustifica i mezzi, perciò anche in essa i fini ed i mezzi non devono essere fissati arbitrariamente, populisticamente, ma entrambi devono essere scelti e applicati in conformità alle norme della legge morale (Legge dell'agire ordinatamente per un fine); la comunità è autorizzata, anzi obbligata, a fare e ad esigere tutto ciò che il suo bene comune richiede ed impone (Legge del bene comune; la comunità necessità di una guida, cui compete il compito di accertare le esigenze del bene comune, di definirle e di renderle impegnative per i membri della comunità (legge dell'autorità); è necessaria la solidarietà tra i componenti della società, nella consapevolezza che il complesso della comunità ed i suoi membri siano un tutto unico e per essi sono reciprocamente responsabili e tenuti all’aiuto vicendevole (Leggi della solidarietà); l'individuo, come singolo e nelle molteplici formazioni sociali, ha il diritto-dovere di svilupparsi secondo la propria peculiare natura e di adempiere direttamente i propri compiti particolari, quindi la società civile e per essa chi la governa è tenuta a riconoscere questa natura e queste attività peculiari, a proteggerle ed a favorirle, rimovendo qualunque ostacolo, anche burocratico, che impedisca di fatto l'evoluzione dell’individuo garantendogli di poter realizzare tutto ciò che è in grado autonomamente di fare e che, perciò Solo, deve fare (Legge della sussidiarietà).

 

MATRIMONIO E FAMIGLIA

 

Tali istituti rivestono, per la vita sia personale che sociale dell'uomo, un'importanza che non potrà mai essere sopravalutata; per converso, sia il matrimonio che la famiglia si trovano attualmente in una profonda crisi il cui superamento deve costituire impegno primario per l'autorità politica. Il matrimonio è la completa comunità di vita fra uomo e donna, radicata nell'amore reciproco ed ordinata a suscitare vite umane e ad averne cura; nei. confronti di tale comunità, caratterizzata dalle proprietà essenziali dell'unità e dell'indissolubilità, lo Stato ha più doveri che diritti; è evidente, infatti, che lo Stato non può non curarsi del matrimonio, poichè trae la sua forza da esso poiché il matrimonio ha le sue premesse ed i suoi

effetti nel campo giuridico-civile; che rende indispensabile una legislazione matrimoniale statale, idonea  a tutelare e favorire l'armonico sviluppo delle famiglie.

La famiglia è la comunità dei genitori e dei loro figli: essa è chiamata ad essere culla della vita umana ed ambito dove essa vi è coltivata. Alla famiglia, quale unità naturale, morale, giuridica ed economica, lo Stato deve riconoscere i seguenti diritti fondamentali: a) diritto all'esistenza ed ad una vita propria; b) diritto al libero adempimento dei suoi compiti, in particolare di quello educativo; e) diritto ad un sostentamento sufficiente e sicuro; d) diritto alla protezione ed all'incoraggiamento; e) diritto all'associazione ed all'impiego dei mezzi che la promuovono.

Lo Stato deve riconoscere che il diritto della famiglia e dei genitori ad educare è incontestabile, inalienabile ed intangibile, essendo proprio di natura e quindi anteriore al diritto d'educazione della comunità nazionale.    Lo Stato ha il diritto ed il dovere di difendere, promuovere in tutti i suoi aspetti e, a norma del bene comune, integrare l'educazione; ma un monopolio statale dell'educazione va respinto nel modo più deciso. Verso la scuola lo Stato ha il dovere: a) di difendere i diritti propri della famiglia e delle comunità religiose; b) di porre a base della scuola statale la volontà dei genitori; c) di sovvenzionare le scuole non statali che garantiscono una educazione efficace; d) di vigilare perché tutte le scuole adempiano il loro compito nello spirito di veridicità e rispetto; e) di provvedere ad assicurare insegnanti idonei ed in numero sufficiente; f) di assicurare alle famiglie il diritto di sce1ta degli istituti scolastici cui avviare i propri figli.

