DISABILI NEL MONDO JUDOISTICO
Disabilità fisica
Vengono comprese sotto la denominazione di
disabilità fisica tutte le menomazioni funzionali degli arti superiori e/o
inferiori, di varia natura (congenita, traumatica, ecc.).
Ci si riferisce, quindi, ai vari tipi di paralisi, dalle meno gravi
(monoplegia o paralisi di un solo arto) alle più gravi (tetraplegia o
paralisi di tutti gli arti), ai vari esiti invalidanti della poliomielite,
alle amputazioni di uno o più arti, o anche di una mano o di un piede.
Si tratta di menomazioni funzionali che di norma vengono corrette con l'uso di
protesi, di apparecchi ortopedici e che, nei casi più gravi, richiedono l'uso
della sedia a rotelle.
Judo e disabili fisici
Gli
atleti affetti da disabilità fisica riescono ad allenarsi ed a gareggiare in
alcuni particolari sports, come ad esempio nell'atletica leggera.
Più complessa è la loro partecipazione ad alcuni sport di squadra in molti
dei quali è previsto l'uso della carrozzina.
Per quanto riguarda il judo, in considerazione delle tipiche peculiarità di
questo sport, e della necessità di dover utilizzare sia gli arti superiori
che quelli inferiori, non si presume che esso possa essere praticato da
disabili affetti da grandi menomazioni funzionali.
Disabilità sensoriale
La
disabilità sensoriale, e cioè la perdita o l'attenuazione di una delle due
più importanti funzioni sensoriali dell'uomo, quella uditiva e quella visiva,
non incide in alcun modo sulle potenzialità funzionali e muscolari del
soggetto, ma bensì, e notevolmente, sulla sua vita di relazione.
Ed è proprio in considerazione delle difficoltà di relazione, tipiche dei
disabili sensoriali, siano essi non udenti o non vedenti, che assumono
particolare rilievo i benefici effetti psicofisici derivanti dalla pratica del
judo.
Disabilità uditiva
La
perdita, totale o parziale, del senso dell'udito può derivare da diverse
cause talora presenti anche prima della nascita, nel qual caso si parla di
sordità congenita. La sordità congenita può essere pre-natale ereditaria,
ovvero pre-natale acquisita, determinata cioè da fattori che colpiscono la
madre durante la gravidanza, come ad esempio alcune infezioni (rosolia, ecc. )
ovvero anche cause di tipo tossico (alcuni farmaci, ecc.).
Se nel caso di sordità congenita grave e bilaterale non si interviene
precocemente con protesi acustica e riabilitazione logopedica, il bambino
oltre a non poter percepire i suoni e le parole, non apprende il linguaggio e
diviene così un sordomuto.
Se, al contrario, la sordità non è presente alla nascita ma si sviluppa nel
corso degli anni e comunque dopo l'apprendimento del linguaggio, i suoi
effetti consisteranno principalmente nella mancata o ridotta percezione di
suoni e parole, disabilità che può essere ben corretta mediante l'uso di una
protesi acustica.
Le cause che possono determinare una sordità più o meno grave nel corso
degli anni sono varie: infettive (otiti), traumatiche (non solo traumi
cranici, ma anche traumi acustici), tossiche (farmaci, fumo, ecc.), vascolari,
dismetaboliche (diabete), ecc.
Judo e non udenti
Gli
atleti affetti da sordità, anche totale, non incontrano di norma alcuna
difficoltà nel praticare gli sports.
Ciò risulta particolarmente vero nel judo che, essendo uno sport di contatto
fra due atleti, non richiede alcuna forma di comunicazione verbale (come
avviene invece negli sports di squadra).
In pratica, i judoka con disabilità uditiva possono allenarsi e gareggiare
fra di loro nelle competizioni a loro riservate (campionati silenziosi), così
come possono altrettanto bene allenarsi e gareggiare con i judoka normodotati
nei normali campionati .
Disabilità visiva
La
perdita del senso della vista può derivare da diverse cause talora presenti
anche prima della nascita, nel qual caso si parla di cecità congenita.
Anomalie congenite si possono avere a carico della cornea, dell'iride, del
cristallino (cataratta congenita).
