il guardarobe ricchezza e libertà nominare le differenze io, te, noi mi sento più me stessa.. la madre, l'amore, i soldi L'eredità delle donne - home page ...mandaci un email

"Una donna cerca la risonanza di sé nell'autenticità di un'altra donna perchè capisce che il suo unico modo di ritrovare se stessa è nella sua specie" (Carla Lonzi).

Di autocoscienza parla per prima Carla Lonzi. Lo descrive come quel processo di autoconsapevolezza di sé inaugurato dalla pratica del parlare tra donne in piccoli gruppi a partire dalla propria esperienza.

"Adesso che faccio autocoscienza mi tornano delle cadenze toscane, mi sento più me stessa nei gesti e nelle espressioni" (Carla Lonzi).

L'esperienza può essere detta e comunicata ad altre. Era tutto chiuso in un cassetto, stivato e compresso. Ora si rianima e diventa parola. E finalmente la lingua si scioglie.

"Parliamo insieme della sessualità, del corpo, della difficoltà di espressione di sé, degli aspetti dolorosi della propria condizione, della solitudine e della dipendenza dall'uomo, della consapevolezza di essere un sesso diverso, non subordinato, nè assimilabile al maschile, ma anche del disordine dei rapporti con le altre donne e per mettere in luce momenti di autonomia" (Lea Melandri).

"L'autocoscienza è un momento molto stimolante, carico e vivo che mi ha fatto sentire l'urgenza di affrontare a livello profondo alcuni problemi che sono via via maturati da quando sono a Milano" (Sottosopra n. dic. 1976)

Per parlare di sé o di qualsiasi altra cosa in base alla propria esperienza personale nascono a Milano a partire dal 1970 i primi gruppi di autocoscienza tra cui Rivolta femminile e Demau. Questa pratica si diffonde in seguito anche nei collettivi femministi, aggregazioni più ampie che adottano l'autocoscienza come momento di iniziazione.

Alla fine degli anni '70, si diffonde nelle scuole e contagia a sinistra le ragazze del movimento degli studenti.

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