Il diritto fondamentale alla vita è in strettissima relazione con il matrimonio e la famiglia, che ne sono la fonte e la culla. Ogni essere umano ha il diritto all'esistenza, all'integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l'alimentazione, il vestiario, l'abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.   Dovere primario dell'autorità politica è riconoscere e tutelare il fondamentale diritto della persona umana alla vita, valido così per la vita ancora nascosta nel seno della madre, come per la vita già sbocciata fuori di lei, prevenendo e reprimendo l'interruzione diretta e deliberata della gravidanza quale assassinio, che nessuna buona intenzione e nessun potere umano può giustificare. L'autorità politica deve considerare assassinio anche l'eutanasia, e come tale assolutamente illecita, respingendo il comportamento di chiunque la richieda, la pretenda, la ordini, la proponga o la attui.

 

 

PROPRIETA' PRIVATA

 

L’autorità politica ha il dovere di garantire al cittadino il diritto di proprietà privata che è un diritto naturale che comporta il potere di acquistare i beni, sia di consumo che di produzione, di amministrarli, nonché di usarli e consumarli.  La proprietà privata assolve alle seguenti diverse funzioni Sociali: a) garantisce all'individuo ed alle famiglie una vita dignitosa e libera, b) crea dei chiari campi di responsabilità; c) garantisce alte prestazioni economico-nazionali; d) favorisce relazioni interpersonali. Tali funzioni sociali della proprietà privata vengono compromesse da una distribuzione ingiusta, dall'anonimato e da pretese indebite di potere; pertanto l'autorità politica ha il dovere di liberare la proprietà privata dai legami dell'anonimità e dello strapotere, riconducendo essenzialmente capitale e lavoro alla responsabilità personale, attraverso una corresponsabilità graduata del lavoratore (ad esempio: partecipazione agli utili, comproprietà, cogestione), vincolando il lavoratore personalmente all'impresa ed all'economia (ad esempio: codirigente e coproduttore ), nonché attraverso una riforma del diritto azionario che deve portare i cointeressati ad una maggiore corresponsabilità  Nei confronti della proprietà lo Stato ad ampi diritti e doveri che hanno il loro fondamento ed anche il loro limite nel bene comune; in tale ottica lo Stato non potrà mai considerarsi come unico e principale padrone dei beni, né potrà mai opprimere la proprietà privata, ovvero intervenire arbitrariamente nell'ordinamento della proprietà; lo Stato come tale può acquistare la proprietà ma non accumularla, dovendo riconvertire in proprietà privata quella che non gli occorre.

 

DIGNITA' E DIRITTO AL LAVORO UMANO

 

Essenziale dovere dell'autorità civile è garantire il lavoro che partecipando della dignità persona1e dell'uomo, merita la massima stima ed attenzione.  Il lavoro deve essere garantito, tutelato e favorito perché é l'unico mezzo che l'individuo e la società hanno per realizzare sia un fine personale, ossia il mantenimento dello stesso lavoratore e della propria famiglia, che un fine sociale, essendo il lavoro il primo e principale mezzo di produzione dal quale dipendono inevitabilmente la produttività economica ed il benessere materiale della collettività.  L'uomo ha un diritto-dovere naturale di lavoro.

In presenza del crescente fenomeno della disoccupazione, che espone numerosi lavoratori e le loro famiglie alla incipiente povertà ed espone la collettività a gravi rischi inerenti la pace e la tranquillità. Chi amministra la cosa pubblica deve investire tutte le migliori energie per eliminare o almeno temperare notevolmente il fenomeno, consapevole che la grave piaga della disoccupazione non può essere frenata con la demagogia, ma con la ragionevolezza e la disciplina, non con la profusione d'ingenti somme per rimediare soltanto agli immediati bisogni del momento, ma con saggi e lungimiranti provvedimenti.  La solidarietà degli uomini fra loro esige, non solo in nome del sentimento fraterno, ma della stessa convenienza reciproca, che si utilizzino tutte le possibità per conservare i posti di lavoro esistenti e per crearne dei nuovi, favorendo l'iniziativa privata e l'investimento di capitali pubblici e privati, nonché riconoscendo e favorendo la richiesta dei lavoratori di condividere la responsabilità e l'organizzazione della vita economica attraverso una necessaria e proficua collaborazione fra capitale lavoro, ovvero favorendo quelle forme associative fra lavoratori in cui questi sono imprenditori di se stessi, acquistando aziende esistenti o creandone di nuove.

 

tratto dallo Statuto  di associazione Persone & Politica, Bari.