Una riduzione dell'acutezza visiva si può avere per affezioni congenite o
anche degenerative ereditarie della retina (retinite pigmentosa), così come
può conseguire a glaucoma, a diabete, ad infezioni virali ovvero a cause di
tipo traumatico.
Judo e non vedenti
Il
Judo è uno dei pochi sport di competizione ai quali gli atleti non vedenti o
ipovedenti possono partecipare senza ausili particolari e senza che siano
indispensabili accompagnatori-guida. I non vedenti traggono grande beneficio
dall'esercizio del judo in quanto la pratica di tale sport consente loro di
migliorare alquanto l'importante funzione dell'equilibrio, e di acquisire
progressivamente un senso di maggior sicurezza nella deambulazione.
Nell'allenamento di judoka non vedenti è però utile che l'istruttore fin
dall'inizio permetta all'allievo di essere il più possibile autosufficiente,
aiutandolo ad esplorare, anche con dettagliate descrizioni, il tatami e
l'ambiente circostante.
È inoltre assolutamente necessario evitare, anche facendo uso di istruzioni
verbali, che il judoka non vedente esca dal tatami o, peggio, urti contro
ostacoli. Non si potrà ovviamente fare a meno di istruzioni verbali anche
quando, durante la lezione, si dovrà dimostrare all'allievo una nuova
tecnica.
L'istruttore dovrà fare attenzione affinchè i judoka non vedenti siano bene
integrati nel corso, ma sarà anche bene che gli atleti affetti da disabilità
visiva si allenino o gareggino fra di loro.
In ultimo, e questa raccomandazione vale sia per l'istruttore che per gli
altri compagni del dojo, va sempre ed in ogni caso ricordato che l'atleta non
vedente non desidera affatto nè ispirare compassione, nè essere trattato
come un handicappato, ma bensì come una persona normale.
Disabilità psichica
Con il termine di disabilità psichica, più che ai vari disturbi del comportamento che rendono una persona psicopatica, ci si riferisce sopratutto alle diverse insufficienze mentali e cioè a situazioni più o meno gravi di deficit psichico, determinate da cause prenatali o da fattori che abbiano agito nel periodo dello sviluppo. Fra le insufficienze mentali che si ripercuotono sia sulle prestazioni intellettuali che sulle capacità di adattamento dell'individuo, vengono annoverati deficit psichici talora associati a disturbi metabolici (fenilchetonuria) o endocrini (ipotiroidismo), sindromi polimalformative (sindrome di Down).
Judo e disabili psichici
Il
Judo è senz'altro uno degli sports che maggiormente può recare beneficio ai
portatori di disabilità psichica.
Anzitutto, un notevole vantaggio può consistere nel fatto che il Judo
migliora lo sviluppo e la coordinazione muscolare, aumenta la resistenza e
giova alla funzione dell'equilibrio.
I benefici acquisiti dai disabili psichici nella pratica del judo vengono poi
trasferiti ed utilizzati nella vita quotidiana.
In secondo luogo, essendo il Judo una pratica sportiva basata proprio sul
contatto fisico fra due atleti, esso viene a favorire quella ricerca di
contatto così frequentemente espressa e ricercata da molti disabili psichici,
specie da quelli affetti da sindrome di Down.
Non va infatti dimenticato come in tanti casi di insufficienza mentale la
ricerca del contatto fisico possa quasi vicariare un rapporto di relazione
spesso assai carente fra gli stessi disabili o fra disabili e soggetti
normali.
Il Judo può, quindi, efficacemente agire come strumento di reinserimento
sociale del disabile psichico.
A secondo del grado di insufficienza mentale (lieve, medio, grave) i judoka
verranno suddivisi in classi di diverso livello tecnico, elemento fondamentale
perchè sia a loro consentita una attiva partecipazione sia agli allenamenti
che alle competizioni.
Dal punto di vista strettamente medico-sportivo, particolare attenzione sarà
rivolta alla visita d'idoneità che, specie nei disabili affetti da sindrome
di Down, dovrà escludere l'esistenza di malformazioni cardiache o di disturbi
circolatori.