IL
VILLAGGIO GLOBALE
Filosofia
di
Nino CHIRIACO
(Questo discorso delirante dichiara superata la morte perché é superata ed annientata la persona nel sistema….
Evviva il sistema della morte delle persone in cui il sistema delle formiche é pari al sistema degli uomini! E’ proprio vero chi ha paura di morire ha anche paura di vivere perché é già morto!
“Chi vorrà salvare la sua vita la perderà! Se il chicco di grano non muore non può produrre frutto!”)
IL
VILLAGGIO GLOBALE
Filosofia
di
Nino CHIRIACO
La morte sembrerebbe corrispondere, se proprio si deve
procedere per osservazione, ad un disegno costruttivo d’insieme, nel senso che
una struttura d'insieme sembrerebbe la più idonea ad affrontare, se non a
risolvere, il problema. In questo senso, la strutturazione sociale delle api o
delle formiche, sembrerebbe più funzionale alla esigenza posta che non la
strutturazione sociale umana, ciò che denoterebbe un posizionamento degli
insetti più centrale [o centrato] di quello umano.
Ma d’altronde,
anche la specie umana sembra oramai aver fatto propria questa scelta, nel
momento in cui si assiste ad una esplosione demografica nel pianeta, con la
conseguenza di indirizzarsi a strutture abitative d'insieme [formicai o alveari
umane], verso forme culturali d'insieme [scuole, fabbriche], verso forme
comunicative di insieme [mass-media], in cui i singoli individui siano delle
api o delle formiche inserite in funzioni di insiemi, la cui sorte, ma anche la
cui morte, passino pressoché inosservate, inoperanti o indifferenti sul piano
esistenziale.
Che cos'altro sarebbe, in questo senso, il VILLAGGIO GLOBALE, se non un'arnia
elettronica gigantesca a difesa della quale sono mobilitati singoli individui
privi di importanza, al di la' della loro funzione?
A che servirebbe l'espropriazione culturale
individualizzata, verso forme di massificazione omologante, tipica dei sistemi
di vita e di comunicazione attuali, se non a costruire l'uomo massa, la
formica-uomo che esprime opinioni, esigenze, desideri comuni, medi, sempre di
più inidonei a forme di identificazione individuale?
A cos'altro risponderebbe una società robotizzata,
svuotata, spersonalizzata, se non a costruire una società
di insiemi, in cui la vita dell’individuo, come anche la sua morte, perde
nettamente di importanza?
Sul piano rappresentativo poi, e la rappresentazione
tende a svuotare i dati "reali" e "sociali” classici, nella
società dei mass-media, delle comunicazioni a distanza, la morte
"appare" beffata, poiché, se non si coglie alcuna differenza tra rappresentazione e "realtà”, e la
realtà coincide sempre più con la sua rappresentazione, allora tutto è
rappresentazione e tutto è realtà, la vita somiglia alla morte senza
apprezzabili distinzioni.
Nella società della rappresentazione [e del VILLAGGIO GLOBALE], i vivi parlano con
i morti, la distanza tra morte e vita appare coperta. Diciamo per l'appunto
"appare" coperta, ma siamo nel mondo dell'apparenza.
L'essente coincide con l'apparente [tale]. Non poggia su
basi più solide quello di questo, e si usano strumenti che si basano, in ogni
caso, sull’apparenza.
Chi vive “appare” vivo agli occhi degli altri, e chi
appare vivere, nel mondo dell’apparenza, vive tout-court. Se è falsa
l'apparenza della vita, è falsa anche la vita dell’apparenza, ma se è vera
questa, sarà vera anche l'altra.
Noi oggi siamo ancora in presenza di un’utilizzazione dei
sistemi comunicativi-esistenziali [il VILLAGGIO
GLOBALE che comunica la sua vita e vive in base alla comunicazione] rozza
ed arcaica, e tutto l'insieme di questo assetto [d'insieme] vive ancora una
dimensione segmentata ed anarchica, vista la resistenza culturale del
precedente-attuale assetto culturale individuo-riflettente. I segni, però, di
una utilizzazione più propria di tali apparati sono evidenti già oggi, non solo
nell'inarrestabile marcia tecnologica che mira a interconnettere tra di loro
strumenti e abilità nati sempre di più come parti di un insieme che è pensato
come tale [le innovazioni tecnologiche sempre più interferiscono tra di loro, e
nascono in quanto interferenti], ma anche perché è in corso una vera e propria
mutazione, prima culturale, in seguito genetica, dell’uomo tecnologico,
interferente coi meccanismi e meccanismo esso stesso della tecnologia
d'insieme. Già oggi tali strumenti dialogano tra di loro i dati hanno
determinato circuiti computerizzati che consentono spostamenti senza movimenti,
di denaro, ad esempio, ma anche di uomini,
miliardi di dati circuitanti senza contesti e svuotati dei significati, la
realtà virtuale al posto di quella reale, che però e di già “apparenza” del
reale, dunque l'apparenza dell’apparenza,
la sublimazione dell’apparenza, l’apparenza privata della sua “essenza”, che,
ai fini dell'apparenza, era di già un’assenza, dunque innalzamento a valore etico del disvalore ''apparenza".
Così la morte appare vinta [considerare l'elevazione a valore etico
dell’apparire, da ciò in poi coincidente col nuovo-vecchio concetto di
essente], i sistemi comunicativo-esistenziali mostrano su un piano
"apparentessente" analogo i morti e i vivi in modo eguagliato, come
in un labirinto di specchi in cui, però, anche l'immagine originale, e non
sappiamo qual’è, è apparente.
In questo modo la morte, diversamente da come viene
vissuta nell'attuale concezione-percezione del nostro sistema
indi-viduo-riflettente, viene interpretata secondo schemi più ragionevoli,
avendo smarrito il suo deterrente formidabile sul piano individuale
[anti-individuale], ma molto meno efficace in una o contro una società di
insiemi, formata non più da organismi autocentrati, ma da organismi funzionali
di un sistema non attaccabile dalla morte, nemico antico dotato di vecchie e, a
quel punto, superate armi. Ciò dunque che così verrebbe eliminata non sarebbe
la morte in sé, ma la sua efficacia terroristica, non più in grado di
condizionare una società di insiemi non individualizzati i cui membri, per
altro, manterrebbero inalterata la loro comunicabilità vita-morte, in
situazione di apparente uguaglianza, ma nella società dell'apparen-za-essenza,
sarebbe l'essente tout-court. HELIOS Magazine nr. 6 HELIOSmagazine@diel.it
Quello che più sconcerta in questo discorso è la nullità
di valore che si attribuisce alla persona in quanto tale. Questo discorso é
l’inno estremo del relativismo che noi vogliamo combattere.